Morti misteriose legate a Putin: dov’è la verità?

Vladimir Putin non ha un passato politico limpido e trasparente, ma dov'è la verità circa le morti sospette?

In questi tristi mesi di guerra, abbiamo approfondito la figura politica di Putin. Telegiornali, approfondimenti tv, dirette social, insomma… è l’uomo del momento. E, purtroppo, non per via di un qualcosa di positivo.

La guerra tra Russia ed Ucraina sta tenendo tutto il mondo col fiato sospeso e purtroppo, quando alla guida di un popolo si ritrova un despota, non può mai nascere qualcosa di buono.

Tuttavia, quello che andremo ad analizzare all’interno di questo contenuto è un altro aspetto altrettanto bizzarro e particolare. Ovvero, alcune delle morti sospette che ruotano attorno, appunto, alla figura di Putin.

Come mai negli anni molte persone che hanno espresso un’opinione differente rispetto a quella di Putin sono state ritrovate decedute, altre avvelenate e altre ancora disperse? Si tratta di una casualità oppure è necessario indagare maggiormente?

Ecco, noi abbiamo optato per questa seconda opzione. Infatti, tra le righe che seguono indagheremo e cercheremo di capire quali sono queste figure che hanno incrociato il cammino di Putin per poi fare una brutta fine.

Putin: è davvero una sorpresa questa guerra tra Russia ed Ucraina?

In molti si stanno chiedendo se, questa orribile guerra, sia davvero un fulmine a ciel sereno. Analizzando il passato della carriera politica di Putin, molte cose, in effetti, non tornano.

E proprio per questo motivo, ci si chiede: “ma davvero un personaggio di questo tipo pensavamo non avesse il coraggio di arrivare a tanto?

L’uomo a capo di un regime che per anni è stato teatro di innumerevoli morti sospette: giornalisti ammazzati in circostanze poco chiare, dissidenti avvelenati e attivisti incarcerati.

Ma davvero Vladimir Putin ci ha sorpreso dopo quello che è successo in Cecenia ed in Crimea?

Ed effettivamente, come presto leggerete dal nostro racconto, capirete quanto, tutto questo, fosse già scritto.

L’argomento è stato ripreso poi anche dalla collega Valentina Sussi nel suo articolo per Trend-Online. Vi lasciamo un brevissimo estratto:

Dalle notizie che emorgono, fumose, Putin avrebbe decapitato alcuni dei suoi. Si parla di ben 8 generali silurati sistematicamente per aver sbagliato le loro strategie e aver generato un conflitto estenuante per la Russia, dispendioso, nonché scevro da risultati apprezzabili.

Cos’è successo nella mente di Putin?

Per Putin, gli ucraini sono russi, ma di colpo, si sono trasformati in dissidenti. Hanno iniziato a guardare ad ovest e ad oggi, l’Ucraina, desidera entrare a far parte dell’Unione Europea.

E quindi, come da anni accade, chi che lo contrasta va neutralizzato.

Dov’è però il problema? Per neutralizzare un politico o un giornalista dissidente è sufficiente un po’ di veleno o una “morte accidentale” che possa sembrare del tutto casuale, magari commissionata ad un banale sicario.

Per un popolo invece, è tutto molto più complesso ed articolato. In questo caso, sono necessarie bombe, carri armati e missili.

La scalata politica di Putin

Putin è salito al Poter nel lontano 1999, e da quel momento, o come Primo Ministro o come Presidente, non ha mai smesso di desiderare potere.

Da allora, chiunque abbia anche solamente provato a contrastarlo politicamente, chiunque abbia provato ad indagare sui suoi affari o sulla sua vita privata, chiunque abbia provato a sfidarlo democraticamente, ha pagato con la persecuzione se non addirittura con la morte.

E questo non succedeva solo con coloro che non rientravano nella sua ristretta cerchia: questo valeva anche per i suoi fedelissimi. Molti dei “suoi uomini” infatti, non ritenuti “fedeli fino in fondo” hanno pagato tutto ciò con la propria vita.

Con Putin non si scherza: o sei con lui o la tua vita è in serio pericolo. Per cui tutto questo lo potremmo definire come una sorta di dittatura moderna.

Artyom Borovik: la sua morte è legata a Putin?

Artyom Borovik fu probabilmente il primo nome legato a Putin, quanto meno, per quanto ne sa la stampa mondiale oggi. Borovik era un editore giornalista investigativo e, la sua ultima fatica letteraria, era un libro. In quest’ultimo veniva riportata la sua intervista a Vera Nikolaevna Putina.

Quest’ultima si definiva la vera madre biologica di Putin ma che, a causa del secondo marito, si vide costretta ad affidare il proprio figlio ad una coppia. E, quest’ultimi, avrebbero dovuto crescerlo come il proprio figlio.

Le cose non andarono proprio in questo modo: Putin finì in collegio.

Del resto, il KGB, per anni ha cercato proprio all’interno di questi istituti le proprie reclute. E sapete perché? Perché in questo modo, avrebbero potuto fare, nella testa di questi ragazzini, un vero e proprio lavoro psicologico. Con il risultato che avrebbero concepito il KGB, i servizi segreti, come la propria famiglia e, di conseguenza, mai nella vita l’avrebbero tradita. Con il minimo sforzo, avrebbero addestrato dei funzionari più fedeli.

Questa, raccontata in pochissime righe, è l’infanzia segreta di Putin. E proprio questa era la storia che Borovik voleva raccontare nel suo libro che sarebbe uscito di lì a pochissimo in tutto il mondo.

Tutto questo però, non avvenne mai. Borovik è morto nel 2000 per un sospetto incidente aereo, un tragico evento. E proprio il 2000 fu uno degli anni più importanti per la carriera politica di Putin: arriva infatti a ricoprire la carica politica più alta, quella di Presidente.

Secondo svariate inchieste giornalistiche, tutto ciò non fu, nel modo più assoluto, un incidente causato dal destino. Il liquido antigelo non fu versato nei serbatoi: l’aereo venne sabotato.

Antonio Russo: un altro caso collegato a Putin

Antonio Russo si trovava in Georgia per documentare la guerra in Cecenia. Vera e propria ossessione dell’FSB, i servizi segreti del KGB.

Quando si cita l’FSB ci si riferisce ai pretoriani di Vladimir Putin. Non si voleva si raccontasse dei metodi dell’esercito russo. Tutto doveva tassativamente rimanere all’interno della loro ristretta cerchia e nulla doveva trapelare fuori di essa.

Il giornalista italiano di Radio Radicale, Antonio Russo, denuncia la violenze dei militari russi sulla popolazione cecena con dei documenti. Il tutto conteneva anche delle prove sull’utilizzo, da parte di Mosca, di armi illegali.

Antonio Russo ebbe dunque il coraggio di incolpare direttamente Putin. Proprio dopo aver chiamato in causa quest’ultimo, nel 2000, Antonio Russo venne barbaramente ucciso. Venne ritrovato con il torace fracassato da un colpo violentissimo. Azione questa, che ancora oggi, non è stata formalizzata.

Telefono, computer, videocamera scomparvero. Tutti gli strumenti del suo lavoro, che racchiudevano prove schiaccianti e inconfutabili,vennero portati via e Russo doveva tacere per sempre.

La storia di Sergej Yushenkov

Sergej Yushenkov era un politico che, da sempre, metteva in ansia Putin. Questo perché era riconosciuto da molti moscoviti come uno degli uomini che aveva protetto il Parlamento dal tentato colpo di Stato del 1991.

Yushenkov era uno dei massimi dirigenti del Partito Liberale, il maggior partito di opposizione a Putin. Aveva indagato, Yushenkov, al caso delle bombe nei palazzi. Ovvero, una serie di attentati avvenuti in Russia nel 1999 nelle case dei poliziotti a Mosca.

Questi attentati causarono ben 293 morti. Un caso che, come ben immaginerete, indignò l’intera Russia.

Di questi attentati venne accusato uno sconosciuto esercito per la liberazione del Daghestan.

Nel frattempo però, Yushenkov aveva capito che una cosa del genere non poteva essere affatto possibile, per cui, raccolse tutta una serie di indizi. Quest’ultimi dimostravano palesemente che, i responsabili di questi attentati, altro non erano che i servizi di sicurezza russi.

In quella fase l’FSB, il servizio di sicurezza russo, era sotto la direzione di Putin. All’epoca, Primo Ministro.

Putin farà della campagna in Cecenia il suo cavallo di battaglia politico. Questi attentati furono l’appiglio perfetto per far intervenire l’esercito. Tutto questo diventa il suo volano politico.

Un’ulteriore frase pubblica di Yushenkov sancì la sua morte. Quest’ultimo infatti, dichiarò che, il suo partito ricevette l’autorizzazione per registrarsi all’elezioni dell’anno corrente.

Yushenkov venne ammazzato a colpi di pistola nel 2003, vicino a casa sua, a Mosca.

Yuri Shchekochikhin: anche lui scomodo a Putin

Anche Yuri Shchekochikhin era un giornalista investigativo e denunciava i legami tra la mafia russa ed i vertici del Cremlino. Il suo lavoro veniva svolto per la Novaja Gazeta, un giornale che purtroppo ha visto morire ammazzati moltissimi suoi giornalisti.

Dopo aver raccolto indizi e prove circa i rapporti che univano servizi segreti e crimine organizzato, e dopo aver dimostrato che questi rapporti condizionavano fortemente una politica sempre più corrotta, nel 2003 il mondo assisterà ad una tragedia.

Shchekochikhin stava per partire per gli Stati Uniti con lo scopo di denunciare lui stesso e direttamente quanto scoperto agli investigatori dell’FBI. Tale scelta venne ben ponderata dopo che, le istituzioni russe si dimostrarono del tutto “sorde” a quanto dichiarato dallo stesso giornalista nelle sue meritevoli inchieste.

A fine giugno sarebbe dovuto salire su un volo che lo avrebbe portato direttamente in America: questo però non succederà mai. Inizia a star male e, improvvisamente, muore il 3 luglio del 2003.

I sintomi sono riconducibili all’avvelenamento da materiale radioattivo.

Nemmeno Roman Tsepov è stato risparmiato da Putin

Non sono solo i dissidenti ad entrare nel mirino di Putin, ma anche i suoi fedelissimi. Coloro che non rispettano il mandato concesso, devono pagare. Nulla viene lasciato sospeso, per nessuna ragione al mondo. Nemmeno se si tratta di un fedele braccio destro.

E questo è proprio il caso di Roman Tsepov. Uno degli uomini più vicini a Vladimir Putin: fu accanto a lui sin dal giorno della sua investitura politica.

I giornalisti lo chiamavano “l’oligarca della sicurezza“. Questo perché si occupava della sicurezza personale degli uomini della cerchia di Putin. Responsabilità non proprio semplice.

Tsepov, stando alle varie inchieste, stava cercando di allargare il suo giro d’affari spostandosi cioè sul gioco d’azzardo. E per far ciò, era necessario spendere ed investire somme di denaro molto alte. Ma lo faceva utilizzando il nome di Putin. Mossa, questa, molto rischiosa che lo accompagnò ad un tragico epilogo.

Nel 2004 infatti, venne convocato da alcuni colleghi per discutere negli uffici dell’FSB. Beve una banalissima tazza di té e cosa succede? Dopo pochi giorni, Tsepov morirà.

I sintomi sono riconducibili all’avvelenamento da materiale radioattivo.

E questi che vi abbiamo raccontato, sono solo alcuni dei nomi che tristemente vengono oggi associati a Vladimir Putin.

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