Pensioni INPS in aumento. Scatta la maggiorazione anche per le pensioni di reversibilità a seguito della rivalutazione. La Legge di Bilancio 2023 ha previsto un nuovo sistema di aumenti a 6 fasce di reddito. Ecco tutte le novità.
Da qualche tempo sempre buone notizie per i pensionati italiani. da gennaio 2023 i fruitori delle prestazioni pensionistiche hanno ottenuto e stanno ottenendo numerosi aumenti a seguito delle indicazioni contenute nella legge di bilancio.
Questi aumenti sono dovuti alla rivalutazione annuale degli assegni a seguito dei dati sull’inflazione rilevati dall’Istat.
Secondo i vari dati diffusi l’indice dei prezzi al consumo ha fatto registrare aumenti dello 0,5% su base mensile e dell’11,8% su base annua.
A causa di rincari dei beni al consumo a novembre il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha firmato il decreto che lancia la rivalutazione a partire da gennaio 2023, ossia il 7,3%.
Ad essere oggetto di questa rivalutazione anche la pensione di reversibilità.
Vediamo allora nel dettaglio a chi spettano.
Pensioni di reversibilità INPS, nuovi aumenti in arrivo. Ecco da quando e per chi
Da gennaio 2023 sono scattati gli aumenti delle prestazioni pensionistiche. A prevederli la legge finanziaria 2023. In buona sostanza si tratta di un aumento in termini percentuali sui dati basi diffusi dall’Istat .
Lo sappiamo ormai da decenni che il sistema economico italiano è ricco di falle, e gli ultimi dati inflazionistici ce lo confermano.
Proprio per cercare di arginare la perdita del potere di acquisto che dal 1 gennaio 2023 sono scattati le rivalutazioni degli assegni pensionistici e altri partiranno da marzo 2023.
Si tratta di un aumento pari ad una percentuale massima del 7.3%.
Nella stessa Manovra è stato previsto anche una rimodulazione del vecchio sistema di calcolo della rivalutazione delle pensioni.
Se il precedente sistema prevedeva tre scaglioni con rivalutazioni del 100%, del 90% e del 75%, quello attualmente in vigore ne prevede sei in relazione al reddito percepito.
Ad essere oggetto di aumento anche le pensioni di reversibilità.
La pensione di reversibilità pubblica è uno strumento di sostegno istituita nel 1939 a sostegno dei familiari superstiti di un pensionato (o lavoratore) deceduto.
Può essere corrisposto anche in caso in cui il soggetto deceduto non ha maturato il diritto alla pensione, ma abbia maturato 15 anni di anzianità contributiva e assicurativa oppure 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva, di cui 3 nei 5 anni precedenti la data del decesso.
Possono ricevere la pensione di reversibilità il coniuge o il soggetto unito civilmente con il deceduto e i figli superstiti fino a 21 anni purché non svolgano attività lavorativa.
Possono ottenere la pensione di reversibilità anche i figli studenti universitari per tutta la durata del corso di laurea, basta che non oltrepassino i 26 anni di età e siano a carico del deceduto e non svolgano attività lavorativa.
Inoltre possono accedere al sussidio i figli inabili, a prescindere dall’età, purché a carico del pensionato e la pensione di reversibilità spetta anche al coniuge divorziato, nel caso che sia titolare dell’assegno divorzile.
A seguito della rivalutazione quindi il trattamento minimo delle rivalutazioni arriverà a 570 euro anziché 524,34 euro.
Pensione di reversibilità, ecco a quanto ammonta
La pensione di reversibilità, si sa non prevede il pagamento dell’intero importo che toccava al defunto ma viene calcolata sulla quota in base ad una percentuale.
A seconda del grado di parentela dell’avente diritto scattano le relative percentuali: 60%, se ne beneficia solo il coniuge, 70%, se erogata in favore di un solo figlio, 80% se gli aventi diritto sono il coniuge e un figlio o due figli senza coniuge, 100%, se a beneficiarne sono il coniuge e due figli o tre o più figli.
Va detto che la pensione di reversibilità può essere cumulata con i redditi personali a patto che non superino la soglia di 20449,26 euro circa l’anno.
In caso di superamento, la somma subisce una riduzione in base al reddito.
Infatti la riduzione è pari al 25% in caso di importo superiore a tre volte il trattamento minimo annuo del fondo pensioni lavoratori dipendenti.
Salta al 40% in caso di importo superiore a quattro volte il trattamento minimo annuo del fondo pensioni lavoratori dipendenti e al 50%, se l’importo è superiore a cinque volte il trattamento minimo.
Pensioni, ecco le nuove percentuali di rivalutazione
Abbiamo detto che oltre agli aumenti, nella legge di bilancio è stato introdotto un nuovo sistema di rivalutazione.
Secondo il nuovo metodo la percentuale sarà del 100% della rivalutazione, cioè del 7,3% sulle pensioni fino a 2.101,52 euro ossia quattro volte il minimo lordo, fissato a 525,38 euro per tutti.
Le altre percentuali previste sono:
- •
l’85% del 7,3%, ossia il 6,2% per importi compresi tra 2.101,52 e 2.626,90 euro;
- •
il 53% del 7,3%, ossia il 3,9% per importi compresi tra 2.627 e 3.152 euro;
- •
il 47% del 7,3%, ossia il 3,4% per importi compresi tra 3.152 e 4.203 euro;
- •
il 37% del 7,3%, ossia il 2,7% per importi compresi tra 4.203 e 5.254 euro;
- •
il 32% del 7,3%, ossia il 2,3% per importi sopra 5.254 euro.