Razionamento del gas: ecco il piano di emergenza!

Il gas scarseggia e recuperare uno stoccaggio importante per il prossimo inverno è complesso. Chiuderanno i "rubinetti"?

Stiamo vivendo una situazione alquanto surreale.

Assistiamo ad una guerra, seppur da lontano, tra Russia ed Ucraina, del tutto ingiustificata. Al timone di una nazione ritroviamo un despota di nome Putin che pretende di avere potere assoluto e lo fa utilizzando terminologie quali “operazione speciale“. Un dittatore che manipola il mondo della comunicazione in Russia per far veicolare solo quello che per lui simboleggia un tornaconto personale. Il popolo russo dunque, viene informato solo di quello che decide il signor Putin.

Le materie prime toccano prezzi folli causando un’inflazione devastante per i mercati e per la gente comune.

Come se già tutto questo non fosse sufficiente, da qualche settimana si parla di gas e non solo per cercare di immagazinare le scorte in tempo per il prossimo autunno e inverno. Si sta addirittura valutando l’ipotesi di un razionamento. Fornire cioè al proprio popolo il gas in determinate fasce orarie per poi “staccare i rubinetti.

Ma è davvero possibile? Scopriamolo!

Il gas può davvero essere razionato?

Ci rendiamo conto che il titolo del paragrafetto può risultare molto drastico e quasi fantascienza, tuttavia però, se lo scenario attuale dovesse peggiorare ancora di più, è sicuramente una ipotesi che il Governo Italiano dovrà, in qualche modo, valutare.

La parola “razionamento” l’abbiamo sentita pronunciare molto spesso, anche dallo stesso Presidente del Consiglio, Mario Draghi. E, ora vi spieghiamo cosa, questo termine, vuol indicare.

Un qualcosa di simile è avvenuto anche nel lontano 1973, sempre a causa di una crisi energetica.

Cosa si intende con il termine “razionamento”?

Ma andiamo per gradi e cerchiamo di capire bene come potrebbe evolversi la situazione. Quando si parla di razionamento si vuole intendere la riduzione del consumo di un determinato bene, nel nostro caso, si tratta, appunto, di gas.

Dobbiamo tenere conto che, il rifornimento di quest’ultimo, potrebbe infatti essere penalizzato dal conflitto in corso tra Russia ed Ucraina.

Ma chi lo decide questo razionamento? La decisione aspetta al MITE, ovvero, al Ministero della Transizione Ecologica. Ma, ovviamente, prima di decidere per una soluzione così tanto drastica, quest’ultimo dovrà attuare tutta una serie di step intermedi. Questo è necessario al fine di aumentare l’offerta e / o ridurre la domanda di gas. Questo, è il cosidetto fenomeno chiamato in gergo “Early Warning” o, più banalmente, “livello di pre-allarme“. 

Per cui, possiamo affermare con sicurezza che, questo percorso, viene attuato dal momento che si manifestano informazioni concrete che dimostrano un difficoltoso approvvigionamento che coinvolgerà i mesi a seguire. Situazione questa, in grado di far scattare il livello di allarme se non addirittura, il livello di emergenza.

Quindi, in questa fase, l’unica cosa ovvia è quella di aumentare le nostre riserve di gas. Soprattutto in ottica futura e per non arrivare impreparati alla prossima stagione fredda. Certamente mancano ancora molti mesi dal momento che, la primavera è appena iniziata, ma come ben intuirete, un approvvigionamento di gas per un intero Paese, non è certamente una cosa da poco. Tutto questo necessita di accordi commerciali e di trasporto della materia prima stessa. Per cui, non ci si può ridurre di certo all’ultimo minuto.

Inoltre, dovremmo ridurre sin da subito i consumi, a prescindere dalla dichiarazione del livello di emergenza.

Gas: cosa dovrà fare il MITE?

Il lavoro che dovrà compiere il MITE è alquanto complesso e delicato.

Dovrà quanto prima trovare, ovviamente, dei partner commerciali energetici affidabili che siano in grado di soddisfare le esigenze del nostro Paese durante un intero anno. Perché non scordiamoci che, a livello casalingo, il maggior consumo di gas si focalizza soprattutto durante i mesi più freddi, ma esistono anche le fabbriche e le industrie che necessitano di grandi quantità di gas tutto l’anno.

Una volta trovati i partner e le collaborazioni giuste, il MITE dovrà concordare una quota, una percentuale, di gas idonea per il fabbisogno dell’Italia. Non scordiamoci infatti che, la Russia, non esportava i proprio gas non solo in Italia, bensì in tutta Europa. Quindi, non solo l’Italia sta cercando una vita d’uscita alternativa, ma tanti altri Paesi Europei si ritrovano nelle nostre medesime condizioni e stanno cercando una soluzione.

Di conseguenza, i produttori di gas dovranno, in qualche modo, cercare di soddisfare un po’ tutti per rattoppare la situazione che si è creata.

Un terzo punto, altrettanto importante che dovrà fare il MITE, sarà quello di incentivare la popolazione nell’aver a cuore il “non spreco” e di cercare quindi, ove possibile, di ridurre i consumi.

Terna S.p.A: una figura chiave

Da un punto di vista operativo, sarà importante il ruolo di Terna S.p.A. Quest’ultima, in qualità di gestore della rete di trasmissione nazionale avrà il compito di massimizzare l’impiego delle centrali elettriche che vanno a carbone o ad olio combustibile per una durata di tempo che sarà decisa dal MITE.

In parole semplici, tutto ciò significa che, bisognerà spingere sulle centrali che non sono alimentate a gas – sempre ovviamente nei limiti delle emissioni nell’atmosfera – così da concedere alle centrali a gas un po’ di tregua.

E consentire, ad esempio, il riempimento dei siti di stoccaggio.

Ipotetiche misure preventive insufficienti: che fare allora?

Ovviamente, quando si tratta di valutare delle situazioni così tanto complesse e delicate, sul piatto della bilancia è necessario valutare entrambe le situazioni. Se le misure preventive dovessero continuare ad essere insufficienti si dovranno prendere in esame ulteriori soluzioni. Quasi sicuramente ancora più drastiche.

In questo caso, ma si spera non si arrivi a tanto, si dovranno fare sacrifici maggiori.

Per quanto riguarda i provvedimenti che riguardano le nostre case, la nostra quotidianità casalinga, il piano di emergenza dice che, in situazioni appunto di livello di emergenza massima, dovranno essere definite nuove soglie di temperatura. Ovvero, delle fasce orarie pre-stabilite per quanto concerne il riscaldamento e / o teleriscaldamento nel settore civile. Tradotto, molto semplicemente significa che, il gas, verrà razionato in modo da evitare qualsiasi tipologia di spreco.

Non potremo portare il termosifone oltre una certa temperatura o non potremo accenderli in alcuni momenti della giornata.

Verranno ovviamente garantite le fasce orarie più delicate. Tutto ciò è necessario per fare in modo di evitare utilizzi eccessivi di massa.

Inoltre sarà previsto un ulteriore rincaro circa il prezzo dell’energia, oltre ovviamente a quello che stiamo già subendo ora.

Uno scenario da film: crisi energetica del 1973

Siamo coscienti del fatto che, per la grande maggior parte di noi, tutto questo può sembrare un vero e proprio scenario da film. Un qualcosa di surreale, ed effettivamente, mai nessuno si sarebbe aspettato di assistere a tutto ciò.

Dopo due anni di Covid e una lenta, lentissima ripresa, si pensava, oggettivamente, “di averle viste tutte” e mai si sarebbe pensato di dover affrontare anche un ipotetico periodo di razionamento del gas.

Forse però, tra coloro che leggeranno questo articolo, ci sarà qualcuno che ha vissuto la crisi energetica del 1973 che abbiamo poco più su citato e, si ricorderà sicuramente delle tantissime domeniche in bicicletta. Non si poteva utilizzare l’auto, le luci della città erano fioche, quasi soffuse, e quelle dei bar erano spente.

All’epoca infatti, i provvedimenti adottati dal Governo furono piuttosto drastici arrivando al punto di dover cambiare drasticamente lo stile di vita delle famiglie italiane. Gli orari di chiusura dei negozi vennero anticipati perché giustamente, nel tardo pomeriggio, lavorare a luci spente diventa quasi impossibile. Ma anche perché le città erano deserte, le persone si spostavano a piedi solo per vera necessità. Sicuramente, nessuno andava a fare compere per cui, tenere aperta un’attività era inutile. Tanto valeva anticipare la chiusura.

Anche la messa in onda del telegiornale venne anticipata perché, di conseguenza, anche l’ora in cui ci si riuniva per cenare cambiò. Anche la cena, per assurdo, non avveniva più allo stesso orario.

Vennero abbassati i limiti di velocità per coloro che si spostavano in macchina proprio per risparmiare circa il consumo di benzina.

Nel 1973 possiamo affermare, la vita, seppur per un periodo, cambiò drasticamente e abituarcisi non fu affatto facile.

Questo periodo, fortunatamente, durò solo pochi mesi ma furono sufficienti per cambiare del tutto la vita delle persone. Situazioni complesse che solo vivendole davvero le si può capire fino in fondo.

Ora vi citiamo una cosa che probabilmente in pochi conoscono. Il famoso contenitore televisivo della domenica pomeriggio, Domenica In, programma che tutt’oggi va in onda, venne proprio ideato per incitare le persone a stare a casa ed evitare quindi di utilizzare la macchina la domenica per le famose gite fuori porta.

Gas: ma oggi noi cosa potremmo fare?

Per lo meno al momento, la difficoltà persiste ma non siamo ancora ad uno stadio grave. Va sottolineato che, queste situazioni possono cambiare una settimana per l’altra, tuttavia, ribadiamo, per ora, sembra sia ancora tutto sotto controllo.

Però, va detto che, anche noi cittadini potremmo sicuramente fare la nostra parte. Ridurre i consumi del gas in via preventiva, senza dunque aspettare di ritrovarci in una situazione di emergenza vera e propria, può avere più di un risvolto positivo.

Si parla tantissimo nei tg e nei vari salotti televisivi a sfondo politico che si dovrebbe aumentare la quantità di fornitura per poi poter “star tranquilli” però purtroppo, si parla troppo poco circa la nostra responsabilità.

Ridurre i consumi di gas, ma in generale, ridurre se non addirittura eliminare gli sprechi, sarebbe una buona base di partenza. Non solo per un discorso logistico di approvvigionamento, ma anche per avere un minor impatto sul Pianeta e sull’utilizzo delle materie prime.

La riduzione dei consumi è un’arma potentissima. Ridurre i consumi può infatti renderci più indipendenti da un punto di vista energetico. Questo ci permetterebbe di accumulare scorte, aiutare a ridurre le emissioni di Co2 e di conseguenza andare incontro agli obbiettivi ambientali ed uno stile di vita decisamente più green.

Tutto questo questo ci darebbe anche più margine per investire in energie rinnovabili non avendo così la necessità di ricorrere di continuo alle fonti fossili.

Noi e le nostre abitudini quindi, possiamo fare moltissimo e cambiare il futuro!

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