Assumere il coniuge come dipendente: ecco quante tasse devi pagare

Assumere il coniuge come dipendente in Italia è possibile, tuttavia è necessario prestare attenzione sia alle tasse da pagare che a evitare illeciti.

Assumere il coniuge presso la propria impresa in Italia è possibile, tuttavia non sono pochi i dubbi che sorgono a questo proposito, soprattutto in materia di adempimenti fiscali e contributivi. Assumere un coniuge quindi in Italia non è vietato, tuttavia è necessario prestare attenzione ad alcuni aspetti.

L’assunzione può costituire un atto illecito nel momento in cui è fittizia, e viene portata avanti solamente per procedere al versamento dei contributi per il coniuge, ma non corrisponde ad una reale assunzione lavorativa. Chiedere il supporto lavorativo del proprio coniuge può portare a numerosi vantaggi per l’imprenditore, tra cui quello di avere il supporto di una persona fidata.

Tuttavia, come anticipato, l’assunzione deve essere regolare, e non deve effettuarsi solamente per acquisire vantaggi fiscali e contributivi illeciti. Inoltre, come per qualsiasi dipendente assunto, il datore di lavoro deve preoccuparsi di versare i contributi INPS e le tasse per la collaborazione del coniuge.

Si può assumere la moglie come dipendente

La prima domanda che ci si pone quando si parla di assunzione del coniuge è questa: è possibile procedere all’assunzione del coniuge, come la moglie, in Italia, oppure è vietato? La risposta, come anticipato, è affermativa, ovvero non vi è nessuna legge che vieta di procedere con questa assunzione.

Assumere la moglie come dipendente è possibile, come assumere i figli, o un’altra persona della propria famiglia, e questa scelta può garantire un supporto importante per l’imprenditore, che può affidarsi a persone conosciute e vicine. Tuttavia in questi casi è necessario procedere come per un normale lavoratore dipendente, ovvero regolarizzando la posizione lavorativa sotto tutti gli aspetti.

Procedere all’inserimento della propria moglie, o marito, all’interno dell’impresa di proprietà, non toglie comunque nulla alle responsabilità dell’imprenditore, che risponde in prima persona per l’azienda. Per fare un esempio, se apri un negozio e ne sei il titolare, questo non cambierà anche se procedi all’assunzione di tua moglie.

Per procedere all’assunzione quindi è necessario porre con chiarezza, tramite un contratto, tutte le informazioni che riguardano il lavoro che andrà a svolgere, prevedere una busta paga, il versamento dei contributi INPS e delle tasse, come in un normale rapporto lavorativo tra dipendente e titolare. Le tasse da pagare in questo caso fanno riferimento alle aliquote IRPEF secondo specifici scaglioni.

Ditta individuale e collaborazione gratuita

Fatte queste premesse, c’è un’importante eccezione di cui tenere conto: per le ditte individuali, non è previsto che il titolare possa assumere il proprio coniuge, e quest’ultimo può solamente svolgere attività a titolo gratuito per l’impresa.

La norma prevede che se sei titolare di un’impresa, facciamo sempre l’esempio di un negozio, potrai avvalerti della collaborazione a titolo gratuito dei familiari più stretti, ovvero entro il terzo grado. Si parla del coniuge, dei figli, genitori, fratelli e sorelle, zii e così via. Si parla in questi casi di collaborazione occasionale.

Per fare un esempio pratico, se un familiare stretto lavora presso il negozio del titolare per qualche giorno all’anno, non è necessario stipulare un contratto lavorativo, e il titolare non deve versare contributi INPS, tasse o altro per il familiare.

Diversamente, secondo le norme italiane, non è possibile assumere un familiare conducendo una impresa in forma di ditta individuale, e questo passaggio è considerato del tutto illegittimo. Se hai una attività e vuoi chiedere il supporto dei tuoi familiari, è consigliato valutare attentamente il tipo di attività da aprire.

Assumere il coniuge come dipendente: l’impresa familiare

Una soluzione molto comoda è quella di aprire una impresa a conduzione familiare, per cui il titolare può assumere il coniuge regolarmente, ma beneficiando di diversi vantaggi, anche nel pagamento delle tasse. Questa soluzione è valida per aggirare in modo del tutto legale i limiti visti prima che riguardano le ditte individuali.

Tramite impresa familiare infatti, il titolare può avvalersi anche del coniuge, e se desidera, può costituire una ditta coniugale. Si intende in questo caso una situazione in cui la moglie, o il marito, svolgono attività continuative, non saltuarie o occasionali.

I familiari inseriti in questa forma di impresa sono tutelati sotto diversi aspetti: hanno diritto al mantenimento, hanno voce in capitolo sulle decisioni, partecipano agli utili. Per ciò che riguarda le tasse, si deve versare l’aliquota iRPEF corrispondente ai redditi, e al titolare spetta almeno il 51% dei redditi.

Anche in questo caso, il titolare è responsabile di versare i contributi per i familiari, ed è responsabile illimitatamente sull’impresa familiare. In sede di dichiarazione, il titolare deve sempre comunicare quali sono le quote di partecipazione dei familiari agli utili, ovvero al guadagno generato dall’impresa stessa.

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