Chi è Viktor Bout, barone delle armi e mercante di morte scambiato con la cestista Griner

Ecco chi è Viktor Bout, il mercante di armi scambiato con la cestista Griner dai russi.

Chi abbia una certa conoscenza della storia contemporanea, o abbia semplicemente guardato il film Il ponte delle spie, non può evitare di fare paragoni con la vicenda svoltasi nelle ultime ore, che ha visto al centro uno scambio di prigionieri fra Russia e Usa.

Ciò che colpisce di questo fatto è però la portata dello scambio: Viktor Bout, un mercante di armi condannato a 25 anni di carcere, colpevole per certo di innumerevoli crimini, e Brittney Griner, una cestista americana che si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Ecco allora chi è Viktor Bout, l’uomo che ispirò un film con Nicholas Cage e che oggi è libero grazie alle pressioni di Mosca.

Chi è Viktor Bout, il mercante di armi più influente al mondo (con una foto di Putin in cella)

Viktor Bout ha una biografia che da sola potrebbe dare materiale di lavoro a dieci film hollywoodiani. Nato nel 1967 a Dushanbe, capitale dell’attuale stato indipendente del Tagikistan (ma precedentemente parte dell’Unione Sovietica), a 18 anni decide di arruolarsi nell’esercito sovietico.

Qui diventa ufficiale dell’air force e, anche se ovviamente non ci sono informazioni certe al riguardo, è da credere che abbia fatto parte di organizzazioni segrete come il KGB.

Viktor Bout ha infatti una perfetta padronanza di inglese, francese, persiano (la lingua ufficiale dell’Iran), portoghese e arabo, oltre che dell’Esperanto; una preparazione del genere è di solito strettamente connessa a missioni di spionaggio.

Dopo la caduta dell’URSS, Viktor Bout riesce ad acquistare a un prezzo ridotto 60 aerei dell’aeronautica sovietica, nonché numerose armi che presto riesce a piazzare al mercato nero. Si trasferisce quindi negli Emirati Arabi Uniti, da dove inizia a costruire il suo impero commerciale.

Viktor Bout rifornisce da allora per quasi due decenni ogni fazione terroristica, gruppi ribelli, signori della guerra e dittatori che si rivolga a lui. Bout rifornisce inoltre anche chi da queste armi deve difendersi, come è avvenuto nel caso dell’Algeria, dove ha venduto armi sia al governo che ai ribelli.

Fra i clienti di Viktor Bout troviamo infatti Congo, Libera, Ruanda e Angola, ma anche i gruppi talebani e Al Queda, nonché Sierra Leone e Repubblica Dominicana. Insomma, un giro d’affari di livello globale.

Il suo personaggio attira presto l’attenzione, e nel 2005 la sua vita diventa l’ispirazione per il film Lord of War, in cui Nicholas Cage presta il volto al pericoloso trafficante d’armi.

Nel 2008, Bout viene arrestato a Bangkok da agenti della Dea americana, e dopo due anni di negoziati con la Thailandia, Bout viene estradato negli Stati Uniti, doveè condannato nel 2012 a 25 anni (la pena minima per i crimini di cui è imputato).

Sconterà la pena in Illinois, nel carcere di massima sicurezza di Marion, dove secondo le dichiarazioni dei suoi compagni di cella (neonazisti americani) era solito tenere una fotografia di Vladimir Putin.

Ora, grazie allo scambio con la cestista Brittney Griner, Viktor Bout sarà riportato in patria, dove potrà tornare libero.

Perché la Russia ha insistito per riavere Viktor Bout e che cosa significa a livello geopolitico

Dalla sua incarcerazione, la Russia non aveva mai cessato di premere per ottenere una liberazione o un rimpatrio di Bout. Ciò evidentemente non perché sussistesse un margine di dubbio in merito alla sua colpevolezza, ma perché Bout, più probabilmente, non aveva mai smesso di far parte di una rete di spionaggio.

Dopo la dissoluzione del KGB, Viktor Bout potrebbe essere entrato nel GRU, un organo militare e di spionaggio in cui probabilmente è diventato un personaggio di alto profilo.

Nel momento in cui il Cremlino si è dunque trovato fra le mani un personaggio popolare come Griner, ha deciso di giocare questa carta vincente per la liberazione di uno dei membri più importanti dei suoi servizi segreti.

Tuttavia, questa scelta ha un notevolo impatto geopolitico. La Russia si è infatti dimostrata vincente nello scambio, celebrato come un successo personale dallo stesso Putin, che ha dichiarato “è l’ennesima prova del fatto che la Russia non abbandona i suoi figli”.

A differenza che in altri episodi da guerra fredda, in questo caso lo scambio non porterà ad alcun tavolo delle trattative: ciò a cui si è assistito è stato un semplice scambio commerciale.

L’implicazione più importante è però un’altra: gli USA hanno dovuto piegarsi alle richieste di Putin, e alla fine le hanno soddisfatte esattamente nei termini da lui imposti, mostrando quindi un lato più debole e, potenzialmente, ricattabile anche in futuro.

Leggi anche: Armi all’Ucraina, invio prorogato. Passano le mozioni di maggioranza, Pd e Terzo Polo

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