Home Blog Pagina 4574

Pensioni: Quota 102, Ape Sociale, ecco cosa cambia nel 2022!

La Legge di Bilancio per il 2022, legge 234 del 2021, è arrivata in porto. Il 30 dicembre 2021 è stata approvata in maniera definitiva dalla Camera dopo avere ottenuto in precedenza l’approvazione al Senato.

La Legge Fondamentale dello Stato ha anche portato novità sul tema pensioni. Dopo mesi di proposte, incontri e confronti ecco tutte le novità ufficiali.

E come si potrà lasciare il lavoro nel 2022. Quali saranno i requisiti necessari per godersi la pensione dopo una vita di lavoro.

Pensioni 2022: ecco le novità principali della Legge di Bilancio

In primo luogo va detto che al 31 dicembre 2021 si è concluso in maniera definitiva l’esperimento di Quota 100. Il pensionamento con 62 anni d’età e 38 di contributi istituito dal primo Governo guidato da Giuseppe Conte sostenuto dalla maggioranza gialloverde formata da Lega e Movimento 5 Stelle.

Questa misura ritenuta troppo onerosa a lungo andare per le casse dello Stato non è stata confermata da parte dell’esecutivo guidato da Mario Draghi.

La novità principale sul tema pensioni del 2022 è l’introduzione di “Quota 102”. Che cosa è quota 102? Quota 102 è un sistema che consente di andare in pensione con 64 anni e 38 anni di contributi, proprio Quota 102 quindi.

Ma ci sono anche altre novità legate ad Ape Sociale che ha un ampliamento del numero di persone che potranno accedervi e la conferma di Opzione Donna.

Una misura, quest’ultima, contestata anche a livello europeo con l’OCSE che ne sottolineava la non opportunità ma che il Governo, a sorpresa, ha voluto confermare. 

Pensioni 2022: ecco la novità assoluta di Quota 102

La Legge di Bilancio numero 234/2021 dà la possibilità di uscire dal lavoro con la cosiddetta Quota 102. Quota 102 è una possibilità che viene concessa di uscire con 64 anni di età avendone contemporaneamente 38 di contributi. Ovviamente questi requisiti devono essere raggiunti nell’anno 2022, dal 1 gennaio scorso fino al 31 dicembre.

Per i lavoratori scolastici – come spiega il portale Pensioni Oggi – c’è la possibilità di presentare domanda entro il 28 febbraio 2022 nel caso si raggiungano i requisiti entro il 31 dicembre 2022. Quindi la pensione avrà come data di partenza quella del 1 settembre 2022. 

Va anche sottolineato che chi è arrivato a Quota 100 entro il 31 dicembre 2021 quando vigeva la regola dei 62 anni con 38 di contributi può presentare la propria domanda di pensionamento anche nel nuovo anno appena iniziato da qualche giorno. 

Pensioni 2022: Ape Sociale per il 2022 è confermata e anche rinforzata

Un’altra novità sempre introdotta dalla Legge 234 del 2021 è quella dell’estensione di Ape Sociale. Un sistema che consente di andare in pensione prima rispetto ai criteri della normale pensione di vecchiaia a 67 anni.

In particolare con Ape Sociale hanno un vantaggio, quello di potere andare in pensione prima, alcune categorie di persone come ad esempio gli invalidi civili almeno al 74%, le persone disoccupate con esaurimento totale della loro indennità ricevuta per la disoccupazione, le persone cosiddette caregivers che si occupano di persone che non sono autosufficienti.

La norma poi parlava di persone che svolgono attività difficoltose, usuranti e gravose. Proprio su questo aspetto c’è stato un allargamento delle professioni che possono accedere ad Ape Sociale.

Per ulteriori approfondimenti legati a questo aspetto è possibiole consultare a questo link l’allegato 3 della Legge di Bilancio approvata lo scorso 30 dicembre.

Ape Sociale è un trattamento pensionistico che viene liquidato a partire da un’età di 63 anni in presenza di una quantità di anni di contributi variabile a seconda del lavoro.

Ad esempio una delle norme di cui si è parlato e dibattuto molto nelle commissioni parlamentari in occasione del dibattito sulla Legge di Bilancio è stata quella che ad esempio ha ridotto a 32 anni il requisito necessario ad esempio per i ceramisti e per gli operai addetti nel settore dell’edilizia.

Pensioni 2022: Opzione Donna misura confermata anche per il 2022

E arriviamo alla conferma a sorpresa. Dall’Europa si erano levate voci molto critiche su Opzione Donna. La si ritiene una misura troppo costosa. Ma l’esecutivo Draghi anche per il 2022 ha voluto rinnovare e confermare questa possibilità di lasciare il lavoro da parte delle donne.

Senza nemmeno cambiare i requisiti che erano in vigore. Lasciando immutate le condizioni che erano presenti. Ovvero la Legge di Bilancio consente alle donne lavoratrici dipendenti di  lasciare il lavoro una volta raggiunti i  58 anni con 35 anni di contributi.

Nel caso si tratti di lavoratrici autonome cambia la situazione e va aggiunto un anno. I requisiti indispensabili diventano quelli di 59 anni di età e 35 anni di contributi.

Come detto in precedenza per chi opera nel settore della Scuola entro il 28 febbraio 2022 c’è la possibilità di fare domanda per lasciare il servizio. E in questo caso la data effettiva di inizio del pensionamento è quella del 1 settembre 2022. 

Pensionamento di vecchiaia e pensionamento anticipato nel 2022

Non ci sono stati cambiamenti legati alle normative da questo punto di vista: si può andare in pensione anticipata per gli uomini con 42 anni e 10 mesi di contributi.

Per le donne si può andare in pensione anticipata con  41 anni e 10 mesi di contributi. Questi sono criteri che se soddisfatti danno il diritto di lasciare il lavoro e non servono altre situazioni legate all’età.

Per la pensione di vecchiaia invece serve soddisfare il criterio di avere 67 anni di età e contemporaneamente 20 anni di contributi. 

Riforma Pensioni: una finestra sul futuro e sul 2023

Fino questo punto abbiamo parlato delle novità che sono in vigore per il 2022. E nel 2023 che cosa succederà? Il governo guidato da Mario Draghi ha studiato queste mosse sostanzialmente perchè c’era la necessità in qualche maniera di superare l’emergenza legata alla chiusura di Quota 100.

Allo stesso tempo non ci si è occupati di disegnare ora una riforma complessiva per gli anni a venire. Su questo aspetto si è scelto di temporeggiare e normare solo per l’urgenza.

L’esecutivo ha in programma diversi incontri con i rappresentanti dei sindacati per cercare di disegnare quella che sarà la previdenza del futuro. Degli anni a venire.

Che con ogni probabilità porterà ad un innalzamento graduale dell’età pensionabile fino ad arrivare all’applicazione completa della Legge Fornero.

E’ noto che il Governo Draghi vorrebbe un sistema quanto più basato sul sistema contributivo possibile. I sindacati vorrebbero più passi avanti verso forme di flessibilità in uscita da parte dei lavoratori.

Ed era stata proposta una possibilità di uscire dal lavoro con 41 anni di contributi per tutti a prescindere dall’età che però è stata respinta. 

Riforma Pensioni 2023: l’incognita Quirinale

Da sottolineare infine che su questo dialogo tra Governo e forze sindacali per disegnare la previdenza che verrà incide anche un altro fattore ovvero l’elezione del nuovo presidente della Repubblica.

Il presidente della Camera Roberto Fico ha già convocato il Parlamento per la prima votazione per lunedì 24 gennaio. Nel caso dovesse essere eletto presidente della Repubblica Mario Draghi è chiaro che occorrerà vedere se terminerà la legislatura o se nascerà un altro governo.

In questo caso occorrerà vedere quali saranno le forze a sostenerlo. O se si andrà ad elezioni politiche anticipate con la certezza che sarà un altro esecutivo a prendere in mano il dossier. 

Per queste e tante altre ragioni è molto azzardato parlare ora di Pensioni 2023 perchè il quadro è in continuo mutamento. 

Assegno unico e assegno al nucleo familiare: le differenze!

Assegno unico e assegno nucleo familiare, la nuova misura rivoluzionaria nel campo degli aiuti a famiglie con figli a carico andrà a sostituire oltre che ad una serie di bonus anche gli ANF.

Una delle principali differenze per cui le due tipologie di assegni differiscono sono il parametro di riferimento in base al quale viene calcolato l’importo.

Se per l’Assegno unico bisognerà far riferimento all’ISEE corrente, per gli ANF si doveva tenere conto del reddito.

Altra differenza di cui tener conto è rappresentata dal fatto che l’Assegno unico verrà erogato per figli a carico fino all’età di 21 anni, non accadeva così per l’ANF che si fermava al compimento della maggiore età.

Cambiano anche le modalità di pagamento, insomma la nuova misura voluta dal Governo Draghi sembrerebbe realmente innovare il panorama legato ai bonus per le famiglie.

Con l’Assegno unico oltre a fare ordine fra i vari aiuti, che verranno assorbiti in un unico grande contributo, saranno facilitate anche le modalità per poterlo ottenere.

La responsabilità per quanto riguarda i pagamenti così come avveniva per l’ANF resterà dell’Inps.

Le differenze dunque tra assegno unico e assegno al nucleo familiare sono molte andiamo a mettere a confronto requisiti e regole in modo da togliere qualsiasi dubbio a riguardo rendendo il quadro quanto più chiaro possibile.

Per chi fosse interessato al tema di seguito un video pubblicato sul canale You Tube di Luigi Melacarne in cui vengono sintetizzate le differenze tra Anf e Assegno unico.

Assegno unico: come funziona e a chi spetta

L’assegno unico universale è un nuovo aiuto rivolto a tutti quei nuclei familiari con figli a carico erogato fino al compimento del 21esimo anno di età.

L’importo varierà a secondo dell’ISEE presentato nel momento della domanda oltre che alla numerosità del nucleo familiare.

L’assegno che potrà variare da un minimo di 50 euro ad un massimo di 175 euro al mese per figlio potrà anche essere oggetto di alcune maggiorazioni.

Da segnalare quella per chi ha a carico figli disabili, in questo caso oltre ad aver diritto ad un importo più elevato si continuerà a percepire il contributo a tempo indeterminato ovvero anche dopo i 21 anni.

L’aspetto più innovativo per quanto riguarda l’Assegno unico è sicuramente rappresentato dal principio di universalità della misura.

In pratica è stato pensato sostenere la genitorialità e la natalità, e universale in quanto viene garantito in misura minima a tutte le famiglie con figli a carico.

E quando scrivo tutte significa anche capi famiglia disoccupati o ad autonomi e P.Iva. 

Di seguito andrò ad elencare tutti quei casi in cui si avrà diritto a ricevere il contributo previsto dall’Assegno unico che sono:

  • per tutte le nuove nascite a partire dal settimo mese di gravidanza fino al raggiungimento dei 18 anni;

Successivamente per continuare ad aver diritto a ricevere il contributo dai 18 ai 21 anni il figlio dovrà rientrare in una di queste categorie:

  • studente iscritto ad un corso universitario o di formazione professionale;
  • impegnato in un tirocinio lavorativo non retribuito o anche retribuito ma con un reddito complessivo non superiore agli 8mila euro annui;
  • sia regolarmente iscritto presso un centro dell’impiego alle liste di disoccupazione;
  • sia impegnato nello svolgere il servizio civile.
  • figli con disabilità, in questo caso verrà cancellato il limite della soglia di età (21 anni) e si avrà il diritto a ricevere il contributo a tempo indeterminato.

L’assegno al nucleo familiare va in pensione, ma come funziona?

L’ANF o assegno al nucleo familiare è un contributo economico con l’obbiettivo di sostenere famiglie con figli a carico fino all’età di 18.

Nello specifico avranno diritto all’ANF tutti quei nuclei familiari composti da:

  • lavoratori dipendenti impegnati nel settore pubblico o privato;
  • pensionati ex dipendenti
  • percettori di NASPI, lavoratori in cassa integrazione, in malattia o che stiano percependo altre tipologie di ammortizzatori sociali.

Avranno diritto al contributo anche famiglie in cui i genitori risultano essere separati, divorziati o in quei casi in cui i coniugi siano uniti da unioni civili.

Da specificare che in caso di coniugi separati o divorziati l’assegno verrà assegnato in base ad un accordo tra le parti che nel momento in cui venisse a mancare, comporterebbe l’assegnazione del contributo al genitore affidatario.

Uno dei limiti dell’ANF colmato dall’Assegno unico familiare è rappresentato dal fatto che molte categorie di contribuenti sono state escluse da questo aiuto oltre che ad altre forme di bonus come le detrazioni fiscali o il bonus mamma domani, mi riferisco a tutti:

  • gli autonomi e liberi professionisti in possesso di P.Iva;
  • disoccupati che hanno finito di percepire qualsiasi forma di ammortizzatore sociale regolarmente iscritti alle liste ANPAL.

Per anni le famiglie con figli a carico appartenenti alle categorie sopra elencate sono state penalizzate non avendo diritto a nessun contributo economico.

Finalmente con l’Assegno unico tutti avranno finalmente diritto ad aiuti che contribuiranno a crescere i propri figli più serenamente.

L’ANF e le detrazioni continueranno ad essere erogate anche durante il primo trimestre 2022 fino a quando la nuova misura non entrerà a regime.

Assegno unico e assegno al nucleo familiare: le differenze

Concentrandoci sugli importi ci accorgiamo che le due tipologie di assegni differiscono anche per le modalità di pagamento.

Nel caso dell’ANF i parametri che ne determinano la cifra dell’assegno sono tipologia e numerosità del nucleo familiare oltre che al reddito IRPF dichiarato al lordo delle detrazioni d’imposta, degli oneri deducibili e delle ritenute erariali.

I redditi ai quali fare riferimento sono quelli dell’anno solare precedente al 1° luglio di ogni anno e che hanno valore fino al 30 giugno dell’anno successivo.

In pratica se la domanda per l’ANF riguarda i periodi compresi nel primo semestre, da gennaio a giugno, i redditi di riferimento sono quelli conseguiti due anni prima. 

Nel caso invece i periodi sono quelli compresi nel secondo semestre, da luglio a dicembre, i redditi da dichiarare sono quelli conseguiti nell’anno precedente.

Diverso il discorso per quanto riguarda l’Assegno unico universale, in questo caso i parametri intorno ai quali verrà determinato l’importo del contributo saranno:

  • la numerosità del nucleo familiare;
  • l’ISEE dichiarato nel momento della richiesta.

Si partirà da un importo minimo di 50 euro al mese per figlio che verrà assegnato a famiglie che non presenteranno l’ISEE o con un ISEE maggiore di 40mila euro.

La cifra massima spetterà a chi presenterà un ISEE inferiore ai 15mila euro, in questo caso l’importo dell’assegno raggiungerà i 175euro per figlio.

Maggiorazioni previste per nuclei familiari a partire dal terzo figlio o con figli disabili.

Importantissimo per rispondere alle numerose domande, la maggiorazione che spetterà nel caso l’importo dell’Assegno unico dovesse risultare minore a quanto si percepiva con la somma dei valori teorici dell’Assegno al Nucleo Familiare e delle detrazioni fiscali medie.

Assegno unico: tutti i bonus famiglia riuniti in un unico contributo

A partire da Marzo dunque tutto il sistema di aiuti familiari in vigore fino al 31 dicembre 2021 sparirà per far spazio all’Assegno unico universale.

Un contributo che verrà assegnato a tutte le categorie di nuclei familiari con figli a carico fino all’età di 21 anni.

Tutti i vecchi bonus (bonus bebè, bonus mamma domani, ANF), spariranno, più precisamente verranno assorbiti sotto un unico contributo.

L’unico a resistere che sarà confermato anche per l’anno 2022 è il bonus asilo nido.

Nessun cambiamento anche per i percettori del Reddito di cittadinanza che non subiranno alcuna riduzione del sussidio ed avranno diritto a ricevere l’Assegno unico automaticamente senza nenanche il bisogno di effettuare la domanda.

Offerte Alitalia giovani: voli scontati! Come funziona?

Da pochi decenni, grazie all’ introduzione di nuove e molte compagnie aeree, che hanno creato un’ enorme concorrenza ed un notevole calo dei prezzi dei biglietti aerei, le maggiori compagnie aeree, come Alitalia, ne hanno risentito.

A livello globale, però, negli ultimi anni c’ è stata un’ inversione di tendenza.

Infatti, dopo un periodo in cui tutti cercavano nuove compagnie, anche sconosciute, che offrissero il prezzo dei propri voli più basso possibile; adesso, invece, le cose sono un po’ cambiate.

Da qualche anno, dunque, anche le maggiori compagnie aeree riescono ad offrire ai propri clienti delle soluzioni vantaggiose a livello di prezzi. Queste offerte sono denominate “low cost”.

Nello specifico, in questo articolo tratteremo il tema delle offerte Alitalia indirizzate ai più giovani, i quali hanno un’ età compresa tra i 12 anni e i 25 anni.

Se hai un’ età anagrafica che sia compresa tra quelle elencate proprio qui sopra, allora potrai beneficiare di numerose offerte sui tuoi voli, che potranno subire degli sconti anche fino al 50%, rispetto al prezzo di base.

Queste tariffe di tipo agevolato potranno essere fatte valere per effettuare dei voli sia all’ interno del territorio italiano, che per viaggiare nei Paesi esteri.

Questi prezzi dei voli scontati delle maggiori compagnie aeree, come quelli di Alitalia, sono molte volte anche migliori in termini di prezzo rispetto ai voli che vengono offerti dalle compagnie low cost.

Inoltre, le tariffe Alitalia giovani presentano anche dei vantaggi in più per i ragazzi di età compresa tra i 12 e i 25 anni.

Scegliendo questo tipo di offerte, infatti, potrai scegliere il tuo posto a sedere, portare con te, oltre che un bagaglio a mano, anche un ulteriore bagaglio in stiva, del peso massimo di 23 kg, e tanti altri vantaggi ancora a livello di comfort, di sicurezza, ecc…

Inoltre, Alitalia ha stipulato un’ apposita convenzione con le università italiane, per consentire sia ai professori, che al personale, che agli studenti di beneficiare di offerte ad hoc per viaggiare sia in Italia che all’ estero.

Continua a leggere questo breve articolo per sapere tutto ciò che ti serve ed aderire alle offerte Alitalia giovani per i ragazzi di età anagrafica compresa tra i 12 anni e i 25 anni.

Scoprirai che cos’ è Alitalia giovani, come funziona, se hai diritto di beneficiarne e quali sono le migliori offerte disponibili e prenotabili se hai meno di 26 anni.

Alitalia giovani: che cos’ è?

Alitalia giovani è una tipologia di offerta riservata ai ragazzi e alle ragazze che abbiano compiuto i 12 anni di età, fino al giorno del compimento dei 26 anni di età anagrafica.

I giovani di età compresa tra i 12 e i 25 anni, quindi, possono viaggiare in Italia e all’ estero con dei voli scontati fino al 50%.

Tutti noi giovani possiamo beneficiare quindi di numerose offerte per i voli all’ interno del nostro Paese e verso gran parte del mondo e di tariffe agevolate.

Beh, in realtà, io posso beneficiare delle offerte Alitalia giovani ancora per pochi mesi, e, probabilmente, neanche quello, dato la situazione che perversa in tutto il mondo a causa dello scoppio della pandemia da Covid-19.

Resta il fatto, che, con Alitalia giovani, comunque, i ragazzi possono viaggiare in Italia e in tutto il mondo, pagando delle tariffe per i voli aerei estremamente basse, al pari, se non meglio, di quelle offerte dalle compagnie aeree low cost.

L’ unico limite per viaggiare è posto ai giovani che abbiano un’ età anagrafica compresa tra i 12 e i 13 anni per i voli aerei effettuati all’ interno del territorio italiano.

Questi ragazzi, per poter viaggiare sui voli nazionali, devono essere tassativamente accompagnati da un maggiorenne.

Mentre, per i voli aerei effettuati verso l’ estero, l’ età anagrafica per cui i giovani devono essere, per forza di cose, accompagnati è tra i 12 anni e i 14 anni, per i voli internazionali.

Dunque, ecco quale età anagrafica minima è richiesta per viaggiare sui voli aerei di Alitalia giovani, in base alla tipologia di volo in questione:

  • Età anagrafica minima di 14 anni, per viaggiare sui voli di tipo nazionale;
  • Età anagrafica minima di 15 anni, per viaggiare sui voli di tipo internazionale.

Se questo unico limite posto da Alitalia non dovesse essere rispettato, allora la compagnia aerea, dopo gli opportuni controlli che verranno effettuati, sarà costretto a far allontanare dall’ imbarco il ragazzo oppure a fargli pagare la differenza di prezzo, come un adulto.

Alitalia giovani: come funziona l’ offerta sui voli?

Dopo aver visto brevemente che cos’ è Alitalia giovani, passiamo adesso a vedere come funziona l’ offerta sui voli.

I ragazzi che abbiano un’ età anagrafica che sia compresa tra i 12 anni e i 25 anni possono viaggiare in Italia o all’ estero, beneficiando dell’ offerta Alitalia giovani.

Questo tipo di offerta consente di poter acquistare un biglietto per un volo aereo scontato dello 50%, con un minimo di 49 euro per il volo di andata all’ interno del territorio italiano e di 69 euro per le tratte che comprendono sia l’ andata che il ritorno.

Al di là di questo, nel prezzo del biglietto aereo scontato, ci saranno anche numerosi servizi offerti da Alitalia, tra i quali troviamo:

  • Le tasse incluse;
  • La possibilità di cambiare la data e l’ ora della prenotazione, entro e non oltre la partenza del volo aereo, in maniera gratuita;
  • La possibilità di cambiare anche altre volte la data e l’ ora della prenotazione, entro e non oltre la partenza del volo aereo, pagando, però, una penale di 60 euro;
  • La possibilità di scegliere in maniera gratuita il proprio posto a sedere;
  • Gli snack da poter mangiare a bordo dell’ aereo;
  • La possibilità di portare con sé, sull’ aereo, un bagaglio a mano del peso massimo di 8 kg;
  • La possibilità di portare un bagaglio del peso massimo di 23 kg nella stiva;
  • 4.000 miglia bonus per i giovani che si sono iscritti al programma “Mille Miglia Young”;
  • Il 50% di miglia aggiuntive gratis per ogni volo aereo effettuato successivamente con Alitalia.

Gli unici servizi, che non sono compresi nelle offerte Alitalia giovani, sono:

  • La possibilità di cambiare la destinazione del viaggio;
  • La possibilità di richiedere il rimborso, per la mancata effettuazione del viaggio;
  • La possibilità di acquistare il biglietto del volo aereo all’ ultimo momento.

Chi può ottenere le offerte Alitalia giovani?

Dopo aver visto come funziona l’ offerta sui voli Alitalia giovani, adesso passiamo a vedere chi è che può beneficiare delle offerte Alitalia giovani.

Le offerte Alitalia giovani sono indirizzate per i ragazzi e per le ragazze di età anagrafica compresa tra i 12 anni e i 25 anni, che quindi non abbiano ancora compiuto i 26 anni.

L’ unico limite, come già detto in precedenza, è posto ai giovani di età compresa tra i 12 e i 13 anni sui voli nazionali e ai giovani di età compresa tra i 12 e i 14 anni sui voli internazionali.

Questi ragazzi per poter viaggiare con le tariffe sui voli aerei derivanti dall’ offerta Alitalia giovani, devono essere necessariamente accompagnati da una persona adulta maggiorenne.

Offerte Alitalia giovani per studenti

Altre offerte Alitalia indirizzate ai giovani si possono trovare per gli studenti, grazie alla convenzione firmata da molte università italiane con la compagnia aerea.

Alitalia, insieme alla Conferenza dei rettori delle università italiane, ha avviato il programma “University”, il quale prevede numerose offerte ed agevolazioni sia per i docenti e il personale universitario, che per gli studenti stessi.

Grazie al fatto che tante università italiane hanno aderito a questo programma, molti studenti universitari italiani potranno beneficiare dell’ acquisto di biglietti aerei di voli scontati del 15% / 20%.

Le offerte Alitalia giovani per gli studenti universitari prevedono, anche, l’ aderimento al programma “Mille Miglia University”, il quale prevede numerosi vantaggi tramite un’ apposita carta, rilasciata da Alitalia.

Tra questi benefici troviamo:

  • La possibilità di scegliere in maniera gratuita il proprio posto a sedere;
  • La possibilità di portare con sé un bagaglio con peso massimo superiore nella stiva;
  • La possibilità di avere la priorità sia ai controlli di sicurezza che al momento dell’ imbarco.

Le migliori offerte Alitalia giovani sotto i 26 anni!

Su molti siti online si possono trovare ogni mese numerosi buoni sconto e numerose offerte per viaggiare con Alitalia.

Alcune volte troviamo le offerte per l’ acquisto dei biglietti dei voli aerei scontati per le famiglie con bambini; altre volte troviamo le tariffe agevolate sui voli aerei per i bambini.

Aspettando con pazienza e cercando su molti siti online, si possono trovare i codici sconto e le offerte Alitalia anche per i giovani.

In questo modo si potrà risparmiare sul costo del biglietto e viaggiare in Italia o in tutto il mondo, a prezzi vantaggiosi e alla portata di tutti.

Le tariffe Alitalia giovani per viaggiare in Italia

Qui sotto puoi trovare una lista delle tariffe previste dall’ offerta Alitalia giovani, per volare all’ interno del territorio italiano (questi prezzi dei voli aerei si riferiscono al viaggio di sola andata):

  • Bari, 49 euro;
  • Bologna, 59 euro;
  • Brindisi, 49 euro;
  • Cagliari, 74 euro;
  • Catania, 49 euro;
  • Comiso, 49 euro;
  • Firenze, 69 euro;
  • Genova, 59 euro;
  • Lamezia Terme, 49 euro:
  • Napoli, 49 euro;
  • Palermo, 49 euro;
  • Pescara, 49 euro;
  • Pisa, 69 euro;
  • Reggio Calabria, 49 euro;
  • Roma, 49 euro;
  • Torino, 59 euro;
  • Trapani, 59 euro;
  • Trieste, 69 euro;
  • Venezia, 69 euro;
  • Verona, 59 euro.

Le tariffe Alitalia giovani per andare all’ estero

Qui sotto, invece, puoi trovare una lista delle tariffe previste dall’ offerta Alitalia giovani, per viaggiare all’ estero (questi prezzi dei voli aerei si riferiscono ai viaggi sia di andata che di ritorno):

  • Amsterdam, 144 euro;
  • Atene, 123 euro;
  • Barcellona, 113 euro;
  • Beirut, 210 euro;
  • Belgrado, 220 euro;
  • Berlino, 110 euro;
  • Bruxelles, 129 euro;
  • Budapest, 169 euro;
  • Ginevra, 118 euro;
  • Il Cairo, 343 euro;
  • Londra, 126 euro;
  • Madrid, 130 euro;
  • Malta, 118 euro;
  • Monaco, 142 euro;
  • Mosca, 452 euro;
  • Nizza, 145 euro;
  • Parigi, 126 euro;
  • Praga, 151 euro;
  • Sofia, 130 euro;
  • Tel Aviv, 183 euro;
  • Tirana, 113 euro;
  • Tunisi, 251 euro;
  • Varsavia, 141 euro;
  • Zurigo, 108 euro.

Reddito di Emergenza: da cosa dipende la proroga? Le ultime

Molti cittadini invocano una misura veramente fondamentale in questi ultimi (quasi) due anni di pandemia: il Reddito di Emergenza. Una misura criticata, problematica, protagonista nel bene e nel male… ma necessaria. Ora che la pandemia è tornata a far segnare dati di contagio elevati, come si comporterà il Governo?

Una domanda a cui, sinceramente, non è facile rispondere. Domina la confusione, soprattutto nei cittadini, perché se da un lato i contagi stanno aumentando, dall’altro gli ospedali sono ancora in controllo della situazione e si spera che ci restino, grazie ad una minor letalità della variante Omicron.

Così pare, almeno per ora, ma è lecito comunque chiedersi quale sarà l’operato del Governo nelle prossime settimane, soprattutto alla luce di un dato di fatto: la gestione del Governo Draghi di quest’ultima ondata che proprio ora sembra essere nel suo picco è stata piuttosto ambigua.

Si sa, le scelte di un Governo sono innanzitutto politiche, come è normale che sia, ma in questo caso c’è di mezzo la salute degli italiani e su di essa, in teoria, non si può e non si deve fare politica.

Detto ciò, però, la gestione ambigua è legata ad alcune scelte contrastanti tra loro: l’insistenza sulla scuola in presenza, per esempio, contrapposta ai divieti di fare sport all’aperto; la scelta di puntare ancora sul Green Pass come strumento per bloccare i contagi contrapposto ad alcune chiusure di attività ancora una volta danneggiate.

La domanda sorge spontanea: la variante Omicron ed in generale la pandemia è ancora preoccupante oppure no? Dobbiamo aspettarci altre chiusure o si va verso una più serena convivenza con il virus ormai meno aggressivo?

Dalle risposte a tali quesiti dipende anche la proroga del Reddito di Emergenza, dunque ecco la situazione.

Se fossi interessato o interessata ad approfondire questo genere di tematiche, ti suggeriamo il canale YouTube “Redazione The Wam” che pubblica ogni giorno un nuovo video in cui approfondisce tutto ciò che riguarda bonus, sussidi e lavoro. In questo video in particolare si parla di Reddito di Cittadinanza ed Assegno Unico 2022:

Reddito di Emergenza: lo storico

Prima di guardare avanti e capire se e quando arriverà il Reddito di Emergenza, anche se si tratta naturalmente di ipotesi, guardiamo indietro e proviamo capire i criteri utilizzati in passato da parte del Governo per le decisioni prese a proposito di questa misura di aiuto.

Il Rem è nato con il decreto ristori subito dopo il primo lockdown di marzo/aprile 2020 e da allora è stato riconfemato praticamente dopo ogni ondata. La situazione è piuttosto semplice da comprendere, ponendosi quindi questa domanda: la situazione attuale è paragonabile a quella delle precedenti ondate?

La risposta, stando ai numeri, è altrettanto semplice: no. La situazione attuale è decisamente migliore in termini di ospedalizzati e malati in terapia intensiva, motivo per cui una scelta sul Rem ancora non è arrivata, o meglio non in maniera definitiva.

Il Governo ha così preso tempo, come vedremo nel prossimo paragrafo, in attesa di capire come evolverà la situazione. Naturalmente, la speranza è quella che il Rem non sia necessario perché la situazione è sotto controllo, ma se dovesse rivelarsi necessario i cittadini cominceranno a chiederlo a gran voce, più di quanto già lo stiano facendo.

Reddito di Emergenza: assente in Legge di Bilancio 2022

Eccoci dunque alla situazione attuale, con una ormai nota mancanza nella Legge di Bilancio 2022: non sono stati stanziati fondi, neanche eventuali, per il Reddito di Emergenza.

Un’analisi piuttosto pragmatica permette di capire che l’approvazione di una nuova tornata di aiuti attraverso il Rem non era ancora necessaria, almeno secondo il Governo, ma l’assenza totale di fondi a favore di una misura così importante ha lasciato tutti piuttosto sconcertati.

Il Governo, in questo senso, mostra però sicuramente fiducia nei confronti della campagna vaccinale e di questa tanto sperata diminuzione di aggressività del virus stesso. Quindi, se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, si può sicuramente adottare questo punto di vista.

Un approccio altrettanto pragmatico però ci costringe a porci una domanda fondamentale: perché non è stato stanziato alcun fondo per il Rem, neanche per un ipotetico peggioramento della situazione? Una sorta di salvagente che, in caso, poteva anche essere utilizzato diversamente se il Rem si fosse rivelato non necessario.

Reddito di Emergenza: il salvagente c’è!

Un salvagente, se così vogliamo chiamarlo, in realtà c’è. Non risiede però nelle risorse interne del nostro paese, dunque per questo motivo non è stato inserito in Legge di Bilancio 2022. 

Si tratta del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, o meglio dei fondi messi a disposizione con il Next Generation UE che proprio il PNRR spiega come verranno investiti. Esso è di fatto il primo documento importante prodotto dal Governo attualmente in carica e potrebbe rivelarsi molto utile.

Alcuni fondi messi a disposizione dall’Europa potrebbero infatti essere sbloccati ed utilizzati per finanziare ancora una volta il Rem. Ovviamente, neanche a dirlo, ci vuole una straordinaria oculatezza nella scelta, anche perché i fondi sono a disposizione ma ci sono comunque molti paletti da rispettare.

In questo senso, il Governo sa che l’obiettivo primario del PNRR è la ripartenza, non è certo pensato per finanziare misure di aiuto “passive”, ma piuttosto per riportare l’Italia a crescere e ritornare il più velocemente possibile in una situazione di “normalità” post pandemia.

Reddito di Emergenza: scelta politica, ma non solo

Il Reddito di Emergenza è e resta una scelta politica, è chiaro, ma è anche chiaro che le altre scelte devono mettere davanti a tutto la variabile sanitaria. L’evoluzione delle prossime settimane sarà fondamentale per capire verso quale situazione si va, con le novità degli ultimi giorni che daranno i loro effetti.

Effetti che si spera siano positivi, tra leggere restrizioni e obbligo vaccinale per gli over 50, oltre che per alcune categorie di lavoratori. La situazione è certamente complessa, ma è necessario fare un passo avanti importante per non cadere più nella recessione già vissuta per fin troppi mesi.

La variabile economica è infatti l’altra grande protagonista nelle priorità del Governo Draghi, costretto ad utilizzare con oculatezza le risorse che ha a disposizione, nonostante sia veramente importante l’aiuto in arrivo dall’Europa.

Insomma, il Governo sa che è necessario e doveroso investire correttamente le risorse del PNRR, nonostante l’eterogeneità delle forze di maggioranza non renda semplice il processo di scelta.

Reddito di Emergenza: fondamentale ieri, ma domani?

Ad oggi il Reddito di Emergenza non c’è e non c’è certezza di una sua proroga nel prossimo futuro, anche se ovviamente tante famiglie italiane continuano a sperarci.

Una misura che ieri, cioè in passato, ha aiutato tantissime famiglie a superare i periodi più duri, tra lockdown e restrizioni di varia natura. Una misura che domani, cioè in futuro, potrebbe tornare ad essere protagonista, anche se ci si augura che non sia necessario.

Ad oggi la speranza risiede nel PNRR, come visto, ma in generale il Governo sembra aver adottato una strategia differente, almeno per ora. La  priorità sembra infatti essere il RdC, su cui sono ancora una volta stati stanziati fondi.

Questa volta l’obiettivo è però un miglioramento a tutto tondo della misura: più controlli, più efficacia, più efficienza. Soprattutto nel reinserimento lavorativo dei beneficiari.

Il Governo punta insomma a misure attive e non passive, a meno che diventi necessario riconsiderare per forza il Rem, cosa che ci auguriamo non debba accadere.

Aliquote Irpef, le novità per il 2022: meno tasse da pagare

0

Con la nuova Legge di Bilancio il Governo ha pensato di operare anche sul Irpef e la modifica delle aliquote è ormai confermata. Siamo tutti a conoscenza della situazione italiana sempre più instabile: la ripartenza c’è stata ma con l’innalzamento dei prezzi delle materie prime la crisi economica già conclamata continua a mietere vittime.

L’aumento vertiginoso dei costi in bolletta porterà un difficile 2022: tante famiglie soffriranno all’idea di rischiare di non arrivare a fine mese, pur mantenendo i consumi stabili ed inalterati. Per non parlare del pesante sistema di tassazione che continua a schiacciare i cittadini.

Insomma, il 2022 non si prospetta un anno fiorente, soprattutto perché nonostante i vaccini riescono a contenere gli effetti del virus, è anche vero che i contagi continuano a correre drammaticamente, motivo per il quale per non rischiare un nuovo blocco del paese, gli italiani dovranno scendere a patti con una convivenza forzata con il Covid-19.

Invece che ampliare la proposta Bonus, il Governo ha pensato ad una manovra economica differente che andasse a toccare, per quanto possibile, le problematiche ancora più profonde che pesano sul denaro dei cittadini. In primis, quindi, la manovra 2022 vedrà un cambiamento importante per quanto riguarda l’Irpef e la divisione delle aliquote.

Non sarà la salvezza, non sarà neanche positivo per tutti, ma si tratta pur sempre di un passo in avanti e un primo intento per alleggerire le preoccupazioni degli italiani. Anche per quanto riguarda le bollette arriveranno novità: nessuno sconto ma la possibilità del pagamento a rate con anticipo dello Stato. Insomma, il 2022 è appena iniziato ma vedrà già tantissimi cambiamenti, vediamo allora nello specifico quali. 

Cosa sono le Aliquote Irpef 

È stata introdotta come riforma tributaria del 1973 la divisione in aliquote Irpef, e viene definita come imposta sul reddito per tutte le persone fisiche. I residenti pagano sia sui redditi in patria che quelli all’estero, per coloro che invece non sono residenti il pagamento si riferisce solamente al reddito prodotto sul suolo italiano. L’Irpef viene definita un’imposta progressiva, ma che significa? 

Quando parliamo di Aliquote ci riferiamo proprio a questo. La quota percentuale di reddito che dovrà essere ceduta aumenterà in proporzione al reddito di fine anno.

L’Irpef è un’imposta progressiva: vuol dire che la quota percentuale di reddito assorbita dall’imposta aumenta in proporzione al reddito stesso.

Un cittadino che avrà un reddito entro i 20mila euro, non pagherà lo stesso Irpef di un cittadino che ha un reddito di 50mila euro. In Italia il sistema funziona attraverso una divisione in aliquote che farà sì che il più ricco sarà costretto a pagare molte più tasse sul suo stipendio rispetto al povero. 

Aliquote Irpef: cos’è la no tax area?

Come spiega anche Irpef.info, la No tax area è il nome non tecnico della soglia di reddito entro la quale l’imposta da dover versare risulta pari a zero.

La no tax area è una soglia nella quale rientrano tutte quelle persone che non superano una determinata somma di reddito annuale e varia a seconda delle diverse categorie di contribuenti: lavoratori dipendenti, pensionati o lavoratori autonomi.

Per quanto riguarda i pensionati la soglia è di circa 8000 euro, poco più per i lavoratori dipendenti e molto meno per i lavoratori autonomi per i quali corrisponde a circa 5000 euro. In sostanza, fino a guadagni circoscritti in queste somme non si dovranno pagare tasse, l’entrata rimane pulita ma solo perché si tratta di somme basse.

Per quanto riguarda le famiglie, ad esempio, due genitori e due figli possono rientrare in una No-tax area che arriva fino a 16.340. Questo vale per qualsiasi tipologia di lavoro continuativo: ovvero entrate cadenzate mensilmente. Da queste somme in poi entra obbligatoriamente la tassazione e quindi la dichiarazione dei redditi ma come sono divise queste aliquote?

Aliquote Irpef, i nuovi scaglioni per il 2022

Il sistema di tassazione IRPEF è stato revisionato attraverso la nuova legge di bilancio per il 2022. Il Governo Draghi ha deciso di agire sugli scaglioni delle aliquote in modo da alleggerire almeno in parte il peso della pressione fiscale.

La crisi economica galoppante sta preoccupando sempre di più il governo: la situazione instabile ed incerta continua a rendere tutto più difficile per via del Covid-19. Da una parte l’innalzamento dei costi delle materie prime, annunciato già dall’anno precedente, dall’altra il conseguenziale aumento delle bollette: come intervenire per le famiglie che rischiano di non arrivare a fine mese? 

Una prima manovra è stata fatta sulla rateizzazione dei pagamenti: tutte le bollette potranno essere pagate in 10 rate a partire dal secondo reclamo di pagamento. I soldi verranno anticipati direttamente dallo Stato alle società. 

In secundis, si passerà da 5 a 4 aliquote: le disposizioni firmate nella nuova legge di bilancio da Draghi interesseranno circa 30milioni di contribuenti cittadini italiani. Non si sa ancora con precisione come verranno scaglionati i pagamenti: si parla di una sorta di conguaglio per i primi mesi del 2022, prima che si decida nello specifico il da farsi.  

Si dovrebbe passare dalle 5 aliquote a 4, eliminando così la fascia del 41% e lasciando quelle del 23, 27,38 e 43%. Cosa cambierà quindi per i cittadini? 

Si parla di un appiattimento della curva per i redditi medio-bassi. Con la nuova tassazione si agevolerà una grande fetta di popolazione ma sarebbe improprio annunciare ‘grandi cambiamenti’.

I redditi che vanno dalla no tax area fino ai 15mila euro rimangono nella fascia del 23%, dai 15mila fino ai 28mila vedranno una discesa dal 27% al 25%, tra i 28mila e i 50mila dal 38% si passerà al 35%, la soglia del 41% viene eliminata per poi passare direttamente dai 50mila in su al 43%.

Ma queste soglie vedranno un risparmio diverso se si tratta di partite Iva, che rimarranno infatti le più svantaggiate. Vediamo nello specifico. 

Prima di andare avanti vi consiglio la visione del video “Irpef 2022- meno tasse vediamo per chi” caricato sulla piattaforma Youtube dal canale di IFP – Investimenti & Finanza Personale che si occupa di consigliare il proprio pubblico in materia economica per investimenti e risparmi.

In questo caso il video ha una durata di 6 minuti con l’obiettivo di informare nel più breve tempo possibile su tutti i dettagli principali della nuova manovra economica in merito agli scaglioni Irpef 2022. Le novità vengono spiegate passo passo attraverso tabelle intuitive dove poter visualizzare i cambiamenti per le varie fasce, ma soprattutto per capire come abbiamo accennato anche nell’articolo chi e come avrà un vantaggio maggiore attraverso il nuovo sistema. 

 

Aliquote Irpef, le nuove soglie per lavoratori dipendenti e per P. IVA

Il problema che rimane aperto è l gap che si viene a creare tra dipendenti e partite IVA. Come riporta anche il Corriere della Sera Economia, da quest’anno le aliquote cambiano, ma agevoleranno molto più i lavoratori dipendenti che gli autonomi, così riportano anche le proiezioni pubblicate dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.

Per le fasce più basse si tratta di un gap che sfavorisce le partite IVA: le differenze arrivano anche a migliaia di euro, ad esempio sui 15mila euro di reddito, il differenziale arriva anche a 2100 euro!

Chi avrà il vantaggio maggiore con le nuove aliquote Irpef

Secondo il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, con il nuovo sistema di divisione delle aliquote in scaglioni da quattro, ad avere il risparmio maggiore è chi ha un reddito che si aggira intorno ad un massimo di 40mila euro e che riuscirà a risparmiare 945 euro annui in meno, pari al 2,4% del reddito.

Novità Irap per le Partite Iva, cosa cambia per gli autonomi 

Come abbiamo anticipato anche nei paragrafi precedenti, i cambiamenti ci saranno anche per gli autonomi. 835mila partite IVA verranno esentate dal pagamento Irap, così riportano i dati (forfettari).

1,3 milioni di soggetti passivi, secondo Ilsole24ore, tra cui gli 835mila in aggiunta. Ma questi ultimi come dovranno comportarsi con i pagamenti? Attualmente è stato confermato che dovranno chiudere i conti in merito al saldo relativo all’anno precedente (2021), di cui dovranno pagare le ultime mensilità entro giugno 2022, senza poi dover versare altri importi per il periodo successivo. 

Quando cambiano le aliquote Irpef

Nonostante se ne parli da tanto, e sia già stato specificato più volte che le nuove aliquote, così come tutte le novità inerenti alla manovra economica, sono entrate in vigore dal 1 gennaio 2022, gli enti locali avranno tempo fino al 31 marzo per adeguare le addizionali al nuovo sistema.

Il passaggio dalle 5 alle 4 aliquote non è infatti semplice come si può pensare: la manovra prevede un intervento anche per quanto riguarda le detrazioni e adattarsi ai nuovi calcoli non sarà semplice. In sostanza, quindi, l’entrata in vigore ufficiale riconduce al primo del nuovo anno, ma ci saranno due mesi di assestamento per riadattarsi ad un sistema differente e complesso. 

Come calcolare le aliquote Irpef per busta paga 

I primi studi dei dati sottolineano che il 20% delle famiglie più povere risulta escluso dai benefici della manovra sulla divisione in 4 scaglioni di aliquote per via dell’incapienza fiscale. In parole povere il 50% delle famiglie in condizioni economiche meno abbienti riesce a beneficiare di un quarto di tutte le risorse complessive, i più ricchi, invece, ovvero il 10% beneficia di un quinto delle risorse.

L’elevato livello di redditi minimi imponibili fa sì che il 20% delle famiglie rimane non coinvolto dalle revisioni Irpef. Cosa significa tutto ciò? Che facendo un calcolo forfettario, si agevoleranno le fasce medio basse ma coloro veramente in difficoltà economica non verranno toccati dalle agevolazioni proprio perché esclusi dal pagamento Irpef in partenza.

Tutto ciò sottintende il bisogno di una manovra diversa, che si discosti dai parametri Irpef così da riuscire ad aiutare anche quella fetta di popolazione. 

Bonus spesa 2022: fino a 800 euro da richiedere entro gennaio!

Bonus spesa 2022: aperte le nuove richieste anche per l’anno corrente in moltissimi Comuni italiani.

La situazione relativa ai bonus spesa per l’anno appena arrivato appare abbastanza confusa: non si sa ancora se, da parte del Governo, verranno predisposti altri fondi per concedere agli italiani un bonus anche per l’anno 2022.

Tali buoni, però, sono gestiti dai Comuni, e non mancano le Regioni che spesso decidono di stanziare dei propri fondi per agevolare le spese di prima necessità per i cittadini meno abbienti.

C’è poi un dettaglio da considerare: molti dei fondi previsti dal Decreto Sostegni Bis non sono ancora stati distribuiti dai Comuni italiani.

Anzi, ci sono alcuni bandi comunali che sono stati appena attivati: grazie a questi, i cittadini residenti nei Comuni interessati potranno ottenere il proprio voucher spesa nel 2022.

Analizziamo la situazione nel dettaglio, cercando di capire dunque chi potrà ottenere i buoni spesa anche nel 2022.

Bonus spesa 2022: fondi residui non ancora distribuiti

Dunque, in merito ai bonus spesa 2022 di cui parleremo nel corso dell’articolo, occorre fare una doverosa precisazione: nella maggior parte dei casi, si tratta di fondi residui del Decreto Sostegni Bis, o di fondi stanziati a livello regionale.

Tra l’altro, già nel 2021, la platea dei beneficiari è stata in molti casi ampliata, concedendo il bonus spesa non solo a famiglie con redditi molto bassi ma, in alcuni casi, anche senza ISEE.

A causa dell’emergenza sanitaria, in effetti, sono state moltissime le famiglie che hanno visto le proprie condizioni economiche peggiorare.

Per tale ragione, alcuni Comuni hanno deciso di ammettere alla percezione anche cittadini con redditi più alti, ma che riescano ad attestare un peggioramento della propria situazione economica causato dalla pandemia.

Purtroppo, questa regola non vale per tutta l’Italia: per essere certi di poter richiedere il bonus spesa 2022, occorre verificare preventivamente la situazione del proprio Comune, prendendo visione del bando buoni spesa pubblicato dall’amministrazione.

Bonus spesa 2022: cosa dice la Legge di Bilancio 2022?

Passiamo adesso ai fondi previsti dalla Legge di Bilancio attuale per quanto riguarda i bonus spesa 2022.

Sfortunatamente, di questi fondi non se ne vede neppure l’ombra.

In altre parole, la Legge di Bilancio 2022 non sembrerebbe aver stanziato alcuna risorsa per finanziare i nuovi buoni spesa.

La Manovra 2022 si è infatti occupata di riformare gli altri bonus esistenti ma, almeno per il momento, di bonus spesa Covid non se ne parla ancora.

Tuttavia, non è detta l’ultima parola: ricordiamo infatti che lo scorso anno la conferma dei bonus spesa è arrivata col DL Sostegni Bis, quindi successivamente alla Legge di Bilancio 2021.

Dunque, non è escluso che i fondi per aiutare le famiglie con gli acquisti di beni di prima necessità vengano stanziati successivamente.

Bonus spesa 2022: chi potrà richiederli

In questo momento, dunque, il bonus spesa 2022 propriamente detto è in sospeso.

Possono però richiedere il proprio buono spesa tutte le famiglie residenti nei Comuni i cui bandi sono ancora attivi.

E tali Comuni sono davvero tantissimi: in moltissimi casi, infatti, le amministrazioni non hanno pubblicato alcun bando nel 2021, e devono dunque ancora distribuire i fondi stanziati dal Sostegni Bis.

Potranno dunque avere accesso ai voucher spesa per l’anno corrente tutti i cittadini residenti in Comuni dove i bandi non siano ancora chiusi.

Per quanto riguarda gli altri requisiti richiesti, non possiamo purtroppo fornire informazioni specifiche, in quanto questi dipendono dalle decisioni prese dal Comune.

Il Governo ha infatti delegato l’assegnazione dei bonus spesa ai Comuni stessi, i quali hanno piena facoltà decisionale.

Ecco perché in alcuni Comuni viene richiesto di presentare ISEE, mentre in altri, com’è accaduto per esempio a Bologna, basta attestare un peggioramento della situazione economica familiare.

Bonus spesa 2022: i Comuni dove è ancora possibile averli

Cerchiamo adesso di capire quali sono i Comuni dove è ancora possibile richiedere i bonus spesa per il 2022.

Abbiamo infatti detto che, anche se in alcune città italiani, i bonus sono già stati distribuiti, sono tantissimi i Comuni italiani i quali, al momento, stanno ancora distribuendo i buoni spesa previsti dal DL Sostegni Bis.

Cerchiamo quindi di fare il punto della situazione.

Iniziamo col Comune di Catania, dove il bonus spesa è in fase di accreditamento.

Chiariamo però subito che gli accrediti attualmente in corso non riguardano il bonus spesa 2022, bensì le domande relative all’agevolazione presentate nel 2020.

Si tratta di un bonus spesa che all’epoca fu finanziato direttamente dalla Regione Sicilia, e le cui famiglie titolari dovevano ancora essere prescelte.

Secondo quanto ha comunicato l’Assessorato alla Famiglia, sono state pubblicate le graduatorie delle famiglie assegnatarie, che ammontano a 1484.

Gli aventi diritto potranno fruire del proprio bonus spesa entro la data del 31 dicembre 2022, soltanto presso gli esercizi commerciali che hanno stabilito una convenzione con il Comune stesso.

Per quanto riguarda gli importi, questi saranno concessi in unico accredito, che sarà fruibile presentando la propria Tessera Sanitaria presso l’esercizio commerciale prescelto.

Per nuclei familiari singoli, è prevista una cifra di 300 euro, che sale a 400 euro per le coppie.

Cifre maggiorate, invece, per le famiglie più numerose: si va dai 600 euro per famiglie da tre persone, fino a ben 800 euro per cinque o più componenti.

Sfortunatamente, al momento, non sappiamo se e quando un nuovo bando verrà aperto per concedere ulteriori bonus spesa 2022 ai cittadini catanesi: si consiglia dunque agli interessati di tenere costantemente sotto controllo il sito ufficiale del Comune di Catania.

Bonus spesa 2022 in scadenza in provincia di Lucca

Passiamo adesso ad analizzare la situazione di alcuni Comuni italiani, dove è ancora possibile inoltrare le proprie domande per ricevere il bonus spesa 2022.

Uno dei Comuni dove è ancora possibile far richiesta si trova in provincia di Lucca, ed è Villa Basilica: qui i cittadini hanno ancora qualche giorno per richiedere il proprio bonus spesa.

Le domande, infatti, scadranno il 15 gennaio 2022, entro le ore 12.30.

In questo caso, il valore del bonus spesa, come spesso accade, viene determinato in base all’ampiezza della famiglia richiedente, oltre che della situazione reddituale. I cittadini titolari potranno ricevere un bonus che andrà dai 300 euro fino a 500 euro

Il Comune ha inoltre messo a disposizione dei cittadini un secondo beneficio, ossia un bonus bollette del valore di 200 euro. Purtroppo, le due agevolazioni non sono cumulabili e, dunque, chi sceglierà di richiedere il bonus spesa 2022 non potrà richiedere il secondo bonus per le bollette.

Come accade per la quasi totalità dei Comuni, il bonus spesa 2022 potrà essere anche in questo caso fruito solamente nei negozi in convenzione col Comune.

Per ciò che concerne l’invio delle domande, invece, ci si può collegare al link seguente, dove scaricare il modulo di domanda:

Bonus spesa 2022 Comune di Villa Basilica

Bonus spesa 2022 negli altri Comuni

Tra gli altri Comuni in cui il bonus spesa 2022 è ancora attivo, segnaliamo i seguenti:

Consigliamo comunque ai lettori interessati di verificare, sul sito del proprio Comune di residenza, eventuali bonus spesa 2022 in attesa di approvazione. Qualora infatti nel 2021 i buoni non siano stati distribuiti, è molto probabile che tale distribuzione parta a breve.

Bonus Vacanze 2022: proroga in arrivo? Ecco la verità!

Il bonus vacanze 2022 si farà?

Questa è una domanda che in molti si stanno facendo, anche per via del fatto che, stando ad un’ultima proposta, potrebbe venire prorogato nel 2022 senza dover presentare l’ISEE in corso di validità.

Questa sarebbe una bella notizia per tutti, anche perché per chi l’ha usato nel 2020 e nel 2021 ha dovuto presentare l’attestazione ISEE, come Riforma e Progresso può confermarti nel suo video Youtube.

Altro nodo riguardo al bonus vacanze, in caso di proroga per il 2022, è quella di garantire le stesse coperture e lo stesso importo come accaduto nei due anni precedenti.

Perché dovrà essere garantito o il rifinanziamento, cosa non accaduta per la versione del 2021, o almeno la riapertura a chi non l’ha ancora usufruito, come invece è accaduto nel 2021.

Ma lo vedremo meglio nel corso dell’articolo. Intanto facciamo un breve riassunto di questo bonus.

Bonus vacanze 2022: proroga in arrivo? Ecco la verità

Secondo varie indiscrezioni, sembra che il bonus Vacanze non sia finito il 31 dicembre 2021.

O meglio, da un punto di vista amministrativo sì, visto che la scadenza ordinaria era prevista il 31 dicembre 2021. Ma non da un punto di vista parlamentare, visto che la deputata del Movimento Cinque Stelle, Valentina Palmisano, vorrebbe il suo rinnovo anche per il 2022.

Il motivo è lampante. A causa dell’arrivo della variante Omicron, già prima dell’arrivo dell’ondata di fine dicembre molti hotel e resort hanno perso buona parte delle prenotazioni, tutte annullate per il timore di ritrovarsi a fine vacanza contagiati dal Covid.

Pertanto si teme di nuovo un crollo del settore, forse peggiore rispetto a quanto accaduto nel 2021, visto che ciò comprometterebbe irreparabilmente il settore.

Una proroga del bonus vacanze richiederebbe comunque un rifinanziamento, dato che il precedente costò alle casse dello Stato ben 2,4 miliardi di euro. E solo 800 milioni sono stati spesi.

Praticamente 2,357 miliardi di euro in più rispetto al Bonus Terme. Altrimenti varrà la regola, come già si pensa di fare per quest’ultimo bonus, di garantire l’accesso solo a chi non l’ha utilizzato né nel 2020, né nel 2021.

Bonus vacanze: ecco come funzionava nel 2021

Nel 2020 e nel 2021 il Bonus Vacanze permetteva uno sconto a tutte le famiglie numerose e con difficoltà economiche.

Ci tengo a precisare questo particolare perché in genere molti pensano che sia come il Bonus Terme, o viceversa. Purtroppo non è così.

Il Bonus Vacanze prevede intanto non un voucher digitale, ma un rimborso dell’80% sulla spesa complessiva, e un restante 20% come detrazione fiscale.

Diversamente, il bonus Terme prevede un voucher di 200 euro, ed è 100% credito rimborsabile. Niente detrazioni o sconti sulla fattura.

Pertanto, se richiedi il bonus Vacanze presso l’app IO, saprai già che, qualora tu voglia spendere ben 500 euro (quota massima di spesa rientrabile nel buono), riceverai 400 euro come rimborso, e 100 euro come detrazione fiscale sulla spesa.

Teoricamente ti tocca spendere in anticipo, anche se successivamente verrai rimborsato. Ovviamente, la stessa cifra era disposta secondo una specie di “punteggio”.

Bonus vacanze 2022: ecco a chi spetterebbe! Occhio all’ISEE!

Supponendo che la platea dei beneficiari rimanga la stessa anche nel 2022, qualora torni disponibile il bonus vacanze 2022 si potrà ricevere da una minima di 150 euro fino a 500 euro massimo di sconto.

Questo però dipende da due elementi:

  • la composizione del nucleo familiare,
  • il reddito dichiarato nell’attestazione ISEE.

Per esempio, se vuoi ottenere il massimo del punteggio, dovrai avere:

  • più di tre soggetti nello stesso nucleo familiare;
  • reddito inferiore a 40.000 euro.

Anche perché, sopra i 40.000 euro, non potrai avere diritto al bonus. Mentre se hai meno di tre soggetti, passa da 150 euro per un nucleo familiare con un solo soggetto fino a 300 euro per un nucleo con due soggetti.

Inoltre, il buono non si potrà utilizzare al di fuori di stabilimenti balneari o strutture ricettive, quali alberghi, resort e altro.

Dovranno aderire all’iniziativa, e permettere la lettura del codice QR che dovrai rilasciarli alla fine del soggiorno, in modo da procedere alla fatturazione.

Essendo un voucher digitale, non sarà cedibile a terzi, né si potrà acquistare da applicazioni esterne o da “furbetti” vari, come invece molti hanno creduto di fare.

Bonus Vacanze: ecco cosa cambia dal 2022

Nel caso in cui l’ordine del giorno della deputata M5S Valentina Palmisano diventasse realtà, e cioè con un decreto attuativo che comporti ad un rifinanziamento o anche al solo rinnovo del bonus, ci apriranno due scenari.

Il primo scenario è appunto quello del rifinanziamento, e quindi la possibilità di riutilizzarlo a luglio anche da parte di chi l’ha già ampiamente utilizzato tra estate 2020 o estate 2021.

Altrimenti scatta il secondo scenario, quello in cui, senza finanziamento, viene reso disponibile solo per chi non l’ha assolutamente utilizzato né nel 2020 né nel 2021.

Come scenario, è probabilmente quello che più ha possibilità di venire realizzato, visto che già il bonus Terme avrà questo destino.

Nella proposta originale in realtà doveva essere rinnovato a prescindere, con tanto di rifinanziamento, e anche inserito all’interno di un disegno ad hoc per poter garantire un supporto più robusto alla ripartenza del settore.

Tra i vari supporti, come racconta la stessa Francesca Ciani, è anche quello di reintrodurre la CIG per i lavoratori del settore turistico.

Bonus vacanze 2022: proroga come sostegno al turismo?

Una possibile proroga del bonus Vacanze, così come per quello termale, potrebbe per certi versi stimolare il pubblico ad andare di nuovo in vacanza, specie chi, causa variante Omicron, non se l’è sentita di tentare soggiorni o viaggi vari per non rischiare il contagio.

La nuova ondata Covid ha comportato ad un calo delle prenotazioni, e in mancati guadagni. Per non parlare del settore del ristoro o della ricezione (es. discoteche), i quali, a causa dell’ondata mastodontica di contagi, hanno dovuto sospendere anche il cenone di Capodanno, e chiudere l’attività durante le festività.

O, nel caso delle discoteche, dover chiudere a causa delle ultime ordinanze del Ministero della Salute.

Si parla di diversi miliardi in meno nell’indotto turistico, e ciò si tradurrà per il governo Draghi in ristori e CIG, qualora venisse attuato un decreto in favore loro.

Però è difficile che, all’interno di tutte queste manovre, possa venire accettato il Bonus Vacanze, visto anche gli effetti poco soddisfacenti che ha garantito.

Nonché i vari casi di furbetti che hanno sfruttato i social per vendere “falsi” Bonus Vacanze a chi, non avendo i requisiti reddituali necessari (cioè un ISEE inferiore a 40.000 euro), ha voluto tentare la strada della compravendita illegale.

Ottenendo nulla, se non un codice non processabile e anche il rischio della messa in accusa per falso materiale.

Bonus vacanze 2022: una proroga che sa di flop?

Il Bonus Vacanze potrebbe funzionare, in caso di proroga, se si ripetessero nel 2020 le medesime condizioni fortunate che ne hanno decretato il successo.

Quando venne introdotto nel 2020, l’ENIT (Agenzia Nazionale per il Turismo) ha confermato l’utilizzo del Bonus Vacanze da parte del 23% dei vacanzieri complessivi del periodo estivo e autunnale. Con solo il 14% delle persone che non l’aveva ancora richiesto.

Non male, no? Nell’anno 2020 sì, visto che già a settembre il 58% degli italiani aveva in programma un soggiorno vacanziero.

Purtroppo la fortuna non ha arriso il 2021. A seguito del rinnovo del bonus col Decreto Milleproroghe, è stato possibile per chi non l’aveva utilizzato in tempo (scadeva entro il 31 dicembre 2020) di riutilizzarlo nelle vacanze.

A fine agosto 2021 di quasi 1,9 milioni di richiedenti, era stato sfruttato solo da oltre un milione di persone. Ma a inizio anno erano solo 750mila persone. Cioè non ha bissato lo stesso successo dell’anno precedente.

Quindi da una parte ci sono ancora in ballo ben 800 mila richiedenti potenziali, qualora venisse prorogato nel 2022.

Altrimenti si parlerebbe di una perdita, visto che attualmente sono stati utilizzati ben 500 milioni di euro su ben 2,4 miliardi di euro, soldi stanziati dall’allora Governo Conte II.

Bonus Vacanze 2022: ecco cosa fare in caso di proroga

Il bonus vacanze 2022 potrebbe diventare realtà o rimanere quello che è tutt’ora: un buono scaduto. 

I dati appena citati purtroppo potrebbero inficiare un ritorno del Bonus vacanze, così come produrre un effetto contrario.

Da una parte abbiamo il rischio di fare un flop, visto il calo dei richiedenti tra il 2020 e il 2021.

Dall’altra c’è il timore che, in caso di assenza di rinnovo, i soldi già stanziati e che sono avanzati potrebbero andare perduti nei meandri della burocrazia italiana. E si parla di più di un miliardo di euro.

Probabilmente all’origine del flop c’è il fatto di avere disposto come requisito base l’attestazione reddituale dell’ISEE, documento che la sua “concorrente”, il Bonus Terme, non richiedeva. 

Col risultato di andare in sold out in poche ore, facendo quasi saltare il sito dell’Invitalia.

Potrebbe essere questa la soluzione? Un bonus senza ISEE? Difficile a dirsi, visto che un altro di questi è diventato invece “con ISEE”: il bonus Cultura

Inoltre la stessa Codacons aveva richiesto che venisse stabilito un limite ISEE anche per quello delle Terme, per sfavorire i richiedenti che non ne avrebbero diritto. Visto che un voucher di 200 euro senza limiti di reddito potrebbe favorire tutti meno chi ne ha veramente diritto, un po’ nello stile del bonus cashback.

E così temo che rimarrà anche per il Bonus Vacanze.

Scadenza decreto liquidità: rubinetti chiusi per le imprese?

Il decreto liquidità fu approvato, tra non pochi trionfalismi, all’inizio dell’estate 2020. Dopo essere stato approvato dal Senato in data 4 luglio 2020, fu inserito in Gazzetta Ufficiale pochi giorni dopo. L’iter del disegno si aprì l’8 aprile di due anni fa per concludersi con 156 voti favorevoli, 119 contrari e nessuna astensione.

Si tratta, di fatto, della seconda grande manovra concepita dal governo Conte bis – in carica al tempo – per far fronte alle conseguenze economiche della pandemia di coronavirus.

Il testo mise al centro le imprese. Il decreto liquidità cercò di snellire il processo di comunicazione tra imprese che necessitano aiuto economico e lo Stato, inserendo lo strumento autocertificazione al posto dell’istruttoria bancaria, la quale era in precedenza il canale privilegiato per mettere in collegamento imprenditoria e governo.

Il ddl presenta altre caratteristiche importanti che ora vedremo. Il decreto liquidità è recentemente tornato d’attualità poiché siamo entrati nell’ultimo semestre della sua vita – la scadenza è fissata al termine di giugno 2022 – e non sono poche le imprese che ne stanno richiedendo la proroga.

Decreto liquidità, una boccata d’ossigeno

Il decreto liquidità fu una misura salvifica, nel momento in cui venne approvato, per numerose aziende e imprese del tessuto economico italiano.

Il provvedimento stanziò immediatamente degli aiuti economici per degli attori che stavano soffrendo moltissimo il duro colpo della crisi economica che seguì, inevitabilmente, quella sanitaria causata dal coronavirus nel 2020, l’anno della prima grande ondata, caratterizzata dalla lunga quarantena che comportò le chiusure e il crollo dei consumi.

Fu un vero e proprio montante per una società che si regge esclusivamente sul consumo – e dovrebbe infatti probabilmente essere ripensata – da ko per molti.

Gli aiuti giunti all’imprenditoria grazie al decreto liquidità furono copiosi: parliamo di 400 miliardi di euro elargiti in maniera più snella rispetto al consueto, grazie all’importante accelerazione dovuta all’introduzione dell’autocertificazione di cui si è scritto.

Il monte dei finanziamenti fu suddiviso in due parti uguali: 200 miliardi vennero immediatamente destinati a piccole, medie e grandi imprese operanti in Italia, fornendo loro immediata liquidità per il mercato interno con la formula del prestito garantito.

Gli altri 200 miliardi vennero invece messi da parte, per così dire, e destinati esclusivamente all’export, dunque non disponibili per chiunque operi esclusivamente all’interno dei confini nazionali italiani.

In aggiunta a questo tesoretto, il governo andò a potenziare il Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese, strumento già esistente da prima dell’avvento della pandemia e dedicato a sostenere le imprese con numero di dipendenti inferiore a 500. Nel Fondo furono immessi 7 miliardi di euro aggiuntivi.

Il decreto liquidità giunse a poca distanza dal celebre Cura Italia, la prima misura che il governo propose come risposta all’allora imperversante crisi sanitario-economica, per sostenere i lavoratori messi maggiormente in difficoltà dalla pandemia e per i quali non fossero già previste misure come NASpI o cassa integrazione.

Prestiti aziendali autorizzati con decreto liquidità

Per quel che concerne i 200 miliardi di finanziamento alle aziende, vi erano – e vi sono ancora, dal momento che il ddl è ancora valido fino al termine del mese di giugno – diversi scaglioni di prestito. È possibile richiederne uno di importo fino a 30mila euro, maggiorato rispetto ai 25mila che erano previsti in prima bozza del decreto liquidità, senza alcuna valutazione di merito.

Lo Stato non verificherà l’andamento aziendale così come non porterà avanti accertamenti di natura economico-finanziaria sul credito. La garanzia coprirà in questo caso il 100% delle somme. È naturalmente necessario fare richiesta secondo le modalità indicate.

I prestiti di scaglione superiore possono avere un importo fino a 800mila euro e sono stati pensati per imprese che abbiano un giro d’affari più considerevole. La garanzia statale coprirà, in questo caso, fino al 90% dell’importo. Chi desideri ottenerne una pari al 100% delle somme dovrà ricorrere alla controgaranzia dei Confidi.

Chiaramente, parlando in questo caso di somme ben più importanti rispetto al tetto massimo visto in precedenza, il prestito sarà concesso soltanto dopo aver portato avanti un’accurata valutazione di merito.

Similmente allo scaglione precedente, il decreto liquidità contempla anche una galassia di prestiti con importo che può arrivare fino a 5 milioni di euro. Qui si tratta di una concessione garantita al massimo fino al 90% e concessa solo dopo accertamento e valutazione sulla tenuta dell’impresa, nonché previa verifica del danno subito in seguito alla pandemia.

Le realtà cui occorra un simile prestito sono tendenzialmente tutte solide e di successo per cui questo step si rivela spesso poco più di una formalità; lo Stato, ad ogni modo, vuole vederci chiaro prima di concedere in prestito una somma così ingente.

Il decreto liquidità nel concreto

Le garanzie statali sono previste per imprese di ogni dimensione, anche le più grandi, nel qual caso è Cassa Depositi e Prestiti, attraverso SACE Simest, a farsene carico.

I prestiti saranno concessi, nel concreto, da banche e istituti di credito cui lo Stato riconoscerà poi il rimborso secondo le garanzie di cui si è già scritto e alcune riservate a particolari tipologie di imprese, coperte dal governo fino al 70% in maniera garantita. 30 miliardi dei 200 destinati al mercato interno sono riservati a PMI.

Oltre all’istituzione dei prestiti, il decreto liquidità andava anche a chiarire e integrare alcune misure già autorizzate dal Cura Italia, ddl uscito in pieno lockdown 2020, come ad esempio la sospensione dei versamenti IVA, delle ritenute e i contributi per la primavera di due anni fa e la proroga della scadenza della Certificazione Unica 2020, relativa dunque al 2019.

Sono misure ormai superate ma che furono davvero importanti al tempo, in quanto il Cura Italia era frettoloso e impreciso in alcuni passaggi e richiedeva un aggiornamento. Esso arrivò grazie al decreto liquidità.

Ci saranno proroghe per il decreto liquidità?

L’aiuto portato dal decreto liquidità all’economia in affanno è stato tangibile, per molti, è dunque naturale che, dato il prolungarsi della crisi, si sia domandato al governo di prorogare in parallelo la misura. Richiesta comprensibile se mettiamo in conto anche l’aumento dei prezzi delle materie prime e i rincari sulle bollette che stanno caratterizzando questo inverno. A muoversi, con clamore, è stata Confagricoltura.

Com’è stato rimbalzato da più fonti nel corso di queste ferie invernali, l’associazione ha voluto portare l’attenzione sulla scadenza del decreto liquidità, a metà anno, chiedendo che fosse portata al 31 dicembre. L’allungamento dei finanziamenti è necessario, a detta di Confagricoltura, per consentire a tutte le aziende agricole in difficoltà di fare fronte ai propri impegni

Nell’agricoltura non sono poche le realtà poco strutturate e formate in merito alla gestione finanziaria e il monito dell’associazione di categoria si deve a questo.

Naturalmente è auspicabile che lo Stato aiuti le sue imprese ma occorrerebbe anche verificare che poi i lavoratori beneficiassero in qualche modo di questi ausili, perché ci troviamo in un Paese ove si affiancano spesso gli imprenditori ma poi, molto spesso, all’impiegato torna in tasca ben poco.

Decreto liquidità e Milleproroghe

Com’è ormai vero e proprio rituale della politica italiana, anche lo scorso anno, al termine di dicembre, accanto alla Legge di Bilancio, è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il cosiddetto Milleproroghe, ovvero il decreto pensato ad hoc per posticipare ogni imminente scadenza legislativa, indipendentemente dall’ambito che essa riguardi.

Nel decreto-minestrone sono finite numerose norme approvate in stato di emergenza, come la possibilità di assumere sanitari in pensione e numerose norme secondarie contenute nel decreto Rilancio.

Tutte le decisioni prese per agevolare il lavoro della giustizia durante questi tempi di crisi, come ad esempio la possibilità di partecipare ad alcuni processi da remoto e di depositare atti per via telematica, anch’esse contenute nel dl Rilancio, sono state mantenute. Per quanto riguarda il decreto liquidità, nel Milleproroghe non sarebbe contenuta nessuna nota di aggiornamento, neppure sulla sua scadenza.

Il condizionale resta comunque naturalmente d’obbligo in quanto la stampa e i media non hanno potuto leggere il testo nella sua interezza e dunque potrebbe semplicemente essere sfuggito loro. Il Milleproroghe, ad ogni modo, deve ancora superare l’esame del Parlamento e alcune desisioni potrebbero cambiare rispetto al quadro che abbiamo ora.

Il golden power

A quanto è trapelato sarà invece prorogata la possibilità di avvalersi del discusso golden power, ovvero quella serie di poteri speciali che il governo può garantirsi per tutelare l’interesse nazionale in merito alle vicende che coinvolgano società, pubbliche o private, operanti in settori giudicati di assoluta importanza strategica dall’esecutivo.

La norma sul golden power, spesso attaccata in quanto foriera secondo alcuni di principi antidemocratici, fu messa per iscritto proprio all’interno del decreto liquidità.

In realtà il concetto di golden power risale al 2012, quando fu necessario riadattare l’ordinamento nazionale italiano a quello comunitario europeo. Prima delle esigenze legate alla pandemia, fu rispolverato nel 2019, quando venne esteso e potenziato per renderlo una sorta di arbitro sul settore delle telecomunicazioni e nuove tecnologie, principalmente quella legata al 5G.

Il decreto liquidità ha allargato ancora il campo d’azione e applicativo del golden power. La norma resta all’interno dei confini imposti dal quadro europeo ma ora è applicabile per energia, trasporti, acqua, salute, comunicazioni, media, trattamento o archiviazione di dati, infrastrutture aerospaziali, di difesa, elettorali o finanziarie, intelligenza artificiale, robotica, cybersicurezza, nano e biotecnologie, libertà e pluralismo dei media.

Ftse Mib: rimbalzo in arrivo. STM, ENI e Saipem, che fare?

0

Di seguito riportiamo l’intervista realizzata ad Alessandro Cocco, CEO di Unicron Associates, al quale abbiamo rivolto alcune domande sull’indice Ftse Mib e su diverse blue chips.

Il Ftse Mib ha accusato una rapida correzione dopo aver allungato il passo oltre i 28.000 punti. E’ la fine del rialzo o è presto per dirlo?

Il Ftse Mib in queste prime giornate del 2022 ha aggiornati i top di periodo, toccando i 28.212 punti nell’intraday del 5 gennaio.

Da questo livello l’indice è sceso al di sotto dei precedenti massimi segnati poco sotto i 28.000 punti, arrivando a segnare un minimo venerdì a ridosso dei 27.450 punti, con successivo rimbalzo poco sopra i 27.600 in chiusura di ottava.

Sarà importante ora la tenuta di area 27.450 per poter confidare in un recupero del Ftse Mib verso i top di area 28.200.

Al superamento di questo ostacolo si potrà assistere ad un allungo verso quota 28.800 punti.

Al ribasso occhio alla tenuta di 27.450 punti, sotto cui il Ftse Mib scenderà verso i 27.200 punti prima e i 27.050/27.000 punti in seguito.

Molto importante sarà la tenuta di quest’ultimo sostegno, per evitare un approfondimento ribassista che spingerà l’indice fino ad area 26.400.

La mia idea è che il Ftse Mib nel breve possa recuperare nuovamente verso i top di periodo in area 28.200, dove si potranno aprire posizioni long per puntare ai 28.800 punti in prima battuta.     

Il trend rialzista è già stato violato a livello di trendline, ma fino a quando il Ftse Mib si manterrà sopra il supporto di area 27.450 avrà tutte le carte in regola per recuperare verso i top dei 28.200 punti.

ENI e Saipem sono saliti in controtendenza in chiusura di settimana. Cosa può dirci di questi due titoli?

ENI si trova a ridosso dei massimi di periodo in area 12,83/12,84 euro, superati i quali potrà puntare ad area 13,5 euro.

Mi viene difficile pensare per ora a dei rialzi oltre questo livello, mentre al ribasso segnalo il supporto dei 12,5 euro, la cui rottura farà scendere ENI verso i 12,17 euro prima e in seguito fino agli 11,5 euro, dove il titolo ha disegnato un doppio minimo.

Saipem ha rimbalzato dopo aver toccato quota 1,7 euro e presenta un trend rialzista ben definito.Il titolo è salito abbastanza e ha recuperato le perdite accusate a novembre e fino a metà dicembre.

Ora Saipem deve fare i conti con la resistenza a 2 euro, rotta la quale avrà spazio per salire fino ad area 2 euro.

Al ribasso il primo supporto da monitorare è a 1,9 euro, perso il quale il titolo potrà arretrare verso 1,8 euro prima e 1,7 euro in seguito.

Enel è tornato sotto quota 7 euro che aveva scavalcato nelle ultime giornate. Quali le attese nel breve?

Enel ora trova un primo supporto a 6,8 euro, sotto cui l’attenzione andrà rivolta al sostegno a 6,675 euro che da ottobre ad oggi è stato prima violato al ribasso per poi essere riconquistato.

Con la tenuta dei 6,8 euro Enel dovrebbe rimbalzare in direzione di area 7,2 euro prima e dei 7,6 euro in seguito, mentre sotto i 6,8 euro si tornerà sui minimi di periodo intorno ai 6,5 euro.

STM ha brillato in chiusura di settimana sulla scia di alcuni dati positivi. C’à ancora spazio al rialzo per questo titolo?

Il movimento vissuto ieri da STM è senza dubbio significativo, ma è stato già visto in altre occasioni in cui i corsi sono stati poi respinti verso il basso.

Per inviare un segnale più convincente, STM dovrà spingersi oltre i top dell’1 dicembre a 45 euro, violato i quali potrà testare i top del 22 novembre a 46,33 euro. 

Una volta superato questo massimo il titolo potrà puntare ai 48,5/49 euro, mentre una violazione al ribasso dei 44 euro aprirà le porte ad una discesa verso i 42,22 euro e i 40,3 euro. 

Bonus rubinetti: credito d’imposta fino al 2023! Per chi?

Con l’anno nuovo arrivano anche altre novità da parte del Governo italiano, il quale ha deciso di inserire all’interno della nuova Manovra finanziaria 2022 anche una serie di misure e di agevolazioni, disposte in favore di alcune categorie di cittadini. 

Si tratta, in molti casi, di proroghe ed estensioni di aiuti e di contributi che sono stati già approvati in precedenza sia dalla squadra dell’esecutivo precedentemente guidata dall’ormai ex premier Giuseppe Conte, che quelle legate al nuovo Presidente del Consiglio, l’ex banchiere di Banca Centrale Europea Mario Draghi.

Tra questi bonus, molti dei quali accessibili sulla base del valore ISEE di riferimento di ciascun nucleo familiare, vi è anche il bonus idrico, elaborato da parte dell’esecutivo per poter continuare a fronteggiare la situazione economica particolarmente danneggiata a causa dell’esplosione dei contagi da Coronavirus e la relativa diffusione su tutto il territorio nazionale.

A questo proposito, il bonus rubinetti ha ottenuto grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della nuova Legge di Bilancio 2022 un’ulteriore proroga dell’agevolazione, la quale sarà effettivamente accessibile da parte dei cittadini che risiedono in Italia fino alla data del 31 dicembre dell’anno 2023.

Tuttavia, come spesso accade per poter accedere alle misure economiche e ai sostegni predisposti da parte della squadra dell’esecutivo diventa necessario riuscire ad assicurarsi di essere in possesso di tutte le condizioni di accesso considerate obbligatorie.

In tal senso, all’interno del seguente articolo, saranno effettivamente riepilogate tutte le caratteristiche e le peculiarità che contraddistinguono il cosiddetto bonus idrico. In questo modo, sarà anche possibile comprendere quali saranno i cittadini che potranno continuare a beneficiare di tale agevolazione economica fino al 31 dicembre 2023.

Bonus acqua potabile 2022: tutte le novità della Legge di Bilancio 2022

In seguito alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e dunque dell’entrata in vigore della recente Legge di Bilancio 2022, ovvero la legge numero 234 del 30 dicembre dello scorso anno, il Governo italiano attualmente guidato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, ha provveduto alla formulazione di una serie di nuovi sostegni economici.

Tra le varie misure urgenti aventi come obiettivo quello di riuscire a garantire un miglioramento della situazione economica e sociale, in seguito all’esplosione dei contagi da Coronavirus, vi è sicuramente quella legata alla proroga del cosiddetto bonus acqua potabile, noto a tutti con il nome di bonus idrico o anche bonus rubinetti.

In questo senso, effettivamente, è proprio grazie alla effettiva introduzione della nuova Manovra finanziaria 2022 che la squadra dell’esecutivo ha provveduto anche a prorogare ulteriormente il bonus acqua potabile, il quale era prossimo alla scadenza, fissata nella giornata del 31 dicembre dello scorso anno.

Dunque, proprio in seguito alla decisione della squadra dell’esecutivo di Mario Draghi, il bonus idrico offrirà la possibilità di accedere al sostegno economico non soltanto fino al 2022 ma anche per il prossimo anno 2023. In tal senso, i fondi previsti per l’anno prossimo raggiungeranno i 1,5 milioni di euro.

Le caratteristiche del bonus acqua potabile 2022  

Il bonus acqua potabile che potrà essere richiesto ed ottenuto sia durante l’intero anno in corso che anche durante il 2023, consentirà quindi ai cittadini di poter richiedere un’agevolazione che si presenterà sotto forma di credito d’imposta.

Tale credito di imposta assumerà in effetti l’importo prendendo come riferimento l’ammontare complessivo delle spese che i richiedenti cittadini dimostreranno di avere effettivamente sostenuto durante l’intero anno precedente, purché queste si riferiscono all’acquisto nonché all’installazione di sistemi di filtraggio dell’acqua.

L’obiettivo quindi è da un lato quello di riuscire a supportare maggiormente le spese dei cittadini italiani durante la situazione emergenziale del Coronavirus, mentre dall’altro è anche quello di andare ad incentivare l’acquisto e l’utilizzo di sistemi che consentano un migliore efficientamento energetico.

Si tratta, dunque, nello specifico dell’acquisto di sistemi di filtraggio, ma anche di sistemi di mineralizzazione oppure di raffreddamento o anche di addizione di anidride carbonica alimentare.

Come funziona il bonus acqua potabile e chi sono i beneficiari 

Dunque, sulla base di quanto disposto anche all’interno della recente Legge di Bilancio 2022, il bonus rubinetti si configura come la possibilità di accedere ad un credito di imposta dal valore del 50 per cento rispetto alla spese complessiva effettuata da parte del cittadino, per un limite massimo di spesa pari a mille euro.

Questo credito di imposta potrà quindi essere utilizzato direttamente in compensazione attraverso l’F24 oppure inserito in dichiarazione dei redditi per le persone fisiche.

In tal senso, avranno la possibilità di accedere al bonus sia le persone fisiche che i cittadini soggetti che esercitano attività di professioni, arti o d’impresa, così come anche enti non commerciali, enti religiosi e terzo settore.