Riforma Pensioni 2022: il Governo Draghi fa dietrofront

Riforma pensioni arrivano le ultime notizie del Governo Draghi! Ecco cosa cambia per i lavoratori con la nuova Riforma pensioni 2022. Ultimissime novità.

Fino a qualche mese fa, le previsioni futuristiche sulla Riforma Pensioni 2022, facevano bene sperare nell’ingresso di nuove misure flessibili anticipate che in qualche modo allontanavano lo spettro ancora troppo ingombrante della Fornero. 

Si parlava, infatti, di rendere strutturale la pensione donna, ovvero Opzione donna. Un canale anticipato per le donne lavoratrici che hanno maturato 58- 59 anni di età, seguita da un criterio contributivo non più basso di 35 anni. Una opzione utilizzabile laddove le lavoratrici si ritrovano ad aver maturato tutti i criteri entro il 31 dicembre 2021. 

Sulla stessa linea troviamo anche la misura Ape sociale che ha subito una modifica sostanziale nella categoria degli aventi diritto. Non un aggiusto qualsiasi, ma apre le braccia a tutti i lavoratori impiegati nei lavori gravosi, se rientrano nelle condizioni e presentano l’istanza del diritto alla pensione nei 3 termini disposti dalla normativa, ovvero nelle date: 31 marzo, 15 luglio ed entro il 30 novembre 2022.

Al momento, l’unica misura introdotta come nuova formula anticipate è Quota 102 che approssimativamente è subentrata a Quota 100. In ogni caso, la scadenza di adesione alla misura resta la fine dell’anno, ovvero entro la data del 31 dicembre 2022.

Riforma Pensioni 2022: il Governo Draghi fa dietrofront

Ad oggi, la pensione anticipata promossa dal Governo Draghi e introdotta nella Legge di Bilancio 2022 porta a uscire dal lavoro a 64 anni di età, accompagnati da un’anzianità contributiva non più bassa di 38 anni. Una possibilità sfruttabile dai lavoratori che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2022

La prospettiva pensionistica nel medio termine porta ad agganciarsi alla Legge Fornero, questo perché sostanzialmente l’Esecutivo punta a una Riforma pensioni improntata sul sistema contributivo.

Con le azioni introdotte per evitare le alterazioni che hanno prodotto l’effetto disastroso tagliando una grossa fetta di lavoratori, come appunto gli esodati oltre a deformare totalmente le attuali prestazioni pensionistiche. 

In un quadro previdenziale già complesso di suo le tensioni internazionali russo – ucraina non stanno facilitando la questione. Anzi il Governo Draghi quasi subito ha congelato quella che doveva essere la Riforma pensioni 2022. Al di là delle diverse divergenze le parti sociali puntano a ottenere una rivalutazione dell’importo sulle pensioni. 

Un particolare che cade sull’intenzione della UIL orientata verso una Riforma pensioni 2023 con più soldi sulle pensioni, il che si traduce in un maggiore potere di acquisto a favore dei pensionati. Non un intervento qualsiasi, ma una necessità per sopperire alle pensioni troppo basse, la cui media spesso non supera i 750 euro mensili.  

In merito all’aumento pensioni nel 2023, si consiglia la visione del seguente video messo a disposizione all’interno del canale Pensioni & Aggiornamenti.

Riforma pensioni 2022: orientata verso un aumento decisivo per i pensionati

Il Governo Draghi nell’epoca dell’inflazione dovrebbe garantire un aumento ai pensionati, anche apportando l’ampliamento della platea degli aventi diritto alla quattordicesima. E, ancora, provvedendo con un intervento di riduzione dei tassi reddituali sulle pensioni. 

Come si legge da PMI, i sindacati spalleggiando l’evidenza che 1.500 euro lordi 10 anni fa rappresentavano un valore significativo nelle tasche dei pensionati, oggi non sono sufficienti a garantire una vita dignitosa.

Ed è facile comprendere che il potere di acquisto si è ridimensionato in ribasso attestandosi su circa 700 euro annui. Senza tralasciare che la variazione delle aliquote IRPEF non hanno portato grossi cambiamenti. 

Per questo motivo, i sindacati in vista della Riforma pensioni 2023 spingerebbero il Governo italiano almeno a tracciare un punto di equilibrio equiparando la no tax area rapportandola ai dipendenti. Un intervento significativo che porterebbe un aumento nelle tasche dei pensionati di circa 140 euro mensili. 

Sul fronte delle detrazioni il limite massimo si attesta sui 1.955 euro contro i 1.880 euro degli anni precedenti. 

Pesa l’assenza della Riforma pensioni nel documento di economia e finanza

Nel DEF appena qualche cenno a quella che dovrebbero essere le uscite flessibile e un flebile approccio a quelle che dovrebbero essere le prospettive pensionistici future, in particolare quelle per la nuova generazione. Nulla che si accosti minimamente alla formulazione di un accordo raggiunto e siglato. 

Come si legge da Pensioni Oggi.it, nel documento di economia e finanza non è presente nessun cambiamento reale sulla Riforma pensioni, né tantomeno sono state mantenute le promesse formulate dal premier Draghi nei primi giorni del 2022.

All’inizio del 2022 il Governo Draghi aveva preannunciato l’ingresso d’importanti novità nel DEF. Tuttavia, non è presente nessun accordo nel documento, nessun accenno alla Riforma pensioni. È saltato sul fronte pensionistico l’impegno economico verso i cittadini? 

Nulla di strano, ma solo brevi considerazioni. Il Parlamento ha ricevuto un documento di economia e finanza dove emerge appena mascherata una esposizione di concetti che dovrebbero rappresentare gli impegni del Governo in tema di Riforma pensioni.

 Un documento che raccoglie le attenzioni rivolte alla tenuta dell’equilibrio dei conti pubblici. Nulla di nuovo che non rispecchi la sostenibilità del debito pubblico, forzando la mano sulla presenza constante di un impianto del sistema contributivo.

Mancano ancora le soluzioni idonee che consentirebbero la giusta flessibilità d’uscita oltre a implementare la previdenza complementare. Alla fine, l’ultimo sguardo restano le prospettive future della nuova generazione ancora più in bilico sul fronte pensionistico. 

Non c’erano buone notizie già prima della sospensione degli incontri tra sindacati e governo. In sostanza, già da febbraio la situazione non era florida, a peggiorare un quadro già critico la guerra Russia – Ucraina. Si comprende benissimo che gli interessi del Governo sono orientati altrove, per questo motivo, ogni questione è stata rimandata almeno nella fase della presentazione della NADEF. 

Insomma, non ci resta che attendere la fine del mese di settembre per vedere qualche cambiamento in una situazione non molto tragica, ma decisamente molto ingarbugliata. 

Il vero problema è che tutta quella grande ripresa sbandierata a destra e a manca è stata sconfessata senza troppe rettifiche. Sicuramente la ripresa del post pandemia è stata ampliamente minata dai venti di guerra, tutto sommato, quella clamorosa crescita del Paese mancava già.  

Ad oggi, il PIL del 4,8% è calato fortemente attestandosi al 3%, il Paese fa i conti con la forza dell’inflazione che vola sopra ogni record, lo spread si è impennato portando a registrare dei tassi sui titoli di Stato equiparabili a non meno di 3 anni fa. 

Riforma pensioni 2023: proroghe a raffica delle misure principali

Tutto ruota intorno al conflitto Russo – Ucraina, se tutto si conclude nel giro di qualche settimana, il Governo Draghi avrà il tempo di orientarsi su qualche Riforma, ed è possibile che affronti il dossier bollente delle pensioni. Ma, se saltano le previsioni nel DEF non ci sarà spazio per una nuova Riforma pensioni

In altre parole, saltano le previsioni che vedevano strutturale le misure Opzione donna e Ape sociale. Non si escludono proroghe a raffica per il 2023, sempre nell’ottica di un rimando dell’intera questione del sistema previdenziale italiano. 

Sicuramente, in questo contesto, il Governo dei migliori non rispetta l’impronta assegnata. Posticipare un quadro previdenziale già complesso di suo, mostra una trascuratezza inaspettata e una incoerenza verso i cittadini italiani. Sembra difficile pensare che non si riesca a introdurre la Riforma Pensioni in un contesto di discussione risolvibile, che i problemi dei lavoratori non rientrano nelle faccende “urgenti” da trattare nell’immediato.

Eppure, il castello sembra traboccare, se si tiene conto dei risparmi prodotti dai numerosi decessi dovuti alla ferocia della pandemia da Covid-19. Basti pensare che nel Paese sono stati registrati molti più di 160.000 decessi che hanno coinvolto oltre l’80% dei pensionati. In termini di risparmio pensionistico parliamo di circa 20 miliardi. 

Ecco, perché, sembra difficile affrontare il discorso su una flessibilità d’uscita a 64 anni (Quota 102) imposta dal Governo, che difatti ha posticipato l’uscita di altri due anni rispetto a 62 anni di Quota 100.

Il Governo sulla base di queste considerazioni dovrebbe permettere l’uscita anticipata dal lavoro a 62 anni senza incorrere in mazzate intese in termini di “penalizzazioni”, specie tenendo conto che il “tesoretto” risparmiato appare sufficiente a tamponare i costi previdenziali di almeno un decennio. 

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