Navigator, addio proroga: Meloni fa saltare tutto. Ora che fine faranno?

Il governo Meloni non ha alcuna intenzione a rinnovare la loro proroga ai contratti dei navigator. Ma allora che fine faranno?

Sembra che per i navigator sia arrivata la parola fine. Il Governo Meloni ha deciso di far saltare la proroga dei loro contratti, fino ad oggi garantita grazie ai precedenti governi Conte e Draghi.

Una mossa molto controversa: parliamo di quasi un migliaio di lavoratori che rimarranno dall’oggi al domani senza lavoro, dopo essere stati assunti quasi 3 anni fa per cercare il lavoro ai percettori del Reddito di Cittadinanza.

Per evitare la macelleria sociale, gli stessi sindacati avevano richiesto un incontro urgente con il nuovo Governo, in una lettera del 24 ottobre, per prevenire l’imminente scadenza dei contratti.

Ora bisognerà vedere quale destino avranno tutti i navigator a rischio licenziamento, se riconvertiti presso la Pubblica Amministrazione, o se direttamente licenziati.

Navigator, addio proroga: Meloni fa saltare tutto

I navigator sono sottoposti ad un contratto di tipo co.co.co, e a tempo determinato. Pertanto ogni volta il governo in carica deve decidere se rinnovarlo o meno.

Con i due governi Conte il problema non s’è mai posto, e ogni anno avevano la proroga del proprio incarico. E così anche con Draghi, anche se con un processo di stabilizzazione molto controverso.

Diverso è il caso del Governo Meloni. Fin dagli inizi della campagna elettorale la coalizione di centrodestra (e anche la stessa Meloni) ha mosso diverse critiche contro il sistema del Reddito di Cittadinanza.

Ora che sono al Governo, infatti, tra le prime iniziative c’è il mancato rinnovo della proroga ai contratti dei navigator.

Ufficialmente il loro incarico è scaduto il 31 ottobre, e senza una proroga un migliaio di lavoratori si ritroveranno a spasso, se il Governo non deciderà di intervenire con eventuali “assorbimenti”.

Difficile un ripensamento. Di recente è stato pubblicato un comunicato da parte del Ministero del Lavoro, guidato dall’on. Marina Calderone, in cui si precisa che:

“In relazione alle notizie di stampa circolate in queste ore relative alla proroga dei contratti degli ex navigator, scaduti lo scorso 31 ottobre, si precisa che detti contratti non sono prorogabili”.

Fa riferimento alla polemica sollevata dal Foglio, in merito all’intenzione del governo a prolungare il rapporto di lavoro anche dei 946 “superstiti”. Ovvero quelli che, a seguito di un complesso iter di “riqualificazione”, sono riusciti a mantenere un posto di lavoro, mentre i restanti 538 sono stati licenziati.

Navigator, addio alla proroga dopo pochi mesi di stabilizzazione

La figura del navigator è stata al centro di molte polemiche, specie per quanto riguarda il loro incarico, praticamente “parallelo” a quello degli addetti dei Centri per l’Impiego, per quanto riguarda la ricerca di “lavoro interinale“.

L’ultima però non riguarda la loro mansione, ma i loro contratti. Il Governo Draghi ha garantito la proroga dei navigator tramite ricontrattualizzazione, presso l’ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro). Questo è quanto era previsto dal primo Decreto Aiuti.

Pertanto, tutti coloro che avevano un contratto in scadenza a fine aprile 2022 hanno continuato a lavorare. Ma solo per altri tre mesi, fino al 31 luglio.

Dopo il 31 luglio hanno continuato a lavorare, ma non più a carico dello Stato. Dal 1 agosto al 31 ottobre sono stati a carico delle Regioni, se interessate a rinnovare loro i contratti. Su 20 regioni, solo 5 hanno preferito annullare la proroga: Lombardia, Veneto, Campania, Piemonte e Umbria.

E su 1618, ben 538 sono tornati a casa, lasciando solo 946 in attività, appunto “superstiti” di questo gioco burocratico.

Navigator licenziati, ora che fine faranno? 

Il destino dei navigator è tutt’altro che roseo. Se il Ministro del Lavoro non provvederà ad una norma ad hoc per disporre nuove “ricontrattualizzazioni”, e quindi far partire un nuovo processo di “assorbimento” presso altri enti statali o para-statali, quasi un migliaio di persone si ritroveranno a casa.

Sempre il ministro del Lavoro Calderone ha parlato al momento dell’avvio di “una mera attività ricognitiva tra le Regioni“, dal momento che la norma per il riutilizzo loro “non [è] allo studio del ministero“.

Attività ricognitiva partita fin da subito, e che ha portato al seguente risultato: delle 15 regioni che avevano rinnovato i contratti ad agosto, al momento solo la Sicilia ha annunciato la proroga

E se all’inizio i sindacati hanno apprezzato la mossa, davanti alla loro richiesta di individuale “soluzioni strutturali per queste professionalità“, ora criticano questa specie di forfait ministeriale: in caso di licenziamento di massa, “lo Stato si lascia scappare risorse su cui ha investito“, dal momento che, negli ultimi tre anni, i costi di formazione sono sempre stati a carico dello Stato.

Per evitare questa perdita di personale formato bisognerebbe procedere a delle nuove assunzioni presso altri enti (locali, regionali, ministeriali…), che porterebbe ad un nuovo contratto, con trattamenti economici e mansioni diversi da quelli del navigator, e non necessariamente migliori

Una proposta che al momento né il Governo Meloni, né il Ministero del Lavoro stanno valutando.

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