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Cos’è la pace fiscale? Clicca sull’articolo per scoprirlo!

Ti do il benvenuto a questo nuovo articolo di Trend Online. 

Quando si parla di fisco, mi comprendi benissimo, si sa che gli argomenti che si tirano in ballo non sono poi così piacevoli e di questo sia tu che io ne siamo pienamente consapevoli.

Tutto il sistema della burocrazia italiana è una macchina enormemente (e forse anche inutilmente) complessa e questo a noi cittadini crea una serie di difficoltà che non devono essere sottovalutate.

Ti è mai capitato di avere il mal di testa solamente per il fatto che stai guardando lo schermo del tuo computer o tablet o cellulare e cerchi di risolvere un qualsiasi tipo di problema burocratico?

Ti ritrovi in una pagina web con un’interfaccia utente dalla pessima qualità, i tempi di caricamento sono esageratamente lunghi e sei costretto/a a leggere una serie di frasi lunghe e complesse.

Il tutto ti fa salire sia la noia, sia la frustrazione perché non hai la più pallida idea di quello che sta scritto.

Conosco benissimo questa sensazione ed è per questo che l’argomento che ti spiego oggi sarà descritto nella maniera più lineare possibile

Sarò il tuo “Virgilio” virtuale e tu sarai il Dante della situazione e ne approfitterò per spiegarti nel minimo dettaglio qualsiasi termine che possa crearti qualche difficoltà nella comprensione.

L’argomento di cui ti voglio parlare è la pace fiscale.

Se non hai la più pallida idea di cosa sia ti consiglio vivamente di dare una lettura a tutto l’articolo, in modo tale che la prossima volta che ti capita di sentire il telegiornale e sentirai quest’espressione non ti sentirai “fuori dal mondo”.

Se invece hai già una certa familiarità con questi temi, potresti approfittarne per fare un ripasso. Inoltre, per te che sei più esperto, ti consiglio anche di guardare questo video YouTube dell’avvocato Angelo Greco, che tratta in maniera più dettagliata la questione.

Se preferisci captare le informazioni principali descritte all’interno di questo articolo in maniera sintetica, ho preparato per te un breve riassunto con le informazioni più importanti da conoscere. Il tutto è contenuto all’interno dell’ultimo paragrafo.

Scopo della burocrazia è di condurre gli affari dello Stato nella peggior possibile maniera e nel più lungo tempo possibile

Carlo Dossi

Pace fiscale: scopriamo cos’è

Di seguito ti riporto la definizione corretta di pace fiscale:

Si tratta di una serie di passaggi che permettono ai contribuenti di regolarizzare il proprio rapporto con il fisco

In pratica coloro che hanno dei debiti in sospeso, in particolar modo con lo Stato, hanno la possibilità di migliorare la propria posizione nei confronti del fisco. Esistono due modalità di risoluzione di questo rapporto, che andrò a spiegarti nei prossimi paragrafi.

La pace fiscale è stata introdotta per la prima volta in occasione del decreto legge numero 119 del 2018. Il concetto è che lo Stato offre una seconda possibilità a tutti coloro che non sono nella condizione di poter ripagare i debiti e queste persone hanno l’opportunità di poter ricominciare da zero.

In occasione della Legge di Bilancio del 2019 la pace fiscale è stata messa in atto per la prima volta. All’interno della legge è prevista l’estensione degli avvisi bonari.

Se ti stai chiedendo cosa volesse dire avviso bonario, niente paura perché te lo spiego subito. Devo tirare un ballo una nota organizzazione fiscale dello Stato. Sto parlando dell’Agenzia delle Entrate.

Andiamo a un passo alla volta. Avviso bonario (o, più precisamente, comunicazione d’irregolarità) è un messaggio che l’Agenzia delle Entrate invia a un contribuente (cioè il cittadino che paga le imposte) per comunicargli che qualcosa non va e che il cittadino deve dare prova della sua regolarità.

Se il contribuente non agisce e non segue le direttive date dall’Agenzia delle Entrate, rischia di dover pagare una sanzione amministrativa, cioè deve pagare una multa.

Dunque, l’estensione degli avvisi bonari non è altro che il prolungamento della data di scadenza entro la quale il contribuente può fornire le sue prove, sempre se ne ha a disposizione, per dimostrare al fisco che non ha evaso i pagamenti delle tasse.

L’Agenzia delle Entrate è invece l’ente statale che si occupa di tutta la complessa organizzazione di gestione dei tributi e si impegna alla lotta contro l’evasione fiscale.

L’Agenzia, per comunicare la presenza di debiti nei confronti dell’Erario (erario è un sinonimo di Stato) utilizza le cosiddette cartelle esattoriali.

Essi sono documenti che un agente dell’Agenzia delle Entrate emette per richiedere la risoluzione di un credito a un debitore.

La somma di denaro che viene richiesta è sempre a favore nei confronti di un ente creditore, cioè di un’organizzazione statale che ha un credito nei confronti del contribuente.

tasse (1)

Pace fiscale: la rottamazione delle cartelle 

Nel corso della spiegazione generale sulla pace fiscale ti ho detto che può seguire due strade diverse. La prima è la cosiddetta rottamazione delle cartelle. Della seconda categoria te ne parlerò nel prossimo paragrafo.

Hai presente la rottamazione di un autoveicolo? La macchina viene sostanzialmente disintegrata nella discarica.

Diciamo che la metafora è verosimile anche nel caso delle cartelle esattoriali. Così come una macchina viene definitivamente distrutta nella discarica, allo stesso modo una cartella esattoriale viene “rottamata” all’interno del sistema burocratico del fisco italiano.

Una cosa importante da considerare è che non viene rottamato solo il debito in sé, ma vengono eliminati anche altri due elementi, che sono le eventuali sanzioni e gli interessi di mora.

Sulle sanzioni non c’è nulla da spiegare, sono semplicemente delle multe, mentre sugli interessi di mora ti potresti far confondere dalla parola.

L’interesse di mora non è altro che un interesse che si paga quando non si rispettano le date di scadenza di un pagamento. Se per esempio la deadline di un pagamento è fissata al giorno 10 ottobre e questa data non viene rispettata, dall’11 ottobre devi pagare una quota o una percentuale in più dato che sei in ritardo col saldo.

La rottamazione della cartella esattoriale comprende anche le multe stradali.

Ovviamente non devi pensare che allora non convenga più pagare le multe, perché il discorso della pace fiscale è un argomento molto complesso in cui entrano in gioco una serie di leggi e decisioni che può prendere il Governo in determinate situazioni (spesso critiche).

Ci sono però delle situazioni in cui la rottamazione della cartella esattoriale non è possibile e dunque il debitore non può usufruire dell’opportunità della pace fiscale.

Le situazioni che ti elencherò sono quattro e consistono in:

  • Recupero degli aiuti di Stato considerati illegittimi dall’Unione Europea;
  • Crediti derivanti da condanne pronunciate dalla Corte dei conti;
  • Multe, ammende e sanzioni pecuniarie dovute a seguito di provvedimenti e sentenze penali di condanna;
  • Sanzioni diverse da quelle irrogate per violazioni tributarie o per violazione degli obblighi relativi ai contributi e ai premi dovuti agli enti previdenziali.

Diciamo che possiamo riassumere questi quattro punti in due parole: reato penale. Se c’è di mezzo un reato che si punisce con una condanna in carcere, tutto il discorso della pace fiscale decade in automatico.

Però il quarto punto che ti ho mostrato invece non ha nulla a che vedere col discorso penale, ma concerne una sanzione amministrativa più grave rispetto al solito.

tasse

Pace fiscale: saldo e stralcio delle cartelle

In questo paragrafo ti parlo della seconda categoria della pace fiscale. Mentre la rottamazione delle cartelle prevede la sua completa eliminazione, incluse anche le sanzioni e gli interessi di mora, in questo caso la situazione è diversa.

Il saldo e stralcio delle cartelle consiste in una riduzione del debito, sempre a patto che il contribuente si trovi in una situazione di grave difficoltà economica, che dev’essere comprovata. 

Il riferimento legale principale è la legge numero 145 del 2018.

Devono essere presenti delle condizioni precise per far sì che si possa applicare il saldo e stralcio delle cartelle. Per prima cosa l’ISEE familiare dev’essere inferiore a 20 mila euro.

ISEE è l’acronimo d’Indicatore della Situazione Economica Equivalente e il suo scopo è quello di stabilire la condizione economica e patrimoniale di un nucleo familiare.

Il secondo fattore che incide sulla possibilità di ottenere il saldo e stralcio delle cartelle è che la procedura di liquidazione deve risultare già presentata nel momento in cui si effettua la cosiddetta dichiarazione d’adesione.

Una caratteristica importantissima del saldo e stralcio delle cartelle è l’abbattimento totale dei costi delle sanzioni e degli interessi di mora. Questo significa che c’è un ulteriore abbassamento del debito a favore del contribuente, che deve impegnarsi a versare la quota assegnata.

Pace fiscale: sintesi conclusiva

In questo paragrafo finale ti faccio il riassunto di tutto il discorso sulla pace fiscale, che nei paragrafi precedenti ho trattato nel dettaglio.

Per prima cosa l’espressione pace fiscale indica la risoluzione del rapporto tra un cittadino che paga le imposte, denominato contribuente, e l’ente creditore, cioè l’organizzazione che ha un credito nei confronti del contribuente.

L’ente creditore per eccellenza è l’Agenzia delle Entrate, l’organizzazione statale che si occupa della gestione dell’apparato tributario italiano.

Le modalità in cui si può regolarizzare la posizione del contribuente nei confronti del fisco sono due.

La prima si chiama rottamazione delle cartelle esattoriali e non è altro che l’eliminazione definitiva del debito, includendo anche le eventuali sanzioni e interessi di mora.

Gli interessi di mora sono interessi che devono essere pagati per via di un ritardo del pagamento.

La seconda possibilità prevista nella pace fiscale è il saldo e stralcio delle cartelle. Essa è la riduzione del debito, ma vengono comunque eliminate le sanzioni e gli interessi di mora.

La pace fiscale è stata introdotta dal decreto legge numero 119 del 2018 e un anno dopo è stata messa in atto in occasione della Legge di Bilancio 2019.

Energia, quanto mi costi! Consigli utili per risparmiare

Nessuno di noi è rimasto indifferente agli aumenti che le bollette dell’energia elettrica (e non solo) hanno cominciato a dispensare da qualche mese a questa parte. La situazione, per le famiglie italiane, inizia a farsi critica, per vari motivi.

Non possiamo che essere d’accordo con l’allarme lanciato dal Presidente di Assoutenti Furio Truzzi, riportato da Adnkros.com, ovvero:

“Le famiglie si ritrovano oggi in una situazione estremamente pericolosa: da una parte sono assediate dall’aumento dei prezzi al dettaglio, con l’inflazione che a dicembre ha subito un forte rialzo del +3,9% e incrementi dei listini che stanno proseguendo nelle ultime settimane: dall’altra parte sono impoverite dai maxi-rincari delle bollette di luce e gas scattati prima ad ottobre, poi a gennaio.”

Il sito Agi.it, rilancia poi la notizia che:

“Il governo accelera per un nuovo decreto contro il caro-bollette. La corsa dei prezzo mette in ginocchio imprese e famiglie.”

In effetti, la situazione per imprese e famiglie è estremamente complicata. Già provata da due anni di pandemia, l’economia domestica dell’italiano medio (inteso come padre di famiglia e lavoratore, come titolare di attività o di azienda) rischia di sfociare in un vortice senza via d’uscita.

Energia: quanto ci costi!

Secondo quanto riporta il sito della CGIA di Mestre:

“Gli aumenti di luce e gas avranno degli effetti molto pesanti sul fronte occupazionale. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA che stima in almeno 500 mila gli addetti presenti in Italia nei settori energivori che, a causa dei rincari delle bollette, potrebbero rimanere temporaneamente a casa nei primi sei mesi del 2022.”

Notizie decisamente poco incoraggianti, per non dire drammatiche. Cerchiamo di capire il motivo di queste affermazioni. Con aumenti delle tariffe che, specie in certi settori, sono fuori controllo, i prezzi dell’energia elettrica sono destinati anche a triplicare nei prossimi mesi. In queste condizioni, alcune aziende, potrebbero non essere in grado di fronteggiare tali costi e trovarsi nella condizione di dover sospendere la produzione.

Questo significherebbe lasciare a casa, per un periodo di tempo più o meno consistente, un certo numero di lavoratori. Sempre che poi, queste aziende, siano poi in grado di riprendere la produzione. Non è infatti difficile ipotizzare, specie per quelle di medie/piccole dimensioni, una chiusura definitiva, soffocate da debiti e costi insostenibili.

Del resto, come riporta Ansa.it:

“Bollette: Unincamere, pmi nel 2021 hanno pagato 13% in più.”

E, nel 2022, le cose sono destinate a peggiorare. Almeno a livello singolo e famigliare è opportuno cercare di utilizzare qualche piccolo accorgimento per risparmiare. Vediamo di capire quali.

Energia: qualche piccolo trucco per risparmiare

Di questi tempi, l’attenzione ai dettagli può rivelarsi fondamentale. Durante i periodi di cosiddette “vacche magre” infatti, bisogna sapersi adeguare e utilizzare quei piccoli accorgimenti che possono fare la differenza. Almeno per ci che concerne le nostre tasche.

Per carità, questo articolo non ha la pretesa di rivelare nessuna pozione magica, nessuna scoperta fantascientifica, ma solo qualche utile suggerimento che si può mettere in pratica per risparmiare e che spesso omettiamo per pigrizia o negligenza.

Innanzitutto: gli apparecchi elettronici, quando non vengon utilizzati, è opportuno che vengano spenti. Lasciarli in stand-by come spesso accade per il televisore, ad esempio, è una operazione che comporta solo costi inutili. L’apparecchio, infatti, continua a consumare energia elettrica mentre noi dormiamo sonni più o meno tranquilli.

Stesso discorso per coloro che lasciano sempre accesa la spia degli elettrodomestici, anche se sono fuori casa tutto il giorno. Se non avete voglia di staccare ogni volta la presa dalla corrente, potete dotarvi di ciabatte multiprese dotate di più interruttori. In questo modo, potete “spegnere” il singolo elettrodomestico senza eccessivo sforzo o fatica.

Lo stesso discorso vale per eventuali altri dispositivi collegati al televisore, o anche per gli apparecchi radiofonici. Se non li utilizzate per ore, non lasciateli in stand by, perchè vi troverete solo nella condizione di dover sostenere un costo senza un godimento reale del bene.

Energia: per risparmiare, fate attenzione ai dettagli 

Quando mettete in funzione la lavatrice, fate attenzione agli orari? Ai giorni? Al fatto che sia a pieno carico? Oppure non pensate minimamente a tutti questi fattori?

Se la risposta a queste domande è negativa, occorre ripensare un attimo, all’economia domestica e allo svolgimento delle varie attività.

Avete solo da prendere una delle ultime bollette relative alla fornitura di energia elettrica per capire che il costo varia in base ai giorni e alle fasce orarie. Dunque, mettere in funzione la lavatrice nelle ore serali piuttosto che notturne, ha un costo inferiore rispetto al pieno giorno. Certo, se abitate in un condominio, la cosa va valutata per bene, in quanto non potete fare come volete. Però, di norma, fino alle 22,30 o 23, non dovreste avere alcun tipo di noia.

Assicurarsi di aver fatto un carico al pieno delle capacità dell’elettrodomestico è un altro piccolo accorgimento: evitate di fare una lavatrice ogni volta che avete pochi capi da lavare, salvo che non sia assolutamente necessario.

E se avete una montagna di capi da stirare? Anche in questo caso può essere opportuno organizzarsi in base agli orari previsti dal proprio contratto energetico. Se la sera, in settimana, siete troppi stanchi o stanche, perchè non pensarci il sabato o magari la domenica? In ogni caso, consultare il costo per fascia oraria è assolutamente dettaglio da ricordare.

Energia: classe energetica e posizione degli elettrodomestici

Quando acquistate un elettrodomestico nuovo, fate attenzione alla “classe energetica”. Di cosa si tratta? In poche parole, dell‘efficienza, a livello energetico dell’elettrodomestico. Ovvero, un frigorifero di classe “A”, ad esempio, avrà un consumo inferiore ad uno di classe “E”.

Il riferimento al frigorifero è voluto e non assolutamente casuale: tra gli elettrodomestici, infatti, è quello che consuma di più, visto che deve per forza stare attaccato alla corrente 24 ore su 24.

Detto questo, ci sono alcuni piccoli accorgimenti per evitare sprechi e consumi inutili. Il primo suggerimento è quello di evitare di aprire e chiudere ripetutamente l’apparecchio. Così facendo, infatti, esponete il compressore ad un lavoro extra per raffreddare nuovamente la temperatura con conseguente aumento del consumo energetico.

Altro consiglio riguarda il posizionamento del frigorifero: mai vicino a fonti di calore, quali ad esempio il piano cottura e nemmeno esposto al sole. La vicinanza a fonti di calore infatti, determina un maggior consumo da parte dell’apparecchio per mantenere un livello di raffreddamento adeguato.

Avete acquistato un congelatore? Bene. Avete valutato che sia adatto alle votre esigenze familiari? Qui, poi, vale lo stesso discorso fatto per la lavatrice. Cercate di utilizzarlo al massimo della propria capienza, in quanto così, ne migliorerete le prestazioni da un punto di vista del consumo di energia. 

Energia: luci accese con moderazione

Che dire, poi, delle luci? Utilizzate lampadine a basso consumo oppure non vi siete mai posti il problema?

Inoltre, se avete a disposizione la luce naturale, cercate di sfruttarla il più possibile. Ovvero, giusto per essere chiari, la luce del sole, se il vostro appartamento o la vostra casa è ben esposta in tal senso, è la più efficiente forma di energia a costo zero che il pianeta ci possa offrire. Ergo, sfruttiamola.

L’esposizione al sole è un importante elemento per comprendere come poter sfruttare al meglio questa fenomenale fonte energetica.

Non accendiamo e spegniamo le luci come se fossimo al luna park o in una sala giochi. Un utilizzo intelligente delle risorse a disposizione si tramuta in consumi inferiori e quindi in costi per le bollette attenuati. 

Se non vi ricordate di spegnere la luce ogni volta che lasciate una stanza, potete sempre risolvere con interruttori a tempo, in grado di spegnere la sorgente luminosa decorso qualche minuto. Pulire le lampadine ogni tanto, può essere un altro modo per donare più luminosità agli ambienti, con la possibilità di ridurre sprechi.

Come evidenziato in precedenza, utilizzare lampadine a basso consumo, agevola inoltre il vostro compito di attenti e perfetti contabili del bilancio familiare. Certo, sono tutti piccoli accorgimenti che però, sommati tra di loro, possono farvi risparmiare qualche centinaio di euro a fine anno.

Energia: quanto mi costi! Confrontare le offerte

Elemento da non trascurare, inoltre, è la valutazione delle tariffe presenti sul mercato.

Sappiamo benissimo che il mercato dell’energia è stato, in qualche modo, liberalizzato. Dunque, guardarsi attorno, può rivelarsi utile. A volte non lo facciamo per pigrizia o per una forma di indolenza. A volte, semplicemente per mancanza di tempo o per l’idea che tanto, non ci siano poi tutti questi vantaggi.

Tutto può essere vero ma, allo stesso modo, tutto può essere opinabile. Pensare che non ci possano essere alternative più economiche senza essersi informati a dovere, può rivelarsi solamente un boomerang dagli effetti negativi per noi stessi.

Informarsi, valutare, confrontare, non fa mai male.

Anche la formula di pagamento delle utenze può portare a qualche risparmio in bolletta. Ad esempio, se optate per la domiciliazione bancaria, è molto probabile che, sulla fattura di fine periodo, avreste uno sconto di qualche euro rispetto all’opzione del pagamento della bolletta presso l’ufficio postale.

Ovviamente questi piccoli consigli possono rivelarsi utili sempre, ma, a maggior ragione in periodi come questi nei quali, il bilancio mensile della famiglia italiana è stressato da diverse voci e gravato da costi in costante aumento. Trovare il modo di risparmiare anche solo qualche centinaio di euro può essere una buona occasione per pemettersi, a fine anno, una bella cena al ristorante.

E scusate se è poco.

Pagamenti pensioni febbraio 2022: quando ritirale? Le date!

Ripartono finalmente i pagamenti delle pensioni di febbraio 2022! A partire da gennaio 2022 le novità sono state tantissime: dalla proroga allo Stato d’emergenza, all’approvazione della nuova Legge di Bilancio che introduce una nuova misura pensionistica: stiamo parlando di Quota 102.

Attraverso Quota 102 i nuovi pensionati solamente per quest’anno saranno all’incirca 500.000. Quindi, saranno tantissimi i nuovi pensionati che potranno ritirare la pensione in anticipo.

A seguito della proroga dello Stato d’emergenza il governo ha potuto emanare provvedimenti d’urgenza per favorire una risposta rapida ai problemi del paese.

E anche in questo caso, come accadde per i pagamenti delle pensioni di gennaio, anche i pagamenti delle pensioni di febbraio potranno essere erogati anticipatamente. 

Ovviamente, come ogni mese, i cittadini sono tenuti a rispettare le misure di sicurezza, come il distanziamento sociale e la mascherina Ffp2, in virtù della normativa emanata a dicembre che introduce oltre all’obbligo vaccinale anche l’obbligo di indossare la mascherina Ffp2.

Ecco un video di Pensioni & Aggiornamenti con tutte le novità:

Per riuscire a ritirare il pagamento in sicurezza è possibile prenotare il proprio numero e l’ora di ritiro. In questo modo sarete in perfetto orario e potrete saltare la coda ed evitare assembramenti.

Ad ogni modo, sarà possibile comunque ritirare la propria pensione seguendo l’ordine alfabetico di ritiro previsto da Poste Italiane per riuscire a smaltire gli assembramenti. 

La comunicazione ufficiale in merito all’erogazione e al ritiro delle pensioni non è stata ancora pubblicata. Tuttavia, l’ordinanza rilasciata dalla Protezione civile dovrebbe essere resa nota a tutti tra qualche giorno per permettere a tutti di prepararsi tempestivamente. 

Se dovessimo, però, seguire le ordinanze precedenti potremmo logicamente intuire che la prossima data di ritiro della pensione di febbraio potrebbe essere giorno 27 gennaio 2022 per poi terminare il 31 gennaio 2022.

Ricordiamo ancora che ad ogni data sarà assegnato un ordine alfabetico da seguire scrupolosamente al fine di evitare code e assembramenti. Ma vediamo di vedere come e quando potranno essere erogate le pensioni di febbraio 2022.

Pensioni di febbraio 2022: Poste italiane stabilisce il pagamento anticipato

Come è successo anche per la pensione di gennaio 2022, anche i pagamenti di febbraio potrebbero essere erogati anticipatamente, in virtù della proroga dello stato d’emergenza.

E come abbiamo detto, i pagamenti seguiranno un ordine alfabetico per consentire a tutti i pensionati il ritiro della propria pensione in tutta sicurezza, evitando code e assembramenti.

Proprio con la proroga dello stato d’emergenza è arrivata anche la comunicazione in merito all’erogazione delle pensioni per tutti il periodo che va da gennaio a marzo 2022.

Secondo il decreto-legge numero 221 del 24 dicembre del 2021, dice che

“In considerazione del rischio sanitario connesso al protrarsi della diffusione degli agenti virali da COVID-19, lo stato di emergenza dichiarato con deliberazione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020 è ulteriormente prorogato fino al 31 marzo 2022.”

Questa stessa disposizione ci fornisce la sicurezza che tutte le pensioni di gennaio, febbraio e marzo verranno erogate secondo le modalità stabilite e appena descritte.

Ma vediamo insieme quali saranno le date di ritiro della pensione alle Poste.

Ricordiamo che chi ha attivato l’accredito direttamente sul proprio conto corrente non sarà costretto a recarsi alle poste per il ritiro della propria pensione, poiché l’accredito sul conto avviene in maniera automatica.

Per i suddetti, ricordiamo che i pagamenti verranno effettuati a partire dal 1° febbraio 2022.

Pensioni febbraio 2022: quando bisognerà ritirarle alle Poste italiane?

Il ritiro delle pensioni alle poste segue un iter particolare, stabilito dall’inizio della pandemia, e che viene stabilito da un’ordinanza che viene ogni volta pubblicata dalla Protezione civile.

Questa modalità assicura più celerità e sicurezza.

Ma vediamo di capire quale dovrebbe essere l’ordine alfabetico da seguire per un corretto ritiro della pensione di febbraio presso Poste italiane.

Ovviamente, in mancanza di una comunicazione ufficiale da parte dell’INPS o di Poste Italiane, comunicheremo le date di ritiro della pensione di febbraio basandoci alle comunicazioni precedenti.

Dunque, possiamo desumere che sarà possibile recarvi alle Poste per il ritiro della pensione a partire dal 25 gennaio 2022 fino al 31 gennaio 2022, rispettando il seguente ordine:

  • a partire dal 25 gennaio 2022 il ritiro della pensione sarà permesso dalla lettera A alla lettera B;
  • dal 26 gennaio 2022 il ritiro della pensione sarà permesso dalla lettera C alla D;
  • dal 27 gennaio 2022 il ritiro della pensione sarà permesso dalla lettera E alla K;
  • dal 28 gennaio 2022 il ritiro della pensione sarà permesso dalla lettera L alla O;
  • dal 29 gennaio 2022 (ma solo in mattinata) il ritiro della pensione sarà permesso dalla lettera P alla R;
  • infine, il 31 gennaio 2022 il ritiro della pensione sarà consentito dalla lettera S alla Z.

Sarà necessario rispettare non solo il seguente iter di ritiro della pensione, ma sarà altresì necessario rispettare tutte le regole vigenti in merito a possesso di Green pass base, green pass rafforzato e obbligo vaccinale.

Ricordiamo, inoltre, di rispettare le misure di prevenzione, come la distanza interpersonale di 1 metro e l’uso della mascherina Ffp2. 

Pensioni febbraio 2022: il ritiro mediante delega ai Carabinieri

Per i soggetti che si trovano non in grado di spostarsi da casa, in mancanza di altri soggetti in grado di recarsi alle poste per il ritiro della pensione dei loro cari, è attiva la possibilità di inviare una delega direttamente ai Carabinieri.

Questi, proprio in virtù di una collaborazione attiva con Poste Italiane ed in virtù della delega, saranno autorizzati al ritiro della pensione del soggetto delegante.

Ovviamente, si tratta di un servizio totalmente gratuito che tutti i cittadini potranno richiedere, anche stranieri residenti in Italia ed aventi più di 75 anni d’età.

Il servizio avrebbe un duplice scopo, ovvero difendere le categorie più fragili da una possibile esposizione al virus Covid 19 ed evitare qualsiasi forma di assembramento, oltre che borseggi o truffe.

Ricordiamo che chiunque fosse interessato alla domiciliazione mediante delega alle Arma dei carabinieri dovrà semplicemente telefonare al numero verde di Poste Italiante, ovvero il numero 800.55.66.70.

In questo modo saranno gli stessi a fornire tutte le indicazioni e ad inviare tutte le informazioni, relative ad indiritto e identità del soggetto, alla stazione dei Carabinieri più vicina alla propria abitazione.

Come dice, inoltre, Investire oggi,  

La delega ai Carabinieri, per la pensione è gratuita ed è da farsi chiamando al numero verde di Poste Italiane 800 55 66 70 oppure chiamando la stazione del Carabinieri più vicina per chiedere informazioni e concordare le modalità. Ai Carabinieri è necessario che sia, comunque, rilasciata una delega scritta (anche in carta semplice) cui allegare il documento di riconoscimento in corso di validità del pensionato stesso.

Non dovrete far altro che seguire questi semplici step per avere direttamente a casa vostra la pensione.

Investire in rame: quotazione e target price

Come investire in rame? Il rame è una materia prima vissuta in subordinazione ad oro, argento e bronzo. Il rame è un metallo che ha un buon mercato: ha elevate doti di conduzione di corrente elettrica ed è molto utilizzato in vari settori. L'”oro rosso” ha triplicato il suo valore in 4 anni, ecco perché potrebbe essere interessante investire in rame.

Investire in rame: cos’è

Il rame è un minerale non ferroso marrone rossastro che è stato utilizzato per migliaia di anni. Il metallo è strettamente correlato con l’argento e l’oro. La domanda per il rame rimane elevata, specialmente nelle nazioni industrializzate. Molti consumatori interagiscono con il metallo in varie forme su base giornaliera. Il metallo è altamente duttile, il che significa che può essere facilmente lavorato. Il nome del metallo deriva da Kyprios, il nome greco antico di Cipro, un’isola che vantava miniere di rame altamente produttive nel mondo. Il suo numero atomico è 29, collocandolo tra i metalli di transizione. Il metallo è altamente conduttivo sia di elettricità che di calore e molti dei suoi usi sfruttano questa qualità. Allo stato naturale, il rame si trova raramente puro. È composto da altri elementi e il materiale deve essere trattato prima di poter essere venduto. La maggior parte del rame prodotto nel mondo è utilizzato dalle industrie elettriche; la maggior parte è combinato con altri metalli per formare leghe. Importanti serie di leghe in cui il rame è il principale costituente sono gli ottoni (rame e zinco), gli argenti di nichel (rame, zinco e nichel, senza argento) e i bronzi (rame e stagno).

Investire in rame: come investire

È possibile investire in rame come bene fisico (lingotti, monete e barre). Su Ebay è possibile acquistare una moneta di rame da 2 cent di euro al prezzo esorbitante di 2.200.000 euro. La moneta si trova a Bonn, in Germania e viene spedita in tutta l’Unione Europea. Altro interessante investimento è acquistare bacchette di rame di lunghezza e diametro differente. Le bacchette di rame si trovano in Cina e vengono spedite in tutto il mondo. Il loro prezzo è di 7,36 euro. Altro interessante acquisto sono i lingotti di Rame 5000 G Im 5er Set: la barra di rame da 5000 g in un set da 5 pezzi, che è un’opzione ideale da aggiungere a qualsiasi portafoglio di metalli preziosi! Il prezzo di acquisto è pari a 999,65 euro. I prezzi del rame sono raddoppiati dal minimo della pandemia, da meno di $ 5.000 a quasi $ 10.000 per tonnellata. Si prevede che la domanda futura supererà l’offerta. i sono diversi fondi che investono in titoli minerari di rame: GlobalX Copper Miners ETF (COPX), United States Copper Index Fund (CPER), iPath Bloomberg Copper Subindex Total Return ETN (JJC).

Investire in rame: quali sono le quotazioni e le previsioni sul suo trend?

LME copper contract è il secondo più grande contratto negoziato sul LME (London Metal Exchange). I prezzi del rame sono molto importanti per molte aziende. Si prevede che il prezzo medio annuo del rame scenderà del 6% su base annua a $ 8.800 per tonnellata. La domanda globale di rame langue con il rallentamento del settore edile e delle costruzioni in Cina. La società canadese Ivanhoe Mines ha annunciato di voler aumentare la produzione da 106K tonnellate nel 2021 a 340K tonnellate nel 2022. Il secondo più grande paese importatore di rame è la Germania che importa quattro volte meno della Cina. L’enorme industria delle costruzioni e le linee ad alta tensione della Cina necessitano di molto più rame di quanto possa produrre localmente, rendendo il paese un enorme importatore di rame a livello globale. Quali sono i fattori che influenzeranno il target price del rame? I fattori che influenzano il rame sono: la ripresa rapida in Cina, le carenze di approvvigionamento ed il dollaro USA debole. Sul fronte tecnico, i tori stanno dominando la domanda di rame. Attualmente, il rame è scambiato al livello di $ 4,13 e l’indicatore tecnico principale, il MACD (Moving average convergence divergence), sta mostrando una tendenza rialzista nel rame.

 

Investire in titanio: ecco le migliori azioni da acquistare

Oltre al cobalto, al ferro, allo stagno, al rame, tra i metalli su cui investire c’è il titanio, che possiede ottime proprietà dal punto di vista ingegneristico. Il titanio è un metallo refrattario resistente e leggero. Le leghe di titanio sono fondamentali per l’industria aerospaziale, mentre vengono utilizzate anche in hardware medico, chimico e militare e attrezzature sportive. Il titanio è in grado di sostenere temperature estreme e risulta immune all’attacco corrosivo dell’acqua salata.

Titanio: quali sono le caratteristiche?

Le leghe contenenti titanio sono note per la loro elevata resistenza, il peso ridotto e l’eccezionale resistenza alla corrosione. Nonostante sia forte come l’acciaio, il titanio è il 40% più leggero. Infatti, il titanio è un metallo strutturale essenziale per gli ingegneri aerospaziali. Il titanio ha un basso modulo di elasticità: ciò significa che è molto flessibile. Il titanio è resistente alla corrosione sia da parte dell’acqua che dei mezzi chimici. Questa resistenza è dovuta alla presenza di un sottile strato di biossido di titanio (TiO2) che si forma sulla sua superficie. Il titanio è amagnetico e biocompatibile, è non tossico ed anallergico.

Titanio: la storia

Il titanio è stato isolato come metallo dal chimico americano Matthew Hunter: di qui il famoso processo Hunter. Successivamente, William Justin Kroll ha dimostrato che il titanio poteva anche essere ridotto dal cloruro usando il magnesio nel 1930. Il processo Kroll è il metodo di produzione commerciale più utilizzato fino ad oggi. A partire dagli anni Sessanta le leghe di titanio iniziarono ad essere utilizzate dai produttori di aerei commerciali. Il medico svedese Per-Ingvar Branemark ha dimostrato che il titanio non innesca alcuna risposta immunitaria negativa negli esseri umani.

Investire in titanio: gli utilizzi

Il titanio viene utilizzato in gioielli, protesi, racchette da tennis, forbici, telai per biciclette, strumenti chirurgici, telefoni cellulari e altri prodotti ad alte prestazioni. Il titanio si combina con ferro, alluminio, vanadio, nichel, molibdeno e altri metalli per produrre leghe ad alte prestazioni. L’uso più comune del titanio è quello di agente sbiancante, illuminante e opacizzante. Le vernici bianche di alta qualità contengono quantità significative di biossido di titanio. Il titanio può essere utilizzato negli impianti di desalinizzazione. Il metallo viene utilizzato per componenti che devono essere esposti all’acqua di mare. Inoltre, l’ossido di titanio viene utilizzato in alcuni cosmetici.

Investire in titanio: 5 migliori azioni da acquistare

È possibile investire in azioni di titanio acquistando quote di società quotate in Borsa.

Allegheny Technologies Inc.

Allegheny Technologies Inc. è una società di metalli speciali con sede a Six PPG Place a Pittsburgh, Pennsylvania. L’azienda organizza la sua produzione in due segmenti:

  • Advanced Alloys & Solutions, che comprende leghe a base di zirconio, leghe di titanio e titanio, leghe a base di nichel, afnio e niobio, leghe speciali,
  • High Performance Materials & Components, che comprende leghe a base di titanio, leghe a base di nichel, zirconio e afnio.

La capitalizzazione è pari a 1,8 miliardi di $.

Arconic Corporation

Arconic Corporation è una società industriale americana specializzata nell’ingegneria e produzione di metalli leggeri. La capitalizzazione di mercato è pari a 12 miliardi di $.

Chemours Co.

Chemours Co. è una società chimica americana fondata nel luglio 2015 come spin-off di DuPont. Ha sede a Wilmington, Delaware, Stati Uniti. Chemours produce e vende prodotti chimici ad alte prestazioni che rientrano in tre segmenti: Titanium Technologies (biossido di titanio); Fluoroprodotti e soluzioni chimiche (cianuro, acido solforico, anilina). La capitalizzazione di mercato è pari a 7,4 miliardi di euro.

Huntsman Corporation

Huntsman Corporation è una multinazionale americana produttrice e distributrice di prodotti chimici per consumatori e clienti industriali. Huntsman produce poliuretani assortiti, prodotti ad alte prestazioni e adesivi per clienti come BMW, Chevron, Unilever, Procter & Gamble e Walkaroo. La capitalizzazione di mercato è pari a $5.6 miliardi.

Kronos Worldwide, Inc.

Kronos Worldwide, Inc. produce e commercializza pigmenti di biossido di titanio (TiO2) in Europa, America Settentrionale, Asia Pacifico e a livello internazionale. L’azienda produce TiO2 in due forme cristalline, rutilo e anatasi per conferire bianchezza, luminosità, opacità e durata. La società è stata fondata nel 1916 e ha sede a Dallas, in Texas.

Trend prezzo titanio

Nella prima metà del 2021, i prezzi del titanio e dei suoi derivati sono aumentati in risposta all’aumento della domanda e al calo dell’estrazione del titanio, nonché alla riduzione delle scorte di rasatura del titanio. Il potenziale utilizzo dei derivati del titanio stimolerà un’espansione del mercato. La domanda di titanio manterrà i prezzi elevati nel breve periodo.

Ancora BUY per Eni? Il 2022 potrebbe stupire gli investitori

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Eni è una grande multinazionale, leader nel settore energetico, in particolare il gas, fratello minore del petrolio e vittima di oscillazioni e volatilità a volte eccessiva e preoccupante.

Non è un segreto che l’azienda italiana abbia dovuto fronteggiare una crisi di grossa portata a cavallo tra il 2019 e il 2020, con il suo valore in Borsa che ha visto un crollo esagerato capace di far tremare le sue stesse fondamenta.

Le azioni Eni sono state quotate nel 2003 e il prezzo non è mai sceso così tanto come nel 2020, arrivando a perdere più del 50% del suo valore dal suo ingresso nel mercato finanziario.

In una vecchia notizia di Borsainside si legge come quel periodo sia stato difficile per la società e come per questi anni a venire si sia dovuta rivedere la politica dei dividendi e delle cedole a favore degli azionisti:

“La remunerazione degli azionisti nei prossimi anni è stata rivista al ribasso a causa del mutato scenario internazionale. Con un prezzo del petrolio lontano dai livelli di alcuni fa a causa della crisi di domanda a sua volta causata dal coronavirus…”

Tuttavia, anche quando sembrava arrivare la fine per il colosso del gas, il 2021 ha cominciato a sorridere e ha lanciato le azioni Eni in un rally che sembrava non avere mai fine, accompagnando l’anno con una risalita che gli ha fatto recuperare gran parte di ciò che aveva perso.

Il 2021 infatti si è chiuso in verde, con un rialzo di circa il 45%, davvero un’ottima ripresa!

Dal punto di vista soprattutto azionario, la crescita è stata conclusa e incentivata da un ingente acquisto di azioni dalla stessa Eni, che ha concluso l’anno comprando moltissime azioni proprie anche nell’ultimo quadrimestre cioè a settembre, ottobre, novembre e dicembre 2021.

Eni ha concluso un programma già cominciato nel 2017 con l’acquisto di 32.892.554 azioni proprie e come scrive Teleborsa ha finalmente concluso un vecchio programma:

“A seguito degli acquisti effettuati fino al 10 dicembre 2021, considerando le azioni proprie già in portafoglio e l’assegnazione gratuita di azioni ordinarie a dirigenti Eni, a seguito della conclusione del Periodo di Vesting come previsto dal “Piano di incentivazione di lungo termine 2017-2019″ approvato dall’Assemblea del 13 aprile 2017, Eni detiene 64.623.856 azioni proprie pari all’1,79% del capitale sociale.”

Nel 2022 ci si aspetta un forte vigore da parte delle azioni Eni, ma alcuni non sono certi di questo entusiasmo a causa della paura che la variante Omicron ha risvegliato in un mercato che ha sofferto già molto, ma che sembrava pronto a riprendersi.

Azioni Eni in pericolo per Omicron?

Non serve ricordare alla gente che la pandemia e i lockdown diffusi nel mondo hanno portato ad un crollo dei distributori di gas e petrolio, creando forti trend ribassisti per i titoli energetici in modo repentino.

La paura dilagante di nuove chiusure porta a manifestazioni in Germania e possibili proroghe del lockdown in atto nei Paesi Bassi, con restrizioni attivate in Italia e timore in Spagna, Francia e Regno Unito.

Anche in America non si scherza, con il Virginia sotto pressione, ospedali stracolmi e New York che ormai ha raggiunto il picco dei contagi da giorni.

In Asia, invece, abbiamo India e Arabia Saudita in testa, con il Giappone che impone nuove restrizioni agli ingressi.

Questo spinge gli investitori a prendere in considerazione un possibile parallelismo tra il 2022 e il passato 2020, con una preoccupazione che nessuno riesce a lasciarsi alle spalle e che pone dei limiti all’ascesa delle azioni di Eni, oltre che alla ripresa di molti altri settori.

Tuttavia sembra che Eni non sia d’accordo e cerca di farlo capire agli speculatori.

Azioni Eni inarrestabili

Durante gli ultimi giorni non ci sono stati fattori tecnici che hanno trasmesso insicurezza agli investitori, anzi.

Investorsobserver, famoso sito di analisi sui mercati finanziari, si esprime sulla valutazione delle performance del titolo italiano secondo i suoi criteri che vedono la media del settore con performance medie di 49 su 100:

“Eni Spa (E) è leader nel settore Oil & Gas Integrated con un punteggio complessivo di 81.”

Quindi uno stacco non indifferente che spinge ad un forte BUY riguardo le azioni Eni.

Il timore infatti è solo radicato nella mente della gente per via dei periodi difficili che abbiamo dovuto affrontare e che le multinazionali hanno dovuto gestire con impegno e risolutezza.

Nel grafico annuale possiamo osservare come le azioni Eni abbiano guadagnato il 44,24% mentre nell’ultimo mese il rialzo è stato del 7,14%, quindi leggermente al di sopra della crescita media mensile registrata nel 2021.

Questo fa ben sperare a tutti coloro che hanno avuto dubbi su un ulteriore possibile crollo in Borsa della leader italiana perché di sicuro il trend è sostenuto e non occasionale. Insomma si può avere fiducia.

Ultime news riguardo Eni Spa

In ambito “vecchi ordinamenti”, Eni ha ottenuto il permesso in territorio egiziano per l’acquisizione ed esplorazione di bacini capaci di generare combustibile liquido e gassoso in linea con le direttive internazionali.

La notizia riportata pochi giorni fa da Ansamed era questa:

“L’Eni si è aggiudicata dal Ministero del Petrolio egiziano cinque nuove licenze esplorative, di cui quattro in qualità di Operatore, nell’offshore e onshore egiziano, dopo la positiva partecipazione al bando “Egypt International Bid Round for Petroleum Exploration and Exploitation” 2021 precedentemente annunciato dalla Egyptian General Petroleum Corporation e dalla Egyptian Natural Gas Holding Company attraverso l’Egypt Exploration and Production Gateway.”

Inoltre anche Eni si sta impegnando molto nella transizione energetica a cui partecipano tante altre multinazionali, anche nostrane come Enel, e il suo impegno si sta palesando con l’acquisizione di alcune società già impegnate da anni nella lotta al cambiamento e che mirano a rivoluzionare il settore energia.

Sfida sposata da Eni gas e luce con l’acquisizione dell’azienda fotovoltaica greca Solar Konzept Greece e l’aumento della partecipazione con Tate, azienda tech impegnata nella vendita online di elettricità e gas, dal 20% al 36% mirando così ad un progresso più rapido.

Inoltre in ottica “innovazione e sostenibilità” Eni gas e luce, azienda di distribuzione controllata e gestita da Eni Spa, cambierà nome e logo a marzo 2022, chiamandosi Plenitude.

Sul sito Eni gas e luce possiamo leggere:

“Eni gas e luce diventa Plenitude: un nome che accoglie la nostra storia e, al tempo stesso, rappresenta la pienezza di una visione globale e della nostra energia che continua a rigenerarsi.”

Tanti cambiamenti all’orizzonte per una società in continuo mutamento che fanno balzare le azioni Eni all’ordine del giorno tra le società che potrebbero incuriosire gli investitori.

Quali sono i target delle azioni Eni?

Nel momento in cui stiamo scrivendo, il valore delle azioni Eni oscilla intorno ai 13 euro.

La volatilità del titolo è stabile, con volumi in aumento che testimoniano interesse da parte degli speculatori scesi in campo in modo sempre crescente dall’inizio dell’anno.

La curva rialzista non si piega e, dopo aver testato il supporto tra 12,81 e 12,96, ci possiamo aspettare un breve ritracciamento che potrebbe spingere il titolo oltre i 14 euro nel breve periodo.

Questa stima non è affatto improbabile, ma di sicuro, una volta raggiunta, l’asset si potrebbe scontrare con un vecchio supporto rotto tempo fa e che si potrebbe dimostrare molto difficile da superare come nuova resistenza.

Nonostante questo, su Investiresulweb si è ancora più ottimisti sul lungo periodo:

“Le azioni ENI nel 2022 potranno beneficiare del prezzo del petrolio, che secondo noi d’investiresulweb potrà mantenersi sopra della soglia dei 70 dollari al barile. Alziamo il target di conseguenza sul titolo Eni a buy, il nostro prezzo obiettivo è 15 EUR.”

Insomma un panorama positivo che dovrebbe convincere i più ostici a dare fiducia al titolo, ma forse qualcuna ha ancora da ridire.

I nuovi investimenti discutibili di Eni

La gente spesso non lo sa e non potrebbe saperlo, ma le spese militari, circa il 64%, sono dovute alla protezione dell’approvviggionamento energetico di cui ovviamente Eni è diretto responsabile.

Molti non vedono di buon occhio l’azienda proprio a causa dell’interesse governativo negli affari esteri della multinazionale che vanno a discapito della protezione dei cittadini e dell’ambiente.

In un periodo come il nostro, anche notizie apparentemente “fuori tema” possono influire negativamente sul bilancio aziendale e le azioni Eni non fanno differenza, a causa delle contraddizioni di cui molti l’accusano.

Un esempio? L’ultimo è quello rappresentato dal Mozambico dove un progetto chiamato Coral FLNG prevede l’installazione di un’enorme piattaforma per l’estrazione di gas naturale a largo delle coste del Paese.

Nonostante le rassicurazioni di Eni, però, sappiamo che lo Stato africano beneficerà poco o niente dell’iniziativa importante e con tutti i problemi che affrontando, molta gente dubita della legittimità morale di queste azioni. Greenport sottolinea in proposito:

“Mentre la popolazione del nord del Mozambico dovrà ancora vedersela con cicloni mai visti causati dal riscaldamento globale a sua volta causato dai gas serra della combustione degli idrocarburi e con la guerriglia islamista che punta a mettere le mani sulle risorse di petrolio e gas, a trarre vantaggio dal progetto Coral Sul FLNG saranno sicuramente grandi imprese straniere.”

Azioni Eni non sembrano frenare

A malincuore dobbiamo ammettere che la finanza difficilmente si preoccupa del sociale e, quando lo fa, spesso ne vuole ottenere giovamento.

Ponendoci dal punto di vista strettamente finanziario infatti, le azioni Eni non si lasceranno gelare dalle critiche o dagli scettici che ormai sono rimasti in pochi.

Oggi possiamo dire che gli analisti privati, forum di esperti, fondi gestione e vecchi azionisti sono convinti della forza del colosso italiano e che le poche diatribe in materia sociale o politica poco potranno frenarne l’ascesa.

Tutti siamo pronti ad affrontare il 2022 come un anno di ripresa e progresso, con le azioni Eni pronte a dare ciò che spetta a chi ha saputo dare fiducia alla multinazionale del Bel Paese.

Insomma: Eni è BUY.

Ultimissime su fondo perduto 100.000 euro: chi può averlo ora?

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La situazione epidemiologica conseguente all’aumento e alla diffusione dei contagi da Coronavirus ha purtroppo, come tutti ormai sanno, messo a dura prova non soltanto i lavoratori con contratti da dipendenti, ma anche numerose imprese e aziende italiane.

Per questo motivo, anche per l’anno 2022 la squadra del Governo italiano attualmente capitanata dal Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, ha deciso di proporre anche per il nuovo anno in corso dei nuovi aiuti e delle nuove risorse predisposte nei confronti di quelle imprese e quelle aziende italiane che sono state messe in difficoltà a causa della situazione epidemiologica. 

A questo proposito, stiamo parlando soprattutto dell’approvazione di nuove risorse economiche, dal valore di circa 10 milioni di euro, che sono state stanziate proprio con l’obiettivo di sostenere tali categorie di imprese. 

Si tratta, nello specifico, di contributi economici che si presenteranno sotto forma di contributi a fondo perduto, ovvero di benefici che saranno riconosciuti nei confronti di coloro che dimostreranno di essere in possesso di determinate condizioni, senza l’obbligo da parte dell’azienda di provvedere a rimborsi o restituzione della somma percepita.

In questo contesto, dunque, in attesa di comprendere effettivamente quali saranno tutte le disposizioni governative al fine di presentare la domanda per poter ottenere ed usufruire del nuovo contributo a fondo perduto dal valore massimo di 100.000 euro, è possibile attualmente riprendere già alcune indicazioni legate al Decreto Sostegni bis, attraverso cui era stato previsto lo stanziamento dei fondi per le imprese.

Per tale motivazione, all’interno del seguente articolo, saranno quindi ripresi tutti gli approfondimenti in relazione alle caratteristiche nonché gli aspetti peculiari del nuovo contributo a fondo perduto per le imprese dal valore di 100.000 euro.

In tal senso, nei prossimi paragrafi, saranno anche riproposte tutte le condizioni ed i requisiti richiesti per poter accedere a tale contributo economico.

Nuovo fondo perduto 2022: le novità sui contributi da 100.000€ per le imprese

L’approvazione e l’introduzione di nuovi contributi a fondo perduto predestinati nei confronti delle imprese e delle aziende italiane colpite dalla crisi economica, non rappresenta affatto una vera e propria novità per la popolazione nazionale. 

In effetti, già in seguito alla pubblicazione del decreto-legge numero 73 del 25 maggio 2021, successivamente convertito con modificazioni dalla legge numero 106 del 23 luglio 2021, la squadra dell’esecutivo italiano con alla guida l’ex banchiere di Banca Centrale Europea, aveva provveduto allo stanziamento di nuovi fondi destinati alle imprese italiane.

Tuttavia, nonostante la destinazione di ben 10 milioni di euro di risorse che erano state appunto approvate con il nuovo Decreto Sostegni bis dello scorso 2021, per poter effettivamente ottenere i contributi a fondo perduto da 100.000 euro, le imprese hanno dovuto comunque attendere il decreto attuativo congiunto.

È, infatti, soltanto con il nuovo decreto approvato in seguito al lavoro e alla collaborazione interministeriale tra il Ministero dello Sviluppo Economico ed il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che è stato firmato il nuovo provvedimento attuativo lo scorso 30 dicembre 2021, per poi procedere alla sua trasmissione per ottenere la registrazione della Corte dei Conti.

Chi può avere il fondo perduto da 100.000€ nel 2022

Dunque, occorre fare riferimento proprio ai requisiti e alle condizioni di accesso che sono stati ampiamente chiariti all’interno del decreto attuativo approvato da parte dei ministeri dell’Economia e delle Finanze e dello Sviluppo Economico, per poter comprendere quali sono effettivamente le aziende e le imprese italiane che potranno accedere ai nuovi contributi a fondo perduto di 100.000 euro.

È necessario precisare, prima di tutto, che potranno avere diritto al contributo a fondo perduto questa volta soltanto delle imprese conciarie che hanno intenzione di mettere in atto dei progetti dal valore comprensivo tra i 50 mila ed i 500 mila euro, volti a garantire una maggiore sostenibilità ambientale.

Nello specifico, gli obiettivi di tali progetti dovranno essere finalizzati a specifici scopi considerati fondamentali per il sostegno e la tutela dell’ambiente.

A titolo esemplificativo, potrebbero rientrare delle attività dell’impresa l’introduzione di un innovazione non solo dal punto di vista del prodotto ma anche del processo produttivo.

Inoltre, tra i punti essenziali di cui dovranno essere caratterizzati i progetti dell’impresa conciaria che intende ottenere il contributo a fondo perduto vi è anche la minimizzazione degli impatti sull’ambiente, cercando quindi di orientare la produzione aziendale verso i principali di economia circolare oltre che di ecosostenibilità 

Infine, potranno accedere al fondo perduto anche quelle imprese che presentano dei progetti, il cui obiettivo è quello di ottenere la creazione oppure il consolidamento effettivo degli strumenti e delle tecnologie che consentono la condivisione e l’integrazione di varie attività, competenze e conoscenze.

I nuovi requisiti per il fondo perduto 2022 fino a 100 mila euro

Nello specifico, il contributo fondo perduto 2022 è indirizzato nei confronti di specifici soggetti che rappresentano appunto la figura di beneficiari del sostegno economico, che dovranno effettivamente dimostrare di essere in possesso di alcuni requisiti essenziali, al momento in cui presenteranno l’istanza.

In particolare, le imprese dovranno essere in regola con la costituzione, iscrizione ed attivazione all’interno del Registro delle imprese, oltre che avere anche una sede legaleoperativa all’interno del contesto nazionale, e non dovranno aver beneficiato di alcuni contributo espressamente indicato dall’articolo 1, commi 157 e 158 in riferimento alla legge numero 178 del 30 dicembre 2020.

Inoltre, tali soggetti richiedenti dovranno essere anche pienamente liberi nell’esercizio dei propri diritti, dunque assolutamente non coinvolti da procedure concorsuali con finalità liquidatore oppure eventuali procedure legate alla liquidazione di tipo volontario.

Le condizioni obbligatorie per ottenere il contributo a fondo perduto nel 2022

Una volta chiarite in linea generale le caratteristiche e le peculiarità dei soggetti a cui risulta essere destinato questo nuovo contributo a fondo perduto dal valore massimo di 100 mila euro, è necessario anche identificare una serie di ulteriori condizioni, le quali rientrano anch’esse tra i requisiti obbligatori per l’accesso al sostegno.

A questo proposito, tra i punti essenziali vi è la questione legata alla difficoltà economica dell’impresa richiedente il fondo perduto. In tal senso, infatti, il decreto attuativo stabilisce che il contributo economico potrà essere erogato nei confronti delle aziende che non erano in difficoltà alla data del 31 dicembre 2019. 

Tuttavia, un’eccezione a tale requisito potrebbe essere applicata nei casi delle piccole imprese oppure delle microimprese, esclusivamente nei casi in cui queste non hanno ricevuto già dei sostegni volti al loro aiuto.

Inoltre, è stato anche precisato che i beneficiari del fondo perduto non dovranno aver ricevuto e successivamente depositato oppure non rimborsato degli aiuti considerati incompatibili oppure illegali da parte della stessa Commissione Europea; oppure aver restituito delle somme a seguito di revoche del Ministero.

Infine, un ultimo ma fondamentale requisito per poter accedere al contributo a fondo perduto da 100.000 euro riguarda l’essere necessariamente in regola con tutti gli obblighi contributivi a carico dell’impresa.

Quali sono le spese ammesse per il fondo perduto da 100.000€?

Per quanto riguarda le spese che potranno essere ammesse in riferimento all’erogazione dei contributi a fondo perduto, occorre evidenziare che tali agevolazioni rappresenteranno il 50 per cento delle spese considerate ammissibili.

Per questo motivo, è essenziale accertarsi prima di procedere all’acquisto di prodotti e immobili, che questi rispettano effettivamente tutte le condizioni che sono state prestabilite all’interno del decreto attuativo recentemente approvato da parte dei Ministeri dell’Economia e delle Finanze nonché dello Sviluppo Economico. 

In questo contesto, quindi, a titolo riepilogativo, occorre precisare che rientrano effettivamente all’interno della lista delle spese considerate ammissibili i seguenti prodotti o servizi: macchinari, impianti e attrezzature nuovi; licenze software e programmi di tipo informativo; beni immobili per strumenti di condivisione e integrazione (solo il 30% degli investimenti); formazione del personale; attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale (fino al 30% degli investimenti).

Mentre, un’ulteriore precisazione riguarda l’importo legato alle esigenze di capitale circolante, il quale è ammissibile all’interno del contributo a fondo perduto, ma soltanto per una percentuale minore del 20 per cento. 

Come presentare la domanda per accedere al fondo perduto 100.000€

Per tutte quelle imprese conciarie che risultano essere effettivamente intenzionate a presentare la domanda per poter accedere finalmente ai contributi a fondo perduto dal valore massimo di 100.000 euro approvati dal Decreto Sostegni bis, dovranno necessariamente seguite l’apposita procedura prevista da parte dell’Invitalia

Tuttavia, al momento bisognerà ancora attendere le indicazioni precise che dovranno essere fornite dall’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa S.p.A. 

Ciò che è sicuro, però, è che le imprese aspiranti beneficiarie dovranno sicuramente fornire un’ampia documentazione volta ad attestare non soltanto il profilo e la situazione dell’impresa conciaria richiedente, ma anche una descrizione legata all’iniziativa e al progetto proposto, unitamente agli obiettivi a lungo termine che si intendono portare avanti.

Infine, occorre anche che l’aspirante beneficiario provveda a fornire una descrizione legata alle spese del progetto, con relative funzionalità e costi per ciascun prodotto, bene o servizio, che si intende acquistare.

La TARI del 2022: tutto quello che devi sapere!

Se soltanto al sentir nominare la parola TARI vorresti fuggire via, non temere perché le imposte da pagare non piacciono a nessuno. E’ normale sentirsi un po’ persi quando entrano in gioco i consueti pagamenti ai quali dobbiamo rispondere per adempiere ai nostri doveri di contribuenti.

Le novità in corso però generano delle innovazioni importanti, le quali devono essere prese in considerazione in maniera approfondita, anche perché il Governo Draghi le sta tentando tutte per disciplinare al meglio le condizioni economiche del nostro Paese.

Ancora alle prese con la pandemia di coronavirus, ecco il vademecum aggiornato per conoscere tutte le informazioni più importanti inerenti la tassa, con l’aggiunta degli aggiornamenti delle scadenze per il 2022.

Cos’è la TARI?

Innanzitutto, bisogna evidenziare che si tratta di una tassa che fa riferimento all’attività di raccolta dei rifiuti, quindi alla base dell’imposta c’è un legame diretto tra la gestione del servizio e il pagamento stesso. La materia è in parte complicata dal fatto che sono le disposizioni locali di ogni singolo territorio che definiscono le caratteristiche più importanti inerenti la TARI.

Quindi, proprio per queste iniziali caratteristiche bisogna rivedere ed esplicare le modalità di pagamento previste per il 2022, per partire in maniera più consapevole rispetto quello che accadrà nel corso di quest’anno.

Questo però non significa che qualsiasi area regionale possa agire come meglio crede cambiando di continuo il regime che determina la disciplina. Non è affatto così, perché i criteri e i parametri da rispettare sono sempre predisposti in maniera Nazionale. Di conseguenza, c’è la normativa di riferimento pronta a soddisfare parte dei quesiti inerenti la tassa.

Come è stata introdotta? Tutto accadde nel lontano 2014, quando la Legge di stabilità ha unito le imposte inerenti l’ambito dei rifiuti. Appunto, basta ricordare: la tariffa di igiene ambientale, abbreviata TIA, oppure la tassa che indica lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, la cosiddetta TARSU, ed infine il tributo sui servizi destinati alla gestione dei rifiuti, la TARES.

La ratio che disciplina l’imposta risiede nel presupposto di avere in proprietà delle aree che sono destinate all’uso o alla produzione di rifiuti solidi urbani, condizione che genera il costo sostenuto dalle amministrazioni dei singoli comuni attraverso il proprio personale, nello svolgere attività di raccolta e smaltimento. La tassa serve per pagare questi servizi fondamentali per la società in cui viviamo. 

Le disposizioni essenziali implicano che il soggetto deve dichiarare di possedere un immobile con le caratteristiche richieste dal Comune nello specifico. Soltanto in questo modo, con la raccolta dei dati, e con il loro successivo aggiornamento, è possibile tenere sotto controllo la situazione che riguarda l’attività di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti. Perché è così importante?

Prima di andare avanti in questa guida e analizzare punto per punto la tematica, bisogna capire che gestire una questione come quella dei rifiuti significa dare valore ad uno dei servizi più importanti. Il mondo è al collasso a causa di questa pandemia di coronavirus, ma prima del virus non dobbiamo dimenticare che c’è stato, e c’è tutt’ora, un livello di inquinamento dovuto anche ai rifiuti che danneggia il pianeta che ci ospita.

Di conseguenza, finanziare servizi così importanti, significa prendere sul serio ed agire a favore della salvaguardia de nostro ambiente.

Calcolo TARI: ecco come

Continuando sulla scia di questo discorso, se poi siamo in grado di contribuire anche noi a livello personale alla salvaguardia della natura, è tanto di guadagnato. Anche perché il calcolo della TARI dipende da quanta immondizia viene prodotta. Infatti, bisogna delineare i due metodi che servono per calcolare l’importo della tassa da pagare.

Il primo si chiama “normalizzato”, ed implica il saldo di una quota stabilita in maniera fissa, cioè è legata dal numero dei membri che vivono in casa, ma anche una quota variabile determinata dalla superficie in metri quadrati. Questa è la modalità che vige nella maggior parte dei Comuni italiani, ma non è la sola.

Infatti, la seconda viene definita “corrispettiva”, data dalla quantità concreta dei rifiuti realizzati. Ma bisogna approfondire gli elementi della questione, dato che con le nuove decisioni presto l’ordine delle cose si evolverà.

Perché la nuova regola sarà quella caratterizzata dal metodo tariffario nazionale di tipo unico, basandosi sull’effettiva immondizia prodotta, ma in relazione a calcoli e conteggi stabiliti dalle disposizioni comunali. In questo caso, entrano in gioco i due aspetti delineati nella seguente strategia.

La disciplina è studiata tenendo conto della quota fissa, data dal numero di metri quadri insieme alle pertinenze e a quanti vivono in quel nucleo familiare, e dalla cosiddetta somma variabile che appunto è definita da ogni singolo Comune in relazione a un quantitativo minimo di rifiuti oppure in base a quello residuo conferito. Tutto questo se si tratta di residenti, e chi non è residente?

Bisogna tenere conto di ogni singolo soggetto al quale corrisponde un certo e stabilito valore di metri quadrati. Se si tratta di una persona per le case fino a 45 mq, se sono 2 fino a 60 mq, ed infine se si sale a 3 o 4, i metri quadrati da considerare rispettivamente sono 75 circa 76.

TARI: calendario scadenze 2022

Già dall’inizio del 2021, oltre che al condizionamento dato dall’incubo della pandemia perenne, la materia aveva visto delle modifiche. Infatti, la definizione di rifiuto urbano si modifica, perché è eliminata l’etichetta di rifiuti speciali, in quanto vengono assimilati a quelli definiti urbani.

Così, ancora una volta i Comuni hanno dovuto stravolgere e riadattare le proprie disposizioni, e hanno agito sulle diminuzioni definite dalla Legge n. 147 del 2013 sempre sulla quota variabile.

Con la modifica accade che il soggetto non domestico deve decidere se usufruire di un servizio privato o di uno pubblico per un arco di tempo distribuito su 5 anni. Ma ancora le cose sono state cambiate dal Disegno di Legge approvato dal Governo Draghi a novembre e che attualmente in esame al Parlamento, dovrebbe far diminuire a 2 anni proprio a partire dall’anno nuovo.

Le misure implicano che si può abbandonare la gestione privata e passare a quella pubblica, ma non si potrà fare il contrario. Inoltre, c’è chi è stato esente al pagamento della TARI e si tratta delle industrie, poiché producono i cosiddetti rifiuti definiti “speciali”, ma tra poco soggetti quali ipermercati e centri commerciali non faranno più parte della suddetta categoria e torneranno a pagare il tributo.

Dopo aver analizzato in maniera approfondita i dettagli che contraddistinguono la TARI, è bene presentare la questione inerente i termini di scadenza che per il 2022 varieranno in base ai Comuni.

Quindi, bisognerebbe visionare in anticipo i regolamenti per avere un quadro più chiaro per quanto concerne le modalità e i tempi del saldo della somma. Di solito dovrebbero essere tre i periodi. Il primo ricadrebbe a fine aprile, il secondo a fine luglio, e l’ultimo entro il 2022. Sulla base della previsione del calendario, chi è pronto a pagare?

Ecco chi paga la TARI

L’imposta deve essere saldata dai contribuenti che vivono in immobili o aree che producono rifiuti, questa è la dicitura generale della normativa. E’ il Comune che invia l’avviso in ogni singola casa e fa la comunicazione tanto attesa, ovviamente in seguito a tutti i calcoli effettuati.

Si può decidere se farlo in una soluzione o in maniera rateizzata, in ogni caso arriva la notifica. Lo stesso per quanto concerne chi è in affitto, la tassa deve essere pagata, ma nel caso in cui si tratti di una struttura cointestata?

Uguale, perché decideranno i cointestatari come adempiere all’obbligo, comunque la richiesta al pagamento della tassa arriva dal Comune. E’ il caso di marito e moglie che hanno cointestata la casa, può pagare solo una persona, e l’altra niente, ma una situazione del genere può succedere anche tra fratelli. In entrambi i casi si potrebbe voler decidere di dividere la somma oppure avvalersi del pagamento dell’altro.

Se invece il duo in questione non abita nello stesso immobile, ma lo è solo uno, di conseguenza è quello che ci vive a dover pagare, perché è l’unico che produce rifiuti in quel dato contesto, è la stessa Legge di Stabilità del 2014 che disciplina la TARI che implica nella produzione di rifiuti, il presupposto al pagamento.

TARI: guida al pagamento!

Dulcis in fundo, scatta il pagamento della TARI! Anche per quanto concerne la disciplina del saldo, varia da luogo a luogo. Infatti, a tal proposito è necessario fare un sunto completo delle modalità utilizzate per chiarire al meglio i dettagli più importanti che qualificano la questione.

Non temere, ciò che conta è adeguarsi al sistema che vige nel proprio Comune, poi in ogni situazione ci sono determinate specificità da tenere in considerazione per soddisfare caso per caso. Tra i pagamenti usati maggiormente di frequente c’è: il modello F24, il bollettino postale e il MAV.

 E’ proprio il primo caso che ha subito importanti cambiamenti di cui non bisogna lasciarsi scappare i dettagli. Si deve fare attenzione al codice tributo 3944 che si riferisce all’IMU e in generale ai tributi locali. Nel corso del 2021 però l’Agenzia delle Entrate ha realizzato nuove cifre tributo da appostare nei modelli in questione per poter soddisfare anche il tributo scorporato chiamato TEFA. Perché l’anno precedente veniva saldato insieme alla tassa. 

Così, ci sono i codici in aggiunta da versare che si applicano alle diverse condizioni, sono chiamati: TEFA, cioè il tributo per l’esercizio delle funzioni di tutela e igiene dell’ambiente; TEFN è lo stesso, ma in riferimento agli interessi; ed infine c’è TEFZ con le stesse funzioni, ma in relazione alle sanzioni. 

Se ti interessa sapere tutto sul pagamento, ricorda che c’è il bonus in arrivo per le famiglie con un ISEE non maggiore agli € 8.107,00, ma non solo. Perché si parla di incentivi ed agevolazioni? Perché la crisi pandemica sta innescando una catena di eventi distruttivi per il nostro sistema economico.

Potresti fare un recap della manovra economica del 2022 seguendo l’approfondimento dell’influencer Mr. LUL Lepaghediale, vedrai ti sarà tutto più chiaro e avrai un quadro completo delle misure previste nel 2022.

Il bonus sociale in questione che assume il nominativo di Bonus TARI, viene garantito anche a tutti quei nuclei che pur essendo numerosi non hanno un ISEE che va oltre gli €20.000, oppure per coloro che ottengono Reddito o Pensione di cittadinanza. Da qui il fatto che le misure in questione non sono incompatibili da tra loro.

Però pure in questo ultimo caso occorre analizzare nello specifico le informazioni inerenti il proprio Comune, per essere a conoscenza del fatto di fare le operazioni correttamente, e che queste siano in linea con le direttive del luogo in cui è e residenti.

Reindirizzamenti per la SEO: una guida semplice e completa

I reindirizzamenti sono una parte molto importante per la SEO e ogni proprietario o amministratore di un sito web prima o poi li deve affrontare.

Si tratta di uno strumento che aiuta a mantenere le pagine accessibili per gli utenti e i motori di ricerca. Sono indispensabili quando si effettua un rebranding, si uniscono più siti web o si elimina una pagina per esempio.

Come afferma SeoZoom:

Il redirect degli URL è una pratica molto utile e molto usata in ambito SEO per cambiare un URL esistente e comunicare efficacemente ai visitatori e alla Ricerca Google che quella pagina ha una nuova posizione.

Tuttavia, il mondo dei reindirizzamenti SEO potrebbe essere abbastanza complesso da comprendere, poiché esistono diversi tipi di reindirizzamenti per diversi scenari. È importante, quindi, capire le differenze tra loro.

Cosa sono i reindirizzamenti?

I reindirizzamenti sono un modo per inoltrare utenti (e bot dei motori di ricerca) verso un URL diverso da quello richiesto.

Si tratta di un’operazione eseguita dal server che reindirizza in modo automatico gli utenti verso un indirizzo web differente da quello che stanno cercando di visitare.

Per una migliore comprensione dei reindirizzamenti e di un tool utile per la loro gestione, consigliamo la visione del seguente video pubblicato sul canale YouTube Plan B Project – Lezioni di WordPress:

Perché usare i reindirizzamenti per la SEO?

Ci sono due primarie ragioni per cui dovresti usare i reindirizzamenti SEO:

  • Migliore esperienza utente, non vuoi che i visitatori vengano colpiti da un avviso del tipo “errore 404: pagina non trovata” quando stanno tentando di accedere a una pagina che è stata spostata. I reindirizzamenti risolvono questo problema inviando senza problemi i visitatori alla nuova posizione del contenuto.
  • Aiuta i motori di ricerca a comprendere il tuo sito: i reindirizzamenti indicano ai motori di ricerca dove è stato spostato il contenuto e se lo spostamento è permanente o temporaneo.

SEO: quando dovresti usare i redirects?

Dovresti utilizzare i reindirizzamenti nel momento in cui sposti il ​​contenuto da un URL all’altro e, occasionalmente, quando elimini un contenuto. Diamo una rapida occhiata ad alcuni scenari comuni in cui è necessario fare uso dei redirects:

  • Se stai effettuando un rebranding e spostando il tuo sito web da un dominio ad un altro, dovrai reindirizzare permanentemente tutte le pagine del vecchio dominio alle loro relative posizioni sul nuovo dominio.
  • Se stai unendo più siti web in uno, dovrai reindirizzare permanentemente i vecchi URL verso i nuovi URL.
  • Se stai passando da HTTP a HTTPS (azione fortemente consigliata per la SEO), dovrai reindirizzare permanentemente ogni pagina e risorsa non protetta (HTTP) alla sua posizione sicura (HTTPS).
  • Se stai eseguendo una promozione temporanea e desideri inviare visitatori, ad esempio, da miosito.it/pc a miosito.it/pc-promo-black-friday, dovrai utilizzare un reindirizzamento temporaneo.
  • Se stai rimuovendo contenuti dal tuo sito, dovresti reindirizzare permanentemente il suo URL a una pagina simile pertinente, ove possibile. Questo aiuta a garantire che tutti i backlink alla vecchia pagina continuino a dare valore ai fini della SEO. Garantisce inoltre che tutti i segnalibri o i collegamenti interni non smettano di funzionare.

Quali tipologie di reindirizzamento SEO esistono?

I reindirizzamenti sono divisi in due gruppi: reindirizzamenti lato server e reindirizzamenti lato client. Ogni gruppo contiene una serie di tipologie di redirects che i motori di ricerca considerano come temporanei o permanenti. Dovrai, quindi, utilizzare il reindirizzamento giusto per l’attività in corso per evitare potenziali problemi SEO.

Un reindirizzamento lato server è quello in cui il server decide dove reindirizzare l’utente o il motore di ricerca quando viene richiesta una pagina. Lo fa restituendo un codice di stato HTTP 3XX.

Se stai facendo SEO, utilizzerai per la maggior parte del tempo i reindirizzamenti lato server, poiché i reindirizzamenti lato client presentano alcuni inconvenienti e tendono ad essere più adatti per un uso piuttosto specifico e rari casi.

I reindirizzamenti SEO lato server sono:

  • Redirects 301
  • Redirects 302
  • Redirects 303
  • Redirects 307

Un reindirizzamento 301 inoltra gli utenti a un nuovo URL e comunica ai motori di ricerca che la risorsa è stata spostata in modo permanente. Di fronte a un reindirizzamento 301, i motori di ricerca in genere eliminano il vecchio URL reindirizzato dal loro indice a favore del nuovo URL. Trasferiscono anche PageRank (autorità) al nuovo URL.

Un reindirizzamento 302 inoltra gli utenti a un nuovo URL e comunica ai motori di ricerca che la risorsa è stata spostata temporaneamente. Di fronte a un reindirizzamento 302, i motori di ricerca mantengono il vecchio URL indicizzato anche se esso viene reindirizzato. Tuttavia, se lasci il reindirizzamento 302 in atto per molto tempo, i motori di ricerca probabilmente inizieranno a trattarlo come un reindirizzamento 301 e indicizzeranno invece il nuovo URL.

Come i 301, i 302 trasferiscono il PageRank. La differenza è che il trasferimento avviene “all’indietro”. In altre parole, il PageRank del “nuovo” URL viene trasferito all’indietro al vecchio URL (a meno che i motori di ricerca non lo trattino come un 301).

Un reindirizzamento 303 inoltra l’utente a una risorsa simile a quella richiesta ed è una forma temporanea di reindirizzamento. Viene in genere utilizzato per utilità come prevenire il reinvio dei moduli quando un utente preme il pulsante “indietro” nel proprio browser.

Un reindirizzamento 307 è uguale a un reindirizzamento 302, tranne per il fatto che mantiene il metodo HTTP (POST, GET) della richiesta originale durante l’esecuzione del reindirizzamento.

Un reindirizzamento 308 è uguale a un reindirizzamento 301, tranne per il fatto che mantiene il metodo HTTP della richiesta originale durante l’esecuzione del reindirizzamento. Google afferma di trattare i 308 come i 301, ma la maggior parte dei SEO utilizza ancora prevalentemente reindirizzamenti 301.

Un reindirizzamento lato client è quello in cui il browser decide dove reindirizzare l’utente. In genere non dovresti usarlo a meno che tu non abbia alcuna altra opzione. Essi sono:

  • Redirects 307
  • Redirects meta
  • Redirects JavaScript

Un reindirizzamento 307 si verifica comunemente sul lato client quando un sito utilizza HSTS. Questo perché HSTS dice al browser del client che il server accetta solo connessioni sicure (HTTPS) e di eseguire un reindirizzamento 307 interno se viene richiesto di richiedere risorse non sicure (HTTP) dal sito in futuro.

Un reindirizzamento del meta refresh dice al browser di reindirizzare l’utente dopo un determinato numero di secondi. Google lo comprende e in genere lo tratterà come un reindirizzamento 301.

Ad ogni modo, Google sconsiglia di utilizzarli, poiché possono creare confusione per l’utente e non sono supportati da tutti i browser. Google consiglia invece di utilizzare un reindirizzamento 301 lato server.

Un reindirizzamento JavaScript, come probabilmente hai intuito, utilizza JavaScript per indicare al browser di reindirizzare l’utente a un URL diverso. Alcune persone credono che un reindirizzamento JS causi problemi ai motori di ricerca perché devono eseguire il rendering della pagina per vedere il reindirizzamento. Anche se questo è vero, di solito non è un problema per Google perché al giorno d’oggi il rendering delle pagine è molto veloce.

Migliori pratiche SEO per i redirects

Ecco alcune situazioni in cui è indicato utilizzare reindirizzamenti per ottenere benefici a livello di SEO.

In caso di passaggio ad HTTPS è necessario utilizzare i reindirizzamenti per non perdere il posizionamento precedente. Adottare questo protocollo sicuro dà al tuo sito un ulteriore livello di sicurezza ed è un piccolo fattore di ranking di Google.

L’implementazione di HSTS (HTTP Strict Transport Security) sul tuo server impedisce alle persone di accedere a contenuti non protetti (HTTP) sul tuo sito. Questo meccanismo comunica ai browser che il tuo server accetta solo connessioni sicure e che dovrebbero eseguire un reindirizzamento 307 interno alla versione HTTPS di qualsiasi risorsa HTTP a cui viene chiesto di accedere.

Questo non sostituisce i reindirizzamenti 301 o 302 e non è strettamente necessario se sono impostati correttamente sul tuo sito.

I meta-reindirizzamenti non sono l’ideale, quindi vale la pena controllare se sono presenti all’interno del tuo sito e sostituirli con un reindirizzamento 301 o 302.

Il reindirizzamento degli URL è opportuno nel momento in cui sposti un ​​contenuto, ma spesso ha anche senso inserire un redirect quando elimini il contenuto. Questo perché vedere un errore “404 non trovato” non è l’ideale quando un utente tenta di accedere a una pagina eliminata. Spesso, in caso di eliminazione di una pagina, si inserisce un reindirizzamento verso un’altra pagina con un contenuto simile alla precedente.

Non puoi farlo ogni volta, poiché non c’è sempre un’alternativa pertinente. Se c’è, però, dovresti inserirlo perché con questa azione preservi e trasferisci il PageRank (autorità) dalla pagina reindirizzata alla risorsa alternativa.

Le catene di reindirizzamento si verificano quando sono presenti reindirizzamenti multipli tra una risorsa richiesta e la sua destinazione finale.

La documentazione ufficiale di Google dice che il crawler del motore di ricerca è in grado di seguire fino a 10 hop di reindirizzamento, quindi qualsiasi catena di reindirizzamento più breve di quella non è davvero un problema per la SEO.

Se il crawler non riceve i contenuti entro 10 hop, Search Console mostrerà un errore di reindirizzamento nel rapporto sulla copertura dell’indice del sito.

Tuttavia, le catene lunghe rallentano molto la navigazione per gli utenti, quindi è meglio evitarle quando possibile.

I loop di reindirizzamento sono loop infiniti di reindirizzamenti che si verificano quando un URL reindirizza a se stesso o quando un URL in una catena di reindirizzamento reindirizza a un URL precedente nella catena.

Sono problematici per due motivi:

  • Per gli utenti: interrompono l’accesso a una risorsa prevista e attivano un errore di “troppi reindirizzamenti” all’interno del browser.
  • Per i motori di ricerca: “intrappolano” i crawler e sprecano il crawl budget.

Il modo migliore per correggere un ciclo di reindirizzamento è rimuovere il reindirizzamento dall’URL finale. Quindi assicurati che la risorsa sia accessibile e restituisca un codice di stato 200.

In caso contrario, modifica il reindirizzamento del ciclo alla destinazione finale prevista.

In entrambi i casi, è buona norma sostituire eventuali collegamenti interni ai reindirizzamenti rimanenti con collegamenti diretti all’URL finale.

Tessera Sanitaria: ecco come utilizzarla nel modo migliore!

Alcuni documenti sono indispensabili per la vita di tutti i giorni, anche se capita di non accorgersene. Essi, infatti, ci permettono di farci riconoscere facilmente nei luoghi pubblici in cui dobbiamo svolgere un lavoro o in cui dobbiamo semplicemente dichiarare la nostra identità.

Per iscriversi a scuola, per firmare un contratto lavorativo o anche solo poter accedere a determinati atti e servizi che ci riguardano, infatti, è necessario formalizzare la nostra presenza. In  tal modo, invero, diventerà impossibile per chiunque altro appropriarsi della nostra identità.

Ecco perché è necessario un documento quale la tessera sanitaria che ci rappresenti tramite il codice fiscale e, allo stesso tempo, ci garantisca la possibilità di usufruire del sistema sanitario nazionale. Quest’ultimo aspetto, difatti, risulta essere quello basilare su cui si fonda l’importanza di tale certificato.

La Tessera Sanitaria è il documento personale che ha sostituito il tesserino plastificato del codice fiscale; viene rilasciata a tutti i cittadini italiani aventi diritto alle prestazioni fornite dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). A partire dal 2011, la Tessera Sanitaria è sostituita dalla Tessera Sanitaria-Carta Nazionale dei Servizi (TS-CNS), dotata di microchip.” 

Questa è la dicitura corretta riportata sul sito del MEF – Ragioneria Generale dello Stato che si può facilmente consultare. Un riassunto basilare in grado di far comprendere immediatamente a ogni cittadino l’entità dello strumento che ha nelle proprie mani.

Anche l’Agenzia delle Entrate, inoltre, specifica un aspetto non sottovalutabile di questa piccola scheda a disposizione di ognuno di noi:

“La tessera, che è strettamente personale, permette di ottenere servizi sanitari anche nei paesi dell’Unione europea. Viene rilasciata a tutti i cittadini che hanno diritto all’assistenza sanitaria da parte del Servizio Sanitario Nazionale”.

In ogni caso, è assolutamente giusto dare l’autorevolezza adeguata a tale strumento attraverso un’analisi approfondita dello stesso. Le operazioni effettuabili attraverso la tessera sanitaria, infatti, sono molteplici e non tutte conosciute con dovizia di particolari come meriterebbero.

Che cos’è la tessera sanitaria

La tessera sanitaria, dunque, è un documento adoperabile ogni qualvolta  si ci rechi dal medico o, comunque, si compie un’azione atta ad appoggiarsi sul sistema sanitario nazionale.

Su di essa, poi, vi è impresso il codice fiscale volto a identificare quella determinata e specifica persona. Questo elemento risulta infatti indispensabile per avere potersi rapportare in maniera adeguata con la pubblica amministrazione nelle varie occasioni che si presentano.

Proprio per questo motivo, l’unico realmente valido è quello che viene rilasciato dall’Agenzia delle Entrate coadiuvato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dall’ASL di appartenenza.

“Materialmente consiste in una tessera plastificata con dimensioni e consistenza identiche ad una tessera bancomat. Sono impressi frontalmente: i dati anagrafici dell’assistito; il codice fiscale; la data di scadenza; […] tre caratteri braille a 6 punti per i non vedenti.”

La parte posteriore, invece, è formata in maniera completamente differente. Infatti, vi si può trovare la banda magnetica relativa al possessore della suddetta tessera sanitaria, il codice fiscale questa volta in formato codice a barre e, infine, la dicitura di tessera europea per l’assistenza medica

Una spiegazione altrettanto efficace viene data dal video fornito dal canale Come Faccio A.

Uno strumento, dunque, che si rivela indispensabile in molteplici occasioni e che è il caso di portare sempre dietro di sé in ogni circostanza e situazione. La tessera sanitaria, comunque, è fornita in maniera totalmente gratuita dallo stato italiano e ha solitamente una validità pari a sei anni di vita.

Come si utilizza

Come è già stato detto e, soprattutto, come si intuisce dallo stesso nome, la tessera sanitaria serve nel momento in cui si debba in qualche modo fare uso del sistema sanitario nazionale

Quando ci si reca dal medico o quando si acquista un farmaco in farmacia, per esempio, la si deve mostrare agli addetti del settore

Tramite tale modalità, inoltre si può fare lo scarico fiscale. Alcuni medicinali, infatti, possono essere rimborsati in parte o del tutto mostrando la tessera sanitaria al personale presente in farmacia che è tenuto a metterla in fattura

Alla fine dell’anno, quindi, si dovrebbe avere un rientro economico in base agli acquisti effettuati, ma l’utente è chiamato a controllare sempre la correttezza dei dati trasmessi all’Agenzia delle Entrate. Bisogna, inoltre, ricordare alcuni passaggi e infatti:

“Non rientrano tra le spese detraibili (o deducibili) quelle per l’acquisto di ‘parafarmaci’ (per esempio, integratori alimentari, prodotti fitoterapici, colliri e pomate), anche se acquistati in farmacia o assunti a scopo terapeutico su prescrizione medica”. 

Anche per poter effettuare delle visite mediche importanti che richiedono l’intervento dell’ASL essa diviene un oggetto indispensabile

Attraverso questa piccola scheda, infatti, si possono ottenere numerose agevolazioni in campo sanitario a titolo gratuito. La sanità in Italia, infatti, ricade sulla collettività a beneficio di tutti.

A chi è rivolta

La tessera sanitaria, si sarà compreso, è estremamente personale. Ogni cittadino, infatti, ne possiede una a cui è legato in maniera imprescindibile anche il proprio codice fiscale.

Essendo essa indispensabile per poter ottenere le cure sanitarie all’interno non solo del territorio nazionale, ma anche europeo, non può far altro che essere nominativa. In tal modo, la storia della tessera viaggia di pari passo con la storia medica dell’utente che ne è possessore.

Il Servizio sanitario nazionale, dunque, opera attraverso di essa per poter agevolare nel migliore dei modi ogni cittadino avente diritto. Questo piccolo strumento coadiuva il lavoro degli enti sanitari e ne certifica la validità di ogni singola operazione.

Essa è rivolta a tutti coloro che necessitano di un fascicolo sanitario elettronico, ma anche a chi ha bisogno di prenotare varie forme di visite mediche. Allo stesso tempo, però, permette l’accesso al portale dell’INPS e a quello dell’Agenzia delle Entrate.

Dunque, le funzioni sono molteplici e tutte della medesima portata e importanza. Un aiuto indispensabile per il singolo cittadino che si ritrova ad affrontare il complicato sistema amministrativo italiano.

Come richiederla

A tutti i nuovi nati viene rilasciato un codice fiscale. A questi ultimi, dunque, viene inviata in maniera totalmente automatica anche la relativa tessera sanitaria

La validità di tale documento, però, è abbastanza breve. Esso, infatti, ha una valenza di soli dodici mesi. Espletati gli stessi, si viene forniti di una nuova tessera sanitaria questa volta, però, con la durata usuale, ovvero sei anni.

Ad avere l’onere di rilasciare la tessera sanitaria è il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Quando vi è una nuova nascita, i dati del neonato vengono trasmessi dall’ASL al sistema che si occupa della tessera sanitaria.

Attraverso l’indirizzo di residenza presente nella banca dati dell’Anagrafe Tributaria, il Ministero dell’Economia e delle Finanze spedisce in maniera del tutto anonima il nuovo documento

Qualora non dovesse essere recapitata, però, si ci può rivolgere in maniera autonoma all’Agenzia delle Entrate. Quest’ultima, infatti, provvederà a fare tutte le verifiche del caso per rintracciare e far recapitare la tessera sanitaria al cittadino richiedente.

Cosa fare in caso di smarrimento

Può capitare, però, che il documento in nostro possesso vada perduto per le più svariate ragioni. Essendo uno strumento indispensabile vi è la necessità impellente di farne richiesta nuovamente. Questo, naturalmente, per non incorrere in vari tipi di problemi con la richiesta di farmaci e cure sanitarie di una certa importanza.

Non vi è però da preoccuparsi. Risulta infatti abbastanza semplice richiedere una nuova tessera sanitaria. In caso di deterioramento della scheda in questione, della sua perdita o di un possibile furto la soluzione è quella di rivolgersi all’ASL di appartenenza.

Altro modo in cui si può ottenere nuovamente la propria tessera sanitaria è attraverso l’apposita procedura messa a disposizione dal sito dell’Agenzia delle Entrate

Il protocollo risulta essere davvero molto semplice e basta avere a propria disposizione i dati personali che verranno richiesti gradualmente.

Vi è, però, una cosa importante da ricordare per non incorrere in errori che potrebbero rivelarsi assai difficili da smaltire. Bisogna stare attenti a non perdere con regolarità la tessera sanitaria. Infatti, sarà possibile richiederne un duplicato solo una volta nell’arco di un intero anno solare.

Memorizzato questo, si può facilmente richiedere la nuova tessera sanitaria seguendo la procedura segnalata in precedenza. Compiute le azioni richieste, infatti, la copia verrà rilasciata e spedita in maniera autonoma all’indirizzo di residenza dell’interessato.

La domanda potrà essere effettuata anche tramite l’utilizzo della PEC, ovvero della posta elettronica certificata indirizzando la stessa sempre all’Agenzia delle Entrate. Tutti passaggi, in ogni caso, abbastanza semplici che aiuteranno l’utente a riavere un oggetto che è indispensabile per la vita di ogni cittadino.

Risulta, infatti, impensabile andare in giro tranquillamente senza la tessera sanitaria e/o il codice fiscale di appartenenza. Essi, infatti, sono strumenti che si utilizzano nel quotidiano, anche se spesso l’utente tende a non rendersene conto.

Anche per un piccolo viaggio all’estero, difatti, la tessera sanitaria è praticamente obbligatoria per permettere al comune cittadino di avere accesso al servizio sanitario del Paese ospitante.

Uno strumento utilissimo che può essere facilmente richiesto anche dagli stranieri che dimorano abitualmente nel territorio nazionale italiano. Anche per questa categoria, comunque, sarà necessario rivolgersi all’ASL per poterla ottenere in maniera gratuita.