Quanto prenderò di pensione con 40 anni di contributi? Ecco come si calcola l’assegno INPS

Quanto prendo con 40 anni di contributi? Quanto si prende in meno con la pensione rispetto allo stipendio?Quanto prenderò di pensione tra età e contributi?

Arrivare a 40 anni di contributi senza conoscere l’importo della pensione non è certamente gratificante. Dopo una vita di sacrifici, rinunce e mancanze ci si aspetta di ricevere una pensione adeguata alle aspettative. La differenza tra i lavoratori che rientrano nelle vecchie “regole” e la categoria dei nuovi lavoratori è molto sostanziosa. 

È, importante, sapere che i lavoratori che appartengono alle categorie di lavoro, privato, autonomo o pubblico sono condizionati dalla presenza di un’anzianità contributiva maturata nel periodo temporale al 31 dicembre 1995. Questo, perché, sussistono tre diversi metodi di calcolo per la pensione. Per questo motivo, l’INPS tiene conto di diverse condizioni contributive, tra cui:

  • la presenza di un’anzianità non inferiore a diciotto anni al 31 dicembre 1995, porta al calcolo dell’assegno pensione liquidato attraverso il sistema retributivo. In altre parole, viene applicato il sistema retributivo sul numero di contributi perfezionati alla data del 31 dicembre 2011. A seguire viene applicato si sistema contributivo;
  • la presenza di un’anzianità registrata sotto il limite massimo di 18 anni, porta al calcolo dell’assegno pensione liquidato attraverso il sistema misto. Ciò significa che il lavoratore vedrò applicato il metodo retributivo sulla contribuzione maturata al 31 dicembre 1995. A seguire viene applicato il sistema contributivo. 
  • L’assenza di un’anzianità al 31 dicembre 1995, porta al calcolo dell’assegno pensione liquidato attraverso il sistema contributivo. 

In questo contesto, viene sottolineato la presenza di un sistema retributivo ancorato alla rilevazione della retribuzione pensionabile, prodotta attraverso la media reddituale accreditata nell’ultimo periodo legato alla carriera lavorativa. Per questo motivo, l’assegno pensione deriva da una percentuale molto favorevole e alta rispetto al sistema contributivo. 

Condizioni che portano alla possibilità di ricevere una pensione nella misura del 2% applicata sul reddito pensionabile accresciuto proporzionalmente alla contribuzione effettiva fino a un limite di 40 anni.

Tenendo conto di questa stima, si comprende benissimo che un lavoratore con un’anzianità contributiva minima di 35 anni ottiene una pensione calcolata nella misura del 70% del reddito pensionabile. In altre parole, l’INPS per il calcolo della pensione tiene conto di quel valore che si traduce nell’assegno.

Lo stesso non si può affermare per il sistema contributivo. In questo caso, l’assegno pensione viene liquidato sulla base della contribuzione effettiva nella misura del 33% (lavoratori dipendenti), secondo la rivalutazione del PIL. 

L’assegno pensione contributiva viene prodotta dalla somma dei versamenti a cui viene legato il coefficiente di trasformazione strettamente connesso all’aspettativa di vita. 

In pensione con 40 anni di contributi quanto si prende e quale sistema di calcolo 

Tutti coloro che hanno perfezionato una contribuzione non inferiore a 41 – 42 anni e 10 mesi di anzianità possono tranquillamente collocarsi in riposo, senza maturare l’età pensionabile. In alternative, esistono delle diverse formule anticipate che permettono di anticipare il pensionamento. Si tratta di scegliere se aspettare il raggiungimento dell’età pensionabile, quindi i requisiti ordinari per la pensione di vecchiaia, oppure anticipare l’uscita dal lavoro. 

Ad oggi, esistono diverse prestazioni economiche previdenziali che permettono di ancorarsi a un percorso anticipato di pensionamento. Parliamo della possibilità di collocarsi a riposo a 64 anni, se risultano maturati almeno 38 anni di versamenti. Una formula famosa non per la scadenza fissata al 31 dicembre 2022, ma perché si tratta della misura Quota 102.

E, ancora, della possibilità di anticipare l’uscita a 58 o 59, se è presente una contribuzione minima di 35 anni. C’è da dire che quest’ultima formula più conosciuta come Opzione donna è stata riservata esclusivamente per le lavoratrici (dipendenti o autonome). 

Poi, esiste anche la possibilità di ancorarsi a uno scivolo che funge da prepensionamento. In questo caso, se sussistono le condizioni disposte dalla normativa è possibile riceve un assegno del valore fino a 1.500 fino al raggiungimento dell’età pensionabile. Non parliamo di uno scivolo aziendale, ma bensì di Stato.

In quanto, l’anticipo pensionistico Ape sociale è nato per tutelare diverse categorie di lavoratori, per questo viene garantito dallo Stato italiano. In tutto questo, esistono due quote da rispettare. Per abbracciare questa formula di prepensionamento è necessario avere 63 anni e aver maturato un’anzianità pari a 30, 32 o 36 anni contributivi, subordinati alla categoria di lavoro. 

40 anni di contributi con un assegno da circa 1.000 a 1.800 euro 

Prendendo in considerazione le indicazioni sui parametri di calcolo riportate nel primo paragrafo, possiamo formulare vari esempi, quali:

Marco ha raggiunto 64 anni con un’anzianità contributiva commisurata a 40 anni di versamento. La remunerazione annua si aggira intorno a 35.000 euro. Per sapere l’importo dell’assegno pensione liquidato dall’INPS bisogna considerare i tre sistema di calcolo, ovvero, retributivo, contributivo e misto. 

Per rilevare la contribuzione appartenente al sistema retributivo occorre prendere in riferimento l’anzianità contributiva maturata fino alla data del 31 dicembre 1995. Per cui, se sussistono un minimo di 18 anni viene applicata la regola fino alla data del 31 dicembre 2011

Esiste, poi, un’altra parte di versamenti da considerare che viene incorporata nel sistema contributivo. Parliamo della contribuzione maturata a far data dal 1° gennaio 1996 e, ancora, per coloro che rientrano nelle norme di cui sopra, con decorrenza dal 1° gennaio 2012. 

Addizionando questi due parametri otterremo il valore della pensione su base annua.

Il vantaggio del sistema retributivo è quello di tener conto della carriera lavorativa a cui attribuisce una misura del 2% su base annuale. 

Le regole del sistema contributivo contengono più paletti, in quanto non viene considerata la carriera lavorativa, ma il cumulo dei versamenti con decorrenza dal 1° gennaio 1996. In media un lavoratore accantona nelle casse INPS una misura del 33% della remunerazione annuale. 

Il montante contributivo rappresenta la base di calcolo della pensione, a cui viene applicato il coefficiente di trasformazione. Allacciandoci all’esempio di cui sopra, bisogna prendere in considerazione un coefficiente nella misura al 5,060% applicato sull’intero montante contributivo.

In sintesi, un lavoratore che ha raggiunto 64 anni di età, percependo una remunerazione annua del valore di circa 35.000 euro, in presenza di 40 anni di versamenti, riceve una pensione del valore poco più di 1.500 euro (netto) mensili. Un taglio di circa 300 euro, se viene considerato che lo stipendio medio percepito corrisponde al valore di 1.800 euro mensili

La variazione di tali elementi porta a ridurre drasticamente l’importo dell’assegno pensione. 

Per questo motivo, si consiglia di consultare un esperto previdenziale valutando i possibili benefici di un’uscita anticipata. Anche, perché l’attesa ruota su un periodo temporale di tre anni. La scelta migliore per collocarsi in pensione con un mensile più alto, potrebbe essere quella di attendere il raggiungimento dell’età pensionabile, ovvero i 67 anni

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