Riforma pensioni Inps: è ufficiale! Tutti a casa a 67 anni

La riforma delle pensioni sembra non procedere, e nel frattempo l'Inps annuncia i nuovi requisiti per la pensione di vecchiaia a 67 anni fino al 2025.

La riforma delle pensioni è in alto mare. Altre le priorità del governo, tra cui l’attuale guerra in Ucraina, che sta scompaginando il mondo intero, ed anche i conti dello Stato italiano. 

Ma una cosa è certa. Fino al 2025 per andare in pensione si dovrà aver compiuto 67 anni. Parliamo della pensione di vecchiaia, che appunto si ottiene al raggiungimento di una certa età anagrafica.

I 67 anni sono quelli della riforma Fornero soggetti a revisione per gli effetti degli incrementi della speranza di vita. A causa della pandemia da Covid-19, per il biennio 2023-3024 non c’è alcuna crescita nella speranza di vita e per questo motivo per quegli anni, andare in pensione di vecchiaia richiederà 67 anni di età anagrafica

Sul fronte dell’anticipazione di pensione, invece ancora nessuna fumata bianca, anche se sembra possibile un’apertura a 64 anni, come richiesto dai sindacati. 

Per i prossimi anni e fino al 2026 restano invariati anche i requisiti per la pensione anticipata per anzianità che potrà essere ottenuta con 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. Quindi gli incrementi previsti dalla legge di stabilità del 2019 sono congelati.

Invece per il 2022, in attesa di un’organica riforma delle pensioni, per uscire anticipatamente si deve soddisfare quota 102, ossia 38 anni di contributi e 64 anni di età anagrafica.

Sempre per il 2022 sono riconfermate APE sociale rafforzata e Opzione Donna.

Riforma pensioni: Inps annuncia i requisiti

Per chi dovrà andare in pensione nel 2023 o nel 2024, accedendo alla pensione di vecchiaia, deve spegnere 67 candeline, ed aver maturato almeno 20 anni di contributi. Questi requisiti sono validi sia per i lavoratori dipendenti che autonomi.

Nel calcolo dei contribui sono da ricomprendersi anche i mesi di prestazioni integrative al reddito come la NASpI, che danno diritto al raggiungimento dei limiti contributivi, ma non concorrono al calcolo del montante contributivo in quanto in queste occasioni non si versano i contributi.

La circolare n.28 del 18 febbraio 2022 fissa i nuovi requisiti di accesso alla pensione. In realtà, con questa circolare, l’Inps conferma i requisiti esistenti in quanto non c’è alcun adeguamento degli stessi non essendo stati previsti adeguamenti della speranza di vita per gli anni 2023 e 2024. I requisiti previsti per andare in pensione sia di vecchiaia che di anzianità restano invariati al 2020 e 2021. 

La circolare quindi applica quanto previsto dal decreto direttoriale del Ministero dell’Economia e delle finanze, di concerto con il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, del 27 ottobre 2021 che appunto dispone che 

A decorrere dal 1° gennaio 2023, i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici per pensione di vecchiaia e anzianità non sono ulteriormente incrementati.

Ecco di seguito i requisiti per accedere ai diversi regimi di pensione.

Riforma pensioni: 67 anni per la pensione di vecchiaia

Per gli anni 2023 e 2024, per applicazione del decreto direttoriale del MEF e del Ministero del lavoro, andare in pensione di vecchiaia richiederà il raggiungimento dei 67 anni di età anagrafica. In pratica si tratta dell’età prevista dalla riforma Fornero e che per l’effetto del non adeguamento delle aspettative di vita, resta confermato fino al 1 gennaio 2025.

Per i lavoratori dipendenti, regolarmente iscritti alla previdenza sociale, sia obbligatoria che di altre categorie, che hanno svolto lavori gravosi, pesanti o faticosi e possono dimostrare di avere almeno 30 anni di contributi, l’età anagrafica per andare in pensione di vecchiaia si abbassa a 66 anni e 7 mesi. Questo requisito resta confermato fino al 31 dicembre 2024.

La pensione di vecchiaia può essere anche raggiunta all’età di settantuno anni, con il minimo dei contributi, ossia cinque anni. Questa possibilità è concessa a chi ha iniziato a lavorare e quindi a versare il primo contributo a partire al 1 gennaio 1996. Anche in questo caso per il biennio 2023-2024, i requisiti non mutano.

Riforma pensioni 2022: requisiti per la pensione anticipata

La circolare n. 28 del 18 febbraio 2022, a seguito dell’adozione del decreto ministeriale del MEF che non prevede incrementi ai requisiti per il raggiungimento della pensione, conferma fino al 2027 i requisiti per accedere alla pensione anticipata.

Indipendentemente dall’età anagrafica, fino al 1 gennaio 2027, si potrà andare in pensione con 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne, mentre per gli uomini si devono aver maturati 42 anni e 10 mesi

La pensione anticipata potrà dunque essere richiesta prima del compimento dell’età anagrafica necessaria per la pensione di vecchiaia.

Restando invariati i requisiti fino al 2027, chi raggiungerà i minimi contributivi sopra riportati potrà fare domanda per la pensione. Potranno quindi andare in pensione nel 2027 gli uomini che hanno iniziato a lavoro nel 1984 mentre e le donne che invece hanno iniziato a lavorare nel 1985.

Ipotizzando di aver iniziato a lavoro molto giovani, esempio a 16 anni, per loro si potrà quindi accedere alla pensione anticipata con 57 anni e 10 mesi di età anagrafica per le donne o 58 anni e 10 mesi per gli uomini. Tutto dipende da quanto si è cominciato a lavorare, fermo restando gli anni di contribuzione.

Per la pensione anticipata, è possibile accedere in anticipo a 64 anni, purchè i lavoratori possano vantare:

  • inizio del versamento contributivo dal 1 gennaio 1996;
  • 20 anni di contributi;
  • la mensilità della pensione non sia inferiore a 2,8 l’assegno sociale (per il 2022 è 468,10 euro).

La pensione anticipata è pagata a partire dal terzo mese dalla maturazione dei requisiti, ad esclusione dell’anticipazione a 64 anni.

Riforma pensioni: possibile anticipazione a 64 anni

Il 15 febbraio si è svolto un confronto tra associazioni sindacali e ministero del lavoro, sul tema riforma del lavoro. Sembra che in quella sede il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, del Governo, guidato da Mario Draghi, abbia aperto la possibilità ad un’anticipazione della pensione a 64 anni ma con qualche costo a carico del lavoratore che voglia andare via dal lavoro prima del raggiungimento dei requisiti previsti per la pensione di vecchiaia, anticipata o anzianità.

La flessibilità è un elemento rispetto al quale il governo ha dichiarato di essere intenzionato a dare delle risposte. Attendiamo di conoscerne il merito, aveva commentato il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli.

L’apertura del governo all’uscita anticipata, è però legata al vincolo di ricalcolare l’intera pensione sul sistema contributivo, anche per gli anni di contributi versati nel periodo di vigenza del sistema retributivo. 

In concreto la flessibilità dimostrata dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, è quella di rivedere i coefficienti di trasformazione, che sono quegli indici che trasformano il montante contributivo in trattamento pensionistico, e di eliminare il vincolo per cui per andare in pensione prima dei 67 anni, l’assegno pensionistico non deve essere inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Su questo punto il Governo si dimostra aperto ad abbassare il limite minimo per chi è nel sistema contributivo o per chi, essendo nel sistema misto, decide di adottare il solo sistema contributivo.

La riforma quindi andrebbe verso un’anticipazione di 3 anni, con uscita a 64 anni, ma con una penalizzazione del 3% all’anno sull’importo della pensione.

Il governo sta anche ragionando sulla proposta del presidente dell’Inps, Paquale Tridico per il quale si rimanda all’articolo Pensioni: Inps annuncia la riforma! Tutti a 62 anni 

Per approfondimenti sulla pensione di garanzia, destinata a che non supera 1,5 volte l’assegno sociale, si legga Inps, aumento pensione a marzo. Novità pensione di garanzia

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