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Dammi 5 minuti e scoprirai il bollo auto e il suo calcolo!

Benvenuto/a in questo nuovo articolo di Trend Online. Oggi ti parlerò del bollo auto. L’articolo che ho scritto è adatto a te se sei neopatentato/a perché se sei un guidatore di lunga data saprai benissimo cos’è questa tassa. 

Il mio scopo è quello di darti una mano a farti una cultura su uno degli argomenti più importanti che toccano tutti gli adulti, in modo tale che tu possa sentirti ben preparato/a in modo tale che tu non cada nel panico per via dell’eccessiva difficoltà di comprensione della burocrazia.

Se sei un “senior” e vuoi fare un piccolo ripasso per rinfrescare la memoria, sei sempre il benvenuto. 

Nel corso degli anni questa tassa è stata al centro delle polemiche per via di alcuni obblighi particolarmente discutibili e nel corso dell’articolo ti farò notare dei passaggi che effettivamente confermano queste polemiche.

Per prima cosa ti darò la definizione di bollo auto e ti descriverò le sue caratteristiche principali, dopodiché ti dirò quali sono i parametri che vengono presi come riferimento per calcolare effettivamente la cifra da versare allo Stato.

Inoltre ti indicherò le modalità possibili con cui effettuare il pagamento, ti dirò cosa succede nel caso in cui non vengano rispettate le scadenze e ti comunicherò anche quali sono i casi in cui il bollo auto viene annullato, cioè viene tolto l’obbligo di pagamento.

Se avessi chiesto ai miei clienti cosa avessero voluto, la loro risposta sarebbe stata: cavalli più veloci

Henry Ford

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Bollo auto: scopriamo cos’è 

Adesso condivido con te la definizione di bollo auto:

Il bollo auto è una tassa automobilistica con cadenza annuale, che viene applicata su un veicolo iscritto al Pubblico Registro Automobilistico (PRA)

Probabilmente adesso ti stai chiedendo in base a quali criteri tu debba pagare il bollo per la tua macchina. Il tuo dubbio è giustissimo e ti rispondo dicendoti che paradossalmente il bollo è un tasso fisso.

Con l’espressione “tasso fisso” intendo dire che non importa quanti chilometri tu percorri col tuo autoveicolo, la cifra da versare sarà sempre e comunque la stessa

Questo significa che o utilizzi la tua macchina o la tieni sempre spenta nel garage, a questa spesa non sfuggirai (a eccezione di circostanze molto particolari che ti spiegherò più tardi).

Questo è il primo elemento di discussione in merito a questa tassa, perché vengono messi sullo stesso piano sia coloro che utilizzano il proprio autoveicolo con grandissima frequenza, sia coloro che per una ragione o per un’altra non guidano la loro macchina o perlomeno con una frequenza bassa.

A questo bollo auto standard si aggiunge anche il cosiddetto superbollo. Il superbollo non è altro che una tassazione maggiore che viene applicata sul bollo auto base.

La cosa ti può sembrare parecchio strana e preoccupante (infatti il superbollo è un altro elemento su cui c’è grande polemica tra la gente), ma adesso ti spiego meglio il concetto.

Tecnicamente questa tassa ulteriore si chiama addizione erariale e viene applicata su automobili che hanno una potenza maggiore di 185 chilowatt (o kW, è praticamente la stessa cosa). 

Questa tassa è stata introdotta durante il periodo del governo Berlusconi e consiste in pratica di aggiungere una somma di €20 per ogni chilowatt al di sopra del limite minimo di 185 kW.

Per esempio, se la macchina in considerazione dovesse avere una potenza di 187 kw, il superbollo ammonterebbe a €40, dato che la potenza supera di due unità il limite minimo.

La questione è abbastanza flessibile, perché col passare del tempo questo superbollo viene progressivamente ridotto.

Dal quinto anno d’immatricolazione (hai capito bene, il termine immatricolazione viene usato per le automobili nello stesso senso con cui viene utilizzato all’università) il superbollo scende del 40%.

A seguire, dopo 10 anni scende del 70% e dopo 15/20 anni scende dell’85% e infine dal ventesimo anno il superbollo sparisce del tutto.

Ritorniamo alla questione del bollo auto standard.

La cosa che devi sapere è che questa tassa viene gestita principalmente dalla Regione, il ché vuol dire in Lombardia l’impostazione generale sul pagamento e sul valore della tassa sicuramente sarà diverso rispetto alla Sardegna, per esempio.

Un’altra cosa importantissima che devi sapere sono i due criteri fondamentali che determinano la cifra del bollo auto. Questi sono la potenza espressa in chilowatt (parlando del superbollo quest’aspetto è emerso indirettamente) e il livello d’inquinamento della macchina.

Siccome al giorno d’oggi uno dei temi più sensibili è proprio la questione della salvaguardia dell’ambiente (un esempio lampante è proprio l’Agenda 2030), per incentivare i compratori a scegliere macchine più sostenibili viene applicata una riduzione del bollo auto.

Le autovetture che dispongono di questo vantaggio fiscale sono le auto elettriche e le auto ibride.

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Bollo auto: il calcolo

Esiste un’organizzazione importantissima in Italia che si occupa delle automobili e, in particolar modo, del calcolo effettivo del bollo da pagare. 

Si chiama Automobile Club d’Italia e spesso vedrai solamente il suo acronimo ACI. In questo link ti indirizzo verso una pagina dell’ACI, nella quale hai la possibilità di fare istantaneamente il calcolo del bollo auto della tua autovettura.

Ci sono quattro parametri che devi osservare.

Il primo riguarda il tipo di pagamento. Fai attenzione perché potresti erroneamente pensare al metodo di pagamento (come carta di credito, bonifico bancario ecc). Non è così.

Quella voce sta a indicare in realtà il tipo di servizio che stai pagando nello specifico. In ogni caso non devi preoccuparti perché uscirà un menù a tendina e potrai scegliere le opzioni. 

Per agevolarti nella comprensione ti riporto un esempio: prima immatricolazione.

Dunque, dopo che hai selezionato il servizio che stai pagando, devi cliccare su un altro menù a tendina e scegliere il tipo di veicolo. Le opzioni disponibili sono:

  • Autoveicoli
  • Rimorchi
  • Motoveicoli
  • Ciclomotori
  • Minicar

Quando hai fatto la tua scelta, devi successivamente selezionare la regione in cui hai la residenza e infine devi digitare la targa della tua automobile. Una volta che hai fatto queste operazioni ti sarà indicato il valore del bollo auto.

Per quanto riguarda invece il pagamento del superbollo, in tal caso è necessario l’uso di un modello F24.

Probabilmente hai pensato che avresti voluto avere almeno un’idea su quale possa essere l’importo effettivo da pagare e a tal proposito ti fornisco una sorta di schema che può aiutarti a capire in linea generale quello che può essere il costo da sostenere. 

Miraccomando, questa è una tabella indicativa, non può sostituire l’operazione tramite il sito ACI:

  • Euro 0: 3,00 euro/kW fino a 100 kW e 4,50 euro/kW al di sopra dei 100 kW
  • Euro 1: 2,50 euro/kW fino a 100 kW e 4,35 euro/kW al di sopra dei 100 kW
  • Euro 2: 2,80 euro/kW fino a 100 kW e 4,20 euro/kW al di sopra dei 100 kW
  • Euro 3: 2,70 euro/kW fino a 100 kW e 4,05 euro/kW al di sopra dei 100 kW
  • Euro 4: 2,58 euro/kW fino a 100 kW e 3,87 euro/kW al di sopra dei 100 kW
  • Euro 5: 2,58 euro/kW fino a 100 kW e 3,87 euro/kW al di sopra dei 100 kW
  • Euro 6: 2,58 euro/kW fino a 100 kW e 3,87 euro/kW al di sopra dei 100 kW

Ti dò un altro suggerimento: se conosci i CV (cavalli) e vuoi sapere quanto è il valore in chilowatt, devi dividere i CV per 1,35962.

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Bollo auto: esenzione, scadenza e modalità di pagamento

Il bollo auto è possibile non pagarlo se hai un autoveicolo che abbia più di trent’anni oppure se sei in possesso di una macchina elettrica. 

In realtà l’esenzione che riguarda la macchina elettrica è temporanea, perché è previsto un periodo di cinque anni dall’immatricolazione che permette, appunto, l’esenzione.

Difficilmente tu che sei neopatentato/a rientri in queste due categorie, nel primo caso perché probabilmente la macchina con più di trent’anni non sia molto semplice da guidare (e probabilmente potrebbe non funzionare bene), nel secondo caso le macchine elettriche sono molto costose.

Questi non sono gli unici casi in cui è prevista l’esenzione, anzi. Adesso devo spiegarti il caso principale che premette l’esclusione dal pagamento del bollo auto.

Si tratta della disabilità, in particolar modo si fa riferimento alla Legge 104, nella quale sono incluse queste categorie:

  • Non vedenti
  • Sordi
  • Disabili con handicap fisico e/o psichico titolare d’indennità d’accompagnamento
  • Disabile con ridotte capacità motorie o con amputazioni

Adesso ti spiego come si determina la scadenza. In pratica devi tenere a mente il mese in cui la macchina è stata sottoposta all’immatricolazione e devi considerare che la data di scadenza del bollo auto è il giorno 30 del mese successivo.

Ti faccio un esempio. Supponiamo che la tua automobile sia stata immatricolata durante il mese di marzo. Questo vuol dire che entro il 30 aprile hai tempo per pagare il bollo auto. Questo parametro ovviamente cambia auto per auto, dato che varia sempre il mese d’immatricolazione per tutti.

Cosa succede però se oltre la data di scadenza non risulta pagato il bollo auto? Scattano delle sanzioni amministrative. Ti riporto l’elenco:

  • Entro il 14° giorno dalla scadenza si deve pagare lo 0,1% in più per ogni giorno di ritardo
  • Tra il 15° e il 30° giorno il supplemento è dell’1,5% in più per ogni giorno di ritardo
  • Tra il 31° e il 90° giorno il supplemento giornaliero è dell’1,67%
  • Tra il 91° e il 365° giorno il supplemento raggiunge il 3,75% in più al giorno
  • Oltre il 365° giorno viene applicata una multa pari al 30% del bollo più un interesse dello 0,5% per ogni sei mesi di ritardo

L’ultima cosa che può succedere (ed è la peggiore) è che dopo tre anni di mancato versamento entri in gioco un organo istituzionale molto temuto, ossia l’Agenzia delle Entrate.

Per prima cosa l’organizzazione invia al contribuente non pagante una sorta di messaggio, chiamato avviso di pagamento, ma se non viene fatto il pagamento, l’Agenzia delle Entrate può riscuoterecon la forza” il credito. In che modo?

O pignorando direttamente il denaro dal conto corrente del contribuente, opppure applicando il fermo amministrativo all’automobile.

Il fermo amministrativo è una sorta di marchio che viene attribuito alla macchina, che la mette in una condizione che noi possiamo paragonare al “Limbo” dantesco.

Per intenderci, così come il Limbo è una dimensione sospesa, allo stesso modo la macchina si trova in questa situazione. 

In pratica non può essere venduta, rottamata, radiata (cioè eliminata dal PRA) e non può neanche essere parcheggiata su suolo pubblico.

Infine, ti indico le modalità a tua disposizione per effettuare il pagamento del bollo auto.

Pagamento online:

  • Home Banking
  • Attraverso il sito delle Poste Italiane
  • Attraverso il sito dell’ACI mediante il servizio pagoBollo
  • Attraverso l’app dei servizi pubblici IO

Pagamento di persona:

  • Poste Italiane presso gli uffici postali
  • Domiciliazione bancaria
  • Delegazioni ACI
  • Agenzie di pratiche auto
  • Punti vendita Sisal e Lottomatica
  • Sportelli ATM abilitati

Spread, Draghi: paura per una crisi imminente

Siamo due settimane nel 2022 e le cose non sembrano cambiate affatto rispetto al 2021.

La terribile pandemia di Covid-19, nonostante il rilascio dei vaccini poco più di un anno fa, continua a mietere vittime e a contagiare centinaia di migliaia di compatrioti ogni singolo giorno

Dati record per l’Italia, che non aveva mai visto una curva di contagi così alta. Per questo motivo, si è anche ricominciato a parlare di lockdown e zone rosse, in quanto alla fine non sono cambiate le vecchie regole per cercare di limitare il contagio. 

Fino ad ora, infatti, non vi era stato bisogno di lockdown completo grazie all’alta efficacia dei vaccini. Questi, infatti, aumentano l’immunità dei pazienti Covid, diminuendo le chance di essere contagiati in caso di terza dose, e limitando enormemente i sintomi in caso di vaccinazione con solo due dosi

Ad ogni modo, purtroppo, la nuova variante Omicron ha un tasso di contagiosità troppo alto per fare in modo che l’attuale copertura vaccinale basti. Lo conferma il presidente della fondazione GIMBE Nino Cartabellotta, il quale ha detto che:

Le elevate coperture vaccinali ammortizzano in maniera rilevante l’impatto della circolazione virale sui servizi ospedalieri. Tuttavia, l’enorme quantità di nuovi casi in continua crescita sta progressivamente saturando gli ospedali sia perché incontra una popolazione suscettibile troppo numerosa – parliamo di 2,2 milioni di 0-4 anni non vaccinabili, 8,6 milioni di non vaccinati e oltre 15 milioni in attesa della terza dose – sia, in misura minore, per i fenomeni di escape immunitario della variante Omicron. 

Insomma, la pandemia è ben lontana dall’essere finita, e questo avrà sicuramente enormi ripercussioni sulla società ed economia del paese. 

L’incertezza politica italiana

L’Italia, inoltre, sta attraversando un periodo di incertezza politica (come al nostro solito). Ad essere onesti, tale incertezza non è così elevata come ci si immagina dal nostro esecutivo, tuttavia le imminenti elezioni del Presidente della Repubblica stanno complicando la gestione dell’emergenza sanitaria.

Sergio Mattarella, presidente sin dalle dimissioni di Giorgio Napolitano nel 2015, ha ormai raggiunto il termine del suo mandato e deve cedere il posto a qualcun altro (difficilmente, infatti, accetterà di essere rieletto). 

La scelta di chi dovrà coprire la carica sta mandando in subbuglio l’intera politica italiana, appunto rendendo ancora più complicato il lavoro dell’esecutivo, che normalmente avrebbe ben altre priorità a cui pensare. 

Ciò che rende la situazione così complicata è che uno dei papabili candidati è Mario Draghi, l’attuale Primo Ministro italiano. Se dovesse essere eletto al Quirinale, Draghi dovrebbe abbandonare la sua posizione di premier, lasciandola a qualcun altro. 

Un simile scenario fa paura a molti, poiché Draghi è molto popolare sia tra le camere di governo sia tra gli italiani. Secondo molti, infatti, solamente Draghi sarebbe in grado di gestire l’attuale emergenza sanitaria, e la sua non affiliazione ai partiti lo rendono un perfetto premier neutro. 

Sono in molti a pensare che l’Italia, in un momento delicato come questo, abbia bisogno della guida neutrale di Draghi, non sporcata da giochi e macchinazioni politiche.

Mario Draghi, inoltre, è molto ben visto anche dalla comunità internazionale. Il suo lavoro alla presidenza della BCE ha fatto in modo che sia rispettato da tutti i leader europei. La sua gestione della pandemia, inoltre, ha soltanto confermato le sue capacità agli occhi del mondo

Infine, gli ultimi sondaggi politici hanno rivelato che difficilmente si raggiungerebbe una maggioranza solida qualora si andasse ad elezioni anticipate. La salita di Draghi al Quirinale non implica di per sé la chiamata alle urne, tuttavia l’attuale composizione delle camere è molto diversa dalle opinioni degli italiani

Senza Draghi e senza maggioranza, il governo risulterebbe incredibilmente instabile, ed è l’ultima cosa di cui l’Italia ha bisogno in questo momento.

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L’effetto Draghi: spread in salita

Per tutti questi motivi, dunque, lo spread italiano ha iniziato a salire vertiginosamente. Sembra un paradosso: con un economista puro come Draghi al governo l’ultima cosa che ci si aspetterebbe è una salita dello spread. 

Eppure non si scappa, nonostante tutto il lavoro di Draghi, “spread” è tornata ad essere una parola di terrore tra le fila degli economisti. 

Al momento, infatti, lo spread italiano è il doppio di quello spagnolo. Anche in questo caso, un’assurdità visto che l’Italia si è ripresa meglio e più velocemente della Spagna dalla pandemia. Il PIL nostrano, infatti, è cresciuto del 6.3% nel 2021, a fronte del 4.2% di crescita della nazione iberica. 

Nonostante questi numeri, però, lo spread italiano è al 140% contro il 70% di quello spagnolo. Una differenza così marcata non si era praticamente mai vista, specialmente perché di solito le due economie mediterranee viaggiano sugli stessi binari

Questa volta, però, guardando i grafici si nota un distacco della curva italiana rispetto a quella della Spagna, e secondo molti analisti il motivo principale è proprio l’incertezza intorno la figura di Draghi

I mercati, ansiosi di sapere se Draghi rimarrà a Palazzo Chigi o meno, non si fidano più dei bond italiani, e tale insicurezza è, appunto, rispecchiata nell’innalzamento dello spread

Cos’è lo spread

Per chi non lo sapesse, lo spread misura il “divario” (traduzione letterale della parola) fra il valore dei bond italiani e quello dei bond tedeschi. Più è alto lo spread, meno i titoli di stato italiani valgono in confronto a quelli della Germania. 

Questo comporta che meno investitori acquisteranno titoli di stato dell’Italia, decidendo di mirare altrove per i loro investimenti. In questo modo, l’Italia perderebbe anche credibilità economica agli occhi del mondo, proprio in un momento in cui stava iniziando ad acquisirne molta. 

Se volete sapere meglio cos’è lo spread, vi linkiamo un video informativo di Alberto Papa:

Ad ogni modo, la buona gestione della pandemia aveva fatto dimenticare le preoccupazioni sullo spread, poiché l’economia italiana sembrava forte e stabile. 

La pandemia, però, è continuata, e poi è giunta anche la crisi politica che ha solamente peggiorato le cose.

Risultato: lo spread sale e gli investimenti stranieri scendono. Peggio di noi solamente la Grecia, in una situazione che ricorda tanto il governo Berlusconi del 2011, quando a salvare l’Italia dalla crisi dello spread fu Mario Draghi stesso

L’attuale premier, infatti, sedeva allora come Presidente della BCE, e divenne celebre per la sua famosa frase “whatever it takes” (costi quel che costi) riferendosi al salvataggio dell’Italia e dell’Eurozona

Oggi, però, alla BCE siede Christine Lagarde, e non è detto che la sua prima preoccupazione sia la soluzione di una crisi politica interna all’Italia

Spread, Draghi e i problemi della BCE

La Banca Centrale Europea è l’organo che si occupa di gestire la politica monetaria dell’Eurozona. Il suo ruolo diviene particolarmente importante qualora vi sia una crisi della moneta unica

Al momento, l’Europa sta attraversando un grave periodo di inflazione, per cui i prezzi si alzano naturalmente e la BCE deve cercare in tutti i modi di diminuire la circolazione di denaro contante fra i paesi membri. 

Una situazione particolarmente ardua visti soprattutto i tanti piani di ripresa messi a punto dalle autorità centrali dell’Unione Europea. 

Il Recovery Fund, ad esempio, di cui l’Italia dovrebbe ricevere una delle fette più grosse, è uno dei piani di investimento più ambizioni di sempre, con oltre 1 trilione di euro previsti per le nazioni europee nel giro del prossimo decennio. 

La circolazione di denaro, tanto comune quanto salutare non appena si esce da una crisi, è però al momento estremamente insalubre vista la crescita dell’inflazione

Uno dei probabili motivi per cui l’inflazione sta crescendo è che la pandemia è tutt’altro che finita, ergo nessuno ha voglia di investire e tutti hanno voglia di risparmiare

Insomma, il rischio per la BCE è che le enorme risorse del Recovery Fund vadano sprecate in una popolazione europea molto tendente al risparmio. 

Proprio per questo motivo, la BCE ha interrotto un altro piano di ripresa economica, il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) il cui obiettivo era quello di acquistare titoli di stato europei per far abbassare lo spread e tranquillizzare i mercati. 

Con l’interruzione del PEPP e la freddezza della BCE nei confronti dell’Italia, lo spread rischia di continuare a salire se noi non facciamo subito qualcosa. 

Il futuro dello spread, Draghi cosa farà?

Insomma, fra inflazione, pandemia ed instabilità politica, lo spread italiano sale e sale veloce ed ininterrotto. 

Forse è anche uno dei motivi per cui Draghi si è candidato al colle. Secondo alcuni maliziosiMario Draghi vorrebbe salire al Quirinale proprio per evitare la responsabilità di una crisi dello spread. In effetti, se al momento il “divario” non ha ancora raggiunto livelli di crisi, potrebbe essere un’enorme gatta da pelare per chiunque se lo trovi fra le mani nei prossimi mesi. 

E’ anche la versione della banca d’affari americana Goldman Sachs, che ha sempre più dubbi sull’efficienza di Mario Draghi come premier e sulla sua possibile attuazione del piano di recovery europeo. La stessa visione è condivisa da altre agenzie di rating come Dbrs Morningstar e la banca Barclays. 

Altri ancora, tuttavia, sono molto più fiduciosi sulle intenzioni di Draghi. Giuseppe de Felice, capo economista dell’Intesa San Paolo, ha detto in un’intervista: 

Io quello che posso notare è che c’è da parte di tutti i partiti un atteggiamento molto favorevole all’Europa e quindi non vedo dei grandi rischi da questo punto di vista. Draghi al Quirinale darebbe comunque una stabilità per quanto riguarda le competenze del Presidente della Repubblica per un periodo di tempo lungo.

In effetti, Draghi Presidente della Repubblica lo terrebbe legato alla politica italiana per almeno altri sette anni, seppure da organo neutrale. Se dovesse rimanere premier, invece, nessuno sa cosa succederebbe dopo le generali del 2023

Insomma, non possiamo sapere le vere intenzioni di Mario Draghi. Qualcuno particolarmente pessimista, però, potrebbe ricordare le parole di Giulio Andreotti: “A pensar male si fa peccato, ma quasi sempre si indovina”. 

Inps: tutte le novità sull’assegno unico e universale!

Dal 2011, l’Inps ha avviato un processo di miglioramento e potenziamento dell’assegno unico e universale con la legge n. 46 del 20211: le famiglie in difficoltà economica con uno o più figli a carico possono richiedere un assegno mensile per il sostentamento dei figli.

Dipendendo dal numero di figli, dalle condizioni di salute, dall’età e dall’ISEE di riferimento del nucleo famigliare l’assegno che si riceve cambia di valore e può variare anche da 175 euro a 25 euro.

Ogni anno questa misura è stata riconfermata e così sarà anche per il 2022 ma con alcuni cambiamenti che sono già stati comunicati dal 1 di gennaio 2022. Vediamo insieme quali sono gli ultimi aggiornamenti comunicati dall’Inps e quali saranno i cambiamenti previsti per l’anno in corso.

In questo articolo troverai anche tutte le informazioni di base riguardo l’assegno unico: a chi spetta, come presentare la domanda per riceverlo e come avverrà il pagamento con cadenza mensile. Per le informazioni ufficiali ricorda sempre di fare riferimento a questo link.

Inps: che cos’è l’Assegno unico?

L’Assegno unico e universale è definito direttamente dall’Inps come:

“un sostegno economico alle famiglie attribuito per ogni figlio a carico fino al compimento dei 21 anni (al ricorrere di determinate condizioni) e senza limiti di età per i figli disabili”.

Questa misura viene definita “unica” ed “universale” perchè raccoglie in sè tutta una serie di misure di sostegno economico ed è rivolta a tutte le famiglie che sono domiciliate e residenti in Italia che rientrano tra i requisiti previsti per poter presentare la domanda e ricevere l’assegno.

La somma di denaro che viene versata con l’assegno unico NON è fissa ma cambia in base a diverse condizioni: il numero dei figli a carico, la loro età, la loro condizione di salute e l’ISEE del nucleo famigliare. Ecco qui un breve tutorial del canale YouTube dell’Inps che spiega passo a passo in pochi minuti che cos’è l’assegno unico e come presentare la domanda.

Inps: chi può ricevere l’Assegno unico?

Non ci sono requisiti specifici per poter ricevere l’Assegno unico e universale. Infatti il nome stesso della misura prevista indica che è rivolta a tutte le famiglie che rientrano tra i requisiti di cittadinanza, residenza e soggiorno in Italia.

Nello specifico le famiglie che rientrano tra i requisiti generali sono quelle elencate qui sotto:

  • tutte le famiglie italiane oppure europee.

Nel caso in cui tu non sia un membro di una famiglia italiana o europea dovrai essere in possesso di uno dei seguenti documenti ufficiali ed autorizzati dallo Stato Italiano:

  • un diritto di soggiorno (anche non permanente), 
  • un permesso di lavoro per una durata di minimo sei mesi,
  • un contratto di lavoro indeterminato o determinato ma superiore a 6 mesi consecutivi.
  • Oppure essere un contribuente dell’imposta sul reddito in Italia,
  • Essere residente in Italia per un periodo superiore a due anni anche non continuativi.

Inps: quali famiglie riceveranno l’Assegno unico?

Secondo la comunicazione ufficiale dell’Inps, le famiglie che riceveranno l’Assegno unico:

  • “per ogni figlio minorenne a carico e, per i nuovi nati, decorre dal settimo mese di gravidanza;
  • per ogni figlio con disabilità a carico, senza limiti di età.

Per ciascun figlio maggiorenne a carico, fino al compimento dei 21 anni che:frequenti un corso di formazione scolastica o professionale, ovvero un corso di laurea;

  • svolga un tirocinio ovvero un’attività lavorativa e possieda un reddito complessivo inferiore a  8mila euro annui;
  • sia registrato come disoccupato e in cerca di un lavoro presso i servizi pubblici per l’impiego;
  • svolga il servizio civile universale”

Inps: cosa cambia dall’anno scorso?

Rispetto al 2021 ci sono alcuni cambiamenti che sono stati cominicati poche settimane fa con l’uscita del DECRETO LEGISLATIVO 21 dicembre 2021, n. 230. L’Inps ha apportato alcune modifiche che riguardano principalmente l’accorpamento di altre misure all’Assegno unico e gli importi previsti per il 2022.

Tra le misure che vengono incorporate con l’Assegno unico ci sono per esempio diversi assegni famigliari come quelli per il nucleo familiare in generale e per le famiglie che hanno a carico tre o più figli la cui età è inferiore a 18 anni. Inoltre le tabelle con i valori sono diverse.

Sono previsti degli importi con una maggiorazione in determinate condizioni di difficoltà: in alcuni casi anche di un centinaio di euro e in altri di poche decine. Per esempio per le giovani mamme che non hanno compiuto i 21 anni d’età e che hanno un ISEE basso parliamo di cifre molto basse: l’aumento previsto è di 20 euro al mese.

Invece se nel nucleo famigliare ci sono 3 o più figli a carico, la famiglia può ricevere anche 100 euro addizionali che potranno ricevere mensilmente se l’ISEE resta al di sotto della sogli annua di 40 mila euro in totale, cioè considerando le entrate dei genitori del nucleo famigliare.

Per il 2022 è previsto che le famiglie che hanno a carico dei figli con disabilità, l’assegno unico sarà illimitato e non terrà conto, come nel resto delle famiglie, dell’età anagrafica dei figli. Infatti dopo il compimento dei 18 anni di età l’Assegno unico che si riceve per ciascun figlio diminuisce.

Inps: quali saranno gli importi dell’Assegno unico per il 2022?

Accedendo a questo link puoi vedere chiaramente i valori che spettano a ciascun nucleo famigliare, inserite nelle 8 pagine di tabelle. Per leggerle correttamente dovrai solo relazionare il tuo importo ISEE, i cui valori sono esposti nella prima colonna, e le caratteristiche del tuo nucleo famigliare, che vedi nella prima riga.

Il calcolo funziona con l’incrocio di questi due dati:

  • valore ISEE + numero figli/età/maggiorazioni e bonus.

In particolare scorrendo verso il basso nella prima colonna, una volta identificato il tuo valore ISEE potrai continuare nella riga di riferimento e leggere gli importi che ti spettano e le eventuali maggiorazioni. Ma è indispensabile conoscere l’importo ISEE per ricevere l’assegno?

No. Infatti presentando la domanda senza mettere in allegato l’importo ISEE ti permetterà di ricevere il minimo previsto. Se l’ISEE del tuo nucleo famigliare è inferiore a 15 mila euro o comunque non alto, ti conviene allegare l’ISEE nella presentazione della domanda per poter ricevere una somma maggiore mensile.

Ora vediamo come presentare la domanda e come avverrà il pagamento dell’Assegno unico su base mensile.

Inps: come presentare la domanda?

Entrambi i genitori possono presentare la domanda per richiedere l’Assegno unico. Il sistema per la ricezione delle domande è già attivo e quindi si può da subito presentare la domanda direttamente online, accedendo a questo link. Ti verrà richiesto di accedere con le tue credenziali provviste di PIN, o SPID, o CIE o CNS.

Successivamente potrai procedere direttamente con la tua richiesta. Per sapere l’importo che ti spetta potrai consultare le tabelle che trovi a questo link con l’aiuto di questo tutorial dell’Inps che ti spiega passo a passo con una similazione come calcolare il tuo Assegno.

Le domande hanno iniziato ad essere raccolte dal 1 di gennaio di quest’anno ma c’è tempo fino al 30 di giugno del 2022 per fare la richiesta senza perdere le mesilità. L’Assegno viene inviato a partire dal mese di marzo per coloro che hanno presentato la domanda adesso, a gennaio, oppure che la presenteranno a febbraio.

Facendo la richiesta dopo marzo, quando si riceverà il primo Assegno verranno anche versati gli altri mesi precedenti. Per esempio se il primo Assegno si riceve a maggio allora con questo arriveranno anche i mesi di marzo e aprile.

Se preferisci affidarti ad un professionista sappi che puoi tranquillamente dirigerti verso un CAF o un patronato per chiedere un supporto nella presentazione della domanda. Qui puoi velocemente inserire la tua localizzazione per trovare l’ufficio di un patronato vicino a te, e qui quello di un CAF.

Inps: è obbligatorio allegare l’ISEE?

Come anticipato prima NON è obbligatorio allegare l’ISEE nel momento della presentazione della domanda ma come abbiamo visto è più conveniente che ci sia perchè altrimenti il sistema associa l’importo più basso automaticamente. 

Le tabelle per il calcolo dell’Assegno unico considerano come prime beneficiarie le famiglie che hanno un’ISEE al di sotto dei 15.000 euro. A questi nuclei famigliari spetta il massimo dell’importo. Quelle che hanno un’ISEE che supera i 40.000 invece riceveranno il minimo dell’importo.

Nel caso in cui non venga allegato l’ISEE nel momento della presentazione della domanda, il nucleo famigliare verrà automaticamente inserito tra i nuclei famigliari che hanno un’ISEE superiore a 40.000 euro e quindi verrà assegnato il minimo dell’importo.

L’ISEE è l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente: per calcolarlo puoi chiedere nuovamente un supporto a un CAF o ad un patronato oppure farlo autonomamente. A questo link puoi trovare informazioni su come calcolare l’ISEE passo a passo.

Il valore ISEE che fa riferimento al tuo nucleo famigliare descrive la situazione economica generale e incorpora non solo lo stipendio ma anche tutte le altre entrate come redditi da affitti, proprietà immobiliari e così via. Dipendendo dal tuo ISEE e dalla tua condizione famigliare verrà determinato l’importo dell’Assegno.

Inps: come avviene il pagamento?

La modalità di pagamento viene stabilita durante la presentazione della domanda: il genitore che effettua la richiesta inserirà il proprio IBAN e tutte le informazioni necessarie che vengono richieste. Il primo pagamento avverrà a marzo per coloro che presentano la domanda nel mese corrente, gennaio, oppure il prossimo mese, febbraio.

Nel caso in cui non avessi delle coordinate bancarie è anche possibile spuntare l’opzione del bonifico domiciliato, inserendo quindi l’indirizzo del tuo domicilio e ovviamente i tuoi dati personali. In questo modo l’Inps verserà direttamente presso un’ente come una banca o una posta l’importo che potrai ritirare nella sede presentando i tuoi documenti.

Per qualsiasi informazione aggiuntiva consulta direttamente il sito dell’Inps o richiedi un appuntamento presso un CAF o un patronato per chiarire i tuoi dubbi.

Prodotti e servizi scontati con Poste Italiane! Scopri come!

E’ ormai diffuso che nei negozi e nei supermercati si possono accumulare punti facendo la spesa, quei punti accumulati sulle varie card che danno normalmente poi diritto a ricevere buoni sconto sui prodotti maggiormente acquistati oppure a ricevere dei premi legati ad una raccolta punti. Questo è una delle tecniche di marketing più usate per fidelizzare la clientela. C’è da dire, però, che molto spesso questi premi sono oggetti che magari un cliente non avrebbe mai acquistato..

Poste italiane, invece, propone una diversa strategia: utilizzando una carta Postepay o pagando col Bancoposta, consente di accumulare subito degli sconti o dei rimborsi, sia nei negozi sia facendo acquisti online. Non prodotti premio quindi, ma un risparmio immediato! Adkronos riferisce 

con oltre 110 milioni di Euro accreditati in 10 anni ScontiPoste si conferma il più grande programma fedeltà in Europa ad erogare sconti in cashback finanziati interamente dai partner affiliati all’iniziativa

Gli sconti possono essere di diverso importo, variano a seconda del prodotto o servizio acquistato. 

Possono esserci, ad esempio, sconti sulla spesa effettuata fisicamente nei supermercati Il Gigante o nei negozi dell’Erbolario, cosi’ come altri punti vendita. 

Online le possibilità sono davvero tante, si può risparmiare comprando olio e vino, sughi e salse, cibo per cani, cose per la casa, viaggi, cosmetici, farmaci e tanto altro ancora. Pharmanow

con un assortimento di 40.000 prodotti è la soluzione ideale per il tuo shopping salutare

Ecco come funzionano gli sconti, quando vengono accreditati e alcuni prodotti scontati che potrebbero essere utili per noi o per un regalo!

 Cos’è sconti poste di poste italiane

Sconti poste è quell’idea di poste italiane nata da diversi anni che incentiva l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici per gli acquisti, a fronte di uno sconto per il cliente e della possibilità per un esercente che aderisce all’iniziativa di farsi conoscere o fidelizzare un cliente. 

Ovviamente gli strumenti di pagamento in questo caso sono le carte bancomat di poste italiane o le sue carte prepagate. Utilizzare questo tipo di carte ha infatti dei vantaggi. 

I negozi che aderiscono sono tantissimi, oltre 30.000, per cui non è possibile stilare una lista ma sul sito, nell’apposita sezione, si possono vedere sulla mappa inserendo una città. Il numero degli esercizi convenzionati è in continua evoluzione e la loro natura abbastanza variegata: ristoranti, pizzerie, erboristerie, officine per la riparazione auto, parrucchieri, supermercati, negozi per calzature, etc.

Gli Esercizi convenzionati sono inoltre riconoscibili per l’esposizione, nel loro punto vendita o sul loro sito, della scritta ScontiPoste. I negozianti non presenti, possono comunque aderire al programma chiamando il numero verde 800.003.322

Come si ottengono gli sconti poste 

Uno dei vantaggi è che non bisogna fare assolutamente nulla! Non bisogna richiedere lo sconto al negoziante, nè fare alcuna operazione particolare online. La cosa è gratis e funziona in modo automatico.

L’unica condizione necessaria è quella di possedere una delle carte di pagamento di poste italiane sopra citate. 

C’è da dire che fino a qualche tempo fa, soprattutto nei piccoli negozi di città, il pagamento tramite carta risultava non sempre possibile oppure il commerciante lo permetteva solo se la spesa superava un certo valore. Non di rado capitava di sentirsi dire che il pos era fuori uso, con tutte le complicazioni del caso (trovare uno sportello bancoposta nelle vicinanze dove ritirare, ect.). Ultimamente però, anche grazie ad alcuni inteventi del Governo atti ad incentivare pagamenti elettronici, queste situazioni sono molto più rare.

Nel caso di acquisti nei negozi basta pagare con la carta, il prezzo da pagare è il prezzo pieno ma entro 5 giorni dalla transazione lo sconto valido nel negozio convenzionato verrà applicato e una piccola quota corrispondente al credito maturato verrà restituito sulla carta o sul conto corrente e sarà anche visibile dalle app. La stessa cosa vale per gli acquisti effettuati online. 

Nelle app Postepay (PP) o Bancoposta (BP) è visibile la sezione sconti poste, da cui è possibile vedere lo sconto applicato ma anche selezionare la carta su cui si preferisce accreditare gli sconti. Per maggiori informazioni sulle app, come scaricarle, registrarsi e vedere tutto ciò che si può fare questa pagina può essere di aiuto. 

Ma questo è facoltativo, perché se non si sceglie la carta, i soldi vengono messi sulla carta utilizzata per la transazione. Avere le app installate nel proprio smartphone però può aiutare per tenere tutto sotto controllo e anche per effettuare altre operazioni in modo semplice e veloce!

Poste italiane: carte di pagamento valide 

 Gli strumenti di pagamento che si possono usare sono:

  • carte di debito Postepay 
  • carte Bancoposta (Più, Classica, Oro)
  • carte Postamat (In proprio, Office, Impresa)

Gli sconti accumulati si possono vedere nelle app BP o PP aprendo il dettaglio dello storico sconti. In alternativa, per chi non possiede le app, sul proprio c/c o chiedendo all’assistenza clienti al numero gratuito 800.00.33.22

 Come fare reclamo a poste italiane se non si vede lo sconto

Il reclamo va fatto entro 90 giorni da calendario dalla data del pagamento a Postepay spa. 

 Le modalità sono diverse:

  • elettronicamente utilizzando il modulo online” lettera di reclamo per i servizi PostePay S.p.A.” presente sul sito www.poste.it
  • inviando un fax al numero 06.59.58.01.60
  •  inviando una PEC all’indirizzo [email protected] presso un ufficio postale compilando la specifica lettera di reclamo peri servizi di PostePay S.p.A
  • mediante lettera indirizzata a PostePay S.p.A. – Patrimonio destinato IMEL – Gestione Reclami – Viale Europa 190 – 00144 Roma

Ecco alcuni acquisti da fare sul web che permettono di sfruttare lo sconto, dai viaggi al cibo, le piante, le cose per animali e per la casa. 

Poste italiane: sconti per chi viaggia

Viaggiando con Grimaldi lines, ovviamente pagando con le carte sopra citate, è possibile avere uno sconto del 3% sull’acquisto di biglietti del traghetto per andare in Sardegna, Sicilia, Spagna, Grecia (solo da Brindisi) e Tunisia. 

I biglietti si possono acquistare sul sito della compagnia marittima, chiamando il call center allo 081.496.444 o negli uffici Grimaldi Tours a Napoli, Roma e Palermo. 

Con AlpiTour l’offerta vale su voli, hotel, vacanze in Grecia, Italia, Baleari, Mar Rosso, Canarie, Maldive, Messico e altre ed è del 5%. Con Valtur, è possibile invece sfruttare il 5% per viaggi in Italia, Grecia, Turchia, Egitto, Zanzibar e Maldive.

Per chi deve noleggiare una macchina si può usufruire del cashback usando Maggiore, inserendo un codice sul sito per ottenere lo sconto.

Hometrips.it invece è una piattaforma online che consente di prenotare appartamenti e ville con lo sconto del 10%, alternativa interessante per chi non vuole andare in albergo. 

Si può scegliere il tipo di appartamento e non serve registrarsi al sito.

Poste italiane: sconti su cibo per cani e farmaci 

Sicuramente chi possiede un cane troverà simpatico questo servizio! Addirittura la pappa fresca a domicilio per il cane e pure scontata! 

Basta andare sul sito di Dog Heroes per creare un menu dedicato fatto di ingredienti naturali. E’ ideale anche per cani con problemi di allergie, viene spedito a casa e lo sconto è del 4%. 

Pharmanow invece è una farmacia online tramite cui si possono acquistare sul sito con un 5% di sconto alcuni prodotti veterinari ma anche farmaci in generale (aspirina, tachipirina, sciroppi per la tosse, cosmetici…).

Poste italiane: acquistare online olio, vino e generi alimentari

Olio Carli, Giallo oro e Giordano vini consegnano a domicilio, ma tramite questi siti si possono comprare anche sughi, salse, conserve, pasta, legumi, formaggi e salumi.

Cose simili si possono trovare anche su Almasicily, che vende prodotti siciliani fra cui dolci tipici e cesti gastronomici. 

Sconti poste anche sulle piante e cose per la casa 

Per chi ha il pollice verde o vuole fare un regalo, Interflora e Wine&Flowers, aderiscono anch’essi al circuito sconti poste (4-5%) e permettono di acquistare on line piante e fiori che vengono consegnati a domicilio. Sono utili anche per fare regali a qualcuno in occasioni particolari come San Valentino, un compleanno o una ricorrenza. 

Non trattano solo composizioni floreali e piante ma anche altro. 

Su Wine&Flowers si possono trovare centri tavola, vino, peluche, cesti gastronomici e torte. 

Su Interflora la scelta è ancora più ampia: rose stabilizzate, piante, vasi e corrivassi, bracciali, collane, profumi e cosmetici, vini e liquori e confezioni regalo. 

I sogni Biancheria per la casa vende invece asciugamani, tovaglie e lenzuola o completi letto sia di cotone che di flanella (10% di sconto).

Poste italiane: sconti su servizi stampa foto online 

Infine su fotoservice.it si possono caricare delle foto che abbiamo sul nostro computer, smartphone o tablet e si vogliono far stampare. Vengono poi recapitate a casa o in ufficio postale. 

Il servizio di consegna a domicilio è di 5.90 Euro (il pacco viene recapitato a casa con Bartolini o Poste italiane) mentre recandosi in ufficio postale per il ritiro si paga 3.90 Euro. 

Tramite questo sito si possono far stampare le foto anche su cuscini, tazze, guanti da cucina, accessori per animali, portachiavi…

Acquistare sul web conviene! 

La rotta degli ETF: si mira finalmente alla green economy

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Il mercato delle energie rinnovabili è un must ormai da moltissimo tempo, ma da quest’anno si è ufficialmente entrati con diversi progetti in un’ottica differente: bisogna fare qualcosa.

Sappiamo che la Terra ha un tempo limitato, ma gli scienziati ci hanno tenuto così tanto a ricordarlo che nel 2020 è stato realizzato un orologio digitale a New York con tanto di countdown.

Ecco cosa scriveva LaStampa nel settembre del 2020:

“Sette anni, 102 giorni e 12 ore. Questo sarebbe il tempo rimasto agli esseri umani per agire sul riscaldamento globale, così come la quantità di energia fornita da fonti rinnovabili.”

Un dato che a molti fa paura mentre altri si voltano dall’altra parte senza capire a cosa andiamo incontro.

Per fotuna molti governi e grosse multinazionali hanno accettato la realtà e ad oggi si lavora sodo per cercare un modo di risolvere il più presto possibile problemi che potrebbero portare alla fine del mondo per come lo consociamo.

I progetti di cui potremmo parlare sono tanti, ma, in chiave energie rinnovabili, non possiamo che menzionare “NetZero”, un progetto che mira ad azzerare le emissioni di carbonio entro il 2050. Trattato firmato a Parigi da 195 Paesi.

Su Centricabusinesssolution si scrive:

“Un’energia più intelligente, più green e più flessibile giocherà un ruolo fondamentale nel consentire alle aziende di raggiungere questo obiettivo, migliorando la visibilità e la gestione del proprio patrimonio energetico. L’UE ha fissato un chiaro target di Net Zero per il 2050 e molte aziende hanno già definito i propri obiettivi di decarbonizzazione.”

E chi poteva approfittarne se non la finanza?

Per esempio gli ETF sono sempre più presenti nel settore e se ne cominciano a vedere parecchi relativi alle rinnovabili e alla green economy.

Per chi non sapesse cosa sono gli ETF, questi sono dei fondi d’investimento concessi da un gestore che mette insieme titoli e sottostanti di un determinato settore, replicando con il fondo l’andamento di un insieme di asset, con una performance che sarà data dall’andamento degli strumenti su cui sarà basato l’ETF.

Su Moneyfarm, che si occupa appunto d’investimenti su ETF già dal 2011, è specificato che:

“A differenza dei fondi attivi dunque, dove il gestore ha un’ampia discrezionalità nel comprare titoli per provare a generare rendimento, quando si acquista un ETF si sa già in che tipo di prodotti verranno investiti i propri risparmi: la performance non dipenderà quindi dall’abilità del gestore ma dall’andamento dell’indice scelto.”

Insomma immaginiamo di mettere i nostri soldi insieme a quelli di altri investitori e scegliere una serie di titoli su cui investire, aspettandoci una performance passiva data dal loro insieme piuttosto che da uno o due di essi.

Niente male come diversificazione no?

Quali ETF operano nelle rinnovabili?

Molti sono coloro impegnati nella salvaguardia dell’ambiente e altrettante le società che operano ormai nel settore da anni.

La maggior parte degli ETF che operano in ambito “green economy” hanno come riferimento società impegnate nella produzione di energia rinnovabile, solare ed eolica, lo sfruttamento d’idrogeno pulito, biomasse e geotermico.

Nel 2021 è stata acclamata moltissimo iClima Earth, una fintech che si occupa di valutare e offrire soluzioni in merito all’impatto ambientale, che ha lanciato un ETF che pone l’attenzione a tutte le società che mirano a non produrre CO2, piuttosto che limitarne la produzione.

Su Milano Finanza ecco la notizia di qualche mese fa che ancora fa eco grazie ad HANetfm, una piattaforma che permette di lanciare sul mercato ETF con molta semplicità e rapidità:

“La fintech a impatto ambientale iClima Earth, lancia il primo ESG UCITS exchange traded fund al mondo, l’iClima Distributed Renewable Energy UCITS ETF (ticker :DGEN), che fornisce l’esposizione alle società che promuovono la decentralizzazione della produzione di energia pulita.”

Tuttavia molti altri ETF stanno ormai facendo parlare di sé.

Ecco quelli che ci sentiamo di sottolineare:

  • iShares Global Clean Energy UCITS ETF – focus sulle energie “green”

  • l’L&G Hydrogen Economy UCITS ETF-USD Acc (EUR) – focus su idrogeno e basse emissioni di CO2

  • Lyxor New Energy (DR) UCITS ETF – focus sulla lotta al cambiamento climatico

In particolare, vorremmo riportare dei dati condivisi su Investire.biz riguardo Lyxor per fare comprendere il perché un ETF sulle rinnovabili possa rivelarsi un ottimo investimento:

“Dal momento della sua quotazione avvenuta a ottobre 2020, il Lyxor Net Zero 2050 S&P Eurozone Climate PAB (DR) UCITS ETF – Acc ha messo a segno una performance del 43,06%, superiore a quella dell’indice di riferimento il quale ha messo a segno un 42,81%. Stessa situazione anche da inizio anno, dove l’ETF segna un 21,23% contro il 21,06% del benchmark.”

Una performance che probabilmente potrà solo aumentare nei prossimi anni.

Quant’è grande il mercato delle rinnovabili?

Ad oggi i numeri sono crescenti e un investitore non può semplicemente voltarsi dall’altra parte.

Le valutazioni del mercato relativo alle rinnovabili è crescente e ci si aspetta un valore di quasi 2.000 miliardi di dollari americani raggiunto già nel 2030, con stime sempre più al rialzo.

Inoltre si dice che il 95% della crescita energetica sarà dovuta alla “green energy” già nel 2026.

I fondi di gestione privati lo sanno, gli investitori lo sanno e anche i Paesi di tutto il mondo, grandi o piccoli che siano, hanno un quadro chiaro della situazione e delle opportunità d’investimento che si verranno a creare grazie a questa grande industria in ascesa.

L’aumento della domanda di fonti energetiche pulite non fa che crescere tra l’altro, sia per una diffusa sensibilità e consapevolezza sull’argomento sia per i vantaggi a lungo termine spesso anche economici.

Su MarketWatch si fa menzione della strabiliante crescita che vedrà nel 2022 l’anno di partenza per una stima sui prossimi cinque anni. Il sito d’analisi finanziaria scrive infatti:

“Nei prossimi cinque anni il mercato delle energie rinnovabili registrerà un CAGR del 9,1% in termini di entrate, la dimensione globale del mercato raggiungerà 1129740 milioni di dollari entro il 2027, da 613770 milioni di dollari nel 2020.”

Meglio ETF o azioni dirette sulle rinnovabili?

Ovviamente ci sono tanti modi e strumenti di partecipare a questa corsa al profitto sfruttando le nuove tecnologie che combattono la crisi ambientale e climatica.

Gli ETF sono uno di questi, ma, come abbiamo già detto, sono l’insieme di asset di un settore specifico.

Perciò alcuni potrebbero scegliere di operare direttamente sulle azioni di una società piuttosto che su un paniere di titoli che potrebbero compromettere le performance positive di quella che più ci ispira fiducia.

Qui entra in gioco un fattore chiave che strumenti come i fondi di gestione comuni, ma anche gli ETF, possiedono: diversificazione.

Comprare un azione può essere molto proficuo se essa accrescerà il suo valore di parecchio, ma non se dovesse avere basse performance o addirittura fallire.

Invece, con un ETF, per esempio, si potrebbe avere una partecipazione diffusa su più titoli che, seppur frenando performance particolarmente alte con quelle minori, offre maggiori possibilità di sopravvivenza all’interno dei mercati finanziari.

Questo dipende ovviamente dalla scelta che ognuno di noi ritiene migliore per sé, ma chi investe da tempo sa che differenziare il portafoglio il più possibile è uno dei segreti per restare a galla e portare i profitti a casa.

Gli ETF in Italia?

Ovviamente tra tutte le tipologie di mercato in circolazione, quello regolamentato italiano è gestito da Borsa Italiana.

La sezione adibita all’investimento su ETF è ETFplus, a cui tutti gli utenti registrati possono avere accesso.

Altrimenti si potrebbero utilizzare strumenti derivati come CFD presenti nelle piattaforme di trading online regolamentate in Italia dalla Consob oppure chiedere alla propria banca che solitamente evita questa tipologia di fondi proponendo i propri.

Nell’ultimo anno tra l’altro, Piazza Affari ha visto l’ingresso di due nuovi ETF: Global X CleanTech e Global X Renewable Energy Producers.

Come riportato da Eticanews entrambi hanno a che fare proprio con il settore della green economy:

“Il primo si pone l’obiettivo di investire in società che beneficiano dell’adozione di tecnologie che inibiscono o riducono gli impatti ambientali negativi.

Il secondo punta a investire in società che producono energia da fonti rinnovabili incluso l’eolico, il solae, l’idroelettrico, l’energia geotermica e i biofuel.”

Come vediamo, quindi, anche l’Italia si fa portavoce di progresso e innovazione in materia ecologica e sostenibile, puntando a quotazioni di nuove società magari italiane che vorranno lanciarsi in questo settore così ricco che ancora è tutto da scoprire.

Con ETF si risparmia mentre si guadagna

Molti non sanno cosa vuol dire investire in fondi di gestione comuni, armonizzati e non, mobiliari e immobiliari, aperti o chiusi.

Spesso la confusione è troppa per cominciare operazioni usando questi strumenti dell’alta finanza, ma con gli ETF tutto si semplifica un pò.

Prima di tutto sono semplici “panieri di titoli” che vengono scelti sia da gestori terzi che da noi stessi, raccogliendo già al loro interno una diversificazione non indifferente.

Inoltre sono meno costosi, non hanno infatti costi di operatività elevati come quelli dei fondi di gestione classici e questo riguarda anche la tassazione, più a favore degli ETF che degli hedge fund.

Possiedono poi un abbondante liquidità, una grande varietà di scelta in relazione al settore di preferenza e diverse modalità di accesso, a seconda dell’approccio che si predilige in materia finanziaria.

Quello che si consiglia sempre è informarsi e appoggiarsi a piattaforme o esperti chiari e qualificati che possano indicarci le varie differenze e l’approccio migliore in base alle nostre preferenze.

Una cosa però è certa: la partecipazione alla green economy si fa sempre più massiccia e siamo certi che strumenti come gli ETF saranno alcuni dei protagonisti che permetteranno l’accesso di un numero crescente di speculatori che crede nella transizione energetica ormai in atto.

REm 2022: Draghi dice no! Ecco le ultime novità dal Governo!

Reddito di Emergenza sempre più sulla bocca degli italiani, ma purtroppo non nelle tasche delle famiglie bisognose, almeno per ora. Si parla molto di un possibile ritorno del Rem, in particolare alla luce dell’evoluzione della pandemia nelle ultime settimane. Una possibilità c’era e c’è ancora, ma per ora non verrà percorsa quella strada. Cosa deciderà di fare l’Esecutivo guidato da Mario Draghi?

Un campo in cui orientarsi e mantenere una certa razionalità è difficile, quasi impossibile. Erogare nuovi aiuti pare la scelta più ragionevole, soprattutto se si considera quante famiglie ancora sono state danneggiate dall’ondata di contagi in corso.

Dall’altro lato queste scelte politiche devono cedere il passo innanzitutto alle scelte di sicurezza legate alla salute degli italiani, ma anche sotto questo punto di vista si tratta di un ambito complesso, in cui anche gli esperti sembrano faticare a trovare il bandolo della matassa (dunque, figuriamoci i “semplici” cittadini).

Scelte politiche però sono necessarie più che mai in tempi di emergenza, ormai lo sappiamo fin troppo bene…

Dunque, cosa farà l’Esecutivo guidato da Mario Draghi? L’impressione è che per ora il Reddito di Emergenza resterà nel cassetto per più di un motivo (non solo economico) e il premier lo ha confermato nell’ultima conferenza stampa in cui l’intento è sembrato quello di calmare gli animi.

Tempi di emergenza richiedono scelte lucide, straordinariamente veloci ed a volte ciniche, anche se ormai si è in emergenza da abbastanza tempo da essersi abituati anche a questo… vediamo dunque cosa succederà, in particolare in relazione al possibile rinnovo del REm.

Se fossi interessato o interessata ad approfondire questo genere di tematiche, ti suggeriamo il canale YouTube “Redazione The Wam” che pubblica ogni giorno un nuovo video in cui approfondisce tutto ciò che riguarda bonus, sussidi e lavoro. In questo video in particolare si parla di pagamenti, ma anche di misure in arrivo:

REm 2022: assente in Legge di Bilancio

Per capire la posizione del Governo in merito al Reddito di Emergenza è necessario partire dalla base: in Legge di Bilancio 2022, approvata come di consueto negli ultimi giorni dell’anno precedente a quello a cui si riferisce, non sono stati stanziati fondi a favore di nuove mensilità del REm.

Eppure, l’ondata ancora in corso era già largamente iniziata alla data in cui la Legge di Bilancio è stata approvata, dunque perché non considerare neanche un ritorno del REm?

Di certo questa notizia non ha fatto particolare piacere ai cittadini, che hanno dato per scontato che ci fosse quanto meno una possibilità di riserva, un ultimo paracadute per poter approvare il Reddito di Emergenza ancora una volta, ma così non è stato.

Come vedremo nel corso dell’articolo, non è però così semplice. Lo stanziamento di fondi in Legge di Bilancio è solo una delle vie che il Governo più scegliere per approvare una misura (ma soprattutto per stanziare i fondi per sostenerla), dunque ci sono altre vie possibili.

Il punto, però, è innanziutto la volontà del Governo e, proprio per questo, ci viene in aiuto l’ultima conferenza stampa fatta proprio da Mario Draghi, con prese di posizione che non sono passate inosservate.

REm 2022: Draghi dice no… ma perché?

In sostanza, nell’ultima conferenza stampa tenutasi solo qualche giorno fa, il premier Mario Draghi ha espresso la posizione del Governo rispetto a nuove misure di sostegno per gli italiani e per le famiglie.

La posizione non è nuova, ma ha ovviamente avuto risalto perché proprio in questa sede ci si aspettava che il premier si sbilanciasse a favore di nuove mensilità del Reddito di Emergenza. Così non è stato, anche se le tematiche interessanti ci sono state eccome. 

Per chi volesse approfondire, dato che non è questa la sede, suggeriamo di vedere il riassunto che Ansa.it ha fornito, con eventualmente anche la possibilità di vedere la conferenza integrale.

Draghi ha comunque spiegato che sono in arrivo delle misure di aiuto per le attività colpite dalle nuove chiusure, in particolare nel settore del turismo e dell’intrattenimento, fortemente danneggiate nel periodo a ridosso del Natale.

Per quanto riguarda invece gli aiuti alle famiglie, si è parlato di ben 3,5 miliardi già stanziati per contrastare il caro bollette: “la legge di bilancio ha già stanziato 3,5 miliardi. Sono previsti altri provvedimenti nel trimestre successivo e nei mesi a seguire. La via del sostegno governativo è importante ma non può essere l’unica. Occorre chiedere a chi ha fatto grandi profitti da questo aumento del prezzo del gas di condividerli con il resto della società”.

REm 2022: perché è necessario per le famiglie

Tante famiglie ritengono comunque che il REm sia necessario e sono tre le principali tesi a sostegno di questo scenario: aumento del costo della vita, riforma Irpef insufficiente, RdC non abbastanza inclusivo.

L’aumento del costo della vita è cosa nota, con l’aumento dell’inflazione e il prezzo di alcune materie prime che è andato alle stelle (causando anche il caro bollette, per esempio). Azioni per contrastare questi aumenti sono necessarie e urgenti, ma potrebbero non bastare in tempi straordinari di pandemia.

Lo stesso vale per il secondo punto: la riforma Irpef dovrebbe favorire i redditi medi ed è comunque una concreta forma di aiuto per tante famiglie, ma potrebbe non bastare. Il punto precedente ed i tempi emergenziali che stiamo vivendo richiedono interventi altrettanto straordinari.

Infine, il Reddito di Cittadinanza è stato migliorato da questo Governo (o almeno questo è l’obiettivo), ma è ancora rivolto a relativamente poche famiglie. Il REm, invece, aveva requisiti diversi e si rivolgeva ad una platea potenzialmente molto più ampia.

REm 2022: scostamento di bilancio in vista?

Le tre tematiche viste nel precedente paragrafo sono ovviamente quelle portate a sostegno di una nuova proroga del Reddito di Emergenza, ma come sempre non è tutto così semplice come può sembrare ai cittadini.

Al momento, infatti, le risorse dispiegate per la Legge di Bilancio sono comunque notevoli e il Governo è semplicemente in una fase di riflessione. Il Reddito di Emergenza in futuro potrebbe effettivamente tornare, ma ovviamente l’andamento della pandemia sarà decisivo in questo senso.

Una delle vie per poter comunque far tornare il Reddito di Emergenza è quella di un’approvazione di uno scostamento di bilancio, anche se non si tratta esattamente dell’opzione preferita dell’Esecutivo, per ovvi motivi.

L’altra via invece è già nota da alcune settimane e prevede l’utilizzo di alcune risorse di quelle messe a disposizione dall’Unione Europea attraverso il Next Generation EU, messo in pratica con il famoso PNRR.

REm 2022: meglio misure attive?

Il Reddito di Emergenza è possibile e addirittura probabile se la situazione dovesse ulteriormente peggiorare, anche se ovviamente ci si augura di no. 

Ciò non toglie però una riflessione che il Governo ripropone ogni volta che il Reddito di Emergenza torna in auge: meglio investire risorse in questa misura o in altre più “attive”, dunque non rivolte al sostegno diretto ma ad una concreta ripresa?

Una domanda che, come direbbe Zerocalcare nella sua famosa “strappare lungo i bordi”, devasta. Non è semplice preferire misure comunque fallibili o comunque di dubbia efficacia (solo il tempo lo dice, a priori è impossibile saperlo) ad un aiuto concreto, veloce e liquido nelle tasche degli italiani.

Politicamente è una scelta suicida, che infatti il Governo ha preso solo in seconda istanza. Vedremo se il 2022 e l’attuale situazione pandemica (molto diversa al 2020 e 2021 grazie alla campagna vaccinale) porteranno una nuova visione in questo senso e, eventualmente, i risultati di tale nuovo approccio.

Proroga cassa integrazione INPS: ora la possono avere tutti!

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Sulla base delle nuove disposizioni che sono state inserite all’interno della nuova Manovra finanziaria 2022 approvata da parte della squadra di Governo italiano con a capo del Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, la nuova Legge di Bilancio 2022 ha esteso la platea dei lavoratori che potranno continuare ad accedere alla nuova cassa integrazione, anche a partire dal primo gennaio 2022.

A questo proposito, a seguito della pubblicazione della recente legge numero 234 avvenuta nella data del 30 dicembre 2021, è stata prorogata ed estesa la possibilità di accedere alla nuova cassa integrazione, per effetto della recente riforma legata agli ammortizzatori sociali, contenuta nella Manovra economica del 2022.

In questo contesto, è necessario quindi comprendere al meglio quali sono le condizioni e le caratteristiche peculiari che devono effettivamente contraddistinguere i cittadini al fine di ottenere la cassa integrazione, a partire dalla data in vigore della Legge di Bilancio 2022, ovvero dal primo gennaio 2022.

Per questa motivazione, all’interno del seguente articolo, quindi, saranno effettivamente chiarite tutte le disposizioni fornite non soltanto da parte della squadra dell’esecutivo italiano ma anche dallo stesso Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il quale si è occupato recentemente proprio di rendere note le prime indicazioni su questi nuovi ammortizzatori sociali. 

In questo senso, nei prossimi paragrafi, saranno specificati i lavoratori che potranno fare parte della platea di beneficiari della nuova cassa integrazione 2022, a cui si intendono inclusi anche i soggetti inquadrati come apprendisti e lavoratori a domicilio.

Le ultimissime novità sulla nuova cassa integrazione 2022

Sono finalmente giunte importanti novità in merito alle nuova cassa integrazione 2022, partire dalla data in cui è entrata in vigore la recente Legge di Bilancio 2022, dopo una serie di dibattiti e di discussioni avvenute all’interno delle stanze di Palazzo Chigi tra la maggioranza di Governo, il premier italiano Mario Draghi e i principali esponenti e rappresentanti dei sindacati.

A questo proposito, innanzitutto, la Manovra finanziaria 2022 proposta da parte del Governo Draghi si è concentrata sulla nuova cassa integrazione, provvedendo all’estensione della platea di lavoratori che potranno beneficiare della CIG, sulla base delle nuove disposizioni contenute nella riforma degli ammortizzatori sociali.

Allo stesso tempo, oltre ad estendere la possibilità di accedere alla cassa integrazione nei confronti dei varie altre categorie di lavoratori, cambiano anche gli obblighi di tipo contributivo riconosciuti nei confronti delle aziende che decidono di ricorrere a tale misura per i propri lavoratori dipendenti.

Infine, è stato disposto anche un abbassamento legato al requisito di anzianità lavorativa, oltre che una serie di modifiche in riferimento alla cosiddetta CIGS.

Il contesto e il quadro normativo della nuova cassa integrazione INPS 2022

L’approvazione e l’entrata in vigore della nuova cassa integrazione è avvenuta a partire dal primo gennaio 2022, attraverso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della recente Legge di Bilancio, ovvero della legge numero 234, la quale è avvenuta nella data del 30 dicembre 2021.

In questo senso, tale normativa riferita alla materia degli ammortizzatori sociali, sia nei casi di disoccupazione involontaria che nei casi di rapporto di lavoro costante, va ad apportare una serie di modificazioni ed integrazioni relativi al decreto legislativo pubblicato nel 14 settembre 2015, numero 148, ovvero il cosiddetto Jobs Act.

A chiarire poi successivamente le disposizioni ed il riordino relativo alla normativa relativa a riformare gli ammortizzatori sociali attraverso la cassa integrazione INPS, è stato poi il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

A questo proposito, infatti, tale ministero è andato ad approfondire l’intervento legislativo che vede l’estensione della cassa integrazione nel 2022 ad un’altra platea di soggetti e di lavoratori, attraverso la pubblicazione della circolare numero 1 avvenuta nella data del 3 gennaio 2022.

Nuova cassa integrazione 2022: i principali obiettivi del Governo

In questo contesto, in riferimento alla riforma degli ammortizzatori sociali, la Manovra finanziaria 2022 elaborata e formulata da parte della squadra del Governo italiano guidato dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, è stata approvata dall’esecutivo con l’obiettivo di andare a garantire tutte le tutele adeguate per sostenere i lavoratori in difficoltà.

Effettivamente, con la Legge di Bilancio 2022 il Governo Draghi ha cercato di favorire delle misure non solo dal punto di vista assistenziale, ma anche una maggiore mobilità professionale nonché una ricollocazione lavorativa per andare incontro alle richieste del mercato del lavoro.

In questo senso, lo scopo principale della nuova cassa integrazione prevista per l’anno 2022 è quello di andare ad aiutare e sostenere concretamente ed economicamente quella categorie di lavoratori che sono stati maggiormente colpiti dalla crisi provocata dalla diffusione dell’emergenza epidemiologica del Coronavirus.

Chi potrà accedere alla nuova cassa integrazione INPS 2022?

Come precedentemente anticipato, quindi, la nuova cassa integrazione 2022 potrà essere estesa ad un’ampia platea di cittadini e di lavoratori che saranno considerati beneficiari di tale ammortizzatore sociale.

In questo senso, oltre ai lavoratori che hanno un contratto di lavoro dipendente subordinato, potranno accedere alla nuova cassa integrazione anche nel 2022 ulteriori categorie di lavoratori, quali i lavoratori a domicilio e tutti i tipo di apprendisti, senza andare a circoscrivere l’intervento ad una sola tipologia di rapporto lavorativo, inclusi quindi anche gli apprendistati professionalizzanti.

Dunque, ricapitolando, potranno essere ammessi al trattamento di cassa integrazione salariale i cittadini che svolgono un apprendistato di alta formazione e ricerca, ma anche i soggetti con contratti di apprendistato volti alla qualifica e al diploma professionale. 

Inoltre, sono considerati ammissibili anche tutti i soggetti che hanno conseguito il diploma di istruzione secondaria superiore oppure un certificato di specializzazione tecnica superiore.

Allo stesso tempo, il beneficio della cassa integrazione INPS potrà essere esteso anche nei confronti dei soggetti apprendisti alle dipendenze di quei datori di lavoro che risultano rientrare nella tutela del Fondo di integrazione salariale (FIS).

Come cambiano i requisiti per accedere alla cassa integrazione INPS 2022

Ad aumentare ulteriormente il numero di cittadini che potranno effettivamente avere la possibilità di accedere alla nuova cassa integrazione nel 2022, il Governo Draghi ha deciso di allentare anche il requisito legato all’anzianità di lavoro effettivamente svolto. 

Per questo motivo, a partire dal primo gennaio 2022, al fine di accedere al trattamento integrativo salariale non sarà più necessario aver svolto novanta giorni lavorativi, bensì basterà un numero di trenta giorni di lavoro.

A questo proposito, la circolare pubblicata nella data del 3 gennaio da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è andata anche a chiarire quali sono i casi in cui sono considerate le giornate di lavoro. 

In questo contesto, dunque, il Ministero sottolinea che che andranno ricompresi nel computo per accedere alla cassa integrazione INPS anche quelle giornate di sospensione dall’attività lavorativa che derivano dalla fruizione di eventuali ferie, festività riconosciute dalla legge, infortuni oppure legati ad una eventuale astensione obbligatoria dal lavoro per le situazioni di maternità.

Novità cassa integrazione: i nuovi beneficiari per la CIGS nel 2022

Tra le altre novità che sono state introdotte a partire dal primo gennaio del nuovo anno in riferimento alla cassa integrazione INPS, si va ad estendere anche la platea di soggetti beneficiari che potranno accedere alla Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria, ovvero la CIGS.

Si tratta di un’indennità che viene erogata effettivamente da parte dell’istituto Nazionale Previdenza Sociale con l’obiettivo di andare ad integrare la retribuzione dei lavoratori delle aziende che si ritrovano a dover affrontare delle situazioni di crisi oppure di contratti di solidarietà difensivi.

In seguito alla riforma degli ammortizzatori sociali, l’indennità della cassa integrazione guadagni straordinario è stata estesa anche nei confronti di tutte quelle aziende o imprese che hanno un numero superiore ai quindici lavoratori con contratto dipendente e che hanno la possibilità di usufruire di una serie di fondi.

Tra questi, rientrano i fondi di solidarietà bilaterali, i fondi bilaterali alternativi oppure quelli delle province autonome di Trento e Bolzano.

A questo proposito, l’integrazione salariale straordinaria può essere riconosciuta nei confronti dei datori di lavoro, a prescindere dal contesto o dall’ambito lavorativo, purché vi siano più di quindici dipendenti. Per questo motivo, vanno ad estendersi anche gli obblighi contributivi ai datori di lavoro oppure alle imprese che sono iscritte al FIS.

Le condizioni per avere la cassa integrazione guadagni straordinaria nel 2022

In attesa di ulteriori indicazioni da parte dell’Istituto nazionale Previdenza Sociale, occorre sottolineare che il trattamento di integrazione salariale straordinario potrà essere effettivamente richiesto attraverso tre causali differenti: riorganizzazione; contratto di solidarietà e crisi aziendale.

La Legge di Bilancio 2022 va ad intervenire anche sui cosiddetti obblighi contributivi per le aziende. In particolare, il contributo ordinario CIGS è stato fissato allo 0,90 per cento, di cui lo 0,30 per cento è a carico del lavoratore, mentre lo 0,60 per cento è a invece a carico delle imprese.

Occorre inoltre precisare che rientrano nella categoria di lavoratori che potranno accedere alla CIGS tutti i soggetti, a prescindere dalla tipologia di lavoro, compresi quindi gli apprendisti, i lavoratori a domicilio, i dirigenti oppure i lavoratori subordinati.

Bonus Compleanno: 500 euro in arrivo! Ecco per chi!

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Tra le misure presenti nella Legge di Bilancio ce n’è anche una che rende strutturale una misura già esistente da qualche anno. E che ora viene stabilita in maniera definitiva.

Lo si potrebbe definire un Bonus Compleanno. Un Bonus da 500 euro che viene assegnato a chi compie un’età di certo speciale: 18 anni.

Questo Bonus da 500 euro viene assegnato ai ragazzi e alle ragazze che compiono 18 anni lo possono spendere per acquistare libri, effettuare visite in musei. E si può spendere al cinema o per seguire un concerto.

Vediamo nel dettaglio come si struttura questa misura che è stata prevista nella Legge di Bilancio per il 2022. 

Bonus Cultura 2022: di che cosa si tratta?

In primo luogo va sottolineato che il Bonus Cultura 2022 è una agevolazione che viene data dal ministero dei Beni e delle Attività culturali.

E’ indirizzata alle persone che diventano maggiorenni: lo Stato dà un buono di 500 euro da spendere in diversi settori della cultura. Il buono verrà reso disponibile su  una carta elettronica e sarà accessibile da tutti i neodiciottenni che hanno compiuto i 18 anni nel 2021 e che si vanno a registrare sul portale 18App. 

Hanno diritto al Bonus Cultura 2022 tutti i ragazzi che alla data del 31 dicembre 2021 hanno raggiunto la maggiore età. Chi è del 2002 ha tempo fino al 28 febbraio per spendere il proprio incentivo. Chi è del 2003 che quindi ha compiuto i 18 anni nel 2021 può iniziare a prepararsi: il Bonus da 500 euro è in arrivo.

Bonus Compleanno Cultura 500 euro: come fare per avere la misura

Detto che la misura 18App esiste già da diversi anni e ora viene resa definitiva e permanente dalla Legge di Bilancio per il 2022. Si tratta di un Bonus rivolto a ragazzi che hanno compiuto 18 anni nel corso del 2021, anno appena terminato.

Se siete persone che hanno compiuto 18 anni nel 2021 potrete fare domanda per accedere al Bonus Cultura 2022. La misura ha uno stanziamento complessivo di 230 milioni di euro.

Per ogni singolo intervento è consentito un valore massimo di 500 euro. Nel dettaglio poi analizzeremo successivamente quali sono gli ambiti precisi nei quali si può spendere questa somma. 

Bonus Compleanno Cultura 2022: ecco dove possono essere spesi i soldi

Il Bonus Cultura come detto ha un valore singolo per ogni persona alla quale verrà erogato di 500 euro. Vediamo quali sono tutti gli ambiti in cui la persona che è beneficiaria dello stanziamento può spendere il proprio bonus.

Intanto occorre dire che sono consentite spese per l’acquisto di biglietti per vedere film al cinema.

E’ possibile poi acquistare biglietti per concerti del proprio cantante o gruppo preferito e ancora sempre nell’ambito della musica è possibile acquistare biglietti per festival o altri tipi di eventi musicali. E ancora acquistare biglietti per seguire spettacoli teatrali.

E ancora legittimi acquisti di eventi culturali e l’acquisto di biglietti per visitare musei anche nell’ambito di visite guidate. 

E’ possibile poi acquistare biglietti per visitare monumenti e, ad esempio, parchi archeologici. Si pososno anche effettuare spese per acquistare dei corsi: si può trattare ad esempio di corsi di musica, di corsi di teatro, di corsi di una lingua straniera.

Infine è anche consentito un gesto di promozione alla lettura che si concretizza nell’acquisto di abbonamenti a quotidiani sia cartacei che on line. E anche all’acquisto di libri. Possibile infine anche effettuare l’acquisto di cd di musica. 

Per fare domanda del Bonus Cultura occorrerà andare al seguente sito internet: www.18app.italia.it.

I nati nel 2003 potranno registrarsi sulla piattaforma appena sarà possibile accedere con la procedura. Chi è nato nel 2002 e che quindi è già registrato ha tempo per spendere il proprio bonus fino al 28 febbraio di quest’anno. 

Bonus Compleanno Cultura 500 euro: chi può chiedere di accedere alla misura

Questo Bonus Compleanno 18 anni o Bonus Cultura che dir si voglia non è certo una misura nuova. Ma vanno fatte specifiche importanti.

Va segnalato subito che si tratta di un buono strettamente personale. Il denaro non può essere ceduto a terze persone e il Bonus deve essere speso solamente dalla persona alla quale il Bonus è erogato.

Non ci sono criteri particolarmente stringenti per accedere alla misura: possono fare domanda coloro che hanno compiuto nel corso del 2021 18 anni di età, si deve trattare di persone che sono residenti nel territorio nazionale italiano e in caso, si presenti questa situazione, occorre essere in regola con il permesso di soggiorno.

Bonus Compleanno Cultura 2022: le regole di funzionamento

Una volta che ci si è registrati sulla 18app, una volta che sarà possibile farlo come si sostanzierà il contributo? E quali sono le regole che occorre rispettare?

La situazione è abbastanza semplice e ricalca le precedenti esperienze sul tema: si ha una generazione dei buoni spesa. Naturalmente si effettua l’associazione con il codice della personia richiedente.

Ogni buono è collegato ad una persona, è individuale e la spesa può essere effettuata solamente da quella persona. I buoni sono spendibili solo ed esclusivamente in Italia. Il buono però può essere usufruito sia in negozi fisici che in negozi online.

Ci sono alcune regole importanti da seguire: la somma è 500 euro, non ci sono limiti di spesa massimi di un acquisto che si può fare ma viene messa una regola.

Ovvero che non si possono acquistare più unità dello stesso bene. Ad esempio non è consentito acquistare ad esempio più biglietti di uno stesso spettacolo o concerto e non è possibile acquistare più copie dello stesso libro. 

Bonus Cultura 500 euro: in attesa del Decreto Attuativo

Il Governo ha stanziato una somma di 230 milioni di euro per questo Bonus cultura o compleanno che dir si voglia. Si attende ora il Decreto Attuativo collegato con la misura che specificherà anche le date di fruizione con i tempi e le modalità per fare domanda.

Il decreto del Ministro della Cultura, di concerto con il Ministro dell’Economia, verrà adottato entro sessanta giorni dalla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge di Bilancio.

Se le modalità rimarranno le stesse che si sono già viste di recente nelle precedenti esperienze i maggiorenni diventati tali nel 2021 avranno diversi mesi di tempo per fare la domanda nel momento in cui verrà dato il via libera.

Per fare un parallelo le persone che sono diventate maggiorenni nel 2020 hanno poi avuto la possibilità di presentare la domanda del Bonus compleanno o cultura entro il 31 agosto 2021. 

Bonus Cultura da 500 euro: ecco come fare domanda

Appena ci sarà la possibilità occorre per fare domanda andare sul portale 18app.

Occorre effettuare la registrazione con le proprie credenziali Spid. Occorre effettuare l’accesso e inserire i propri dati.

Nel momento in cui la procedura va a buon fine arriva all’interessato una e-mail che conferma che la registrazione è avvenuta con successo.

Nel momento in cui la registrazione è terminata con successo ed è completata la persona potrà vedere il proprio portafoglio che ha a disposizione e iniziare in questa maniera iniziare a spendere le risorse del Bonus Cultura. 

Bonus Cultura 500 euro: che cosa succede se si supera la cifra

Può succedere che nella fase finale un acquisto che si desidera fare vada oltre alla cifra totale di 500 euro consentita.

In questo caso è possibile pagare una parte terminando il proprio Bonus cultura e l’altra parte mancante la si può pagare con un altro metodo di pagamento che viene accettato da quell’esercente come può essere il contante oppure un altro metodo tramite bancomat o carta di credito. 

Assicurazione Vita Mista: come funziona?

La Polizza Vita Mista è un tipo di assicurazione che copre contemporaneamente sia il caso morte che il caso vita. L’assicurazione vita mista ha una doppia valenza: si presta a fungere da previdenza integrativa ed interviene in caso di morte dell’assicurato. La polizza vita mista propone una copertura completa che da un lato assicura la maturazione di un risparmio nel tempo che potrà essere utilizzato per integrare la propria pensione, dall’altro assicura anche contro quegli eventi che possano portare al decesso, all’invalidità ed all’infortunio.

Polizza Vita Mista: quali sono le finalità?

La polizza vita mista è un tipo di polizza che ha un fine duplice:

  • protettivo, alla morte del contraente sono i suoi familiari, o un qualsiasi altro beneficiario da lui designato, a riscuotere la cifra maturata.
  • previdenziale, perché alla scadenza del contratto il contraente riceve la somma investita, rivalutata, oppure una rendita mensile per integrare la pensione pubblica.

Assicurazione Vita Mista: quali sono le tipologie?

Le tre tipologie della polizza vita mista sono le seguenti:

  • la polizza ordinaria è l’assicurazione vita mista standard e prevede il riconoscimento del capitale al contraente se ancora in vita o ai suoi beneficiari o eredi in caso di decesso, una volta che la polizza è maturata,
  • la polizza vita semi-mista, secondo cui al decesso del contraente il 50% del capitale viene immediatamente corrisposto ai beneficiari, e il rimanente 50% solo al termine del contratto,
  • la polizza vita mista a termine fisso, secondo cui la compagnia assicurativa liquida il capitale al beneficiario senza incassare i premi che il contraente deceduto avrebbe dovuto pagare.

Polizza vita mista: come viene liquidata l’assicurazione?

Una volta giunti alla data di scadenza del contratto assicurativo, è possibile ricevere:

  • capitale: l’intero capitale maturato è consegnato al contraente allo scadere della polizza, in un’unica soluzione. Se il sottoscrittore dovesse morire prima della scadenza, sarebbero i destinatari indicati nel contratto assicurativo a ricevere il capitale,
  • rendita vitalizia: una somma viene corrisposta periodicamente all’assicurato lungo la durata della sua vita. Se il contraente dovesse morire, la rendita vitalizia verrebbe corrisposta ai beneficiari indicati nel contratto. La cifra è calcolata in relazione all’età dell’assicurato e ai premi versati.

Assicurazione vita mista: la durata

È possibile sottoscrivere una polizza assicurativa mista, la cui durata varia da un anno a 5, 10 o 15 anni. La soluzione commerciale più gettonata è quella di 12 mesi, ma alcune compagnie assicurative propongono la polizza vita mista a vitalizio, il cui termine può raggiungere i 25 anni.

Assicurazione Vita Mista: i costi

Il costo dell’assicurazione vita mista dipende da diverse variabili, dal fattore età dell’assicurato al tipo di lavoro svolto. Il premio assicurativo varia tra gli 80 e i 250 euro mensili. Il premio di una polizza vita mista è sempre inferiore alla somma di due polizze assicurative distinte caso vita e caso morte.

Polizza Vita: le migliori offerte

Online è possibile comparare le migliori polizze vita, tra cui:

Polizza Vita MetLife (Metropolitan Life Insurance Company), società fondata nel 1868, un Gruppo Assicurativo mondiale leader nella distribuzione di prodotti assicurativi. L’offerta base della polizza assicurativa garantisce un capitale in caso di decesso. Inoltre, a seguito di malattia o di infortunio è possibile aggiungere la garanzia invalidità che assicura un capitale. Si può optare per raddoppiare il capitale per incidente stradale. Per l’adesione alla polizza l’assicurato deve avere un’età compresa tra i 18 e i 75 anni. Il premio assicurativo è annuale.

Altra proposta commerciale è offerta da Genertellife, la prima compagnia diretta vita e previdenza in Italia. L’offerta base garantisce un capitale in caso di decesso. È possibile aggiungere delle garanzie che tutelano il decesso a seguito di infortunio o incidente stradale e in caso di invalidità totale e permanente.

La polizza viteSicure è il brand di Bridge Insurance Services dedicato ad offrire alle famiglie italiane, assicurazioni protezione che si distinguano per essere il massimo della convenienza. La polizza viteSicure garantisce il pagamento del capitale scelto ai beneficiari in caso di decesso per qualsiasi causa. La durata della polizza assicurativa è a scelta dell’assicurato, da un minimo di 5 anni a un massimo di 30 anni. Per l’adesione alla polizza l’assicurato deve avere un’età compresa tra i 18 e i 60 anni e non deve superare gli 85 anni alla scadenza della polizza assicurativa. Il contraente della polizza vita può esercitare il diritto di ripensamento entro 30 giorni dalla stipula del contratto e recesso in qualsiasi momento.

 

IMU 2022, news in vista con il decreto fiscale, ecco quali!

Hai già visto le novità sull’IMU? L’imposta è una di quelle che meno piacciono ai contribuenti, ma se si vuole godere dei diritti dello Stato Sociale, bisogna anche sapere fare i conti con i suoi doveri. Il Governo Draghi sta studiando dei provvedimenti adatti alla ripresa economica del nostro Paese. Crisi e pandemia sono le facce delle stessa medaglia che dal 2019 continua a roteare senza mai riprendere la stabilità tanto agognata. Chi la paga e chi no? Quali sono le novità in vista del 2022?

Scopri tutto quello che è necessario sapere, soprattutto per l’influenza del Decreto Fiscale, vedrai non te ne pentirai.

IMU cos’è?

Il 2022 è iniziato e la carne sul fuoco è tanta, per cui innanzitutto partiamo dall’argomento principale: analizziamo le caratteristiche e le funzioni dell’imposta. Con IMU, letteralmente l’acronimo indica Imposta Municipale Unica, si ha a che fare con una tassa patrimoniale a tutti gli effetti. Questa è contraddistinta dal fatto che la sua ragione d’esistere è data dalla proprietà di un bene.

Invece, la base legislativa risiede nel Decreto Legge n. 201 del 2011, istituito il 6 dicembre, poi nelle stesso mese convertito nella Legge n. 214. Il provvedimento però nel corso del tempo ha subito delle modifiche, anche perché deve rispondere alle esigenze dei contribuenti che ogni anno si trovano a dover rispettare i doveri di cittadini pagando le imposte richieste.

Così, è nel 2014 che la misura viene influenzata dalla Legge di stabilità del suddetto anno, come? Abolendo l’IMU sulla prima casa, tranne nei casi in cui nelle categorie catastali ci siano quelle corrispondenti a quelle denominate: A/1, A/8 e A/9.

Si tratta sostanzialmente di immobili e proprietari vincolati da un rapporto di proprietà che deve essere disciplinato nella maniera più opportuna. Con questa frase occorre tenere conto del fatto che non basta pagare un’imposta per essere in regola, perché con i tempi che corrono saldare le tasse sta diventando sempre più arduo. La pandemia ha dato la stoccata finale al sistema economico italiano già attraversato da molteplici problematiche sia sociali che quelle inerenti il lavoro.

Di conseguenza, il pagamento è sempre un dovere da rispettare, ma la situazione non è neanche così florida. Per cui è il Governo Draghi insieme alle altre forze politiche che deve trovare il modo di porre in essere un piano che contenga la strategia vincente per la ripresa economica. Per questo il Decreto Fiscale entra in gioco, per plasmare i provvedimenti in modo confacente alle condizioni sociali.

Quindi, considerando che la prima casa è quel luogo nel quale il possessore dell’immobile ci risiede e vive la sua esistenza, bisogna regolamentare al meglio la questione. Allora, sorge spontaneo chiedersi, ci sono soggetti obbligati ed altri esenti?

Per chi è obbligatoria l’imposta?

L’imposta ricade sostanzialmente su dei soggetti definiti attivi e passivi, i quali si indentificano nel rapporto che concerne il pagamento dell’imposta unito alla soddisfazione del dovere richiesto dallo Stato. Così, si parla di categorie attive riferendosi a quegli immobili definiti come “abitazioni primarie”, e le case accatastate con categoria A1, cioè quelle di tipo signorile, e anche le A8 come le ville, e infine le A9 appunto, castelli e palazzi di valore altamente storico.

Quindi, sono soggetti attivi anche fabbricati e aree fabbricabili, ed anche quelle agricole. E le categorie passive quali sono? Si tratta di:

Proprietari di immobili, ma anche chi gode del diritto reale di enfiteusi, superficie e usufrutto, ma non lo sono i proprietari o i locatori che usano le case secondo il leasing. Ma quando entrano in gioco situazioni famigliari particolari, quali un coniuge separato, come si disciplina la questione? Pure in questo caso si parla di soggetto passivo obbligato al pagamento, sia che si parli di separazione, scioglimento o annullamento legale.

Non si paga l’IMU se si tiene in considerazione la principale abitazione, ma anche i possessori di questa tipologia di casa, la quale è nel gruppo: A-2, A-3, A-4,A-5, A-6 e A-7. Il motivo? Perché non fanno parte delle cosiddette abitazioni di lusso come le A-1, A-8 e A-9.

E’ importante ribadire che la casa principale è l’immobile dove si risiede abitualmente e anagraficamente, quindi se viene meno uno dei due elementi, allora cambia immediatamente la categoria della casa in questione. Si rientra nel caso della seconda abitazione e l’IMU deve essere pagata, senza se e senza ma.

E infine, come funziona per le Forze dell’ordine? In questo specifico ambito si parla di esenti dal pagamento della tassa, proprio perché non subentra esclusivamente la condizione di abitazione abituale e residenza demografica. Infatti, l’area posseduta e non data in locazione, dal personale delle Forze armate, vigili del fuoco e carriera prefettizia, sono le categorie che hanno queste caratteristiche.

Quindi, definiti i dettagli dei soggetti obbligati e non, cosa c’è da sapere sul bonus IMU?

Arriva il bonus IMU!

Il 2022 è iniziato da poco, ma già sono tantissime le novità in atto. Innanzitutto, bisogna spiegare bene cosa si intende per il Bonus IMU introdotto per i due anni, il 2022 e il 2023. Ciò lo si può fare partendo dalla base della normativa e dal contesto storico che si sta vivendo. Il caos generato dalla pandemia di coronavirus ha portato ad una modifica radicale dello stile di vita umano. La normalità non ha più dei contorni ben delineati, anzi le future previsioni sembrano cadere esclusivamente nel vuoto più totale.

Allora, cosa si fa per contenere questa situazione di disagio? Si cerca di trovare un modo per incentivare positivamente le condizioni dei contribuenti, favorendo lo sviluppo di strumenti capaci di sostenere sforzi e finanze in vista delle imposte da pagare. La strada intrapresa è quella della sperimentazione, ma d’altronde non può essere altrimenti se si considerano i tempi di incertezza di cui finora si sta parlando.

Tutto parte dalla Manovra di Bilancio del 2022, approvata a fine dicembre del 2021 da Camera e Senato, e dalla normativa che precede quella che si concretizzerà nel corso del 2022. La Legge del 2019, la numero 160 disciplina che la prima abitazione con le caratteristiche sopra menzionate abbia in sé il nucleo famigliare.

Nonostante la precisazione, è naturale che subentra la domanda: cosa accade se questi membri hanno dichiarato residenza in due diverse case? Le agevolazioni e le pertinenze in questione vanno applicate solo alla casa che non rientra nel gruppo di “lusso”.

Ma ecco che l‘incertezza sociale e umanitaria del nostro periodo storico tanto tormentato entra in rotta di collisione con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il MEF, e c’entra una circolare che risale al 2012. Si tratta della numero 3 del Dipartimento delle Finanze, la quale conferma che nell’esenzione dell’imposta vanno inclusi i due immobili sopra menzionati che anche se in comuni differenti, sono le cosiddette prime case!

Quindi, facendo un recap della materia, se le due case sono nello stesso Comune, l’esenzione è solo per un immobile, se sono collocate in aree diverse, su tutte e due. Invece, per quanto afferma la Cassazione, se dimora e residenza non combaciano, non entra in gioco nessuna esenzione. Se la stessa disciplina è confusa, come si fa a determinare un bonus e definire a chi spetta?

Allora, se c’è questa evidente disparità come si fa a delineare il bonus in arrivo e a definire a chi può essere garantito? Interviene a tal proposito il Decreto Legge n. 146 del 2021, che conclude la questione affermando che l’esenzione va in porto solo per una casa per nucleo famigliare, sia che si tratti della stessa area comunale che di differenti.

Da qui ne consegue che le famiglie che avevano stabilito il secondo immobile in un altro comune con due residenze diverse, non potranno più non pagare l’IMU, anzi dovranno dire addio all’agevolazione di cui avevano beneficiato fino ad allora.

E il catasto si inasprirà? Nonostante le voci di corridoio, sembrerebbe che il Governo Draghi non voglia aumentare i costi. Ma allora, nonostante le rassicurazioni, perché dovrebbe entrare in gioco un bonus per aiutare le tasche dei contribuenti? C’entra solo la pandemia o davvero le tasse aumenteranno?

Ancora è fondamentale ribadire che niente è confermato per quanto riguarda queste modifiche, quello che è certo è che il Bonus IMU sta diventando una realtà affermata. Entra in vigore da inizio anno e si pensa di prorogare il regime in questione fino al 2023, ma non vale per tutti, solo per alcune categorie.

La firma del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella è entrata in azione il 2 gennaio quando è stato pubblicato e ufficializzato nella Gazzetta Ufficiale il testo della manovra. Se vuoi approfondire la materia di Bilancio e il clima che si prospetta nel 2022, consulta il video dell’avvocato e influencer Carlo Alberto Micheli, vedrai che tutto sarà ancora più chiaro.

A chi spetta il nuovo bonus IMU?

Per capire a chi spetta, bisogna prima comprendere quale sia la finalità della misura. La parola d’ordine è : risollevare sistema economico! Allora da dove si parte? Proprio dalla crescita del turismo e dalla valorizzazione dei territori abbandonati.

Quindi, non è la mano salvifica che agevola chiunque, ma quei settori specifici che con la crisi e la pandemia sono sprofondati negativamente dal punto di vista economico. Proprio per questo ci sono dei requisiti che caratterizzano ciò, e quali sono?

Secondo parametri stabiliti dalla studio della misura, ciò spetta a chi vuole trasferirsi e trasferire l’attività che gestisce in uno dei Comuni del nostro Paese che vive il disagio dello spopolamento a causa di condizioni di malessere economico e sociale.

Si parla di numeri di persone che ci vivono, e sembrerebbe che l’area verrà identificata nel seguente modo solo se le persone che vi risiedono non superano circa i 500. In serbo ci sono inoltre delle risorse economiche assegnate alla materia in questione, e queste sono di 10 milioni di euro per anno.

A chi toccherà far chiarezza laddove ci sono così tante perplessità? Soprattutto, quali saranno i soggetti che delineeranno le modalità dell’utilizzo e dell’applicazione del bonus? Ovviamente, toccherà ai Ministeri che si occupano in primis della ricrescita in questione, appunto quello dell’Economia e delle Finanze e della Cultura.

E se ci spingessimo nello specifico ad analizzare i singoli attori socio-economici e politici, appunto Stato, Regioni, Provincie ed Enti locali, che ruolo hanno nel gestire la situazione? Dovranno dare manforte alla misura, perché potranno concedere per motivi istituzionali dei beni immobili non usati, con il contratto del comodato per un massimo di una decina d’anni. Chi ne beneficia si farà carico di tutto, a partire dalle responsabilità economiche fino a soddisfacimento di qualsiasi criterio da soddisfare.

IMU: cosa cambia dal 2022

Dire con certezza cosa accadrà nel corso del 2022, visto che al momento abbiamo solo pochi dati inerenti l’anno, è impossibile. Potremmo sulla base di quanto detto in questo articolo, delle prospettive esplicate e dei risultati analizzati dell’anno precedente, stabilire delle strade da perseguire per raggiungere strategicamente una ripresa diretta al benessere sociale.

Il problema è che data la situazione vigente, gli imprevisti sono all’ordine del giorno, quindi essere pronti non è mai abbastanza.

Certo è che si fa di tutto per evitare disagi economici e commerciali. Perché per combattere la guerra contro il coronavirus bisogna rinvigorire il sistema economico precario del nostro Paese, e se è possibile aiutare i contribuenti a rimettersi in gioco nel mercato del lavoro e delle imprese, perché non partire con una mossa del genere?

L’esca è stata gettata. Non resta che attendere se davvero nel corso del 2022 ci sarà la tanto attesa crescita con i suoi frutti pescati dal mare, oppure un irreversibile ritorno ad una crisi devastata dall’immobilità.

Per il 2022 e 2023 il cosiddetto Bonus IMU è delineato. In attesa di novità, restiamo aggiornati!