Spuntano altre novità e dettagli sulla rottamazione delle cartelle, il saldo e lo stralcio dei debiti: nella Manovra 2023 approvata dal Governo Meloni c’è la tregua fiscale, ma “non ci sarà nessun condono”.
La tregua fiscale annunciata e prevista nella Legge di Bilancio 2023 quindi, non andrà a cancellare tutti i debiti dei contribuenti, ma soltanto le cartelle esattoriali con importi inferiori a 1.000 euro purché notificate entro il 2015.
Non solo: sono previsti degli sconti sulle sanzioni, che non prevedono però la sanatoria delle conseguenze penali.
Ecco cos’è e come funziona la tregua fiscale che permetterà non solo la cancellazione dei piccoli debiti, ma anche la possibilità di rateizzare i pagamenti della rottamazione ter seguendo un calendario di cinque rate e nuove scadenze.
Che cos’è la tregua fiscale?
Le prime indicazioni su cos’è e come funziona la tregua fiscale vengono fornite dal sottosegretario all’Economia, Maurizio Leo.
La cosiddetta “tregua fiscale” – nelle parole del sottosegretario – non riguarda soltanto lo stralcio delle cartelle, ma anche tutto il complesso del rapporto fiscale, a partire dalla dichiarazioni:
Pensate che le nostre sanzioni amministrative si attestano dal 120% al 220% dell’imposta, negli altri paesi ci si ferma al 60%.
Proprio da queste differenze, Maurizio Leo delinea quella che si configura come una nuova rottamazione delle cartelle con pagamento dilazionato in cinque rate, che – ribadisce – “non è un condono”.
In sostanza, si intende andare incontro a tutti quei contribuenti che, a causa della crisi energetica e di tutti gli ultimi aumenti su carburanti e generi alimentari, non sono stati in grado di rispettare le scadenze della rottamazione, saldo e stralcio delle cartelle.
Tregua fiscale: stralcio delle cartelle sotto i 1.000 euro
Come previsto dalla bozza della Manovra 2023 da inviare a Bruxelles entro il 30 novembre:
Sono automaticamente annullati, alla data del 31 gennaio 2023, i debiti di importo residuo, fino a mille euro, comprensivo di capitale, interessi per ritardata iscrizione a ruolo e sanzioni, risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal primo gennaio 2000 al 31 dicembre 2015.
La vera e propria cancellazione delle cartelle esattoriali, quindi, riguarda soltanto gli atti di importo inferiore a 1.000 euro notificati entro il 31 dicembre 2015, per i quali la riscossione sarebbe più costosa della cancellazione.
Rientrano in queste pendenze tutti i debiti fino a mille euro (multe, bolli auto non pagati, tasse e imposte varie) che sono stati notificati ai contribuenti entro tale data. Al 31 gennaio 2023 queste pendenze, con relative sanzioni e interessi, verranno completamente cancellate dagli archivi del Fisco.
Rottamazione cartelle: cosa accade a quelle successive al 2015 o superiori a 1.000 euro
Tutte le cartelle notificare a partire dal 1° gennaio 2016, o comunque al di sopra dei 1.000 euro dovranno essere regolarmente pagate dai contribuenti.
In tal caso, però, possono verificarsi due situazioni:
- •
cartelle con importi superiori a 1.000 euro notificate entro il 2015 – si deve pagare l’intero importo con la possibilità di ottenere uno sconto sulle sanzioni (al 3%) e accedere al pagamento a rate in cinque anni complessivi;
- •
cartelle notificate dal 1° gennaio 2016 – si deve pagare l’intero importo senza sanzioni e interessi, con la possibilità di rateizzazione in cinque anni.
Le stesse regole si applicano alle cartelle che non ancora ancora oggetto di contenzioso: nel caso in cui vi sia già un avviso bonario del Fisco che registra uno scostamento tra quanto dichiarato e quanto versato nel biennio Covid, la sanzione scende dal 5% al 3%, con possibilità di rateizzazione da 5 a 2 anni.
Rottamazione cartelle: calendario e scadenze da rispettare
Per quanto riguarda, invece, i carichi affidati alla riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022 è possibile corrispondere le intere somme al Fisco in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2023, oppure in alternativa si può procedere con la rateizzazione fino a un massimo di 10 rate.
Procedendo con la rateizzazione in dieci mesi, occorre rispettare una regole: la prima e la seconda rata devono avere un importo pari al 10% delle somme complessivamente dovute con scadenza 31 luglio 2023 e 30 novembre 2023.
Le successive rate, di pari importo, dovranno andare a coprire le successive scadenze fissate al 28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre di ciascun anno a decorrere dal 2024.
La rateizzazione comporta anche, a decorrere dal 1° agosto 2023, l’applicazione di un interesse del 2% annuo.
Rottamazione ter, scadenza al 30 novembre: possibile sanatoria fiscale
Infine, nelle azioni del Governo Meloni potrebbe essere in programma anche una sanatoria fiscale per i contribuenti che non sono riusciti a rispettare le scadenze previste dalla rottamazione ter.
Ricordiamo, infatti, che l’ultima scadenza per il 2022 è fissata al 30 novembre, ovvero al 5 dicembre considerando la tolleranza di 5 giorni. Purtroppo, però, non tutti i contribuenti saranno in grado di rispettare questa scadenza fiscale.
Grazie alla sanatoria fiscale, quindi, si potrebbe lanciare un paracadute agli oltre 500 mila contribuenti che non sono riusciti a rispettare le scadenze della rottamazione ter a causa dell’aumento delle bollette, dell’inflazione e dei rincari sul costo della vita.