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Novità INPS: via a nuova disoccupazione ALAS. Chi può averla

A seguito del nuovo comunicato stampa del Ministero della Cultura del 15 gennaio di questo anno, si è verificata una delle prime comunicazioni ufficiali per la popolazione italiana, al fine di rendere nota l’introduzione di una nuova ed importante indennità di disoccupazione, la quale prende il nome di ALAS.

Si tratta, di un’indennità assai differente rispetto all’indennità di disoccupazione NASpI, che sarà comunque gestita da parte dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale, il quale dovrà tuttavia accettarsi che i cittadini richiedenti rispondano effettivamente a tantissime condizioni specifiche.

Proprio per questo motivo, al fine di assicurarsi l’effettivo possesso dei requisiti ritenuti essenziali per ottenere la disoccupazione ALAS, l’Istituto INPS ha deciso di pubblicare una nuova circolare, in cui sono stati approfonditi tutti gli aspetti non soltanto normativa e dispositivi, ma anche dal punto di vista procedurale ed operativo.

A questo proposito, all’interno del seguente articolo, andremo ad approfondire le caratteristiche e le peculiarità che contraddistinguono effettivamente la nuova indennità di disoccupazione destinata ai lavoratori autonomi dello spettacolo, la quale prende appunto il nome di ALAS. 

Nei prossimi paragrafi, quindi, sulla base delle informazioni e delle indicazioni contenute all’interno della recente circolare INPS numero 8 pubblicata il 14 gennaio di questo anno, saranno anche identificate tutte le condizioni di accesso per ottenere tale sostegno.

La nuova indennità di disoccupazione ALAS: il contesto normativo 

L’approvazione e l’introduzione della nuova indennità di disoccupazione ALAS è avvenuta già mesi fa, a partire dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del cosiddetto decreto Sostegni bis. 

Dunque, è a seguito del decreto-legge numero 73 del 25 maggio, convertito successivamente dalla legge di conversione numero 106 del 23 luglio 2021, che sono stati approvati anche dei nuovi indennizzi che si configurano come delle vere e proprie indennità di disoccupazione. Tra questi, appunto, anche la nuova indennità per la disoccupazione dei lavoratori autonomi dello spettacolo, denominata ALAS.

Nello specifico, quando si parla del quadro normativo, al fine di comprendere effettivamente chi sono i destinatari che potranno usufruire della nuova indennità di disoccupazione ALAS, è necessario riferirsi anche alle condizioni che sono state contenute nel testo dell’articolo 2, comma 1, lett. a) e b), relativo al decreto legislativo numero 182 del 30 aprile 1997.

Chi può accedere alla nuova disoccupazione ALAS?

Sulla base delle indicazioni contenute all’interno del primo paragrafo della circolare INPS pubblicata lo scorso 14 gennaio 2022 sul portale istituzionale, è possibile anche identificare al meglio chi siano i cittadini che potranno usufruire di questa nuova indennità di disoccupazione che ha preso il nome di ALAS.

In questo senso, infatti, è opportuno chiarire che tra i destinatari di questa nuova prestazione, vi sono i lavoratori che svolgono un lavoro di tipo autonomo che fa riferimento all’attività tecnica oppure artistica, correlata alla produzione oppure alla stessa realizzazione di spettacoli. 

Allo stesso tempo, i beneficiari che potranno fare domanda e accedere all’indennità di disoccupazione ALAS sono anche quei lavoratori autonomi a tempo determinato che svolgono delle prestazioni legate ad attività musicali, espressamente indicate all’interno del punto 23-bis) presente all’articolo 3, del primo comma, in riferimento al testo del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato numero 708, pubblicato il 16 luglio 1947.

Per ulteriori informazioni, è possibile approfondire tutti gli aspetti legati all’indennità mensile per la disoccupazione dei lavoratori autonomi dello spettacolo, direttamente con il video Youtube curato dal Patronato INCA CGIL Piemonte:

 

I requisiti per avere la nuova indennità di disoccupazione ALAS

Come accade per qualsiasi altro beneficio, bonus oppure indennità, l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale assume anche un ruolo fondamentale all’interno del processo di verifica e di controllo delle domande che vengono ogni giorno presentate da parte dei cittadini che intendono ottenere il riconoscimento di tali sostegni.

In questo senso, ciò avverrà anche per quanto riguarda la verifica della sussistenza degli effettivi requisiti necessari per poter ottenere la nuova indennità di disoccupazione ALAS.

Nello specifico, secondo quanto riportato anche all’interno del terzo paragrafo della circolare INPS, in merito proprio alle condizioni di accesso, tale indennità viene riconosciuta in favore dei lavoratori che presentano congiuntamente una serie di condizioni.

A questo proposito, sarà necessario che questi non abbiano in corso dei rapporti di lavoro ne di tipo autonomo ne subordinato, e che non risultino essere titolari di alcun tipo di rapporto pensionistico diretto che sia a carico di gestioni previdenziali obbligatorie.

Allo stesso tempo, inoltre, i cittadini che intendono presentare la domanda per poter accedere alla nuova indennità di disoccupazione ALAS, non dovranno risultare essere beneficiari del cosiddetto Reddito di cittadinanza così come anche non dovranno avere un reddito annuale inferiore a 35 mila euro, riferito all’anno precedente rispetto alla data in cui trasmetteranno l’istanza. 

Infine, per poter ottenere il riconoscimento e l’erogazione della nuova indennità ALAS sarà necessario che il cittadino richiedente abbia maturato almeno quindici giornate di contributi versati oppure accreditati al cosiddetto Fondo pensione lavoratori dello spettacolo. 

In questo senso, tuttavia, sarà opportuno fare riferimento esclusivamente a quei contributi legati al periodo compreso tra il primo gennaio dell’anno precedente rispetto alla conclusione dell’ultimo rapporto lavorativo di tipo autonomo, rispetto al momento in cui viene presentata l’istanza. 

Gli importi della nuova indennità di disoccupazione ALAS

Ai sensi di quanto disposto da parte del Governo Draghi all’interno del Decreto Sostegni bis, e approfondito successivamente da parte dell’Istituto Nazionale Previdenza Sociale all’interno della recente circolare pubblicata il 14 gennaio, è possibile individuare anche alcune indicazioni in merito al calcolo degli importi e alla durata della prestazione. 

A questo proposito, infatti, l’indennità viene rapportata sulla base del reddito imponibile ai fini previdenziali di ciascun richiedente. Si tratta del risultato tra i versamenti contributivi che sono stati fatti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo durante l’anno precedente, rapportati al numero di mesi a cui fa riferimento la contribuzione.

In tal senso, nelle situazioni in cui il reddito medio mensile sia pari oppure inferiore a 1.227,55 euro per l’anno 2021, l’indennità di disoccupazione ALAS sarà effettivamente pari al 75 per cento rispetto al reddito medio mensile del cittadino richiedente. Tuttavia, occorre precisare che tale valore limite sarà poi successivamente rivalutato da anno in anno, sulla base delle variazioni legate alle statistiche ISTAT per quanto riguarda i prezzi di consumo.

Inoltre, è opportuno anche evidenziare che l’indennità di disoccupazione ALAS non potrà comunque risultare avere un importo mensile superiore a 1.335,40 euro nel 2021. 

Per quanto tempo si percepisce la nuova indennità di disoccupazione ALAS?

Sulla base del quarto paragrafo della circolare INPS, è possibile anche identificare maggiori dettagli ed approfondimenti in merito non soltanto all’importo del beneficio, ma anche alla sua durata e modalità di erogazione.

Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, come accade anche nei casi della tradizionale indennità di disoccupazione della NASpI, anche per l’indennità ALAS, gli importi vengono corrisposti con cadenza mensile.

Nello specifico, saranno erogati gli importi per una durata che sarà pari alla metà delle giornate in cui è stata effettivamente versata oppure accreditata la contribuzione al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo, in cui si prende come riferimento il periodo tra il primo gennaio dell’anno precedente rispetto a quello in cui si è concluso il rapporto di lavoro.

Inoltre, l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale ha anche precisato che, per il calcolo delle giornate a cui farà riferimento la nuova indennità di disoccupazione ALAS, concorreranno non solo i periodi di maternità oppure di paternità eventualmente coperti da contribuzione, anche nei casi in cui i tratti di figurativa. Effettivamente, rientrano anche i periodi legati al congedo parentale che sono coperti da una contribuzione figurativa.

Generalmente, per quanto riguarda la giornata in cui saranno effettivamente corrisposti gli importi direttamente sul conto corrente indicato dal richiedente al momento della trasmissione dell’istanza, tale prestazione ALAS sarà erogata a partire dall’ottavo giorno successivo rispetto alla data in cui risulta essere cessato il rapporto di lavoro, previa corretta presentazione della domanda.

Come presentare domanda per avere la disoccupazione ALAS?

Al fine di poter effettivamente presentare la domanda ed accedere alla nuova indennità di disoccupazione ALAS, è necessario innanzitutto che i cittadini si accertino di essere in possesso di tutte le condizioni ed i requisiti prima citati, e che provvedano poi al rispetto dell’intera procedura telematica che è stata predisposta da parte dell’Istituto INPS.

A questo proposito, i cittadini dovranno trasmettere linea documentazione necessaria entro e non oltre il sessantottesimo giorno dalla data in cui il rapporto di lavoro risulta essere stato cessato, facendo riferimento ai tradizionali canali iNPS, legati sia al portale telematico istituzionale (www.inps.it) che agli Istituti di Patronato.

Tuttavia, esclusivamente per quanto riguarda i rapporti di lavoro autonomo che sono cessati durante il periodo compreso tra il primo gennaio del nuovo anno e il 14 gennaio 2022, la scadenza delle sessantotto giornate avrà la sua decorrenza a partire soltanto dalla data in cui è stata pubblicata la circolare INPS.

Assegno Unico, problemi con le domande all’Inps! Chi rischia

La grande rivoluzione di questo 2022 è proprio lui: l’Assegno Unico e Universale. È un beneficio economico alle famiglie approvato il 30 marzo 2021 in Senato ed inserito in Gazzetta Ufficiale nella giornata successiva. 

Il sostegno economico dovrà partire a pieno ritmo da marzo 2022 e le domande per richiederlo sono già state aperte il 1° gennaio 2022. 

L’Istituto che si riceve le domande e che si occupa di pagare l’Assegno Unico e Universale, è l’Inps. Ricordiamo che per il calcolo dell’importo si deve tener conto del numero dei figli a carico e dell’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente

Gli importi potranno variare da un massimo di 175 euro a figlio a un minimo di 50 euro. C’è qualcuno, però che, pur essendo idoneo a percepire l’importo maggiore, rischierà di percepire la somma minima erogata dall’Inps, oppure di percepire solo il 50% di quanto realmente gli spetterebbe. 

Andiamo subito a vedere chi rischia di percepire un importo dimezzato, o di percepire il minimo erogabile dall’Inps.

Assegno Unico, il boom di domande all’Inps

L’Assegno Unico, bonus che fa parte del più grande Family Act, un piano per sostenere le famiglie italiane, in particolar modo la genitorialità e l’occupazione femminile, e i loro figli, può essere richiesto all’Istituto incaricato dei pagamenti dallo scorso 1° gennaio 2022.

Le domande possono essere avanzate all’Inps secondo differenti modalità: la prima riguarda i servizi online offerti dall’istituto stesso. Il cittadino potrà accedere, tramite SPID, CIE e CNS, alla sezione appositi del portale Inps. 

Cercando la prestazione “Assegno Unico e Universale” potrà procedere ad inoltrare la domanda, compilando tutti i dati richiesti. 

Una seconda modalità è attraverso il Contact Center Integrato, dunque, telefonando al numero 803 164, gratis da telefono fisso, oppure il numero 06 164 164 da rete mobile, a pagamento. Potrete chiamare dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 20.00, mentre il sabato avrete a disposizione mezza giornata: dalle 8.00 alle 14.00.

Potrete, infine, usufruire dei servizi offerti dai CAF, i Centri di Assistenza Fiscale, e dei patronati, per procedere all’inoltro della richiesta. 

In sole due settimane, Inps ha registrato 484 mila richieste per il sussidio economico. In tutto, le famiglie hanno dichiarato 785 mila figli a carico. 

In contemporanea, sono avanzate anche le richieste degli Isee, gli Indicatori della Situazione Economica Equivalente, che hanno raggiunto quota 1 milione e 66 mila pratiche

La maggior parte di queste, 731 mila, sono state richieste proprio ai Centri di Assistenza Fiscale, CAF, segnando un aumento del 123 per cento rispetto all’anno precedente.

L’obiettivo di molte famiglie, e dei patronati, è quello di riuscire ad inviare la domanda entro il 28 febbraio 2022, in modo da poter godere fin da subito dal mese di marzo il beneficio economico mensile. 

Restano ancora 7 milioni e mezzo di famiglie che dovranno richiedere l’Assegno Unico e Universale all’Inps.

Assegno Unico e Inps, le famiglie che rischiano di percepire l’importo minimo

Come abbiamo dichiarato poco fa, gli importi variano da un massimo di 175 euro al mese per ogni figlio, ad un minimo di 50 euro al mese per ogni figlio. 

L’importo varia, oltre che in base al numero dei figli a carico, e dell’età degli stessi (ai maggiorenni viene abbassato l’importo totale), anche in base all’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente. 

Oltre la soglia dei 40 mila euro, infatti, le famiglie percepiscono l’importo minimo erogabile, pari a 50 euro al mese per figli minori, oppure 15 euro al mese per i maggiorenni.

Tali importi, però, non vengono erogati solamente a chi ha l’Isee alto, ma anche a chi non presenta l’Isee!

Le famiglie, per non perdere tempo e denaro, soprattutto a seguito dell’eliminazione degli assegni familiari e delle detrazioni per i figli a carico con meno di 21 anni, sono corse a presentare domanda per l’Assegno Unico all’Inps.

Questa corsa, per accaparrarsi i primi pagamenti di marzo 2022, ha fatto in modo che i cittadini corressero dei rischi.

Circa il 94% delle prime domande presentate all’Inps sono state compilate in maniera autonoma dalle famiglie richiedenti, circa 455 mila. 

Insieme al fai-da-te per l’inoltro delle domande abbiamo anche un aumento delle pratiche Isee precompilate, che raggiungono un notevole 26%, pari a 283.495, ben 187.495 in meno rispetto al medesimo periodo del 2021.

Anna Maria Bilato, del collegio di presidenza del Patronato Inca Cgil, ha dichiarato a tal proposito, che:

“Temiamo che nei primi giorni di richieste dell’assegno molte domande siano state inviate dalle famiglie anche senza presentare l’Isee. In questo caso, le famiglie avranno diritto all’importo minimo dell’assegno, 50 euro a figlio. Ma chi ha un Isee sotto 40mila euro può ambire a importi maggiori.”

Molte domande, infatti, sono state inoltrate all’Inps non appena l’istituto ha aperto le procedure online, ma senza consultare la circolare con la procedura per l’inserimento della domanda, che ancora non esiste.

Sappiamo, infatti, che un video tutorial su come presentare le domande dell’Assegno Unico e Universale è stato caricato dall’Inps sul suo canale ufficiale YouTube solamente quattro gironi dopo l’apertura delle domande, in data 5 gennaio 2022. Ecco il video:

Assegno Unico e Inps: le questioni rimaste irrisolte per ottenere il bonus

Tra le problematiche rimaste senza soluzione abbiamo la suddivisione del sostegno economico tra le coppie di genitori separate, poiché, come si legge dal Sole 24 Ore

“La spartizione del beneficio, appena istituito, non è ancora entrata a far parte degli accordi o delle sentenze dei giudici.”

Abbiamo, poi, altre questioni:

  • Gli italiani residenti all’estero possono percepire l’Assegno Unico?
  • Gli italiani costretti all’estero per lavoro per un tempo determinato ne hanno diritto?
  • Se un figlio compie 18 anni nel 2022 quale Isee va consegnato? Isee minorenni e poi Isee ordinario?
  • Il reddito di riferimento di 8 mila euro del figlio maggiorenne a quale anno fa riferimento?

Abbiamo, poi, alcune problematiche di affido condiviso; in questo caso, la domanda va presentata solo dal genitore con potestà.

In caso di errore, con una doppia richiesta da parte di entrambi i genitori, con il medesimo codice fiscale del minore, cosa accade? Il sistema dell’Istituto Inps si accorgerà della doppia domanda?

Sappiamo, però, che in caso di separazioni o divorzi, l’Assegno Unico viene corrisposto per un 50% ad entrambi i genitori, anche se uno dei due genitori può richiederne il 100%. 

L’altro, in risposta, potrà modificare la domanda e chiedere la metà. Senza accordi tra le parti possono crearsi dei conflitti. Infine, 

Per legge l’assegno unico è riconosciuto al 50% a entrambi i genitori, ma un genitore può richiederlo al 100%, ferma restando la possibilità dell’altro di intervenire anche successivamente nella stessa domanda – a quanto pare non aprendone un’altra – per richiedere il suo 50 per cento. Nei casi di mancato accordo, possono sorgere conflitti.

Resta il fatto che siamo già a conoscenza dell’obbligo della “doppia-firma” di ambedue i genitori responsabili per la richiesta dell’Assegno Unico, pena la perdita del 50% totale dell’importo erogato.  

Entrambi i genitori, inoltre, dovranno possedere lo SPID, il sistema pubblico di identità digitale, per inoltrare la domanda, altrimenti non verrà pagato l’assegno.

Infine, ricordiamo che, per tutti coloro che avessero avuto importanti variazioni di reddito, potranno presentare l’Isee corrente, che presenta una fotografia più recente del reddito familiare, rispetto all’Isee ordinario. Tutte le informazioni sull’Isee corrente le potrete trovare qui.

3 azioni con un dividendo enorme che salirà ancora nel 2022

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Il mercato petrolifero non è sempre stato generoso con gli investitori in dividendi.

Il settore ha spesso dovuto tagliare o sospendere i pagamenti delle cedole durante i ribassi del prezzo del petrolio che si sono verificati due volte in questo decennio.

Come spiegato da Matthew DiLallo, uno dei collaboratori di The Motley Fool, questa volatilità ha portato alcuni produttori a cambiare il modo in cui pensano di pagare i dividendi.

Invece di fissare un pagamento di base elevato, alcuni stanno fissando pagamenti trimestrali più bassi, integrandoli con  dividendi variabili o speciali  quando i prezzi del petrolio sono più alti.

Tre protagonisti del settore che adottano questo tipo di meccanismo sono: Devon Energy ( NYSE:DVN ),  Pioneer Natural Resources ( NYSE:PXD ) e  Diamondback Energy ( NASDAQ:FANG ).

Con i prezzi del greggio attualmente al di sopra degli 80 dollari al barile, queste società sembrano pronte a regalare un sacco di dividendi quest’anno.  

Devon Energy

Devon Energy ha lanciato la prima struttura di dividendi fissi e variabili del settore all’inizio dello scorso anno. Il gruppo ha fissato un pagamento di dividendo di base di 0,11 dollari per trimestre.

Inoltre, Devon Energy paga il 50% del suo flusso di cassa in eccesso ogni trimestre dopo aver coperto le sue spese in conto capitale e quel dividendo di base.

Grazie all’aumento dei prezzi del petrolio l’anno scorso, nel 2021 Devon ha pagato un totale di 1,97 dollari per azione in dividendi, con un rendimento di circa l’8%.

I pagamenti dei dividendi nel 2022 saranno probabilmente ancora più alti. Il gruppo prevede di continuare a beneficiare della sua fusione con WPX Energy, che ha chiuso all’inizio dello scorso anno.

I risparmi sui costi derivanti da tale accordo contribuiranno a compensare l’impatto dell’inflazione, cui si aggiungono i prezzi del petrolio più elevati.

Devon Energy prevede di produrre un flusso di cassa ancora più grande quest’anno: con un petrolio a 75 dollari, quest’anno il gruppo potrebbe pagare l’80% in più di dividendi.

La società ha anche autorizzato un programma di riacquisto di azioni proprie fino a 1 miliardo di dollari quest’anno. Questi riacquisti potrebbero ridurre le azioni in circolazione, aumentando potenzialmente il pagamento del dividendo per azione.

Pioneer Natural Resources

Pioneer Natural Resources ha annunciato l’anno scorso un piano di dividendi simile a quello di Devon Energy.

Il gruppo ha fissato un dividendo trimestrale di base a 0,62 dollari per azione, 10% in più rispetto al tasso precedente, e ha anche pianificato di iniziare a pagare il 75% del suo free cash flow nel 2022, dopo aver coperto le spese in conto capitale e dedotto il dividendo di base.

Grazie all’aumento dei prezzi del petrolio l’anno scorso, la società ha accelerato su questo fronte, effettuando il suo primo pagamento variabile nel terzo trimestre.

Complessivamente, Pioneer Natural Resources l’anno scorso ha pagato 6,76 dollari per azione in dividendi, tre volte di più del 2020 e ciò ha portato il suo rendimento intorno all’11%.

Il produttore di petrolio probabilmente pagherà un dividendo significativamente più alto nel 2022.

Con i prezzi del greggio al di sotto degli 80 dollari, Pioneer Natural Resources vede il potenziale per pagare fino a 20 dollari per azione in dividendi quest’anno, o nove volte il livello del 2020.

Inoltre, Pioneer Natural Resources prevede di riacquistare alcune azioni, il che potrebbe contribuire ad aumentare il pagamento del dividendo per azione.

Diamondback Energy

Diamondback Energy ha costantemente aumentato il suo dividendo regolare, con incrementi l’anno scorso che hanno portato a far crescere complessivamente il payout del 33%.

Tuttavia, questo è solo l’inizio. La compagnia petrolifera ha annunciato l’intenzione di restituire agli investitori fino al 50% del suo free cash flow trimestrale.

Il tutto è iniziato avviando un programma di riacquisto di azioni da 2 miliardi di dollari nel quarto trimestre, ma questo è solo un aspetto del piano.

La società prevede di istituire una qualche forma di programma di dividendi variabili, pur continuando a far crescere quello di base.

Quel pagamento complessivo potrebbe essere sostanziale, dato il free cash flow che Diamondback potrebbe produrre a oltre 80 dollari di petrolio nel 2022.

6 segreti sulla creazione di contenuti da non perdere

La creazione di contenuti è ai massimi storici. Con la pandemia, il consumo di contenuti è salito alle stelle e non farà che aumentare. 

La creazione di contenuti oggi è un business in crescita. La salita a cui si sta assistendo definisce il modo in cui ogni azienda/marchio o individuo è indulgente nell’offrire informazioni preziose e gratuite per invogliare il proprio pubblico di destinazione.

Per i marketer dei contenuti, blogger, scrittori, l’idea di creazione di contenuti presenta un’impeccabile maestria tra il prodotto e il concetto. Il modo in cui viene ideato e il modo in cui viene ricevuto definiscono il percorso completo della creazione dei contenuti. 

Detto questo, inizia quando sei pronto per creare i tuoi contenuti.

Anche se lavori da solo o sei designato per lavorare come marketer di contenuti in un team, l’obiettivo finale è creare contenuti.

Ma non funziona senza un piano in atto. Giusto?

È qui che entra in gioco la strategia per i contenuti.

Quindi, cos’è una strategia di creazione di contenuti?

Una strategia per i contenuti è un piano per creare contenuti significativi per raggiungere gli obiettivi finali dell’azienda. Implica l’ideazione dei contenuti, lo sviluppo dei contenuti, la pubblicazione dei contenuti, la scrittura e il follow-up. 

Ma prima di iniziare, qual è la ricetta segreta per rendere la tua creazione di contenuti ottimale? Tieni a mente qualunque cosa tu faccia, le cose non accadono dall’oggi al domani. Ci vuole tempo affinché nel frattempo tu possa perfezionare le tue abilità, diventare bravo e alla fine diventare la star della creazione di contenuti.

1. Ricerca sul tuo settore 

Creare contenuti che risuonano con il tuo pubblico di destinazione non è un momento fortunato.

Quindi, cosa fanno i creatori di contenuti di successo in termini di ricerca— 

  • Beh, non leggono; esplorano Internet
  • Rimani aggiornato sulle tendenze 
  • Tieni d’occhio i contenuti della concorrenza 
  • Comprendi i punti deboli del pubblico 

I suggerimenti sopra menzionati consentono ai creatori di contenuti di stare al passo con i loro colleghi, pronti con i contenuti freschi e frizzanti quando il pubblico di destinazione lo desidera di più.

La ricerca è dove ti fai un’idea del know-how del settore; comprendi la persona dell’acquirente e il modo perfetto per entrare nei panni dei tuoi potenziali clienti. 

Ad esempio, se sei un creatore di contenuti di moda, devi avere una buona idea degli ultimi lanci, delle tendenze moda ideali della stagione, della campagna di moda che ha fatto scalpore in tutto il mondo. In breve, tieniti ben informato per fornire contenuti nitidi.

2. Scrivi di più

Più scrivi, più guadagni. È l’arte di scrivere. Capisco che potresti non essere al massimo della tua creatività, lottare con il blocco dello scrittore ogni tanto, e anche semplicemente non continuare con lo slancio. Ma la creazione di contenuti di successo ha bisogno di una spinta costante per i muscoli della scrittura. 

Sia che tu sia un creatore di contenuti per social media, svolgi attività di creazione di contenuti o attività individuale come solopreneur, devi SCRIVERE.

Come rimanere motivati?

  • Riserva 15-20 minuti ogni giorno per scrivere ciò che riecheggia nel tuo cervello.
  • Scopri la tua ora creativa, che sia al mattino o sorseggiando un caffè.
  • Non mirare subito alla scrittura impeccabile.

Secondo HubSpot, le aziende che bloggano 16 volte al mese ottengono quasi 3,5 volte più traffico rispetto alle aziende che pubblicano 0-4 post al mese.

3. Combina strategia e creatività 

Se sei un principiante della creazione di contenuti, prendi nota che sei alla mercé del tuo pubblico. Una dura verità, forse, ma questo è quello che è. Quindi, crea contenuti che soddisfino il tuo pubblico di destinazione. 

Esistono molte piattaforme per la creazione di contenuti; potresti sfornare contenuti per social media, siti web, aziende, infiniti verticali. In definitiva, è per il pubblico, sia per le aziende che per i consumatori, quindi implementa in modo approfondito la ricerca unita alla creatività.

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Condividere storie incantevoli intrise di un obiettivo di marketing. ne vale la pena.  

Qualsiasi formato di contenuto su cui stai lavorando dovrebbe attirare l’attenzione del pubblico per promuovere il coinvolgimento e la conversione. L’allineamento strategico con il posizionamento creativo dei contenuti può contribuire a ripagare i tuoi sforzi. 

Prendi nota, in mezzo a molteplici formati di contenuto con un appeal universale, trova ciò che si adatta al tuo pubblico. Che si tratti di video, webinar, blog, e-mail, social media o qualsiasi altra cosa, scopri come il tuo pubblico utilizza i contenuti ed è qui che puoi inclinare i tuoi contenuti con creatività.

Offri contenuti in modo univoco 

Per distinguere il tuo marchio dagli altri:

  • Lavora sulla piattaforma di un approccio unico.
  • Traccia la tua nicchia di contenuti e sfrutta l’approccio unico.
  • Esegui le tendenze con una differenza e imposta la tua personalità unica del marchio.

Aiuta a generare un pubblico autentico che attende con impazienza i tuoi contenuti. 

In questo modo, miri a contenuti raffinati e unici.

4. Narrazione

Se lo sai, i marchi con una storia da raccontare hanno un pubblico reale. Storie convincenti che fanno agire i lettori sono un’impresa solida nell’arte della creazione di contenuti.

Il formato storytelling sfrutta il potere della persuasione.

Quindi mentre crei le tue storie uniche —

Esplora gli argomenti che suscitano l’interesse del tuo pubblico di destinazione. Ciò include le informazioni principali che il tuo pubblico cerca esplicitamente.

Alimenta il tuo motore di contenuti con un processo di ideazione creativa per ottenere il massimo delle idee per articoli coinvolgenti.

Dai la priorità alle idee per i tuoi articoli con un senso di urgenza e valuta le tue intuizioni. Non capita tutti i giorni che le idee per gli articoli siano adatte a quel giorno specifico, quindi tieni una raccolta a portata di mano da pubblicare.

Fai risonanza con il tuo pubblico trasformando le idee in storie coinvolgenti. Il ciclo completo della creazione dei contenuti si riduce all’atto irrevocabile di creare storie. Quindi rendi il tuo degno di essere letto.

Migliora la tua qualità di scrittura non solo correggendo gli errori di battitura, grammatica ma anche prestando attenzione al controllo dei fatti. Per essere in alto agli occhi del pubblico, devi catturare la loro fiducia e quindi non derubare la qualità dei contenuti ad ogni costo. Prova e verifica ogni notizia per trasmetterla in modo autentico.

5. Offrire soluzioni 

Il ciclo di creazione dei contenuti non è sui commenti. Si tratta di offrire soluzioni che permettano al pubblico di essere incollato ai tuoi contenuti. C’è un motivo per cui il tuo pubblico resta a guardare. Fornisci loro ampie ragioni per restare a lungo. 

L’inizio della creazione di contenuti da principiante può comportare molte complessità, ma la tua ricerca approfondita per offrire il massimo alle esigenze del tuo pubblico contribuisce a fare la differenza. Sulla base di ciò, presta al tuo pubblico le soluzioni ai loro punti deboli.

Dì al tuo pubblico perché le cose che conosci sono essenziali e cosa possono portargli via? Per il pubblico, è sempre emozionante apprendere informazioni significative sul settore o, in effetti, qualcosa per aumentare la propria fiducia.

Dopotutto, non vuoi che i contenuti inchiostrino la memoria del tuo pubblico?

6. Fare rete

La creazione di contenuti è una parte del viaggio, mentre fare rete è un’altra. Non puoi essere un creatore di contenuti di successo senza fare rete con i tuoi colleghi. 

Disse Steve Jobs,

Se intendi creare connessioni innovative… non devi avere la stessa borsa di esperienze di tutti gli altri.

Sblocca le opportunità potenziali in ogni fase e interagisci, commenta e dai suggerimenti ai contenuti pubblicati dagli altri creatori.

Ricorda, non sei qui solo per la passione della creazione di contenuti; sei arrivato qui con la motivazione che hai raccolto, le storie di successo che hai sentito e altro ancora. La creazione di contenuti non è l’obiettivo finale; è il viaggio per crescere e continuare ad imparare.

creatori di contenuti si trasformano in creatori di contenuti di successo solo immergendosi per imparare e crescere.

In conclusione 

La cura dei contenuti è un campo destinato a offrire un’enorme pressione, ma può essere tutto risolto se mantieni le tue risorse e la tua strategia in atto. Per un principiante, potrebbe essere difficile, ma una volta presa la mano, non puoi fermarti. In un pool di lavori di creazione di contenuti, una rete fiorente di creatori, puoi essere una star solo dando ciò che serve. E questo è un contenuto unico.

Netflix per un 11.5% annuo

Il post di questa settimana è sulla stessa scia di quello precedente, ossia sfruttare al massimo la recente volatilità e debolezza che sta colpendo i titoli tecnologici. Come avete visto dal titolo del post, il sottostante è un’azienda ben nota, che conosciamo tutti e di cui mi sono già occupato in vari post tra cui: Netflix per un potenziale 12% annuo, Un potenziale 36% con Netflix in due anni.

Tutte le considerazioni fatte riguardo Netflix negli articoli sopra citati per quanto riguarda l’azienda ed il suo modello di business sono per me ancora del tutto valide, perciò vi rimando a tali post se siete desiderosi di approfondire l’argomento (anche perché sono entrambi andati a buon fine).

Il certificate di oggi è veramente molto semplice e questo è un ulteriore motivo che mi ha portato ad entrare proprio nelle giornate di venerdì. Vediamone quindi subito le caratteristiche:

  • Tipo: Top Bonus
  • Sottostante: Netflix
  • Scadenza: 15/12/2022
  • Bonus: 110,50€

Essendo un Top Bonus con un unico sottostante il funzionamento è veramente elementare: se Netflix alla chiusura della giornata del 15/12 di quest’anno si troverà sopra la barriera il certificate verrà rimborsato a 110,50€ altrimenti si subirà una perdita pari al ribasso del sottostante. Da sottolineare anche il fatto che utilizzando un certificate non dobbiamo neanche preoccuparci del rischio del cambio EUR / USD.

È importante perciò vedere dove sia posizionata la barriera:

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che l’occhio non vi inganni, il grafico sopra ha candele mensili, quindi è veramente di lungo termine. La barriera è abbastanza distante (quasi il 25%) ma soprattutto è proprio in prossimità di una vecchia resistenza che, come l’analisi tecnica insegna, è ormai divenuta supporto.

Inoltre i prezzi attuali di Netflix sono molto vicini ad un supporto (linea nera) che mi ha fatto propendere per un’entrate su questo prodotto.

Il mio prezzo di carico è di 100,25€ ed essendo la durata residua pari ad 11 mesi, il rendimento potenziale annualizzato è pari a 11,54%, un buon rendimento se paragonato al suo profilo di rischio.

Vi informo inoltre che, con tutta probabilità ma non vi do ancora la certezza, la prossima settimana uscirà il Portafoglio Italia 2022.

Tengo infine a precisare che, come tutti i post di questo blog, questo non vuole essere assolutamente un invito all’acquisto, bensì un’analisi indipendente fatta in questi giorni dal sottoscritto.

Versamenti bancomat: la Guardia di Finanza ti controlla!

Tutte le operazioni effettuate con il bancomat finiscono sotto la lente d’ingrandimento della Guardia di Finanza. Soprattutto i versamenti. I nostri lettori, con ogni probabilità, si ricorderanno che il 2022 si è aperto con nuove norme e regole per quanto riguarda i pagamenti in contanti, che hanno portato a nuovi limiti per i versamenti sul conto corrente. Dal 1° gennaio 2022 scattano nuovi controlli e nuove sanzioni per i diretti interessati.

Una delle principali novità, che necessariamente andrà a modificare tutte le nostre abitudini, è il tetto massimo consentito per effettuare i pagamenti in contanti, che sarà pari a 1.000 euro. L’abbassamento di questa soglia coincide con la volontà del nostro Governo di verificare la trasparenza delle operazioni, che effettuano i soggetti coinvolti. I pagamenti tracciabili dovrebbero portare ad evitare – il più possibile – i pagamenti in nero. Nella partita entra anche l’Autorità antiriciclaggio, che sarà tenuta ad accendere una spia rossa nel caso in cui si arrivasse a versare sul proprio conto corrente una cifra superiore a 1.000 euro. Anche attraverso il bancomat.

Bancomat, sono scattati i controlli!

L’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza più che i prelievi terranno sotto controllo i versamenti. Il timore è che una qualsiasi cifra versata sul conto corrente – anche tramite lo sportello bancomat – sia il frutto di un lavoro in nero. E che, come tale, si possa sottrarre al sistema di tassazione. Gli obiettivi del fisco sono molto chiari: l’intenzione è quella di recuperare la bellezza di 16 miliardi di euro di gettito fiscale. Per raggiungere questo scopo saranno effettuate almeno 390mila verifiche dall’Agenzia delle Entrate e 170mila dalla Guardia di Finanza. Il periodo di riferimento è quello compreso tra il 2021 ed il 2023.

Un ruolo molto importante sarà svolto proprio dal sistema interbancario, che permette di tenere sotto controllo le posizioni dei titolari di un conto corrente. Indipendentemente dal fatto che procedano ad effettuare delle operazioni nella propria banca. Particolare attenzione sarà posta ai bonifici bancari, ai pagamenti online ed ai prelievi all’estero. Saranno vigilati anche i pagamenti contactless, libretti degli assegni, carte di credito e bancomat.

Bancomat, quando scattano le sanzioni!

Versamenti oltre i 1.000 euro sul proprio conto corrente – anche tramite bancomat – rischiano di far scattare un allarme da parte dell’Autorità antiriciclaggio. Le sanzioni sono previste nel caso in cui si dovessero riscontrare delle anomalie, dopo che sono stati effettuati tutti i controlli del caso. Il rischio è quello di vedersi arrivare una multa, che potrebbe oscillare da un minimo di 1.000 euro ad un massimo di 50.000 euro. Ovviamente se sono riscontrate delle irregolarità in qualche operazione.

È importante ricordare che le sanzion,i che sono previste per quanti utilizzano i contanti e non si dovessero attenere alle nuove regole, sono le seguenti: 1.000 euro per i contribuenti privati che abbiamo superato il tetto; dai 3.000 ai 15.000 euro per i professionisti. Questo limite di 1.000 euro non si andrà ad applicare nel momento in cui si effettuano i prelievi ed i versamenti in banca, dato che non si tratta di una operazione tra due soggetti diversi, ma viene considerata come personale. Questa soglia, non dovrà essere superata nel momento in cui si effettuino delle operazioni nei negozi, negli alimentari o dall’elettricista.

Salta l’obbligo del Pos. Per il momento!

Rimandato, invece, l’obbligo per i commercianti e per quanti abbiano delle attività aperte al pubblico di avere il Pos per accettare i pagamenti con le carte di credito ed il bancomat. Dal prossimo anno imprenditori e professionisti, che si rifiuteranno di accettare i pagamenti con mezzi tracciabili saranno puniti con delle multe ad hoc. Per tutto il 2022 non cambierà nulla, ma le nuove regole partiranno dal 1° gennaio 2023.

Ecco un Governo che non vuole fare nulla contro l’evasione fiscale. Lo conferma l’ennesimo rinvio di un anno delle sanzioni a chi rifiuta i pagamenti elettronici – ha affermato Domenico Proietti, Segretario Confederale UIL -, una beffa per tutti i lavoratori e i pensionati che fanno il loro dovere con il fisco.

Sempre che non intervengano particolari novità nel coso di quest’anno, le regole sono chiare. Nel caso in cui il commerciante sia sprovvisto di un Pos, o semplicemente rifiuti di accettare un pagamento con il bancomat o la carta di credito, riceverà una multa, il cui importo varierà in base al valore della transazione che è stata negata. La sanzione minima sarà pari a 30 euro, a cui dovrà essere aggiunto il 4% dell’importo totale che è stato rifiutato

Non è la prima volta che il Governo prova ad introdurre questo obbligo. Confartigianato ha spiegato che

si tratta del secondo recente tentativo di introdurre una sanzione per gli esercenti già soggetti all’obbligo di Pos da quasi dieci anni ma di fatto senza alcuna previsione sanzionatoria in caso di inadempienza. Si era già provato lo scorso anno, nel DL fiscale collegato alla Manovra 2021, a inserire tale disposizione, alla fine stralciata dal testo del provvedimento.

Riforma Pensioni 2022: come uscire dal lavoro?

Per l’anno 2022 ci sono tante novità che riguardano la riforma sulle pensioni. Quest’anno gli assegni previdenziali aumentano con la rivalutazione fissata dal Governo all’1,7% annuo lordo provvisorio e con il taglio IRPEF. Le strade principali per uscire dal mercato del lavoro per il corrente anno sono: pensione di vecchiaia, pensione anticipata e Quota 102. Inoltre, è stata prorogata l’Ape Sociale con l’ampliamento della platea dei beneficiari e una nuova categorizzazione dei lavoratori addetti a mansioni gravose. Scopriamo in questa guida di Trend Online quali sono i requisiti necessari e le strade per uscire dal mercato del lavoro nel 2022.

Pensioni 2022: le strade possibili per i lavoratori del sistema misto

I lavoratori del sistema misto (coloro che al 31 dicembre 1995 hanno all’attivo una contribuzione di 15 anni) possono scegliere una delle seguenti strade per andare in pensione:

  • pensione di vecchiaia a 67 anni e 20 anni di contributi;
  • pensione anticipata con 41 anni di contributi per i lavoratori precoci (disoccupati, invalidi almeno al 74%, caregivers, addetti a mansioni gravose o usuranti);
  • pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) a prescindere dall’età anagrafica;
  • pensione con Quota 102 ovvero con 64 anni e 38 di contributi (se raggiunti entro il 31 dicembre 2022).

Riforma Pensioni 2022: quali sono le possibili strade per i lavoratori del sistema contributivo

I lavoratori del sistema contributivo (coloro che sono privi di contribuzione al 31 dicembre 1995) possono optare per le seguenti strade per uscire dal mercato del lavoro:

  • pensione di vecchiaia con 71 anni e 5 anni di contributi effettivi;
  • pensione di vecchiaia a 67 anni e 20 anni di contributi se l’assegno previdenziale ha un importo non inferiore a 1,5 volte il valore dell’assegno sociale;
  • pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne) a prescindere dall’età anagrafica;
  • pensione con 64 anni e 38 di contributi (Quota 102), se raggiunti entro il 31 dicembre 2022.

Pensioni 2022: Quota 102

Dopo il definitivo addio di Quota 100, a partire dal 7 gennaio 2022, INPS ha dato il via libera per presentare le domande per uscire dal mercato occupazionale con Quota 102. Questo meccanismo previdenziale consente di accedere alla pensione anticipata con 64 anni di età e 38 di contributi. Non si tratta di una misura innovativa visto che Quota 102 non è molto dissimile da Quota 100. Quota 102 non prevede penalizzazioni sull’importo dell’assegno previdenziale. I requisiti per poter accedere alla misura previdenziale sono: 64 anni di età anagrafica con almeno 38 anni di contributi versati. La prestazione non è cumulabile con altri redditi derivanti da lavoro dipendente o autonomo.

Pensioni 2022: aumentano gli assegni con il taglio dell’IRPEF

Le pensioni di importo fino a 8.500 euro aumentano grazie alla detrazione IRPEF che passa dai 1.880 euro del 2021 ai 1.955 euro del 2022. La detrazione parte da 700 euro e decresce man mano per gli assegni di importo compreso tra i 28mila e i 50.000 euro.  L’aumento della detrazione è pari a 50 euro per i redditi compresi tra i 25.000 ed i 29.000 euro.

Pensione 2022: proroga dell’Ape Social

Per l’anno 2022 è stata prorogata l’Ape Social. Si tratta di una misura previdenziale con l’ampliamento della platea dei beneficiari e una nuova categoria dei lavoratori addetti a mansioni gravose. Possono usufruire di questa misura solo determinate categorie di lavoratori, tra cui i disoccupati, gli usuranti ed i caregivers. La domanda può essere presentata direttamente sul sito INPS accedendo con lo SPID, con la CIE o CNS.

Rivalutazione Assegni Previdenziali INPS 2022

Gli assegni previdenziali INPS aumentano grazie anche alla rivalutazione. Non godono di alcuna rivalutazione gli assegni straordinari a carico dei fondi di solidarietà l’Ape Sociale, l’indennità mensile nel contratto di espansione e l’isopensione.

Pagamento pensioni febbraio: quando arriva? Ecco le ultime

Il pagamento delle pensioni sarà ancora anticipato? La risposta breve è “sì”, mentre per quella più lunga è necessario leggere l’intero articolo. Ci sono infatti diverse novità sul tema pensioni ed è necessario fare un quadro completo della situazione per comprendere cosa sta accadendo, non solo in termini di pagamenti.

Le pensioni sono infatti state al centro dell’attenzione per settimane, tra notizie di una riforma vera e propria e smentite, quelle smentite che hanno poi portato al quadro attuale, purtroppo solo temporaneo.

Il Governo Draghi, per questione di tempi e priorità, non ha approvato una vera e propria riforma pensioni, ma ha piuttosto cambiato la famosa Quota 100, rendendola più sostenibile e portandola di fatto due anni più in là, una vera e propria Quota 102.

Una soluzione che non ha soddisfatto tutti. Anzi…

Al momento però la situazione è questa e oltre alla riforma pensioni ci sono altri aspetti legati all’ambito pensionistico che sono certamente d’interesse dei lettori: primo su tutti l’aumento tanto chiacchierato del 1,7% che vedremo proprio nel corso dell’articolo.

Inoltre, ci sono anche alcune novità rispetto alla situazione pandemica che stiamo (ancora) vivendo e che porta come ormai piuttosto noto ad un anticipo delle pensioni e presumibilmente lo farà ancora per alcuni mesi.

Vediamo dunque un quadro completo della situazione.

Se fossi interessato o interessata ad approfondire questo genere di tematiche, ti suggeriamo il canale YouTube “Redazione The Wam” che pubblica ogni giorno un nuovo video in cui approfondisce tutto ciò che riguarda bonus, sussidi e lavoro. In questo video in particolare si parla di pensioni ed altri pagamenti:

Pagamento pensioni febbraio: interviene la Protezione Civile

La situazione pandemica è ancora preoccupante, in particolare per quanto riguarda quella fetta di popolazione che ancora non si è vaccinata e va quindi incontro ai maggiori rischi dal punto di vista della salute e delle possibili complicazioni dalla contrazione del Covid-19.

Una situazione che purtroppo ormai conosciamo benissimo e che porta ad una serie di conseguenze che non vorremmo dover affrontare quasi due anni dopo l’inizio della pandemia, ma che hanno anche dei risvolti positivi.

Uno di questi è l’anticipo delle pensioni stabilito dalla Protezione Civile. Infatti, l’ente interviene da mesi per fare in modo che il pagamento degli assegni pensionistici di chi li ritira direttamente in Posta non comporti una situazione di potenziale assembramento e, quindi, di rischio di contagio.

La conseguenza è un anticipo rispetto al mese di competenza delle pensioni ed un calendario che “spalma” su più giorni i pensionati, che così non accedono agli uffici postali tutti nello stesso giorno.

Sarà così anche per il mese di febbraio e la notizia è certamente positiva, perché porta nelle tasche degli italiani i soldi in anticipo rispetto ai primi di febbraio. Nel seguente paragrafo vediamo la bozza che circola circa le date di pagamento in base all’iniziale del cognome del pensionato.

Pagamento pensioni febbraio: ecco le date (probabili)

Le date di pagamento di febbraio saranno quindi sostanzialmente agli ultimi gennaio, prestando come sempre attenzione ai giorni festivi (come le domeniche) e ricordando che nei sabati è possibile recarsi negli uffici postali solo di mattina.

Il calendario prevede un pagamento che partirà con ogni probabilità tra il 25 ed il 26, con quest’ultimo più verosimile. Da tale data cominceranno quindi i pagamenti per chi ha il cognome che inizia con una delle prime lettere dell’alfabeto e poi a scorrere si continuerà fino al 31 gennaio, al massimo fino al primo febbraio.

Il calendario non è ancora disponbile e dunque manca ancora l’ufficialità, ma la situazione è quella descritta e dunque, sulla base dell’iniziale del proprio cognome, ogni cittadino può già ipotizzare il giorno in cui riceverà quanto gli spetta.

Suggeriamo quindi di controllare online, in particolare sul portale di Poste Italiane, per avere ogni aggiornamento in maniera rapida ed affidabile.

Pagamento pensioni febbraio: c’è l’aumento!

A far parlare negli ultimi mesi del 2021 è stata certamente l’inflazione, il fenomeno di aumento generalizzato dei prezzi. Questo aumento interessa tutti gli italiani, ma ovviamente colpisce maggiormente chi ha redditi bassi e fissi, in quanto il potere d’acquisto inevitabilmente diminuisce.

Un fenomeno noto che purtroppo la crisi post-pandemia ha visto realizzarsi in maniera robusta, più di quanto non sia accaduto negli ultimi anni. Per limitare le conseguenze negative esistono però dei modi ben collaudati che lo Stato può mettere in atto e, tra questi, vi è anche quello riguardante le pensioni.

Si tratta di un aumento in percentuale che va a colmare l’effetto, almeno parzialmente, dell’aumento dei prezzi. In genere non è sufficiente a colmarlo completamente, ma quanto meno limita i danni. In questo caso l’aumento ha toccato almeno il 2%, anche se con il passare del tempo le stime diventano sempre più precise.

L’aumento previsto sulle pensioni a titolo di percentuale di rivalutazione sarebbe invece del 1,7%, dunque inferiore all’effettiva inflazione ma comunque gradito agli italiani, in particolare a chi ha la pensione minima.

Per questi soggetti si tratta di pochi euro, mentre cresce al crescere dell’importo essendo naturalmente in percentuale, ma è comunque una buona notizia per tante famiglie che subiscono un danno inferiore.

Pagamento pensioni febbraio: non solo la rivalutazione

Tante sono state le mosse del Governo per limitare i danni dei soggetti che percepiscono redditi medio-bassi e fissi, in particolare si è pensato anche a chi riceve pensioni piuttosto modeste, in alcuni casi proprio pari alla pensione minima.

Chi riceve l’importo minimo è sicuramente più sensibile agli aumenti dei prezzi ed anche a tutte le altre tipologie di problemi legate alle spese, come per esempio tasse e bollette.

Citiamo proprio questi due aspetti perché è su questi che il Governo sta lavorando e lavorerà: per quanto riguarda le tasse, c’è stato un cambiamento negli scaglioni Irpef che dovrebbe andare ad aiutare tutti i soggetti con reddito medio, rendendo quindi il sistema più sostenibile per i cittadini.

Per quanto riguarda invece le bollette c’è stato un vero e proprio boom dei prezzi delle materie prime che si va poi a riflettere sui costi in bolletta di luce e gas. Come confermato dal premier Draghi, sono già stati stanziati circa 3,5 miliardi per andare a combattere questo aumento e per far sì che le famiglie italiane non siano eccessivamente danneggiate.

Pensioni: tra presente e futuro

Il presente ci dice che il nuovo metodo di calcolo per l’età pensionabile corrisponde a Quota 102, ma non è tutto qui. Le rivalutazioni e gli aiuti per chi ha redditi medi o bassi sono operazioni concrete che il Governo ha messo in campo per superare una fase complessa.

Tra pandemia e crisi sono infatti numerose le azioni e le risorse che questo Governo, così come il precedente, ha messo in campo. Saranno sufficienti per permettere alle famiglie italiane di non peggiorare la propria condizione economica?

Difficile dirlo a priori, ma ciò che può dovrebbe interessare sono gli scenari futuri: mentre all’orizzonte c’è certamente una riforma pensioni per il 2023, cosa farà il Governo per superare ancora una volta il periodo difficile legato a quest’ultima ondata di contagi da coronavirus?

Lo scopriremo solo con il tempo, sperando naturalmente che la situazione migliori quanto prima per poter tornare alla tanto attesa “normalità” e per permettere alla politica di dare risposta alle priorità altre rispetto all’emergenza sanitaria.


 Bond oggi: l’high yield asiatico sbarca a Piazza Affari

Il mercato guarda con interesse da anni all’asset delle obbligazioni high yield asiatiche, che si caratterizzano per tre aspetti:

  • rendimenti elevati;
  • duration prevalentemente basse;
  • quotazioni ora sui minimi, con un buon livello di entrata.

Ci sono però anche dei punti deboli:

  • i titoli sono trattati su Borse inaccessibili all’investitore di casa nostra;
  • le difficoltà del mercato cinese – in particolare nel settore dell’immobiliare (il caso Evergrande insegna) – rappresentano motivo di incertezza per uno dei comparti sottostanti più redditizi in passato.

La strada è una sola

Se si punta a questo mercato le alternative sono così solo due: o i fondi o gli Etf. Inutile sottolineare i vantaggi di questi ultimi in termini di velocità di esecuzione, trasparenza dei costi e liquidità. Costituisce quindi una novità, che deve valutare chi più è dinamico nel comparto dei bond, l’esordio su Borsa Italiana di un clone specifico, il Tabula Asia ex-Japan High high yield (Isin IE000DOZYQJ7), dalle seguenti caratteristiche:

  • replica obbligazioni Esg, potenzialmente più efficaci nella fase in corso;
  • è espresso in dollari ma hedgiato sul cambio con l’euro, che è quindi la valuta di denominazione;
  • esclude le emissioni giapponesi, strutturalmente meno redditizie.

Con un Ter dello 0,65% prevede la distribuzione di cedole semestrali, di cui non si hanno però ancora riferimenti numerici dato il recente esordio sul mercato.

Cosa dice l’emittente

Considerando l’andamento dell’indice e basandosi su quanto avvenuto alla Borsa di Londra, dove è però quotato nella versione senza copertura del cambio, Tabula (Etf provider inglese specializzato nel reddito fisso) parla di uno yield to maturity – reddito più apprezzamento del capitale – sul 14,5% pur con una duration del portafoglio molto bassa, attestandosi su circa 2,8 anni. Proprio questa è la caratteristica più significativa in una fase dei mercati condizionata da ribassi dovuti in parte anche a rialzi dei tassi. E in effetti nel caso della quotazione a Francoforte, avviata a metà novembre, dopo una prima fase incerta fino al 15 dicembre, è partita una correzione abbastanza pronunciata, che allinea il prezzo a quello di chiusura su Borsa Italiana di venerdì, leggermente sotto i 9 euro. Questa volatilità evidenzia come l’Etf Asia high yield si presti soprattutto a due tipologie di operatività: piani di acquisti strutturati sull’andamento della quotazione e trading di breve e medio periodo. In realtà – viste le caratteristiche – l’obiettivo di lungo termine sarà altrettanto allettante ma perché ciò avvenga occorrerà conoscere lo yield delle cedole distribuite semestralmente e l’evoluzione delle vicende cinesi, che potrebbero penalizzare il settore ancora per qualche mese. 

Berlusconi Presidente della Repubblica? Ecco i sondaggi

Siamo ormai quasi tre settimane nell’anno nuovo, ma a quanti di noi sembra veramente che sia cambiato qualcosa?

Il 2022, onestamente, sembra molto più simile al 2021 di quanto questo fosse simile al 2020. Il 2021 è iniziato con canti di speranza e di gioia per il nuovo vaccino, mentre i casi continuavano a crescere senza controllo e le terapie intensive si riempivano in tutta la penisola. 

Un anno dopo, ed è cambiato molto poco. Certo, i vaccini migliorano di molto l’immunità dal Covid-19, ma la nuova variante Omicron è talmente contagiosa che i casi sono nuovamente a livelli record, sebbene fortunatamente con molti meno morti e posti letto occupati. 

Non tutti, però, vedono in Omicron qualcosa di necessariamente negativo. Secondo Hans Kluge, direttore per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, grazie ad Omicron è possibile vedere uno spiraglio di luce. Secondo il direttore, infatti:

In base a quello che vediamo, l’immunità l’avremo con il vaccino o con il contagio a causa della veloce trasmissibilità di Omicron. L’importante è vaccinarsi, le persone vaccinate hanno minori possibilità di sviluppare malattie gravi. Vedremo cosa succederà quando Omicron colpirà i non vaccinati […] Probabilmente il picco dell’ondata Omicron terminerà prima di quanto previsto.

Kluge ha continuato prevedendo che il picco dei contagi in Italia arriverà fra circa due o tre settimane, ma poi la discesa sarà molto più veloce del solito. Secondo lui, il modo in cui l’Italia ha gestito la pandemia è encomiabile, lodando le azioni del ministro Speranza e chiamando ad una maggiore responsabilità civile per tutti.

In ogni caso, mentre tutto il mondo continua a combattere contro la pandemia, in Italia siamo in ballo con una piccola crisi politica dovuta al fatto che ben presto ci saranno le elezioni per il nuovo Presidente della Repubblica

Sergio Mattarella, l’attuale presidente in carica, ha finito il suo mandato con l’inizio dell’anno, e le nuove elezioni si terranno il prossimo 24 gennaio (o almeno il primo turno). 

Tutti i partiti, dunque, sono in subbuglio. Anche in questo il 2022 sembra molto simile al 2021, che era iniziato con una ben poco necessaria crisi di governo che portò, poi, all’ascesa di Mario Draghi a Palazzo Chigi. 

Un anno dopo, cambia la carica istituzionale ma non cambiano (di molto) gli attori. Tutti i partiti vogliono spingere la loro agenda politica e l’incertezza su chi sarà il prossimo inquilino del Quirinale sta facendo molto agitare i mercati

Di conseguenza, lo spread sale e l’instabilità cresce. Ma perché tutta questa agitazione intorno alla figura del Presidente della Repubblica? E quali sono i candidati più papabili? Vediamolo insieme. 

Poteri del Presidente della Repubblica

Il Presidente della Repubblica non è un organo conferito di uno dei tre poteri fondamentali dello stato. Per fare chiarezza, ogni stato di diritto ha tre poteri da esercitare: il potere legislativo, ovvero quello di fare le leggi, esecutivo, ovvero quello di eseguire le leggi, e giudiziario, ovvero quello di far rispettare le leggi. 

Questi tre poteri possono essere assorbiti da un solo organo (come ad esempio un Sovrano Assoluto) oppure essere divisi fra tre diversi organi statali. Nel caso delle repubbliche parlamentari come l’Italia questi poteri sono così divisi:

  • Il potere legislativo è conferito al Parlamento, diviso fra Senato e Camera dei Deputati, che viene eletto direttamente dal popolo;
  • Il potere esecutivo è conferito al Governo, presieduto dal Primo Ministro, che viene eletto indirettamente dal popolo in quanto è il Parlamento a conferire la fiducia al Governo;
  • Il potere giudiziario è conferito alla Magistratura, che deve essere un organo completamente separato dagli altri due (e quindi dalla politica). 

In alcuni stati, come gli Stati Uniti d’America, il Presidente della Repubblica detiene il potere esecutivo, e viene eletto direttamente dal popolo. Non è il caso dell’Italia, in cui il Presidente della Repubblica sembra non avere alcun potere fondamentale

Ma allora a cosa serve la sua figura? E perché le sue elezioni sono tanto importanti?

Il Presidente della Repubblica, i cui poteri sono elencati in Costituzione, nomina il Primo Ministro ed il Governo, che verrà poi passato per voto di fiducia dal Parlamento. Il Presidente della Repubblica, quindi, funge da fondamentale organo neutrale per la politica, una specie di punto di riferimento a cui poter sempre guardare in caso di crisi. 

Il Presidente della Repubblica, infatti, può anche sciogliere le camere chiamando nuove elezioni in caso la situazione politica sia estremamente instabile e non si riesca a trovare un Governo che vada bene al Parlamento. 

Infine, il Presidente della Repubblica rappresenta lo Stato in tutte le cerimonie ufficiali ed istituzionali, in quanto appunto organo neutro e, almeno teoricamente, staccato dalla politica

Elezione del Presidente della Repubblica

Come spiegato nel paragrafo precedente, in alcuni stati il Presidente della Repubblica è eletto direttamente dal popolo. Questo solitamente avviene quando esso ha poteri esecutivi e dunque di interesse vitale per l’intera popolazione. 

In Italia non è esattamente così: poiché il Presidente della Repubblica deve supervisionare la politica piuttosto che farne attivamente parte esso è eletto dalle Camere del Parlamento

Nei primi tre turni di elezioni un nome deve ottenere la maggioranza dei 2/3 per essere eletto. Dal quarto turno in poi, invece, basta la maggioranza assoluta

Questo dettaglio è estremamente importante per i partiti poiché in questo modo possono organizzare meglio la loro strategia portando le elezioni sino al quarto turno e solo allora votare in massa il loro candidato. 

Questa è anche la strategia che userà il centro-destra. Infatti, non vi è nessun candidato, secondo i sondaggiPresidente della Repubblica che possa mettere tutti d’accordo, almeno con l’attuale legislatura. 

Vediamo dunque quali sono i papabili e come potrebbe svolgersi, fra pochi giorni, il processo elettivo del Presidente della Repubblica. 

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Sondaggi Presidente della Repubblica: Berlusconi, Draghi o…?

I partiti di centro-destra sarebbero ufficialmente disposti a supportare, venendo confermati anche dai sondaggi, Berlusconi Presidente della Repubblica

I leader di Lega e Forza Italia, rispettivamente Matteo Salvini e Giorgia Meloni, hanno infatti dichiarato ufficialmente la loro posizione in una nota che recita:

I leader della coalizione hanno convenuto che Silvio Berlusconi sia la figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l’Alta Carica con l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono. Gli chiedono pertanto di sciogliere in senso favorevole la riserva fin qui mantenuta. 

Le forze di centro-destra, al momento, occupano una porzione consistente del Parlamento, ed al momento sarebbero in grado di ottenere 480 voti per supportare il proprio candidato, ovvero Silvio Berlusconi. 

480, sebbene non pochi, non sono comunque abbastanza per raggiungere la maggioranza assoluta che servirebbe per eleggere Berlusconi Presidente della Repubblica dal quarto turno in poi. Tale maggioranza, infatti, è di 505 voti.

Alcune fazioni, come il Movimento 5 Stelle ed il PD, si sono categoricamente rifiutati di eleggere Berlusconi Presidente della Repubblica. 

Si dovrebbe dunque guardare ad altre due opzioni. Al momento altri due nomi probabili sono l’attuale premier Mario Draghi ed una rielezione di Sergio Mattarella. Il sondaggista Fabrizio Masia ha parlato di queste possibilità dicendo che:

Premesso che Mattarella ha dichiarato più volte di non voler essere ricandidato, da un lato, dunque, c’è Mario Draghi. Anche sulla base del fatto che ha quasi lasciato intendere di essere disponibile e che la sua elezione al Colle avrebbe anche una chiave di lettura europea di garanzia rispetto a tutto quello che sta accadendo.

Draghi potrebbe intercettare una maggioranza allargata, ma fino a un certo punto.

Mattarella II, quindi, sarebbe quasi certamente da escludere. Per quanto riguarda Mario Draghi, invece, la sua elezione potrebbe migliorare o peggiorare la crescita dello spread.

Ciò dipenderebbe da cosa preferiscono i mercati: se vedono Draghi come simbolo di stabilità istituzionale, una sua salita al colle potrebbe esserci di beneficio, mentre se lo preferiscono alle redini della carrozza questa opzione potrebbe peggiorare le cose ed aumentare lo spread. 

Le opzioni, comunque, non si interrompono qui. 

Né Draghi né Berlusconi Presidente della Repubblica. Opzione donna?

Molti analisti stanno anche speculando su una possibile Presidentessa della Repubblica, cosa mai avvenuta prima nella storia italiana e che è certamente giunto il momento di cambiare. 

Al momento, le due candidate più papabili alla presidenza sono Elisabetta CasellatiMarta Cartabia. La prima è l’attuale Presidentessa del Senato e, secondo i sondaggi, potrebbe recuperare ben 519 voti a favore.

La Cartabia, invece, è l’attuale Ministra della Giustizia e secondo i sondaggi riuscirebbe ad ottenere 358 voti a favore

Anche Letizia Moratti è un altro nome che, al momento, sta viaggiando per le sale della politica italiana. L’imprenditrice ed assessora al welfare per la Lombardia potrebbe ottenere 499 voti a favore in caso di candidatura. 

Dei nomi fin’ora elencati, solo la Casellati avrebbe i numeri per salire al Quirinale, ma essendo queste cifre ricavate da sondaggi i partiti potrebbero usarle a proprio favore per racimolare gli ultimi voti necessari prima del voto. 

In effetti, però, le candidate non sembrano avere molto appeal sulla popolazione italiana. Secondo un sondaggio presentato a La7, la Casellati avrebbe ottenuto l’8% dei consensi, mentre la Cartabia appena il 6% sull’intera popolazione campione. 

Entrambe molto indietro rispetto a Draghi, che detiene il primo posto indiscusso del sondaggio con il 21% dei consensi, seguito da Berlusconi con il 18%. 

Il 51% della popolazione campione, tuttavia, ha risposto al sondaggio con un laconico “Non mi interessa“, segno che non molti dei nostri cittadini sono interessati a chi diventerà il futuro Presidente della Repubblica, volendo concentrarsi su altre priorità come la pandemia.