Perché è vietato togliersi la maglia dopo il gol: i motivi

L'ultimo in ordine di tempo è Giroud, l'attaccante ha pagato a caro prezzo la sua esultanza. Scopriamo perché è vietato togliersi la maglia dopo il gol.

La palla è alta in area di rigore, coordinazione perfetta e tiro al volo sotto l’incrocio dei pali. Quale modo migliore per esultare se non quello di togliersi la maglia? Purtroppo però, per ogni attaccante, è vietato, e la conseguenza è il cartellino giallo. Lo sa bene Olivier Giroud che ne ha pagato le conseguenze contro lo Spezia quando ha segnato proprio allo scadere della partita.

Il caso Giroud

Milan-Spezia si sblocca relativamente presto grazie alla rete di Theo hernandez al 21′ del primo tempo.

La rete di Maldini al 14′ del secondo tempo rimette tutto in discussione e i rossoneri non riescono più a trovare la via del gol.

Giroud, però, proprio allo scadere del tempo trova un gran gol e porta la squadra alla vittoria.

L’esultanza è quella di chi è carico di entusiasmo, al punto di togliersi la maglia a costo di prendere il cartellino giallo.

Fino a qui non c’è niente di strano, ordinaria amministrazione per chi segue il calcio, se non fosse che l’attaccante francese era già ammonito.

Secondo giallo, espulsione e squalifica, il tutto per via della fatidica esultanza che scopre il corpo. Ma perché è vietato togliersi la maglia dopo il gol?

Perché è vietato togliersi la maglia dopo il gol

Dopo aver visto l’ultimo caso in ordine di tempo ad aver creato scalpore addentriamoci nella questione, cercando di capire perché è vietato togliersi la maglia dopo il gol.

Sono in molti infatti a ritenere questa regola come assurda e profondamente sbagliata.

Non tutti riescono a comprendere come un fallo di gioco possa essere punito allo stesso modo di un’esultanza certo, sopra le righe, ma che non nuoce né ad avversari né all’impianto sportivo.

La regola numero 12 del regolamento dice che “I calciatori possono festeggiare la segnatura di una rete, ma tale festeggiamento non deve essere eccessivo”.

Inoltre, dice anche questo: “Un calciatore deve essere ammonito, anche se la rete non viene convalidata, se si toglie la maglia o copre la testa con la maglia”.

Insomma, nel calcio moderno Fabrizio Ravanelli non potrebbe sfoderare la sua tipica esultanza ad esempio, e come lui anche molti altri giocatori.

Quando nasce la regola e i motivi

Ufficialmente, la regola venne introdotta nel lontano 2004, proprio l’anno in cui Antonio Cassano in un Roma-Juventus si tolse la maglia e tirò un calcio alla bandierina del calcio d’angolo.

Non è però una “Cassanata” la motivazione che sta dietro alla decisione d’inserire questa norma all’interno del regolamento.

Ci sono diverse possibilità dietro a questa scelta, nessuna di esse è mai stata però esplicitata ufficialmente.

Probabilmente la decisione è dettata da un insieme di fattori, e non da uno solamente.

La perdita di tempo

La prima motivazione, plausibile ma poco probabile, è quella legata alla perdita di tempo.

L’esultanza è ovviamente consentita ma non deve però dilungarsi in modo eccessivo, e la decisione di punire chi si toglie la maglietta potrebbe comprendere anche questa componente.

Riteniamo che però non sia la probabilità più accreditata, e questo per via del recupero che l’arbitro può dare a sua discrezione allungando così i tempi di gioco.

Soprattutto dall’avvento del VAR si vedono partite con recuperi interminabili, dunque se fosse una questione di tempo di gioco effettivo basterebbe allungare ulteriormente la partita.

Gli incidenti tra gli spettatori

È capitato in passato che un giocatore segnasse, si togliesse la maglietta e la lanciasse verso i suoi tifosi, scatenando il parapiglia tra gli spalti.

Anche questa componente non è da sottovalutare ma sarebbe bastato vietare il lancio della divisa di gioco ai tifosi.

Anche questa componente dunque non sembra la più probabile.

La questione religiosa

Una questione che invece assume maggior importanza è quella legata alla religione.

Qualche tempo fa anche l’ex capo della commissione arbitri tedesca, Volker Roth, ne aveva parlato, dicendo che “Nei Paesi islamici togliersi la maglietta è un insulto nei confronti di chi deve guardare”.

Di conseguenza, considerando che il regolamento nel calcio viene esteso a livello globale, questa potrebbe essere la prima motivazione plausibile.

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La questione commerciale

L’ipotesi più accreditata alla fine è la più banale di tutte, ed è anche quella legata all’ambito commerciale.

Sotto la divisa di rappresentanza ci può essere scritto di tutto, compresi marchi in bella vista che a livello pubblicitario potrebbero giovarne e non poco.

Christian Vieri aveva l’abitudine di mostrare le maglie con il suo brand, Sweet Years, ma non è il solo.

Il momento appena successivo al gol è quello che mediaticamente può aver maggior risalto, e se venissero promossi brand a proprio piacimento chi ne perderebbe sarebbero gli sponsor ufficiali.

Insomma, dietro al divieto di togliersi la maglia dopo il gol ci può essere un mero interesse commerciale ed economico.

Le motivazioni però possono essere diverse, non c’è mai stata infatti una spiegazione ufficiale da parte degli organi di competenza.

Ogni tanto i giocatori ci cascano, ogni tanto invece decidono deliberatamente di prendere l’ammonizione in favore di un messaggio importante, l’esultanza può essere punita ma difficilmente scomparirà.

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Manuel Saccon
Manuel Saccon
Copywriter freelance, classe 1996. Diplomato al liceo delle scienze umane Galileo Galilei di Dolo, coltivo da sempre la passione per la scrittura in tutte le sue forme. Ho seguito un corso di formazione per potenziare le mie conoscenze in ambito social media e copywriting. Collaboro con due redazioni online, seguo la comunicazione di un brand in fase di lancio e gestisco la scrittura creativa di alcuni locali. Sono appassionato di sport, di musica, di serie tv e del mondo del sociale.
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