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Saipem e Tenaris battono il Ftse Mib. Quale dei 2 comprare?

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A Piazza Affari anche la seduta odierna si è conclusa in positivo per Saipem e Tenaris che hanno mostrato entrambi più forza del Ftse Mib.

Saipem in rialzo per la quinta seduta di fila

Saipem, dopo aver chiuso la sessione di venerdì scorso con un progresso dello 0,4%, è riuscito a fare meglio oggi, salendo per la quinta giornata di fila.

A fine sessione il titolo si è fermato a 2,019 euro, con un vantaggio dello 0,75% e oltre 10,5 milioni di azioni passate di mano, contro la media degli ultimi 30 giorni pari a circa 10,6 milioni.

Tenaris sale ancora: in maglia rosa nel settore oil

Ancora meglio Tenaris che, dopo aver guadagnato due punti percentuali in chiusura della scorsa ottava, oggi ha terminato gli scambi in positivo per la quinta sessione consecutiva.

Il titolo è stato fotografato a 10,505 euro, con un vantaggio del 2,39% e oltre 4,2 milioni di azioni trattate, rispetto alla media degli ultimi 30 giorni pari a circa 4,1 milioni.

Saipem e Tenaris sostenuti dal rialzo del petrolio

Saipem e Tenaris oggi hanno trovato una ulteriore spinta non solo nell’andamento positivo del Ftse Mib, ma anche nell’intonazione positiva del petrolio.  

Dopo il progresso di oltre due punti percentuali messo a segno dal petrolio, oggi l’oro nero si spinge ancora in avanti, fotografato negli ultimi minuti a 84,1 dollari, con un vantaggio dello 0,33% rispetto al close di venerdì scorso.

Tenaris promosso da Mediobanca

Tenaris oggi ha beneficiato anche dela promozione arrivata da Mediobanca Securities, i cui analisti hanno modificato la loro strategia da “neutral” a “outperform”.

La view è diventata bullish in ragione del fatto che secondo gli esperti gli attuali livelli dei prezzi del petrolio dovrebbero essere di supporto per le attività di trivellazione, soprattutto negli Stati Uniti.

Tenaris: Bestinver conferma il buy dopo dati trivelle attive

Su questo fronte si segnala che Baker Hughes ha diffuso i dati relativi all’ultima settimana, evidenziando che le trivelle attive negli UA sono salite di 13 unità a 601.

Sulla di questi dati, gli analisti di Bestinver hanno deciso di confermare la loro view positiva su Tenaris, con una raccomandazione “buy” e un range di valutazione pari a 10,5-11,5 euro.

Saipem bocciato da Mediobanca

Passando a Saipem, che pure oggi ha guadagnato terreno, cattive notizie sono arrivate oggi da Mediobanca Securities.

Gli analisti, infatti, hanno deciso di cambiare giudizio sul titolo, passando da “outperform” a “neutral”.

Una bocciatura che tiene conto del fatto che gli esperti ora non sono più tranquilli in merito al rischio di esecuzione del portafoglio ordini di Saipem.

Saipem: per Kepler Cheuvreux è buy. Ritoccati target e stime

Sul titolo resta bullish il giudizio di Kepler Cheuvreux che la scorsa settimana ha confermato il rating “buy”, con un fair value ritoccato da 2,6 a 2,5 euro.

Secondo il broker, il bilancio di Saipem non è a rischio, per quanto gli analisti abbiano dei dubbi sui target al 2023, con una fiducia più contenuta  sul titolo ora.

Kepler Cheuvreux ha messo mano anche alle stime relative al periodo 2021-2023 e questo ha portato ad un ritocco del prezzo obiettivo su Saipem.

Dire la verità è un atto rivoluzionario

Il video che ho pubblicato ieri, nel quale ho commentato ed anche aspramente criticato il comportamento del Presidente della FIPE, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, non ha avuto visualizzazioni superiori alla media, anzi per la verità le visualizzazioni sono risultate leggermente inferiori alla media degli ultimi tempi, tuttavia i commenti da voi postati a margine sono stati fortemente positivi, forse come non mai.

Per alcuni ascoltatori è addirittura risultato il miglior video da me prodotto.

Capite che già questo potrebbe essere uno spunto interessante di analisi e discussione, perché? Perché quel video è stato così apprezzato? Naturalmente mi farebbe molto piacere avere il vostro parere in merito.

Ovviamente ringrazio tutti coloro che si sono complimentati con me, inutile dire che la cosa mi abbia fatto un enorme piacere, e fra le persone che si sono complimentate con me, un amico, una persona che stimo molto e che siede in Parlamento. Con lui mi sono intrattenuto brevemente questa mattina.

Ho riflettuto poi nel pomeriggio e quel colloquio è diventato lo spunto per il video odierno, così vorrei appunto estendere anche a voi le mie riflessioni e conoscere quindi anche il vostro parere.

Pare, ma appunto quando si parla di dati sulla cosiddetta pandemia sarebbe bene essere prudenti, temo infatti che non siano proprio rispondenti alla verità, comunque stando ai dati ufficiali soltanto il dieci percento della popolazione maggiorenne non avrebbe ricevuto alcuna dose del vaccino.

Quindi verrebbe da chiedersi, perché una fetta così limitata della popolazione influisce in maniera così rilevante sui consumi? 

Chiaramente la prima risposta che viene spontanea è che magari a non esser vaccinata è una fascia di popolazione … non dico benestante … ma comunque con una capacità di spesa ben superiore alla media.

Sappiamo infatti che la maggior percentuale di vaccinati riguarda la fascia più anziana della popolazione che, come noto, certamente contribuisce meno ai consumi.

Però penso che concorderete con me nel ritenere che pur dando credito a questa analisi, essa non possa risultare determinante nel giustificare quanto accade.

Io ritengo quindi che, più probabilmente, il seminare un clima di paura, se non di panico, influisca anche nei confronti di coloro che si sono voluti vaccinare. 

Il ritenere che questa paranoica situazione possa proseguire anche per alcuni anni, sensazione molto diffusa e riscontrata in diversi sondaggi, rende tutti più prudenti per quanto riguarda le spese, certamente per i beni … non dico di investimento, ma diciamo beni pluriennali, che ne so, tipicamente l’automobile, ma evidentemente questa “prudenza” o meglio avversione alla spesa riguarda anche beni di consumo molto più spicci.

Comunque chi finora non ha voluto iniettarsi il siero, beh, sappiamo più o meno come si sta comportando, ovviamente suo malgrado, è chiaro che se è stato sospeso e quindi non riceve lo stipendio non può avere lo stesso tenore di vita che aveva precedentemente.

Dobbiamo ragionare invece su chi ha perlomeno ricevuto le prime due dosi.

Sappiamo che una parte di loro si è sottoposta anche alla terza, un’altra parte, però, si pone delle domande, capisce che è entrato in un vortice dal quale sarà difficile sfuggire, si dà già per scontata la quarta dose e si comincia a parlare della quinta.

Dato che alcuni di loro hanno accettato di vaccinarsi convinti di partecipare ad una roulette russa, sono anche consci che se la roulette russa viene reiterata, la probabilità di incappare nell’evento avverso aumenta vertiginosamente.   

Inoltre le persone attive, quelle che hanno un’occupazione, si rendono conto delle difficoltà nelle quali si trovano un po’ tutte le attività economiche e, temendo il peggio, per prima cosa limitano i consumi.

Io quindi ritengo che la percentuale di persone che sono veramente convinte dell’efficacia dei vari sieri sia un percentuale minima.

In altre parole la percentuale di persone che si sottoporrebbe ad una inoculazione ogni sei mesi, vita natural durante, credendo così di immunizzarsi, io ritengo che sia una parte davvero estremamente limitata della popolazione.

Purtroppo però i danni economici, ma soprattutto gli enormi danni sociali che sono stati perpetrati in questi ultimi due anni, avranno ripercussioni difficili da sanare.

Non posso però in una giornata come quella odierna passare sotto silenzio un fatto estremamente grave, e voi sapete a cosa mi riferisco.

Personalmente cosa auspico?

Ebbene in una giornata come quella odierna, io auspico in futuro di poter vedere in ogni nostra città perlomeno una via intitolata a coloro che non esito a definire nuovi martiri. 

Sono certo che a vincere sia sempre la verità, ci vorrà tempo, ma il giorno del trionfo arriverà, questo è sicuro.

Il n. 1 di Credit Suisse viola la quarantena e si dimette

Non c’è pace per Credit Suisse. Dopo le dimissioni nel 2020 dell’allora CEO Tidjane Thiam per una vicenda di presunto spionaggio ai danni di un manager della banca svizzera ecco il turno dell’ormai ex presidente Antonio Horta-Osorio. La causa? Violazione delle norme sulla quarantena Covid-19, e non solo.

Credit Suisse: fuori Horta-Osório, dentro Lehmann

Nuovo ribaltamento al vertice per Credit Suisse. Dopo l’uscita del CEO Tidjane Thiam nel 2020 questa mattina il gruppo svizzero ha comunicato le dimissioni del presidente António Horta-Osório a seguito di un’indagine commissionata da cda. Al suo posto è stato nominato Axel Lehmann, ex UBS, entrato nel board di Credit Suisse a inizio ottobre. Sia l’uscita di Thiam che quella di Horta-Osório non sono state prive di risonanza mediatica a causa delle circostanze in cui si sono venute a determinare.

Credit Suisse: le dimissioni del CEO nel 2020

Thiam diede le dimissioni nel febbraio 2020 a seguito di due episodi di spionaggio ai danni di due manager. Il chief operating officer, Pierre-Olivier Bouée, venne accusato di aver fatto seguire prima Iqbal Khan, ex responsabile per il wealth management passato alla rivale UBS, e poi anche l’ex responsabile delle risorse umane. Thiam non venne accusato direttamente ma a causa dei suoi ultradecennali rapporti di collaborazione con Bouée venne invitato a liberare la poltrona.

Horta-Osório lascia per doppia violazione della quarantena

Nel caso di António Horta-Osório i problemi sono stati causati indirettamente dal Covid-19. Secondo le indagini interne commissionate dal cda di Credit Suisse il manager avrebbe violato per due volte le regole sulla quarantena nel corso del 2021. La prima a luglio andando a seguire la finale di Wimbledon senza rispettare le norme inglesi. La seconda a novembre quando ha lasciato la Svizzera prima dei 10 giorni di quarantena imposti dalle regole elvetiche. Ma secondo due fonti sentite da Reuters ci sarebbe dell’altro. Dall’indagine sarebbe emerso anche che Horta-Osório avrebbe utilizzato un jet di Credit Suisse per fare tappa alle Maldive nel ritorno da un viaggio di lavoro in Asia.

(Simone Ferradini)

Borse, le ragioni del si e del no

JPMorgan batte le attese

Settimana scorsa JPMorgan, la maggiore banca Usa, ha reso noto il risultato dell’ultimo trimestre del 2021 e ha battuto le attese. La banca ha riportato un utile netto in calo del 14% anno su anno nel quarto trimestre 2021, a 10,4 miliardi di dollari (erano 12,14 miliardi un anno prima, o 3,79 euro per azione), pari a un eps (utile per azione) di 3,33 dollari. Secondo Refinitiv il consensus era di un utile fermo a 3 dollari circa. I ricavi trimestrali sono stati di 29,3 miliardi di dollari. Guardando all’intero 2021 l’utile netto ha toccato la quota record di 48,3 miliardi di dollari sostenuto dai ricavi più alti di sempre dalle commissioni sull’attività bancaria d’investimento e alle perdite sui crediti in sofferenza che sono state inferiori a quanto stimato. 

Per il CEO di JPMorgan l’economia è solida

Il CEO della banca Jamie Dimon ha commentato positivamente sulle prospettive future dell’economia Usa: “l’economia continua a fare bene nonostante il vento contrario che soffia a causa della variante Omicron, dell’inflazione e dei colli di bottiglia della catena di fornitura” e quindi “rimaniamo ottimisti sulla crescita economica degli Usa dal momento che la fiducia delle aziende resta solida e i consumatori si avvantaggiano dalla crescita di disponibilità di lavoro e dei salari”. 

A dire il vero il dato sulle vendite al dettaglio statunitensi non sembra confermare le parole di Dimon.

Male le vendite al dettaglio Usa di dicembre

A dicembre infatti le vendite al dettaglio sono scese dell’1,9%, a fronte di un dato invariato atteso dal consensus degli analisti e dopo il rialzo dello 0,2% di novembre (dato rivisto dal +0,3%). Il calo di dicembre è stato il più forte degli ultimi 10 mesi.

Escludendo le vendite del settore auto, le vendite al dettaglio sono crollate del 2,3% rispetto al +0,2% atteso dal consensus e con un dato precedente positivo dello 0,1% precedente (rivisto da +0,3%).

La Fed alzerà i tassi sei volte nel 2022?

Il CEO di JPMorgan ha anche parlato di politica monetaria. Secondo Jamie Dimon la Federal Reserve potrebbe alzare il costo del denaro sei o anche sette volte nel 2022, molto di più di quanto fatto presagire dalla stessa banca centrale, che per adesso sembra intenzionata ad intervenire solo tre volte nel corso dell’anno (e tre volte nel 2023).

Secondo Dimon quindi la Fed potrebbe essere molto più aggressiva di quello che si aspettano i mercati per contrastare la crescita dell’inflazione, dal momento che secondo lui l’inflazione rimarrà bene al di sopra del target del 2% anche alla fine del 2022. Parlando a CNBC Dimon ha dichiarato che sarebbe sorpreso se la banca centrale intervenisse alzando il costo del denaro solo quattro volte.

Il rialzo dei tassi costringerà gli investitori a riconsiderare le proprie posizioni. Dimon per il momento è l’unico ad avere una visione cosi estrema sull’andamento dei tassi, Goldman Sachs e Deutsche Bank ad esempio al momento ritengono che quattro rialzi siano lo scenario più probabile, Bank of America ne vede addirittura solo tre. 

La Fed si prepara a combattere l’inflazione

La borsa ovviamente sarà condizionata dalla decisioni della Fed: se tre rialzi sono probabilmente già scontati, un atteggiamento più aggressivo potrebbe pesare sul sentiment degli investitori. C’è poi anche la questione del bilancio della banca centrale, ormai prossimo ai 9000 miliardi di dollari: quando e come la Fed inizierà a diminuirlo, drenando quindi liquidità dal sistema?

Powell, il capo della Fed, ha dichiarato nel discorso di conferma della sua carica che l’economia non ha più bisogno di un atteggiamento ultra accomodante da parte della banca centrale per crescere e che la stabilità dei prezzi, quindi un’inflazione sotto controllo, è proprio uno dei requisiti necessari per una crescita solida.

Nonostante le prospettive di una rapida crescita dei tassi gli investitori per il momento mantengono i nervi saldi e le borse restano vicine ai massimi di periodo, che in molti casi coincidono con i massimi storici. 

Comprare sui ribassi?

Non tutti però sono convinti che attualmente comprare sui ribassi sia una strategia vincente. Una nota di DataTrek Research ad esempio invita alla prudenza anche se gli analisti dicono chiaramente di non aspettarsi che la situazione attuale possa tramutarsi in una simile alla bolla delle dot-com del 2000. Per adesso il Nasdaq 100 è sceso del 10% circa dai suoi massimi senza evidenziare criticità importanti, ma questo non significa che gli investitori dovrebbero precipitarsi a comprare. I motivi sono principalmente due, il primo è che anche nel caso di titoli particolarmente deboli, che hanno toccati i minimi delle ultime due settimane, è sempre meglio attendere che i prezzi si stabilizzino prima di cercare dei livelli di ingresso, il secondo è che ci sono chiari indizi di una rotazione settoriale in corso, probabilmente dovuta proprio alle attese di rialzo dei tassi, con il mercato che è in uscita dai tecnologici e in ingresso sui ciclici tradizionali. 

Attenzione alla tecnologia, rotazione in corso?

E attenzione, anche se i grandi nomi del comparto tecnologico, come Alphabet, Microsoft, e Apple, che sono cresciuti rispettivamente del 65%, 52%, e 35% nel 2021, mascherando in buona parte la debolezza di molti altri componenti del Nasdaq, nel 2022 si sono già visti molti segni meno anche per questi tre giganti. Se i rendimenti dei titoli di stato con scadenza decennale dovessero stabilizzarsi oltre l’1,8% il comparto tecnologico potrebbe continuare a soffrire. Chi investe in ottica di lungo termine non dovrebbe tuttavia uscire dalla tecnologia, solo spostare il peso degli investimenti in favore dei titoli “value”, tipicamente più difensivi. Almeno questo è il suggerimento di Russ Koesterich di BlackRock.

(Alessandro Magagnoli)

Certificato per guadagnare sull’incertezza di Enel e altri

Un certificato per guadagnare sull’incertezza di Generali, Enel e Telecom Italia

Caratteristiche dello strumento

I Certificate Step-Down Cash Collect Worst of con effetto memoria permettono di ricevere premi condizionati trimestrali

Quando? Se nelle Date di Osservazione l’azione sottostante inclusa nel paniere, con la performance peggiore (caratteristica Worst Of), ha un valore pari o superiore al livello Barriera, posta per questa emissione tra il 60% ed il 70% del Valore Iniziale, si riceve il premio trimestrale. 

Grazie all’effetto memoria i premi non corrisposti alle rispettive Date di Osservazione, vengono pagati successivamente alla prima Data di Osservazione in cui il valore dell’azione sottostante, facente parte del Paniere e con la performance peggiore, è pari o superiore al Livello Barriera. 

Inoltre, a partire da giugno 2022 (2° data di Osservazione trimestrale) i Certificate Step-Down Cash Collect Worst Of possono essere rimborsati anticipatamente se, nelle Date di Osservazione trimestrali il valore dell’azione sottostante, facente parte del Paniere e con la performance peggiore, è pari o superiore al Valore Iniziale. 

Grazie al meccanismo Step-Down il livello di rimborso anticipato diminuisce del 10% ogni due Date di Osservazione: grazie a questo meccanismo i Certificate possano essere rimborsati anticipatamente anche nel caso in cui il valore del Sottostante sia sceso rispetto al Valore Iniziale di riferimento. 

Qualora il Certificate giunga a scadenza, sono possibili due scenari

Se il valore dell’azione sottostante, facente parte del Paniere e con la performance peggiore, è pari o superiore rispetto al livello Barriera, lo strumento rimborsa l’Importo Nominale oltre al premio e gli eventuali premi non pagati in precedenza

se il valore dell’azione sottostante, facente parte del Paniere e con la performance peggiore, è inferiore al livello Barriera, viene corrisposto un valore commisurato alla performance dell’azione sottostante, facente parte del Paniere e con la performance peggiore: in questa ipotesi, i Certificate non proteggono il capitale investito. L’investitore è esposto al rischio di perdita anche totale del capitale investito.

Il Paniere di riferimento: Generali, Enel, Telecom Italia

Generali al centro di una battaglia senza esclusione di colpi. All’indomani delle dimissioni dal cda del Vice Presidente Vicario Francesco Gaetano Caltagirone, anche il consigliere indipendente e membro di alcuni comitati di Generali Romolo Bardin ha lasciato il board.

Enel ha presentato a fine novembre il piano industriale 2022-2024, basato su quattro linee strategiche che puntano a obiettivi di elettrificazione e decarbonizzazione del gruppo. Entro la fine del periodo sono previsti un EBITDA ordinario a 21,0-21,6 miliardi di euro (atteso 2021 a 18,7-19,3), un utile netto ordinario a 6,7-6,9 miliardi (atteso 2021 a 5,4-5,6), un dividendo a 0,43 euro entro il 2024 (atteso 2021 a 0,38), con un rialzo stimato del 13%. 

Telecom Italia resta sotto la lente per il dossier KKR. Secondo il Corriere Della Sera, CDP sta contrattando con il governo per proporre una alternativa a quella di Kkr. Il riassetto proposto passerebbe per il delisting di Tim e includerebbe lo scorporo della rete.

Nel frattempo Exane peggiora il giudizio sul titolo a underperform con target a 0,31 euro.

Andamento dei sottostanti

Generali oscilla da novembre all’interno di una fase convergente i cui riferimenti si posizionano attualmente a 17,90 circa e a 19/19,10 euro. Per intravedere segnali direzionali le quotazioni dovranno uscire da questo range e puntare al rialzo verso i massimi del 2019 a 19,63 euro, oppure al ribasso verso supporti a 17,30 circa.

Il grafico di Enel evidenzia una reazione nelle ultime sedute dopo che i prezzi erano scesi nelle scorse settimane sui bottom da inizio anno in area 6,50. Il titolo ha costruito su tale livello un doppio minimo il cui target a 7,20 è stato recentemente raggiunto. Oltre quest’area target a 7,53 e 7,78 euro. Nuovi segnali di cedimento, invece, sotto 6,80 per 6,50 circa.

Telecom Italia perde quota all’inizio della settimana e scivola sotto 0,44 euro. Venerdì ha terminato gli scambi a 0,4513 euro. Secondo indiscrezioni di stampa CDP, secondo azionista con il 10%, preme per un piano alternativo all’OPA di KKR, ovvero quello dell’attuale d.g. (e probabile futuro a.d.) Pietro Labriola che prevede la separazione degli asset del gruppo.

Strategie operative con il Certificate Cash Collect Autocallable

Per i titoli del paniere lo scenario si prospetta moderatamente ribassista, ma la strategia è attuabile anche in una visione neutrale. Come spiegato nella descrizione questo tipo di strumento permette all’investitore di ottenere un flusso cedolare periodico condizionato al fatto che, alle date di rilevazione intermedie, tutti i sottostanti del paniere quotino ad un livello compreso tra il Valore iniziale e la Barriera.

Il nome del prodotto selezionato è Cash Collect Autocallable Step Down (Isin DE000HB26EW9), ultimo prezzo scambiato a 100 euro, emesso il 3 gennaio 2022. Il primo coupon trimestrale condizionato è pari a 4,15 euro, con data di valutazione il 17 marzo 2022. Il prossimo trigger di rimborso anticipato è il 16 giugno 2022. Di seguito sono indicati Barriera e Strike dei titoli che compongono il paniere:

Titolo Barriera Strike

Generali 13,125 18,75

Enel        4,9252 7,036

Telecom It 0,30478 0,4354

Indicatore di Rischio

L’indicatore di rischio assume che l’investitore mantenga il prodotto sino a scadenza. Il rischio effettivo può variare in modo significativo in caso di vendita del prodotto in un momento antecedente e l’investitore potrebbe ottenere un rendimento minore. L’indicatore sintetico di rischio è una guida per il livello di rischio di questo strumento finanziario rispetto ad altri prodotti.

Tale indicatore illustra le probabilità di perdita del capitale per l’investitore a causa dell’andamento dei mercati o se l’Emittente, per effetto di un deterioramento della sua solvibilità ovvero versi in uno stato di dissesto, non sia in grado di corrispondere gli importi dovuti in relazione allo strumento finanziario (livello 5/7).

Da sapere prima di investire

Rischio di credito sull’Emittente. I certificati espongono l’investitore al rischio di credito sull’Emittente, compreso il rischio connesso all’utilizzo del “Bail-In” e degli altri strumenti di risoluzione previsti dalla Direttiva Europea in tema di risanamento e risoluzione degli enti creditizi.

Capitale iniziale non garantito. In caso di variazione negativa del sottostante superiore al livello della Barriera o nel caso di insolvenza dell’emittente, non è prevista la restituzione del capitale inizialmente investito.

Importo a scadenza. L’investitore è esposto al rischio di perdita (anche totale) del capitale investito nel caso in cui alla scadenza il Prezzo di Riferimento dell’azione sottostante risultasse inferiore a quello corrispondente alla Barriera.

Dividendi. Ai possessori dei certificati non sono riconosciuti gli eventuali dividendi distribuiti dall’azione sottostante e non hanno alcun diritto ulteriore derivante dal possesso dell’azione stessa (per esempio i diritti di voto).

Fiscalità. I redditi derivanti da certificati di investimento sono soggetti ad una tassazione pari al 26%. Questo valore viene calcolato sia sui profitti derivanti da vendita (o rimborso) del certificato ad un prezzo superiore rispetto a quello di acquisto sia sull’importo delle cedole eventualmente staccate dal prodotto finanziario durante la sua vita. E’ consentito compensare i redditi derivanti dai certificati con le minusvalenze rivenienti anche da altri titoli. 

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Enel regina tra le utility. Tra buy hot 2022: ecco il target

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A circa un’ora dalla chiusura delle contrattazioni odierne, le utility calano in controtendenza rispetto al Ftse Mib, tranne due eccezioni.

Utility in calo, tranne poche eccezioni. Enel in pole position

A indossare la maglia nera è Hera con un calo dello 0,74%, seguito da Snam e Italgas che scendono dello 0,27% e dello 0,17%, mentre A2A viaggia in rosso dello 0,12%.

Si presenta a ridosso della parità Tena con un frazionale rialzo dello 0,06%, ma ad avere la meglio su tutti è Enel con un vantaggio dello 0,82%, mostrando più forza anche dell’indice Ftse Mib.

Utility: nuove misure del Governo contro caro bollette

Le utility finiscono sotto la lente sulla scia di nuove indiscrezioni di stampa, riportate in particolare dal Messaggero, secondo cui il Governo starebbe lavorando ad un primo provvedimento da 3-4 miliardi di euro per ridurre i costi delle bollette elettriche.

Una parte arriverebbe dalla cartolarizzazione degli incentivi per le rinnovabili attraverso l’emissione di un bond.

Il secondo intervento sarebbe sulle rinnovabili che ricevono un incentivo fisso oltre al prezzo dell’energia sul PUN, ossia il prezzo unico nazionale. Quest’ultimo sarebbe calcolato in modo differente.

Utillity: spunta contributo di solidarietà. Cosa ha in mente il Governo

Infine, il governo starebbe lavorando ad un “contributo di solidarietà” da parte degli operatori energetici, ma evitando rischi di incostituzionalità come per la Robin-hood tax.

Secondo il Sole 24 Ore, si terrà mercoledì l’incontro sul caro-energia al ministero dello sviluppo economico.

Secondo gli analisti di Equita SIM, individuare in modo consensuale con gli operatori un prezzo soglia sostenibile oltre il quale fissare il contributo degli operatori energetici sarebbe comunque complicato.

L’obiettivo dei provvedimenti sono i 40 twh idroelettrici ed i 10-20 twh di solare incentivato con il conto energia: incentivo fisso più il prezzo del PUN. Il Sole 24 Ore stima che assumendo prezzi teorici dell’energia per l’intero 2022 a 150 €/mwh, l’extra-profitto per questi ultimi sarebbe di 1,8 miliardi di euro.

Per l’idroelettrico, con lo stesso scenario, i profitti teorici sarebbero 4,8 miliardi di euro, contro un profitto di circa 1,2 miliardi se i prezzi fossero a 60 €/mwh.

Infine, andrebbe verificato chi ha venduto forward senza extra-profitti, come Enel che avrebbe venduto i suoi 15 twh idroelettrici a 60 €/mwh.

Il Sole 24 Ore sottolinea che l’obiettivo del governo sarebbe raccogliere dal contributo di solidarietà circa 2 miliardi di euro.

Utility: le società più esposte a Piazza Affari

Gli analisti di Equita SIM evidenziano che le società più esposte sono Enel, con il 90% di produzione venduta forward, A2A, con 4 twh idroelettrici di cui 55% produzione forward, Iren, con 1,3 TWh hydro 90% già venduti, Erg e Alerion.

Il giudizio finale su un intervento del Governo dipenderà molto dai livelli di pricing sul quale gli eventuali extra profitti verranno misurati.

Enel tra le top pick 2022 di Mediobanca

I riflettori intanto restano puntati su Enel che, come detto prima, oggi è la migliore tra le utility, grazie anche alla conferma bullish di Mediobanca Securities.

Gli analisti dell’istituto di Piazzetta Cuccia hanno indicato Enel tra le loro top pick per il 2022, segnalando che nel comparto di riferimento la loro preferenza è accordata alle utility integrate più che a quelle regolate.

Per le azioni del colosso elettrico è ribadita la raccomandazione “outperform”, con un prezzo obiettivo a 8,3 euro, valore che implica un potenziale di upside di oltre il 20% rispetto alle quotazioni correnti a Piazza Affari.  

Assegno unico 2022: ancora dubbi? 10 cose che forse non sai!

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A partire dal 1° gennaio 2022, da quando è entrato in vigore l’assegno unico e universale 2022, l’INPS ha già ricevuto quasi mezzo milione di domande (485 mila nel momento in cui stiamo scrivendo), per un totale di circa 800 mila figli a carico. La platea di famiglie che potrebbero beneficiare della nuova misura, però, è di almeno 7,5 milioni di nuclei familiari.

Una partenza col botto quella dell’assegno unico 2022, ma sono ancora tantissimi i dubbi delle famiglie sul nuovo bonus del Governo. Non solo sulla scelta tra assegno unico con o senza ISEE, ma anche in merito alle maggiorazioni, ai genitori separati, ai figli minori presi in affido.

L’INPS, di fronte a queste perplessità, ha chiarito diversi punti: in questo articolo andremo a scoprire alcune cose che forse non sai sull’assegno unico 2022.

Se hai un figlio a carico con meno di 21 anni e non lo hai ancora richiesto, invia la tua domanda all’INPS, seguendo le istruzioni per la richiesta dell’assegno unico 2022 che abbiamo riportato nel nostro approfondimento. Se, invece, vuoi scoprire nuovi bonus famiglia 2022, puoi consultare il nostro articolo dedicato.

Assegno unico 2022: cos’è e come funziona?

L’assegno unico 2022 è la nuova misura che il Governo ha introdotto dal 1° gennaio 2022 per tutte le famiglie con figli a carico fino a 21 anni. I primi pagamenti avverranno già da marzo 2022.

Il bonus consiste nell’erogazione di un sussidio mensile variabile in base all’ISEE per tutti i genitori, a prescindere dall’occupazione lavorativa (dipendenti, autonomi, incapienti, disoccupati, titolari RdC), e si può richiedere a partire dal settimo mese di gravidanza e fino al 18esimo anno di età del ragazzo. Dai 18 ai 21 anni, invece, l’assegno unico viene corrisposto direttamente al giovane, ma solo se rispetta determinati requisiti.

L’assegno unico varia da 50 euro al mese a 175 euro al mese per ogni figlio, ma per i ragazzi dai 18 ai 21 anni viene corrisposto a metà (ovvero da 25 euro al mese fino a 85 euro al mese). I ragazzi disabili hanno diritto a importi più alti: per questi ultimi non si applica il limite massimo di età.

Esistono delle maggiorazioni degli importi per le famiglie numerose (con quattro o più figli), per coloro che percepivano gli ANF e possiedono un reddito entro i 25 mila euro (solo per i primi anni), per le giovani mamme con meno di 21 anni, e per i genitori che possiedono un’occupazione (penalizzati dal reddito più alto). 

Assegno unico 2022: spetta anche in gravidanza?

Come abbiamo precisato sin dal primo paragrafo, l’assegno unico 2022 spetta anche alle donne che si trovano in stato di gravidanza e può essere erogato a partire dal settimo mese. 

Tuttavia, la richiesta va inoltrata all’INPS solo dopo la nascita del figlio, in modo da poter inserire nell’istanza anche il codice fiscale del neonato. Le mensilità relative ai mesi di gravidanza verranno corrisposte unitamente alla prima mensilità di assegno.

Ricordiamo, a tal fine, che l’assegno unico e universale 2022 non è compatibile con il premio alla nascita e l’assegno di natalità. Le due misure sono state cancellate dal 1° gennaio 2022, ma si possono ancora richiedere per le nascite, le adozioni o gli affidamenti avvenuti entro il 31 dicembre 2021.

Infine, è bene sapere che a partire dal mese di marzo 2022, quando l’assegno unico entrerà nel vivo e inizierà ad essere corrisposto dall’INPS, spariranno ben 4 bonus famiglia: assegni familiari, detrazioni per i figli a carico, bonus bebè, bonus mamma domani. (Per scoprire come richiederli anche nei primi mesi del 2022 leggi il nostro approfondimento).

Assegno unico 2022 senza ISEE: quando conviene?

L’assegno unico e universale si può richiedere anche senza ISEE: la mancata presentazione della dichiarazione del reddito annuale, però, comporta l’assegnazione di un importo più basso, ovvero pari al minimo previsto dalla legge.

Infatti, se una famiglia decide di richiedere l’assegno unico all’INPS senza ISEE, a prescindere dalla propria situazione economica andrà a percepire 50 euro al mese per ogni figlio. 

L’alternativa è conveniente per i nuclei familiari con reddito alto, ovvero superiore a 40 mila euro: in effetti, con o senza ISEE, al di sopra di tale limite l’importo dell’assegno rimane invariato a 50 euro al mese. Per i nuclei familiari con un reddito più basso, invece, sarebbe più conveniente richiedere il bonus presentando l’ISEE, in modo da ottenere un assegno più alto.

È possibile anche presentare l’ISEE successivamente alla domanda: l’INPS provvederà alla lettura ed effettuerà il conguaglio in modo da modulare l’importo dell’assegno in base al reddito.

Assegno unico 2022: la domanda è obbligatoria? Non per tutti…

Per richiedere l’assegno unico 2022 è necessario inoltrare la domanda direttamente sul sito dell’INPS, nell’apposita sezione dedicata, avendo cura di inserire tutti i dati richiesti. In alternativa, si possono contattare i CAF territoriali; oppure rivolgersi al Contact Center Integrato dell’INPS.

Tutti i nuclei familiari interessati alla misura, con figli a carico fino a 18 anni, oppure i ragazzi dai 18 ai 21 anni, devono presentare la domanda all’INPS: il contributo non viene altrimenti riconosciuto.

È possibile richiedere il bonus in qualunque momento, ricordando che le domande presentate entro il mese di giugno 2022 daranno diritto anche alle mensilità arretrate dal mese di marzo 2022. Per tutte le richieste presentate oltre la metà dell’anno, invece, verrà corrisposto l’assegno a partire dal mese successivo a quello di presentazione della domanda.

Solo i percettori del reddito di cittadinanza non dovranno presentare nessuna istanza: come avvenuto per l’assegno temporaneo, anche quello universale verrà assegnato d’ufficio alle famiglie che ne hanno diritto.

Assegno unico 2022: tutte le maggiorazioni previste

Abbiamo parlato, inizialmente, di maggiorazioni sugli importi dell’assegno unico 2022: queste ultime riguardano determinate categorie di nuclei familiari. Esistono maggiorazioni per le giovani mamme, per i genitori che possiedono un lavoro (+30 euro al mese sull’assegno), per le famiglie numerose (+100 euro al mese sull’assegno), e per coloro che andranno a perderci con l’introduzione dell’assegno unico.

Per quanto riguarda, in particolare, la maggiorazione per le famiglie numerose, quest’ultima spetta in presenza di quattro o più figli a carico. Ma che cosa succede se uno dei figli ha più di 21 anni? La maggiorazione spetta comunque?

Sì, è prevista l’applicazione di 100 euro in più sull’assegno per tutti i nuclei familiari con almeno quattro figli, purché risultino a carico. Questa opzione, però, non risulta nel simulatore degli importi dell’assegno unico sul sito dell’INPS.

Assegno unico e genitori separati: tutto quello che devi sapere

Un’altra situazione che potrebbe generare confusione riguarda la richiesta dell’assegno unico 2022 da parte di genitori separati. A chi spetta l’assegno mensile e come si inoltra la domanda? La procedura da seguire è molto semplice.

In presenza di due genitori “esercenti la responsabilità genitoriale” su uno o più figli, la richiesta dell’assegno unico deve essere inoltrata da uno dei due genitori. La legge, inoltre, prevede che il sussidio venga erogato ad entrambi i genitori, ma il pagamento avviene nella misura del 100% solo al richiedente.

Anche successivamente alla domanda, comunque, è possibile richiedere il versamento del sussidio al 50% per entrambi i genitori. L’altro genitore dovrà accedere alla piattaforma e inserire i propri dati e coordinate Iban per ottenere la metà del pagamento.

Assegno unico per minore in affido: come funziona?

E nel caso di minore preso in affido, come funzionano l’erogazione e la richiesta dell’assegno unico? In caso di affidamento è bene specificare tutte le ipotesi previste dall’articolo 3 del Dpcm 159/2013:

  • l’affidamento temporaneo e la collocazione presso una comunità sono considerati costituzione di un nucleo familiare a sé. Per inoltrare la richiesta all’INPS, quindi, occorrerà allegare l’ISEE minorenni;
  • l’affidamento preadottivo prevede di considerare il minore come parte della famiglia affidataria.

Per presentare la domanda di assegno unico 2022 per figli in affido, in ogni caso, viene preso in considerazione “sempre l’ISEE del nucleo familiare in cui risulta inserito il minore”, come scrive Il Sole 24 Ore.

Assegno unico per i residenti all’estero: è possibile?

E i residenti all’estero possono richiedere l’assegno universale per i figli? Se, per esempio, un lavoratore risiede a San Marino, ma svolge regolarmente la propria attività in Italia presentando annualmente la dichiarazione dei redditi: ha diritto all’assegno unico per i figli? 

Al momento l’INPS non ha chiarito questo punto. Tuttavia, stando a una rigida interpretazione dei requisiti necessari per ottenere l’assegno, pare esclusa la possibilità di richiederlo per i residenti all’estero.

Allo stesso modo, se un ragazzo di 20 anni risiede all’estero ma risulta a carico dei genitori: ha diritto all’assegno unico? Si attendono i chiarimenti dell’INPS anche su questa situazione.

Assegno unico 2022: quando arriva il primo pagamento? Le date!

Arriviamo, infine, alle date di pagamento dell’assegno unico 2022: INPS ha già chiarito quali sono le settimane di pagamento della nuova misura per le famiglie. Se a partire dal 1° gennaio 2022 si possono inoltrare le richieste, solo a partire dalla metà del mese di marzo si riceveranno i primi accrediti.

Come spiega una comunicazione dell’INPS, i primi pagamenti dell’assegno unico 2022 per coloro che hanno presentato la domanda a gennaio o febbraio arriveranno già nella settimana dal 15 al 21 marzo 2022.

Per tutte le domande presentate successivamente, l’accredito verrà eseguito a partire dal mese successivo a quello di presentazione della domanda. Per le domande inviate all’INPS entro il mese di giugno 2022, infine, si possono ottenere anche gli arretrati da marzo. 

I pagamenti vengono erogati direttamente sul conto corrente bancario o postale indicato in sede di domanda, oppure tramite bonifico domiciliato (in via ordinaria), ma sono ammessi anche accrediti su libretto postale, conto corrente estero area Sepa, carta prepagata con Iban.

Bonus tiroide 2022 e invalidità civile: come fare domanda

Il bonus tiroide 2022, di cui si sente tanto spesso parlare sul web, rientra in quelle definizioni, non del tutto appropriate, che vengono utilizzate per “semplificare” alcuni concetti. Non è la prima volta che si parla di questo “bonus”, eppure il modo in cui viene presentato può confondere e portare a credere che di vero, nelle notizie lette online in queste ultime ore, non ci sia nulla.

Non si tratta, però, di una fake news, piuttosto di un modo improprio per descrivere il contributo spettante a chi, in possesso di certificati medici che accertino patologie alla tiroide, può ottenere una protezione economica da parte di INPS. Null’altro, quindi, che il riconoscimento dell’invalidità civile, e non di una misura apposita per coloro che soffrono di patologie alla tiroide, e che può essere ottenuto solo qualora sussistano alcune particolari condizioni. 

Definire “bonus” questo tipo di aiuto non è, dunque, corretto. Il riconoscimento dell’invalidità non è infatti legato a parametri come il valore dell’ISEE, né richiedibile come altri tipi di agevolazioni che normalmente vengono definiti bonus, bensì alle condizioni di salute che, qualora gravi, danno diritto a un aiuto economico che può andare da circa 292 euro fino a un massimo di 550 euro. 

Posto che ci riferiremo all’assegno di invalidità chiamandolo bonus tiroide per una questione di comodità e praticità, vediamo come può essere richiesto a INPS, secondo quali requisiti e come vengono stabiliti gli importi. 

Bonus tiroide e invalidità civile: cos’è e quando si può richiedere

Per invalidità civile si intende quell’insieme di protezioni che vengono assicurate ai cittadini affetti da minorazioni fisiche o psichiche. Tali protezioni possono essere di natura economica, in cui rientrano, per esempio, pensioni o assegni, o di natura non economica, come agevolazioni fiscali, esenzioni o agevolazioni per il lavoro. 

È in questo contesto che si colloca il cosiddetto bonus tiroide. In sostanza, chi è affetto da malattie tiroidee potrebbe fare richiesta per il riconoscimento dell’invalidità e, dopo l’esame della commissione, scoprire la percentuale di invalidità legata alla patologia in questione. 

Ciò significa che, ai fini del riconoscimento dell’invalidità, non sempre a ipertiroidismo, ipotiroidismo o altre malattie tiroidee vengono associate alte percentuali di invalidità. È per questo motivo che, quando si sente parlare di un bonus tiroide da circa 300 euro a 550 euro, questi importi non rappresentano la realtà dei fatti, dal momento che è in base al tipo di patologia e alla percentuale associata che è possibile capire quali agevolazioni o contributi possono essere riconosciuti. 

Bonus tiroide 2022: cos’è e requisiti per richiedere l’invalidità civile

Il cosiddetto bonus tiroide non è una novità di quest’anno: anche in passato il web ha fatto riferimento a diverse patologie che permettono di richiedere l’invalidità civile INPS soprannominando assegni e contributi con nomi che fanno riferimento alla patologia stessa. 

Non esiste, quindi, una misura apposita per coloro che hanno patologie della tiroide, bensì la richiesta dell’invalidità civile per coloro che sono affette da patologie che, dopo l’esame della commissione INPS, vengono reputate gravi a tal punto da comportare una condizione di invalidità nel paziente. 

Non per tutte le patologie legate alla tiroide, infatti, viene riconosciuta l’invalidità. Questa, inoltre, viene accertata in base a diverse percentuali che, nel caso di disfunzioni della tiroide, vengono così riconosciute: 

al 100% per ipotiroidismo grave con ritardo mentale; al 50% per iperparatiroidismo primario; dal 91% al 100% per ipoparatiroidismo non suscettibile di utile trattamento.

Tuttavia le percentuali cambiano da caso a caso e, in base a queste, anche le agevolazioni o il diritto a protezioni economiche o non economiche. A seconda della percentuale di invalidità, poi, cambia anche l’importo spettante. 

Bonus tiroide 2022 importi in base alle percentuali di invalidità

Come già accennato, ridurre la questione a un “bonus tiroide” che dia diritto a importi che vanno da 300 a 550 euro semplifica fin troppo le informazioni. 

In linea generale, si può dire che tali numeri derivano dal fatto che, sempre a seconda delle percentuali di invalidità stabilite dalla commissione INPS, al cittadino possa essere riconosciuto un assegno. 

Sebbene con percentuali anche più basse del 74% si abbia comunque la possibilità di ottenere degli aiuti, per poter ottenere l’assegno è necessario rientrare in percentuali che partono dal 74%. Infatti, gli importi vengono così stabiliti: 

con un’invalidità dal 74% al 99% si ottiene un assegno di 291,60 euro; con un’invalidità al 100%, invece, l’importo si alza fino a 550 euro. 

Come fare domanda per invalidità civile (o bonus tiroide)

L’iter per richiedere il bonus tiroide è lo stesso per la richiesta di riconoscimento dell’invalidità civile

In primo luogo, quindi, sarà necessario rivolgersi al medico curante che dovrà compilare il certificato che contiene dati anagrafici, codice fiscale e le patologie e che dovrà poi essere inviato a INPS tramite la procedura online. A quel punto, al certificato viene associato un numero identificativo che il medico dovrà restituire al paziente, in quanto questo codice servirà durante la fase di compilazione della domanda. 

Entro 90 giorni dal rilascio del certificato, il cittadino dovrà provvedere a inviare domanda per il riconoscimento dell’invalidità civile. Tale richiesta può essere presentata scegliendo tra: 

l’invio della domanda in totale autonomia, accedendo al sito INPS con credenziali SPID, tramite CIE oppure CNS; la raccolta dei documenti fondamentali da portare al CAF o patronato di fiducia che si occuperà di trasmettere la richiesta per conto dell’interessato. 

Dopo aver inviato la richiesta, il cittadino verrà chiamato a presentarsi alla visita medica (verrà inviata data e orario). Alla visita sarà necessario portare con sé, oltre al documento di riconoscimento e al codice fiscale, anche il certificato medico originale e tutta la documentazione che si ha a disposizione.

Sarà poi il verbale della visita a decretare la percentuale di invalidità civile. 

Quando arriva l’assegno mensile di invalidità civile 

Una volta ricevuto il verbale, si potrà sapere la percentuale di invalidità civile in base alle patologie di cui si soffre. Se questa è pari o supera il 74% sarà possibile ottenere l’assegno. 

Normalmente, l’accredito dell’assegno mensile è automatico, ma potrebbe sempre verificarsi il rischio di ritardi o problemi che ostacolano il corretto iter dall’invio del verbale al momento del pagamento. 

Il consiglio, in linea di massima, è richiedere assistenza qualora l’assegno mensile non dovesse essere accreditato entro 30 giorni dall’accoglimento della domanda. Delucidazioni e assistenza possono essere richieste rivolgendosi alla sede territoriale INPS oppure chiamando il Contact Center

da telefono fisso al numero verde gratuito 803.164 oppure da telefono mobile, a pagamento secondo le tariffe del proprio gestore, al numero 06.164.164.

Oltre al Contact Center è anche possibile inviare una richiesta utilizzando il servizio online INPS Risponde. Utilizzando questo metodo, ed entrando con le proprie credenziali, ci sono anche più possibilità di ridurre i tempi di risposta da parte degli operatori, in quanto questi ultimi riusciranno a trovare la pratica con maggiore facilità.

In alternativa, per coloro che hanno affidato la procedura di invio della richiesta a CAF o patronati, è possibile chiedere un primo consiglio al centro di assistenza. 

Arriva il bollo auto europeo! Cosa cambia e come funziona!

Una vera e propria novità, all’orizzonte, per tutti gli automobilisti: arriva il bollo auto europeo. Il costo dipenderà da quanto si guida e si inquina. Ma soprattutto da quanto si utilizzerà la propria vettura: chi la tiene spesso ferma in garage potrà risparmiare un po’ di soldi. Sostanzialmente stiamo parlando di una vera e propria riforma del bollo auto, che dovrebbe arrivare nel 2026.

Difficile rispondere a chi ci chiede se questa sia una bella o una brutta notizia. Sono molti i contribuenti che fino ad oggi hanno auspicato che il bollo auto fosse abolito definitivamente. Il fatto che la tassa abbia una veste europea, non la farà di certo accettare meglio agli automobilisti. Quello che forse un po’ tutti potrebbero apprezzare è che, nel caso in cui venisse approvata e diventasse realmente operativa, non sarebbe uguale in tutti i paesi dell’Unione europea. Ma soprattutto arriverebbe a premiare chi la propria vettura la usa di meno.

Bollo auto europeo, una strada per armonizzare le tasse!

Per il momento quella relativa al bollo auto europeo è solo e soltanto una discussione. L’intenzione sarebbe quella di armonizzare e semplificare la normativa a livello comunitario. Nel corso del mese di maggio del 2021 il Parlamento europeo ha iniziato ad analizzare una serie di proposte che dovrebbero coinvolgere la tassazione e la circolazione dei veicoli nel vecchio continente. Tra i progetti più innovativi dei quali si è discusso ci sono:

  • bollo auto europeo, che dovrebbe essere calcolato sugli effettivi chilometri che gli automobilisti percorrono;
  • Telepass europeo, che dovrebbe essere un dispositivo unico su tutte le autostrade europee.

Ma partiamo con il soffermarci sulla voce più popolare: il bollo auto. Questa tassa, almeno come la conosciamo oggi, deve essere pagata per il solo fatto che si è proprietari di una vettura. L’importo viene calcolato in base alla potenza del veicolo e dalla sua classe di inquinamento. Poco importa quanti chilometri si percorrono nel corso dell’anno o se si tiene il mezzo tutto l’anno in garage. Alla fine il costo sarà sempre uguale.

L’iniziativa europea, sostanzialmente, modifica e rivoluziona questa situazione. Il bollo auto europeo è legato ai chilometri che vengono percorsi. Dietro a questo progetto c’è un principio di fondo molto semplice: dovrà pagare di più chi percorre più chilometri. Ma non solo: sarà costretto a pagare di più sarà chi inquina e chi usa più sovente i mezzi di trasporto privati. Per calcolare il costo del bollo auto si utilizzeranno gli stessi criteri in tutta Europa ed i singoli stati dovranno stabilire delle tariffe che siano legate alle emissioni di CO2.

Bollo auto ed ecologia: un matrimonio dalle mille speranze!

A giocare un ruolo molto importante nella partita del nuovo bollo auto europeo sono la conferenza sul clima di Parigi e gli obiettivi ambientali inseriti all’interno del Libro bianco sui trasporti. Perché la nuova norma sia applicabile sarà necessario installare su tutti i mezzi, che sono in circolazione, un dispositivo che sia in grado di registrare i movimenti e che possa tenere traccia dei chilometri percorsi. Sarà possibile farlo attraverso le scatole nere, che sono già ampiamente installate. O con dispositivi molto simili.

Premettiamo che il percorso che porta al bollo auto europeo è molto lungo. Ma soprattutto sono molti anni che se ne continua a parlare. L’ultima proposta discussa dalla Commissione Trasporti del Parlamento Europeo dovrà essere vagliata anche dal Consiglio Europeo. Il passo successivo sarà la negoziazione con gli Stati membri. Una strada lunga e tortuosa da percorrere. Certamente la nuova tassa renderà felici quanti usano poco o niente la propria auto, ma sicuramente sarà bocciata da quanti la devono usare tutti i giorni per lavorare. Lo scopo è quello di tutelare l’ambiente e contrastare in maniera efficace le emissioni di sostanze inquinanti.

All’orizzonte, per il momento, ci sono già alcune date. Nel caso in cui non ci dovessero essere dei ritardi nei processi legislativi, il bollo auto europeo dovrebbe arrivare per i mezzi pesanti ed i furgoni di oltre 2,4 tonnellate di peso già nel 2023. Sarà esteso, invece, a tutti i mezzi privati, alle auto e alle moto nel 2026.

Telepass europeo: novità altrettanto importante!

Il bollo auto europeo non sarà l’unica novità che modificherà le abitudini dei consumatori europei. La Commissioni Trasporti del Parlamento Europeo ha voluto introdurre anche il Telepass europeo, un dispositivo unico in tutto il vecchio continente, che dovrebbe servire a pagare il pedaggio grazie ad un unico dispositivo.

Questa novità permetterà agli automobilisti di viaggiare liberamente non solo nelle autostrade italiane, ma anche in quelle degli altri paesi. Si affianca a quello che esiste già per i camion e che al momento è in vigore in Francia, Spagna, Portogallo, Italia, Belgio, Polonia e Austria. Grazie la Telepass europeo gli automobilisti potranno risparmiare quasi 370 milioni di euro ogni anno.

Strategic beta orientati ai dividendi, patrimonio in salita

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“Strategic beta” è la definizione che Morningstar ha scelto per indicare gli indici e gli strumenti finanziari passivi (ETF e index fund non quotati) che superano le metodologie tradizionali a capitalizzazione e cercano sia di incrementare la performance, sia di modificare il livello di rischio relativo rispetto ai benchmark standard, rappresentando una via di mezzo nello spettro attivo-passivo. Comunemente vengono denominati smart beta, enhanced beta o alternative beta. Clicca qui per approfondire.

Secondo i dati di Morningstar, attualmente su 367 fondi Strategic beta domiciliati in Europa, ce ne sono 86 che si basano su di una strategia focalizzata sui dividendi. Questi ultimi gestiscono 33,7 miliardi di euro a fine 2021, in salita rispetto ai 25,8 miliardi di inizio anno.

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Dati in euro al 31 dicembre 2021. Fonte: Morningstar Direct

A livello di raccolta, nel corso del 2021, i replicanti strategici che puntano all’income hanno registrato a livello europeo flussi netti per 2,2 miliardi di euro. Osservando il dettaglio mensile, notiamo tuttavia come i mesi di marzo, aprile e maggio abbiano decisamente pesato (in positivo) sul risultato annuale e che, anzi, l’anno passato si sia chiuso con due mesi in negativo sul piano della raccolta.

Questo rimbalzo potrebbe anche essere dovuto alla forte volatilità che i mercati azionari hanno subito durante i mesi estivi, particolarmente in agosto. È risaputo, infatti, che i titoli high dividend, siano meno volatili della media e che facciano gola a quegli investitori di lungo periodo con una bassa propensione al rischio.

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Dati in euro al 31 dicembre 2021. Fonte: Morningstar Direct

Nel dettaglio, il fondo Strategic beta dividend-focused che ha raccolto di più nel 2021 è stato il Vanguard FTSE All-World High Dividend Yield UCITS ETF USD Distributing, il quale detiene un Morningstar Analyst Rating pari a Bronze, seguito a una certa distanza dall’iShares Swiss Dividend ETF (CH).

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Su 86 prodotti di questo tipo, ce ne sono a fine anno 10 che gestiscono oltre il miliardo di euro e solo due che superano quota due miliardi.

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Qui sotto invece i 15 fondi che pagano lo dividend yield più alto (dati a fine dicembre 2021). Attenzione però a non farsi troppo ingolosire solo da questo dato, seppur importante; occorre infatti stare sempre attenti, perché questo tipo di fondi presenta strategie spesso molto diverse tra loro, che possono portare a profili di rischio differenti. La cosa più importante è evitare la cosiddetta “trappola del dividendo”, cioè investire in aziende che presentano un dividend yield elevato, ma in alcuni casi non sostenibile. Una possibile soluzione a questo noto problema, ad esempio, è scegliere un indice che seleziona le società che presentano una crescita costante nei propri dividendi.

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Infine, nel 2021 sono stati lanciati in Europa sette nuovi fondi di questo tipo, di cui due disponibili anche in Italia. Si tratta di due ETF sostenibili: lo SPDR S&P® U.S. Dividend Aristocrats ESG UCITS ETF e l’L&G Quality Equity Dividends ESG Exclusions Europe ex-UK UCITS ETF.

Di Valerio Baselli