Pensione e lavoro, compatibilità e limiti da rispettare per non perdere l’assegno INPS

Cosa succede se si va in pensione e si continua a lavorare? Chi va in pensione anticipata può continuare a lavorare? Cosa comporta lavorare in pensione?

Pensione e lavoro, cosa c’è da sapere sulla compatibilità e i limiti da rispettare. Svolgere un’attività lavorativa anche dopo la pensione è quasi una regola abitudinaria di molti pensionati che cercano di restare attivi o semplicemente di guadagnare qualcosa in più a fronte di una rendita troppo bassa.

Un fenomeno che si registra specie per coloro che percepiscono un trattamento economico previdenziale estremamente basso. 

D’altra parte, la normativa non pone un veto sul lavoro per i pensionati, ovvero coloro che con fatica e sudore hanno accumulato la contribuzione per collocarsi in quiescenza.

Tuttavia, esistono dei parametri da rispettare, limiti a cui fare estremamente attenzione, condizioni di cumulo da non superare.

Insomma, la questione è molto più complessa di quello che sembra. Inciampare nell’errore è pericoloso, si rischia di perdere il diritto al trattamento economico previdenziale anticipato.

Oltretutto, resta da considerare le integrazioni al minimo, maggiorazioni erogate laddove il reddito non supera i limiti disposti dalla normativa vigente. 

I pensionati che percepiscono la pensione ottenuta attraverso la misura Quota 102 non possono svolgere un’attività lavorativa. Tuttavia, la normativa ammette l’attività autonoma entro un limite massimo di 5.000 euro annui. 

Pensione e lavoro, compatibilità e limiti da rispettare per non perdere l’assegno INPS

La pensione può essere cumulata con i redditi prodotti da lavoro, ma solo nel rispetto delle soglie reddituali previste dalla normativa vigente. 

Si tratta dell’osservanza di disposizioni normative attive su molti trattamenti economici previdenziali. In linea generale, il divieto del lavoro viene applicato sulla base delle misure che permettono un’uscita flessibile anticipata, come appunto Quota 102. 

Nello stesso modo, cumulare una base reddituale prodotta dal lavoro non è ammissibile per le misure anticipata, se non si raggiunge una certa età.

Infatti, al raggiungimento del 67esimo compleanno, ovvero i requisiti necessari per il rilascio del trattamento di vecchiaia ordinario, cade l’obbligo del cumulo reddituale. Sono se subentra l’età pensionabile viene a mancare il blocco previsto dalla normativa sul cumulo reddituale. 

In altre parole, la pensione Quota 102 non permette la possibilità di lavorare, a meno che l’attività produttiva non sia riconducibile allo svolgimento di un’attività autonoma e di natura occasionale.

Però, anche in questo caso, bisogna rispettare l’obbligo di rientrare in soglie reddituali previste dalla legge. In questo caso, infatti, è consentito un reddito non superiore a 5.000 euro annui. 

La pensione cumulabile con un’attività lavorativa autonoma occasionale

La normativa prevede lo svolgimento di un’attività autonoma occasionale nella fase di corresponsione della rendita previdenziale. In questo caso, la natura dell’attività lavorativa deve essere esercitata senza l’elemento della continuità e priva del criterio riconducibile alla competenza professionale. Non è presente il nesso tra il lavoro committente e dipendente. 

In altre parole, il lavoro autonomo occasione trova la sua naturale applicazione nelle tipologie di lavoro con partita IVA.

D’altra parte, lo svolgimento di questa tipologia di lavoro prevede la presenza di un lavoro continuativo. Per quanto riguarda la disciplina del lavoro occasionale svolto in modalità autonoma si fa riferimento all’indicazioni delle disposizioni contenute nell’articolo 2222 del Codice Civile. 

Un principio lavorativo che prevede l’esecuzione di un’attività lavorativa anche per più committenti. D’altra parte, lavorare con un solo committente porta l’INPS a considerare l’attività lavorativa fissa e non più discontinua o esercitata sporadicamente senza la base della continuità. 

Un solo committente fa saltare la natura dell’attività lavorativa autonoma discontinua

A questo punto, la pensione ricevuta con Quota 102 viene messa al riparo dai canoni normativi. Questo, perché alla base di ogni considerazione, va sottolineata la necessità di trovarsi dinanzi a una tipologia di lavoro autonoma ma di tipo occasionale. Una condizione che mette al riparo la pensione ottenuta con Quota 102. 

Oltretutto, l’attività lavorativa autonoma occasionale deve rientrane nelle condizioni previste dal Codice civile e nelle disposizioni operative regolamentata dall’INPS. Il problema viene posto in evidenza laddove il pensionamento è arrivato da formule previdenziali anticipate composte da quota.

In questo caso, è importante rispettare il vincolo di 5.000 euro annui, per cui il reddito prodotto dagli emolumenti ricavati dall’attività autonoma occasionale non deve essere più alto di tale soglia.

Altro elemento da considerare la natura dell’attività autonoma svolta in modalità pienamente discontinua. Per cui, non è consentito esercitare l’attività lavorativa per un unico committente dove verrebbe assicurata la continuità in un periodo temporale settimanale o mensile. 

Infine, prima d’iniziare un’attività lavorativa è consigliabile valutare attentamente la presenza dei limiti reddituali e delle condizioni normative sull’esatta definizione di attività autonoma occasionale.

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