Apple la migliore delle Big Tech. Da sola tiene su il Nasdaq

Apple con un calo del 5% è la migliore delle Big Tech a Wall Street da inizio anno. E la sua performance si allinea più a quella del Dow Jones che al Nasdaq.

Apple è la migliore delle Big Tech a Wall Street, tanto da trascendere il trend del suo settore e rivelarsi quello che ormai è da tempo: una Blue Chip industriale in senso più ampioIl 2022 non è iniziato bene per il tech e a farne le spese sono stati (anche) i colossi. Il comune sentire è che proprio quello tecnologico sia il comparto più esposto all’imminente passaggio della Federal Reserve (Fed) a una politica monetaria restrittiva. E ciò si riflette chiaramente nei listini azionari: il Dow Jones Industrial Average si è deprezzato di poco più del 4% quest’anno, contro il declino inferiore al 7% dell’S&P 500. Il Nasdaq, invece, sconta il fatto che con circa il 50% dei suoi componenti diretta espressione proprio del settore tecnologico ne diventi giocoforza il benchmark. Apple, però, sembra un’eccezione.

Anche in questo 2022 iniziato male Apple la migliore delle Big Tech

Anche l’azione Apple ha perso terreno nel 2022, ma la sua flessione di poco superiore al 5% si allinea maggiormente a quella del Dow Jones. Il Nasdaq 100 è in calo di oltre l’11% contro la perdita del 10% del Nasdaq Composite. Contrazioni che sarebbero state superiori senza l’aiuto di Apple. Cupertino tiene infatti su il Nasdaq, che è ponderato in base alla capitalizzazione di mercato e quindi l’andamento dei suoi maggiori costituenti ha la maggiore influenza sull’indice. E qui ovviamente Apple fa la voce grossa, visto che viaggia verso i 3.000 miliardi di valore.

Apple migliore delle Big Tech tiene su la performance del Nasdaq

Apple batte indiscutibilmente le altre Big Tech, persino l’affidabile Microsoft è allineata intorno al 10% in negativo del Nasdaq Composite e ci sono casi emblematici, come Netflix e Meta Platforms (Facebook) che, per diversi motivi, sono crollate del 32% e del 35% rispettivamente da inizio 2022. Tuttavia, come nota Barron’s citando dati di FactSet, non sono in realtà le Big Tech le principali responsabili del declino del Nasdaq bensì quella massa “silenziosa” composta da dozzine di piccole aziende tecnologiche deprezzatesi di oltre il 60% quest’anno. E il motivo è sempre il solito, la stretta della Fed e il relativo innalzamento dei rendimenti dei titolo di Stato. Per società che fanno affidamento su innovazione e crescita e le cui valutazioni in Borsa si basano sulla prospettiva di profitti futuri rendimenti più elevati riducono il valore attuale scontato della liquidità futura, rendendole meno appetibili per gli investitori.

Apple uno Strong Buy al Nasdaq. Grazie a supply chain e liquidità

Anche Apple punta su innovazione e crescita ma ha dalla sua un business consolidato in decenni. E che ha avuto assai pochi incidenti di percorso dal lancio del primo iPhone nel 2007 (da allora si è apprezzata del 5.800% a Wall Street). Questo il motivo per cui Cupertino rimane la preferita di molti analisti e investitori. E continua a essere un buy, ancor più dopo l’ultima trimestrale. Anzi uno Strong Buy, per gli analisti di Tigress, che hanno alzato il target price a 210 dollari (172,79 dollari la chiusura di martedì al Nasdaq). “Solida domanda, nuovi prodotti e accelerazione dei ricavi nei servizi combinati con la migliore supply chain sono destinati a guidare un altro anno di prestazioni record. La posizione di leader del settore di Apple e la forza del suo marchio, insieme alla potente generazione di cassa, continueranno a generare un ritorno sul capitale crescente e la creazione di valore per gli azionisti”, ha spiegato Tigress, motivando la sua valutazione rialzista sul titolo. (Raffaele Rovati)

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