Se si scorrono gli annunci di lavoro, si può facilmente notare come molte aziende siano sempre più alla ricerca di una figura che fino a pochi mesi fa sembrava non esistesse affatto: l’auditor.
In realtà parliamo di una figura professionale necessaria per le aziende di alto profilo, che necessitano di addetti alla certificazione ISO o al controllo dei processi aziendali. Senza di essa, l’azienda addirittura non potrebbe svolgere i suoi regolari compiti.
E con la ripresa dell’economia, l’auditor è talmente richiesto che la sua stessa busta paga è decisamente molto alta rispetto alla media nazionale.
Anche perché per diventarlo non è così facile come possa sembrare, per quanto si tratti di un lavoro amministrativo.
L’auditor è il lavoro del momento: ecco quanto si guadagna
In un mondo dove la qualità è tutto, la figura dell’auditor diventa essenziale per piccole, medie e grandi imprese. In qualità di auditor, devi provvedere al controllo dei sistemi di gestione aziendale, e soprattutto individuare tutti gli aspetti che non funzionano o che necessitano di modifiche.
Non a caso, l’auditor è colui che esegue i cosiddetti audit, cioè le valutazioni per determinare il funzionamento dei regolamenti e della policy aziendale (audit di conformità), oppure sui processi aziendali (audit di gestione) o su alcuni di questi (audit di certificazione e sorveglianza).
In principio la figura dell’auditor era al pari di quella del revisore conti, ma oggi racchiude in sé sia aspetti contabili, sia aspetti amministrativi e normativi. In poche parole, è un controllore di procedure aziendali, nonché revisore nell’applicazione delle regole e degli adempimenti normativi.
A sua volta può anche incidere su queste procedure, proponendo snellimenti, nuovi adempimenti o addirittura gestire le problematiche in seno ad uno o più sistemi gestionali.
Fino ad arrivare a garantire un supporto tecnico ai profili che collaborano per l’ottenimento delle certificazioni ISO, un’attestazione regolata da norme internazionali che attestano la qualità dell’azienda.
Davanti a tutte queste responsabilità, un auditor guadagna in media fino a 19,23 euro all’ora, e fino a 37.500 euro all’anno.
Nel caso di prima esperienza (entry level), il primo stipendio annuo ammonta all’incirca a 30.000 all’anno, mentre i lavoratori con più esperienza guadagnano fino a 60.000 euro all’anno. E anche con la possibilità di avere qualche ulteriore aumento in busta paga.
Come si diventa un auditor
Per guadagnare così tanto, l’auditor deve dimostrare tutta la sua esperienza accumulata in anni di lavoro e in attività tecniche.
Prima di tutto, occorrerebbe una laurea, almeno triennale, in discipline economico-finanziarie o giuridiche. Le più gettonate sono quelle relative alle scienze dell’amministrazione e dell’organizzazione, oltre a quelle dell’economia e della gestione aziendale. Tutte lauree che garantiscono un ottimo stipendio medio.
Oltre alla carriera universitaria, occorre avere un’esperienza documentata di lavoro di almeno 5 anni, di cui almeno 2 continuativi nel campo della gestione di un sistema su cui qualificarsi.
E questo solo per poter poi decidersi se essere auditor di prima parte (cioè audit sulla propria azienda), di seconda parte (cioè sui propri fornitori) o di terza parte (cioè da parte di organismi certificatori).
Necessario sarà sempre il superamento di corsi di formazioni specialistici, riconosciuti almeno dai principali organismi di certificazione del personale (es: CEPAS, KHC, AICQ…).
Sono obbligatori solo se si vuole diventare auditor di terza parte, altrimenti sono facoltativi (ma caldamente consigliati).
I moduli della formazione sono 2, e riguardano le regole di audit basato sui requisiti delle ISO 19011 2018 e ISO/IEC 17021, e quelli sulle norme relative ai codici 9001, 14001, 50001, 45001, 22000, e così via.
Per un totale di 40 ore di studio.
Alla fine del corso, l’auditor praticante dovrà superare un esame ed una simulazione, dove verranno valutate oltre alle conoscenze acquisite anche le tecniche di verifica.
Non è un percorso facile, anzi molti si sono ritirati perché non si sentivano in grado di imparare la teoria e di applicarla seduta stante.
Ma davanti a questa fatica c’è comunque un mercato del lavoro sempre alla ricerca di figure come queste. Anche se con i dovuti limiti.
Pro e contro dell’essere auditor
Il vantaggio di essere auditor è di avere un mercato aperto a figure che revisionino e controllino la qualità dei propri regolamenti e policy, oltre che dei processi aziendali.
Soprattutto se servono per ottenere certificazioni necessarie ai fini della commercializzazione di prodotti o servizi.
Per questo tale figura professionale vanta uno stipendio di tutto rispetto, decisamente più in alto rispetto alla media nazionale.
C’è da dire però che come figura negli ultimi anni in molti stanno puntando alla consulenza, e meno sulla revisione diretta.
A causa dell’alta concorrenza tra enti certificatori, gli auditor si sono ritrovati con un ribasso delle tariffe, dato che gli enti abbassano sempre di più i compensi degli auditor per rientrare nelle spese.
Così facendo, molti creano società di consulenza per essere più autonomi e trarre maggior profitto.
A sua volta essere auditor non va confusa con quella del giustiziere. In realtà aziendali altamente complesse, dove ci sono molte sfumature dovute a logiche di mercato, costi, gestione della produzione, l’auditor deve comunque venire incontro all’azienda che lo ha assunto/chiamato, cercando di aiutarla in processi correttivi o di sburocratizzazione.
Altrimenti non solo danneggerebbe il tessuto produttivo, ma indurrebbe in molti a puntare su pratiche di opacizzazione dei processi aziendali, così da non richiedere mai alcun audit.
Anche se questo significa mettere a rischio i propri beni e servizi.