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Alpha4All trionfa nella formazione trading

I Le Fonti Awards celebrano l’eccellenza. L’undicesima edizione del prestigioso riconoscimento si è tenuta mercoledì 6 ottobre in una delle location più affascinanti e prestigiose di Milano. 

La cerimonia ha visto salire sul palco a ritirare l’autorevole riconoscimento gli studi legali, i professionisti e le imprese che hanno sfidato e vinto la crisi, mantenendo alti livelli di eccellenza e investendo in settori particolarmente strategici e innovativi. 

Tra queste Alpha4All, che si è aggiudicata il riconoscimento come Eccellenza dell’Anno Formazione Trading con la seguente motivazione: “Per essere un punto di riferimento nel settore della formazione ed educazione finanziaria, da oltre 10 anni. Per costruire una strategia finanziaria in grado di soddisfare le esigenze di ogni singolo utente, garantendone la massima trasparenza. Per offrire servizi e strumenti intuitivi e d’eccellenza, grazie ad un team altamente specializzato”.

Nick Coppola, CEO di Alpha4All, ha così commentato la vittoria: “Da oltre 10 anni Alpha4All si batte per l’educazione finanziaria in Italia e per avvicinare le persone al mondo degli investimenti fai da te. Grazie al prestigioso riconoscimento de Le Fonti come Eccellenza nella Formazione Trading 2021 e alla nascita della Trading & Investing Academy, questo traguardo è sempre più vicino. La proposta formativa in continuo aggiornamento si compone di +50 corsi gratuiti e non, 100% online e accessibili 24h/24, pensati da esperti del settore per tutti i livelli.” 

I Le Fonti Awards sono sia un momento di premiazione ma anche un momento di approfondimento, confronto e dibattito: numerosi sono i momenti televisivi che vedono coinvolti top lawyers e Ceo, pronti ad affrontare temi di attualità legati a innovazione, tecnologia, leadership ed evoluzione normativa. La visibilità mediatica dell’evento è garantita da Le Fonti TV, punto di riferimento nel panorama dell’informazione finanziaria, economica e giuridica che vanta una community fidelizzata di oltre 10 milioni di persone in oltre 125 paesi.

Walmart nel metaverso di Facebook. Avrà una sua criptovaluta

Se l’annuncio di Facebook (diventata Meta Platforms) della sua nuova strategia focalizzata sul metaverso sembra avere fatto passare di moda (per lo meno nei titoli della stampa generalista) criptovalute e blockchain, in realtà le due cose vanno avanti di pari passo. Difficile immaginare un metaverso senza monete virtuali e ancora meno senza l’utilizzo della tecnologia della blockchain. Parallelismo che viene evidenziato dalle mosse di un gigante della Corporate America. E non si parla di una Big Tech, bensì del numero uno globale della grande distribuzione Walmart che, secondo quanto riporta la Cnbc, si prepara a irrompere nel metaverso. E a farlo con una sua criptovaluta e con suoi Nft.

Walmart entrerà nel metaverso di Facebook con una sua criptovaluta

Secondo quanto emerge dalle richieste di brevetti presentate a fine dicembre presso lo U.S. Patent and Trademark Office (Uspto, agenzia alle dipendenze dello U.S. Department of Commerce che si occupa di proprietà intellettuali), è pronto a scommettere sul metaverso. Il mondo virtuale (o digitale che dir si voglia) già diventato motore di business e fattore discriminante per l’andamento dei titoli a Wall Street. A giudicare dalle richieste di brevetti depositate Walmart vuole trasferire il suo retail anche nel metaverso, vendendo beni virtuali, in un’ampia gamma di categorie merceologiche: elettronica, decorazioni per la casa, giocattoli, articoli sportivi, prodotti per la cura della persona.

Criptovaluta, blockchain, Nft nel metaverso del retailer Walmart

Non solo. Walmart sarebbe anche pronta a entrare nell’altro emergente settore degli Nft (non-fungible token, token crittografici che rappresentano atti di proprietà e certificati d’autenticità di beni unici), già molto frequentato per esempio nell’arte, nell’intrattenimento, nello sport. Per fare tutto questo, ovviamente, non si può fare a meno dei pagamenti e Walmart starebbe addirittura considerando la creazione di una sua criptovaluta. Il gigante dell’Arkansas, sempre più attivo in ambito finanziario (grazie a recenti modifiche regolatorie) come testimoniato dalla campagna di recruiting operata niente meno che in Goldman Sachs, punterebbe a fornire una sua moneta virtuale ma anche servizi di scambio di criptovalute con tecnologia blockchain e di gestione di portafogli digitali. Insomma. Oltre al metaverso, alla realtà virtuale, c’è molto da scoprire anche per Walmart. (Raffaele Rovati)

Stangata bollette: bonus in arrivo. Ecco per chi!

Il Governo sta lavorando a un nuovo “pacchetto energia”, un bonus per salvare famiglie e imprese dalla stangata delle bollette di luce e gas. Presto un nuovo decreto.

Gli aumenti esorbitanti del costo di luce e gas iniziano già ad avere pesanti effetti sui bilanci delle famiglie e ancora di più sulle imprese, con conseguenze sull’occupazione.  

Bolletta meno pesante nel primo trimestre 2022

Secondo Arera, l’autorità di regolazione per energia reti e ambiente, l’aumento delle bollette sarà del +55% per lìelettricità e del 41,8% per il gas.

Senza l’intervento del governo il caro-bollette sarebbe stato del 65% per l’elettricità e del 59,2% per il gas. 

Stangata bollette: i bonus della legge di bilancio 2022

3,8 miliardi di euro è la cifra totale stanziata con la Legge di Bilancio 2022. Nello specifico il governo intende distribuire: 

  • Un pacchetto da 1,8 miliardi di euro servirà per contenere gli effetti degli aumenti dei prezzi dell’elettricità per il primo trimestre del 2022. In questo caso si riducono parzialmente gli oneri generali di sistema.
  • 480 milioni di euro andranno a ridurre gli oneri generali di sistema per il gas 
  • 912 milioni di euro serviranno per potenziare i bonus bollette esistenti.
  • in aggiunta è previsto un taglio dell’Iva sul gas (al 5%)

Bollette 2022: pagamento a rate

1 miliardo di euro si aggiunge alle precedenti misure per permettere a famiglie e piccole imprese di pagare le bollette a rate per un periodo massimo di 10 mesi. La rateizzazione sarà possibile solo per utenze domestiche e piccole imprese con un contratto nel mercato libero o in maggior tutela.

Le rate saranno compensate con degli anticipi stabiliti da Arera alle aziende fornitrici di gas e luce.

Nessuna richiesta al proprio fornitore: basta far scadere il termine di pagamento della bolletta. Il fornitore invierà obbligatoriamente, insieme a una nuova comunicazione che contiene l’ingiunzione di pagamento, anche l’offerta per pagare la somma in 10 rate mensili, senza interessi.

Bonus bollette potenziato

Il bonus bollette è un’avegolazione entrata in vigore nel luglio 2021 e prevede uno sconto sull’importo della bolletta per circa 5 milioni di famiglie con requisiti specifici. Questa misura è stata potenziata dalla legge di bilancio con un nuovo stanziamento da 912 milioni di euro. 

La misura non è per tutti, ma solo per coloro che hanno alcuni requisiti:

  • ISEE sotto gli 8.265 € annui
  • famiglie numerose con un ISEE fino a 20.000 € annui e più di 3 figli
  • percettori di reddito o pensione di cittadinanza
  • persone con disagio fisico che utilizzano apparecchiature elettromedicali

In tutti questi casi non occorre presentare la domanda: il bonus sociale è accreditato direttamente in bolletta dopo aver inviato la richiesta dell’Isee.

Bollette: nuovo decreto in arrivo

Per contrastare gli effetti negativi sui consumi e sui risparmi degli italiani, il governo sta lavorando ad un nuovo decreto. Le misure già varate permettono di attenuare il caro-bollette fino a 800/1.000 euro a famiglia, una cifra ritenuta da molti non sufficiente per contenere ulteriori rialzi dei prezzi. 

Martedì 18 gennaio il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, parlerà davanti alla Camera, nell’Aula della Commissione Attività produttive, dei prezzi dell’energia e della sicurezza degli approvvigionamenti.

(Claudia Cervi)

Nuovo Cashback Autostrade 2022: come chiedere il rimborso!

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Ebbene sì, una novità targata 2022 riguarda proprio il nuovo cashback sulle autostrade. 

Ma cosa vuol dire?

A partire dal mese di gennaio, tutti coloro che si spostano usufruendo del servizio offerto dal Autostrade SpA hanno diritto ad ottenere il cashback per i pedaggi. 

Ma sempre? Ovviamente la risposta è no. Infatti, non verrai rimborsato per il semplice fatto di aver utilizzato l’autostrada, ma per le code che spesso si incontrano al suo interno. 

Non dobbiamo confondere questo nuovo cashback con quello di Stato che, come sappiamo, è stato rifiutato dal Governo Draghi

Per quale motivo il Governo ha deciso di non prorogarlo? Te lo spiego immediatamente. L’obiettivo del cashback di Stato era quello di favorire l’utilizzo dei mezzi di pagamento tracciabili. Tuttavia, i risultati auspicati non sono stati raggiunti in toto e, proprio per questo motivo, il Governo Draghi ha deciso di cancellare la misura. 

Eppure, Autostrade per l’Italia ha deciso di attuare un meccanismo simile per rimborsare gli automobilisti che hanno subito dei ritardi. 

Ma come funziona? Andiamo a scoprire insieme il nuovo cashback autostrade! 

Intanto consigliamo la visione di questo video realizzato da Autostrade per l’Italia, che spiega come funziona il nuovo cashback e l’app dedicata:

Nuovo Cashback Autostrade: l’intuizione di Aspi

Ebbene, come abbiamo affermato in precedenza, il premier Mario Draghi ha deciso di non prorogare la misura del cashback di Stato. 

Infatti, i risultati che erano stati ottenuti possono essere classificati come “deludenti”. 

L’obiettivo era quello di ridurre l’utilizzo del denaro contante ed incentivare il ricorso ai mezzi di pagamento tacciabili ed, effettivamente, questo è accaduto. Ma non come si sperava. 

Infatti, la misura del cashback di Stato non ha portato alcun successo nella lotta contro l’evasione fiscale che, come sappiamo, è una pesante piaga del nostro Paese. 

E mentre il Governo lavora all’istituzione del nuovo Bonus Bancomat, ecco che il Gruppo Aspi (Autostrade per l’Italia) decide di attuare un meccanismo già conosciuto: quello del cashback, appunto. 

Dunque, come funziona questo Nuovo Cashback Autostrade? Tuitti coloro che subiscono dei ritardi potranno ottenere il rimborso sul pedaggio. 

Ma a che tipologia di ritardi facciamo riferimento? Tutti i ritardi saranno compresi?

Anche in questo caso, la risposta è negativa. Infatti, i ritardi che daranno diritto ad ottenere il Nuovo Cashback Autostrade saranno quelli superiori a 15 minuti

Tutti possono ottenere il rimborso sul pedaggio? Per rispondere a questa domanda avremo un paragrafo a parte. Intanto anticipiamo che per poter domandare il rimborso bisognerà essere muniti di Telepass oppure possedere l’applicazione dedicata al Nuovo Cashback Autostrade. 

Nuovo Cashback Autostrade: come inviare la domanda di rimborso?

L’abbiamo detto, questa risposa avrebbe avuto un paragrafo tutto suo. Infatti è così, anche perché non parliamo di qualcosa di facile intuizione.

Come abbiamo visto, a partire dal 1° gennaio 2022 è possibile richiedere il rimborso sul pedaggio per le code in autostrada che hanno causato un ritardo superiore a 15 minuti. 

Ricorda: per il momento le richieste di rimborso riguardano il periodo di tempo compreso tra il 15 di settembre ed il 31 dicembre 2021.

Hai capito bene, questo è stato il periodo designato per poter testare il Nuovo Cashback Autostrade e da qualche giorno è possibile muoversi per ottenere il rimborso dovuto. 

Attenzione però: il rimborso può essere chiesto nel caso in cui il ritardo sia stato dovuto alla presenza di cantieri che hanno influito sulla fluidità del traffico. 

Un esempio? Beh, possiamo considerare una causa per ottenere il Nuovo Cashback Autostrade la riduzione delle corsie disponibili che ha portato ad un traffico superiore e ad un ritardo. 

Quindi, come abbiamo detto, per il momento si possono inviare le richieste di rimborso per il periodo compreso tra il 15 settembre ed il 31 dicembre. 

Si tratta di un sistema trimestrale di richiesta di rimborso. Infatti, nel mese di aprile, si potrà procedere con le richieste del Nuovo Cashback Autostrade per il periodo compreso tra gennaio e marzo. 

Per richiedere il rimborso abbiamo due modalità: il Telepass o l’applicazione Free to X

Andiamo a scoprirle nel prossimo paragrafo. 

Nuovo Cashback Autostrade: le due modalità di domanda 

Come abbiamo visto, abbiamo due modalità per richiedere l’accesso al Nuovo Cashback Autostrade. 

La prima riguarda il dowload dell’applicazione dedicata denominata Free to X. All’interno di tale applicazione dovrà essere caricata anche la foto dello scontrino che attesti il pagamento del pedaggio e l’IBAN sul quale si vuole ottenere il rimborso da parte di Autostrade per l’Italia. 

Invece, il secondo metodo utilizzabile per poter accedere al rimborso del pedaggio autostradale è essere in possesso del Telepass. 

In questo caso, basterà effettuare la registrazione all’applicazione, senza dover presentare alcuna richiesta specifica. 

Infatti, al beneficiario in possesso del Telepass arriverà un messaggio per avvisarlo dell’importo in arrivo. Ebbene, questi soldi saranno accreditati sul conto corrente collegato al dispositivo di Telepass. 

Ma cosa devo fare dopo aver scaricato l’applicazione?

Chiaramente bisognerà creare il proprio account inserendo i propri dati anagrafici, la mail ed i documenti di riconoscimento dell’auto, come la targa. 

Ricorda: per ottenere questo rimborso il ritardo deve essersi registrato lungo una tratta di competenza di Autostrade SpA. 

Nuovo Cashback Autostrade: come si calcolano i rimborsi?

Non tutti avranno lo stesso rimborso, ovviamente! 

Ci saranno diverse percentuali di rimborso in base alla lunghezza del viaggio ed all’entità del ritardo. 

Innanzitutto è bene sottolineare che un ritardo inferiore a 15 minuti non sarà oggetto di alcun rimborso. 

Ma come si calcola il ritardo? Ebbene, per comprenderlo bisognerà fare riferimento al tempo medio di percorrenza della tratta in esame, facendo riferimento a Google Maps

Se te lo stessi domandando, sì, si potrà accedere anche al rimborso del 100% del costo del pedaggio. 

Questa tipologia di rimborso si avrà per i ritardi compresi tra tra 15 e 29 minuti per tratti di lunghezza compresa tra 0 e 29 km oppure per un ritardo superiore a 120 minuti, indipendentemente dai chilometri percorsi. 

È bene sottolineare che possono aderire a questo Nuovo Cashback Autostrade sia i privati che le aziende, sia i liberi professionisti che utilizzando mezzi di pagamento elettronici, contanti o Telepass.

Ovviamente per avere accesso al rimborso è necessario essere in possesso della prova del pagamento. Quindi, coloro che non sono in possesso dello scontrino del pagamento non potranno ottenere il Nuovo Cashback Autostrade. 

Nuovo Cashback Autostrade: chi sarà escluso?

È importante sottolineare che non sempre si avrà diritto ad ottenere il rimborso previsto dal Nuovo Cashback Autostrade. Infatti, ci sono alcune circostanze nelle quali il cashback non viene riconosciuto. 

Quali sono? Lo scopriamo subito. 

Innanzitutto, non sono inclusi al fine dell’ottenimento del Nuovo Cashback Autostrade i cantieri istituiti per ripristinare la sicurezza in seguito a degli incidenti.

Lo stesso possiamo dire per i ritardi causati dal traffico intenso, eventi metereologici, manifestazioni o incidenti. Insomma, il Nuovo Cashback Autostrade viene erogato solo nel caso in cui si verifichino dei ritardi dovuti ai lavori.

Infine, non è previsto il rimborso nei casi in cui il pedaggio venga versato in modo forfettario al passaggio di un casello. 

Ultima, ma non ultima ragione di esclusione è da ribadire: si può chiedere il rimborso del pedaggio solo se il ritardo è stato causato in un tratto di competenza di Autostrade per l’Italia dove un cantiere ha avuto delle conseguenze negative sulla fluidità del traffico, ad esempio a causa delle riduzioni delle corsie. 

Bollo auto 2022: come non pagarlo? Qualche trucco legale

Inutile negarlo, il bollo auto 2022 è una delle tasse senza dubbio più odiate ed evase da parte degli italiani. D’altronde il suo mancato pagamento non è annunciato da nessun avviso, spesso la data di scadenza finisce nel dimenticatoio o per distrazione si dimentica di segnarla in agenda.

Tra l’altro c’è da dire che il fatto di non pagare il bollo auto non fa incorrere in alcuna conseguenza penale, come ad esempio avviene invece per l’assicurazione auto RCA, la quale è indispensabile per poter circolare.

Ecco allora che può accadere, dimenticanza dopo dimenticanza, di ricevere un avviso di pagamento relativo ovviamente alle annualità non pagate ma anche, e soprattutto, agli interessi maturati e alle sanzioni da corrispondere.

La domanda a questo punto, è: c’è un modo per evitare di pagare il bollo auto 2022, anche quando è evidente che ci si trova in difetto? Spesso le intimazioni di pagamento vengono annullate per vizi di forma oppure per ritardi enormi nella riscossione, causati dalla stessa pubblica amministrazione e che quindi risultano a vantaggio del contribuente.

Ma è altrettanto vero che, a seguito dei tanti ricorsi in via giudiziale, le argomentazioni per evitare di pagare il bollo auto sono talmente tante e varie che può essere utile conoscerle, così da avere uno spunto per evitare di corrisponderlo!

Dalla Cassazione il suggerimento per non pagare il bollo auto e fare ricorso: dal termine di decadenza alla prescrizione, per finire al sistema di calcolo degli interessi. 

Ecco tutto ciò che c’è da sapere sulle esenzioni a disposizione per non pagare il bollo auto e qualche trucco legale per presentare ricorso e vincerlo.

Bollo auto 2022, novità

Si tratta di una tassa da pagare ogni anno, per il solo fatto che si possiede l’auto. Quindi non per il suo utilizzo. Infatti che si usi per la città, una volta all’anno per un viaggio o si tenga chiusa in garage, il bollo auto va corrisposto sempre e comunque.

Anche coloro che sono in attesa di successione, quindi ancora non proprietari dell’auto ma semplicemente perché eredi del defunto, sono tenuti a corrispondere il bollo auto!

Di fatto, la tassa di proprietà sui veicoli rimane al suo posto nonostante le voci che davano il governo orientato a cancellarla, discorso analogo per il superbollo.

Tra le principali novità di questo periodo, c’è innanzitutto la cancellazione del debito al 31 dicembre 2021, per tutti coloro che avevano ricevuto una cartella esattoriale tra il 2000 e il 2010, se il loro debito non aveva superato i 5 mila euro.

Inoltre verrà cancellato anche il superbollo per questo anno 2022. Una decisione che fa seguito all’impegno preso dal governo in materia di PNRR  e che senza dubbio rappresenta una delle novità più attese dell’anno, per quanto concerne il bollo auto 2022.

il superbollo deve essere pagato dai possessori di autovetture e autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose con potenza superiore a una determinata soglia.

Esenzioni: chi non paga il bollo auto 2022

Tutti coloro che posseggono un’auto dunque sono tenuti a pagare il bollo, ma in alcuni casi la legge prevede delle agevolazioni e pertanto si ha diritto ad alcune esenzioni. 

Ad esempio, non si paga il bollo auto 2022, se il proprietario ha subito il furto del mezzo. Inoltre non è previsto il pagamento della tassa per i disabili, come stabilisce la legge 104 del 1992.

Per quanto concerne le auto d’epoca e storiche, se queste ultime compiono 30 anni dalla loro immatricolazione, allora il proprietario è esonerato dal pagamento del bollo auto 2022. 

In alcuni casi, se l’auto è sottoposta a fermo amministrativo, può verificarsi il caso in cui la regione disponga il non pagamento del bollo, anche se in realtà si tratta di una deroga a quella che è invece la normativa prevista (e che impone il pagamento del bollo auto anche a chi ha la vettura in fermo amministrativo)

L’Agenzia delle Entrate ha la facoltà di emettere un provvedimento di fermo amministrativo su un veicolo il cui bollo auto non sia stato pagato entro 30 giorni dalla ricezione della notifica di preavviso di fermo amministrativo. Il debitore dovrà perciò procedere al saldo del debito (che può anche essere rateizzato).

Anche chi decide di acquistare un veicolo elettrico o comunque delle categorie meno inquinanti può trovare agevolazioni in tal senso, a livello regionale, e non pagare quindi il bollo auto 2022.

Senza bollo auto 2022 al posto di blocco: cosa fare?

Cosa succede se, a un posto di blocco, all’alt da parte delle forze dell’ordine, ci si ritrova senza il bollo auto pagato? 

In realtà, in quel preciso frangente, non può accadere nulla

Infatti la polizia verifica che la vettura sia coperta da assicurazione e che il conducente stesse rispettando il codice della strada, mentre era alla guida. 

Non può verificare il pagamento della tassa. Ciò significa che un eventuale controllo può arrivare solo da parte dell’amministrazione finanziaria regionale oppure dall’Agenzia delle Entrate

Per questo motivo si è soggetti ad ammenda pecuniaria ma non si hanno ripercussioni a livello penale, per il mancato pagamento del bollo auto 2022. Si può dunque circolare liberamente, anche in assenza di pagamenti regolari per quanto riguarda questa tassa.

Avviso di pagamento bollo auto 2022: trucchi per non pagare

Prima o poi può accadere e arriva presso il proprio domicilio, un’intimazione di pagamento per tutte le annualità non corrisposte nel versamento del bollo auto.

Chiaramente è l’ente titolare del credito che può reclamarlo, motivo per cui l’avviso di norma arriva dalla Regione.

Una volta con l’avviso cartaceo tra le mani, cosa si può fare per verificare che invece non si è tenuti al pagamento della tassa?

Uno dei primi aspetti a cui prestare attenzione, dal momento che si cercano escamotage per non pagare il bollo auto, riguarda proprio il periodo di mancata riscossione indicato nell’avviso.

Quest’ultimo infatti deve fare riferimento al pagamento di un bollo che risale al massimo a tre anni prima, una volta passata la scadenza. Se quindi entro il 31 dicembre 2021 è arrivata un’intimazione di pagamento per il bollo del 2016 o del 2017, allora questa risulta illegittima e non si è tenuti a pagare!

Attenzione! In questo caso fa fede il timbro postale di spedizione della lettera e non del ricevimento da parte del mittente.

Il bollo auto dunque cade in prescrizione dopo tre anni. Per tutti gli altri debiti, nei confronti della regione, della provincia o comune, dell’Inail o dell’Inps il termine massimo di prescrizione è di cinque anni. Di dieci invece, per i debiti nei confronti dello stato. Questo dimostra dunque quanto sia breve tale periodo per chi non ha pagato il bollo auto, che può ricevere un avviso di pagamento solo per le ultime tre annualità.

Se il debito dunque è antecedente, allora si può tirare un sospiro di sollievo: nessuno più può esigerlo.

E se si continua a non pagare, nonostante l’avviso ricevuto? In questo caso, si può attendere verosimilmente l’arrivo di una cartella esattoriale ma, anche in questo caso, se arriva più tardi di tre anni rispetto all’annualità richiesta, allora può essere impugnata e non ha più valenza. 

Addirittura, se la somma da versare è inferiore a 3 mila euro, allora il contribuente può decidere di presentare il ricorso in autonomia e non è tenuto neppure a farsi assistere da un avvocato.

Infine, c’è un altro trucco per evitare di pagare il bollo auto. Bisogna verificare che, all’interno della cartella esattoriale, il calcolo degli interessi sia presentato in maniera corretta. Può verificarsi infatti il caso in cui venga presentato direttamente il totale da pagare, senza distinguere qual è la somma corrispondente al bollo e quale quella invece indicativa degli interessi. 

Ebbene, anche in questo caso, si è autorizzati a ignorare l’avviso e non pagare.

La ratio è quella di rendere il sistema di calcolo il più chiaro possibile per il diretto interessato, in maniera che possa distinguere le varie voci riportate in maniera analitica.

Ovviamente, va precisato che non ci può essere cartella esattoriale senza che prima non sia arrivato un avviso di notifica relativo a quel mancato pagamento. Se dunque il contribuente è certo di non aver ricevuto alcun avviso prima (si chiama prodromico), allora può decidere di ricorrere in tribunale per non pagare. 

Se infatti, in sede di accertamento, non salta fuori alcuna ricevuta di ricevimento della raccomandata o la relazione di chi l’ha consegnata a mano, allora la cartella esattoriale è nulla ed è possibile esimersi dal pagamento del bollo..

Quando pagare bollo auto 2022

Come abbiamo già avuto modo di esporre in maniera dettagliata, nel corso di questo articolo, ci sono diverse possibilità per cui evitare di pagare il bollo auto 2022 oppure esserne esonerati a monte.

E per tutti coloro che invece non possono ricorrere a questi “trucchi” per non pagare?

Ebbene, ovviamente non resta che informarsi sulle date di scadenza da rispettare, per versare la tassa. Infatti nonostante le varie notizie rimbalzate da una fonte d’informazione all’altra, che davano per possibile la cancellazione del bollo auto, il governo ha deciso di mantenere l’odiata tassa.

A parte dunque la rottamazione delle cartelle esattoriali 2000-2010, come già sottolineato, il pagamento del bollo resta anche per il 2022.

Di norma per quanto riguarda le automobili, il bollo auto 2022 scade nei mesi di aprile, agosto e dicembre. Va precisato che però si hanno a disposizione ulteriori 30 giorni per poter versare quanto dovuto, senza dunque incorrere in interessi o sanzioni.

La verifica dell’avvenuto pagamento del bollo auto 2022 (ma anche per quanto riguarda le annualità precedenti) si effettua anche online, sul sito dell’Agenzia delle Entrate (ma solo cinque regioni risultano a oggi abilitate) oppure semplicemente presso l’Aci più vicina.

Per pagare il bollo auto, sono disponibili diverse modalità. Ad esempio tramite home banking ma anche scegliendo la domiciliazione bancaria (e in questo caso si ha anche uno sconto del 15%). Oppure di persona in posta ad esempio o sul sito dell’Aci.

Nuovo bonus partite IVA 2022, 2.500 euro in arrivo: come averli!

Bonus partite IVA 2022: in arrivo la nuova agevolazione, che permetterà a tutte le imprese di ottenere fino a 2.500 euro.

Il 2022 si preannuncia come un anno propizio per i titolari di partita IVA, dato che sono in arrivo numerose misure di sostegno pensate proprio per le aziende ed i titolari di attività.

Mentre si attende l’arrivo del nuovo Decreto Ristori e Sostegni, che sancirà l’arrivo di un nuovo set di bonus partita IVA pensati per coloro che sono stati costretti a numerosi giorni di chiusura, è arrivata finalmente la notizia ufficiale di un nuovo bonus partite IVA al via.

La nuova agevolazione prende anche il nome di bonus internet 2022, e si comporrà di voucher destinati ai possessori di partita IVA che esercitano attività di impresa.

In questo articolo ci occuperemo di analizzare nel dettaglio tale nuovo bonus partite IVA 2022: scopriremo a chi spetta, come richiederlo e come stabilire l’esatta cifra che spetta al richiedente.

Si parla addirittura di un massimo ottenibile pari a 2.500 euro.

Bonus partite IVA 2022: i voucher Internet

In realtà, questo nuovo bonus partite IVA 2022 era atteso da tempo; dopo l’introduzione del bonus PC e tablet, che è stato attualmente sospeso ed era pensato per i privati, si attendeva infatti la cosiddetta “fase due”Fase che avrebbe dovuto estendere il voucher connettività anche alle imprese, non solo ai privati.

Dunque, i voucher connettività per le partite IVA si sono fatti attendere ma, per fortuna, il comunicato ufficiale firmato del MiSE in data 30 dicembre 2021 è finalmente stato pubblicato.

Il Ministero ha stanziato un fondo pari a 609 milioni di euro per finanziare l’erogazione del nuovo bonus partite IVA 2022, che durerà due anni e che verrà gestito da Infratel Italia.

Il bonus internet consentirà alle aziende di ottenere degli strumenti economici volti a digitalizzare l’azienda richiedente, che potrà in questo modo dotarsi di nuovi servizi che sfruttino la connessione ad Internet.

Il Governo sa bene che, in effetti, la maggior parte delle imprese italiane non ha a disposizione dei servizi di connettività adeguati. Per colmare le lacune digitali e tecnologiche delle partite IVA nostrane, dunque, è stato progettato questo bonus, volto ad incrementare le opportunità di digitalizzazione delle aziende.

Il voucher previsto dal bonus internet consentirà non soltanto di dotarsi di strumenti tecnologici, quali una connessione internet veloce, ma anche di partecipare alla fruizione di strumenti che accelerino il processo di digitalizzazione.

Bonus internet partite IVA 2022: a quanto ammonta?

Cerchiamo adesso di capire quanto spetterà alle aziende che richiederanno il voucher previsto dal bonus partite IVA 2022. 

Il bonus internet concederà un beneficio economico, in forma di voucher connettività, che può avere un importo compreso tra i 300 euro, fino ad un massimo di 2.000 euro.

Abbiamo però anticipato che il bonus partite IVA avrebbe raggiunto i 2.500 euro. 

Vediamo in che modo.

L’importo esatto del bonus internet 2022 dipenderà infatti dalla tipologia di contratto internet che l’impresa sceglierà di sottoscrivere. L’importo del bonus partite IVA potrà variare anche a seconda della durata del contratto sottoscritto.

La durata minima ammessa è pari a 18 mesi, fino ad un massimo di 36 mesi totali.

Ma, come dicevamo, anche la velocità di connessione avrà un peso rilevante nello stabilire l’importo esatto del voucher internet per le imprese.

La velocità minima prevista per l’accesso al bonus internet è fissata a 30 Mbit al secondo, fino ad un massimo di 1 Gbit al secondo.

Per coloro che decideranno di dotarsi di connessione internet con velocità superiore a 1 Gbit al secondo, è previsto il voucher internet massimo, pari ad appunto 2.500 euro.

Bonus internet per le partite IVA: chi potrà accedere

Analizziamo adesso insieme la potenziale platea dei beneficiari del nuovo bonus partite IVA per l’accesso ai voucher internet.

Al momento, purtroppo, siamo ancora in attesa della pubblicazione del testo ufficiale del decreto in Gazzetta Ufficiale, e sarà dunque impossibile stabilire quali siano i criteri di accesso specifici relativi al bonus internet.

Sappiamo però, grazie al comunicato del MiSE, che del bonus internet potranno beneficiare moltissime imprese. Secondo le stime, avranno i requisiti di accesso al bonus almeno 850.000 imprese, fino ad un massimo di 1,4 milioni di potenziali beneficiari.

Il numero impressionante di imprese italiane che potranno accedere al bonus internet per partite IVA è presto spiegato: le imprese italiane versano in una pesante condizione di ritardo digitale, soprattutto se paragonate alle imprese europee.

Era dunque nei piani del Governo una misura che colmasse tale divario digitale e che favorisse la diffusione della connettività veloce all’interno del Paese. Il tutto, anche tenendo conto degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Ricordiamo, tra l’altro, che il nuovo bonus partite IVA 2022 non prevederà unicamente un voucher per potenziare la connessione internet.

Sono anche state previste, per le imprese aderenti, delle opportunità formative, volte al potenziamento della digitalizzazione.

Le imprese verranno in altre parole accompagnate, a mezzo di iniziative statali, nel lungo e tortuoso processo di acquisizione di nuove tecnologie, che le rendano competitive a livello non solo nazionale, ma anche europeo.

Bonus partite IVA 2022: modalità di richiesta del voucher internet

Per concludere, ci occuperemo della procedura da attivare per accedere al bonus partite IVA 2022 che consentirà alle imprese di ottenere il proprio voucher internet, ovviamente nel rispetto dei requisiti richiesti.

Ricordiamo agli interessati che il contratto di connessione veloce dovrà avere una durata non inferiore ai diciotto mesi totali, pena l’esclusione dalla percezione del bonus internet.

In secondo luogo, occorrerà rispettare i requisiti, che verranno ampiamente descritti una volta avvenuta la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale.

Tra i dettagli già noti, riportiamo quello della durata ufficiale: le imprese avranno un periodo totale di ventiquattro mesi per poter inviare la propria domanda.

Sappiamo però che il fondo stanziato per finanziare il nuovo bonus partite IVA 2022 è pari a 609 milioni di euro. Questo vuol dire che le risorse non sono infinite e che, in sostanza, bisognerà richiedere il proprio bonus internet al più presto.

In caso di esaurimento dei fondi stanziati, infatti, sarà probabilmente impossibile accedere al bonus internet.

Le domande dovranno essere inviate attraverso la piattaforma ufficiale Infratel che, come abbiamo già detto, gestirà in bonus internet di concerto col MiSE.

Bonus partite IVA: oltre al voucher internet, arrivano nuovi Ristori!

Il bonus internet non sarà comunque l’unico bonus partite IVA 2022. Il Governo sta infatti lavorando ad un nuovo set di aiuti, da concedere a tutte quelle attività che, ancora oggi, stanno risentendo della crisi scatenata dell’emergenza sanitaria.

Nello specifico, questo secondo bonus partite IVA 2022 verrà concesso a tutte quelle attività economiche che hanno sofferto di nuove chiusure durante gli scorsi festeggiamenti di fine anno: attività ristorative, discoteche e sale da ballo, centri scommesse e simili.

In lista per ricevere i nuovi sostegni previsti dall’esecutivo anche altri settori, tra cui quelli strettamente legati al turismo.

Dei nuovi bonus partite IVA 2022 del futuro decreto Ristori e Sostegni abbiamo ampiamente parlato in un recente articolo, di cui consigliamo la consultazione ai lettori interessati: Partita IVA, nuovi bonus in arrivo col decreto Ristori 2022!

Bonus Renzi 2022: novità in arrivo! Ecco a chi spetta!

A chi spetta il Bonus Renzi nel 2022?

Questa domanda è più che legittima, visto che si parla di un rimborso fiscale sull’IRPEF che può far comodo in tempo di Covid, inflazione e caro bollette.

Questo extra previsto dal Governo Renzi, e poi prolungato fino al 2022 grazie alla Manovra di Bilancio, è molto ambito per tutti i lavoratori dipendenti.

In particolare quest’anno, come ci spiega Speedy News Italia nel suo video di approfondimento su Youtube.

Dovrebbe spettare, come molti supporti economici e ammortizzatori sociali, a coloro che hanno un basso reddito e che appartengono ad alcune categorie di lavoro.

Ma come affermazione è abbastanza generica. Perciò, in questo articolo, andremo a vedere insieme a chi spetta per davvero e come si calcola il bonus.

Bonus Renzi 2022: ecco cosa cambia da quest’anno

Il Bonus Renzi è cambiato quasi del tutto con la Manovra di Bilancio 2022, visto che, se prima era previsto un extra monetario a seconda del proprio reddito, da quest’anno si potrà avere solo una detrazione fiscale superato un certo reddito annuo lordo (R.A.L.).

Anche perché non si parlerebbe più di 80 o 100 euro, visto che si tratta di una detrazione sull’IRPEF da pagare a fine anno nella propria denuncia dei Redditi.

Questa decisione è stata presa per supportare in particolare le manovre di cuneo fiscale e di alleggerimento della spesa fiscale da parte delle imprese, specie quelle con un grosso organico alle proprie dipendenze.

Prima invece era quasi visto come un “contentino”.

Cioè 80 euro al mese in più per coloro che arrivavano ad un certo reddito minimo annuo, fino a rasentare lo zero qualora si raggiungeva il tetto massimo di reddito accettabile.

Questo sistema non è cambiato nemmeno con la Manovra di Bilancio 2020, quando da 80 euro si è passati a 100 euro. Sempre una quota extra di soldi nella busta paga, ma niente di più.

Stavolta invece la musica è cambiata.

Bonus Renzi 2022: ecco come funziona oggi

Il Bonus Renzi (o IRPEF) dal 2022 prevede nella possibilità di avere sempre un bonus monetario, ma soltanto se si ha un reddito inferiore a 15.000 euro annui, e questo equivarrebbe, a livello sempre lordo, a 1.265 euro annui, specie se si ha un reddito inferiore a 5.500 euro.

Se però si supera la quota di 15.000 euro annui, scatta la sola detrazione IRPEF, che prevederà non più in un bonus ma solo in una riduzione del prelievo fiscale.

Prelievo che, quest’anno, ha anche a che fare con la novità della riforma fiscale, e quindi delle nuove quote di versamento e dei nuovi scaglioni.

In particolare, da quest’anno:

  • è previsto il 23% del prelievo per tutti i redditi fino a 15.000 euro
  • è previsto il 25% del prelievo per tutti i redditi superiori a 15.000 euro ma inferiori a 28.000 euro;
  • è previsto il 35% del prelievo per tutti i redditi superiori a 28.000 euro ma inferiori a 55.000 euro
  • è previsto il 43% del prelievo per tutti i redditi superiori a 55.000 euro.

Infatti, sopra i 15.000 euro, dato l’aumento del prelievo fiscale, il Governo Draghi ha disposto agevolazioni varie fino a 3.100 euro annui, in progressione decrescente però, cosicché, arrivati a 50.000 euro, l’agevolazione sarà pari a 0.

Bonus Renzi 2022, ecco a chi spetta: dipendenti e pensionati!

Il Bonus Renzi viene chiamato anche bonus IRPEF per il fatto che va a toccare l’Imposta sui Redditi delle Persone Fisiche, cioè l’imposta principe nel prelievo fiscale disposto per tutte le persone che possiedono redditi non esentati in Italia e nell’anno fiscale corrente.

Questo riguarda tutti, ma nel caso di questa agevolazione, la riduzione della detrazione (o l’eventuale bonus in caso di reddito inferiore a 15.000 euro) spetta solo ai lavoratori dipendenti e ai pensionati.

Per loro è possibile averlo senza ulteriori distinzioni tra settore pubblico o privato, o anche in caso di CIG (Cassa Integrazione Guadagni) o disoccupazione. Anzi, pure i lavoratori in mobilità possono avere questo bonus, purché abbiano un cedolino della busta paga e la nota “Credito Art. 1 D.L 66/2014“.

Nel caso di lavoratori dipendenti l’agevolazione fiscale scatta già sopra i 15.000 euro, e può arrivare a ben 2.825 euro se si ha un reddito annuo lordo di 18.000 euro, per poi scendere a 2.184 euro se si supera i 25.000 euro.

Per avere maggior chiarezza sul calcolo e su altre particolarità, vi consiglio questo approfondimento.

Diversamente, per i pensionati, purché possessori di un trattamento pensionistico INPS, potranno avere un’agevolazione fiscale di 700 euro lordi se hanno un reddito superiore a 19.500 euro annui, o di 1.297 euro se poco più superiore di 15.000 euro.

Come potete vedere, il Governo ha puntato più sulla questione delle agevolazioni che su quella del bonus monetario.

Bonus Renzi 2022:, ecco a chi (non) spetta: gli autonomi!

In generale il Bonus Renzi 2022 spetta solo a chi può garantire di un cedolino mensile in cui sono riportati le varie voci relative alle detrazioni fiscali o alle quote contributive, quindi le buste paga o i cedolini pensionistici.

Spetterebbe anche ai lavoratori autonomi, ma solo come detrazione IRPEF di 1.265 euro annui in caso di redditi per redditi superiori a 4.800 euro e inferiori a 55.000 euro. Ovviamente, più si riduce la differenziale tra il limite minimo e il limite massimo, meno è l’importo della detrazione.

La loro posizione è meno fortunata per questa agevolazione, in particolare per la questione dela no tax area, cioè l’area fiscale sotto la quale non è possibile provvedere a tassazioni o pignoramenti.

Se per lavoratori e pensionati si aggira intorno a 8.130-8.145 euro annui, per gli autonomi è poco sopra i 4.800 euro. 

C’era la promessa di un’ulteriore modifica, se non proprio innalzamento della quota no tax, ma il Governo Draghi ha preferito lasciare così la situazione. Il motivo di questa disparità fiscale è presto detto.

Bonus Renzi 2022: ecco perché cambia la quota fiscale

Il fatto che il Bonus Renzi 2022 sia cambiato più a favore dei lavoratori dipendenti e pensionati che per gli autonomi è dettato dall’esigenza, come speigato prima, di garantire un minor peso fiscale.

Un minor peso fiscale rivolto sia per le imprese che hanno all’attivo diversi dipendenti, e nel caso dei pensionati per alleggerire la pressione ad una categoria che purtroppo sta risentendo delle ultime riforme pensionistiche.

Anche perché, a livello di numeri, tra lavoratori dipendenti e pensionati si parla di almeno più della metà della popolazione italiana, constatando che:

  • oltre 18.000.000 persone sono i lavoratori dipendenti;
  • oltre 16.00.000 persone sono pensionati presso le casse previdenziali INPS;
  • solo 5.400.000 persone sono lavoratori autonomi e Partite IVA.

L’interesse del Governo Draghi, e in fondo di tutte le amministrazioni, è quello di garantire la distribuzione dei benefici alla maggioranza della popolazione, non a tutta la popolazione.

Inoltre la spesa fiscale è più contenibile rispetto all’elargizione di bonus creditizi veri e propri, visto che una riduzione termporanea delle entrate fiscali è più gestibile invece di una disposizione creditizia a lungo termine. E la Pubblica Amministrazione ne sa qualcosa, visto che ha ancora da disporre oltre 60 miliardi di euro ai fornitori privati.

Pertanto un po’ a perderci ci sono andati gli autonomi, ma meno quelli con la NASPI, visto che è garantita anche a loro il bonus.

Bonus Renzi 2022: spetta anche a chi ha la NASPI! Ecco come

Come detto prima, se sei un disoccupato, puoi richiedere il bonus Renzi 2022 a patto di essere percettore della Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, ovvero l’ammortizzatore sociale nato col d.Lgs. n. 22/2015.

Potrai ricevere un accredito mensile di ben 100 euro al mese per dodici mesi, a patto però che non vada a intoccare troppo il limite massimale di reddito disposto per la NASPI.

Ricordiamo che puoi richiedere la NASPI solo se sei stato:

  • lavoratore in apprendistato;
  • lavoratore in società con cooperative con rapporto di lavoro dipendente;
  • addetto al personale artistico con rapporto di lavoro dipendente;
  • dipendente a tempo determinato delle P.A. (pubbliche amministrazioni).

Quindi se sei sempre stato un lavoratore dipendente, in particolare se la tua retribuzione non supera i 1.227,55 euro (variazione ISTAT 2021), oltre i quali dovrai calcolare il 75% dell’importo più la differenziale del 25% sul restante, o 1.335,40 euro.

Ovviamente si parla di un importo abbastanza generico, visto che, in caso di attività o ulteriori infrazioni in merito alla richiesta, puoi rischiare una sospensione o una riduzione fino all’80% sull’importo dell’assegno mensile.

Ti suggerisco di dare un’occhiata a questo approfondimento in merito.

Bonus Renzi 2022: ecco quando arriva!

L’arrivo del Bonus Renzi 2022, da un punto di vista legislativo, è già avvenuto, con la conferma nella Manovra di Bilancio, già pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dal 1 gennaio 2022.

Mentre a livello pratico dovrai aspettare la fine del mese per avere il recapito del tuo cedolino pensionistico o della tua busta paga se sei un lavoratore dipendente. Troverai la voce “Credito Art. 1 D.L 66/2014“, e accanto la cifra spettante dal tuo reddito annuo divisa per le tue mensilità previste dal tuo contratto di lavoro.

Si spera semmai che questa misura non solo venga garantita anche il prossimo anno, ma anche ulteriormente potenziata, visto che, tra inflazione galoppante anche sui prezzi del carrello spesa, e caro bollette che ancora minaccia la popolazione con cifre da capogiro, serviranno molti soldi per questo anno.

Anche perché, come Draghi aveva spiegato tempo fa, non è il momento di chiedere soldi agli italiani, ma di darli.

Sconti Amazon: le migliori offerte per il 2022!

Con l’ingresso in scena di Amazon, il mondo del commercio è cambiato del tutto.

Prima dovevi spendere parte del tuo tempo per muoverti ed andare a comprare l’oggetto che desideravi o che ti serviva.

Adesso, invece, con Amazon e con le altre piattaforme di acquisti online, è possibile evitare di perdere del tempo per recarsi in un negozio fisico e comprare, invece, immediatamente il prodotto che desideri o che ti serve.

L’unica pecca potrebbero essere i tempi di spedizione, anche se questi dipendono dal venditore e dal luogo in cui parte la merce. C’è da dire, comunque, che i tempi di spedizione sono piuttosto rapidi se acquisti con Amazon.

Inoltre, il colosso del commercio mondiale mette a disposizione dei suoi utenti, la possibilità di usufruire del servizio a pagamento Amazon Prime, con il quale l’utente può ricevere il prodotto che acquista anche il giorno stesso, se lo acquista entro le 12:00.

Amazon è sempre in prima linea e al passo con i tempi che corrono e con le innovazioni che si succedono.

Il colosso mondiale segue con attenzione tutte le questioni importanti della vita quotidiana e, quindi, anche della questione legata al coronavirus.

Da subito, infatti, ha deciso di mettere in vendita tutti i prodotti utili per contrastare il covid, che puoi trovare anche in farmacia, come le mascherine, le soluzioni igienizzanti, i tamponi, ecc…

Un altro grandissimo punto di forza di Amazon sono i prezzi, i quali, grosso modo, sono più competitivi e, dunque, inferiori, rispetto a quelli che puoi trovare in un negozio fisico, quando decidi di acquistare un determinato prodotto.

Inoltre, ogni giorno su Amazon puoi trovare centinaia di nuove offerte sull’acquisto di prodotti relativi a tutte le categorie che potresti immaginare: abbigliamento, accessori, arredamento, bellezza, cucina, sport, tecnologia e chi più ne ha, più ne metta…

Come detto in precedenza, Amazon aggiorna in continuazione le offerte che sono disponibili sui prodotti in vendita online e ti consiglio di seguirle se non vuoi perderti alcuni sconti mozzafiato.

Il mio consiglio è quello di aprire con una certa costanza l’applicazione mobile di Amazon per vedere le offerte del giorno, della settimana e del mese, seguire i siti, i blog, le pagine sui social network e i canali Telegram, nei quali potrai trovare numerose offerte e codici sconto per effettuare degli acquisti di prodotti su Amazon.

Continuando a leggere questo articolo potrai conoscere tutto ciò che riguarda le migliori offerte Amazon previste per il 2022.

Nello specifico, andremo a parlare, inizialmente, di quando iniziano i saldi invernali nel 2022 e di come si comporta Amazon su questa questione.

Poi, andremo a vedere che cos’è amazon e come funziona.

Infine, andremo a concludere questo articolo, andando a parlare di come funzionano le offerte Amazon e per quali prodotti sono previste, suddividendole per le diverse categorie di prodotto.

Nello specifico, andremo ad elencare tutta una serie di prodotti scontati che potrai acquistare su Amazon, riguardo i settori dell’abbigliamento, dell’arredamento, della tecnologia e della salute.

Quando iniziano i saldi invernali?

Il primo passo che andremo ad effettuare in questo breve articolo sulle migliori offerte Amazon previste per il 2022, sarà quello di andare a vedere quando iniziano i saldi invernali e di come si comporta Amazon su questa questione.

Tendenzialmente, ogni anno, i saldi invernali iniziano il 2 gennaio, ma andiamo a vedere quando iniziano i saldi invernali nel 2022.

Nello specifico, ecco le date di inizio e di fine dei saldi invernali per il 2022, divise per ogni regione d’Italia:

  • Abruzzo, dal 5 gennaio 2022 al 5 marzo 2022;
  • Basilicata, dal 2 gennaio 2022 al 1° marzo 2022;
  • Calabria, dal 5 gennaio 2022 al 28 febbraio 2022;
  • Campania, 5 gennaio 2022 al 2 aprile 2022;
  • Emilia Romagna, dal 5 gennaio 2022 al 5 marzo 2022;
  • Friuli Venezia Giulia, dal 5 gennaio 2022 al 31 marzo 2022;
  • Liguria, dal 5 gennaio 2022 al 6 febbraio 2022;
  • Lazio: dal 5 gennaio 2022 al 6 febbraio 2022;
  • Lombardia: dal 5 gennaio 2022 al 5 marzo 2022;
  • Marche, dal 5 gennaio 2022 al 1° marzo 2022;
  • Molise, dal 5 gennaio 2022 al 4 marzo 2022;
  • Piemonte, dal 5 gennaio 2022 al 28 febbraio 2022;
  • Puglia: dal 5 gennaio al 28 febbraio 2022;
  • Sardegna, dal 5 gennaio 2022 al 4 marzo 2022;
  • Sicilia, dal 2 gennaio 2022 al 15 marzo 2022;
  • Toscana, dal 5 gennaio 2022 al 15 marzo 2022;
  • Trentino Alto Adige, dall’ 8 gennaio 2022 al 16 gennaio 2022;
  • Umbria, dal 5 gennaio 2022 al 4 marzo 2022;
  • Veneto, dal 5 gennaio 2022 al 31 marzo 2022;
  • Valle d’Aosta, dal 3 gennaio 2022 al 31 marzo 2022.

In questo periodo di saldi invernali, quasi tutti i negozi fisici d’Italia espongono in vendita i propri prodotti a dei prezzi scontati e in offerta, sia nei propri punti vendita fisici che nei propri store online.

In questo periodo, anche Amazon, per tenere il passo con gli negozi fisici, mette in vendita tutta una serie di prodotti a dei prezzi molto convenienti.

Andiamo a vedere insieme quali sono questi prodotti Amazon in offerta nel 2022, ma prima andiamo a vedere che cos’è Amazon e come funziona questo colosso del commercio mondiale online.

Amazon: che cos’è?

In questo paragrafo andremo a vedere che cos’è Amazon, come è nato e qual è il suo scopo principale.

Amazon è stata fondata il 5 luglio del 1994 ed è stata lanciata da Jeff Bezos nel 1995, con il nome di Cadabra, con lo scopo di vendere i libri su una piattaforma online.

Poco tempo dopo, ci si è accorti che la categoria dei libri online non bastava, e si è deciso di ampliare la vendita dei prodotti online anche ad altre categorie, come l’abbigliamento, l’arredamento, la cucina e molto altro.

Ma soprattutto, il successo di Amazon è dovuto alla vendita dei prodotti tecnologici.

Il suo scopo principale è quello di lavorare in una maniera che sia finalizzata e focalizzata sul cliente finale. Ma per fare questo, ha sicuramente bisogno di essere rivolto a più tipologie di soggetti, sia privati, che aziende, che enti, che qualunque altro soggetto.

Amazon ha la sua sede legale a Seattle, Washington, e possiede anche altri popolari marchi presenti sul mercato, tra cui:

Inoltre, Amazon mette a disposizione dei suoi clienti una piattaforma apposita per la compravendita di prodotti online.

Il venditore per avere la possibilità di caricare i suoi prodotti da vendere in rete, deve pagare una commissione in denaro di un ammontare pari a:

  • 39 euro al mese;
  • Una percentuale compresa tra il 7% e il 45%, per ogni prodotto che viene venduto.

Oltre alla vendita dei prodotti online, Amazon si occupa anche di offrire ai suoi clienti i seguenti servizi:

  • Amazon Prime e Prime Now;
  • Amazon Studios;
  • Amazon Web Services;
  • Self Publishing.

Amazon Prime è un servizio a pagamento che consente al cliente che acquista un prodotto, di riceverlo con delle tempistiche più brevi. Inoltre, consente anche di usufruire di altri servizi, tra cui anche la consegna gratuita.

Amazon Studios è un servizio che si occupa di sviluppare film, spettacoli televisivi e fumetti.

Amazon Web Services è una piattaforma di cloud computing e di servizi online che si occupa di gestire l’enorme quantità di dati che ogni giorno gli arriva dalle varie piattaforme e, tra le altre cose, di rivendere a soggetti terzi questi dati.

Self publishing (KDP Amazon) è una piattaforma nella quale chiunque può pubblicare un proprio ebook.

Per tutti queste sue caratteristiche e per tutti questi servizi che offre, Amazon si pone oggi come leader indiscusso del commercio online a livello mondiale.

Ormai, al giorno d’oggi, viene usato in maniera indistinta da tutti: sia dai più giovani che dai più anziani, sia dai privati che dalle imprese e, persino, dalle pubbliche amministrazioni.

Il suo successo è dovuto alle sue capacità di percepire gli interessi dei clienti e dalla sua capacità di adattarsi e di evolversi in continuazione per riuscire a fare questo, fornendo, così, un prodotto assolutamente innovativo, di qualità ed in continuo miglioramento.

Amazon: come funziona?

Dopo aver parlato di che cos’è Amazon, passiamo adesso a vedere come funziona.

Per acquistare o vendere dei prodotti su Amazon, occorre effettuare la registrazione, andando a creare un proprio account, con le proprie credenziali.

Dopodiché, dovrai effettuare il login, scrivendo la tua email e la tua password per gestire il tuo profilo ed iniziare a comprare e a vendere i tuoi prodotti online.

Per vendere avrai bisogno di fare altri passaggi, ma in questo modo sarai già in grado di comprare tutti i prodotti che desideri.

Per comprare, invece, le uniche cose che dovrai fare sono: Selezionare il prodotto e aggiungerlo al carrello, inserire l’indirizzo di spedizione, selezionare la modalità di pagamento e confermare l’ordine.

In un momento successivo, potrai rivedere e modificare i tuoi ordini nell’apposita sezione dedicata.

Amazon offerte: come funzionano?

Dopo aver parlato di che cos’è e di come funziona Amazon, addentriamoci adesso all’interno del nocciolo della questione ed andiamo a spiegare come funzionano le offerte Amazon.

Ecco quali sono le tipologie di offerte che Amazon offre ai suoi clienti:

  • Le offerte generali;
  • Le offerte lampo;
  • Le offerte del giorno;
  • Il mese gratuito;
  • I buoni regalo;
  • Le variazioni dei prezzi dei prodotti.

Andiamo adesso a vedere tutte le migliori offerte Amazon previste per il 2022, divise in base alla categoria di appartenenza.

Nello specifico, parleremo delle offerte Amazon delle seguenti categorie:

  • Abbigliamento;
  • Arredamento;
  • Tecnologia;
  • Salute e benessere.

Amazon offerte: abbigliamento

Ecco quali sono le migliori offerte Amazon 2022 sull’abbigliamento:

  • Gilet riscaldato UNISEX;
  • Giacca in pile da donna GOLDENPOINT;
  • Kit termico da uomo MOBIUSPHY;
  • Giacca da uomo GEOGRAPGHICAL NORWAY;
  • Tuta sportiva da donna BUOYDM.

Amazon offerte: arredamento

Ecco quali sono le migliori offerte Amazon 2022 sull’arredamento:

  • Poltrona CRIBEL RELAX SPIK;
  • Sedia girevole ergonomica HBADA;
  • Sgabelli AC DESIGN FURNITURE TILLE.

Amazon offerte: tecnologia

Ecco quali sono le migliori offerte Amazon 2022 sulla tecnologia:

  • Fire TV STICK con comando vocale Alexa;
  • Laptop MSI Modern 14;
  • Smartphone OPPO Find X3;
  • Cuffie da gaming LOGITECH G435 Lightspeed;
  • Proiettore WiFi YABER;
  • Cavo micro HDMI MUMBI;
  • Powerbank 20000 mAh SVARTGOTI;
  • Smartphone XIAOMI 11T.

Amazon offerte: salute e benessere

Ecco quali sono le migliori offerte Amazon 2022 su salute e benessere:

  • Olio essenziale di rosa KIZENKA;
  • Integratori alimentari EQUILIBRA.

Partita Iva e pensione: ecco a cosa fare attenzione!

Chi lavora come dipendente presso un’impresa o azienda, riceve automaticamente i contributi, versati dal datore di lavoro, tramite l’ente previdenziale INPS. Questo significa che il lavoratore non deve occuparsi direttamente del versamento della pensione, perché ci pensa il datore di lavoro tramite la busta paga.

Per chi invece lavora come professionista autonomo, quindi provvisto di Partita Iva, le cose cambiano. In questo caso non esiste un datore di lavoro che pensa a versare i contributi per il lavoratore autonomo, perché è lui stesso a dover pensare al versamento di tali cifre.

Come spiega un articolo di Pensionielavoro.it sull’argomento, i contributi da versare per un lavoratore autonomo sono direttamente collegati al guadagno economico derivato dal lavoro con Partita Iva:

“Il sistema pensionistico dei  lavoratori autonomi titolari di partita IVA (noti anche come freelance) alla Gestione Speciale INPS è finanziato attraverso un prelievo contributivo rapportato ai compensi ricevuti, dichiarati ai fini IRPEF.”

Di fatto il lavoratore autonomo deve procedere in autonomia anche per quanto riguarda il versamento dei contributi, ovvero delle somme da destinare alla pensione per il futuro. Questo significa che, al pari di come accade per un lavoratore dipendente, un professionista autonomo andrà ad accantonare ogni mese una certa percentuale di guadagno al fine previdenziale.

Mentre per chi lavora come dipendente questo passaggio non è direttamente visibile, perché se ne occupa il datore di lavoro in busta paga, per il lavoratore autonomo si tratta di una operazione molto importante e di cui tenere conto per poter assicurarsi una pensione. Vediamo in questo articolo tutti gli accorgimenti sulla pensione per chi lavora con Partita Iva.

Partita Iva e pensione: come funziona

Il funzionamento della pensione per chi lavora con Partita Iva è determinato soprattutto dal tipo di lavoro che viene svolto: in molti casi alcuni professionisti iscritti a specifici albi hanno accesso a casse previdenziali differenti rispetto a quella dell’INPS.

Chi lavora come professionista in determinati settori e si iscrive all’albo specifico, è obbligato ad iscriversi anche ad una cassa previdenziale specifica, diversa dall’INPS. In altri casi invece anche i lavoratori autonomi, se non rientrano in queste professioni, possono procedere all’iscrizione all’INPS tramite gestioni specifiche per la Partita Iva.

Intorno alla possibilità o meno di ricevere la pensione spesso c’è molta preoccupazione soprattutto da parte di chi ha mosso i primi passi verso l’apertura di una Partita Iva. Bisogna sapere che la pensione è assicurata anche a chi lavora in autonomia con una Partita Iva, al pari di chi lavora come dipendente.

Tuttavia è opportuno affidarsi ad un commercialista esperto che possa indicare il funzionamento della Partita Iva che si intende aprire, per quale ambito e come muovere i primi passi anche nei confronti della pensione. Chi lavora in autonomia provvederà a mettere da parte per la pensione una certa cifra ogni mese, per poter cumulare appunto quella che sarà la pensione una volta terminato il lavoro.

Accedere alla pensione è possibile anche a chi ha Partita Iva con modalità e tempi simili a chi lavora come dipendente: di base, quindi senza particolari trattamenti, si accede alla pensione all’età di 67 anni, tuttavia è necessario anche aver versato almeno 20 anni di contributi (e i lavoratori autonomi provvedono da sé a versare tali cifre).

Partita Iva e pensione: casse previdenziali

Per chi lavora con Partita Iva è necessario informarsi su qual è la cassa previdenziale di riferimento per il proprio settore specifico. In molti casi può essere sempre l’INPS, come accade per la maggior parte dei lavori dipendenti. Tuttavia in molti altri casi esistono casse specifiche, spesso collegate ad un albo professionale. Eccone alcune:

  • CNPADC: Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza per i Dottori Commercialisti;
  • ENPAF: Cassa dei Farmacisti;
  • ENPAM: Cassa dei Medici;
  • ENPAP: Cassa degli Psicologi;
  • INPGI: Cassa dei Giornalisti;
  • EPPI: Cassa Periti Industriali.

Queste sono solo alcune delle casse previdenziali presenti in Italia per i lavoratori autonomi, spesso collegate direttamente agli albi a cui questi professionisti sono iscritti. Lavorare con Partita Iva presuppone quindi che al momento dell’apertura il soggetto si informi opportunamente su quale cassa può essere necessaria per il proprio lavoro, che spesso non è l’INPS.

Va ricordato che al momento in cui si apre un’attività autonoma, quindi una Partita Iva, è necessario registrarsi presso una cassa previdenziale entro alcuni termini temporali, solitamente di un mese. Si tratta di un’operazione obbligatoria per cui è importante fare attenzione alle scadenze.

Il versamento dei contributi è a carico del lavoratore autonomo, in quanto non è presente un datore di lavoro che funga da sostituto di imposta. Per questo motivo si può comunque chiedere il supporto di un professionista commercialista per ottenere le indicazioni su come procedere.

Partita Iva e contributi pensione: le percentuali

Un altro fattore molto importante riguarda la percentuale di contribuzione: ovvero qual è la cifra che effettivamente il lavoratore autonomo deve accantonare periodicamente e versare all’ente previdenziale o alla cassa di riferimento. 

A questo proposito bisogna fare una importante distinzione: tra chi lavora come artigiano o commerciante e tra tutti gli altri lavoratori con Partita Iva. Per questi soggetti esiste una cifra annuale di riferimento per il versamento dei contributi a fini pensionistici, che riguarda un minimale e una cifra eccedente il minimale. Questi dati sono forniti ogni anno dall’ente previdenziale INPS per questi particolari settori.

Come spiega Investireoggi.it per tutti gli altri soggetti esiste una percentuale fissa:

“Per tutti gli altri autonomi (esclusi i Commercianti e gli Artigiani) la pensione prevede un’aliquota da versare annualmente del 25,72%, che viene computata sul reddito prodotto durante l’attività imprenditoriale.”

Questa percentuale quindi viene calcolata sul reddito complessivo, quindi per conoscere quale cifra sarà destinata alla pensione, chi lavora con Partita Iva può fare una stima del guadagno effettivo totale e applicare la percentuale per la pensione.

Risulta quindi importantissimo per un lavoratore autonomo accantonare la cifra corrispondente, anche ogni mese, per poter provvedere al pagamento dei contributi a fini pensionistici. Questo per quanto riguarda l’INPS, perché le altre casse previdenziali possono avere percentuali anche differenti.

Esistono poi particolari caratteristiche a cui fare attenzione se si apre una Partita Iva con regime forfettario, ovvero con un regime di tassazione agevolato. In questo caso la percentuale è sempre del 25,72% per chi è iscritto alla Gestione Separata INPS per liberi professionisti, ma può scendere al 24% se iscritti ad altra gestione previdenziale.

Per chi invece è iscritto alla Gestione Separata non esistono contributi fissi, ovvero cifre da cui partire per il pagamento dei contributi, perché questi vengono calcolati in base alla percentuale sull’effettivo guadagno del lavoratore autonomo.

Pensioni anticipate e Partita Iva

Molti si chiedono se è possibile accedere ad alcune misure di pensione anticipata pur lavorando come autonomi con Partita Iva. Le pensioni anticipate di cui si discute spesso sono quelle destinate ai lavoratori dipendenti, che possono accedere ad un’indennità di pensione in anticipo rispetto ai 67 anni previsti.

Tuttavia queste possibilità esistono anche per i professionisti autonomi, in alcuni casi. Va ricordato per esempio che al momento è possibile richiedere, se iscritti all’INPS, l’accesso anticipato alla pensione per le lavoratrici donne, anche autonome. 

Si tratta della misura di Opzione Donna, che anche per il 2022 viene messa a disposizione delle lavoratrici. La misura garantisce l’accesso alla pensione all’età di 59 anni per tutte le lavoratrici autonome iscritte all’INPS, mentre rimane a 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti.

Tuttavia questo non è l’unico modo con cui un lavoratore autonomo può avere accesso ad una pensione anticipata o ad un’indennità similare. Esiste anche la misura RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata) che garantisce una erogazione economica a favore dei soggetti che stanno per accedere all’età pensionabile, con almeno 20 anni di contribuzione versata e 5 anni in un fondo pensione.

In questo caso il soggetto interessato non riceverà una vera e propria pensione, ma un assegno temporaneo di indennità ogni mese. Esiste inoltre una ulteriore possibilità per tutti i cittadini lavoratori autonomi che lavorano nel settore del commercio, e decidono di chiudere l’attività prima del raggiungimento dell’età pensionabile.

In questo caso si può richiedere l’accesso ad una pensione minima, di 515 euro, fino al momento in cui viene raggiunta l’età anagrafica necessaria per accedere alla pensione vera e propria.

Partita Iva e fondi pensione

Per chi non ne conoscesse le possibilità, esistono anche i fondi pensione privati. Si tratta di strumenti che vanno oltre alla normale previdenza obbligatoria per i lavoratori autonomi e subordinati.

I fondi pensione sono finalizzati ad ottenere una pensione aggiuntiva rispetto a quella prevista dalle norme stabilite in Italia. Tramite un fondo pensione privato, il soggetto può accantonare altre cifre durante il periodo di lavoro, con l’obiettivo di cumulare una pensione più alta una volta raggiunta l’età pensionabile.

Esistono diversi fondi pensione a cui è possibile affidarsi, che permettono al lavoratore autonomo con Partita Iva di accantonare una cifra aggiuntiva per la pensione. Va ricordato che questi fondi non possono sostituire la funzione dell’INPS oppure delle casse previdenziali specifiche obbligatorie, ma sono qualcosa in aggiunta.

Esistono diversi soggetti che propongono i fondi pensione, come le banche, o enti che si rivolgono a tutti i cittadini, oppure enti che invece sono più specifici per determinate professioni. Anche realtà di tipo assicurativo possono offrire questo servizio ai cittadini.

L’investimento del futuro sono gli NFT: ecco cosa sono!

Dove aver fatto una breve, quanto elettrizzante, incursione nel mondo della blockchain (della quale potete leggere una spiegazione facile qui), non potevamo esimerci dal raccontare anche cosa sono gli NFT, i “non fungible token.

Sempre più si parla di NFT, nei termini di arte digitale, unica e preziosa, legata magari ad un singolo individuo conosciuto globalmente. Insomma, una vera e propria corsa ad accaparrarsi qualcosa di davvero unico.

Il Sole24Ore paragona la corsa ai Non fungible token alla febbre dell’oro della fine del XIX secolo. In effetti, non risale che a pochi mesi fa la notizia di un certo Mike Winkelmann, più noto come Beeple, che aveva venduto all’asta una sua opera d’arte come NFT. Il valore? 69,3 milioni di dollari.

Tutti dunque desiderano partecipare e riuscire a prendere una fetta di questo oro che sembra infinito, pur sapendo che i rischi possono essere molteplici, specialmente laddove non si mastichi bene la materia. 

Ecco perchè in questo articolo faremo un viaggio nel mondo di questo nuovo spettro dell’arte digitale e racconteremo in breve cosa siano veramente gli NFT, cosa c’entrino con il mercato dell’arte e come fare, eventualmente, ad investire.

Cosa sono i Non fungible token

Le esclamazioni di meraviglia, nonché le critiche rispetto a questo mondo parzialmente sconosciuto, si susseguono da diverso tempo.

“Non fungible token” significa token non fungibile. Con “bene fungibile” si intende la possibilità di replicare e scambiare quel particolare bene, come nel caso delle banconote. Se invece il bene di cui stiamo parlando non è fungibile, allora non è replicabile.

Un Van Gogh, ad esempio, non è fungibile. Un bitcoin, invece, è fungibile, in quanto scambiabile con altri bitcoin.

E per tornare all’oggetto del nostro articolo, un NFT non è fungibile: esso infatti non può essere scambiato con nient’altro che sia lontanamente simile, in quanto non esiste niente che lo sia!

Esso però può essere davvero qualunque oggetto digitale. Anche un tweet! Notizia di poche ore fa è che un giovane ragazzo indonesiano, Sultan Gustaf Al Ghozali, abbia venduto come NFT alcuni suoi selfie caricandoli su OpenSea. Il risultato del guadagno si aggira intorno al milione di dollari.

Cosa garantisce però che quella particolare opera d’arte digitale non sia replicabile?

Insomma, in fin dei conti tutto è replicabile. Anche le opere di Van Gogh sono disponibili in infinite stampe diverse. Anche una GIF su Internet in realtà è replicabile in un milione di telefoni diversi.

In realtà, però, chi possiede il “vero” Van Gogh è una persona o un’istituzione soltanto. E quando parliamo di NFT non dobbiamo pensare che stiamo acquistando un oggetto digitale, ma il diritto di proprietà su di un determinato oggetto. Questo è il passaggio fondamentale.

Il certificato che ne garantisce l’autenticità e non replicabilità è dato dal fatto che esso è basato sulla tecnologia della blockchain. Di cosa si tratta?

Cos’è la blockchain?

Il nostro vocabolario si sta arricchendo di un numero sempre più vasto di inglesismi. Blockchain significa letteralmente “catena a blocchi“.

Ognuno di questi blocchi è responsabile di un pezzetto di informazione che si vuole depositare all’interno di questa catena di dati. Non è detto che i blocchi conoscano il contenuto delle informazioni conservate nei loro vicini.

Ciò che però è importante sapere è che vi sono delle complesse regole che governano la catena e tali regole non possono essere cambiate senza il consenso di tutta l’organizzazione. Le regole sono assai stringenti in modo da impedire l’ingresso di ciò che è indesiderato.

Ogni blocco all’interno della catena, inoltre, ha il medesimo potere. Senza l’unanimità della catena è impossibile procedere.

Ecco dunque che i principi della blockchain risultano più chiari e si capisce perché sia una tecnologia tanto desiderata e perché sia legata agli NFT.

Innanzitutto la blockchain si basa sulla trasparenza e la verificabilità. Non ci sono intermediari ed è anche per questo che si tratta di una tecnologia tanto amata: una tecnologia affidabile, sicura, dove, in assenza di passaggi si evita la corruzione. Di conseguenza, è una tecnologia decentralizzata dove ogni parte è necessaria e nessun blocco conosce ogni singola informazione.

Le implicazioni della blockchain sono davvero moltissime: basti pensare all’enorme mole di dati gestita dalla Pubblica Amministrazione, dal rischio di hackeraggio costante. Oppure semplicemente alla possibilità che ogni cittadino del mondo abbia la possibilità di dimostrare la propria identità.

Insomma, un nuovo modo di gestire i dati e le informazioni.

Continuiamo però a concentrarci sugli NFT.

Cosa c’entrano NFT con il mercato artistico

La tecnologia sta cambiando sempre più il mondo, anche quello dell’arte. E non è detto che sia un male.

Per il mondo dell’arte è una grande cosa – dice l’artista Sacha Jafri (fonte: EuroNews)

In effetti, il Van Gogh cui accennavamo poc’anzi è davvero replicabile in tantissimi modi differenti. E se una stampa può essere facilmente identificabile come replica, in altre circostanze la distinzione è meno netta.

Con gli NFT, invece, questa problematica viene meno.

Se nel 2020 sono stati venduti NFT per 12,1 milioni di euro, in realtà è nel 2021 che c’è stato il vero e proprio boom. Prosegue infatti EuroNews riportando che l’anno scorso il mercato degli NFT ha raggiunto la cifra record di 9,4 miliardi di euro solo nel terzo trimestre. 

Insomma, un mercato artistico che vale miliardi.

Gli NFT, basati sulla blockchain, potranno portare ad una vera rivoluzione digitale.

Se replichiamo i principi della blockchain descritti poche righe addietro, infatti, si tratterà di una transizione:

  • verso il digitale;
  • verso un mondo senza intermediari;
  • senza rischi di contraffazioni.

Il contrario di ciò che è sempre stato.

Senza contare che le stesse opere che oggi conosciamo, come il succitato Van Gogh di quest’articolo, possono essere replicate digitalmente e vendute come NFT.

Ciò che conterà sarà non soltanto il valore dell’unicità (garantito dalla blockchain), ma anche quello dell’autenticità, ovvero dimostrare di essere proprio i noi i soli ed unici proprietari di quell’oggetto d’arte.

Come si determina il valore degli NFT?

Come detto gli NFT possono assumere diversi aspetti: un album, un videogioco, un tweet, ecc.

Anche i prezzi di vendita possono essere i più disparati. Pochi dollari contro diverse migliaia.

Per poter capire se ne valga la pena acquistare un determinato NFT è necessario capire alcune sue caratteristiche, prima fra tutte di che cosa si tratta e quali sono le sue proprietà visive.

A seguire, bisognerà analizzare il valore delle vendite di NFT simili. Spesso in effetti gli NFT sono presenti in collezioni di NFT con caratteristiche tra loro comuni.

Infine, capire la popolarità di chi ha prodotto il nostro NFT, ma anche di chi l’ha acquistato prima di noi. Tutto ciò ha infatti un impatto notevole nella cosiddetta creator economy, dove la community vuole supportare il proprio content creator in un modo diretto, senza intermediari. Tanto più sarà popolare il creator tanto più il valore del suo NFT salirà. Si tratta anche di un rischio: nel momento in cui il nostro creator non dovesse essere più popolare anche il valore di ciò che abbiamo acquistato cadrebbe instantaneamente.

Stupirà però sapere che il dato principale su cui si basa la determinazione del prezzo di un NFT è il secondo di cui abbiamo parlato, ovvero le vendite precedenti di NFT dalle caratteristiche simili.

Riporta il Sole24Ore che quest’ultimo dato concorre per il 50% nella determinazione del valore degli NFT.

I 3 fattori insieme, comunque, determinano quasi tre quarti del valore degli NFT.

Come investire in NFT?

Parlare delle piattaforme di acquisto di NFT meriterebbe certamente un capitolo a parte.

Nonostante siano sulla bocca di tutti, però, acquistare NFT non è poi così semplice.

Le richieste per poter accedere sono le più disparate e alcune piattaforme permettono l’acquisto solo tramite criptovalute.

Insomma, si tratta di un mondo ostico ed è bene fare le opportune verifiche e considerazioni prima di immergersi nel mondo dell’investimento in NFT.

Ad ogni buon conto, una delle piattaforme più accessibili per l’acquisto dei Non fungible token è comunque già stata nominata nel corso di quest’articolo. Si tratta di OpenSea, piattaforma fondata nel 2017 a New York.

Un’altra piattaforma utilizzabile è SuperRare.

Ci sono poi piattaforme estremamente legata ad una particolare realtà, come ad esempio Nba Top Shot, dove si trovano tutti gli articoli da collezione relativi alla National Baseball Association, oppure piattaforme che potrebbero sembrare quasi comiche e che in realtà hanno volumi d’affari immensi. Ad esempio, CryptoKitties dove si trovano gattini adorabili da allevare come tamagochi.

Insomma, ogni piattaforma è legata ai suoi artisti e alle sue opere ed ogni utente può scegliere la sua preferita in base agli interessi. Un modo per avvicinarsi al mondo degli NFT in sicurezza.

Gran parte delle opere su queste due piattaforme sono acquistabili solo se si dispone di un portafoglio di Ether, una criptovaluta al momento seconda solo ai bitcoin e che è quella solitamente scelta per tutti gli acquisti di NFT.

Solitamente gli artisti ricevono gran parte del profitto, mentre la piattaforma si trattiene una percentuale sulla vendita. Quando l’opera viene rivenduta ad un altro compratore, l’artista riceve pur sempre una commissione, anche se via via più bassa, mano a mano che i passaggi aumentano.

In alcune piattaforme, come OpenSea, inoltre, si deve considerare anche quella che viene chiamata gas fee. Non si tratta di una commissione fissa, in quanto l’importo viene definito in base a quanto la rete sia congestionata nel momento dell’acquisto ed alla blockchain che viene scelta. Ci sono comunque piattaforme che non prevedono questa tassa.

Naturalmente queste sono soltanto alcune indicazioni, e veramente basilari, su come iniziare ad investire in NFT.

La ricerca che andrà fatta prima di iniziare dovrà essere senza dubbio ben più prudente e meticolosa.