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Piazza Affari: brutto sell-off su questo titolo. I motivi

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Cala il sipario su una seduta da incubo per Maire Tecnimont che ha dovuto fare i conti con un brutto sell-off.

Maire Tecnimont crolla con volumi boom

Il titolo, reduce da tre sessioni consecutive in rialzo, dopo aver chiuso quella di ieri con un progresso dello 0,26%, oggi è stato travolto dalle vendite.

A fine giornata, infatti, Maire si è fermato a 7,19 euro, con un affondo del 6,14% e volumi di scambio esplosivi, visto che sono passate di mano oltre 4,8 milioni di azioni contro la media degli ultimi 30 giorni pari a 1,3 milioni.

Maire: collocato lo 0,7% delle azioni

Maire è crollato a Piazza Affari dopo che ha comunicato di aver collocato tramite una procedura di accelerated book building, 2,3 milioni di azioni azioni ordinarie, corrispondenti allo 0,7% circa del numero complessivo di azioni, ad un prezzo pari a 7,28 euro ciascuna e a uno sconto del 5% rispetto alla chiusura di ieri.

Il collocamento è effettuato dai beneficiari del piano di incentivazione di lungo termine nella misura necessaria per la liquidazione degli oneri fiscali, il cosiddetto sell-to-cover.

I beneficiari del piano di incentivazione di lungo termine hanno assunto un impegno di lock-up sulle azioni residuate dal collocamento, circa 2,6 milioni, per un periodo di 90 giorni.

La scelta della procedura di accelerated book building è legata alla liquidità del titolo e alle dimensioni del collocamento.

Maire Tecnimont: il commento di Equita SIM

Equita SIM ricorda che lo scorso 12 aprile, Maire aveva comunicato di aver completato il buyback da 6,35 milioni di azioni a supporto del piano di incentivazione a lungo termine e del primo ciclo del piano di azionariato diffuso.

Il buyback e l’accelerated book building non implicano un cambio rilevante (diluzione) del numero di azioni post completamento di tutte le operazioni di incentivazione del personale.

Confermata la view positiva su Maire che secondo Equita SIM merita una raccomandazione “buy”, con un prezzo obiettivo a 8,2 euro.

Maire Tecnimont bocciato da Mediobanca Research

A pesare sull’andamento odierno del titolo è stata intanto anche la decisione di Mediobanca Research, che ha riservato una bocciatura a Maire.

La strategia è stata rivista da “outperform” a “neutral”, a fronte di un target price alzato di circa il 10% a 8 euro.

Quest’ultima mossa riflette una rivisitazione verso l’alto delle stime sulla scia di un primo trimestre migliore delle aspettative.

Gli analisti di Mediobanca Research vedono in ogni caso un potenziale di upside contenuto, dal momento che il titolo Maire ha visto raddoppiare le quotazioni dall’annuncio a ottobre scorso del contratto Hail&Ghasha, il più grande nella storia della società.

Secondo gli esperti, il prezzo del titolo attualmente implica un tasso di crescita annuo a una singola cifra media nei prossimi 10 anni, che ritengono rappresenti una valutazione equa, motivo per cui il rating è stato ridotto a “neutral”.

Face boarding: come funziona il servizio per salire in aereo mostrando il volto

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L’aeroporto Linate di Milano è la prima struttura europea ad attivare il face boarding, il servizio che consente di salire in aereo mostrando solo il volto. Vediamo come funziona, in che modo si deve ‘attivare’ e per quali compagnie è disponibile.

Face boarding: ecco come funziona il nuovo servizio

Dopo più di tre anni di sperimentazione, il face boarding è attivo presso l’aeroporto Linate di Milano. Si tratta di uno scanner che utilizza un sistema biometrico (realizzato da Sea con Thales e Dormakaba) per riconoscere il volto dei passeggeri, evitando così le lunghe file che si creano per mostrare passaporti o carte d’identità ai controlli. In questo modo, specialmente nei periodi di maggiore affluenza, si andrà ad agevolare sia i viaggiatori che i dipendenti delle compagnie aeree.

Quanti desiderano utilizzare il face boarding non devono fare altro che registrarsi nei punti dedicati sparsi nello scalo aeroportuale, oppure tramite un’applicazione che sarà disponibile dal mese di giugno 2024. Gli esperti hanno spiegato:

Affinché il procedimento vada a buon fine, è possibile effettuare la registrazione non appena si è in possesso della propria carta di imbarco a partire da una settimana prima del volo e fino a 30 minuti prima della partenza schedulata del volo stesso.

Il face boarding funziona ovunque, dai tornelli di accesso all’area controlli al gate per l’imbarco. Non solo, i passeggeri potranno scegliere se utilizzarlo per un singolo volo o fare una registrazione annuale, oppure continuare ad usare i metodi tradizionali. E’ bene sottolineare che il servizio è stato sviluppato con il sostegno della Polizia di Stato e l’Enac e garantisce la totale privacy dei dati dei viaggiatori. A poterlo utilizzare sono tutte le compagnie aeree, Ita Airways e SAS le prime ad aderire al progetto. Giuseppe Sala, sindaco di Milano, ha dichiarato:

Il face boarding è un’ottima innovazione che permetterà ai viaggiatori e ai cittadini milanesi di risparmiare tempo, evitare code e file. Come è stato spiegato anche rispetto alla privacy si fa tutto per bene, e anche le immagini che lasciamo vengono distrutte e trasformate in codici cifrati che ci permettono di accedere in aeroporto.

Cosa serve per fare il check-in in aeroporto?

Per fare il check-in aeroporto servono la carta d’imbarco, la carta d’identità o il passaporto e, se richiesto dal Paese destinazione, il visto d’ingresso.

Quando si fa il check-in online si va direttamente al gate?

Quando si fa il check-in online, dopo essere passati per i controlli di sicurezza che sono obbligatori per tutti, si va direttamente al gate.

Cosa fare in aeroporto se ho già fatto il check-in online?

Se avete fatto il check-in online, appena arrivate in aeroporto potete andare direttamente ai controlli di sicurezza e poi dirigervi verso il gate a voi riservato.

Eurovision 2024, ecco i nomi dei 10 finalisti che si giocano il premio finale

Il 7 maggio 2024 è iniziata la 68° edizione dell’Eurovision Song Contest e mentre la nostra rappresentate Angelina Mango entra in gara direttamente in finale, 5 Paesi sono stati eliminati.

Tra i 36 partecipanti all’evento, solo 26 arrivano alla finale. Tra questi ci sono i 6 paesi qualificati di diritto: Italia, Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e Svezia.
Ma chi sono i finalisti di questa edizione?

I 10 finalisti all’Eurovision 2024: nomi e Paesi che rappresentano

Martedì 7 maggio si sono esibiti i primi semifinalisti e senza contare i paesi qualificati di diritto. Ecco chi sono i 10 finalisti dell’Eurovision Song Contest 2024:

  • Cipro: Silia Kapsis con “Liar”
  • Croazia: Baby Lasagna con “Rim Tim Tagi Dim”
  • Finlandia: Windows95man con “No Rules!”
  • Irlanda: Bambie Thug con “Doomsday Blue”
  • Lituania: Silvester Belt con “Luktelk”
  • Lussemburgo: Tali con “Fighter”
  • Portogallo: Iolanda con “Grito”
  • Serbia: Teya Dora con “RAMONDA”
  • Slovenia: Raiven con “Veronika”
  • Ucraina: Alyona alyona & Jerry Heil con “Teresa & Maria”

Quando e dove guardare la finale dell’Eurovision

Mentre le due semifinali sono trasmesse il 7 e 9 maggio in prima serata su Rai2, è possibile vedere l’esibizione della nostra Angelina Mango, una dei favoriti dell’Eurovision, durante la finale che va in onda l’11 maggio su Rai1.

È possibile seguire la trasmissione anche su RaiPlay e su eurovision.tv in lingua originale e senza commento.

Un altro mezzo ufficiale dell’evento è Rai Radio 2 che trasmette le due semifinali e la finale sul canale 202 del digitale terrestre e tivùsat.

L’Eurovision arriva anche sui social. Infatti, Tik Tok è di nuovo l’Official Entertainment Partner. Sul social sono disponibili contenuti esclusivi, approfondimenti e backstage.

Chiara Ferragni diventa attrice? Cosa sappiamo sulla nuova carriera dell’influencer

Dopo aver visto crollare la sua carriera da imprenditrice e influencer, Chiara Ferragni potrebbe reinventarsi attrice. Secondo voci di corridoio piuttosto insistenti, l’ex moglie di Fedez sarebbe stata ingaggiata per un film molto importante, con un ruolo da co-protagonista. Ecco cosa dice in merito il produttore della pellicola.

Chiara Ferragni diventa attrice? Ecco in quale film la vedremo

Da dicembre 2023 si fa un gran parlare di Chiara Ferragni, per motivi tutt’altro che lodevoli. L’imprenditrice è attualmente indagata per truffa, a causa della finta beneficenza legata al pandoro Balocco, alle uova di Pasqua Dolce Preziosi e ad altre collaborazioni. Nelle ultime ore, però, è uscita una notizia che vede l’ex moglie di Fedez reinventarsi come attrice. Possibile che sia stata scelta come co-protagonista del film Maserati – A Racing Life?

A rispondere alla domanda, dopo aver assistito al chiacchiericcio sempre più insistente, è stato il produttore della pellicola Andrea Iervolino, Ceo della casa di produzione Iervolino & Lady Bacardi Entertainment (Ilbe). Intervistato dal Corriere della Sera non ha confermato, ma nemmeno smentito le news che circolano sulla Ferragni. Ha dichiarato:

Se Chiara sarà nel film si saprà a breve. Comunque è in modo indiscusso la numero uno delle imprenditrici digitali e ci rappresenta in tutto il mondo. (…) Chiara ha tutte le caratteristiche per bissare nel cinema il successo che ha avuto come imprenditrice digitale. I brand che la scaricano sbagliano.

Il film in cui la Ferragni potrebbe debuttare come attrice racconta la storia di Alfieri, Ettore ed Ernesto, i tre fondatori del marchio Maserati. La Ilbe, è bene sottolinearlo, è la stessa casa che ha prodotto le pellicole su Lamborghini e Ferrari.

Chiara Ferragni “volto di attrice internazionale”: parola di Andrea Iervolino

Andrea Iervolino non ha né confermato, né tantomeno smentito l’ingaggio di Chiara Ferragni come attrice di Maserati – A Racing Life?, ma la sua risposta al Corriere della Sera è ambigua. Non solo, il Ceo di Ilbe ha anche definito l’imprenditrice come “un volto di attrice internazionale. Non le mancano le qualità per diventarlo“. Ha dichiarato:

Essendo un produttore di film italiani internazionali, e quindi distribuiti in tutto in mondo, credo che Chiara potrebbe aiutare la diffusione del prodotto. (…) Nel nostro film c’è un solo ruolo femminile importante e se dovesse avere una parte sarebbe solo quella della protagonista, quindi non la moglie di uno dei fratelli Maserati.

Le riprese del film inizieranno in estate e andranno avanti fino all’autunno, probabilmente a Modena. Considerando queste tempistiche, se la Ferragni dovesse davvero essere stata scelta come attrice a breve dovrebbe esserci l’annuncio ufficiale. In ogni modo, Iervolino ha sottolineato che gli farebbe piacere averla nel cast.

Chi è Maurizio Aiello: vita privata e curiosità sull’attore napoletano

Conosciuto soprattutto per il personaggio di Alberto Palladini nella soap opera Un posto al sole, Maurizio Aiello vanta una carriera che in pochi conoscono. Vediamo chi è, ripercorrendo la sua vita, sia professionale che privata.

Maurizio Aiello: chi è l’attore di Un posto al sole

Classe 1969, Maurizio Aiello è nato l’11 dicembre a Vico Equense, in provincia di Napoli, sotto il segno zodiacale del Sagittario. Appassionato di recitazione fin da bambino, dopo il diploma si è trasferito a Milano per inseguire il sogno di diventare attore. Ha iniziato a seguire i corsi di Susan Strasberg e, nel frattempo, ha mosso i primi passi come modello e volto dei fotoromanzi.

Il debutto a teatro è datato 1990, quando è stato scelto per lo spettacolo Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello diretto da Franco Zeffirelli. Il primo ruolo al cinema è arrivato nel 1993, nel film Le donne non vogliono più, mentre in tv è approdato nel 1995, con il ruolo di Antonio Ragusa all’interno di La piovra 7 – Indagine sulla morte del commissario Cattani. Successivamente, Maurizio è entrato anche nel cast de Il Maresciallo Rocca, conquistando il premio Oscar dei Giovani.

Il successo vero e proprio è arrivato nel 1996, quando Aiello è stato scelto per il ruolo di Alberto Palladini in Un posto al sole. E’ rimasto nella soap opera partenopea fino al 2002, poi si è allontanato e vi è ritornato nel 2012 per non lasciarla più. Nel frattempo, Maurizio ha recitato anche in altri titoli di successo, come: Stregati dalla Luna, Natale in crociera, Anita – Una vita per Garibaldi, Gioco di Specchi, Sospetti, Amanti e segreti, Pompei ed Era mio fratello. Nel 2009 ha partecipato come concorrente alla quinta edizione di Ballando con le Stelle.

La vita privata di Maurizio Aiello: moglie e figli

Per quanto riguarda la vita privata, Maurizio Aiello è sposato con Ilaria Carloni, che lavora come avvocato in un noto studio legale molto importante. Si sono conosciuti nel 2000 e si sono giurati amore eterno dieci anni dopo. Hanno messo al mondo due figli, Ludovica e Matteo. Ospite di C’è Tempo Per… su Rai1, la donna ha raccontato:

Ci siamo goduti la vita, poi siamo arrivati pronti al matrimonio, a volte non si è pronti per i sacrifici che i figli comportano, quindi si arriva impreparati e le famiglie tendono a sfasciarsi. Bisogna arrivare pieni, aver goduto della libertà, e noi ci siamo goduti la vita e quando è arrivata la fase del matrimonio e dei figli eravamo ben pronti ad affrontare questa fase. (…) È un bravissimo padre di famiglia e un ottimo marito, pensa molto alla famiglia, si dedica al lavoro ma in funzione della famiglia.

Marito e moglie si occupano insieme di I’M MAGAZINE, una rivista bimestrale realizzata con il patrocinio della Regione, della Provincia e del Comune di Napoli e distribuita gratuitamente nei ristoranti e negli hotel della Campania. Maurizio, Ilaria e i loro due figli vivono in una bellissima casa con vista mare.

Android 15 in arrivo: i cellulari compatibili col nuovo sistema operativo

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Il 2024 avanza, e con esso sta arrivando un ennesimo sistema operativo per la piattaforma mobile più diffusa tra il pubblico. Si staglia all’orizzonte il nuovissimo Android 15, e inizia già la corsa ad avere uno smartphone compatibile con l’aggiornamento: ecco la lista finora diffusa dei modelli che riceveranno questo upgrade.

Tutti i Samsung compatibili con Android 15

Il marchio su cui più si attende l’aggiornamento è sicuramente Samsung, che lo riceverà sotto forma di One UI 7.0 basata su Android 15. I cellulari sicuramente compatibili daranno quelli usciti all’incirca negli ultimi due anni e mezzo. Questa la lista dei principali:

  • La linea Samsung Galaxy S24 (S24, S24+ e S24 Ultra);
  • La linea Samsung Galaxy S23 (S23, S23 FE, S23+ e S23 Ultra);
  • La linea Samsung Galaxy S23 (S22, S22+ e S22 Ultra);
  • La linea Samsung Galaxy S22 (S21, S21 FE, S21+ e S21 Ultra;
  • I pieghevoli Samsung Galaxy Z Fold e Z Flip coi numeri 3, 4 e 5;
  • Samsung Galaxy A55;
  • Samsung Galaxy A35;
  • Samsung Galaxy A54;
  • Samsung Galaxy A34;
  • Samsung Galaxy A24;
  • Samsung Galaxy A14;
  • Samsung Galaxy A73;
  • Samsung Galaxy A53;
  • Samsung Galaxy A33;
  • Samsung Galaxy A23;
  • Samsung Galaxy A72;
  • Samsung Galaxy F54, F34 e F15
  • Samsung Galaxy M54, M53, M34, M33 e M15.

A questi si aggiungono i pieghevoli Samsung Galaxy Z Fold 6 e Z Flip 6 che saranno distribuiti a partire da luglio 2024, ogni eventuale nuova uscita nel resto del 2024 e del 2025, e i tablet di marca Samsung, cioè i Galaxy Tab: per loro si dovrebbe essere coperti coi modelli a partire dall’S8.

In aggiunta, sebbene non sia in lista, potrebbe anche essere coinvolto anche qualche altro modello di cellulare rilasciato poco prima di quelli menzionati, ma non è possibile conoscerli in anticipo.

Tutti i Google Pixel e One Plus compatibili con Android 15

Come secondo gruppo non poteva mancare Google – null’altro che lo sviluppatore di Android 15 – coi suoi dispositivi Google Pixel. Attualmente la lista dei compatibili comprende tutti i modelli rilasciati nelle ultime tre distribuzioni:

  • Google Pixel 8, 8A e 8 Pro;
  • Google Pixel 7, 7A e 7 Pro;
  • Google Pixel 6, 6A e 6 Pro;
  • Il pieghevole Google Pixel Fold.

Anche il Pixel Tablet parteciperà all’aggiornamento.

Tocca adesso a OnePlus, su cui l’aggiornamento prenderà il nome di OxygenOS 15. La casa cinese è in grado di includere questo piccolo gruppo di modelli recenti:

  • OnePlus 12 e 12R;
  • OnePlus Nord 3;
  • OnePlus Nord CE 3 Lite;
  • OnePlus 11;
  • OnePlus 10 Pro;
  • Il pieghevole OnePlus Open.

In questo caso sembra più difficile che vengano aggiunti vecchi modelli da rendere compatibili con Android 15 in futuro, visto che OnePlus non ha una quantità molto numerosa di nuove release annuali. Da menzionare che non sono state diffuse informazioni su Android 15 per la compagnia “sorella” di OnePlus, Oppo.

Tutti gli Xiaomi compatibili con Android 15

Tocca adesso alla casa cinese Xiaomi, che riceverà l’upgrade ad Android 15 come parte del suo nuovo sistema operativo HyperOS. Xiaomi i propone oltre 20 modelli pronti per l’aggiornamento:

  • Xiaomi 14 e 14 Ultra;
  • Xiaomi 13, 13 Lite e 13 Pro;
  • Xiaomi 13T e 13T Pro;
  • Xiaomi 12 e 12 Pro;
  • Xiaomi 12T e 12T Pro;
  • Tutta la linea Redmi Note 13, composta da 13 liscio, 13 5G, 13 Pro, 13 Pro 5G e 13 Pro+ 5G;
  • Redmi 13C;
  • Redmi Note 12;
  • Redmi 12 e 12 5G;
  • POCO M6 Pro 5G.

Agli smartphone si aggiunge inoltre il tablet Xiaomi Pad 6. Per quanto riguarda il marchio cinese, vista l’enorme quantità di rilasci avvenuti negli anni scorsi, potrebbero essere aggiunti ulteriori smartphone “passati” alla lista, durante i prossimi mesi. Ma anche in questo caso non è in alcun modo possibile conoscere la lista in anticipo.

Android 15, ecco la data di uscita

Naturalmente tantissimi utenti si chiedono anche quando sarà possibile provare tutto questo. Ebbene, la data di uscita non è ancora precisamente fissata, ma è definita tra la fine del 2024 per i dispositivi Google e l’inizio del 2025 per gli altri.

Per chi fosse interessato ad installare già adesso una versione beta, oppure a conoscere i dettagli tecnici da sviluppatore, c’è la pagina Developer di Android 15.

Festa della mamma, ecco quando e perché si festeggia

La festa della mamma è una delle ricorrenze più aspettate e amate ad ogni età, sia per la protagonista della giornata che per coloro che preparano i regali.

Fin dalle scuole elementari, i bambini preparano lavoretti e imparano poesie da recitare a casa per le loro mamme, preparano biscotti o raccolgono mazzi di fiori.
Per l’età adulta, quasi tutti i brand prevedono sconti o prodotti specifici per questa festa, da bracciali a vestiti personalizzati, pronti per essere regalati in questa occasione.

In effetti, almeno in Italia, la festa della mamma sembra essere legata proprio a una strategia di marketing, che si è del resto rivelata estremamente efficace. Scopriamo allora perché quando si festeggia la festa della mamma, la data cambia ogni volta e se è così anche negli altri paesi.

Le origini della festa della mamma

Alla festa della mamma vengono paragonate diverse celebrazioni antiche che in realtà non hanno alcuna correlazione con la celebrazione moderna.
Prendiamo come esempio la Giornata nazionale della Madre e del Fanciullo celebrata il 24 dicembre 1933 durante il governo fascista e che premiava le donne con più bambini in Italia; qualcosa che oggi non verrebbe sicuramente vista di buon occhio.

Inoltre, ci saremo accorti tutti che la data della festa cambia ogni anno ma solo fino al 2000 la ricorrenza si festeggiava l’8 maggio… che cosa è cambiato?

La scelta della data fissa è dovuta a Raoul Zaccari e Giovanni Pallanca, presidente dell’Ente Fiera del Fiore e della Pianta Ornamentale di Bordighera-Vallecrosia, che per favorire la vendita dei fiori decisero di istituire a Bordighera la Festa della Mamma.
L’iniziativa è stata poi ripresa anche da don Otello Migliosi, per promuovere la celebrazione della maternità in ambito cattolico.

festa della mamma regalo

Così, dopo qualche incertezza, la festa della mamma è stata riconosciuta anche dal governo, che l’ha inserita fra le feste ufficiali della Repubblica Italiana rendendola anche una buona strategia di marketing per quei marchi di prodotti che voglio attirare clienti alla ricerca di idee regalo originali.

Quando si festeggia la festa della mamma

Dal 2000 le cose sono cambiate e la data è soggetta ad un’oscillazione annuale che fa in modo che si celebri sempre di domenica. Infatti, a differenza dell’anno precedente, per il 2024 è previsto che la festa cada il 12 maggio.

La festa della mamma all’estero

Proprio come la nuova tradizione riguardo alla festività, anche il mother’s day americano si celebra la seconda domenica di maggio. Ma non è così anche per il resto mondo.

Nel Regno Unito (fatta eccezione per l’Irlanda del Nord) si celebra infatti la quarta domenica di quaresima, mentre in Belgio cade l’ultima domenica di maggio. In Spagna e Portogallo, invece, si festeggia la prima domenica di maggio.

In Albania, Russia, Bulgaria, Macedonia, Romania e Moldavia si è invece scelto di far coincidere la festa con l’8 marzo, dunque con la Festa della donna.

Mentre nel Medio Oriente, molti paesi arabi celebrano la festa della mamma con l’inizio della primavera, il 21 marzo. In questo caso le origini si fanno risalire al giornalista egiziano Mustafa Amin che introduce la ricorrenza nel 1956.

Le borse continuano a salire, il caso Apple

Si parla apertamente di guerra mondiale, della possibilità che addirittura vengano usate armi atomiche, di eserciti sul campi di battaglia e cosa fanno le Borse?

Festeggiano con rialzi da favola avvicinandosi ai massimi assoluti, ai record storici.

Prendo come esempio il contratto future sul Nasdaq 100, ossia i cento titoli più capitalizzati dell’indice tecnologico americano.

Dopo aver ritoccato il proprio massimo assoluto il 21 marzo superando quota 18.300 punti.

Il 12 di aprile inizia una fase di debolezza che sembrava presagire ad un possibile importante storno.

Infatti in sei sedute, dal 12 al 19 aprile il future sul Nasdaq 100 perdeva la bellezza di oltre 1.300 punti scendendo addirittura sotto i 17.000 punti.

Si è trattato quindi di un calo di oltre 7 punti percentuali in sei sedute, capite che lo storno lo si è sentito, eccome.

Ma d’altronde la situazione geopolitica si può definire perlomeno drammatica, non si esclude addirittura un conflitto nucleare che potrebbe decretare addirittura la fine dell’umanità sul nostro pianeta, cosa potrebbe esserci di peggio?

E non solo, certo il 2022 è risultato un anno negativo per il Nasdaq 100, ma è stato anche l’unico anno, dalla crisi del 2008, che si è concluso con un ribasso.

In altre parole, dal 2008 fino al 2023 ossia negli ultimi 15 anni, per 14 anni il Nasdaq 100 ha avuto una performance positiva, ossia ha avuto un guadagno e solo il 2022 ha fatto eccezione.

E avete un’idea di quanto abbia guadagnato percentualmente il Nasdaq 100 in questi ultimi 15 anni?

Ve lo dico io: il 1.410%!!! Avete un’idea di quanto sia il 1.410%!!!

Tanto per capirci, tutto questo non era mai accaduto nella storia.

Quindi un eventuale ritracciamento, come suol dirsi in gergo finanziario, ossia un calo fisiologico delle Borse, poteva essere anche salutare, ed invece …

Come detto appena tornato a 17.000 punti, lo scorso 19 aprile, sono tornati, forti, gli acquisti.

Di fatto non abbiamo ancora ritoccato i massimi assoluti, ma dei 1.300 punti persi ne sono già stati recuperati 1.100 ed ora stiamo a vedere cosa accadrà di nuovo, se appunto continueranno gli acquisti ed andremo a stabilire nuovi record storici.

L’emblema del Nasdaq 100, il titolo che ha maggiormente contribuito a questo boom dell’indice tecnologico della Borsa americana in questi quindici anni dalla crisi del 2008 ad oggi, è senza dubbio Apple.

Apple è anche il titolo con la maggiore capitalizzazione di Borsa al mondo, oggi è di tre trilioni di dollari, ossia tremila miliardi di dollari.

Ebbene proprio cinque giorni fa Apple ha annunciato la propria trimestrale, ossia i dati di bilancio del primo trimestre dell’anno.

Era un annuncio molto atteso perché si sapeva che le vendite di Iphone in Cina erano diminuite e si voleva capire quanto questo avrebbe pesato sul bilancio della Società.

Forse è bene che io ricordi brevemente come è composto il bilancio di Apple, o meglio come è composto il fatturato.

Nel primo trimestre Apple ha fatturato 90,7 miliardi di dollari, di questi 66,9 miliardi, ossia il 74% per la vendita di prodotti e 23,8 miliardi ossia il 26% del fatturato è dovuto alla vendita di servizi.

Molti hanno sottolineato l’aumento di 3 miliardi di dollari che hanno avuto le vendite di servizi rispetto allo scorso anno.

Ma ora andiamo a vedere come sono distribuite le vendite dei prodotti, innanzitutto ricordiamo quali sono questi prodotti: l’Iphone, il Mac, l’Ipad e raccogliamo in un’unica voce tutti gli altri prodotti ed accessori.

Allora dei 66,9 miliardi fatturati per la vendita di prodotti 45,9 miliardi, ossia quasi il 69%, deriva dalla vendita di Iphone, 7,4 miliardi, ossia l’11% dalla vendita di Mac, 5,5 miliardi ossia l’8,3% dalla vendita di Ipad e 7,9 miliardi ossia l’11,8% dalla vendita di tutti gli altri prodotti ed accessori.

Capite quindi che certo seppur la vendita di servizi sono aumentate di 3 miliardi di dollari rispetto allo scorso anno, a tutt’oggi, però, è sempre l’Iphone il prodotto determinante per il fatturato di Apple.

Ed allora andiamo a vedere la variazione rispetto allo scorso anno del fatturato derivante dalla vendita di prodotti.

Il calo del fatturato dovuto alle minori vendite di Iphone è stato sensibile: per la precisione 5,37 miliardi di dollari in meno insomma un calo del 10,5%.

Un calo delle vendite mai registrato in precedenza. Un calo, come noto, dovuto principalmente al crollo delle vendite in Cina.

Hanno avuto un calo percentualmente analogo, ossia intorno al 10%, anche tutti i prodotti minori e gli accessori, ed un ribasso percentualmente ancora maggiore (-17%) per quanto riguarda le vendite dell’Ipad, per il quale è previsto l’annuncio a breve di un nuovo modello.

Un lieve incremento (+4%) per quanto riguarda invece le vendite di Mac.

Quindi riassumendo, il fatturato totale, ossia tenuto conto della crescita dei servizi e della riduzione delle vendite dei prodotti, il fatturato rispetto allo scorso anno è diminuito di circa 4 miliardi di dollari.

Penserete, mamma mia, chissà come sarà crollato il titolo in Borsa.

Vabbé ormai lo sapete, non c’è stato alcun crollo, anzi ha avuto un boom perché contemporaneamente l’Amm. Delegato Tim Cook ha annunciato un Buyback, ossia un riacquisto da parte della società di azioni proprie per la bellezza di 110 miliardi di dollari, neanche a dirlo il più imponente buyback della storia.

Superati tutti i record precedenti di Buyback, record precedenti che comunque appartenevano tutti sempre ad Apple.

Quanto siano 110 miliardi di dollari è presto detto corrispondono alla capitalizzazione complessiva di Eni ed Enel messe insieme, ossia con un trentesimo della capitalizzazione di Apple si potrebbero comprare tutta Eni e tutta Enel.

Ebbene chi sono i maggiori azionisti di Apple?

Beh, a parte le solite ossia Vanguard e Blackrock che sono comunque fondi di investimento, è la Berkshire Hathaway di Warren Buffett che deteneva oltre 900 milioni di azioni, pari a circa 165 miliardi di dollari.

Ho detto deteneva perché Buffett, nella sua annuale convention, ha annunciato la vendita di 110 milioni di azioni Apple, nonostante soltanto meno di tre mesi fa lo stesso Buffett avesse definito Apple il miglior business del mondo.

Ma torniamo a noi, anche per il rimbalzo che ha avuto il titolo Apple dopo l’annuncio del mostruoso Buy back, il Nasdaq 100 come ho detto è tornato ben sopra quota 18.000 punti quindi sembra voler tornare a superare il proprio record storico.

Rieccoci allora alle Borse statunitensi, a Wall Street e Time Square, nonostante dall’economia non arrivino buone notizie, nonostante la riduzione dei tassi venga continuamente rinviata, e soprattutto nonostante la situazione geopolitica sia perlomeno drammatica, i mercati finanziari veleggiano a livelli stratosferici, come mai in passato.

Continua così questo mistero, perché la stessa cosa non accade solo negli Stati Uniti, ma per esempio anche la Borsa tedesca continua a salire senza un motivo particolare.

Rimane quindi un mistero l’andamento delle Borse, oddio, forse potrebbe non essere un mistero perché non sappiamo infatti a che livello sia arrivato il debito pubblico negli Stati Uniti.

A quanto ammonta il debito pubblico statunitense? A 34 trilioni? A 35 trilioni? A 36 trilioni? Nessuno lo sa.

La sola cosa che si sa è che continua a salire, e naturalmente continuano a salire gli interessi che il Tesoro americano deve pagare sui titoli del debito pubblico.

Se il tasso medio pagato sull’intero debito pubblico fosse del 3% saremmo già a più di un trilione di dollari di soli interessi ogni anno. Ma sono stato molto prudente.

Nella realtà gli interessi che il Tesoro degli Stati Uniti dovrà pagare sui titoli del debito pubblico ammontano a molto più di un trilione ossia molto più di mille miliardi di dollari all’anno.

Forse per evitare il fallimento a Washington preferiscono scatenare una guerra atomica. Ma per loro sarebbe comunque la fine.

Il sistema finanziario (spiegato in maniera semplice)

Alcuni commenti che avete postato al video da me pubblicato ieri e riguardante il sistema finanziario, mi hanno fatto ritenere che fosse necessario spiegare, anche se in maniera succinta e semplice, perché le diverse economie per essere efficienti abbiano tutte la necessità di disporre di un sistema finanziario.

Dobbiamo partire da un dato che potrebbe sembrare banale ed ovvio, ma è bene ricordarlo: nel mondo, ad avere un valore, sono solo i beni prodotti dal lavoro (ovviamente il termine beni deve essere interpretato in senso lato).

L’economia si fonda sullo scambio dei beni prodotti.

Ebbene, per agevolare questi scambi si è introdotto un concetto che è la moneta.

La cosiddetta monetizzazione dell’economia è di per sé un concetto semplice.

Di fatto, per agevolare gli scambi dei beni, occorre renderli commensurabili, ossia è necessario che si possa stabilire un rapporto, una misura comune a tutti i beni prodotti.

E ciò è possibile mediante l’attribuzione di una “forma numerica” che viene associata a tutti i beni prodotti, ciò non altera il valore dei diversi beni prodotti, questa “forma numerica” la possiamo semplicemente ritenere un’unità di misura, di conseguenza, priva di valore intrinseco.

A questa forma numerica è stato dato il nome di moneta.

Bene, quindi il problema dove sta?

Naturalmente questa operazione, ossia la monetizzazione dell’economia, deve essere eseguita in maniera corretta altrimenti si possono creare quelle che, in altri video, ho definito le patologie della moneta.

I problemi, o meglio, le patologie che possono ledere la moneta sostanzialmente sono due, l’inflazione e la deflazione, le quali sono derivanti dal fatto che questa monetizzazione non è stata effettuata in maniera corretta o sarebbe meglio dire “ordinata”.

Quindi non è il “metodo”, eventualmente, a non funzionare, ma il fatto che venga gestito male, a volte per semplice ignoranza a volte con dolo.

Il fatto che tutti, ma proprio tutti i sistemi economici si fondino sulla moneta, ossia tutte le diverse economie al mondo sono economie monetarie, significa appunto che un sistema finanziario è indispensabile e le sue eventuali patologie deriverebbero esclusivamente da una applicazione non corretta dello stesso.

Ed allora chiediamoci: di chi la colpa per questa disfunzione?

E’ chiaro che la monetizzazione dell’economia è un compito che spetta al sistema bancario, il solo deputato ad emettere la moneta, quindi verrebbe spontaneo rispondere che, se non viene gestito in maniera corretta, la colpa sia del sistema bancario.

Ma spesso, per non dire sempre, il sistema bancario agisce in maniera non corretta perché pressato dal potere politico.

Vero? Non vero? In effetti fra le Banche Centrali ed il potere politico spesso ci possono essere interessi contrastanti, ed è chiaro che in questi casi il potere politico cercherà di far valere i propri interessi.

Ed allora è fuor di dubbio che, soprattutto per questo motivo, le Banche Centrali non dovrebbero sottostare al potere politico ma essere indipendenti.

Se così fosse le Banche Centrali non potrebbero poi scaricare su altri le colpe di un sistema finanziario qualora risultasse “disordinato” e quindi iniquo.

Un’ultima cosa, io continuo a sottolineare l’importanza che rivestono le Banche Centrali, che possono essere definite le Banche delle Banche ordinarie.

Ebbene il sistema che ho descritto, appunto, se gestito bene, è efficiente, proprio perché le Banche Centrali funzionano da ente regolatore, in altre parole, tutte le Banche ordinarie devono sottostare alla Banca Centrale ed agire in maniera sostanzialmente omogenea.

C’è un limite, però, abbiamo visto che, se ben gestito, il sistema funziona, regolato dalla Banca Centrale, quindi ci siamo riferiti, di fatto, soltanto ad una economia chiusa.

Un grandissimo problema è che le economie non sono chiuse, esistono le importazione e le esportazioni, ossia scambi di merci fra soggetti che operano in Paesi che utilizzano monete differenti, ciò implica che debbano essere effettuati pagamenti fra le rispettive Banche Centrali.

Per funzionare bene quindi occorrerebbe un ente regolato sovranazionale.

Ossia una Banca Centrale superiore, insomma una Banca Centrale sovranazionale che funzionerebbe come Banca Centrale delle Banche Centrali nazionali.

Per questo è stata istituita proprio una Banca di questo tipo.

La BRI, ossia Banca dei Regolamenti Internazionali, che dovrebbe appunto fungere da Banca Centrale delle Banche Centrali, ma è chiaro che a sua volta questa Banca Centrale sovranazionale ha come “azioniste” le venti maggiori Banche Centrali del mondo, ognuna delle quali cerca di portare acqua al proprio mulino.

Ne deriva che la Banca dei Regolamenti Internazionali, a sua volta, non possa ritenersi completamente indipendente dal potere politico dei maggiori Paesi e dalle lobby internazionali, e questo problema deve ancora trovare una soluzione.

Insomma, i problemi non mancano mai.

Il mondo sull’orlo del fallimento

Prima di iniziare il video odierno, vorrei specificare una cosa, nei vostri commenti a volte fate riferimento ad altre persone che postano video su You Tube o Facebook, ebbene sappiate che io sono una persona seria e, come tutte le persone serie parlo solo di argomenti che conosco non mi permetterei mai di trattare argomenti che non conosco esponendomi così al ridicolo.

Spero che questo sia chiaro a tutti.

Torno sul video di ieri, che prendeva spunto da un commento di una gentile ascoltatrice la quale citava un libro nel quale si ipotizza la sparizione di tutti i titoli esistenti al mondo, una sparizione dovuto al fallimento delle società depositarie di tutti i titoli del mondo che sarebbero diventate proprietarie, appunto, di tutti i titoli del mondo, o perlomeno tutti i titoli dematerializzati.

Cioè, se queste società depositarie di tutti i titoli del mondo dovessero fallire i loro fantomatici “creditori privilegiati” potrebbero rivalersi sui titoli depositati.

Lo so che tutto ciò fa ridere, ma cerchiamo di rimanere seri.

Allora facciamo un semplice ragionamento, se le società depositarie, come si sostiene in questo libro, sono proprietarie di tutti i titoli dematerializzati del mondo, queste società sono le società più ricche del mondo, ma che dico più ricche.

Sarebbero infatti proprietarie di tutte le azioni del mondo, tutte le obbligazioni del mondo tutti i titoli di Stato del mondo ed come se questo non bastasse anche di tutti i contanti del mondo.

Scusate ma si può solo ridere, dai.

Andiamo avanti a farci due risate.

Innanzitutto mi chiederei come fanno queste società a fallire? Per fallire una società deve contrarre una quantità di debito superiore ai propri attivi.

Ed allora società depositarie che hanno nei loro attivi, perché ne sono proprietarie, tutti i titoli del mondo, di tutte le azioni, tutte le obbligazioni, tutti i titoli di Stato, tutto il contante, come fanno a fallire? Come possono aver contratto debiti per un importo ancora superiore.

Cioè avete idea di che idiozie stiamo parlando. Un’idiozia più grande non si può nemmeno immaginare.

Ma poi perché i depositanti, ossia i piccoli risparmiatori che magari hanno investito solo poche migliaia di euro in obbligazioni dovrebbero temere di perdere i loro soldi solo qualora queste società presso le quali sono depositati i titoli dovessero fallire.

Se i loro titoli dematerializzati depositati, sono diventati di proprietà di queste società, di fatto li hanno già persi.

Alla scadenza dei titoli, quando gli investitori dovrebbero tornare in possesso dei soldi da loro investiti queste società depositarie potrebbero rispondere a loro e che volete? Adesso siamo noi i proprietari di questi titoli.

In più un’altra cosa, cari ascoltatori, mi dite spesso che non avete alcun investimento, né azioni, né obbligazioni né titoli di Stato, niente! Ed anche sul conto corrente a fine mese rimangono solo spiccioli, e allora? Di che vi preoccupate?

Pensate alle povere Blackrock, Vanguard, State Street ecc. ecc. che in un istante si vedono volatilizzare decine di trilioni di dollari, ossia decine di migliaia di miliardi di dollari, dovrebbero essere loro a preoccuparsi. O no?

Appunto, ma … perché Blackrock, Vanguard, State Street ecc. ecc. non si preoccupano che le loro decine di migliaia di miliardi di investimenti in azioni, obbligazioni, titoli di Stato ecc. ecc. sono diventati di proprietà delle varie Euroclear o Clearstream.

Cioè, veramente, capitemi, io non riesco a scendere ad un livello così basso, i cosiddetti ragionamenti da bar sono ad un livello enormemente superiore.

Allora, conoscete qualcuno al mondo che non si è visto riconoscere i propri titoli perché la società depositaria gli ha risposto “che vuoi tu? Siamo noi i proprietari di quei titoli”.

E naturalmente la stessa cosa per quanto riguarda i depositi sui conti correnti.

Quando depositiamo i nostri risparmi sul conto corrente, quei soldi diventano di proprietà della Banca vero?

Bene, vi è mai successo, o avete mai sentito qualcuno che vi ha detto che la Banca si sia rifiutata di fare un pagamento per conto del cliente pur avendo la disponibilità dei fondi sul conto?

Faccio un esempio, ho sul conto corrente 5.000 euro e voglio fare un bonifico per pagare la fattura di un meccanico per 500 euro e la Banca mi risponde, no non ti faccio il bonifico perché sono io ora la proprietaria dei 5.000 euro tu sei solo il depositante.

Oppure avete sempre 5.000 disponibili sul vostro conto corrente andate in uno sportello cassa della Banca chiedete di prelevare 200 euro ed il dipendente vi dice che non ve li dà perché adesso è la Banca ad essere proprietaria di quei 5.000 euro voi siete solo il depositante.

Capite cari ascoltatori che, al di là delle parole, dei termini, poi occorre capirne il significato.

Certo l’autorità giudiziaria può imporre alla Banca di bloccare dei conti correnti per motivi di carattere legale, ma questo è tutto un altro discorso.

Occorrerebbe poi fare un’altra osservazione, nessuna Banca in Italia, ma non solo in Italia è mai fallita, nel senso che sia stata interessata da una proceduta fallimentare come noi tutti le conosciamo.

Certo saranno stato azzerato il valore delle azioni, magari anche quello di alcune obbligazioni, ma la risoluzione è avvenuta attraverso un’incorporazione in un altro Istituto bancario che acquisisce la Banca “in fallimento” ad un prezzo simbolico.

Il motivo è che il sistema bancario ha una funzione che non si può interrompere, altrimenti sarebbe il caos, le Banche sono deputate al funzionamento del sistema dei pagamenti, essenziale per il funzionamento di tutto il sistema finanziario.

Certo in ultima istanza è la Banca Centrale deputata al sistema dei pagamenti, ma è la Banca Centrale in quanto la si deve considerare la Banche delle Banche ordinarie nazionali.

Certo nei casi più problematici, in attesa della risoluzione di una crisi bancaria la Banca Centrale può imporre uno blocco all’operatività di una Banca sull’orlo del crac, ma esiste comunque un fondo interbancario di garanzia dei depositi ed lo Stato garantisce i correntisti fino ad un importo di 100.000 euro.

Ebbene per concludere, guardate che sono io che da tempo lancio allarmi sul fatto che la situazione finanziaria del mondo intero non è mai stata così critica, o almeno dal dopoguerra ad oggi, quindi sappiate che io sono preoccupato quanto voi se non più di voi.

Ma sono preoccupato per l’ammontare gigantesco dei debiti sia pubblici che privati.

E’ chiaro che se andremo incontro ad una crisi epocale il valore delle azioni, delle obbligazioni, dei titoli di Stato crollerebbe, ma non perché fallirebbero le società che custodiscono tali titoli che, come detto, sono per la quasi totalità titoli dematerializzati.

Guardate cari ascoltatori, sappiate che occorre essere competenti anche quando si fanno delle critiche, altrimenti si corre il rischio di far la figura da cioccolatai pur avendo ragione.

E per finire sapete cosa vi dico? Forse l’autore del libro è solo una persona che da anni ha fatto investimenti short, ossia al ribasso, in questo momento si trova in continua perdita perché il mercato borsistico sta vivendo il più lungo trend rialzista della storia, ed allora ha scritto quel libro per seminare panico e sperare quindi che crolli il mercato, cosicché lui possa rifarsi delle perdite subite.

Se fosse così, sapete che vi dico? Lo capisco perfettamente!