Pos, stop pagamenti sotti i 30 euro: con la Manovra Meloni cambia tutto

Entra in Manovra la proposta di togliere l'obbligo del POS per i pagamenti sotto i 30 euro. Ma a giugno Meloni deciderà nuovi criteri di esclusione.

Altra novità della Manovra di Bilancio 2023: addio all’obbligo del POS per i pagamenti sotto i 30 euro.

Anche se ancora è allo stato di bozza, questa proposta potrebbe permettere a tutti i commercianti di poter richiedere il contante anche per piccoli acquisti, senza violare la legge.

Oltre a questa esenzione, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy sta valutando di introdurre nuovi criteri di esclusione.

Hanno tempo fino a giugno per individuare i modi migliori “per garantire la proporzionalità della sanzione e di assicurare l’economicità delle transazioni in rapporto ai costi delle stesse“.

Pos, stop pagamenti sotti i 30 euro: con la Manovra Meloni cambia tutto

L’introduzione dell’obbligo del POS non è mai stata bene accolta nel Paese. Addirittura nel precedente Governo Draghi era stato disposto l’obbligo per tutti gli acquisti (anche minimi) dal 1 luglio 2022.

Se qualcuno si rifiutava di procedere al pagamento via POS, poteva venire denunciato.

Una misura drastica, ma che ha come obiettivo quello di limitare l’utilizzo del contante, mezzo principale nell’evasione fiscale, e di stimolare l’utilizzo di carte di credito e bancomat.

Il nuovo Governo Meloni ha preferito garantire una piccola zona “franca” per incentivare gli acquisti e per ridurre quanto più possibile il carico delle commissioni sugli esercenti per ogni transizione.

Ad oggi gli unici esentati sono i tabaccai, su sigarette e marche da bollo, e chi può invocare una “oggettiva impossibilità tecnica” (es. assenza di rete perché situati in alta montagna). Ora invece si punta all’esclusione di tutti i pagamenti sotto i 30 euro, di qualunque genere.

Ma per valutare altre forme di esclusione si dovrà aspettare giugno. Al momento, oltre all’esclusione dei pagamenti sotto i 30 euro, il governo Meloni sta provvedendo a sospendere tutti i procedimenti e i termini per l’adozione delle sanzioni, quelle previste per chi non accetta(va) il pagamento col POS.

Chi ha l’obbligo di avere il POS

Ufficialmente il POS è obbligatorio per tutti gli esercenti e commercianti che erogano prodotti e servizi, salvo le dovute esenzioni (es. tabaccai).

Questa imposizione nasce nel 2012, col decreto Crescita del Governo Monti, ma al momento priva di alcun regime sanzionatorio.

Bisognerà aspettare la Legge di Stabilità 2016 per avere le prime proposte sanzionatorie, almeno sulla carta:

  • 500 euro, se l’esercente risulta privo di POS,

  • 1000 euro più la sospensione dell’attività, se non si mette in regola a seguito di prima segnalazione.

Nella realtà le prime vere multe saranno quantificate nel decreto fiscale del 2019: 30 euro più il 4% dell’importo della transazione.

Ma anche in questo caso non c’è stata alcuna realizzazione concreta, visto che la maggioranza di allora ha deciso di abrogare la norma.

Solo col Governo Draghi s’è provveduto a introdurre queste sanzioni dal 30 giugno 2022.

Ma ora, con il Governo Meloni pronto a sospenderle, si rischia di andare contro a quanto previsto dal Recovery Plan, in cui è richiesto di introdurre delle sanzioni per disincentivare i pagamenti non tracciabili.

Leggi anche: Pos obbligatorio: sanzioni dal 30 giugno. Per chi? Le regole

Quanto costa far pagare con POS

Molti commercianti e associazioni hanno criticato l’introduzione del POS, ma non ovviamente per difendere i pagamenti non tracciabili e/o l’evasione fiscale.

Il POS è un servizio, e pertanto per ogni transizione effettuata c’è da pagare una serie di commissioni, o limitarsi ad un canone mensile.

Nel primo caso, il POS a commissioni prevede il pagamento iniziale del dispositivo, quindi una spesa iniziale tra i 29 euro e i 300 euro, a seconda delle funzionalità richieste. E a seconda delle offerte, le commissioni bancarie possono richiedere fino all’1-2% sulle somme incassate con il POS.

Nel secondo caso, il POS a canone mensile può andare dai 20 ai 27 euro al mese, nel migliore del casi. Il canone copre il noleggio del dispositivo, pertanto se sospendi il servizio dovrai restituire il POS.

Ma questo dipende anche dalle entrate annuali: più fatturi, più il peso del POS aumenta.

E questo potrebbe essere abbastanza disincentivante per esercenti e commercianti.

Un primo tentativo di limitare questo peso è stato fatto col Piano Cashless del Governo Conte II: credito d’imposta al 30% sulle commissioni, più l’azzeramento dei costi per le transazioni sotto i 5 euro sul circuito PagoBancomat.

Ma il Piano Cashless è stato sospeso dal 30 giugno 2022, pertanto ogni esercente si ritrova con sempre meno incentivi.

Leggi anche: Bonus Pos 2023, 50€ per l’acquisto di registratori telematici: come funziona e come averlo

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