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Bonus casalinghe: incentivare la formazione, non le pulizie!

Dedicato a tutte coloro (e, per la par condicio, anche a tutti) che fino a questo momento hanno pensato al bonus casalinghe come a un incentivo a stare a casa, per svolgere le faccende domestiche e, nel contempo, essere retribuite da parte dello Stato

Ebbene no, deo gratias, non si tratta di questo.

Il bonus casalinghe (o casalinghi che sia) rappresenta un incentivo, per tutti coloro che sono disoccupati, all’autonomia personale. Un tema che da solo è in grado di scatenare accesi dibattiti, su ogni fronte. Rispetto, indipendenza economica, parità di retribuzione… Gli argomenti sono i più disparati e ognuno di essi meriterebbe un proprio spazio di discussione.

In questa sede, ci limitiamo a delineare quale sia il filo conduttore di questa iniziativa, che di per sé si conquista già l’atteggiamento lodevole di chi scrive, dal momento che promuove l’autonomia delle donne e la formazione volta ad acquisire le nuove competenze digitali richieste oggigiorno.

Il bonus casalinghe non consiste nell’erogazione di un assegno mensile, bensì permette ai soggetti beneficiari di usufruire di corsi di formazione che possano agevolare il loro ingresso nel mondo del lavoro e dello smartworking.

Avanti dunque nel cogliere l’opportunità che si presenta, ci sono 3 milioni di euro annui stanziati e soprattutto si lavora “tranquillamente” da casa, figli e incombenze permettendo. Ma si sa, per ottenere qualcosa, l’impegno è tutto.

Bonus casalinghe, sì! Ma in corsi di formazione

Sgombriamo il campo innanzitutto da ogni dubbio: il bonus casalinghe 2022 non si concretizza in un assegno mensile da ricevere direttamente sul proprio conto corrente.

D’altronde, per quale motivo lo Stato dovrebbe retribuire una donna che pulisce la propria casa o prepara il pranzo per i propri figli?

Chi potrebbe mai controllare se il bucato è pulito e le lenzuola fresche di candeggio? Se il pranzo è pronto in tavola o si rimedia con una piadina in 5 minuti? L’impegno di una casalinga è innegabile ma non esistono datori di lavoro o clienti a cui riportare i propri risultati. E allora non siamo di fronte a un lavoro da retribuire.

Lungi da chi scrive sminuire il ruolo fondamentale di una casalinga. Essendo io personalmente mamma bis e senza colf a cui affidare le faccende domestiche quotidiane, ho piena consapevolezza di quanto sia difficile gestire al meglio una casa, organizzare la dispensa, i pasti settimanali, far quadrare i conti mensili tra spesa alimentare e pagamento delle bollette. Nonché destreggiarsi tra scuola, Dad all’occorrenza, influenze stagionali, impegni pomeridiani della prole, amichette, giochi al parco, domeniche al mare, annessi & connessi.

Ma nulla di tutto ciò ha a che vedere con un’attività di tipo professionale. 

Quel tipo di incarico che, specificatamente correlato a delle competenze acquisite nel tempo, grazie allo studio e all’esperienza, consente di avere un compenso in denaro a fine mese.

Ma un ruolo intriso di responsabilità nei confronti di chi ti restribuisce, che comprende anche tutta una serie di obblighi, doveri, rispetto degli orari di lavoro, delle consegne al cliente o del raggiungimento di obiettivi di produttività nei confronti del datore di lavoro.

Più propriamente forse un bonus per disoccupate, non rivolto invece “alle casalinghe”. 

Perché in questa sede parliamo di corsi di formazione digitale destinati a chi è a casa (e giustamente se ne prende cura) ma non sempre per scelta. E che, grazie a questa opportunità di formazione gratuita, può oggi sperare di affacciarsi al mondo online e alle occasioni di lavoro che, grazie a questo trampolino di lancio, può tentare di cogliere.

Bonus casalinghe 2022: cos’è

Si tratta di un bando pubblicato dal Ministero delle Pari Opportunità, che si concretizza in un finanziamento (a costo zero per le donne disoccupate e casalinghe), grazie al quale avere la possibilità di seguire dei corsi, erogati da diversi enti di formazione.

Il bonus si rivolge in maniera esplicita alle donne ma ciò non vieta anche ai casalinghi (disoccupati che, single o in coppia, si occupano della gestione del menage familiare e della pulizia della casa) di presentare esplicita domanda.

L’obiettivo è -a chiare lettere- quello di offrire una possibilità in più a tante persone che, pur volendo inserirsi nel mondo del lavoro, non riescono a causa di difficoltà economiche. Come risaputo oggigiorno trovare un’opportunità di lavoro è davvero un’impresa da mandare avanti col lanternino. La crisi economica, unitamente alla pandemia, di certo non ci ha riservato belle soddisfazioni, da questo punto di vista.

Ma il mondo del web, ormai da anni, ha dimostrato di poter aprire le porte su una molteplicità di occasioni che attendono solo di essere colte al volo.

Certamente sbaglia colei o colui che crede che lavorare da casa, da remoto e in genere online sia sinonimo di guadagno facile, istantaneo e senza sforzi. Ho già personalmente approfondito l’argomento in questo articolo intitolato Lavorare online da casa: non facile, ma possibile e serio, che illustra la condizione tangibile in cui si ritrovano tutti coloro che, come me, oggi possono fare affidamento su un’entrata mensile dignitosa e regolare ma solo a fronte di impegno e tenacia.

Con buona volontà e sacrificio però è possibile raggiungere apprezzabili risultati e concrete opportunità di impiego

Afferma Elena Bonetti, ministro per le pari opportunità

Lo scopo è evitare che la scelta di restare a casa diventi obbligata per la mancanza di alternative, garantendo alle donne libertà di scegliere e l’accesso ad opportunità di lavoro. 

Grazie al bonus dunque non si monetizza ma si ottiene molto di più: la possibilità di avere accesso al mondo del lavoro, di ampliare i propri orizzonti, di cogliere le diverse opportunità presentate a livello professionale e culturale.

I corsi verranno erogati sia da parte di enti privati che pubblici e la priorità, a livello di selezione delle domande inviate, verrà data alle donne.

Il bando relativo al bonus casalinghe, per quanto concerne la candidatura degli enti di formazione, scade il 31 marzo 2022.

Bonus casalinghe 2022, a chi spetta

L’opportunità si rivolge in particolar modo alle donne, che siano casalinghe. La maggior parte di esse risulta in realtà in condizioni di disoccupazione. Spesso infatti si è costrette a lasciare il lavoro a seguito di una maternità oppure si resta senza impiego, a causa del fallimento dell’azienda come è tristemente accaduto per tante persone a seguito della pandemia da Covid-19.

È pur vero che i soldi non bastano mai e un contributo economico in “moneta sonante” fa sempre comodo. Ma è altrettanto certo che in pochissimi purtroppo, pur ricevendo una somma di denaro penserebbe a investirla in un corso di formazione. Soprattutto quando ci sono bambini in casa, le priorità sono sempre altre!

Che ben venga dunque un aiuto in tal senso, che non si materializza in soldi bensì permette, a costo zero, l’accesso a corsi che altrimenti sarebbero a pagamento.

Per poter ottenere il beneficio, bisogna essere residenti in Italia, senza lavoro (quindi né collaboratori né titolari di partita Iva) e svolgere attività di cura quotidiana in ambito domestico, come avviene per le donne casalinghe appunto alle prese con la gestione dei figli e della casa.

È necessario avere l’assicurazione obbligatoria Inail.

Ovviamente non rientrano nella casistica coloro che svolgono attività di pulizie per terzi o baby sitter che si prendono cura dei bambini di altre persone.

In alcuni casi da esaminare, è possibile concedere il bonus anche ai casalinghi, se ad esempio la moglie lavora a tempo pieno e si dimostra che sia lui a occuparsi dei bambini o del menage familiare giorno dopo giorno.

Ecco un video di Pensioni&Aggiornamenti che offre maggiori ragguagli, in attesa delle definizioni ufficiali del decreto attuativo ancora non disponibile

I corsi disponibili per il bonus casalinghe

Cosa è possibile fare grazie al bonus casalinghe? Quali sono le competenze che i corsi erogati permettono di ottenere?

In linea di massima, i corsi riguardano tutto ciò che rientra in ambito digitale e di lavoro in samrt working. Nella fattispecie, sarà possibile

eseguire una ricerca utilizzando diversi motori di ricerca, individuare la presenza di fake news, archiviare le informazioni su piattaforme cloud; produrre dei contenuti digitali e comprendere le norme di copyright

Inoltre, i corsi insegneranno

usare diversi mezzi di comunicazione digitale, come ad esempio email, social e chat; installare e disinstallare i diversi programmi utilizzabili dal pc; proteggere i propri dispositivi e la  propria privacy; utilizzare diversi servizi disponibili in rete a disposizione dei cittadini, come l’utilizzo delle credenziali SPID per accedere ai servizi pubblici.

I corsi si svolgeranno, in via esclusiva, in modalità telematica. Si ha tempo 12 mesi per completare la formazione, secondo orari differenti, proposti nel corso della giornata, a seconda delle diverse esigenze. Può essere prevista la presenza di un tutor.

Bonus casalinghe 2022 come richiederlo

Una prospettiva senza dubbio interessante, dal momento che appunto si tratta di opportunità che conferiscono solo vantaggi, dal momento che corsi sono a costo zero, i quali richiedono solo un po’ di dedizione e disponibilità di tempo da ritagliare nel corso della giornata.

Il termine utile per proporre la propria candidatura è il 31 marzo, entro e non oltre le ore 12. Attenzione! La candidatura alla quale si fa riferimento riguarda gli enti di formazione.

Solo nel momento in cui sarà disponibile l’elenco degli enti formativi autorizzati, allora sarà possibile presentare domanda per uno dei corsi proposti, richiedendo la propria partecipazione gratuita.

Il bonus ha alla base una dotazione finanziaria copiosa, pari a 3 milioni di euro all’anno per il triennio 2020-2022. Per quanto riguarda quest’anno, che per l’appunto dovrebbe essere l’ultimo, stando alla situazione attuale, ci saranno tre tranche di erogazione, ognuna delle quali con importi compresi tra 100 mila e 300 mila euro. 

Si tratta per l’appunto delle somme necessarie per coprire i costi della formazione, e quindi l’erogazione della stessa da parte dei docenti, a vantaggio delle donne casalinghe.

Opzione Donna 2022: INPS avvia la procedura. Le nuove regole

Oggi più che mai, uno dei temi e degli argomenti più dibattuti e discussi tra la maggioranza di Governo italiano, i partiti politici con i sindacati dei lavoratori, è sicuramente quello del sistema pensione italiano. Tra i vari argomenti di discussione, al centro del mirino è finita inevitabilmente anche l’imminente necessità di decidere come procedere con le formule di pensionamento anticipato, in scadenza proprio alla fine del mese di dicembre dell’anno scorso, con precisione il 31 dicembre 2021.

A questo proposito, il risultato del confronto di Palazzo Chigi tra esecutivo e sindacati è stato quello di avviare almeno per l’anno in corso un’ulteriore proroga della pensione attraverso l’Opzione Donna.

In effetti, centinaia di migliaia di donne lavoratrici, speranzose di poter finalmente smettere di lavorare prima del tempo, dunque, senza dover avere tutte le condizioni richieste per la pensione di vecchiaia, erano in trepida attesa di ricevere maggiori chiarimenti da parte dell’Istituto INPS in merito alla nuova procedura INPS che dovranno seguire per poter richiedere la pensione tramite l’Opzione Donna.

Dunque, all’interno del seguente articolo, quindi, saranno affrontati nello specifico tutti i dettagli che fanno riferimento alla proroga dell’Opzione Donna, in maniera tale da comprendere quali sono tutte le indicazioni che dovranno essere seguite da parte delle lavoratrici intenzionate a presentare la domanda presso l’Istituto INPS.

Le ultime notizie sulla proroga della pensione anticipata con Opzione Donna 2022

Dopo un periodo caratterizzato da accesi dibattiti e discussioni nelle camere di Palazzo Chigi, fatto da lunghissimi incontri con gli esponenti dei principali sindacati dei lavoratori, accese manifestazioni dei cittadini italiani, la squadra guidata dal premier Mario Draghi, ha deciso di acconsentire almeno per l’anno attualmente in corso, dunque per il 2022, verso la proroga della Pensione Opzione Donna

Attraverso l’entrata in vigore della legge numero 234 avvenuta nella data del 30 dicembre 2021, è stata pubblicata definitivamente la nuova Legge di Bilancio 2022, che ha dato il via alla configurazione del nuovo sistema pensionistico. Tra le varie novità di maggiore interesse pubblico vi è quella che fa riferimento all’estensione della pensione in anticipo per le donne, concessa appunto attraverso l’Opzione Donna, la quale ha quindi finalmente ottenuto la sua proroga ufficiale per l’interno 202.

In questo contesto, la conferma ulteriore dell’avvenuta proroga degli effetti legati alla pensione anticipata dell’Opzione Donna è avvenuta attraverso la pubblicazione del messaggio INPS numero 169 reso noto all’interno del portale telematico nella data del 13 gennaio del nuovo anno.

È attraverso tale comunicazione che l’Istituto INPS ha deciso di fornire tutte le informazioni necessarie per le donne lavoratrici, al fine di comprendere come dovranno presentare l’apposita istanza e documentazione per poter sperare di ottenere la pensione INPS anticipata indirizzata a loro.

Proroga pensione Opzione Donna 2022: il quadro normativo 

Come di consueto, per comprendere al meglio la procedura, le modalità e le tempistiche che le lavoratrici italiane dovranno rispettare per poter riuscire a raggiungere la tanto auspicata pensione con l’Opzione Donna, è fondamentale anche introdurre brevemente il quadro normativo entro cui si pone questa nuova e ulteriore proroga dell’Opzione Donna, concessa non solo alle lavoratrici dipendenti, bensì anche le libere professioniste e le lavoratrici autonome.

A questo proposito, il riferimento essenziale e le disposizioni di carattere normativo ed operativo attraverso cui è stata concessa l’applicazione della proroga per il 2022 dell’Opzione Donna è quella del Bilancio di previsione dello Stato riferito chiaramente all’anno attualmente in corso.

In questo senso, dunque, le nuove disposizioni contenute in Gazzetta Ufficiale numero 310 del 31 dicembre 2021, Supplemento Ordinario numero 49/L, pubblicato attraverso la legge 30 dicembre 2021, numero 234, sono appunto volte alla proroga dell’Opzione Donna.

In particolare, l’articolo 1, al comma 94 della Legge di Bilancio 2022, ha predisposto la modifica dell’articolo 16 relativo al decreto-legge numero 4 del 28 gennaio 2019, successivamente convertito dalla legge di conversione numero 26 del 28 marzo 2019

I beneficiari della proroga di Pensione Opzione Donna 2022

Sulla base di quanto espresso chiaramente all’interno delle normative e delle disposizioni predisposte da parte del Governo Draghi e che sono state formulate all’interno della nuova Legge di Bilancio 2022, dunque, è possibile chiarire anche chi sono gli effettivi beneficiari della proroga per la Pensione Opzione Donna 2022.

In tal senso, potranno ritirarsi dal mondo del lavoro, mediante la formula dell’Opzione Donna, quelle donne che abbiano maturato un’anzianità contributiva di almeno 35 ani e un’età di 58 e 59 anni (a seconda del lavoro svolto) entro necessariamente la data del 31 dicembre 2021.

In questo senso, concretamente la nuova normativa volta al prolungamento della Pensione Opzione Donna punta alla modificazione del requisito anagrafico, esteso quindi per un ulteriore anno. Questo sta quindi a significare che saranno anche le lavoratrici che sono nate durante gli anni 1963 e 1962 a poter usufruire dell’Opzione Donna. 

Inoltre, all’interno del recente messaggio dell’INPS, sono state confermate anche tutte quelle regole e disposizioni che erano state finora rispettate ai fini dell’applicazione della pensione anticipata per le donne con l’Opzione Donna. 

Per ulteriori informazioni in merito alla formula dell’Opzione Donna, è possibile consultare il video di AppLavoro:

  

Opzione Donna 2022: le regole per avere prima la pensione

Come anticipato, il messaggio numero 169 rilasciato da parte dell’Istituto INPS il 13 gennaio 2022, non soltanto va a precisare l’applicazione e le indicazioni di carattere operativo, legate alla nuova norma sulla proroga di Pensione Opzione Donna, ma ha come scopo quello di confermare e rivedere alcune regole generali che sono state già applicate fino a questo momento.

In questo senso, tra i primi punti da riprendere vi è quello legato al requisito che rimanda all’età anagrafica della donna lavoratrice. In questo caso non vengono applicati eventuali adeguamenti alla speranza di vita.

Tuttavia, nei casi in cui le donne lavoratrici che intendono accedere alla pensione anticipata provvedono a presentare prima la domanda per il riscatto, in questa situazione non sarà più possibile per loro accedere all’Opzione Donna.

Infine, per quanto riguarda le finestre mobili, queste prevedono una durata di 12 mesi nei casi in cui a fare la domanda sono delle donne che svolgono un lavoro come lavoratrici dipendenti, mentre aumenta fino a 18 mesi se si tratta di donne che hanno un’attività da libere professioniste o autonome. 

Quando si può avere la Pensione Opzione Donna?

Durante le ultime settimane dell’ultimo mese dell’anno 2021, la squadra dell’esecutivo ha formulato una serie di proposte e di idee volte appunto a rivedere il sistema pensionistico. Tra i temi toccati vi era anche, come prevedibile, quello legato all’estensione della Pensione Opzione Donna.

Per questo motivo, all’interno del testo della Legge di Bilancio 2022, sono state fornite anche delle specifiche per quanto riguarda un principio che potrà essere validato anche al fine di ottenere l’Opzione Donna. Si tratta di un principio noto a tutti con il nome di cristallizzazione del diritto.

Questo principio rimanda al fatto che le donne che avranno raggiunto le condizioni richieste per avere la Pensione tramite Opzione Donna entro il 31 dicembre dell’anno 2021, avranno la possibilità di inviare la richiesta quando lo riterranno più opportuno, dunque anche nei mesi successivi e a partire dal primo febbraio dell’attuale anno in corso, dunque del 2022.

Mentre per quanto concerne, invece, la decorrenza alla pensione con l’Opzione Donna, questa risulta essere fissata in data 2 gennaio 2022, se a presentare la domanda sono le donne lavoratrici con un contratto di lavoro dipendente. In tal senso, rientrano esclusivamente i casi in cui l’assegno previdenziale sarà liquidato dall’assicurazione generale obbligatoria.

Infine, per quanto riguarda gli assegni previdenziali con Opzione Donna gestiti dal comparto scuola oppure agli Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale, la decorrenza della pensione Opzione Donna sarà prevista rispettivamente nelle date del primo settembre oltre del primo novembre di questo anno, il 2022.

Come trasmettere la domanda per avere Pensione Opzione Donna nel 2022

Nel corso dei vari paragrafi del seguente articolo, si è cercato di offrire una panoramica generale di tutte le nuove disposizioni e normative che l’esecutivo di Draghi ha deciso di proporre nella nuova Manovra finanziaria del 2022. Per questo motivo, si è messo in evidenza non solo i requisiti che sono necessari per ottenere la Pensione Opzione Donna, ma anche i principi e le modalità con cui potrà essere applicata verosimilmente tale proroga.

Tuttavia, ora è fondamentale comprendere come è possibile effettivamente compilare, trasmettere ed inviare in maniera corretta la domanda per poter ottenere la Pensione Opzione Donna.

A questo proposito, le procedure che sono state previste per poter provvedere alla presentazione delle domande di pensione sono state aggiornate così da consentire a tutte le donne lavoratrici che presentano i requisiti richiesti di poter inoltrare correttamente la domanda.

In questo senso, è possibile presentare e trasmettere l’istanza personalmente, attraverso la piattaforma telematica online disponibile direttamente sul sito online dell’Istituto, al link www.inps.it

In alternativa, le donne lavoratrici che hanno intenzione di effettuare la trasmissione della pratica per accedere alla pensione Opzione donna, avranno a disposizione anche il servizio legato al Contact Center disponibile ai numeri 803 164 (se si telefona da rete fissa, con la possibilità di usufruire del servizio gratuito) oppure il numero 06 164 164 se da rete mobile.

L’Inail ti paga gli infortuni sul lavoro! Come funziona?

Da un comunicato stampa pubblicato in data 30.12.2021 sul sito ufficiale dell’Inail (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro), apprendiamo che:

“Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra il gennaio e novembre sono state 502.458 (+2,1% rispetto allo stesso periodo del 2020), 1.116 delle quali con esito mortale (-3,0%). In aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 50.804 (+24,1%). I dati mensili sono fortemente influenzato dall’emergenza Coronavirus.”

Si tratta di numeri importanti, ancorchè non definitivi in quanto relativi al resoconto di undici mesi sui dodici totali dell’anno 2021 e che, in ogni caso, devono essere soggetti ancora alla fase di consolidamento da parte dell’Istituto stesso. Cosa significa? Che le denunce possono essere fatte anche solo a scopo cautelativo ma alla fine, saranno i casi effettivamente accertati ad essere computati in questa particolare statistica.

Purtroppo continua ad essere molto elevato anche il numero delle vittime sul lavoro. Questo dato, soprattutto, nel 2022, è inaccettabile da qualsiasi punto di vista lo si voglia guardare.

Anche il Papa, recentemente, durante la Messa di Natale, ha voluto focalizzare l’attenzione su questo argomento. Come riporta infatti il sito Avvenire.it:

“Messa della notte di Natale. Il Papa: basta morti sul lavoro.”

Una richiesta di aiuto, un grido disperato, la determinazione di far sì che questo argomento stia sotto i riflettori e non si perda nei meandri di una politica che fatica a trovare le giuste soluzioni per l’occupazione e il mondo del lavoro in generale.

Inail: infortunio sul lavoro. Di cosa si tratta

La pandemia ha cambiato il nostro modo di vivere e le nostre abitudini. Ha modificato anche il mondo del lavoro che, nel nostro Paese, viveva già in uno stato abbastanza precario.

Dapprima il lockdown, poi lo smart working: le abitudini dei lavoratori italiani sono mutate in maniera importante in questi ultimi due anni. Di conseguenza, anche le tipologie di infortuni occorsi sul lavoro hanno cambiato sfumature e connotazioni. 

Che cosa si intende per infortunio sul lavoro? Dal sito del Governo – Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali:

“Per infortunio sul lavoro si intende ogni lesione originata, in occasione di lavoro, da causa violente che determini la morte della persona o ne menomi parzialmente o totalmente la capacità lavorativa.”

Che differenza c’è tra le due forme di invalidità, ovvero totale o parziale?

Dal sito Laleggepertutti.it, appuriamo che:

“L’inabilità permanente può essere: assoluta, se il dipendente perde completamente e per tutta la vita l’attitudine al lavoro; parziale, se la capacità lavorativa, pur diminuendo per tutta la vita, si perde soltanto in parte.”

Inail: infortunio da invalidità parziale

Abbiamo appena visto la differenza tra l’infortunio che determina una invalidità temporanea e parziale da quello che invece genera una invalidità permanente totale.

Vediamo di analizzare al meglio le due casistiche iniziando da quella meno pericolosa, ovvero l’infortunio che dà origine ad una invalidità momentanea e parziale.

Fortunatamente non tutti gli avventi avversi che si verificano sul luogo di lavoro o in itinere (perchè giova ricordare che vanno considerati anche gli infortuni occorsi al lavoratore nel tragitto che va dalla propria abitazione al luogo di lavoro e viceversa) portano a conseguenze gravi per la salute dello stesso.

L’infortunio può anche essere di entità più o meno lieve e determinare una situazione di impedimento lavorativo momentanea, sia a livello fisico che temporale. Se ad esempio svolgo un lavoro manuale e le cinque dita sono essenziali per la mia attività, la rottura di un dito della mano, sarà causa di impedimento lavorativo sino a quando non avrà recuperato la totale o quasi efficienza del dito stesso e, conseguentemente, della mano.

In questo caso, sarò nell’impossibilità di svolgere la mia mansione per un determinato tempo (ovvero quello che intercorre tra l’infortunio e il ripristino della funzionalità a livello fisico). Il che, può comportare il fermo totale della mia attività lavorativa o, eventualmente, il passaggio ad altre mansioni e compiti che posso svolgere all’interno dell’azienda durante il periodo di recupero.

Inail: infortunio da invalidità totale

Ben diverso, ovviamente, è il caso di un infortunio di particolare gravità, che comporti la perdità della capacità lavorativa e determini il riconoscimento dello stato di invalidità totale.

La conseguenza di questo stato è il non poter più svolgere alcuna attività lavorativa e quindi quella di essere completamente inabile al lavoro. Mentre nel caso di invalidità parziale, la menomazione fisica è transitoria, nel caso di invalidità totale, si parla di uno stato permanente e duraturo.

Le ripercussioni tra i due possibili scenari, sono quindi estremamente diverse, non solo a livello fisico ma anche a livello economico. Le implicazioni che ne derivano non vanno a colpire solamente il lavoratore, bensì l’intero nucloe familiare.

Basta pensare ad un padre di famiglia, magari con uno o due figli piccoli, che subisce un infortunio grave e dai postumi invalidanti definitivi. In questo caso, oltre al danno fisico, si crea un impatto economico decisamente negativo.

Ecco che quindi, l’intervento dell’Inail è più che mai provvidenziale, oltrechè ovviamente inevitabile.

Cerchiamo di capirne di più, anche a livello pratico.

Inail: come e quando interivene in caso di infortunio

L’Inail interviene in tutti i casi di infortunio sul lavoro o di malattia professionale. In che modo? L’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul lavoro si preoccupa di erogare tutte quelle prestazioni di natura economica, sanitaria ed integrativa che vanno a sostegno del lavoratore che ha subito l’infortunio.

Aspetto importantissimo da segnalare: anche nel caso in cui il datore di lavoro non sia in regola col relativo premio assicurativo e quindi non abbia provveduto al versamento dello stesso, l’Inail interviene ugualmente a favore del lavoratore dipendente.

Le prestazioni economiche riguardano le indennità che spettano al lavoratore che ha subito l’infortunio. Le prestazioni sanitarie riguardano tutto ciò che concerne il percorso relativo alle cure che possano portare alla guarigione e al ripristino della capacità lavorativa. Sono comprese anche tutte le prestazioni relative alle eventuali protesi di cui il lavoratore necessiiti proprio a seguito dell’evento dannoso occorso sul luogo di lavoro o mentre era in itinere.

Quanto paga però l’Inail? Esistono delle tabelle? Quali sono i parametri?

Innanzitutto occorre evidenziare come, per rientrare nella sfera di competenza dell’Inail, l’infortunio deve comportare una assenza dal lavoro ovvero l’impossibilità di svolgere lo stesso per un numero di giorni superiore a tre. 

A comprova di ciò, vi è un certificato medico che, per l’appunto, indica il numero di giorni nei quali il lavoratore dovrà stare a casa e quindi non potrà svolgere regolarmente il proprio compito all’interno dell’azienda presso la quale lavora. 

Inail: paga. Sì, ma quanto? Come verificare lo stato della pratica?

Volendo entrare nei dettagli, viene subito da chiedersi, in quanto consiste, in termini numerici il pagamento da parte dell’Inail. 

Per prima cosa, l’indennità garantita dall’Ente, decorrerà dal 4 giorno di infortunio (come già evidenziato precedentemente).

Quindi i primi tre giorni sono a carico del lavoratore? Assolutamente no. Per i primi tre giorni, spetta al datore di lavoro indennizzare il lavoratore infortunato con una indennità pari al 60% della retribuzione media giornaliera. 

A partire dal quarto e sino al novantesimo giorno di infortunio, l’indennità prevista ed erogata dall’Inail ammonta al 60% della retribuzione media giornaliera del lavoratore. Oltre, ovvero dal novantunesimo giorno sino alla guarigione, la percentuale di indennità riconosciuta aumenta al 75% della retribuzione media giornaliera. 

E se ci sono lesioni permanenti? In tal caso si parla di danno biologico e il lavoratore potrà chiedere all’Inail la liquidazione dello stesso sotto forma di capitale oppure di rendita a seconda dell’entità del danno stesso.

Ma, la denuncia chi la deve fare? E come si può verificare lo stato della pratica? Il suo iter? Il suo buon fine o meno?

Per quanto riguarda la denuncia di infortunio spetta al datore di lavoro. Sarà quindi compito suo, denunciare all’Inail, l’infortunio del proprio dipendente o similare. Il singolo lavoratore che ha patito l’infortunio, potrà seguire l’iter della pratica attraverso il portale dell’Inail, al quale è possibile avere accesso tramite Spid, Carta Identità Elettronica o Carta Nazionale dei Servizi. 

Inail: ti paga l’infortunio. E se volessi tutelarmi da solo?

Se l’infortunio occorso sul lavoro è pagato dall’Inail, è pur vero che esistono altre forme per tutelarsi in caso di infortunio, anche a 360 gradi. A cosa ci si riferisce? Alle polizze assicurative che coprono tali eventi.

Esistono infatti coperture assicurative che possono assicurare l’intera giornata del singolo individuo (cosiddettà copertura completa) oppure la sola copertura professionale (infortuni sul lavoro) o extraprofessionale (infortuni al di fuori dell’attività lavorativa).

Ovviamente, ogni forma di assicurazione ha un suo premio (ovvero prezzo) a seconda dell’ambito più o meno esteso di operatività (la polizza con copertura h24 ha un costo maggiore di quella che copre solo gli infortuni professionali o extraprofessionali), delle garanzie scelte, dei massimali assicurati e delle franchigie e scoperti previsti in polizza.

Va evidenziato un concetto molto importante: quando si stipula una polizza assicurativa, ai fini della garanzia Invalidità permanente da infortuni, è possiibile scegliere tra la tabella Ania o la tabella Inail. Essendo la seconda più favorevole all’assicurato, si consiglia, ove possibile, di richiederne l’inserimento (fermo restando il fatto che, rispetto alla tabella Ania, comporta il pagamento di un premio di polizza superiore).

Abbinando una polizza assicurativa all’indennizzo previsto dall’Inail, potrete completare la copertura della vostra persona. Pensate anche ad una eventuale polizza in caso di non autosufficienza (ove ci siano le possibilità anche economiche). Meglio essere previdenti.

Inflazione record la Fed aumenti i tassi, panico sui mercati

Inflazione record negli USA, nel mese di gennaio fa segnare un valore dell’7%, valori del genere non si registravano dal lontano 1982.

Livelli preoccupanti tanto da far annunciare alla Federal Reserve la volontà in tempi brevi di un rialzo dei tassi di interesse.

Durante il 2022 la Fed ha dunque previsto 3 appuntamenti in cui aumenterà i tassi, questo potrà avvenire già a partire dal primo board previsto per marzo.

Una svolta dunque nella strategia monetaria attuata negli ultimi anni che potrebbe si portare ad una riduzione dell’inflazione ed una stabilità dei prezzi, ma allo stesso tempo rischi di impattare pesantemente sull’andamento dei mercati finanziari.

Inflazione e quadro generale in Usa

Come già scritto in precedenza un’inflazione al 7% in America non si vedeva da almeno 40 anni, il tasso continua a crescere di mezzo punto al mese e questo non può non creare un allarme tra analisti ed economisti.

Questa rapida impennata inflattiva, se escludiamo quei beni volativi, come cibo ed energia responsabili di questo aumento ci accorgiamo che gli aumenti che hanno determinato maggiormente il violento rialzo sono quelli del mercato delle auto usate e quello degli affitti.

Nella giornata di ieri il presidente J.Powell ha ribadito l’inflazione come “un vero e proprio pericolo” per dell’economia americana e che quindi potrebbe prendere a riguardo provvedimenti decisi di riduzione dei sostegni monetari all’economia, ma non è stato chiaro sul quando.

Noi siamo convinti che ciò avverrà nel mese di Marzo, ipotesi rafforzata dagli ottimi dati provenienti dalla disoccupazione scesa sotto il 4%.

I danni provocati dall’inflazione stanno creando disagi sociali ed economici a causa di un aumento sconsiderato dei prezzi di molti tra i beni di consumo comuni. 

Inoltre è importante sottolineare come l’inflazione stia impattando negativamente sul potere d’acquisto degli americani.

Gli importi degli stipendi infatti al netto dell’inflazione hanno subito una riduzione del 2,4% rispetto al 2020, non c’è da essere sereni.

Arrivano rassicurazioni dal presidente Joe Biden che alla luce di questi numeri commenta:

“Stiamo facendo progressi nel rallentare la velocità di aumento dei prezzi, ma abbiamo ancora lavoro da fare perché l’inflazione è ancora troppo alta e sta mettendo in difficoltà molte famiglie”.

“L’inflazione non interessa tutto il mondo, ma è un problema che si sta verificando solo in alcune nazioni come gli Stati Uniti”, questa il commento del direttore generale del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva.

Per chi fosse interessato nel video che segue pubblicato sul canale You tube da Marco Cavicchioli divulgatore Bitcoin, un interessante analisi economico sull’impatto dell’inflazione attuale oltre che ad un probabile rialzo dei tassi di interesse potrebbe avere sull’andamento della momneto digitale.

Mercati finanziari dopati grazie all’effetto leva, ma con il rialzo dei tassi il meccanismo potrebbe rompersi 

E’ il sito Yardeni Research a pubblicare i dati che dimostrino di quanto sia aumentato negli ultimi tempi  il “margin debt” negli USA, nel solo mese di novembre 2021 salito a circa 900 miliardi di dollari, numero praticamente raddoppiato rispetto ai livelli pre-pandemia.

Il margin debit si riferisce ai debiti acquisti da trader ed investitori per l’acquisto di azioni ed obbligazioni.

Praticamente il meccanismo che ha determinato un aumento del volume degli investimenti sui mercati finanziari funziona in questo modo:

L’effetto leva previsto dalle autorità americane per l’acquisto di titoli finanziari (in vendita o in acquisto) prevede la possibilità di farsi prestare dal broker di turno fino al 50% dell’importo necessario.

Di seguito un esempio per rendere meglio l’idea:

immaginate di voler acquistare 1000 azioni di una determinata società che prezzano 2$ l’una.

In teoria per portare a termine l’investimento vi occorrerebbe avere una liquidità di 2.000 dollari, ebbene con le regole vigenti negli Usa potrete acquistarle detenendo “solo” 1.000$.

L’intermediario vi permetterà, finanziandovi metà dell’operazione, di effettuare l’acquisto a fronte del pagamento di una piccola commissione.

Le azioni in portafoglio grazie all’investimento a debito rappresenteranno per il broker la sua garanzia.

Le conseguenze sui mercati finanziari del rialzo dei tassi

Ma cosa centro tutto questo con l‘impatto che potrebbe avere un quasi certo rialzo dei tassi sul mercato azionario?

Per far questo dobbiamo prima finire di vedere i due scenari ai quali andrà incontro il nostro investimento.

Abbiamo dunque comprato le nostre 1000 azioni versando 1.000$ invece che 2.000$.

Immaginiamo ora che il titolo in questione perda valore e scenda di 60 cent., il valore della garanzia scenderebbe a 300 $.

Il broker rimarrebbe scoperto di 700 dollari, a questo punto noi ci troveremmo davanti a due possibili scelte:

  • reintegrare il conto con 700 $;
  • disinvestire vendendo i due terzi del pacchetto azionario.

In pratica, quando si verifica il “margin call”, si corre il rischio che le vendite di titoli siano importanti proprio con l’obiettivo di recuperare la liquidità richiesta del creditore.

Il caso due, il più auspicato da broker è investitori vede il titolo azionario crescere, insieme alla garanzia, in questo caso non ci sono problemi.

Ora il discorso legato al rialzo dei tassi potrebbe compromettere l’intero meccanismo, questo perchè prestare i soldi risulterà decisamente più costoso con gli investitori che si troveranno a chiedere sempre meno denaro per investire a debito.

Il meccanismo finanziario che ha regolato l’acquisto dei titoli con la possibilità di sfruttare un effetto leva fino al 50% ha fatto si che i volumi dei soldi convogliati all’interno dei mercati crescessero in maniera vertiginosa.

Se tutto questo dovesse cambiare a causa di un rialzo dei tassi, si potrebbe rischiare di tornare ad un mercato “depresso”, con gli investitori poco motivati a fare operazioni e con molti altri che potrebbero decidere di smobilitare anticipatamente operazioni in corso.

E già perchè un rialzo dei tassi porterebbe anche ad un fisiologico abbassamento dei valori delle azioni con molti “margin call” pronti a scattare creando panico ed aumentando una vendita generale su tutto il mercato, insomma si innescherebbe un vero e proprio circolo vizioso.

Il rialzo dei tassi però sembrerebbe necessario per far terminare il rally dell’indice dei prezzi al consumo e ristabilire un tasso di inflazione nella norma.

Quello che però ha stupito è stato un intervento del presidente della federal Reserve Jerome Powell al Senato in cui ha parlato di tassi bassi ancora per un periodo di tempo lungo.

Altro fatto insolito e rappresentato dal fatto che nonostante il liveli di inflazione da Armageddon, i mercati sembrano non essersi accorti di nulla con l’indice americano S&P 500 che continua a salire tra uno storno ed una rottutra dei massimi precedenti a far segnare nuovi massimi storici.

Certo il dato record era atteso e probabilemtne a Wall street credono ancora alla narrativa della transitorietà.

Lo avrà fatto per rassicurare i mercati nel breve termine?

Lo vedremo nei prossimi mesi, il primo appuntamento chiave lo avremo nel collegio previsto per Marzo.

I mercati si fidano da sempre di quanto espresso dalle banche centrali quasi certamente confidando nel fatto che fattori come tecnologia, globalizzazione e invecchiamento demografico tornino a spingere i prezzi di beni e servizi al ribasso, frenando il rialzo dei tassi.

Fondo perduto turismo 2022: ecco a chi spetta!

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Il settore turistico è stato sicuramente uno dei più colpiti dalla pandemia del coronavirus. Proprio per questo motivo, sono stati previsti finanziamenti per risanarlo e risollevarlo.

Non bisogna dimenticare i diversi lockdown che si sono succeduti lo scorso anno, ma neppure il timore di molti turisti dell’avanzata del virus. Con l’avanzata del covid, bisogna considerare le puntuali disdette da parte dei turisti

Insomma, il settore turistico ha subito perdite molto consistenti. Per ovviare, in parte, al periodo di crisi sono stati finanziati incentivi per il turismo. Si tratta di contributi a fondo perduto e crediti di imposta, per un valore di 500 milioni di euro, previsti dal Decreto-legge n. 152 del 2021. 

Si tratta, comunque, di incentivi e finanziamenti che non vanno nella direzione del sostegno, ma hanno l’obiettivo di far attrezzare, ristrutturare e rimodernare le imprese interessate. 

In questo articolo andremo ad analizzare chi sono i destinatari del fondo perduto e dei crediti di imposta e, infine, daremo uno sguardo all’Avviso che esplica le modalità per richiedere i contributi.

Fondo perduto turismo: pubblicato l’avviso!

Le misure e gli incentivi per il comparto turistico sono previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Gli incentivi, sotto forma di contributi a fondo perduto e di crediti di imposta sono stati approvati attraverso il Decreto pubblicato il 6 novembre del 2021.

Si tratta di una grande opportunità per i gestori delle imprese turistiche, che possono beneficiare di finanziamenti molto generosi – tant’è che la misura è stata soprannominata sul web come Superbonus 80%.

La piattaforma per richiedere il fondo perduto e i crediti di imposta per alcune categorie di imprese che operano nel settore turistico, sarà operativa entro il 21 febbraio del 2022.

La domanda dovrà essere presentata tramite la piattaforma, seguendo le indicazioni presenti nell’avviso del Ministero del Turismo, pubblicato il 23 dicembre scorso.

I finanziamenti si dividono in contributi a fondo perduto e di crediti di imposta destinati ad alcune specifiche imprese – che elencheremo successivamente. Si tratta di misure che possono essere cumulate tra di loro, rispettando il limite di spesa ammessa.

Con la pubblicazione dell’Avviso, il 23 dicembre 2021, il Ministero del Turismo ha elencato dettagliatamente quali sono le imprese interessante e quali requisiti devono possedere per ricevere e per beneficiare degli incentivi.

Prima di elencare quali sono i requisiti che è necessario possedere, è bene andare ad analizzare chi sono i destinatari del fondo perduto Turismo.

Fondo perduto turismo: a quanto ammontano i finanziamenti?

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha previsto lo stanziamento di 100.000.000 di euro per il 2022, altri 180.000.000 di euro per il 2023 e 180.000.000 di euro per il 2024 e, infine, altri 40.000.000 di euro per il 2025.

Ma non è tutto: il 50% delle risorse sono destinate agli interventi di riqualificazione energetica e per l’innovazione digitale. Inoltre, è previsto il 40% per gli interventi nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia e nelle isole: Abruzzo, Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Molise, Sardegna e Sicilia.

Come si legge nel testo dell’Avviso:

“Il limite di spesa complessivo è pari a 500 milioni di euro, eventualmente integrabili sulla base della sopravvenienza di ulteriori risolse unionali, statali e/o regionali”.

Fondo perduto turismo: beneficiari e requisiti!

Il periodo della pandemia ha causato problemi non indifferenti, soprattutto al settore turistico. Ma oltre alle perdite in termini economici, l’obiettivo dei fondi in oggetto è quello di rendere le strutture turistiche e le imprese che operano in questo settore più moderne, al passo con i tempi e più competitive.

Successivamente, andremo ad analizzare quali sono le spese ammesse; adesso, è bene elencare chi sono i destinatari della misura.

Il Fondo perduto per il turismo e i crediti di imposta sono destinati a diverse categorie di beneficiari, ovviamente in possesso dei requisiti previsti. 

Gli incentivi spettando alle seguenti attività appartenenti al comparto turistico:

  • Le imprese e le strutture alberghiere;
  • Gli agriturismi;
  • Strutture ricettive all’aperto;
  • Imprese del comparto turistico, ricreativo, fieristico e congressuale;
  • Stabilimenti balneari;
  • Complessi termali;
  • Porti turistici;
  • Parchi tematici, acquatici e faunistici.

È di fondamentale importanza che le imprese e strutture sopra indicate risultino, al momento della presentazione della domanda, iscritte al registro delle imprese. Inoltre, così come si legge sull’Avviso pubblicato dal Ministero del Turismo:

“Ciascuna impresa turistica può presentare una sola domanda di incentivo per una sola struttura di impresa oggetto di intervento”.

Non potranno presentare la domanda le imprese che stanno fallendo oppure che si trovano in fase di liquidazione anche volontaria.

È fondamentale essere in regola con il Durc, con la normativa antimafia vigente ed essere in regolarità fiscale.

Fondo perduto turismo: quanto spetta!

Il cosiddetto Bonus Turismo prevede finanziamenti molto consistenti. Si tratta, infatti, di ben 100 milioni di risorse disponibili per il 2022.

Come abbiamo già detto in precedenza, il Ministero del Turismo, con la pubblicazione di un apposito Avviso ha definito e chiarito chi sono i beneficiari della misura e quali sono le regole per richiedere e beneficiare degli incentivi.

Innanzitutto, è bene sottolineare che gli incentivi previsti dal PNRR verranno erogati in due modalità differenti: sotto forma di contributo a fondo perduto e come credito di imposta.

Come abbiamo già detto, credito di imposta e fondo perduto possono essere cumulati, ma soltanto rispettando il limite di spesa previsto.

Ordunque, le imprese e le strutture turistiche che sono in possesso di tutti i requisiti e che presentano alcune condizioni, possono richiedere e beneficiare di un consistente pacchetto.

Per quanto riguarda il credito di imposta, l’importo spettante può essere utilizzato fino all’80% delle spese ammesse e il fondo perduto non deve superare il 50% delle spese sostenute per gli interventi.

Ma spieghiamoli meglio entrambi. In riferimento al credito di imposta, può essere utilizzato per i lavori che sono stati effettuati dal 7 novembre del 2021 fino al 31 dicembre del 2024

Inoltre, può essere usato anche per quegli interventi che sono stati iniziati dopo il 1° febbraio del 2020 e che non sono ancora finiti, ma a patto che i costi per la loro effettuazione siano stati sostenuti a partire dal 7 novembre del 2021. Inoltre, in riferimento alle spese sostenute dopo il 7 novembre 2021, esse devono essere certificate con la relativa fattura.

Invece, per quanto riguarda il fondo perduto, è possibile beneficiare per i lavori eseguiti dal 7 novembre del 2021 fino al 31 dicembre del 2024. Il limite massimo è pari a 40.000 euro.

Ma c’è dell’altro. Per quanto riguarda le spese di progetto che sono ammesse, ma che, per forza di cose, non possono essere agevolate, le imprese interessate possono anche beneficiare di finanziamenti a tasso agevolato. Si tratta di incentivi che sono previsti dal Fondo nazionale per l’efficienza energetica, ma come si legge sul sito informazionefiscale.it:

“[…] a condizione che almeno il 50 per cento di tali costi sia dedicato agli interventi di riqualificazione energetica”.

Fondo perduto turismo: quali sono gli interventi ammessi?

Dopo aver chiarito chi sono i destinatari del cosiddetto Superbonus Turismo e quali sono i requisiti che bisogna possedere, è arrivato il momento di analizzare quali sono gli interventi ammessi

Gli interventi che sono ammessi agli incentivi finanziati dal PNRR sono i seguenti:

  • Per migliorare e accrescere l’efficienza energetica;
  • Per la riqualificazione antisismica;
  • Per eliminare le barriere architettoniche;
  • Tutti i lavori di manutenzione ordinaria, per quelli di restauro, di risanamento conservativo, per quelli di ristrutturazione edilizia e per la messa in posa di manufatti leggeri che siano funzionali ai punti elencati precedentemente.

Oltre a questi appena elencati, ci sono altri interventi ammessi:

  • Per i centri termali, l’installazione di piscine termali e l’acquisto di attrezzature utili all’espletamento di attività termali;
  • Per l’aggiornamento dei dispositivi digitali;
  • Infine, per l’acquisto di mobilia, componenti d’arredo e per l’illuminazione. In questo caso, si deve trattare di strumenti utili e funzionali ad uno dei punti elencati in precedenza.

Fondo perduto turismo: come e quando presentare la domanda!

Innanzitutto, è bene sottolineare che l’attribuzione degli incentivi avverrà in base all’ordine di presentazione delle domande, nel limite massimo di 500.000.000 di euro.

Il numero minimo di imprese beneficiare è di 3500. Nel caso in cui le risorse stanziate dovessero esaurirsi prima, gli incentivi previsti verranno erogati alle prime 3700 attività e, naturalmente, in questo caso, l’incentivo spettante verrà ridotto proporzionalmente.

Ma passiamo alle modalità di presentazione delle domande. Le imprese interessate a ricevere i fondi stanziati e che siano in possesso di tutti i requisiti previsti, dovranno presentare la domanda unicamente per via telematica sull’apposita piattaforma online

Le modalità di accesso alla piattaforma saranno rese note entro sessanta giorni dalla pubblicazione dell’Avviso. Pertanto, orientativamente, le istruzioni e la piattaforma saranno disponibili entro il 21 febbraio 2022.

Le imprese interessate potranno registrare il proprio profilo e presentare la domanda entro trenta giorni dopo l’apertura della piattaforma.

Infine, facciamo un ultimo accenno a come si fruiscono gli incentivi. Per quanto riguarda il credito di imposta, si deve utilizzare soltanto in compensazione tramite modello di pagamento F24, entro il 31 dicembre del 2025.

Per chi lo desiderasse, il credito di imposta può essere anche interamente o solo in parte ceduto a terze persone, ivi compresi istituti bancari e intermediari finanziari.

Invece, il contributo a fondo perduto viene erogato tramite bonifico bancario all’IBAN indicato dall’impresa.

La Russia sta per attaccare l’Ucraina? L’invasione è vicina!

Le forze russe si stanno preparando per la guerra in Ucraina? I militari russi invaderanno l’Ucraina a breve? Le probabilità sono elevatissime. Nonostante si sia dato seguito ad una serie di colloqui che coinvolgono sia la Russia che l’Occidente, il timore che un’invasione avvenga a breve, è elevato.

Già in passato la Russia, nel 2014, ha occupato parte dell’Ucraina meridionale e ha sostenuto i separatisti filo-russi che hanno iniziato un conflitto in vaste aree della parte Est.

La Russia sta avvertendo l’Occidente che darà seguito a interventi militari in Ucraina se l’Occidente non soddisferà le sue richieste, avvertendo i paesi occidentali che la sua pazienza sta terminando.

Nel frattempo gli Usa avvertono la Russia che se dovesse continuare su questa strada, ci saranno sanzioni senza precedenti. L’invasione dell’Ucraina e il susseguente conflitto, sono più vicini che mai!.

Ucraina: posizione strategica sia per la Russia che per la Nato

L’Ucraina condivide i confini sia con l’UE che con la Russia, ma in quanto ex repubblica sovietica ha profondi legami sociali e culturali con la Russia e infatti la lingua più parlata e diffusa è il russo.

Il punto fondamentale di tutta questa questione è che l’Ucraina ha tutte le intenzioni di entrare a far parte della Nato, mentre la Russia le chiede di non fare questo passo, nonostante l’Ucraina sia un paese sovrano e indipendente. Dall’altra parte la Nato è pronta ad accogliere l’Ucraina nell’alleanza occidentale.

Quando l’Ucraina nel 2014 ha deposto il suo presidente filo-russo, annettendo la penisola della Crimea meridionale, i separatisti provenienti dalla Russia hanno occupato due zone orientali dell’Ucraina, conosciute come Donbas. Insomma da quell’anno in poi tra i due paesi limitrofi, c’è sempre stata tensione e ora potrebbe essere arrivato il momento dello scoppio. 

La minaccia di invasione da parte della Russia sull’Ucraina, è reale?

Sono le forze russe che operano oltre il confine ucraino a destare maggiori preoccupazioni per l’Ucraina e, di conseguenza, per tutto l’occidente.

Il ministro degli Esteri polacco Zbigniew Rau ha avvertito che il rischio di una guerra che si sta avendo in questo periodo è il maggiore che si sia mai avuto da trent’anni a questa parte. 

La minaccia di una guerra e di un’invasione da parte della Russia, insomma, è reale, anche se con tutta probabilità non è imminente. 

Intanto la Russia dà prova di forza, mostrando solo avanti ieri in Tv i suoi carri armati schierati al confine con l’Ucraina. 

La Russia rassicura: “non c’è l’intenzione di attaccare l’Ucraina”

Il 10 gennaio il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov ha insistito sul fatto che “non ci siano piano né intenzioni di attaccare l’Ucraina”. Il capo delle forze armate Valery Gerasimov ha dichiarato che le notizie di un’imminente invasione dell’Ucraina da parte della Russia, sono solo menzogne.

Nonostante queste rassicurazioni, il presidente Vladimir Putin ha rassicurato che la Russia prenderà “appropriate misure di ritorsione tecnico-militari” se quello che lui stesso definisce un approccio aggressivo dell’Occidente, dovesse continuare. 

Il viceministro degli esteri russo, Ryabkov, ha paragonato la situazione attuale alla crisi missilistica cubana del 1962, quando gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica si avvicinarono al conflitto nucleare.

Colloqui tra Russia e USA: ci sono dei risultati?

Putin ha parlato più volte con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e anche i funzionari russi hanno incontrato le controparti di sicurezza statunitensi, della NATO ed europee. Ma i funzionari russi affermano che dall’occidente stanno arrivando solo “rifiuti” e questo non fa altro che portare la situazione in un “vicolo cieco”, e quindi è inutile procedere con ulteriori colloqui diplomatici.

Gli Stati Uniti affermano che la Russia non ha offerto nessuna prova che non invaderà l’Ucraina né ha dato una spiegazione accettabile del perché si trovino 100.000 truppe dispiegate al confine con l’Ucraina. 

Secondo i servizi di intelligence occidentali e ucraini, una invasione russa del paese, potrebbe avvenire nei prossimi mesi del 2022. 

La Russia sta solo tentando di allontanare la NATO o è davvero intenzionata ad invadere l’Ucraina?

La Russia sta facendo tutto questo nel tentativo di allontanare la Nato da paesi troppo vicini alla Russia, come appunto l’Ucraina, o è davvero intenzionata ad invadere un paese sovrano? E se fallisce, cosa succede dopo?

La verità innegabile è che le tensioni tra Ucraina e Russia sono ai massimi storici degli ultimi anni, con un accumulo di truppe russe vicino ai confini con l’Ucraina che alimenta i timori che Mosca possa lanciare un’invasione nelle prossime settimane o mesi.

Secondo l’Ucraina, la Russia sta cercando di destabilizzare il paese prima di procedere con qualsiasi invasione militare pianificata. 

Le potenze occidentali hanno ripetutamente messo in guardia la Russia nelle ultime settimane contro ulteriori mosse aggressive contro l’Ucraina.

La Russia nega di voler attaccare l’Ucraina

Il Cremlino continua a negare di star pianificando un attacco e sostiene che l’eventuale ingresso dell’Ucraina nella Nato, compreso il sostegno che il paese sta dando all’Alleanza, come l’aumento delle forniture di armi, l’addestramento militare e così via, costituisce una minaccia crescente per la Russia.

Il punto è che, come dicevamo prima, parlare non sta servendo a nulla. Nonostante i colloqui tra Biden e Putin, nonostante gli avvertimenti di gravi conseguenze da parte di NATO ed Europa, 100 mila soldati russi sono rimasti ammassati al confine ucraino pronti ad invadere il paese. E i risultati dell’intelligence statunitense hanno stimato che la Russia potrebbe iniziare quest’offensiva nei primi mesi del 2022, quindi tra poco.

Alla fine del 2021, le foto satellitari hanno rivelato che gli armamenti russi comprendono cannoni semoventi, carri armati e veicoli da combattimento della fanteria e che si trovano su un campo di addestramento a circa 300 km dal confine con l’Ucraina. Ma poche altre informazioni sono state rese pubbliche, e questa segretezza non fa che aumentare le preoccupazioni occidentali. 

Secondo il Ministro della Difesa russo, queste non sono altro che semplici esercitazioni militari.

Nel frattempo, le regioni ucraine orientali di Donetsk e Luhansk al confine con la Russia, l’area che prima abbiamo chiamato Donbas, sono sotto il controllo dei separatisti sostenuti dalla Russia dal 2014. Questi territori, secondo l’Ucraina, sono “occupati” illegalmente dalla Russia, la quale però lo nega.

Ad ottobre scorso, per la prima volta, l’Ucraina si è mossa utilizzando un drone di fabbricazione turca per colpire proprio una posizione dei separatisti filo-russi. Questo per la Russia è stato inaccettabile, è stata considerata a tutti gli effetti una provocazione.

La Russia ha anche decine di migliaia di forze nella sua massiccia base navale in Crimea, il territorio ucraino che ha annesso nel 2014. La penisola di Crimea, che si trova a sud del resto dell’Ucraina, è ora collegata da un ponte stradale alla terraferma Russia.

Quando sono nate le tensioni tra Ucraina e Russia?

Le tensioni tra Ucraina e Russia, entrambi ex stati sovietici, sono iniziate ad aumentare alla fine del 2013 a causa di un importante accordo politico e commerciale con l’Unione Europea che si sperava l’Ucraina portasse a termine. Il presidente di allora, però, il filorusso Viktor Yanukovich decise di sospendere i colloqui con l’Europa, e questa sua decisione sfociò in violente proteste, soprattutto a Kiev. 

Poi, come se non bastasse, nel 2014, precisamente a marzo, la Russia ha deciso di annettere la Crimea, una penisola filo-russa autonoma e che si trova nell’Ucraina meridionale. La giustificazione della Russia? Difendere i propri interessi e quelli dei cittadini di lingua russa che vivono in Crimea

In pochi giorni, migliaia di soldati russi si riversarono in Crimea. In pochi giorni, la Russia completò la sua annessione con un referendum popolare, considerato illegittimo sia dall’Ucraina che dalla maggior parte dei paesi del mondo. 

Poco dopo, i separatisti filo-russi nelle regioni ucraine di Donetsk e Luhansk dichiararono la loro indipendenza da Kiev, provocando mesi di pesanti combattimenti. Nonostante Kiev e Mosca abbiano firmato un accordo di pace a Minsk nel 2015, mediato da Francia e Germania, ci sono state ripetute violazioni del cessate il fuoco.

Secondo i dati delle Nazioni Unite, da marzo 2014 si sono verificati più di 3.000 morti civili legati al conflitto nell’Ucraina orientale.

L’Unione europea e gli Stati Uniti hanno imposto una serie di misure in risposta alle azioni della Russia in Crimea, comprese sanzioni economiche nei confronti di individui, entità e settori specifici dell’economia russa.

Il Cremlino, invece, accusa l’Ucraina di fomentare le tensioni nell’est del Paese e di aver violato l’accordo di Minsk per il cessate il fuoco.

Il Cremlino ha ripetutamente negato che la Russia abbia intenzione di invadere l’Ucraina, insistendo che la Russia non rappresenta una minaccia per nessuno e che il paese che sposta truppe attraverso il proprio territorio non dovrebbe essere motivo di allarme per nessuno. Anche se, inevitabilmente, Mosca vede il crescente sostegno all’Ucraina da parte della NATO – in termini di armi, addestramento e personale – come una minaccia alla propria sicurezza. 

Il presidente russo Vladimir Putin ha chiesto accordi legali specifici che escluderebbero qualsiasi ulteriore espansione della NATO verso est verso i confini della Russia, affermando che l’Occidente non è stato all’altezza delle sue precedenti rassicurazioni verbali.

Come andrà a finire? Solo il tempo potrà dirlo.

Covid: il Governo fa una “leggera” marcia indietro, dettagli

Il Governo, visti anche i sintomi più leggeri che la variante Omicron sta avendo su chi si contagia, nonostante la mole enorme di infetti sia tra i vaccinati che tra i non vaccinati, e viste anche le tante richieste che arrivano da più regioni e da più governatori, sta pensando di fare una “leggera” marcia indietro sulle regole imposte ai cittadini italiani, regole rigide, liberticide e, spesso, anti-costituzionali. Scendiamo nei dettagli e vediamo quali sono le intenzioni del governo Draghi.

Gli altri stati europei, vedi la Spagna, la Svezia, ma anche la Gran Bretagna, ormai hanno preso la decisione di considerare il Covid come un’influenza e, soprattutto, hanno preso la decisione di convivere con il virus, non potendo onestamente rincorrerlo con vaccini e booster ogni tre o quattro mesi.

E così, incredibilmente e inaspettatamente, anche il governo italiano, pressato da alcuni governatori di regione, sta pensando a nuove regole “più leggere” per seguire la strada degli altri paesi, ovvero: convivere con il virus, sempre mostrando la dovuta cautela

Ma sarà davvero così? Vediamo.

Covid: molte regioni italiane chiedono al governo Draghi di rivedere le misure restrittive

Molte regioni stanno pressando il governo affinché faccia una marcia indietro e semplifichi le misure anti-covid, troppo confusionarie e, soprattutto, restrittive. Il Ministro della Salute ha aperto a questa proposta e infatti, come ci racconta Fanpage, ha annunciato che a breve sarà organizzato un tavolo di confronto tra il Governo Draghi e i presidenti di regioni.  

Speranza ha affermato, infatti, che la nuova fase che l’Italia sta vivendo non è uguale alle precedenti, nonostante sia ancora delicata, ci sono delle evidenti differenze che rendono la situazione più tranquilla.

Tra gli argomenti sui quali governo e regioni discuteranno, c’è la fine della quarantena per i positivi vaccinati con terza dose o con seconda da meno di 4 mesi, la fine dei colori delle regioni e l‘introduzione di alcune eccezioni nell’esibizione del green pass in negozi e attività.

Covid: novità riguardanti fine quarantena e isolamento

La Quarantena potrebbe vedere presto nuove regole: chi è positivo ma è terzo dosato oppure ha fatto la seconda dose da non più di quattro mesi.

Si parla di una riduzione della quarantena a cinque giorni o l’eliminazione totale dell’isolamento per i positivi asintomatici che hanno fatto la terza dose o la seconda da meno di 4 mesi.

Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa ha sottolineato, però, che convivere con il virus non significa abbandonare le cautele; per esempio dovrebbe restare l’obbligo delle mascherine che impediscono notevolmente la trasmissione del Covid.  

I principali governatori che stanno insistendo con il Governo sono i presidenti di Lombardia ed Emilia Romagna. Quando ci sarà la Conferenza Stato-Regioni ci sarà anche una proposta sul tavolo, ovvero non sospendere il Green Pass a coloro che risultano positivi al Covid, ma sono asintomatici e hanno fatto la terza dose ed eliminare l’obbligo di test alla fine dei cinque giorni di quarantena per i vaccinati che hanno avuto un contatto con un positivo. 

Covid: le regioni chiedono lo stop ai colori

Un’altra richiesta che arriva dalle regioni è l’eliminazione del sistema dei colori per le regioni. Niente più zona bianca, gialla, arancione e rossa, nessuna restrizione dunque in base al colore e alla gravità dei contagi

I presidenti di regione vogliono assicurare ai cittadini un libero spostamento tra le regioni italiane ed evitare nuove chiusure e in particolare il temuto ritorno alla Dad per gli studenti.

Anche Locatelli del Cts ha affermato che adesso non c’è più bisogno del sistema delle colorazioni.

Covid: nuove regole sul Green Pass

Probabilmente, ma al momento sono solo rumors e non sono notizie confermate, ci potrebbe essere qualche eccezione alla presentazione del green pass in alcune attività che assicurano il soddisfacimento di esigenze personali ed essenziali.

Come sappiamo bene l’ultimo decreti degli innumerevoli e ormai incalcolabili decreti emanati dal Governo Draghi, aveva esteso il Green Pass anche a parrucchieri, estetisti, banche, poste, centri commerciali. Da Palazzo Chigi, a parte escludere che la lista possa essere allungata (e menomale, ci manca solo che i non green passati non possano nemmeno più fare la spesa) si sta pensando di inserire qualche altra eccezione alla presentazione del lasciapassare. Quale? Di che tipo? Al momento non ci è dato sapere. Appena ci saranno novità, ovviamente scriveremo un nuovo articolo di aggiornamento.

Nel frattempo si parla anche di quarta dose, ma solo per i fragili. Staremo a vedere se poi, piano piano, non verrà estesa a tutti com’è stato fatto sinora con “finti” obblighi vaccinali. 

Intanto Omicron in Italia dovrebbe aver raggiunto il picco e starebbe scendendo. Grazie ad Omicron, invece, starebbero aumentando gli immuni naturali, ovvero i guariti.

Covid: nelle prossime settimane ci sarà una Conferenza Stato-Regioni

Nelle prossime settimane ci sarà una Conferenza Stato-Regioni nella quale si affronteranno tutte le richieste e le proposte fatte dai governatori di regione. Ci vorrà, naturalmente, un po’ di tempo. 

Nel breve periodo, però, i cambiamenti che si avranno non saranno affatto piacevoli e non avranno nulla a che fare con una eventuale “marcia indietro” da parte del Governo. Da febbraio, infatti, secondo l’ultimo decreto legge, il green pass servirà per entrare in ogni luogo, eccetto supermercati, alimentari, ospedali e farmacie. Sono in forse negozi di intimo, edicole e tabaccai. 

Lo vogliamo ricordare ancora una volta, l’Italia è il paese “democratico” con maggiori restrizioni in Europa e al mondo. Ma questo non ha affatto fermato la curva dei contagi. 

Si spera che, come abbiamo detto in precedenza, il Governo ceda a qualche altra eccezione e che lasci fuori altre attività dalla presentazione obbligatoria del lasciapassare. Probabilmente tale lista definitiva, comprensiva di eccezioni, sarà pronta già la prossima settimana

Il provvedimento stavolta sarà un semplice Dpcm, atto amministrativo senza alcuna valenza di legge, che servirà solo a spiegare (forse) il marasma di regole contenuto nell’ultimo decreto legge anti-Covid, il più restrittivo e anti-costituzionale d’Europa.

Covid: ci sono dei punti oscuri su tutta la normativa, un’accozzaglia di regole senza senso

Restano dei punti oscuri su tutta la normativa: si potrà andare dal dottore? Si potrà andare dal veterinario? Si potrà andare in caserma o in questura per denunciare una violenza o un reato? Si potrà accedere a tutte le attività riguardanti i minori? A queste domande non si ha al momento alcuna risposta.  

Il governo starebbe pensando ad una serie di eccezioni riguardanti la presentazione del green pass, decise in base ad un criterio dell’urgenza, sempre se si riesca a fermare il Ministero dello Sviluppo Economico che, al contrario, spinge per allungare addirittura la lista dei luoghi dove presentare il green pass

Covid: dal 20 gennaio green pass anche dal parrucchiere

Dal 20 gennaio barbieri, parrucchieri ed estetisti dovranno già chiedere il green pass base ai clienti. Nei prossimi mesi, invece, si starebbe già pensando alla quarta dose per i fragili e ad un booster ogni 4 mesi.

Secondo Ansa, ormai l’Italia ha raggiunto il 90% di “immunizzati”, chiamati erroneamente così anche i vaccinati, nonostante il vaccino, come ormai sanno tutti, non renda immuni.

Nonostante questa enorme percentuale, ben oltre ogni speranza e immunità di gregge, si continua la caccia al non vaccinato.

È davvero mai possibile che “quattro gatti”, che un dieci per cento di persone, uno zoccolo duro, come viene chiamato, possa combinare tutti questi danni, intasare le terapie intensive ed essere il colpevole per eccellenza di tutte le misure anti costituzionali e liberticide prese dal Governo Draghi? Davvero si crede ancora a questa enorme bufala? Evidentemente, visto l’odio e gli attacchi feroci che chi non si vaccina è costretto a sopportare quotidianamente, la maggior parte degli italiani, nonostante la matematica non sia un’opinione, ha scelto di credere a questo racconto fantasioso.

Per concludere: il Vice Ministro Sileri ha anche detto che Omicron, entro fine anno, l’avranno presa praticamente tutti, vaccinati e non. Solo che chi è vaccinato, dice il dottor Sileri: “PROBABILMENTE, sarà più protetto e potrà avere una forma più leggera”.

Modelli 2022: novità per 730, CU e Iva 2022. Cosa cambia?

L’Agenzia delle Entrate ha deciso di rendere note tutte le novità relative ai nuovi modelli e dichiarazioni che saranno richiesti ed applicati per l’intero anno 2022, quali ad esempio la Certificazione Unica, la dichiarazione 730, la dichiarazione 770 e il modello Iva. 

Si tratta di quei modelli che consentiranno a tutti i cittadini e i contribuenti non soltanto di provvedere alla comunicazione e alla trasmissione dei propri dati e redditi, ma anche di poter accedere a nuove detrazioni o agevolazioni.

In questo senso, a seguito di un apposito comunicato stampa pubblicato all’interno del sito ufficiale dell’Agenzia delle entrate nella data del 14 gennaio 2022, l’ente ha deciso di rendere noti a tutti i modelli 2022 che dovranno essere compilati e trasmessi seguendo le tradizionali procedure e modalità consuete.

A questo proposito, all’interno del seguente articolo, andremo ad approfondire ciascuno di questi modelli e dichiarazioni, così da comprendere quali sono i principali cambiamenti che sono stati messi in atto dall’Agenzia delle Entrate e quali sono le conseguenze per ciascun cittadino o utente che intende accedere alle agevolazioni, ai bonus e alle detrazioni concesse attraverso l’invio e la compilazione di tali modelli.

In questo senso, nei prossimi paragrafi, saranno offerti ulteriori approfondimenti in merito alle caratteristiche e alle peculiarità dei nuovi modelli 2022 pubblicati dall’Agenzia delle Entrate, ma anche le modalità e le tempistiche di presentazione per ciascuna di queste dichiarazioni.

In questo modo, infatti, sarà possibile anche capire al meglio chi sono i soggetti e i contribuenti che sono tenuti all’obbligo di compilazione nonché di invio di tale dichiarazione, al fine di non incorrere in eventuali sanzioni o provvedimenti.

Novità modelli 2022: l’Agenzia delle Entrate cambia il modello 730

Tra le prime e più importanti novità relative ai modelli e alle dichiarazioni presentate da parte dell’Agenzia delle Entrate, una delle più rilevanti riguarda sicuramente quella del modello 730/2022.

A questo proposito, attraverso il recente provvedimento del 14 gennaio 2022, l’Agenzia delle Entrate ha provveduto all’approvazione non soltanto del modello 730, ma anche del modello 730-1, modello 730-2 per il sostituto d’imposta nonché modello 730-2 per il CAF e e per i professionisti abilitati.

Inoltre, sono stati resi noti anche i nuovi modelli 730-3, 730-4, 730-4 integrativo, unitamente alle apposite istruzioni di compilazione e di invio.

Infine, all’interno del portale dell’Agenzia delle Entrate, l’ente ha provveduto anche a pubblicare una serie di allegati, relativi alla bolla per quanto riguarda la consegna dei modelli 730 che saranno valide per l’intero anno 2022, in riferimento alla dichiarazione semplificata da presentare da parte di quei soggetti che decidono di fare riferimento all’assistenza fiscale. 

Chi deve presentare il nuovo modello 730/2022?

A partire dalla data del 30 aprile 2022, l’Agenzia delle Entrate ha fatto sapere che metterà a disposizione dei lavoratori con un contratto di lavoro dipendente e dei cittadini che sono titolari di una pensione, il cosiddetto modello 730/2022 precompilato. 

Si ricorda, in tal senso, che sarà possibile accedere consultando il link www.agenziaentrate.gov.it e accedendo attraverso una tra le seguenti credenziali di accesso: un’identità SPID – Sistema pubblico d’identità digitale; CIE, ovvero la Carta di identità elettronica; oppure, in alternativa una Carta Nazionale dei Servizi.

Come chiarito anche all’interno della guida e delle istruzioni per la compilazione pubblicati sul sito ufficiale dell’ente delle Entrate, il modello 730 rappresenta una dichiarazione particolarmente vantaggiosa per il contribuente, in particolare per i lavoratori dipendenti ed i pensionati italiani, che sono in possesso di specifiche condizioni.

Effettivamente, attraverso il modello 730/2022 i cittadini potranno ottenere eventualmente i rimborsi legati all’imposta che saranno riconosciuti direttamente all’interno della busta paga oppure sulla rata dell’assegno previdenziale, a partire dal mese di luglio per i lavoratori e di agosto per i pensionati. 

Inoltre, grazie al nuovo modello 730/2022, nei casi in cui il contribuente debba versare determinate somme di denaro, queste potranno essere direttamente trattenute in busta paga oppure sulla pensione, senza dover eseguire ulteriori calcoli.

Infine, è necessario anche sottolineare che il modello 730/2022 precompilato dovrà essere necessariamente presentato da parte dei lavoratori dipendenti oppure dei pensionati, rispettando la scadenza prevista il 30 settembre 2022, direttamente presso l’Agenzia delle entrate, oppure in alternativa anche ai CAF, ai professionisti oppure ai sostituti di imposta.

Nuova Certificazione Unica CU 2022: quali sono le novità?

Come anticipato, l’Agenzia delle Entrate ha deciso di provvedere all’elaborazione anche del nuovo provvedimento per quanto riguarda la nuova Certificazione Unica CU 2022, che fa riferimento all’anno 2021. 

A questo proposito, è possibile ritrovare all’interno dell’apposita sezione dedicata alla CU 2022, non soltanto le istruzioni per la compilazione ma anche le indicazioni in merito al frontespizio necessarie per la trasmissione telematica della certificazione unica. 

In questo contesto, effettivamente, occorre sottolineare che sono obbligati a procedere alla compilazione e all’invio della cosiddetta Certificazione Unica 2022 tutti quei soggetti che durante l’anno scorso hanno provveduto a corrispondere delle somme o dei valori che sono soggetti a ritenuta alla fonte.

Inoltre, dovranno inviare la dichiarazione anche quei cittadini o quei contribuenti che nel 2021 hanno provveduto a versare dei contributi, sia di tipo previdenziale che di tipo assistenziale, oppure premi assicurati che sono dovuti all’Inail. Allo stesso tempo, l’obbligo di invio della CU 2022 si estende anche per quei soggetti in cui le somme corrisposte sono assoggettate alla contribuzione dovuta all’Istituto INPS.

Infine, dovranno procedere con la trasmissione della Certificazione Unica 2022 anche tutte le amministrazioni sostituti d’imposta che risultano essere iscritte alle gestioni che confluiscono nella Gestione Dipendenti Pubblici dell’INPS.

Come e quando presentare la nuova certificazione unica 2022

Secondo quanto specificato all’interno del secondo paragrafo della guida legata alle istruzioni per la compilazione della Certificazione Unica 2022 curata dall’Agenzia delle Entrate, è possibile riprendere anche alcuni aspetti relativi sia ai termini che alle modalità di presentazione della CU 2022.

A questo proposito, è stato previsto come termine ultimo per poter procedere all’invio e alla trasmissione telematica di tutti i dati, il giorno 16 marzo 2022.

Mentre, se si tratta delle certificazioni che contengono soltanto dei redditi non dichiarabili attraverso la dichiarazione dei redditi oppure esenti, la data ultima è quella del 31 ottobre.

Infine, è possibile anche precisare che la certificazione unica 2022 potrà essere presentata da parte direttamente dei soggetti che sono tenuti ad effettuare l’invio telematico del documento; oppure, in alternativa, attraverso un ente intermediario abilitato.

Il nuovo modello 770/2022 dell’Agenzia delle Entrate

Il provvedimento del 14 gennaio avvenuto da parte dell’Agenzia delle Entrate ha generato inoltre anche delle importanti novità per quanto riguarda il modello 770/2022, unitamente alle istruzioni per la compilazione in riferimento ai dati e alle informazioni dei versamenti, delle compensazioni e dei crediti. 

Il modello 770/2022 dovrà essere adoperato da parte dei sostituti d’imposta, quindi comprese anche le Amministrazioni statali, con l’obiettivo di trasmettere telematicamente all’Agenzia delle Entrate tutte le informazioni fiscali che si riferiscono alle ritenute che sono state effettuate nell’arco dell’anno 2021.

Inoltre, il modello 770/2022 dovrà anche essere adoperato da parte dei soggetti o degli intermediari che sono intervenute in operazioni che sono intese come rilevanti a livello fiscale; ma anche da parte di quei soggetti che svolgono un’attività di lavoro legata all’intermediazione immobiliare oppure che gestiscono dei portali che applicano la ritenuta sui canoni di locazione.

Quando si deve presentare la dichiarazione del 770/2022?

Per poter presentare la dichiarazione dei sostituti d’imposta attraverso il modello 770 del 2022 bisogna tenere a mente che la data di scadenza che costituisce il termine ultimi per la presentazione in via telematica del documento è stata fissata al 31 ottobre 2022.

A questo proposito, i cittadini potranno provvedere alla trasmissione della dichiarazione del 770/2022 attraverso diverse figure: il sostituto d’imposta stesso, soggetti incaricati nei casi in cui si tratti delle Amministrazioni statali; società appartenenti al gruppo oppure intermediari abilitati e riconosciuti a livello nazionale.

Nei casi in cui sia lo stesso dichiarante a provvedere alla presentazione diretta del documento, i soggetti dovranno utilizzare i servizi telematici messi a disposizione Entratel oppure Fisconline, sulla base delle condizioni possedute.

Come cambia il modello di dichiarazione annuale IVA/2022 

A seguito del nuovo provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, l’ente ha deciso di provvedere all’elaborazione del nuovo modello di dichiarazione annuale IVA/2022. Si tratta di un modello che dovrà essere utilizzato da parte di alcuni soggetti e contribuenti al fine di presentare la dichiarazione IVA con riferimento all’anno di imposta 2021.

A questo proposito, l’ente sottolinea anche la possibilità per i cittadini di scegliere tra due modelli alternativi: il modello IVA/2022 oppure il modello IVA BASE/2022, sulla base dei requisiti e delle condizioni di cui sono in possesso.

Per quanto riguarda i termini ultimi, è opportuno chiarire che la dichiarazione IVA riferita all’anno 2021, dovrà essere necessariamente trasmessa durante il periodo temporale compreso tra il primo febbraio 2022 ed il 2 maggio 2022. 

Bonus Casalinghe 2022: nuovi requisiti in arrivo! Ecco quali

Il bonus casalinghe 2022 è stato rinnovato.

Ma sono cambiati i requisiti, per cui bisognerà stare attenti se si vuole richiedere questo supporto economico per tutti coloro che svolgono lavori domestici o altre attività.

Col 2022 si apre una nuova stagione di bonus, come s’è visto anche con i vari bonus Casa come il superbonus 110%. Ma questo è particolare, perché riguarda proprio il mondo del lavoro e dell’inserimento nel settore del digitale, come voluto dal Dipartimento delle Pari Opportunità.

Anche Radio UCI nel suo video Youtube di approfondimento ha voluto precisare questa particolarità.

A seguito delle modifiche nella Legge di Bilancio 2022, la platea di molti altri bonus e ammortizzatori sociali è stata volutamente ridotta per concentrare al meglio le risorse.

E questo è accaduto anche per il bonus casalinghe, come vedremo adesso in questo articolo, assieme alle ultime novità in fatto di requisiti.

Bonus casalinghe 2022: ecco come funziona

Il bonus casalinghe è un supporto economico per sostenere l’autonomia personale di tutti i coloro che svolgono lavori domestici.

Anche se chiamato al femminile, in realtà questo bonus non ha distinzioni di genere, ed è aperto a tutti quanti.

Perché l’obiettivo che s’è posto il Governo Draghi col Decreto Agosto è quello di istituire un fondo che vada ad aiutare la formazione di tutti coloro che vogliono ottenere l’autonomia, che siano donne o uomini.

Si parla di supporti economici per accedere a corsi di formazione, oppure veri e propri corsi di formazione gratuiti, così da aiutarli per ottenere un’offerta lavorativa più consona.

Anche perché, causa Covid e prime avvisaglie di un ritorno ad una crisi economica, causa caro bollette e aumento spropositato dell’inflazione, un reddito in più a casa può fare la differenza.

Per ottenere accesso al bonus si dovrà fare alla svelta, perché la pubblicazione è ormai passata, e la scadenza è sempre più vicina.

Bonus per le casalinghe: quali sono i requisiti?

A seguito della pubblicazione da parte del Dipartimento delle Pari Opportunità, amministrato da Elena Bonetti, i requisiti per accedere al bonus casalinghe 2022 non riguardano i soggetti a cui è indirizzato il bonus, cioè le casalinghe o i casalinghi, bensì gli enti.

Si tratta in effetti di un bonus interno agli enti e alle imprese che vogliono rendere disponibili dei corsi gratuiti relativi alla formazione professionale e all’empowerment, cioè al potenziamento delle proprie capacità a livello lavorativo e professionale.

Questi enti o imprese dovranno fare richiesta presso il Ministero, e presentare le tipologie di corsi di formazione per cui richiedere i fondi. Si parla però di un fondo abbastanza stretto, dato che si parla di 3 milioni di euro, e ogni bando di corso avrà un limite minimo di 100.000 euro, e di massimo 300.000 euro.

Mentre per la casalinga/casalingo basterà fare richiesta a questi corsi di formazione, una volta promossi dal fondo, in particolare presso gli Enti beneficiari per partecipare ai corsi gratis finanziati dal Dipartimento delle Pari Opportunità.

Bonus casalinghe 2022: ecco chi ne ha diritto

Non farti ingannare dal termine al femminile. Il bonus casalinghe 2022 è indirizzato sia alle donne sia agli uomini che in questo momento svolgono attività domestiche non retribuite.

Anche se va detto che il Ministero sta prediligendo per questa tranche del bonus più attività formative nei confronti delle casalinghe, mettendo in “secondo piano” i casalinghi. E’ dovuto al decreto Agosto, che ha indirizzato le risorse economiche da utilizzare per rafforzare le competenze delle donne, finanziando percorsi formativi e promuovendo l’accesso ad opportunità culturali e lavorative.

Il punto è che queste attività domestiche, che stanno svolgendo sia uomini sia donne, devono essere:

  • volontarie,
  • non retribuite, 
  • senza contratto di alcun tipo,
  • senza alcun rapporto di tipo subordinato.

Cioè il classico lavoro da casalinga/o. E’ un lavoro che in Italia viene svolto dal ben 7 milioni e 338 mila donne e da ben centomila uomini, secondo i dati ISTAT relativi al 2017.

Per la cronaca, i lavoratori (di qualsiasi tipo, pubblico o privato che sia) di genere femminile in Italia sono il 42% della forza lavoro, mentre quelli di genere maschile sono il restante 58%, secondo Informazione Fiscale.

Non sarebbe male ridurre uno dei due indicatori a favore dell’altro.

Bonus casalinghe 2022: è anche per chi è disoccupato?

Nel caso in cui si abbia dei dubbi sul bonus casalinghe, è giusto precisare alcuni punti che potrebbero essere fuorvianti.

Come detto, il bonus in questione si rivolge non solo alle donne che detengono delle attività domestiche, purché volontarie e non retribuite, ma anche agli uomini.

Anche se in effetti ci sarebbe una distinzione effettiva, visto che il Dipartimento delle Pari Opportunità, nella fattispecie la ministra Elena Bonetti, ha voluto più orientare questo bonus nei confronti delle donne, e non degli uomini, i quali saranno messi in subordine rispetto alle casalinghe.

Inoltre tali casalinghe dovranno garantire di non star svolgendo alcuna altra attività al di fuori di quelle domestiche, ovvero dovranno essere disoccupate.

Perché questo fondo da tre milioni di euro si rivolge  solo a coloro che vogliono avere una formazione gratuita e professionalizzante in modo da avere maggiori possibilità nell’immissione del circuito lavorativo.

Bonus casalinghe 2022: come si fa a richiederlo online?

Per ottenere questo bonus si dovrà aspettare. Perché prima di tutto dovranno essere gli enti sociali a presentare i propri progetti e bandi per la formazione.

Se vincenti, otterranno il finanziamento tramite questo fondo da tre milioni di euro. Solo dopo questo potranno essere disponibili al pubblico. E in quel caso si potrà fare richiesta ma presso gli enti stessi della formazione. 

Ovviamente questi enti avranno tempo per la trasmissione delle domande per il bando formazione casalinghe entro le ore 12:00 del 31 marzo 2022, a pena d’inammissibilità. 

Sarà tutto via online, anche se attualmente non ci sono altre novità sul modo in cui si potrà accedere.

Bonus casalinghe 2022: chi avrà diritto a questi corsi?

Non essendoci ancora una disposizione ufficiale sul bonus casalinghe in caso di iscrizione, si può solo ipotizzare.

Si può per esempio supporre, essendo l’iscrizione ad un corso via online, che i posti saranno limitati, e che si dovrà rilasciare le proprie generalità in modo da rientrare in una graduatoria molto ristretta.

E’ inevitabile che tale graduatoria sarà molto ambita visto che i corsi sono:

  • gratuiti,
  • ad alta formazione professionale,
  • digitalizzati,
  • con un fondo abbastanza ristretto.

Pertanto ci sarà in futuro anche una disposizione che porterà tra i primi iscritti (o proprio i soli che potranno frequentare il corso gratuitamente) chi ha una situazione economica gravosa, o chi rientra in eventuali requisiti d’età o anagrafici.

Forse in futuro faranno valere un’eventuale selezione tramite attestazione ISEE, se la persona ha provveduto a formularlo, così come la propria posizione familiare, se madre o meno di tot figli.

Questo potrebbe essere il metro di giudizio qualora tale bonus venisse considerato alla stregua di un ammortizzatore sociale come quello dell’Assegno Unico Universale.

Indubbio è comunque la necessità di avere a disposizione un supporto di identità digitale, come:

  • SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale),
  • CIE (Carta Identità Elettronica),
  • CNS (Carta Nazionale dei Servizi).

Altrimenti come si potrebbe assegnare il posto, col rischio di un’eventuale truffa ai danni dell’ente?

Bonus casalinghe 2022: come funzionano questi corsi?

I corsi previsti col bonus casalinghe 2022 riguardano in primis la formazione, di tipo professionalizzante, e relativa al potenziamento delle proprie conoscenze e abilità nel digitale.

E’ un settore che, causa e grazie al Covid, ha avuto una nuova spinta nello sviluppo e nella ricerca, e in parte ha fatto la differenza per molti, specie per chi s’è ritrovato, a causa della pandemia, chiuso in casa e impossibilitato a lavorare se non in modalità smart working.

Ovviamente non tutti i lavori potranno ritradursi nel digitale, o in quello che già si prospetta nel futuro, il metaverso, cioè un ambiente in cui si potrà devolvere e virtualizzare parte delle proprie esperienze o attività nella realtà fisica.

Però già molti di essi lo permettono, e su questo aspetto i corsi verteranno, anche se buona parte, come disposto dal decreto legge, si indirizzerà anche in ulteriori percorsi formativi per la promozione ad opportunità culturale e lavorative.

Così da poter ampliare le possibilità lavorative di chi, anche a causa del Covid o del’avanzamento dei servizi a nuovi livelli tecnologici, è rimasto indietro e rischia una specie di “obsolescenza” umana.

Oltre a ciò sarà possibile anche accedere a corsi funzionali all’inserimento lavorativo e alla valorizzazione delle attività di cura. 

Una nota particolare di questi corsi è che dureranno fino ad un massimo di 12 mesi, e che saranno disponibili solo in via telematica.

Questo è un bene, così si potrà già avere maggior confidenza col mezzo tecnologico, e si potrà evitare il Covid quanto più possibile. Anche perché le scuole tradizionali non se la stanno passando bene, grazie al Covid.

Assegno unico, ecco come ricevere i soldi sul conto corrente

Il nuovo Assegno unico e universale per figli a carico è finalmente realtà. L’INPS ha iniziato la raccolta delle richieste dal 1° gennaio 2022.

Non verrà erogato fino a marzo 2022, tuttavia per i primi due mesi dell’anno l’INPS continuerà a liquidare l’Assegno temporaneo sui conti correnti delle famiglie che ne hanno fatto richiesta nei mesi scorsi.

Non c’è particolare urgenza per presentare domanda. Ci sarà tempo di inoltrare le richieste fino al 30 giugno 2022 per avere garantita la liquidazione di tutte le mensilità arretrate con decorrenza da marzo. Per chi fa domanda di Assegno da luglio 2022 non ci saranno più arretrati, ma esclusivamente i pagamenti della mensilità successiva a quella in cui si è effettuata la richiesta.

L’INPS, dal suo canale ufficiale Twitter, aggiorna regolarmente la situazione delle richieste. A oggi sono state presentate quasi 480 mila domande di assegno per un totale di oltre 770 mila figli. Ricordiamo che per finanziare fino al 2022 il nuovo Assegno universale, il Governo ha fissato un limite di spesa pari a 440 milioni di Euro.

Vediamo tutti i dettagli su come richiedere e ricevere sul proprio conto corrente questa nuova forma di sostegno alle famiglie con figli a carico fino ai 21 anni di età.

Cos’è l’Assegno unico e universale INPS?

Il messaggio INPS di riferimento, che illustra requisiti e indicazioni del sostegno è il n. 4748 del 31 dicembre 2021.

L’Assegno unico e universale è un aiuto economico in favore delle famiglie, riconosciuto dall’INPS per ciascun figlio a carico fino ai 18 anni di età. Il sostegno può essere esteso fino al raggiungimento dei 21 anni di età qualora i figli a carico rispondano a determinati requisiti.

L’Assegno unico e universale non prevede limiti di età per i figli a carico con disabilità.

Viene definito ‘Unicoperché ha l’obiettivo di semplificare e potenziare le misure a favore della natalità, della genitorialità e dell’occupazione femminile.

È invece ‘Universaleperché viene garantito a ciascuna famiglia residente e domiciliata sul territorio nazionale con figli a carico. Una quota base minima è infatti garantita a tutte le famiglie, indipendentemente dai requisiti reddituali e dalla fascia Isee di appartenenza.

Quali prestazioni sono assorbite dall’Assegno unico universale?

Con l’ingresso dell’Assegno unico andranno a esaurirsi buona parte delle prestazioni economiche di cui fino a ora fruivano le famiglie con figli a carico, sia biologici che adottati o in affido pre adottivo.

Da marzo 2022, mese di partenza dell’Assegno unico e universale, saranno abrogate le seguenti misure, per le quali non sarà più possibile fare richiesta all’INPS: l’assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori, gli assegni familiari ai nuclei con figli e orfani, l’assegno di natalità (conosciuto anche come Bonus Bebè), il premio alla nascita o all’adozione (noto anche come Bonus mamma domani) e le detrazioni fiscali per figli fino a 21 anni.

Il Bonus asilo nido sarà invece conservato senza subire variazioni di importi o nelle modalità di domanda, risultando pienamente compatibile per gli aventi diritto con l’Assegno unico.

L’Assegno unico è inoltre compatibile con la fruizione del Reddito di Cittadinanza e con eventuali altre misure economiche erogate dalle regioni a favore delle famiglie con figli a carico.

A chi spetta l’Assegno unico universale?

La nuova misura in partenza dal 1° marzo 2022 viene attribuita, a domanda, a tutti i nuclei familiari residenti e domiciliati sul territorio nazionale con figli a carico dal settimo mese di gravidanza fino al raggiungimento della maggiore età..

L’Assegno coinvolge tutte le categorie di cittadini: dipendenti privati e pubblici, lavoratori autonomi, pensionati, disoccupati e inoccupati.

I figli maggiorenni in carico, fino al compimento dei 21 anni di età, possono beneficiare dell’Assegno se al momento di presentazione della domanda sono in possesso di almeno uno dei seguenti requisiti:

  • Essere tirocinanti o svolgere un’attività lavorativa con reddito annuo complessivo non superiore a 8 mila Euro,
  • Essere iscritti a un corso di laurea, oppure a un corso di formazione scolastica o professionale,
  • Svolgere il servizio civile universale,
  • Risultare iscritti nei registri dei centri pubblici per l’impiego come disoccupati in cerca di lavoro.

Ai figli a carico con disabilità, l’INPS riconosce l’Assegno unico e universale senza limiti di età.

Quanto spetta di assegno unico e universale INPS?

L’INPS ha attivato sul proprio sito web un simulatore dell’Assegno unico che consente, anche senza accesso tramite credenziali, di calcolare esattamente il valore dell’importo mensile sulla base del numero di figli a carico e di altri requisiti familiari.

L’importo viene calcolato sulla base della fascia Isee di appartenenza, anche se la presenza della certificazione non è essenziale per il riconoscimento della misura. La sua assenza determina infatti il riconoscimento della quota mensile base pari a 50 Euro per ciascun figlio. La stessa viene riconosciuta ai nuclei familiari con valore Isee superiore a 40 mila Euro.

L’importo pieno mensile di 175 Euro per ciascun figlio viene attribuito con Isee non superiore a 15 mila Euro. Gli importi mensili decrescono fino al raggiungimento della fascia Isee 40 mila Euro, dove la quota si stabilizzerà all’imprto base di 50 Euro.

Sono previsti incrementi degli importi mensili dell’Assegno per i nuclei familiari numerosi, con figli successivi al secondo e con più di quattro figli, per le madri di età non superiore ai 21 anni, per i figli disabili, e nel caso in cui i genitori dei figli portatori di disabilità siano entrambi lavoratori.

L’Assegno unico non determina reddito imponibile, e pertanto non influisce sulla dichiarazione IRPEF.

Va fatta un’importante precisazione riguardo la presentazione dell’Isee, che pur non essendo obbligatorio per il riconoscimento della misura, qualora sia di valore inferiore a 40 mila Euro, determina sicuramente importi mensili più alti. Come specifica la pagina INPS dedicata:

La mancata presentazione della certificazione Isee comporta l’attribuzione della quota mensile base dell’Assegno (50 Euro). Con Isee non superiore a 40 mila Euro, è comunque possibile integrare la domanda di Assegno in un momento successivo e ottenere gli importi commisurati spettanti.

Come presentare domanda all’INPS dell’Assegno unico e universale?

Richiedere la misura di sostegno alle famiglie è molto semplice. Può essere richiesto tramite un qualunque patronato o centro CAF, oppure si può inoltrare domanda direttamente dal portale INPS accedendo da questa pagina con le proprie credenziali SPID, o CIE, o CNS. Per la presentazione, l’Istituto mette a disposizione anche un Contact center (06 164 164 da mobile, 803 164 da fisso).

La procedura di richiesta e di invio dal sito INPS, è uguale a quella già attivata per la richiesta dell’Assegno temporaneo.

Sul canale YouTube ufficiale dell’INPS è presente il seguente video tutorial che spiega in modo chiaro e nei dettagli come presentare domanda online dell’Assegno unico e universale.

Quando viene accreditato sul conto corrente l’Assegno unico e universale?

L’INPS ha iniziato ad accogliere le domande a partire dal 1° gennaio 2022. Per tutte le domande presentate entro il 30 giugno saranno riconosciuti gli arretrati dal mese di marzo.

Per le richieste di Assegno inoltrate fra il 1° gennaio e il 28 febbraio 2022, l’INPS provvederà alla liquidazione entro marzo 2022. Le domande inoltrate oltre questa data comporteranno pagamenti sui conti correnti, indicati in fase di richiesta, nel mese successivo a quello di presentazione delle stesse.

L’Assegno unico, come specifica l’INPS nel suo messaggio, ha decorrenza dal settimo mese di gestazione per tutti i nuovi nati.

I nuclei familiari percettori del Reddito di Cittadinanza con figli a carico, non devono presentare richiesta di Assegno unico. L’INPS provvederà automaticamente a integrare la quota spettante per ciascun figlio a carico attraverso la ricarica mensile sulla Carta RdC.

La prima integrazione, secondo quanto comunicato dall’INPS, dovrebbe venire effettuata due mesi dopo l’introduzione della misura, dunque in maggio 2022.

I percettori di Reddito di Cittadinanza devono tenere presente che la mensilità di RdC è già comprensiva di una quota figli. L’importo ricaricato relativo all’Assegno terrà conto della quota figli già assegnata nel RdC, che verrà pertanto decurtata dall’importo teorico dell’Assegno unico e universale calcolato sul valore Isee.