Per il 50% dei giovani scuola e università non sono utili per il lavoro. I dati

I giovani ragazzi italiani sull’utilità della formazione scolastica e universitaria nello svolgimento del loro attuale impiego, cosa sarà emerso?

La ricerca di Eures-Consiglio nazionale dei giovani su “nuove professioni e nuove marginalità” ha messo in luce il pensiero dei giovani ragazzi italiani sull’utilità della formazione scolastica e universitaria nello svolgimento del loro attuale impiego. Scuola e università sono utili per trovare un lavoro? Scopriamolo subito.

Per il 50% dei giovani scuola e università non sono utili per il lavoro

Secondo il 50,7% dei giovani italiani la formazione università o scolastica è stata inutile o poco utile allo svolgimento dell’attuale professione. La percentuale più elevata lascia tra i venditori e promoter con un 75% e un 65,1% dei lavoratori non qualificati.

Per chi svolge mansioni di tipo digitale e professioni qualificate, però, pare che l’università sia stata decisiva per imparare la professione, con percentuali del 63% nel primo caso e del 64,4% nel secondo.

Ai giovani sono anche stati chiesti quali sono i canali formativi più utili per lo svolgimento del loro impiego attuale.

  • L’esperienza fatta direttamente sul posto di lavoro 53,3%;
  • Formazione universitaria 37,6%, percentuale che arriva a toccare il 61,7% fra i lavoratori qualificati del terziario;
  • Autoformazione per il 23,8%;
  • Corsi professionali o di formazione frequentati privatamente 17,6%, percentuale che arriva a toccare il 34,7% fra i lavoratori digitali;
  • Tirocinio o stage 10%;
  • Formazione scolastica 6,7%;
  • infine, per il 23,3% degli intervistati non in possesso di una qualifica formativa, nessun canale formativo, tra scuola e università, si è rivelato utile per lo svolgimento del proprio lavoro.

Quali sono le aspirazioni dei giovani italiani?

Nell’indagine svolta da Eures-Consiglio nazionale dei giovani sono state evidenziate tutte le aspirazioni lavorative dei giovani italiani. Ormai la voglia di un’autonomia professionale predomina su un posto di lavoro nella Pubblica Amministrazione.

  • Secondo il 42,8% un lavoro come libero professionista è il compromesso ideale fra vita professionale e personale; 
  • il 23,5% invece sogna di lavorare come dipendente in una grande impresa privata;
  • troviamo, poi, la Pubblica Amministrazione con una percentuale del 16,4%;
  • l’6,2% vuole lavorare in una piccola impresa;
  • ma l’11,1% dei giovani vuole realizzarsi con un’attività imprenditoriale o auto imprenditoriale.

Sviscerando i dati, poi, si evince che una carriera da libero professionista è sognata soprattutto da giovani che non hanno ancora compiuto i 25 anni, mentre fra i giovani adulti di età compresa fra 30 e 35 anni prevale la volontà di lavorare come dipendente subordinato.

Giovani e lavoro, dalla fine della carriera scolastica e universitaria al primo impiego

Secondo l’intervista, i giovani italiani che finiscono il percorso scolastico o universitario attendono un periodo di circa sette mesi prima di lavorare, anche se quasi il 70% è riuscito a trovare un’attività già dopo sei mesi dalla fine degli studi. La percentuale di giovani che ha trovato lavoro dopo un solo mese è pari al 31,3%, mentre il 10,4% è rimasto fermo per oltre 2 anni fino ad arrivare all’8,8% degli intervistati che ha atteso un lasso di tempo compreso tra uno e due anni prima di svolgere un’attività lavorativa.

Facendo un rapido calcolo i giovani con un diploma di laurea entrano nel mercato del lavoro dopo 6.4 mesi, mentre i ragazzi con un diploma di scuola superiore o con un titolo inferiore arrivano ad attendere 11 mesi. 

Secondo i dati, il precariato è diffuso soprattutto tra le professioni non qualificate, con una percentuale dell’80,4%. 

Ad oggi vengono sottoscritti soprattutto contratti a termine o precari 42,6%: 

  • lavoro a tempo determinato
  • lavoro intermittente
  • stagionali
  • collaborazioni occasionali
  • contratto in somministrazione. 

I contratti a tempo indeterminato, invece, sono il 31,9%.

La restante fetta di giovani è distribuita fra contratto di lavoro autonomo, lavoro in nero, praticantato o servizio civile universale, rispettivamente con percentuali del 18,6%, un 3,5% e per le ultime due il 7%. 

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Giovani e politiche per il loro inserimento nel mondo del lavoro

La presidente del Consiglio nazionale dei giovani, Maria Cristina Rosaria Pisani ha detto la sua in merito ai giovani e il loro inserimento nel mercato del lavoro. 

Secondo la Pisani, infatti, occorre intervenire nelle politiche per il lavoro in ogni fase della loro carriera, partendo dalla formazione dei ragazzi (scolastica e universitaria) continuando con tutte le modalità di accesso al mondo del lavoro. In questo caso la presidente sottolinea anche che l’equità generazionale e di genere è ancora molto distante e, pertanto, occorrerà svolgere un duro lavoro su questo tema.

In ogni caso, dovrà essere riorganizzata l’offerta formativa, coinvolgendo sinergicamente enti pubblici e privati e creando un sistema di servizi per l’impiego funzionali. L’obiettivo è quello di informare i giovani sui loro diritti e guidarli verso il riconoscimento delle proprie competenze.

C’è da sottolineare, infatti, che meno di un giovane italiano su cinque risulta essere insoddisfatto delle tutele sul lavoro: “servono risposte concrete alla generazione che dovrà ricostruire il nostro Paese”.

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