Intel, il chief executive Gelsinger scommette sulla crescita

Il chief executive Pat Gelsinger scommette sulla crescita di Intel: l'obiettivo è la doppia cifra per i ricavi entro il 2025. Wall Street rimane però fredda.

Nell’Investor Meeting di giovedì 17 febbraio, Intel esprime quella guidance che non aveva fornito in occasione della presentazione dei risultati trimestrali a fine gennaio. E l’outlook è superiore alle attese del mercato. Il chief executive Pat Gelsinger scommette sul fatto che quella del colosso Usa dei chip possa essere la “prossima grande storia di crescita del mercato azionario“. Il mercato, però, sospende il giudizio. Wall Street rimane fredda, com’era successo proprio in occasione della trimestrale, e Intel chiude in declino dell’1,37% al Nyse, per altro in una seduta molto negativa per le Borse globali a causa soprattutto della crisi in Ucraina. La performance si confronta non a caso con il crollo del 2,88% registrato dal Nasdaq.

Intel sarà davvero la prossima grande storia di crescita a Wall Street?

Intel non sembra avere la fiducia di Wall Street, soprattutto se la si paragona alla rivale Nvidia, il cui titolo oggi sembra invece davvero sopravvalutato (per quanto i risultati di Nvidia continuino a essere da record). Da inizio 2022 Intel ha perso oltre il 10% (quasi il 14% la flessione del Nasdaq Composite) e negli ultimi dodici mesi il declino è di quasi il 23% contro il progresso dell’8% del Philadelphia Semiconductor Index Average, l’indice settoriale. La strategia di Gelsinger è da tempo quella di impremere un’accelerazione sul fronte della produzione, che garantisce meno profittabilità (non a caso già nel quarto trimestre il margine lordo è sceso dal 56,8% al 53,6%) e per questo Wall Street rimane scettica.

Il chief executive Pat Gelsinger scommette sulla crescita di Intel

Il chief financial officer David Zinsner prevede per il 2022 un utile di 3,50 dollari per azione su 76 miliardi di ricavi, contro i 3,42 dollari e 75 miliardi del consensus. Il vero obiettivo, però, è nel lungo periodo e Gelsinger scommette di potere arrivare a una crescita dei ricavi in doppia cifra entro il 2025. Crescita che dovrebbe essere sostenuta anche dal foundry (in italiano fonderia, termine con cui si identifica il business della manifattura di semiconduttori). Nodo cruciale su questo fronte sarà l’emancipazione dell’Occidente dai colossi asiatici. Obiettivo cui puntano tutte le amministrazioni, da Washington a Bruxelles. Nel 2020 il 77% dei chip prodotti arrivava dall’Asia e Gelsinger è fiducioso che si possa scendere al 50% entro il 2030, con la quota degli Usa in crescita dal 12% al 30% (dal 9% al 20% l’Europa). 

Wall Street rimane fredda. Crescita di Intel da foundry e blockchain

Se la recente acquisizione dell’israeliana Tower Semiconductor per 5,4 miliardi di dollari va sempre nella direzione del business della produzione, Intel non rinuncia però all’innovazione nel tentativo di recuperare il terreno perduto a vantaggio di rivali come Nvidia o Advanced Micro Devices (Amd). E promette sorprese dal punto di vista dei processori grafici con il lancio del chip Meteor Lake nel 2023. Non solo. Il gruppo californiano ha recentemente lanciato un chip studiato per le applicazioni blockchain, dal mining del Bitcoin al conio degli Nft, con l’obiettivo di sfruttare la crescita del settore delle criptovalute. Il processore, secondo quanto riportato da Reuters, verrà fornito tra gli altri all’ex Square, la società fondata dall’ex numero uno di Twitter Jack Dorsey che ha di recente cambiato nome in Block proprio per sottolineare la sua focalizzazione sulla blockchain. (Raffaele Rovati)

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