USA e Cina fautori della pace? L’incontro tra Xi e Biden

Joe Biden e Xi Jinping, i leader rispettivamente di USA e Cina, hanno fatto una lunga telefonata lo scorso venerdì. Il tema è stata l'invasione dell'Ucraina.

Il meglio del meglio non è vincere cento battaglie su cento bensì sottomettere il nemico senza combattere.

Lo diceva Sun Tzu nel suo celeberrimo Arte della Guerra, lettura fondamentale per ogni leader che voglia definirsi tale. 

La Cina avrà certamente degli aspetti molto moderni, usciti fuori specialmente negli ultimi quarant’anni, ma rimane pur sempre una nazione radicata in una tradizione millenaria i cui principi fondamentali non vengono mai messi in discussione

Xi Jinping, l’attuale leader del paese più popoloso del mondo, ha certamente studiato Sun Tzu ed i suoi aforismi. La sua strategia, attualmente, è quella dell’ambiguità: vedere verso dove si piega l’ago della bilancia geopolitica ed agire di conseguenza. 

Ovviamente sto parlando della strategia cinese nell’ambito dell’attuale guerra fra Russia ed Ucraina. Una crisi ormai divenuta mondiale e che ha coinvolto tutte le grandi nazioni del mondo. Vedremo come è potuto succedere che una guerra apparentemente locale abbia avuto ripercussioni così ampie, ma intanto cerchiamo di chiarificare la situazione. 

Lo scorso 24 febbraio le truppe dell’esercito russo, capitanate dal Presidente Vladimir Putin, hanno iniziato un’invasione su larga scala dell’Ucraina, il paese più ampio d’Europa nonché casa per 35 milioni di persone (prima dell’inizio del conflitto). 

Vladimir Putin si aspettava una vittoria veloce ed indolore, almeno secondo molti analisti occidentali. D’altro canto, si ritrova a capo di uno degli eserciti più numerosi e tecnologicamente avanzati del mondo, nonché dell’arsenale nucleare più consistente del pianeta

Tutta questa forza, però, non gli è bastata a conquistare l’Ucraina velocemente, banalmente perché le sue aspettative erano troppo alte. I numeri non bastano se le tattiche utilizzate sono sbagliate. L’esercito di Putin non era pronto ad una faticosa guerra di attrito da consumarsi nelle città, e sperava che i civili ucraini si arrendessero

Nella visione schizofrenica di Putin, infatti, gli Ucraini avrebbero capito di essere parte della Russia non appena l’invasione fosse iniziata. Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky sarebbe dovuto fuggire all’estero e le città sarebbero state consegnate all’esercito russo una dopo l’altra. 

Come tutti sapete, però, le cose non sono andate affatto così. Al momento, l’unico grande centro fermamente (più o meno) in mano ai russi è Kherson, nel sud dell’Ucraina. Tutte le altre città, invece, sono ancora in mano ucraina sebbene alcune siano sotto un feroce assedio, come nel caso dello strategico porto di Mariupol

Nel mentre che i carri armati russi si scontrano contro l’artiglieria ucraina, la crisi è diventata globale, coinvolgendo tutti i grandi attori geopolitici del momento. 

Venerdì scorso, infatti, vi è stata una telefonata fra Joe Biden e Xi Jinping, rispettivamente il Presidente degli Stati Uniti ed il leader della Repubblica Popolare di Cina (della telefonata abbiamo anche parlato in questo articolo). 

Tale telefonata è il fulcro del nostro articolo, ma prima cerchiamo di capire come sono stati coinvolti questi due grandi leader nella crisi tra Russia ed Ucraina. 

La guerra diventa mondiale: lo sbaglio di Vladimir Putin

L’Ucraina è un paese tecnicamente neutrale, nel senso che non appartiene né alla NATO né all’Unione Europea, ma al contempo non fa neanche più parte della sfera d’influenza russa

L’Ucraina, negli ultimi anni, si stava però avvicinando all’Occidente ed aveva ricevuto molto supporto dalle nazioni occidentali. Viceversa, la Russia di Vladimir Putin si stava allontanando sempre più dai valori dell’Occidente. Lo scontro, quindi, era inevitabile. 

Il primo soggetto internazionale a reagire all’invasione è stata l’Unione Europea, in una posizione particolarmente delicata vista la sua dipendenza dal gas e petrolio russo

Le sanzioni hanno colpito la Russia già nei giorni successivi all’invasione, e vi è stata un’esclusione di massa del paese di Putin da eventi sportivi, musicali ed artistici. Dopodiché sono arrivate esclusioni ancora più gravi, come quella dal circuito SWIFT impedendo ad alcune banche russe (non tutte) di compiere transazioni verso l’estero. 

Se volete sapere quali sono i possibili effetti delle sanzioni occidentali contro la Russia, vi linkiamo un video a riguardo di Parliamo di Investimenti

Ad unirsi all’Unione Europea sono stati gli Stati Uniti, che sebbene avessero detto di non voler intervenire direttamente nella crisi hanno ogni interesse a fermare l’espansione di Putin

Stati Uniti e Cina intervengono direttamente nella guerra

Non appena l’invasione è rallentata, sono iniziati ad arrivare anche ingenti aiuti militari da parte dell’Occidente verso l’Ucraina. L’intervento, quindi, si è fatto sempre maggiore tanto da far preoccupare molti che una guerra fra Russia ed Europa fosse sull’orlo di scoppiare

In effetti, tale paura aleggia ancora a causa dell’ingerenza sempre maggiore della Cina. La Cina non ha preso posizione subito, ma anzi è rimasta a guardare per qualche settimana.

Da qualche giorno, però, gli analisti americani hanno allarmato la comunità occidentale con la notizia che la Cina starebbe supportando militarmente la Russia, o perlomeno ci starebbe pensando. 

Come abbiamo scritto in questo articolo sulla notizia, infatti:

Tra le richieste della Russia e i possibili mezzi di sostegno cinesi figurano droni da combattimento, missili e veicoli corazzati. Richieste, insomma, che renderebbero la Cina una parte integrante del conflitto e, quindi, metterebbero anch’essa contro l’Occidente. 

E’ interessante notare che la Russia ha richiesto anche materiale logistico, come razioni militari non deperibili, ulteriore segno che la guerra di Vladimir Putin non sta andando come previsto e che l’esercito si è trovato davanti un nemico decisamente inaspettato. 

La Cina, quindi, sta diventando sempre più importante nel conflitto e la cosa non è certamente passata inosservata dagli americani. 

Il panico di Joe Biden e la tranquillità di Xi Jinping

Una volta che la guerra è diventata globale, dunque, Stati Uniti e Cina hanno immediatamente iniziato incontri diplomatici per discutere della situazione

Il primo è avvenuto a Roma una settimana fa tra due diplomatici, in cui parrebbe che gli Stati Uniti avrebbero cercato di dissuadere la Cina da ogni tipo di intervento. Allo stesso modo, è stata anche organizzata una telefonata fra i leader dei due paesi per parlare direttamente della situazione. 

Tale telefonata è avvenuta due giorni fa ed è durata per ben due ore. I dettagli non sono ancora molto chiari, ma parrebbe che i due leader si siano auto dichiarati difensori della pace mondiale la cui cooperazione è fondamentale per la prosperità del pianeta. 

Xi Jinping, però, avrebbe citato un proverbio cinese a Biden: 

E’ di chi ha legato il sonaglio al collo della tigre il compito di toglierlo.

Una frase che a primo impatto può sembrare ambigua (e vista la posizione della Cina nell’ultimo mese nessuno ne sarebbe sorpreso) ma la cui interpretazione è in realtà abbastanza chiara

Xi Jinping starebbe dicendo a Biden che l’espansione verso est della NATO ha provocato la Russia (la tigre) e che quindi ora spetta a loro risolvere la situazione interrompendo tale espansione (togliere il sonaglio). 

Fautore della pace o meno, è certamente negli interessi di Xi Jinping che gli USA perdano influenza sull’Europa. Al contempo, è anche interesse di Xi Jinping non intervenire direttamente e lasciare che la Russia si distrugga da sola

La speranza di Xi è probabilmente quella di fare della Russia un “vassallo economico” poiché sarà talmente distrutta dalla guerra e isolata dal resto del mondo che non avrà nessun altro cui rivolgersi se non il governo di Pechino. 

Joe Biden quindi si trova davanti ad un bivio: continuare l’intervento in Ucraina lasciando che Xi possa beneficiarne dietro le quinte oppure concentrarsi sulla Cina come è stato fatto negli ultimi anni. 

D’altronde, il “fautore della pace” Xi Jinping ha anch’egli velleità territoriali non da poco. Mi riferisco, ovviamente, all’isola di Taiwan

Taiwan: l’altra Cina e l’altra Ucraina

L’isola di Taiwan si trova al largo delle coste cinesi. E’ una delle isole più grandi del mondo nonché la sedicesima economia mondiale. Il suo nome ufficiale è Repubblica di Cina, da non confondersi con la Repubblica Popolare di Cina con capitale a Pechino. 

La storia delle due “cine” è estremamente complessa. In brevissima sintesi, tra il 1910 ed il 1949 la Cina ha attraversato una lunga guerra civile, peggiorata dalle guerre contro il Giappone (1931, 1937) e la Seconda Guerra Mondiale. 

Nel 1949 una delle due fazioni, la Repubblica Popolare guidata da Mao Zedong ebbe la meglio, scacciando il governo della Repubblica di Cina guidata da Chiang Kai Shek sull’isola di Taiwan

Da allora, i due governi sono coesistiti reclamando l’uno il territorio dell’altro e definendosi ciascuno come “la vera Cina”. Taiwan, d’altronde, è un grande alleato degli Stati Uniti che hanno tutto l’interesse a fare in modo che l’isola non venga conquistata dall’attuale governo di Pechino. 

Nonostante la Cina sia divenuta la seconda potenza mondiale con un esercito estremamente consistente, un’invasione di Taiwan potrebbe costare tutta la grandezza ottenuta in quanto sarebbe assai complessa e potrebbe risultare in una guerra diretta con gli Stati Uniti. 

In molti stanno paragonando l’attuale situazione dell’Ucraina con Taiwan: una nazione grande e potente con velleità di grandezza che ritiene una nazione più piccola come parte integrante del suo territorio e cultura. Sia Ucraina che Taiwan, d’altronde si sono avvicinati all’Occidente rifiutando ogni rapporto con la grande nazione di riferimento. 

Una possibile invasione di Taiwan?

Xi Jinping ha detto costantemente che Taiwan verrà un giorno integrata nel territorio cinese e che non accetterà mai l’esistenza di due “cine”. 

Con la recente invasione dell’Ucraina, però, Xi potrebbe star considerando che un’invasione diretta sarebbe troppo costosa e che l’attacco diretto non è la strategia più giusta. 

D’altro canto, però, l’Occidente si è mostrato unito ma impotente di fronte all’invasione dell’Ucraina, poiché di fatto le sanzioni non hanno fermato i progetti di Putin

Xi, quindi, sta pianificando Dio solo sa cosa mentre guarda il mondo bruciare davanti ai suoi occhi. 

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