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Bonus Internet 2022: in arrivo 2.500 euro per le partite Iva

Il bonus Internet 2022 prevede un contributo in forma di voucher di minimo 300 euro e fino a un massimo di 2 mila euro. Se si verificano alcune specifiche condizioni, come riportiamo nel corso dell’articolo, il sostegno economico raggiunge la cifra di 2.500 euro.

Le risorse che il Ministero dello Sviluppo Economico mette a disposizione per l’erogazione di un voucher digitalizzazione, il cui importo potrà arrivare fino a 2.500, ammontano a 609 milioni di euro.

Il bonus Internet 2022 previsto dal governo si rivolge alle imprese, quindi titolari di partita Iva iscritti al registro delle imprese, che hanno la necessità di rinnovarsi dal punto di vista digitale.

La digitalizzazione delle imprese prevede l’installazione massiva delle connessioni a banda ultra larga fino a 1 Gbit/s e a oggi sono numerosi gli operatori di telefonia che hanno aderito all’iniziativa.

Formalmente si hanno a disposizione 24 mesi per procedere con la richiesta del bonus Internet 2022 e ottenere i fondi. In realtà, è bene attivarsi quanto prima, dal momento che le risorse sono disponibili fino ad esaurimento di quelle disponibili.

Ecco nel dettaglio, le informazioni relative al nuovo bonus 2022 per la digitalizzazione delle imprese, i requisiti per accedere e le modalità per inoltrare subito la propria domanda.

Bonus Internet per le imprese, novità

Gli ultimi aggiornamenti riguardanti il bonus Internet 2022 destinato alle imprese e ai titolari di partita Iva riportano che ancora la fase di avvio per le domande è in stand by.

Il Mise a ogni modo, ha già firmato il contratto con Infratel Italia, (società in-house del Ministero dello Sviluppo Economico e parte del Gruppo Invitalia), che si occuperà dell’operatività dell’emissione dei voucher.

Al momento la piattaforma non dispone ancora della schermata per poter presentare le domande. La pubblicazione avverrà in tempi brevi e, solo nel momento in cui ciò si verificherà, allora sarà possibile anche calcolare la data di scadenza per l’invio delle domande (comunque già fissata a monte ovvero da protarsi per una durata di 24 mesi).

L’altra novità è che, ai 609 milioni di euro stanziati per far fronte alle necessità di digitalizzazione delle imprese, grazie al bonus Internet 2022, si aggiungono 93 milioni di euro non assegnati con il precedente Bonus Pc e Internet 2021.

Quest’ultimo, scaduto a fine anno, si rivolgeva in esclusiva ai privati e alle famiglie, per l’installazione di linee Internet ad alta velocità ma destinate ad un uso domestico.

Al momento, il bonus Pc e Internet 2022 per privati non è disponibile ma solo i titolari di Partita Iva iscritti al registro delle Imprese possono accedere al beneficio.

Bonus Internet come funziona

È il Ministero per lo sviluppo economico che ha attivato il bonus Internet 2022, tramite decreto attuativo. 

Il decreto attuativo sopra citato è datato 23 dicembre 2021: il Ministero dello Sviluppo Economico ha inteso con esso mettere in atto la Strategia italiana per la banda ultralarga, come indicato dal CITD – Comitato Interministeriale per la transizione digitale il 20 maggio scorso.

Si tratta di un voucher di minimo 300 euro e massimo 2 mila, che però, al verificarsi di determinate condizioni, può raggiungere anche i 2.500 euro, come vedremo.

Il bonus Internet 2022 fa seguito al bonus Pc 2021, che abbiamo avuto modo di presentare in alcuni dei nostri articoli. Nella fattispecie, il bonus Pc si rivolgeva alle famiglie e ai privati in genere, per favorire l’installazione di una linea internet ad alta velocità nella propria abitazione.

Il lockdown e la DAD (la didattica a distanza per bambini e ragazzi frequentanti la scuola) hanno seriamente messo in difficoltà moltissime famiglie, anche dal punto di vista della connessione. Motivo per cui il governo ha stanziato dei fondi per favorire l’innovazione, da questo punto di vista, riservando il bonus Pc ai nuclei familiari con meno di 20 mila euro di Isee.

Il bonus pc 2021 prevedeva un contributo economico una tantum del valore di 500 euro, distinti in 300 euro per l’acquisto di un dispositivo come un tablet ad esempio e 200 euro da destinare invece alla stipula di un contratto di connettività con un operatore di telefonia mobile.

Abbiamo trattato nel dettaglio l’argomento, approfondendolo nell’articolo dedicato ai fondi disponibili per il bonus internet e Pc 2021, poi in realtà rimasti in parte inutilizzati alla scadenza e oggi rimessi a disposizione dei voucher Internet per le imprese.

Tale bonus è scaduto a dicembre scorso ma sono rimasti dei fondi non assegnati. Questi ultimi ora sono disponibili per il nuovo bonus Internet 2022, la cui grossa novità però che li riguarda è che si rivolge ai titolari di partita Iva iscritti al registro delle imprese.

Quindi, se nel corso dello scorso anno, la priorità, nel senso della digitalizzazione, è andata alle famiglie, oggi si pensa alle imprese, per innovarle e mantenerle competitive sul mercato.

I fondi stanziati per questo bonus sono 609 milioni di euro, ai quali vanno sommati i fondi avanzati dalla precedente fase di digitalizzazione per un importo di 93 milioni di euro. 

Chi aderisce ai bonus Internet

Nel momento in cui il governo ha stanziato i fondi per il bonus Pc 2021 sono numerosi gli operatori di telefonia che hanno deciso di aderire all’iniziativa.

In particolar modo ricordiamo:

  • BBBELL S.P.A.
  • GLOBAL COM BASILICATA S.R.L
  • MEDIATELCO SRL
  • FIDOKA SRL
  • INTERFIBRA SRL
  • MYNET S.R.L.
  • SINERGIA TELECOMUNICATION SRL
  • VODAFONE
  • FASTWEB
  • TELECOM ITALIA SPA
  • TISCALI ITALIA S.P.A
  • WIND TRE S.P.A.

A oggi, si tratta degli stessi operatori che offrono la possibilità alle imprese di usufruire del bonus Internet 2022.

Il bonus Internet 2022 spetta alle aziende italiane che rispettano determinati requisiti e condizioni.

Il Bonus Internet disponibile per le Partita IVA, fino a 2.500 €, può essere richiesto, previa verifica della disponibilità residua, da Piccole e Medie Imprese fino a 250 dipendenti iscritte al REA (Registro delle imprese), a fronte di un impegno contrattuale minimo di 18 mesi.

Si tratta dunque di piccole e medie imprese che, tramite uno degli operatori di telefonia abilitati, decidono di stipulare un contratto di connettività che abbia una durata di almeno 18 mesi.

L’obiettivo è lavorare nel breve-medio periodo per ridurre il cosiddetto digital divide ovvero il divario, per quanto riguarda la digitalizzazione ormai universale, che ancora però separa molte delle aziende del territorio da quella che è la realtà.

Comprendere il meccanismo del bonus Internet 2022 per le imprese significa realmente favorire la crescita della propria azienda. Senza gli strumenti digitali, ogni attività produttiva oggi può dirsi tagliata fuori dalla stragrande maggioranza delle opportunità lavorative nonché poco competitiva e, in maniera inevitabile, destinata a finire ai margini.

Il contributo governativo previsto dal bonus Internet per le imprese non riguarda solo l’erogazione del voucher. Infatti, a seguito dell’avvenuta implementazione dei nuovi sistemi tecnologici e digitali, è prevista anche una fase di formazione, con iniziative di comunicazione volte a insegnare agli addetti ai lavori il corretto utilizzo delle nuove risorse a disposizione.

Connessione Internet ad alta velocità e digitalizzazione del sistema produttivo in tutto il Paese sono dunque i pilastri sui quali si fonda la ratio del nuovo bonus Internet 2022 destinato alle imprese italiane e a risollevare le sorti del tessuto imprenditoriale della penisola.

Come richiedere bonus Internet

Le imprese che rispondono ai requisiti e alle condizioni che abbiamo già avuto modo di riportare, possono procedere con la richiesta del voucher a loro spettante.

Per ottenere il massimo previsto dal benefit, ovvero la somma di 2.500 euro, il contratto da stipulare deve prevedere in maniera obbligata il passaggio a connessioni a 1 Gbit/s.

Per accedere invece al bonus tout court è sufficiente invece un incremento della velocità di connessione, da 30 Mbit/s (il bonus allora oscilla tra 300 euro e un massimo di 2 mila).

È Infratel Italia (società in-house del Ministero dello Sviluppo Economico e parte del Gruppo Invitalia) che si occupa di rendere operativo il bonus Internet e di erogare i vari voucher agli aventi diritto.

Come già evidenziato in fase di apertura, formalmente ci sono 24 mesi a disposizione per richiedere il bonus ma è pur vero che il budget delle risorse è fissato a monte, quindi si procederà all’assegnazione degli incentivi in base alla disponibilità dei fondi.

Dove richiedere bonus Internet e pc

Per quanto concerne il bonus Pc 2021, trattandosi di privati, era possibile rivolgersi direttamente al provider preferito, presente nella lista degli operatori aderenti all’iniziativa, che si occupa di espletare la pratica.

Per quanto concerne invece il bonus Internet 2022, sono le imprese a poter beneficiare dell’agevolazione, pertanto a loro spetta inoltrare la domanda direttamente.

Attenzione! Al momento in cui si scrive non è ancora possibile presentare le domande per ottenere i voucher Internet 2022. Per avere aggiornamenti, è possibile continuare a seguire la sezione notizie della testata giornalistica oppure uno dei canali social di proprio gradimento.

Si attendono dunque le disposizioni da parte del Mise, per quanto concerne le modalità e i termini di inoltro delle domande nonché le tempistiche per l’erogazione dei contributi.

Quando scade bonus Internet

Il bonus Internet ha una durata di 24 mesi, a partire dal giorno in cui ci sarà ufficialmente la comunicazione relativa alla possibilità di poter inoltrare le domande.

In realtà, i fondi a disposizione, per quanto piuttosto sostanziosi (702 milioni di euro) sono comunque limitati. Si stima che

La platea delle imprese potrà variare da un minimo di 850 mila a un massimo di 1.400.000 beneficiari.

Per ogni domanda inviata dunque si procederà innanzitutto alla verifica dei fondi disponibili, per poi passare al vaglio, nello specifico, dei requisiti richiesti alle imprese e delle condizioni contrattuali da rispettare, per poter usufruire del voucher.

Novità Bonus 2022: ecco quali sono senza o con ISEE basso!

Ecco i nuovi bonus 2022!

Tutti questi sono buoni che lo Stato garantisce tramite detrazione fiscale o credito d’imposta, ma solo se si rientra entro alcuni requisiti, in particolare reddituali.

Per avere una veloce panoramica dei principali bonus, ti consiglio il video a cura del Geometra Danilo Torresi.

Sono tutti incentivi o sconti per l’acquisto di servizi o prodotti che a causa del Covid, o proprio “grazie” alla pandemia, sono diventati strumento per alcune riforme o strategie governative, tipo il superbonus 110% per il miglioramento e l’efficientamento energetico.

Oppure il bonus Rottamazione TV per garantire la rottamazione “a spese” del contribuente, con una garanzia di 100 euro di sconto per l’acquisto di un televisore.

Ma vediamo insieme quali sono i principali bonus di quest’anno.

Ecco quali sono i principali bonus 2022!

I bonus 2022 si dividono in tre categorie, e tutte e tre riguardano la famosa attestazione ISEE dell’INPS:

  • ci sono quelli che lo prevedono, e richiedono per l‘accesso un ISEE basso;
  • ci sono quelli che lo prevedono, ma richiedono un ISEE alto, quindi più alla portata di tutti;
  • ci sono quelli che non lo prevedono, i cosiddetti “bonus senza ISEE“.

Questi ultimi sono per lo più sconti e crediti relativi ad alcuni settori, quali il bonus Terme o il bonus Ristrutturazione TV. 

Di contro ci sono altri bonus che, a causa della cifra abbastanza sensibile, lo richiedono, anche se l’ISEE massimo è alto, come il caso del Bonus Vacanze, che prevede un ISEE di almeno 40.000 euro.

E altri che sarebbe stato meglio averlo, perché come requisiti d’accesso sono abbastanza stringenti, come il bonus mobili.

Bonus 2022: ecco come richiedere il bonus mobili

Il bonus mobili è uno dei diversi supporti economici che sono stati rinnovati anche per il 2022, e senza perderci troppo.

Perché fino a qualche mese fa era sicuro che:

  • o veniva abolito una volta giunto a scadenza il 31 dicembre 2021;
  • o veniva ridotto il limite di spesa da 10.000 euro a 5.000 euro.

Non è accaduto nulla del genere, anzi, è stato riconfermato il limite di spesa a 10.000 euro e la proroga è stata protratta fino a dicembre 2023.

Semmai il problema di questo bonus è l’essere solo una detrazione fiscale, come il bonus idrico. Non prevede un rimborso creditizio, o un bonifico come era disposto per il bonus rubinetti fino al 31 dicembre 2021.

Avrai la possibilità di acquistare mobili o elettrodomestici di ultima generazione e di classe energetica A, E, F, e di poter scalare queste spese come detrazione IRPEF della tua Denuncia dei Redditi.

Ma solo il 50% sarà detraibile, quindi avresti una riduzione della pressione fiscale solo di 5.000 euro su una spesa massima di 10.000 euro.

Avevamo spiegato nell’articolo del bonus idrico i motivi per cui tutti i buoni stanno puntando alla detrazione IRPEF. A parte alcuni bonus come quello delle Vacanze.

Bonus Vacanze 2022: ecco come richiederlo (in caso di proroga)

Il Bonus Vacanze 2022 è un buono che solo in parte si presenta come detrazione fiscale, perché l’80% del voucher potrà essere speso direttamente sul totale delle spese vacanziere.

Si tratta di un incentivo per accedere alle strutture balneari e di ristoro, e attualmente sembra sia in fase di proroga, anche se con molti se e molti ma, visto che tra il 2020 e il 2021, quando venne rinnovato solo a chi non avava ancora fatto richiesta, ha avuto un calo delle richieste.

Forse è dettato dal fatto che richiede l’attestazione ISEE, e che si possa provvedere a ottenere il bonus solo se si ha meno di 40.000 euro di reddito annuo, con tanto di famiglia allargata.

Perché si passa da 150 euro per un solo soggetto fino a 500 euro una tantum per tre o più persone nello stesso nucleo familiare.

Inoltre non prevede cessioni e non si può utilizzare per servizi extra quali la ristorazione o l’utilizzo di attrezzature varie, ombrelloni e sdrai però esclusi.

Nonostante la platea più ben disposta, il vero successo dell’annata passata è stato decretato dal bonus Terme. Motivo di questo successo? Probabilmente l’essere un bonus senza ISEE.

Bonus Terme 2022: ecco come richiederlo (in caso di proroga)

Nel caso in cui il bonus terme dovesse tornare operativo dal 2022, si potrà richiederlo presso il sito di Invitalia, a patto però di non averlo già richiesto nella precedente erogazione.

Ci sono state due date nel 2021 in merito a questo buono:

  • il 28 ottobre era la data in cui il servizio di registrazione per le aziende era diventato disponibile per tutti coloro che volevano aderire all’iniziativa;
  • l’8 novembre era la data in cui il cittadino poteva richiedere, alle aziende che avevano aderito il 28 ottobre, la disponibilità del bonus.

Se hai già provveduto a richiederlo l’8 novembre, e l’hai consumato in quei 60 giorni di disponibilità previsti, difficilmente potrai richiederlo in caso di proroga.

Questo però è ancora da decidersi, anche se in un precedente articolo avevamo trattato dell’assenza di un vero e proprio piano da parte della autorità, secondo quanto denunciato dal presidente di Federterme, Massimo Caputi.

Quest’ultimo ha voluto segnalare che, in assenza di un rifinanziamento, lo Stato perderà ben 20 milioni di euro, dato che oltre 100.000 voucher sono stati erogati, ma non ancora consumati.

Già qui si può presumere che, a meno di non chiudere definitivamente questo benefit, dovrà provvedere in tempi brevi a rinnovarlo. Anche se questo significherebbe sfidare la curva epidemica del Covid.

Se non altro il problema non sussiste nel caso del bonus nido.

Bonus nido 2022: ecco come richiederlo

Il bonus nido 2022 è un supporto economico per tutti coloro che devono provvedere al pagamento delle spese relative all’asilo nido, quindi alle tasse per l’iscrizione e alla retta mensile, cioè alle undici rate annuali. 

Sebbene dovesse rientrare tra i vari buoni che dovevano essere cancellati in favore dell’Assegno Unico Universale, a causa della sua natura di ammortizzatore non sarebbe teoricamente un incentivo alla natalità come il bonus mamma domani o il bonus bebè.

Pertanto per il 2022 è stato rinnovato, sempre come copertura che riguarderebbe però sole undici mensilità, anche se con un importo finale non indifferente.

Perché si parla di un supporto economico che va da 1.500 euro annui fino a 3.000 euro, ovvero a rate mensili di 136-283 euro al mese, e solo per le spese relative all’asilo nido.

A sua volta il buono riguarda anche coloro che hanno a carico figli diversamente abili, perché, previa segnalazione del pediatra dell’USL, si potrà beneficiare anche dell’assistenza domiciliare e medica.

Anche perché difficilmente potranno seguire le attività dell’asilo nido, qualora siano impossibilitati a livello di mobilità.

Purtroppo, per l’accesso a questo bonus, è richiesta l’attestazione ISEE, che prevede i seguenti scaglioni.

  • 283 euro al mese se si ha un reddito inferiore a 25.000 euro;
  • 225 euro al mese se si ha un reddito superiore a 25.000 euro ma inferiore a 40.000 euro;
  • 136 euro al mese se si ha un reddito superiore a 40.000 euro.

Inoltre, il bonus in questione riguarda solo i bambini con età massima di tre anni, senza distinzioni se adottati, in affidamento o naturali.

Bonus matrimonio 2022: ecco come funziona

Altro bonus 2022 particolare è quello per chi, nonostante il Covid, vuole avere una sua cerimonia nuziale a tutti i costi.

Per questo c’è il bonus matrimonio, che consiste in una detrazione fiscale fino al 25% per le spese cerimoniali.

Ma attenzione, questa detrazione non va agli sposi o a chi si prende il carico economico di organizzare la festa, bensì alle imprese che erogano questo servizio.

Secondo la Legge 106/2021, questo bonus spetta solo a tutte le imprese relative al settore del wedding planning, quali organizzatori di cerimonie, intrattenimento, e in generale il settore HoReCa (Hotellerie, Restaurant, Caterig).

La ripartizione di questo fondo, di ben 60 milioni di euro, riguarda infatti:

  • 10 milioni di euro per le imprese del settore Horeca;
  • 10 milioni di euro alle imprese del settore di intrattenimento, di feste, di cerimonie e di quelli diversi del wedding;
  • 40 milioni di euro a valere sul settore wedding.

C’era anche la possibilità di avere, come sposo o pagante della cerimonia per gli sposi, uno sconto fiscale del 25%, fino ad un massimo di spesa di 25.000 euro. Ma le risorse sono mancate, e l’emendamento, che prevedeva anche un finanziamento di 80 milioni di euro per catering, addobbi, trucco, fotografie e altro, non è passato.

Bonus casalinghe 2022: ecco le ultime novità

In compenso, come bonus 2022, è stato finanziato anche quest’anno un bonus per tutti coloro che attualmente ricoprono degli incarichi domestici senza retribuzione e in maniera del tutto volontaria.

Cioè per chi fa il casalingo o la casalinga. Per questi ci sono dei bonus e dei corsi gratuiti per un possibile sbocco lavorativo. Uno tra questi è il bonus casalinghe 2022, che riguarda tutti, uomini o donne purché attualmente occupati nelle faccende domestiche.

Questo bonus però non è un’erogazione in contanti o un voucher digitale, ma un’opportunità. Cioè l’occasione per poter accedere ad un corso telematico, tutto a spese del Dipartimento per le Pari Opportunità, e implementare le proprie capacità informatiche o digitali.

Così da ridurre quanto più possibile il gap tecnologico tra le attuali generazioni e quelle precedenti, anche per dare una garanzia in più, a chi ha perso il lavoro causa Covid, di poterlo riavere.

Nuovo bonus 1.000 euro per tutti, senza ISEE. Ecco come averlo

Anche il 2022 si apre con una serie di bonus che possono essere richiesti dai cittadini residenti in Italia. Ma c’è un nuovo bonus aperto a tutti, di ben 1.000 euro che il governo Draghi ha inserito nella legge di bilancio 2022 e che ha reso stabile fino al 2023.

In realtà questo bonus era già presente nel 2021, ma si attendeva il decreto attuativo del ministero della transizione ecologica che è arrivato molto tardi, quasi a ridosso della fine dell’anno, con provvedimento del 27 settembre.

Si tratta del bonus rubinetti o idrico.

Chi aveva sostenuto spese per la sostituzione di sanitari e rubinetti nel 2021, potrà ottenere il rimborso della spesa fino a 1.000 euro.

Lo stesso bonus, che si ricorda non richiede l’ISEE, per il 2022 e 2023 non sarà più sotto forma di rimborso a mezzo bonifico ma sarà un credito d’imposta da portare in dichiarazione dei redditi.

Per l’ISEE si consiglia la lettura dell’articolo ISEE 2022: Inps cambia le regole. Ecco le novità!

Come credito fiscale, il beneficiario quindi potrà scontare l’importo massimo di 1.000 euro sulle imposte che si dovranno pagare tra luglio e settembre, dopo la dichiarazione dei redditi 2023 sui redditi 2022. 

La domanda tuttavia, potrebbe essere lecita e non scontata. Qual è il vantaggio di sostenere una spesa se poi non ci sarà un rimborso del costo sostenuto, fino alla somma massima di 1.000 euro, ma un credito d’imposta che potrà essere fatto valere dopo un anno?

Non ci si deve soffermare sull’importo del credito d’imposta, ma anche sul risparmio che si otterrà sulla bolletta sia energetica che idrica. 

Infatti, il bonus rubinetti, come è stato battezzato, serve proprio a risparmiare il consumo di acqua e quindi a poter alleggerire le bollette, quella dell’energia termica necessaria a far partire ad esempio la caldaia per far scorrere l’acqua calda, che la bolletta idrica stessa.

Bonus rubinetti: 1.000 euro fino al 2023

La legge di bilancio 2022 ha prorogato di due anni il bonus rubinetti per il risparmio del consumo di acqua. Questo bonus non va confuso con il bonus acqua potabile che può ancora essere richiesto fino al 31 dicembre 2022 e che concede invece un credito d’imposta del 50% su una spesa massima di 1.000 euro.

Ma torniamo al bonus rubinetti per il 2022 e 2023.

Tutti coloro che decideranno di fare i lavori nelle proprie abitazioni, esistenti, di efficientamento dei sistemi di erogazione dell’acqua, potranno contare su un credito d’imposta di 1.000 euro, come cifra massima, da sfruttare nella prima dichiarazione fiscale utile. 

La misura voluta dal ministero per la transizione ecologica è stata già utilizzata nel 2021. Per chi ha speso nel passato anno somme per sostituire rubinetti e sanitari a minor consumo e spreco d’acqua, potranno invece ricevere il rimborso di quanto speso fino ad un massimo di 1.000 euro.

La vera differenza tra il nuovo bonus 1.000 euro fino al 2023 e quello esistente nel 2021, è proprio nella modalità di utilizzo.

Il governo Draghi ha introdotto la novità di utilizzare il bonus come credito e non come rimborso. Una differenza notevole perchè il bonus, sotto forma di credito d’imposta, non sarà percepito come misura intera, ma come abbattimento dell’irpef lorda. Una netta differenza rispetto ad un rimborso della spesa effettuata, nel limite di 1.000 euro.

Utile il video di Mondo Pensioni sul bonus idrico che illustra le modalità per poterne beneficiare.

Bonus 1.000 euro: chi può averlo

Il bonus rubinetti o risparmio idrico è stato introdotto con la legge di bilancio 2021, ma è entrato in vigore effettivamente con il decreto di attuazione del ministero della transizione ecologica solo negli ultimi mesi del 2021. 

A poter fruire dell’agevolazione, che nel 2021, è stata sotto forma di rimborso della somma spesa per gli acquisti ed interventi necessari al risparmio idrico, sono stati tutti i titolari di un diritto reale sull’immobile in cui avevano la residenza. 

Questo stesso requisito è stato confermato anche nella proroga del bonus rubinetti per il 2022 e 2023.

Chiunque abbia a vario titolo un diritto reale sull’abitazione già esistente potrà far valere il bonus risparmio idrico. Quindi il bonus è per singola unità abitativa su cui la persona ad esempio abbia la proprietà, oppure sia un inquilino o gode di un diritto di uso. Nel caso in cui sia l’affittuario a richiedere il bonus rubinetti 2022, però, dovranno sussistere due condizioni: innanzitutto, c’è bisogno del permesso da parte del proprietario di casa.In secondo luogo, poi, se è l’affittuario che otterrà il beneficio, dovrà essere questo a farsi carico delle spese di sostituzione dei rubinetti.

Non può richiedere il bonus ad esempio il figlio maggiorenne a meno che non abbia una quota di proprietà sull’immobile. 

Per poter avere accesso al bonus rubinetti di 1.000 euro il soggetto che effettua gli interventi deve essere residente in Italia. Quindi non è necessaria la cittadinanza ma solo la residenza.

Altro aspetto utile da ricordare è che il bonus è utilizzabile solo dalle persone fisiche. Dunque imprese individuali, cooperative o imprese in genere non possono godere di questo bonus se ad esempio decidono di sostituire sanitari e rubinetti negli edifici in cui si svolge attività lavorativa.

Bonus rubinetti: 1.000 euro senza ISEE

Tra i requisiti richiesti per poter accedere al bonus idrico non è contemplato l’ISEE. L’indicatore della situazione economica equivalente, usata per la maggior parte degli aiuti, incentivi e bonus degli ultimi due anni, non si applica invece al bonus rubinetti da 1.000 euro.

Questo permette quindi a tutti i cittadini che risiedono sul territorio italiano di poter procedere con i lavori di sostituzione di rubinetti e sanitari indipendentemente dal reddito prodotto e dall’ISEE. Unico vincolo è l’importo della misura che non potrà superare i 1.000 euro. 

Ancora una volta si ricorda che per le spese 2021, gli aventi diritto potranno contare sul rimborso della spesa sostenuta, ma riceveranno al massimo 1.000 euro. Per chi invece farà i lavori nel 2022 o nel 2023, i 1.000 euro saranno invece da portare nella prima dichiarazione dei redditi dell’anno successivo a quello di sostenimento delle spese. 

Bonus 1.000 euro: quali sono i lavori ammessi

Il bonus rubinetti è concesso per alcuni lavori da effettuare sul sistema di erogazione dell’acqua con la finalità di ridurre il consumo di acqua. Così per esempio non si potranno sostituire lavabi o piatti doccia, così come una vasca da bagno. Ma i relativi miscelatori montati su lavandini, sanitari, docce o vasche potranno essere oggetto di intervento ammesso al bonus. Ma anche la sostituzione dei sanitari laddove il consumo di acqua sia notevolmente ridotto. 

Le specifiche dei lavori ammessi sono riportati nella legge di bilancio 2021 all‘articolo al comma 63. Esso riporta:

fornitura e la posa in opera di vasi sanitari in ceramica con volume massimo di scarico uguale o inferiore a 6 litri e relativi sistemi di scarico, compresi le opere idrauliche e murarie collegate e lo smontaggio e la dismissione dei sistemi preesistenti; 

la fornitura e l’installazione di rubinetti e miscelatori per bagno e cucina, compresi i dispositivi per il controllo di flusso di acqua con portata uguale o inferiore a 6 litri al minuto, e di soffioni doccia e colonne doccia con valori di portata di acqua uguale o inferiore a 9 litri al minuto, compresi le  eventuali opere idrauliche e murarie collegate e lo smontaggio e la dismissione dei sistemi preesistenti.  

Bonus rubinetti 1.00 euro: come richiederlo

Il bonus rubinetti di 1.000 euro, per le spese del 2021, potrà essere richiesto grazie ad una piattaforma, chiamata “Piattaforma bonus idrico”, che metterà a disposizione il ministero per la transizione ecologia. L’accesso a questa piattaforma sarà consentita solo mediante l’identità digitale, quindi è utile essere già in possesso dello Spid.

Ma solo per coloro che hanno sostenuto la spesa nel 2021 e che quindi potranno richiedere il rimborso. La documentazione necessaria da allegare alla richiesta di rimborso è il modulo esercente che deve essere compilato dal venditore per certificare la tipologia di articoli acquistati e la spesa, la ricevuta o fattura di acquisto. 

Nella richiesta del rimborso si dovranno indicare i dati dell’immobile in cui sono stati eseguiti gli interventi, la descrizione dei beni sostituiti indicando le specifiche tecniche dei nuovi beni installati, il titolo giuridico che si possiede sull’immobile ed infine gli estremi del conto corrente

Con queste informazioni, Consap provvederà al rimborso sull’Iban indicato in piattaforma. 

Per coloro che invece effettueranno i lavori ammessi negli anni 2022 e 2023 dovranno conservare i documenti di spesa e l’evidenza dei pagamenti, meglio se tracciati, al fine di portare in detrazione l’importo di 1.000 euro nella dichiarazione dei redditi. 

Per approfondire invece l’altro bonus “idrico” quello sull’acqua potabile, consiglio la lettura dell’articolo Bonus da 2.000 euro per tutti senza ISEE. Come averlo!

Social network come unica fonte notizie? Quante fake news?

Con “social network” si è soliti intendere un servizio internet che può essere fruito attraverso browser o applicazioni software presenti su dispositivi quali smartphone o tablet.

Il servizio principale dei social network è fornire la possibilità di una comunicazione rapida ed efficace attraverso l’avvalersi di diversi mezzi, da quelli testuali a quelli multimediali.

Gli utilizzi dei social network, come si vedrà, sono svariati. Le abitudini digitali che sono state tenute dagli italiani nell’ultimo periodo sono state registrate puntualmente da Censis-ital communications, il Centro Studi Investimenti Sociali fondato nel 1964.

Infatti, facendo fede al capitolo Comunicazione e media del Cinquantacinquesimo Rapporto Censis che mette in evidenza la situazione sociale dell’Italia nel 2021, a proposito dell’utilizzo di Internet e dei social network si legge:

«Si registra ancora un aumento dell’impiego di internet da parte degli italiani: l’utenza ha raggiunto quota 83,5%, con una differenza positiva di 4,2 punti percentuali rispetto al 2019. L’impiego degli smartphone sale all’83,3% (+7,6%) e lievitano complessivamente al 76,6% gli utenti dei social network (+6,7%).»

Se gli italiani che si affidano ai social network sono sempre di più in aumento, occorre considerare che non sono pochi i rischi che si annidano in un tipo di informazione affidata soltanto a questi spazi.

Disinformazione e fake news, aumentate esponenzialmente durante il sorgere della pandemia, hanno fatto comprendere come risultino indispensabili regole da rispettare per far sì che si possa garantire una buona comunicazione.

Ad esempio, durante il primo lockdown, cioè nel periodo in cui, come si analizzerà in maniera dettagliata, gli italiani si sono affidati con più insistenza ai social network, non sono mancate diverse bufale di varia natura.

Tra le tante, i numerosi rimandi a metodi fai da te in grado di prevenire il contagio. In merito, l’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” ha smentito in maniera categorica alcune fake news, sottolineando in merito alle bufale sul coronavirus come:

«La maggior parte delle volte questa cattiva informazione è causata da un modo impreciso di interpretare articoli scientifici e relative ricerche. In questo modo si finisce col fornire ai media e al pubblico riassunti fatti di parole semplici e accattivanti, ma fondamentalmente sbagliate».

A cosa è dovuto il successo dei social network più utilizzati

Solitamente, ogni utente registrato su una determinata piattaforma ha la possibilità di creare un proprio profilo su cui pubblicare una serie di aggiornamenti rispettando i criteri del social che si sta utilizzando.

Inoltre, spesso può visitare i “diari” degli altri utenti e creare una rete di amicizie virtuali che, dagli anni Novanta in poi, con una crescita esponenziale registrata nell’ultimo periodo, ha portato, anche solo nel contesto italiano, a un utilizzo massiccio.

Il contesto pandemico degli ultimi due anni ha accelerato a dismisura questo processo portando diversi italiani a costruirsi una quotidianità digitale.

Di sicuro, oggigiorno i social network risultano essere tra i modelli di comunicazione più efficaci. A guardar bene, i motivi del successo registrato negli ultimi anni è dovuto a diversi fattori. Fra i tanti occorre indubbiamente includere la voglia di testimoniare le proprie esperienze vissute.

In merito, si pensi al ruolo della fotografia che, sempre più, è diventata negli ultimi anni più che uno strumento di memoria, un mezzo in grado di testimoniare il proprio vissuto.

Sui social network, la testimonianza del proprio vissuto si lega quasi sempre a quella degli altri, alla possibilità di rimanere aggiornati sulle esperienze vissute anche dagli amici o familiari.

Di più: a questo aspetto si aggiunge la possibilità del confronto. Infatti, non a caso, tutti i social più utilizzati prevedono la possibilità di commentare i contributi che vengono condivisi.

Sono tanti gli elementi che hanno portato al successo dei social. Ai bisogni associativi passati poc’anzi in rassegna di legano tanti altri aspetti che rispecchiano la società contemporanea.

Di sicuro, parlando di social network, il rimando principale è Facebook che rappresenta a tutti gli effetti un fenomeno mondiale.

C’è da riflettere anche sul ruolo centrale ricoperto dall’immagine, sempre più padrona indiscussa della comunicazione, come si è accennato poc’anzi. Anche per questo aspetto si può spiegare l’utilizzo sempre più massiccio di Instagram.

Ogni social ha le sue caratteristiche peculiari.Giusto per fare un altro esempio, si pensi a Twitter, i cui brevi contenuti sono sempre rivolti all’attimo presente e presentano una conformazione diverse dal diario da sfogliare a ritroso che riguarda Facebook.

Come ogni cosa, i social network hanno bisogno di un costante ripensamento per mantenere vivo l’interesse mostrato negli ultimi decenni.

In merito, si pensi a Facebook, divenuto da poco Meta. Ci sono aspetti specifici che, analizzati, aiutano a comprendere i motivi degli ultimi cambiamenti.

Data la complessità dell’argomento, si rimanda alla visione di un video presente sul canale YouTube di Stefano Mongardi in cui vengono chiariti i motivi degli ingenti investimenti di Meta nel metaverse e in Oculus.

L’informazione passa solo dai social network per 4,5 milioni di italiani

Tra i motivi più comuni che portano le persone a utilizzare i social network, accanto alla voglia di restare a contatto coi propri amici e alla condivisione delle proprie esperienze, risulta una buona fetta di utenti intenzionati a informarsi in merito a determinati argomenti.

Le ultime informazioni vengono recepite da un numero considerevole di persone attraverso le piattaforme social più comuni.

Dunque, su Facebook, Instagram, Twitter, YouTube e su tutte le altre piattaforme social più utilizzate si incontrano temi di disparata natura che comprendono ogni avvenimento che segnano la giornata.

È chiaro che, come sottolineato, la comunicazione risente delle caratteristiche peculiari di ogni piattaforma utilizzata. YouTube è celebre per i suoi contenuti video; TikTok è sempre più in voga tra le ultime generazioni e presenta una struttura differente, sebbene si abbia sempre a che fare con video.

Di sicuro, al di là delle caratteristiche, si è palesata l’importanza di soffermarsi sui rischi che un’informazione del genere porta con sé. Ancora di più sei i numeri delle persone che fanno affidamento ai social network superano i quattro milioni.

Su tutto, occorre soffermarsi sulla presenza di numerose fake news, sulla loro natura e sul perché della loro diffusione.

Il rischio delle fake news e i numeri dei danni che causano

I problemi scaturiti dall’uso di piattaforme siffatte si sono rivelati molteplici. Nel corso del tempo, sono state numerose le polemiche riguardanti fattori di varia natura.

Si pensi soltanto come esempio allo scandalo politico Facebook-Cambridge Analytica legato ai dati personali di 87 milioni di account Facebook.

In quel contesto, questo numero massiccio di utenti ha visto raccogliere i propri dati in maniera illecita. Le informazioni sono state utilizzate per scopi legati alla propaganda politica.

Si è trattato di un caso lampante che ha fatto notare il bisogno di una regolamentazione più rigorosa rispetto alla linea utilizzata fino a quel momento.

Anche le fake news generano costantemente confusione e causano danni mentali e comportamentali nelle persone.

Infatti, come si vedrà in conclusione di queste considerazioni, il tema della regolamentazione più stringente e, per questo, più efficace viene chiesto a gran voce sotto molti aspetti, sintomo delle zone d’ombra che ancora oggi per molte persone riguardano i social network.

La cattiva informazione resa evidente durante l’emergenza sanitaria

Da quanto l’Oms ha dichiarato l’allerta mondiale si sono susseguite una serie di misure che hanno segnato radicalmente il mondo intero.

Analizzando il contesto italiano si nota come spesso ci siano state confusioni dovute a diversi fattori, alimentate costantemente dal pullulare di una serie di fake news anche e soprattutto sui social network. 

Così, l’utilizzo più massiccio dei social network dovuto al contesto di isolamento in cui ci si è ritrovati a vivere, ha avuto come controparte un tipo di informazione spesso confusionaria e poco attendibile.

Anche durante la somministrazione delle prime dosi del vaccino, in particolare nel primo periodo della somministrazione di Astrazeneca, si è notato facilmente come ogni piccola imprudenza informativa potesse portare conseguenze in merito alla campagna vaccinale.

NewsGuard Technologies ha monitorato il traffico di svariati siti nel mondo, riportando la percentuale di pagine con presenza di fake news al loro interno. I risultati mostrano come

«Sono 449 i siti nel mondo che diffondono notizie false, NGT li ha monitorati uno a uno, e di questi 274 sono negli Stati Uniti, 57 in Francia, 44 in Germania, 20 nel Regno Unito. A fine maggio quelli italiani erano 41 per un traffico totale di pagine viste di oltre 15,5 milioni, stabili da novembre 2020.»

Quali regole e quali controlli più serrati sono previsti nel 2022

La lotta alle fake news, qualunque argomento inesatto vadano a diffondere, è serrata. Di sicuro, come fatto notare, i social network continuano a essere terreno fertile in cui risulta ancora troppo semplice diffondere informazioni volutamente inesatte.

Per questo motivo, nell’ultimo periodo su diverse piattaforme sono state attivate una serie di strumenti che presentano l’obiettivo dichiarato di contrastare questa tendenza.

Ad esempio, su Facebook si è avuto un rimando molto più massiccio a fonti attendibili, mentre sono state rimosse una quantità considerevole di informazioni inesatte.

Il tutto è avvenuto basandosi su una fact checking, sulla verifica dei fatti. Infatti, le etichette di avvertimento hanno segnalato l’inesattezza della notizia letta qualora quest’ultima presentasse inesattezze.

Nell’ultimo periodo, anche su Instagram, essendo legata indissolubilmente a Facebook, sono aumentati a dismisura i pannelli informativi che rimandano a notizie ufficiali sul coronavirus.

Anche su YouTube le fake news sono all’ordine del giorno, al punto che nei mesi precedenti è servita una stretta che ha vietato la disinformazione sui vaccini.

Dunque, i controlli e i modi d’agire registrati nell’ultimo periodo mostrano che le intenzioni siano quelle di agire con più vigore contro la diffusione di feke news.

Criptovalute? Rischiano di essere monopolizzate dalle banche

Non abbiamo dubbi sul fatto che le criptovalute vedranno una crescita non indifferente ancora per moltissimi anni e che, con molte probabilità, il loro mercato verrà legittimato dai governi e le grandi istituzioni.

Tuttavia è possibile che questo processo non avverrà nelle modalità che molti credono. Perché?

Le criptovalute costituiscono un settore dei mercati internazionali spinoso sotto moltissimi punti di vista e si prestano a trasformare per sempre il mondo finanziario per strapparlo al controllo delle grandi istituzioni creditizie che da sempre dettano legge su privati e governi.

Le banche sono delle vere e proprie entità che, dall’avvento della rete internet, con conseguente aumento della libertà d’espressione e divulgazione, si sono viste sempre più alla mercé del progresso e dell’innovazione.

Ora i tempi devono cambiare e non possono più frenare il progresso per paura di essere scavalcate.

Lo stesso manager Matteo Rizzi, si esprime in materia fintech su Opyn, la vecchia Borsadelcredito, ammonendo le banche che rifiutano l’innovazione e tardano ad aprirsi al mondo digitale:

“Il banking service è già morto – dice Rizzi senza mezzi termini – ora il modello è la piattaforma: nella banca entra la startup in varie forme, e la startup usa la banca per offrire i suoi servizi. Quindi una realtà serve all’altra e non c’è crescita senza cooperazione.”

Inutile opporsi cercando di tenere stretto il mercato solo per sé: le istituzioni devono aprirsi.

Non possono più permettersi d’ignorare i tempi che cambiano e non possono più credere che le criptovalute non saranno integrate nel nostro sistema finanziario in modo più complesso, ma sempre più naturale.

Sapete a quanto ammontava la capitalizzazione di questo settore arrivati alla fine del 2021?

Ebbene IlSole24ore scrive:

“Stando a CoinGecko, che monitora oltre 10.000 criptovalute, il valore del mercato nel suo complesso è arrivato a 3.007 miliardi.”

Una bella cifra considerando un mercato non legittimato, uno enorme che farebbe gola a tutti, ma molti enti regolatori bloccano le attività relative alla compravendita di cripto ancora in molti Paesi. Si ha davvero così tanta paura di loro? 

La risposta è NO.

L’unico problema è infatti il tempo: le istituzioni bancarie e gli Stati non stanno riuscendo a trovare un modo rapido di controllare le monete digitali con accordi che ne possano legittimare il loro controllo. 

Ignorare questo mercato, però, sarebbe da stupidi, per questo è possibile che le autorità di controllo che vietano le criptovalute lo facciano solamente per impossibilità di vederle strette dalla loro morsa.

Questo rischia di cambiare per sempre la finanza per come la conosciamo e sappiamo che lo scopo della nascita di questi asset digitali era proprio questo: creare un mondo decentralizzato.

Lo scopo era demolire la struttura di banche e istituti finanziari e come si legge su Panorama, ormai potremmo essere vicini all’obiettivo:

“Dopo anni di dicotomia tra Main Street, economia reale e Wall Street, economia finanziaria, ora il campo sembra restringersi al solo ambito finanziario, trasformandosi in una sfida globale tra l’innovazione della finanza digitale  senza intermediari e la finanza tradizionale, che proprio sul suo ruolo centrale nei mercati finanziari ha costruito ricchezza, potere ed influenza.”

Alcuni provano ad affondare le criptovalute

Uno degli organi più autorevoli in materia di controllo e regolamentazione finanziaria è la FCA (Finacial Conduct Authority) che riguarda soprattutto il mercato inglese.

Essa ha infatti impedito ad uno degli Exchange di criptovalute più grande al mondo, Binance, di esercitare la sua attività nel Regno Unito.

La notizia è stata così riportata dal sito Investire.biz:

“A Binance Markets Ltd è stato vietato dall’autorità di vigilanza finanziaria del Regno Unito, la Financial Conduct Authority, di svolgere qualsiasi attività regolamentata nel Paese. Questa è una delle mosse più significative attuate fino ad oggi da parte di un regolatore contro il settore delle criptovalute.”

Un richiamo che ha fatto eco in lungo e largo attraverso le reti della finanza mondiale.

Anche in Italia, in mancanza di un quadro generale, il mercato delle valute digitali viene frenato da Consob e Bankitalia che mettono in guardia i risparmiatori pubblicamente già dal 2018 in relazione al rischio di questo settore.

Su Unicredit, una delle banche italiane più apprezzate anche all’estero, si legge:

“UniCredit attualmente non effettua alcuna attività di investimento in criptovalute (valute virtuali) né per conto dei propri clienti, né per conto proprio. UniCredit offre consulenza e propone diversi prodotti e servizi di investimento basandosi sulle caratteristiche di ciascun cliente.”

Sconsigliando velatamente la speculazione su questi strumenti in forte ascesa.

Altri invece vogliono le criptovalute

Nei mercati finanziari sappiamo che più si è grandi più è facile sopravvivere e per molto tempo i grandi si sono potuti permettere di restare a guardare e stare dalla parte di Stati ed enti regolatori che impedivano la crescita del fenomeno cripto.

Adesso però il trend dei pesci grossi sta cominciando ad invertire.

Piuttosto che mettere in guardia i regolatori dalle criptovalute, i rappresentanti del settore bancario ora si lamentano del fatto che questi organismi, autonomi o statali, non hanno saputo agire abbastanza rapidamente e che la loro immobilità, mista ai timori per la novità, sta costando alle banche tempo prezioso e tantissimo denaro nel tentativo di competere per trarre profitto dal mercato.

Un esempio? Presto detto.

Un anno fa circa, banche di fama mondiale entravano già nel mercato delle criptovalute in modo autonomo e quasi tempestivo.

WallStreet Italia scriveva:

“Tanto che nel settore della finanza abbiamo assistito all’ingresso di numerose istituzioni finanziarie tradizionali nel criptomarket con prodotti e servizi proprietari come nel caso di Banca Generali, Goldman Sachs e Deutsche Bank.”

Goldman Sachs entra in gioco nel mercato delle valute digitali con derivati finanziari, come opzioni e futures, mentre Deutsche Bank crea portafogli di asset digitali e Morgan Stanley lancia un team di analisi sulle criptovalute.

Anche N26 si pronuncia, ammettendo le colpe proprie e delle altre banche per aver sottovalutato le opportunità che questo mercato garantisce, dichiarando che ci sarà probabilmente la possibilità di compravendita di criptovalute sfruttando il suo contocorrente.

Su Criptovaluta.it l’ammissione del CEO di qualche giorno fa:

“Max Tayenthal – che è anche co-fondatore del gruppo- ha candidamente ammesso che si sarebbe potuto fare di più in questo senso e che ora la banca è pronta a sbarcare nel mondo di Bitcoin e delle altre principali criptovalute.”

Le istituzioni vogliono o no le criptovalute?

Una grande contraddizione che ha avuto molti pareri discordanti nel panorama globale.

La Cina ha fatto molto parlare di sé, ma negli ultimi mesi una delle ragioni è stata proprio il bando delle criptovalute. Nessuna attività in relazione ad esse sarebbe più stata legale.

Allora perché si è annunciato l’impiego dello yuan digitale poco prima del 2022?

Perché l’economia cinese ha vietato l’impiego delle cripto se poi ne ha testato l’utilizzo?

Perché quella che hanno creato era gestita dal governo cinese e il circuito bancario tradizionale era così al sicuro da stravolgimenti esterni.

Su Investing.com leggiamo:

“Nel 2021, la Cina ha testato uno yuan digitale. Sebbene non lo abbia ancora lanciato ufficialmente, a novembre il colosso dell’e-commerce cinese JD.com (NASDAQ:JD) ha annunciato che avrebbe accettato l’e-CNY come forma di pagamento sulla sua piattaforma in occasione della festa dei single.”

Molto bizzarro.

Tuttavia l’operato della Cina è stato emulato da altri grandi Paesi come India e Russia, che hanno bandito le criptovalute ma si preparano a lanciare le loro valute digitali.

Anche gli USA si sono pronunciati da tempo sulla creazione del dollaro digitale, ma l’apertura verso questo mercato è stata sempre positiva, seppur lenta rispetto ad altri Stati quindi qui non c’è molto da stupirsi.

Che la Fed possa entrare in possesso d’informazioni private, però, garantite dal sistema delle blockchain e NFC suscita malcontento, specialmente se questa tecnologia è stata realizzata proprio per lo scopo contrario: trasparenza sì, ma decentralizzazione e libertà dal controllo prima di tutto.

Anche su Facile.it se ne fa menzione:

“Tuttavia non sono poche le preoccupazioni in merito alla possibilità che il Governo Federale possa violare la privacy dei cittadini accedendo alle transazioni che questi preferirebbero concludere in privato.”

Insomma, non è strano che i governi e le banche ci abbiano messo così tanto per accettare le criptovalute e, proprio quando sembrano per farlo, le mettono al bando o ne sfruttano i principi per crearne di proprie?

Chi la spunterà: istituzioni o criptovalute?

I vantaggi delle criptovalute sono innegabili, specialmente per chi nel sistema e le istituzione vede sempre un dinosauro lento e lontano dagli interessi delle comunità.

Le valute convenzionali comportano molteplici rischi d’altronde. Ad esempio, alcune banche sono vulnerabili ai cicli di fallimento mentre, con le criptovalute e le blockchain, l’utente avrà sempre accesso ai propri fondi.

Inoltre mentre, le istituzioni richiedono sempre più informazioni personali, questo con le valute digitali non succede, perché basta una connessione internet per la ricezione o l’invio dei token.

E non dimentichiamo che la facilità di pagamento e l’inutilità d’intermediari fa delle criptovalute il mezzo più utile per risparmiare nelle commissioni di gestione ed invio denaro.

Di contro, purtroppo, la velocità d’invio è ancora bassa, senza le istituzioni e i governi che le accettino in toto risultano molto limitate e le transazioni, una volta avvenute, sono irreversibili.

Questo ci porta a pensare che nessuna delle due possa vivere senza l’altra e che questo spiega la contraddizione sull’argomento: le criptovalute fanno breccia nella finanza centralizzata, ma non riescono a prendere il controllo e le grandi istituzioni cercano di mettere le mani su di loro per controllarle senza farsi da parte.

Il risultato? Le criptovalute evolvono rapide, ma sotto il controllo delle istituzioni centralizzate rischiando di venire meno alla missione per cui erano nate.

Prezzo del petrolio al rialzo a più di 82 dollari al barile!

Il 2022 non è cominciato proprio nel migliore dei modi per quanto concerne il petrolio e il suo aumento.

Nonostante la rassicurazione dell’Opec sull’aumento della produzione di petrolio, infatti, il Brent ha continuato ugualmente ad aumentare. 

Ormai il Brent ha superato gli 82 dollari, più precisamente è arrivato ad 82,64 dollari al barile, questo spinge ovviamente in alto anche il gas arrivato a 90 euro per Megawattora in Europa. 

La tensione nel mercato dell’energia è ovviamente alle stelle in questo momento storico! Ormai abbiamo sentito più volte di prezzi delle bollette aumentati, di energia a prezzi esorbitanti.

Cosa c’entra il petrolio con i prezzi delle bollette?

Il prezzo del petrolio è uno degli indicatori più importanti che ci fa capire in quale direzione sta andando l’economia mondiale; da esso dipende l’industria, ma da esso dipendono anche viaggi e turismo. Diciamo che il petrolio è una tendenza che fa comprendere abbastanza velocemente la piega che in un determinato momento sta prendendo l’economica mondiale.

Al momento, come abbiamo detto prima, il prezzo al barile ha superato gli 82 dollari, ma non ha raggiunto comunque il rally (il rally, per chi non lo sapesse, è un periodo in cui il prezzo di un asset di investimenti vede una spinta al rialzo sostenuta, stabile) perché le preoccupazioni per la variante Omicron ha portato alla cancellazione di migliaia di voli aerei e di centinaia di traversate di navi da crociera

Il prezzo del petrolio è aumentato di circa il 50% in un solo anno

I prezzi del petrolio sono saliti di circa il 50% in un solo anno. L’aumento è dovuto soprattutto alla ripresa repentina dell’economia dopo il lockdown e dai tagli dell’offerta dell’Opec.

Il gas naturale a sua volta, secondo uno scenario rialzista, visto che ieri è arrivato a 4,2 dollari, potrebbe facilmente raggiungere i 4,5 dollari. Il ritorno ai 5 dollari è invece ancora da escludere, secondo gli economisti.

Da cosa è dovuto il rialzo del petrolio?

A guidare il rialzo del petrolio ci sono soprattutto le aspettative economiche sull’offerta, che scende sempre di più. E si sa: se l’offerta scende il prezzo sale. Per esempio le scorte di greggio negli Usa sono scese a circa un milione di barili nella settimana scorsa.

Un calo non indifferente di petrolio è avvenuto anche nel principale hub di stoccaggio di Cushing, in Oklahoma. 

Ad una riduzione dell’offerta, si sta affiancando un aumento della domanda che ha visto una richiesta degli Stati Uniti  di 840.000 barili al giorno (bpd) nel 2022 rispetto alla stima che era di 700.000 barili al giorno.

Anche le scorte di petrolio europee sono diminuite a dicembre di oltre l’11% rispetto all’anno scorso.

Se a questo sommiamo il fatto che i prezzi della raffinazione sono aumentati e tornati ai livelli pre-pandemia poiché l’attività dell’aviazione globale è ripresa, nonostante la variante Omicron, ecco che si comprende bene il rialzo che c’è stato. 

Prezzo del Petrolio, quali sono le previsioni degli esperti?

Le previsioni degli esperti sul petrolio nel breve/medio periodo sono peggiorative. 

Goldman Sachs, ha previsto una crescita dell’economia Cinese solo del 4,3%, proprio a causa delle difficoltà che anche questo paese, come il resto del mondo, sta avendo nel contenere questa variante più contagiosa della Delta. Questo, ovviamente, potrebbe causare una diminuzione di carburante. 

Teniamo anche presente che mentre la maggior parte dei paesi del mondo sta cominciando a comprendere che con il Covid bisogna convivere e che è impossibile da rincorrere e da eradicare, la Cina continua con la sua politica zero Covid e questo è un rischio per la domanda di greggio, perché la Cina è il più grande importatore al mondo di petrolio.

Inoltre si sta avvicinando il Capodanno cinese, un periodo in cui normalmente ci sono molti viaggi interni; eventuali restrizioni decisi dal gigante asiatico, dunque, peserebbero molto e in negativo sull’economia del petrolio.

“Tuttavia, per ora, il mercato è ancora maggiormente concentrato sulle dinamiche dell’offerta”, afferma ING.

Cosa dicono gli analisti sull’andamento del petrolio?

Phil Flynn, analista senior di Price Futures Group ha affermato che una domanda più alta del previsto, unita ad un’offerta di Opec più bassa del previsto e ad una scarsità delle scorte di greggio, sono i motivi per cui i prezzi del petrolio stanno salendo inesorabilmente. 

Comunque ieri, 12 gennaio, il petrolio ha chiuso in rialzo a New York; la quotazione è salita dell’1,8% a ben 82,64 dollari al barile.

Il rialzo, come abbiamo già affermato, è causato da forniture limitate e dal timore che un aumento di contagi Omicron facciano completamente deragliare quel bagliore di ripresa economica che si è rivisto nell’ultimo periodo. 

A questo bisogna aggiungere una diminuzione delle forniture da parte dell’Opec, forniture risultate addirittura inferiori a quanto pattuito con i paesi.

Quali sono le previsioni sugli investimenti riguardanti il petrolio?

Sebbene, secondo le previsioni, non si raggiungerà a breve la quota pre-pandemia, si prevede che gli investimenti nel settore petrolifero supereranno i livelli del 2019 di 168 miliardi in soli due anni, raggiungendo i 171 miliardi nel 2024.

Nonostante la pandemia, infatti, gli investimenti mondiali nel petrolio e nel gas quest’anno toccheranno i ventisei miliardi in più, secondo l’analisi economica di Rystad Energy

Se si va avanti così, gli investimenti su petrolio e gas naturalme aumenteranno di circa il 4%, arrivando a toccare i 628 miliardi di dollari, 26 miliardi in più rispetto ai 602 miliardi dell’anno scorso.

Nonostante la pandemia, le prospettive sugli investimenti di gas e petrolio sono molto promettenti

La variante Omicron, almeno in questo primo trimestre 2022, limitando gli spostamenti, limiterà anche la domanda di energia e la ripresa dei trasporti che consumano petrolio. Nonostante tutti questi aspetti apparentemente negativi e la nuova variante, le prospettivi sugli investimenti nel petrolio sono rosee secondo Audun Martinsen, capo della ricerca presso Rystad Energy

Martinsen prevede infatti un aumento del 18% sugli investimenti petroliferi nel 2022.

Quali sono i paesi che investiranno di più in petrolio e gas?

Secondo l’analista i paesi che più investiranno nel nuovo anno, saranno Australia e Medio Oriente, con l’Australia che grazie al gas greenfield, potrebbe vedere un aumento degli investimenti del 33%

Il Medio Oriente vedrà un aumento significativo degli investimenti che dovrebbero superare il 20%, grazie all’Arabia Saudita che aumenterà la sua capacità di esportazione di petrolio e il Qatar che esporterà più Gas Naturale Liquefatto. 

L’attività di GNL riprenderà anche in America, con sei progetti che riceveranno il via libera, cinque negli Stati Uniti e uno in Canada. Anche in Africa ci sono progetti per 5 miliardi di dollari.

In tutto questo c’è da dire che molte aziende già stanno indirizzando parte dei loro budget di investimento verso fonti energetiche a basse emissioni di carbonio, vista la transizione ecologica che vogliono portare a casa la maggior parte dei paesi del mondo. 

Satispay: sistema di pagamenti. Quali sono i vantaggi?

Satispay è un’applicazione che consente di pagare presso negozi fisici o online e di ottenere un cashback.

L’applicazione si può scaricare sia tramite Google Play oppure App Store gratuitamente.  

Ormai è possibile pagare con Satispay praticamente ovunque. Infatti, molti punti vendita sia fisici che online hanno scelto di aderire a Satispay.

Per quanto riguarda gli acquisti online, Frecciarossa, TrenordMerula, TIM, WeTaxi e Pittarello e L’Erbolario sono solo alcuni dei punti vendita più conosciuti dove si può utilizzare quest’applicazione. 

Come è possibile notare, seppur superficialmente, da quest’elenco è che il cashback si può ottenere per gli acquisti più svariati. 

Il cashback sta assumendo sempre più importanza. Lo ha dimostrato dimostra il programma “Italia Cashless” nel 2021. Questo progetto è stato creato dal Governo con l’obiettivo di promuovere l’utilizzo di carte e applicazioni per pagare.

In questo modo è possibile modernizzare il paese e incentivare i metodi di pagamento digitali che sono di gran lunga più rapidi. 

In quest’articolo spiegheremo che cos’è Satispay, come funziona, se ci sono dei costi da sostenere e quali sono le sue peculiarità. 

Iniziamo presentando innanzitutto quest’applicazione. 

Satispay: che cos’è

Satispay è un’applicazione che consente di effettuare acquisti presso punti vendita fisici oppure online aderenti ottenendo un piccolo rimborso o Cashback dalle spese sostenute.  

Si può scegliere liberamente l’importo settimanale di cui si vuole disporre su quest’applicazione. 

Ma come è nata Satispay e qual è l’idea alla base?

Satispay è stata creata da tre ragazzi di Cuneo. La necessità di trovare un metodo di pagamento alternativo era dovuta soprattutto al fatto che molti esercenti non davano la possibilità ai clienti di pagare con la carta di credito, soprattutto per piccole spese, rendendo così necessario il prelievo di contanti. 

I tre ragazzi dunque hanno deciso di trovare una soluzione, iniziando a lavorare alla realizzazione di Satispay nell’anno 2012 per poi renderla attiva a partire dall’anno 2015. 

Dopo aver presentato brevemente Satispay, vediamo adesso più nello specifico come funziona questo metodo di pagamento alternativo. 

Satispay: come funziona

L’applicazione Satispay si può scaricare da Google Play per Android oppure dall’App Store per Apple. Il download dell’app non è a pagamento. 

Una volta scaricata, è necessario effettuare l’iscrizione. Al momento dell’iscrizione vengono richiesti il documento d’identità, l’IBAN e il codice fiscale. 

Bisogna fornire l’IBAN perché Satispay è direttamente collegata al conto corrente.

L’IBAN naturalmente può essere cambiato seguendo i passaggi “Profilo > Impostazioni > IBAN”. Bisogna attendere qualche giorno prima di veder comparire il nuovo IBAN. Se la procedura va a buon fine, verrà inviata una notifica direttamente sull’applicazione. 

Una volta che l’IBAN è stato scelto, sarà necessario selezionare la quantità di denaro che si vuole avere a disposizione ogni settimana sull’applicazione.

Su questo punto è bene fare una precisazione: se si sceglie di avere 100 euro a settimana su Satispay non significa che ogni settimana vengono prelevati 100 euro dal conto ma solamente il denaro necessario per ristabilire il budget prestabilito. Quindi se per una settimana i 100 euro non sono stati ancora spesi non verrà prelevato nulla. Se invece sono presenti 80 euro verranno prelevati dal conto corrente solamente 20 euro. 

Una volta effettuato il pagamento sarà possibile beneficiare di un cashback istantaneo sulla spesa effettuata, ovvero di un rimborso.

Il cashback non è sempre lo stesso. Ne esistono infatti di tre tipologie diverse: 

  • “Classico”: significa che è possibile ricevere un rimborso su ogni spesa effettuata 
  • “Primo acquisto”: significa che si ottiene un rimborso solamente la prima volta che si effettua un acquisto presso un determinato punto vendita
  • “Incrementale”: per ogni spesa si riceve una percentuale di cashback maggiore 

Il cashback, ovvero quella piccola percentuale di denaro che viene accreditata immediatamente dopo un acquisto, viene sempre mostrata prima di procedere al pagamento. 

Un’informazione molto importante da sapere è che i cashback non sono uguali per tutti gli utenti Satispay.

Ad esempio, nel caso del “cashback incrementale”, è possibile che un utente che non abbia mai effettuato un acquisto presso una determinata attività veda il 5% di cashback mentre un altro cliente che ha già effettuato più acquisti può vedere il 15%. 

I soldi che vengono recuperati possono essere utilizzati per effettuare dei nuovi acquisti tramite l’applicazione oppure per scambiare denaro. 

Lo scambio di denaro è molto utile per saldare dei piccoli debiti. Ad esempio, se si esce a cena fuori con un paio di amici e un membro del gruppo paga per tutti, è possibile inviare la propria parte sul conto Satispay dell’altra  persona. 

Si ricorda che non è possibile utilizzare Satispay su più dispositivi contemporaneamente. Si può effettuare l’accesso infatti solo tramite un dispositivo alla volta. 

Satispay inoltre garantisce molta protezione grazie soprattutto al codice PIN. Nel caso in cui il PIN venga dimenticato, è possibile recuperarlo tranquillamente cliccando sulla voce “PIN dimenticato”. Nel caso in cui non si riesca a risolvere il problema, è possibile contattare l’assistenza tecnica dell’applicazione. 

Anche gli esercenti possono utilizzare Satispay nella sua versione Satispay Business che consente di ricevere pagamenti sicuri. Al momento sono più di 176mila i punti vendita sia fisici che online che hanno scelto di aderire a Satispay. 

Dopo aver spiegato come funziona Satispay, vediamo adesso se ci sono dei costi da sostenere sia per il download che per eventuali commissioni. 

Satispay: quanto costa

Satispay non è un’applicazione gratuita al 100%. Se è vero che buona parte delle operazioni che si possono fare sono gratis, in alcuni casi vengono applicati dei costi di commissione

Se si usa Satispay per pagare bollettini, avvisi pagoPA, bollo auto e moto è necessario pagare 1 euro.

Nel caso in cui si spenda più di 10 euro presso un’attività che non ha una sede fissa si pagano 20 centesimi. 

Se si paga tramite il totem (una colonna con display presente in un punto vendita) viene applicata una commissione dal valore del 1%.

Nel caso degli e-commerce web, e-commerce app e nelle piattaforme Social Media ci sono due tipi di costi: per i pagamenti inferiori o uguali a 10 euro viene applicata una commissione dell’1%.

Se invece si tratta di pagamenti che superano i 10 euro viene applicata una commissione dell’1% alla quale si sommano 20 centesimi. 

Presso i distributori automatici viene applicata una commissione dell’1% per ogni singolo pagamento. 

Per quanto riguarda invece Satispay Business non ci sono costi particolari. 

Dopo aver parlato di quali sono i costi che interessano Satispay, vediamo adesso dove si può utilizzare. 

Satispay: dove si usa?

Satispay si può utilizzare presso tutti i punti vendita fisici o online che hanno aderito all’iniziativa. Elencarli tutti sarebbe impossibile poiché ormai sono davvero tanti. 

Per capire quali sono questi negozi è molto semplice: nel caso dei negozi fisici è possibile trovare, ad esempio, un piccolo adesivo con il logo Satispay attaccato alla porta del negozio.

Nel caso invece dei negozi online è possibile consultare la sezione dedicata ai pagamenti. 

In alternativa, per quanto riguarda i punti vendita presenti sul web, potete consultare la pagina del sito di Satispay dedicata ai negozi online aderenti

Dopo aver spiegato dove è possibile utilizzare Satispay, vediamo adesso quali sono i suoi vantaggi. 

Satispay: addio contanti?

Il grande vantaggio di Satispay è che non solo ti permette di pagare senza usare contanti ma anche di ricevere un piccolo rimborso immediato. 

Chiaramente se ci si sofferma sul singolo acquisto la cifra del cashback risulta piuttosto irrisoria. Bisogna infatti tenere conto di tutti i rimborsi ottenuti. 

I rimborsi possono essere molto utili soprattutto per coloro che si trovano in difficoltà economiche e che hanno bisogno di tenere spesso sotto controllo il proprio conto in banca.

Sebbene infatti il cashback non sia di per sè molto alto se conteggiato sui singoli acquisti, nel complesso anche solo un centinaio di euro possono fare sicuramente comodo ad una persone oppure ad una famiglia economicamente vulnerabili. 

Come al solito, non dobbiamo lasciarci ingannare dalle tecniche di marketing. Il fatto di ricevere dei rimborsi non ci deve spingere ad acquistare in maniera impulsiva altrimenti viene meno l’obiettivo principale di Satispay che è, sostanzialmente, il risparmio. 

Molto semplicemente se scegliamo di acquistare uno o più oggetti che ci servono presso un punto vendita possiamo controllare se è convenzionato o meno con Satispay in modo da ottenere un piccolo rimborso. 

Oppure, se ripetutamente si effettuano acquisti presso un determinato punto vendita, utilizzare Satispay potrebbe ritornare molto utile. 

Ma i vantaggi di quest’applicazione non finiscono qui.

Un altro punto positivo è che i pagamenti sono sicuri sia per coloro che utilizzano la versione normale dell’applicazione sia per coloro che utilizzano Satispay Business.

Satispay inoltre garantisce molta protezione. Nel caso in cui un cellulare venga perso o rubato, è possibile mandare una email al servizio clienti di Satispay. Ad ogni modo, l’account è protetto da un PIN. 

Satispay inoltre non vincola in nessun modo: nel caso in cui l’applicazione non faccia per voi potete scegliere di disattivare l’account. I soldi verranno riaccreditati nuovamente sul conto bancario associato all’applicazione. 

Se invece scegliete di non utilizzare più l’applicazione ma solo momentaneamente potete impostare il budget di Satispay a 0 euro. In questo modo non verranno più prelevati soldi dal conto. Nel caso in cui cambiaste idea, è possibile tornare nuovamente sull’applicazione e impostare un nuovo budget senza nessun problema. 

In caso di problemi, comunque, Satispay mette a disposizione dei recapiti da contattare. 

Bollo auto 2022: occhio alle scadenze! Ecco quando si paga!

Il bollo auto è tornato.

Anche nel 2022 si dovrà pagare la tassa automobilistica più amata dagli italiani, in particolare con le nuove disposizioni previste dall’Automobile Club Italia.

L’idea dell’abolizione del bollo purtroppo è stata riservata, come sempre, per alcune categorie lavorative, nonché per alcune categorie di macchine.

In merito alle esenzioni ti consiglio di vedere il video Youtube di Angelo Greco, che ti spiegherà al meglio qual è la situazione.

Le esenzioni riguardano principalmente le categorie di auto più in vista a livello ecologico, come le ibride e le macchine elettriche.

Al peggio, diverse regioni hanno disposto non solo una riduzione del pagamento del bollo, ma anche delle scadenze più flessibili per venire incontro ai pagamenti.

Ma vediamo insieme la situazione.

Bollo auto 2022: ecco come funziona quest’anno

Il bollo auto prevede il pagamento della tassa di possesso di un automobile registrata presso il Pubblico Registro Automobilistico, cioè il PRA.

E’ gestita dall’Automobile Club Italia (ACI), e viene considerata in generale una tassa alquanto salata se si possiedono più macchine con un motore aventi parecchi Cavalli Vapore (o che sprigioni una potenza in Kilowatt).

Non va confusa con altre tasse, come il superbollo auto, che riguarda solo le macchine che superano i 185 KW, o la tassa di circolazione che riguarda tutte le macchine, senza alcuna distinzione, essendo una quota fissa.

E’ una tassa proporzionale alla potenza del motore, per cui macchine tipo superutilitarie o urbancar hanno costi più ridotti, in genere. Mentre auto sportive o di grossa cilindrata diventano già parecchio difficili da gestire.

Specie da quando hanno cominciato a far valere come ulteriore variabile di calcolo la classe ambientale Euro.

Bollo auto 2022: ecco il nuovo calcolo per questo anno

Quando parlo di classe ambientale non bisogna fare confusione con quella energetica.

Se stessimo parlando del bonus mobili, allora sarebbe giusto parlare di classe energetica, che riguarda infatti il consumo di elettricità e l’efficienza ambientale dell’elettrodomestico, secondo sette classi che vanno dalla A alla G.

Nel caso invece della classe ambientale si parla invece dell’emissione di anidride carbonica, per centimetri cubi, per ogni kilometro.

In questo caso si va da un massimo di 3 euro per le macchine Euro 0, ad una minima di 2,70 euro nel caso di macchine Euro 3. Per poi essere tariffa fissa in caso di macchine Euroe 4, 5, 6, cioè 2,58 euro.

E questo se la macchina ha una potenza inferiore di 100 KW. Anche questa variabile va conteggiata, perché se supera i 100 KW, aumenta praticamente del 50%, sempre per le solite tariffe.

In questo caso si va da un massimo di 4,5 euro per le macchine Euro 0, ad una minima di 4,05 euro nel caso di macchine Euro 3. Per poi essere tariffa fissa in caso di macchine Euro 4, 5, 6, cioè 3,87 euro.

Attenzione però, queste sono medie generiche. Ogni regione decide quanto pagare, e se avere diritto all’esenzione.

Bollo auto 2022: occhio alle nuove esenzioni regionali!

Per esenzione ci si riferisce alla possibilità di avere la riduzione del pagamento del bollo auto, fino ad uno stratosferico 75% in alcune regioni, fino ad un semplice 25% per molte altre regioni.

Addirittura in alcuni casi l’esenzione è permanente, come quella in Lombardia se si possiede un veicolo elettrico, così come in Piemonte.

Altrimenti l’esenzione generica va da quattro ad un massimo di sei anni, oltre i quali si pagherà meno, solo il 75% dell’importo complessivo.

Tutte le regioni garantiscono delle esenzioni o una riduzione dei pagamenti, anche se relativa per lo più a macchine:

  • elettriche,
  • a metano,
  • a GPL (Gas Petrolio Liquido),
  • ibride.

Queste quattro tipologie in generale godono di una serie di esenzioni e riduzioni, tutte approfondite in questo ultimo articolo.

Altrimenti si può ottenere un’esenzione generale del 10% o del 15% sull’importo del bollo, a patto però di avere dalla propria l’essere residenti, nel primo caso, in Campania, e nel secondo caso in Lombardia.

E di avere la domiciliazione bancaria del bollo, quindi niente pagamenti con bollettini postali o pagamenti presso tabaccherie o sportelli postali.

Anche se il problema non è nemmeno quello dell’esenzione, ma della sanzione.

Bollo auto 2022: ecco quando devi pagare

Il pagamento del bollo auto è fortunatamente un solo appuntamento annuale, a differenza di molte altre tasse, come l’IMU, che si paga invece a doppia rata o a rata unica.

Anche se come appuntamento è stringente, visto che devi provvedere al pagamento entro un mese dalla scadenza della validità del tuo precedente bollo auto, senza alcuna proroga possibile

Di conseguenza hanno da pagare la tassa automobilistica entro il 31 gennaio 2022 tutti coloro che avevano la scadenza della validità entro il 31 dicembre 2021.

Per tutti gli altri, hanno tempo un mese per poter procedere al versamento della quota. 

Un discorso diverso va fatto per tutti coloro che avevano il bollo tra le tasse sospese grazie alla Rottamazione TER. Se non avevi provveduto a pagarlo ma era relativo al periodo 1 gennaio 2000 e 31 dicembre 2010, oppure era una delle tante cartelle passate in giudicato tra il 2017 e il 2018, potresti aver beneficiato dell’esenzione tramite saldo e stralcio.

Altrimenti, per tutti quanti, senza ulteriori tempi di attesa per i pagamenti, dovranno aver provveduto entro il 31 dicembre 2021, pena lo scatto del ravvedimento operoso.

Bollo auto 2022: ecco tutte le sanzioni previste

Il pagamento mancato del bollo auto può diventare un problema nel lungo periodo, anche se, con la legge 157/2019, sono cambiati i tempi e i costi del ravvedimento operoso.

Questi è una possibilità per regolarizzare, il mancato, o tardivo, versamento delle imposte prima che sia stato formalmente avvisato di eventuali procedure di ispezione, verifica o accertamento a suo carico. 

Anche se finisce sempre che ti tocca pagare di più.

Generalmente se la cartella esattoriale non viene pagata entro tot giorni (14, 30, 90 giorni di solito) avviene l’aumento dell’importo di tot percentuale, e prima del 2019 poteva arrivare anche al 30% in più, più i vari interessi di mora.

Con questa nuova legge, il ravvedimento prevederà lo scatto di solo il 4,29% sull’importo lordo superati 12 mesi dalla scadenza del pagamento, per poi aumentare al 5% dopo altri 12 mesi, cioè al 24esimo mese.

Anche se la situazione sembra più a favore del non pagare, visto che, in caso di bollo da pagare di 400 euro (a titolo d’esempio), avresti da pagare solo 20 euro in più, in realtà scatta la “trappola” al 36esimo mese.

Ovvero la radiazione dal Pubblico Registro Automobilistico. In caso in cui non si provveda a pagare la tassa entro 36 mesi dalla prima scadenza, e si accumulino nel mentre anche gli altri bolli, scatterà d’ufficio la cancellazione della macchina dal PRA.

Questo significa, da una parte, niente più bolli da pagare. Ma dall’altra la confisca della macchina al primo controllo della Polizia Stradale. Più una bella sanzione da pagare.

Bollo auto 2022: ma non era stato cancellato?

La cancellazione del bollo auto rimane purtroppo un miraggio, anche se per diverso tempo s’era sperato.

Il massimo della cancellazione è stata solo con la Rottamazione TER, ovvero il saldo e stralcio delle cartelle esattoriali relative a meno di 5.000 euro di importo e relative al periodo 2000-2010.

Ma più che cancellazione è stato un condono fiscale, ma irrilevante viste le cartelle in arrivo per tutti gli italiani, una bella sorpresa in periodo di Covid e di crisi economica.

Semmai c’era la notizia in merito al superbollo auto, cioè la tassa automobilistica nazionale disposta per tutti i veicoli che superano i 185 KW, e che pagano 20 euro per ogni KW in più.

Praticamente tutte le macchine sportive e di lusso, purché non storiche o esentate per raggiungimento dei trent’anni dalla prima immatricolazione.

Essendo considerata ai più una micro-tassa, molto limitata, il Governo Draghi stava valutando la loro cancellazione, così come per altre micro-tasse. Ma a gennaio 2022 non si hanno ulteriori novità in merito.

L’unica cosa certa è che va pagato il bollo auto il prima possibile.

Bollo auto 2022: ecco come pagarlo in tempo

In un articolo precedente avevo segnalato le ultime modalità per il pagamento online del bollo auto tramite i servizi online dell’ACI (con tanto di simulatore) o tramite servizi di Home Banking.

Sono sistemi che consiglio caldamente, almeno per evitare il contatto diretto con altre persone ad uno sportello postale o presso il tabaccaio più vicino a te. Specie se sono persone positive al Covid.

Ci mancherebbe di andare a pagare il bollo e ritrovarsi a casa con una bella quarantena da fare a causa del contatto.

Semmai il problema dei servizi online, specie se fatti via Poste Italiane, è la necessità di disporre almeno dello SPID (Servizio Pubblico di identità Digitale), che fino ad oggi è totalmente gratuito, ma che da novembre 2022 sarà a pagamento, almeno per conto delle Poste Italiane.

Questo potrebbe diventare un problema, visto che l’esigenza di dover disporre dello SPID per le attività amministrative sarà sempre più determinante, anche per chi non può più utilizzare i mezzi tradizionali anche a causa dell’età avanzata.

Purtroppo il gap generazionale è un grosso problema in questo paese, ma si spera non riguardi il caso del bollo.

Covid-19, aumenta la lista delle regioni in Zona Arancione!

Continua l’impennata dei casi di Coronavirus, soprattutto con la nuova variante Omicron, cinque volte più contagiosa della precedente variante Delta. 

Anche ieri, nel nostro Paese, i casi sono arrivati a quota 180.426, con altri 351 decessi. Il presidente dell’Istituto Superiore della Sanità, Silvio Busaferro, ha dichiarato che stiamo vivendo una “situazione epidemica acuta”.

Restano in vigore i provvedimenti approvati con il decreto-legge del 31 dicembre n. 229 relativi all’estensione del Super Green Pass, mentre, tra poco meno di una settimana, entreranno in vigore i nuovi provvedimenti approvati con il decreto-legge del 7 gennaio 2022.

Tra le novità avremo, poi, il passaggio da Zona Gialla a Zona Arancione di una regione e il passaggio dalla Zona Bianca alla Zona Gialla, di un’altra regione. 

Andiamo a scoprire insieme tutte le novità di questi giorni e tutte le novità che interesseranno la penisola da lunedì. 

Covid-19 e Zona Arancione, la situazione in Italia 

Come dicevamo poco fa, la situazione in Italia non è delle migliori. Il Covid non cessa di diffondersi tra i cittadini, grazie soprattutto alla nuova variante Omicron

Ecco, infatti, quanto possiamo leggere sulla trasmissibilità di questa variante direttamente sul sito online dell’Istituto Superiore della Sanità:

“Trasmissibilità: ci sono evidenze consistenti che Omicron abbia una maggiore trasmissibilità rispetto alla variante Delta in paesi con una documentata trasmissione di comunità, con un tempo di raddoppio di 2-3 giorni e che potrebbe diventare la variante predominante in poche settimane.”

Insomma, sembra che l’Italia sia in una situazione, per utilizzare le parole del Presidente ISS Busaferro, epidemica acuta. 

Proprio per questo, infatti, la cartina delle Regioni italiane sta diventando sempre più colorata di giallo e arancione, mentre rimangono poche aree ancora in bianco.

Ad oggi, infatti, le Zone bianche sono solamente sei: Umbria, Sardegna, Campania, Basilicata, Puglia e Molise.

Le Zone Gialle, sempre in data di oggi, sono quindici, e comprendono tutto il Nord Italia: Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino, Friuli Venezia-Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, a cui si aggiungono: Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Calabria e Sicilia. 

Ad oggi, sul territorio italiano non sono presenti Zona Arancione o Zona Rossa, ma la situazione cambierà in poco tempo.

Covid-19, una regione in Zona Arancione e una regione in Zona Gialla

Da lunedì 17 gennaio 2022, infatti, due regioni cambieranno colore. Si tratta della Valle D’Aosta e della regione Campania

Dopo un attento monitoraggio della situazione italiana da parte dell’Istituto Superiore della Sanità, il Ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato una nuova ordinanza in cui è stato deciso il cambio di colore delle Regioni Campania e Valle d’Aosta.

La Valle d’Aosta, infatti, con i numeri in continuo aumento, da lunedì si tingerà di color arancione. Sarà proprio la prima regione italiana a passare in Zona Arancione. Dall’altro lato, la Campania si tingerà di giallo

Non verranno presi, per la prossima settimana, altri provvedimenti riguardo, ma con i contagi in ascesa, potrebbe esserci un nuovo cambio di programma per la settimana del 24 gennaio 2022.

Nel frattempo, il Presidente della Regione Valle d’Aosta, Erik Lavevaz ha commentato l’ingresso in Zona Arancione della Valle d’Aosta, ponendo soprattutto l’attenzione sui No Vax e sull’importanza di effettuare il vaccino anti Covid-19

Negli ospedali della Valle d’Aosta, infatti, la maggior parte dei ricoverati non è vaccinata, oppure risulta vaccinata da più di cinque mesi. Nelle terapie intensive, inoltre, 6 dei 7 pazienti ricoverati per Covid-19 non sono vaccinati

Lavevaz ha poi dichiarato:

“La situazione ospedaliera sarebbe radicalmente diversa se tutta la popolazione fosse vaccinata. Con le regole in vigore piccolissimi numeri sui ricoveri possono far cambiare la collocazione della Regione: vaccinarsi è oggi più che mai un segno di responsabilità e di solidarietà, cui siamo chiamati tutti indistintamente se vogliamo contribuire alla ripartenza della Valle d’Aosta”.

Dall’altro lato c’è, poi, la regione Campania che, dopo quasi sette lunghi mesi, esce dall’area bianca per colorarsi di giallo.

La regione aveva già l’obbligo di mascherine all’aperto. Il Governatore della Regione, Vincenzo De Luca, ha dichiarato sul suo profilo Facebook, in merito alla situazione dei ricoveri:

“Noi registriamo dato il tasso altissimo di contagio. Ogni giorno abbiamo 50 70 pazienti. Se i numeri sono questi, è evidente che si dovrebbero trovare ogni 10 giorni altri 500 posti letto aggiuntivi. Questo rimane un punto di criticità forte che impegna tutti quanti, noi e le nostre strutture.”

Il Governatore De Luca ha poi parlato dell’obiettivo più importante: superare la mensilità di gennaio e, dunque, il picco dei contagi. Ecco le sue parole:

“Dobbiamo arrivare a superare il mese di gennaio, perché è prevedibile che il picco del nuovo contagio ci sarà a gennaio e tutto quello che abbiamo fatto in queste settimane, dal punto di vista organizzativo e delle misure di contenimento, aveva questo obiettivo. È prevedibile che dopo gennaio il picco dei contagi sarà raggiunto e scenderemo rispetto alla media dei ricoveri giornalieri.”

Covid-19 e Zona Arancione e il Report ISS

Nell’ultimo periodo, nel nostro Paese è salito l’indice Rt. Per chi non lo sapesse:

“Il valore attribuito a Rt indica il numero di persone che possono essere contagiate da un individuo che ha l’infezione e il suo calcolo si basa sempre sul rapporto fra i valori di una settimana e quelli della settimana precedente.”

Dal 22 dicembre 2021 alla prima settimana di gennaio 2022, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1.56

Secondo quanto affermato dall’Istituto Superiore della Sanità il report era in aumento rispetto alla settimana antecedente. I dati confortanti, invece, arrivavano per l’indice di trasmissibilità calcolato sui ricoveri negli ospedali

Con il rapido aumento dei contagi, sono aumentati anche i casi di ricoveri nelle terapie intensive arrivati al 17.5 per cento in data 13 gennaio 2022

Ricordiamo, infine che in Zona Bianca, Zona Gialla e Zona Arancione saranno valide le medesime regole per chi risulta in possesso di Super Green Pass

Mediante il super certificato si potrà effettuare l’accesso in tutti i locali pubblici al chiuso, in stadi e palazzetti dello sport, in bar, ristoranti, pub, pasticcerie.

Sarà, poi, possibile accedere a discoteche o agli impianti sciistici, compresi quelli in zona arancione, che ricordiamo, da lunedì riguarderà la Valle d’Aosta. Infine, con il super green pass, in zona gialla, ci si potrà accomodare in più di 4 persone al tavolo e salire sui mezzi pubblici locali e interregionali.

Con il green pass normale, tramite tampone molecolare valido 72 ore o antigenico, valido 48 ore, si potrà andare al lavoro, entrare in farmacia, nei supermercati. Dal 20 gennaio sarà obbligatorio mostrare l’esito negativo al tampone per accedere in saloni di parrucchieri, per andare dall’estetista o dal barbiere.

Dal 1° febbraio questo obbligo viene esteso per accedere in tutti gli uffici pubblici, come Poste, Inps, Centri per l’Impiego o banche.

Il Green Pass, ad oggi, ha validità 9 mesi, ma dal 1° febbraio 2022, secondo quanto stabilito dal decreto-legge del 7 gennaio 2022l avrà validità 6 mesi dall’ultima somministrazione del vaccino o dalla guarigione dal virus.

Il super green pass si ottiene dopo la guarigione o a seguito della doppia somministrazione del vaccino, la terza dose si potrà ricevere dopo 120 giorni dalla seconda.

Reddito di Cittadinanza in pagamento! Ecco per chi

Lo sapevamo da un po’ di giorni, ma con la data di giovedì 13 gennaio 2022 ne abbiamo avuto la certezza: il Reddito di Cittadinanza di metà mese è stato erogato in anticipo.

Le lavorazioni sono partite nella serata di giovedì e le prime ricariche sono arrivate con la data di giovedì, 14 gennaio 2022. 

Alcune ricariche, poi, partiranno nuovamente con la data di lunedì 17 gennaio 2022. Andiamo a vedere nel dettaglio le ricariche di metà mese del RdC, le integrazioni con l’Assegno Unico Temporaneo e le prossime ricariche previste.

Prima, vi lascio un video YouTube dal canale di Mr LuL, in cui si parla delle ricariche Inps di metà mese del Reddito di Cittadinanza:

Reddito di Cittadinanza, la ricarica di metà mese

La misura del reddito di cittadinanza è entrata ufficialmente nel nostro sistema di sostegni nel Marzo 2019, sotto il governo Conte I.

La misura è targata Movimento 5 stelle e ha sempre avuto l’obiettivo di aiutare le famiglie in particolari situazioni di disagio economico mediante un sostegno mensile erogato dall’Inps su una carta di Poste Italiane: la RdC card.

Dalla sua entrata in vigore abbiamo sempre avuto due differenti date di pagamento: la prima, coincidente con metà mese, e la seconda, verso la fine del mese.

La ricarica di metà mese è riservata unicamente a tutti coloro, nuclei familiari e singoli cittadini, che richiedono per la prima volta il beneficio economico mensile.

Il cittadino interessato al sostegno economico, e che è in possesso di tutti i requisiti per ottenerlo, procederà all’inoltro della richiesta all’istituto nazionale di previdenza sociale, questo, dopo attenti controlli, diventati più severi dopo l’approvazione della legge di bilancio 2022, che prevedono anche controlli all’estero, procederà all’accoglimento o al respingimento della domanda.

Una volta accolta, la ricarica viene effettuata il mese successivo, con la data del 15 del mese. Dalla seconda mensilità, poi, la ricarica diverrà ordinaria, a meno che non insorgano particolari problemi, come la scadenza dell’Isee, e viene erogata con la data del 27 del mese.

La ricarica di metà mese viene anche elargita a tutti coloro che chiedono rinnovo della prestazione all’Inps. In questo caso, il cittadino che è ancora in possesso di tutti i requisiti idonei alla percezione del reddito di cittadinanza, invia nuovamente una domanda all’istituto previdenziale per ottenere il rinnovo.

Il rinnovo può essere chiesto dopo 18 mesi di percezione ordinaria del reddito e un mese di stop. Ecco, infatti, quanto possiamo leggere nel Messaggio Inps n° 3627 dell’8 ottobre 2020:

“Il Reddito di cittadinanza è riconosciuto per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi. La normativa prevede che il Rdc possa essere rinnovato, previa sospensione dell’erogazione del beneficio per un periodo di un mese prima di ciascun rinnovo. La sospensione non opera invece per la Pensione di cittadinanza.”

Ricordiamo che il rinnovo della prestazione può essere richiesto: sul sito ufficiale dell’Inps nella sezione dedicata, sulla piattaforma del reddito di cittadinanza, sul sito di Poste Italiane, presso i centri di assistenza fiscale e i patronati.

La ricarica di metà mese viene corrisposta anche a tutti coloro che attendono eventuali arretrati della prestazione.

Reddito di Cittadinanza, la ricarica di metà mese e l’integrazione con l’Assegno Unico

Da qualche mese a questa parte, però, la ricarica del 15 del mese non viene elargita unicamente nei tre casi che abbiamo elencato precedentemente, ma c’è anche un quarto caso.

Stiamo parlando dell’accredito dell’integrazione dell’assegno unico temporaneo per i figli minori sul reddito di cittadinanza.

L’assegno unico temporaneo è stato approvato per il periodo compreso tra il 1° luglio 2021 e il 31 dicembre 2021. Veniva corrisposto in maniera automatica per tutte le famiglie con figli minori che percepivano il reddito di cittadinanza, per tutti gli altri, invece, occorreva presentare la richiesta all’Inps.

La ricarica dell’assegno unico temporanea ad integrazione del reddito di cittadinanza viene fatta anch’essa il 15 del mese.

Nel mese di gennaio 2022 è stato effettuato l’accredito delle prestazioni dell’assegno unico temporaneo relative alla mensilità di dicembre 2021.

Per chi attende arretrati della prestazione, questi arriveranno con la prossima ricarica di metà mese, oppure con la ricarica ordinaria di fine mese.

Da marzo 2022 partirà ufficialmente l’assegno unico universale, la misura ufficiale approvata in Senato lo scorso 30 marzo 2021, che verrà elargita a tutte le famiglie italiane con figli i minori, ma anche ai maggiorenni tra i 18 e i 21 anni.

Le ricariche di metà mese del Reddito di Cittadinanza

Come ci ha confermato anche Mr LuL nel suo video, le ricariche di metà mese del Reddito di Cittadinanza sono partite il 14 gennaio 2021, verso l’ora di pranzo

Le ricariche, ripetiamo, si riferiscono unicamente a: nuove prestazioni, rinnovi di prestazioni o arretrati di RdC.

Verso il tardo pomeriggio, poi, sono partiti i versamenti sulla RdC card dell’Assegno Temporaneo per figli minori ad integrazione con il Reddito di Cittadinanza.

Ricordiamo che gli accrediti continueranno anche nei prossimi giorni, partendo nuovamente, per chi non avesse ricevuto il RdC ieri, da lunedì 17 gennaio 2022. Le ricariche ordinarie, invece, verranno effettuate in data 27 gennaio 2022, tra due settimane

La ricarica di metà mese è stata effettuata con un micro anticipo poiché il 15 cadeva di sabato. Inps poteva effettuare le lavorazioni in anticipo o in leggero ritardo, come, però, accade da due anni a questa parte, quando il 15 o il 27 capitano di sabato, i pagamenti slittano al giorno prima

Il restyling del Reddito di Cittadinanza

Con l’approvazione della legge di bilancio 2022 sono molte le novità in materia di reddito di cittadinanza. La prima fra tutte riguarda i controlli che verranno effettuati da Inps in maniera più capillare e rigida; verranno controllati anche conto correnti e proprietà all’estero.

Un’altra novità riguarda il taglio e la revoca del beneficio economico di contrasto alla povertà: con il rifiuto di un’offerta di lavoro congrua, il beneficiario della prestazione economica mensile subirà un décalage della prestazione di 5 € mensili; l’importo non scenderà mai sotto i 300 €.

Dopo il rifiuto della seconda offerta di lavoro congrua, il percettore di reddito di cittadinanza dovrà dire addio alla misura, poiché gli sarà revocata.

La prima offerta di lavoro congrua non è altro una proposta di lavoro collocata nel raggio di 80 km dall’abitazione del percettore di reddito di cittadinanza, ho comunque una destinazione raggiungibile in 100 minuti con i mezzi di trasporto.

La seconda offerta di lavoro congrua, invece, potrà essere collocata ovunque sul territorio italiano, dunque, a un beneficiario residente in Sicilia, potrà essere proposto un trasferimento in Valle d’Aosta.

Inoltre, con l’approvazione della Legge del 30 dicembre 2021 è stato stabilito che non risulteranno congrue solamente le offerte a tempo indeterminato, ma anche i part time del 60% o le offerte a tempo determinato. Risultano congrue anche le offerte in somministrazione per una durata complessiva NON inferiore ai 3 mesi.

In questo modo, il Governo Draghi ha cercato di incoraggiare un ritorno al lavoro per tutti i beneficiari del sussidio economico pentastellato anti-povertà.

Infine, sarà obbligatorio partecipare a colloqui ed attività in presenza presso i Centri per l’Impiego. Coloro che risulteranno assenti rischieranno di perdere il beneficio mensile.