IMU, quanto si paga se la casa è sfitta e quali immobili sono esentati

In caso di casa sfitta non sempre scatta in automatico l'esenzione dall'IMU. Ecco in quali casi si può beneficiare dell'esenzione.

Chi ha una sola casa non paga l’IMU, salvo non si tratti di una casa lussuosa. Per tutti gli altri quella parola non apparirà mai tra i propri oneri fiscali annuali, a patto di non possedere altre case all’infuori di quella principale.

Per chi ha solo una casa in più, anche se si tratta di un semplice appartamento, tocca pagare l’IMU, ogni anno, in due rate. E sono poche le condizioni per cui si può venire esentati del tutto dal pagamento.

Una tra queste sarebbe quella della casa sfitta. In realtà negli ultimi tempi quella che doveva essere l’esenzione per eccellenza è diventata una condizione molto ambigua.

IMU, quando si paga se casa sfitta

L’IMU è un’imposta municipale che riguarda ufficialmente tutti gli immobili residenziali e/o commerciali, in possesso da parte del contribuente, al di fuori della prima casa.

Nel caso si sia proprietari di appartamenti, ma alcuni di questi risultano sfitti, si dovrà comunque pagare l’IMU, anche se decisamente meno rispetto ad una casa in affitto.

Ricordiamo che per “casa sfitta” si intende un’abitazione semplicemente disabitata, possibilmente senza mobilio e con i soli servizi igienici previsti da legge.

In genere l’IMU della casa sfitta è più basso rispetto ad una casa affittata, perché la casa sfitta prevede solo il pagamento dell’IMU stesso, e non dell’IRPEF sul reddito fondiario. Invece, per chi ha la casa affittata, dato che l’IMU non sostituisce l’IRPEF fondiaria, il contribuente deve pagare un’imposta reddituale e una patrimoniale sul medesimo immobile.

In sostanza, gli immobili affittati subiscono una doppia tassazione.

Come non pagare l’IMU sulla casa sfitta

Per legge la casa sfitta rientra tra gli immobili per cui è previsto il pagamento dell’imposta municipale. Al massimo si può puntare alla riduzione dell’imposta, ma questa agevolazione è prevista solo nel caso in cui l’edificio, oltre ad essere sfitto, è anche inagibile/inabitabile.

Perché sia considerata “casa inagibile” bisognerà avere la conferma di tale condizione secondo due modalità:

  • accertamento da parte di un perito comunale,

  • autocertificazione IMU del proprietario.

Se accertata dall’ufficio tecnico comunale attraverso una perizia, i costi del servizio saranno comunque a carico del proprietario. Altrimenti, con la dichiarazione sostitutiva (o autocertificazione) dovrà aspettare il nulla osta dal Comune per averne conferma.  

Essendo la seconda un’autocertificazione, se il proprietario dichiara il falso, sarà perseguibile secondo i termini di legge.

Una seconda casa disabitata quindi ha diritto alla riduzione dell’IMU solo nel caso in cui sia anche inabitabile e/o inagibile. Se una seconda casa è semplicemente disabitata, ma non è inagibile o inutilizzabile è soggetta al pagamento dell’IMU, come detto poc’anzi.

In alternativa, il proprietario può informarsi in merito ad eventuali riduzioni o sconti previsti dai singoli Comuni di residenza per case senza utenze.

Anche solo destinare la seconda casa ad un uso differente da quello di abitazione può garantire una riduzione delle imposte, soprattutto se non vi è necessità di avere le utenze allacciate.

Leggi anche: Imu, come cambia con la Legge di Bilancio: il calcolo delle aliquote

IMU, quali immobili sono esentati

L’IMU è prevista solo per le seconde case, o addirittura per le prime se rientrano nella categoria degli immobili considerati di pregio e lusso (categoria catastale A1, A8 e A9).

Altrimenti l’esenzione è possibile solo per immobili posseduti dagli enti istituzionali (Stato, Regione, Province, Comuni…), così come dai consorzi fra detti enti, dagli enti del Servizio sanitario nazionale, destinati esclusivamente ai compiti istituzionali.

Nel caso in cui si è nudi proprietari, non si ha l’obbligo del pagamento dell’IMU anche se abitanti, almeno fino a quando il proprietario contribuente sia disponibile al pagamento dell’imposta. Nel caso di case date in comodato d’uso gratuito tra genitori e figli, il pagamento dell’Imu è ridotto ma comunque l’imposta si deve pagare.

Non è obbligatorio versare l’IMU nel caso in cui l’importo da pagare sia inferiore a 12 euro.

Nel caso di coniugi che abitano in due edifici, se i componenti hanno dimora abituale e residenza in immobili diversi situati nello stesso comune, le agevolazioni si applicano per un solo immobile, mentre l’esenzione si applica per entrambi gli immobili se i coniugi hanno stabilito l’abitazione principale in due comuni diversi.

Leggi anche: Ecco tutti gli immobili su cui non si paga l’Imu nel 2023

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