Discriminazioni LGBT sul lavoro: cosa sono e come difendersi

Come difendersi e denunciare le discriminazioni LGBT sul lavoro: vediamo cosa dice la legge e come tutelarsi.

Le discriminazioni LGBT nei luoghi di lavoro, stando agli ultimi dati ISTAT, sono tutt’altro che rare. Possono consistere in salari più bassi, mansioni umilianti, turni notturni reiterati oppure in molestie, mobbing o, nel peggiore dei casi, un licenziamento ingiusto.

Per difendersi da questi comportamenti la legge offre diverse tutele, ad esempio ci si può rivolgere ai sindacati dei lavoratori o contattare l’Ispettorato del lavoro.

Tuttavia dimostrare che il motivo dell’ingiustizia subita sia, per l’appunto, il fatto di appartenere alla comunità LGBT non è sempre agevole.

Ecco una panoramica del problema, le tipologie di discriminazioni più diffuse e come tutelarsi senza rischiare di perdere il lavoro.

Quali e cosa sono le discriminazioni LGBT sul lavoro

Gli atti discriminatori in ufficio possono celarsi sotto varie forme, alcune palesi (come molestie e insulti) altre più “sottili” e, quindi, difficili da provare.

Quando si parla di discriminazioni LGBT al lavoro si fa riferimento a gesti, parole, insulti nei confronti di persone omosessuali e trasgender. Alla base di questi comportamenti deve esserci il preciso scopo di denigrare un soggetto proprio in ragione delle sue scelte sessuali o della sua identità di genere.

Nel nostro ordinamento giuridico, a prescindere dalla forma in cui si manifestano, tali comportamenti sono illegittimi perché contrari al principio di “pari trattamento” sancito dalla Costituzione all’articolo 3:

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”

Tuttavia non esiste in Italia una legge che tuteli esplicitamente la comunità LGBT e che preveda una circostanza aggravante (cioè pene più severe) per chi commette questi fatti. E questo a causa della mancata approvazione del Ddl Zan, “affossato” in Parlamento nonostante le moltissime polemiche.

Come possono essere le discriminazioni contro gli omosessuali

Le discriminazioni sul lavoro (per motivi religiosi, etnici, razziali o di genere) possono manifestarsi in vari modi:

  • dirette, per esempio quando a un soggetto non viene garantito lo stesso trattamento dei colleghi (meno ferie, più turni notturni, stipendio più basso a parità di mansioni e così via);
  • indirette – più difficili da scovare e dimostrare – se mettono qualcuno in svantaggio per via dell’orientamento sessuale attraverso azioni all’apparenza “neutre”;
  • attraverso molestie palesi e quindi offese pubbliche, insulti o comportamenti umiliati e ostili (ne sono un esempio esternazioni verbali denigratorie).

Le conseguenze dell’omotransfobia in ambito lavorativo possono riguardare:

  • l’esclusione in fase di selezione del personale;
  • il mancato avanzamento di carriera;
  • salari inferiori rispetto ai colleghi;

Dunque le modalità in cui si manifestano sono le più svariate ma ciò che è davvero difficile è provare che all’origine di questi comportamenti ci sia proprio l‘intenzione di provocare un danno a qualcuno in quanto omosessuale.

Come difendersi

La legge offre diverse tutele per difendersi per i lavoratori discriminati. In particolare facciamo riferimento alla normativa per la “parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro” (il D. Lgs. n. 216/2003) dove è indicata la tutela giurisdizionale offerta e l’ambito di applicazione della norma.

Per difendersi è necessario proporre una causa civile e quindi rivolgersi a un avvocato specializzato in controversie di lavoro.

Prima di aprire un contenzioso, che può rivelarsi lungo e costoso, gli avvocati devono esperire un tentativo di conciliazione. Se non è possibile conciliare le due posizioni, il procedimento civile prosegue.

Per legge spetta sempre al ricorrente (cioè il lavoratore discriminato) l’onere di provare le discriminazioni subite a causa dell’orientamento sessuale.

Se il giudice accoglie il ricorso gli effetti sono i seguenti:

  • ordina la cessazione dei comportamenti discriminatori;
  • ordina la rimozione degli effetti dannosi provocati; 
  • quantifica il danno subito dal lavoratore, sia patrimoniale che non patrimoniale, cioè il danno morale ed esistenziale.

Come denunciare

Il primo passo da fare è denunciare le discriminazioni e, se possibile, raccogliere delle prove che possano dare forza alle pretese. A tal fine possono essere utili testimonianze di colleghi, foto, immagini, documenti, screenshot e ogni altri mezzo a disposizione.

Ci si può rivolgere a un avvocato giuslavorista e concordare insieme quale sia la strategia migliore da seguire.

In alternativa c’è chi preferisce delegare il tutto ai sindacati di categoria o ad associazioni di settore. Per farlo occorre compilare una scrittura privata o un atto pubblico. Precisiamo, però, che questa via è percorribile soltanto se è stata discriminata un’intera categoria, come appunto la comunità LGBT.

I dati sulla discriminazione LGBT

Risalgono a fine marzo scorso gli ultimi dati dell’ISTAT sulla disparità di trattamento subita dalle persone Lgbt+.

Ciò che è emerso è tutt’altro che rassicurante: il 68% degli intervistati teme di subire atti violenti o discriminazioni.

Invece il 21,5% sostiene di subire pressioni o ingiustizie sul lavoro motivate dall’orientamento sessuale.

Mentre il 38,2% degli intervistati che hanno contratto un’unione civile ha dichiarato di aver subito almeno una volta nella vita discriminazioni legate alle scelte sessuali.

Per maggiori dettagli sugli ultimi dati ti consigliamo il nostro articolo di approfondimento ISTAT: LGTB discriminati sul lavoro! E’ ancora possibile?

Isabella Policarpio
Isabella Policarpio
Copywriting Specialist, classe 1992. Appassionata di linguaggio Seo, scrivo contenuti per il web con focus su attualità, lavoro e diritti. Mi sono laureata in Giurisprudenza all'Università di Teramo e in seguito ho approfondito il Management d'impresa presso La Sapienza a Roma e il Business immigration law durante un periodo di pratica legale all’estero. Nel 2018 ho deciso di dedicarmi a 360° al mondo dell'informazione online. Ho conseguito un master che mi ha insegnato il linguaggio SEO e mi sono specializzata nel “tradurre” i contenuti legali in un linguaggio semplice e diretto. Dicono di me che sono instancabile e curiosa mentre io mi definisco sensibile e battagliera.
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