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Fondo perduto turismo 2022: ecco a chi spetta!

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Il settore turistico è stato sicuramente uno dei più colpiti dalla pandemia del coronavirus. Proprio per questo motivo, sono stati previsti finanziamenti per risanarlo e risollevarlo.

Non bisogna dimenticare i diversi lockdown che si sono succeduti lo scorso anno, ma neppure il timore di molti turisti dell’avanzata del virus. Con l’avanzata del covid, bisogna considerare le puntuali disdette da parte dei turisti

Insomma, il settore turistico ha subito perdite molto consistenti. Per ovviare, in parte, al periodo di crisi sono stati finanziati incentivi per il turismo. Si tratta di contributi a fondo perduto e crediti di imposta, per un valore di 500 milioni di euro, previsti dal Decreto-legge n. 152 del 2021. 

Si tratta, comunque, di incentivi e finanziamenti che non vanno nella direzione del sostegno, ma hanno l’obiettivo di far attrezzare, ristrutturare e rimodernare le imprese interessate. 

In questo articolo andremo ad analizzare chi sono i destinatari del fondo perduto e dei crediti di imposta e, infine, daremo uno sguardo all’Avviso che esplica le modalità per richiedere i contributi.

Fondo perduto turismo: pubblicato l’avviso!

Le misure e gli incentivi per il comparto turistico sono previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Gli incentivi, sotto forma di contributi a fondo perduto e di crediti di imposta sono stati approvati attraverso il Decreto pubblicato il 6 novembre del 2021.

Si tratta di una grande opportunità per i gestori delle imprese turistiche, che possono beneficiare di finanziamenti molto generosi – tant’è che la misura è stata soprannominata sul web come Superbonus 80%.

La piattaforma per richiedere il fondo perduto e i crediti di imposta per alcune categorie di imprese che operano nel settore turistico, sarà operativa entro il 21 febbraio del 2022.

La domanda dovrà essere presentata tramite la piattaforma, seguendo le indicazioni presenti nell’avviso del Ministero del Turismo, pubblicato il 23 dicembre scorso.

I finanziamenti si dividono in contributi a fondo perduto e di crediti di imposta destinati ad alcune specifiche imprese – che elencheremo successivamente. Si tratta di misure che possono essere cumulate tra di loro, rispettando il limite di spesa ammessa.

Con la pubblicazione dell’Avviso, il 23 dicembre 2021, il Ministero del Turismo ha elencato dettagliatamente quali sono le imprese interessante e quali requisiti devono possedere per ricevere e per beneficiare degli incentivi.

Prima di elencare quali sono i requisiti che è necessario possedere, è bene andare ad analizzare chi sono i destinatari del fondo perduto Turismo.

Fondo perduto turismo: a quanto ammontano i finanziamenti?

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha previsto lo stanziamento di 100.000.000 di euro per il 2022, altri 180.000.000 di euro per il 2023 e 180.000.000 di euro per il 2024 e, infine, altri 40.000.000 di euro per il 2025.

Ma non è tutto: il 50% delle risorse sono destinate agli interventi di riqualificazione energetica e per l’innovazione digitale. Inoltre, è previsto il 40% per gli interventi nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia e nelle isole: Abruzzo, Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Molise, Sardegna e Sicilia.

Come si legge nel testo dell’Avviso:

“Il limite di spesa complessivo è pari a 500 milioni di euro, eventualmente integrabili sulla base della sopravvenienza di ulteriori risolse unionali, statali e/o regionali”.

Fondo perduto turismo: beneficiari e requisiti!

Il periodo della pandemia ha causato problemi non indifferenti, soprattutto al settore turistico. Ma oltre alle perdite in termini economici, l’obiettivo dei fondi in oggetto è quello di rendere le strutture turistiche e le imprese che operano in questo settore più moderne, al passo con i tempi e più competitive.

Successivamente, andremo ad analizzare quali sono le spese ammesse; adesso, è bene elencare chi sono i destinatari della misura.

Il Fondo perduto per il turismo e i crediti di imposta sono destinati a diverse categorie di beneficiari, ovviamente in possesso dei requisiti previsti. 

Gli incentivi spettando alle seguenti attività appartenenti al comparto turistico:

  • Le imprese e le strutture alberghiere;
  • Gli agriturismi;
  • Strutture ricettive all’aperto;
  • Imprese del comparto turistico, ricreativo, fieristico e congressuale;
  • Stabilimenti balneari;
  • Complessi termali;
  • Porti turistici;
  • Parchi tematici, acquatici e faunistici.

È di fondamentale importanza che le imprese e strutture sopra indicate risultino, al momento della presentazione della domanda, iscritte al registro delle imprese. Inoltre, così come si legge sull’Avviso pubblicato dal Ministero del Turismo:

“Ciascuna impresa turistica può presentare una sola domanda di incentivo per una sola struttura di impresa oggetto di intervento”.

Non potranno presentare la domanda le imprese che stanno fallendo oppure che si trovano in fase di liquidazione anche volontaria.

È fondamentale essere in regola con il Durc, con la normativa antimafia vigente ed essere in regolarità fiscale.

Fondo perduto turismo: quanto spetta!

Il cosiddetto Bonus Turismo prevede finanziamenti molto consistenti. Si tratta, infatti, di ben 100 milioni di risorse disponibili per il 2022.

Come abbiamo già detto in precedenza, il Ministero del Turismo, con la pubblicazione di un apposito Avviso ha definito e chiarito chi sono i beneficiari della misura e quali sono le regole per richiedere e beneficiare degli incentivi.

Innanzitutto, è bene sottolineare che gli incentivi previsti dal PNRR verranno erogati in due modalità differenti: sotto forma di contributo a fondo perduto e come credito di imposta.

Come abbiamo già detto, credito di imposta e fondo perduto possono essere cumulati, ma soltanto rispettando il limite di spesa previsto.

Ordunque, le imprese e le strutture turistiche che sono in possesso di tutti i requisiti e che presentano alcune condizioni, possono richiedere e beneficiare di un consistente pacchetto.

Per quanto riguarda il credito di imposta, l’importo spettante può essere utilizzato fino all’80% delle spese ammesse e il fondo perduto non deve superare il 50% delle spese sostenute per gli interventi.

Ma spieghiamoli meglio entrambi. In riferimento al credito di imposta, può essere utilizzato per i lavori che sono stati effettuati dal 7 novembre del 2021 fino al 31 dicembre del 2024

Inoltre, può essere usato anche per quegli interventi che sono stati iniziati dopo il 1° febbraio del 2020 e che non sono ancora finiti, ma a patto che i costi per la loro effettuazione siano stati sostenuti a partire dal 7 novembre del 2021. Inoltre, in riferimento alle spese sostenute dopo il 7 novembre 2021, esse devono essere certificate con la relativa fattura.

Invece, per quanto riguarda il fondo perduto, è possibile beneficiare per i lavori eseguiti dal 7 novembre del 2021 fino al 31 dicembre del 2024. Il limite massimo è pari a 40.000 euro.

Ma c’è dell’altro. Per quanto riguarda le spese di progetto che sono ammesse, ma che, per forza di cose, non possono essere agevolate, le imprese interessate possono anche beneficiare di finanziamenti a tasso agevolato. Si tratta di incentivi che sono previsti dal Fondo nazionale per l’efficienza energetica, ma come si legge sul sito informazionefiscale.it:

“[…] a condizione che almeno il 50 per cento di tali costi sia dedicato agli interventi di riqualificazione energetica”.

Fondo perduto turismo: quali sono gli interventi ammessi?

Dopo aver chiarito chi sono i destinatari del cosiddetto Superbonus Turismo e quali sono i requisiti che bisogna possedere, è arrivato il momento di analizzare quali sono gli interventi ammessi

Gli interventi che sono ammessi agli incentivi finanziati dal PNRR sono i seguenti:

  • Per migliorare e accrescere l’efficienza energetica;
  • Per la riqualificazione antisismica;
  • Per eliminare le barriere architettoniche;
  • Tutti i lavori di manutenzione ordinaria, per quelli di restauro, di risanamento conservativo, per quelli di ristrutturazione edilizia e per la messa in posa di manufatti leggeri che siano funzionali ai punti elencati precedentemente.

Oltre a questi appena elencati, ci sono altri interventi ammessi:

  • Per i centri termali, l’installazione di piscine termali e l’acquisto di attrezzature utili all’espletamento di attività termali;
  • Per l’aggiornamento dei dispositivi digitali;
  • Infine, per l’acquisto di mobilia, componenti d’arredo e per l’illuminazione. In questo caso, si deve trattare di strumenti utili e funzionali ad uno dei punti elencati in precedenza.

Fondo perduto turismo: come e quando presentare la domanda!

Innanzitutto, è bene sottolineare che l’attribuzione degli incentivi avverrà in base all’ordine di presentazione delle domande, nel limite massimo di 500.000.000 di euro.

Il numero minimo di imprese beneficiare è di 3500. Nel caso in cui le risorse stanziate dovessero esaurirsi prima, gli incentivi previsti verranno erogati alle prime 3700 attività e, naturalmente, in questo caso, l’incentivo spettante verrà ridotto proporzionalmente.

Ma passiamo alle modalità di presentazione delle domande. Le imprese interessate a ricevere i fondi stanziati e che siano in possesso di tutti i requisiti previsti, dovranno presentare la domanda unicamente per via telematica sull’apposita piattaforma online

Le modalità di accesso alla piattaforma saranno rese note entro sessanta giorni dalla pubblicazione dell’Avviso. Pertanto, orientativamente, le istruzioni e la piattaforma saranno disponibili entro il 21 febbraio 2022.

Le imprese interessate potranno registrare il proprio profilo e presentare la domanda entro trenta giorni dopo l’apertura della piattaforma.

Infine, facciamo un ultimo accenno a come si fruiscono gli incentivi. Per quanto riguarda il credito di imposta, si deve utilizzare soltanto in compensazione tramite modello di pagamento F24, entro il 31 dicembre del 2025.

Per chi lo desiderasse, il credito di imposta può essere anche interamente o solo in parte ceduto a terze persone, ivi compresi istituti bancari e intermediari finanziari.

Invece, il contributo a fondo perduto viene erogato tramite bonifico bancario all’IBAN indicato dall’impresa.

La Russia sta per attaccare l’Ucraina? L’invasione è vicina!

Le forze russe si stanno preparando per la guerra in Ucraina? I militari russi invaderanno l’Ucraina a breve? Le probabilità sono elevatissime. Nonostante si sia dato seguito ad una serie di colloqui che coinvolgono sia la Russia che l’Occidente, il timore che un’invasione avvenga a breve, è elevato.

Già in passato la Russia, nel 2014, ha occupato parte dell’Ucraina meridionale e ha sostenuto i separatisti filo-russi che hanno iniziato un conflitto in vaste aree della parte Est.

La Russia sta avvertendo l’Occidente che darà seguito a interventi militari in Ucraina se l’Occidente non soddisferà le sue richieste, avvertendo i paesi occidentali che la sua pazienza sta terminando.

Nel frattempo gli Usa avvertono la Russia che se dovesse continuare su questa strada, ci saranno sanzioni senza precedenti. L’invasione dell’Ucraina e il susseguente conflitto, sono più vicini che mai!.

Ucraina: posizione strategica sia per la Russia che per la Nato

L’Ucraina condivide i confini sia con l’UE che con la Russia, ma in quanto ex repubblica sovietica ha profondi legami sociali e culturali con la Russia e infatti la lingua più parlata e diffusa è il russo.

Il punto fondamentale di tutta questa questione è che l’Ucraina ha tutte le intenzioni di entrare a far parte della Nato, mentre la Russia le chiede di non fare questo passo, nonostante l’Ucraina sia un paese sovrano e indipendente. Dall’altra parte la Nato è pronta ad accogliere l’Ucraina nell’alleanza occidentale.

Quando l’Ucraina nel 2014 ha deposto il suo presidente filo-russo, annettendo la penisola della Crimea meridionale, i separatisti provenienti dalla Russia hanno occupato due zone orientali dell’Ucraina, conosciute come Donbas. Insomma da quell’anno in poi tra i due paesi limitrofi, c’è sempre stata tensione e ora potrebbe essere arrivato il momento dello scoppio. 

La minaccia di invasione da parte della Russia sull’Ucraina, è reale?

Sono le forze russe che operano oltre il confine ucraino a destare maggiori preoccupazioni per l’Ucraina e, di conseguenza, per tutto l’occidente.

Il ministro degli Esteri polacco Zbigniew Rau ha avvertito che il rischio di una guerra che si sta avendo in questo periodo è il maggiore che si sia mai avuto da trent’anni a questa parte. 

La minaccia di una guerra e di un’invasione da parte della Russia, insomma, è reale, anche se con tutta probabilità non è imminente. 

Intanto la Russia dà prova di forza, mostrando solo avanti ieri in Tv i suoi carri armati schierati al confine con l’Ucraina. 

La Russia rassicura: “non c’è l’intenzione di attaccare l’Ucraina”

Il 10 gennaio il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov ha insistito sul fatto che “non ci siano piano né intenzioni di attaccare l’Ucraina”. Il capo delle forze armate Valery Gerasimov ha dichiarato che le notizie di un’imminente invasione dell’Ucraina da parte della Russia, sono solo menzogne.

Nonostante queste rassicurazioni, il presidente Vladimir Putin ha rassicurato che la Russia prenderà “appropriate misure di ritorsione tecnico-militari” se quello che lui stesso definisce un approccio aggressivo dell’Occidente, dovesse continuare. 

Il viceministro degli esteri russo, Ryabkov, ha paragonato la situazione attuale alla crisi missilistica cubana del 1962, quando gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica si avvicinarono al conflitto nucleare.

Colloqui tra Russia e USA: ci sono dei risultati?

Putin ha parlato più volte con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e anche i funzionari russi hanno incontrato le controparti di sicurezza statunitensi, della NATO ed europee. Ma i funzionari russi affermano che dall’occidente stanno arrivando solo “rifiuti” e questo non fa altro che portare la situazione in un “vicolo cieco”, e quindi è inutile procedere con ulteriori colloqui diplomatici.

Gli Stati Uniti affermano che la Russia non ha offerto nessuna prova che non invaderà l’Ucraina né ha dato una spiegazione accettabile del perché si trovino 100.000 truppe dispiegate al confine con l’Ucraina. 

Secondo i servizi di intelligence occidentali e ucraini, una invasione russa del paese, potrebbe avvenire nei prossimi mesi del 2022. 

La Russia sta solo tentando di allontanare la NATO o è davvero intenzionata ad invadere l’Ucraina?

La Russia sta facendo tutto questo nel tentativo di allontanare la Nato da paesi troppo vicini alla Russia, come appunto l’Ucraina, o è davvero intenzionata ad invadere un paese sovrano? E se fallisce, cosa succede dopo?

La verità innegabile è che le tensioni tra Ucraina e Russia sono ai massimi storici degli ultimi anni, con un accumulo di truppe russe vicino ai confini con l’Ucraina che alimenta i timori che Mosca possa lanciare un’invasione nelle prossime settimane o mesi.

Secondo l’Ucraina, la Russia sta cercando di destabilizzare il paese prima di procedere con qualsiasi invasione militare pianificata. 

Le potenze occidentali hanno ripetutamente messo in guardia la Russia nelle ultime settimane contro ulteriori mosse aggressive contro l’Ucraina.

La Russia nega di voler attaccare l’Ucraina

Il Cremlino continua a negare di star pianificando un attacco e sostiene che l’eventuale ingresso dell’Ucraina nella Nato, compreso il sostegno che il paese sta dando all’Alleanza, come l’aumento delle forniture di armi, l’addestramento militare e così via, costituisce una minaccia crescente per la Russia.

Il punto è che, come dicevamo prima, parlare non sta servendo a nulla. Nonostante i colloqui tra Biden e Putin, nonostante gli avvertimenti di gravi conseguenze da parte di NATO ed Europa, 100 mila soldati russi sono rimasti ammassati al confine ucraino pronti ad invadere il paese. E i risultati dell’intelligence statunitense hanno stimato che la Russia potrebbe iniziare quest’offensiva nei primi mesi del 2022, quindi tra poco.

Alla fine del 2021, le foto satellitari hanno rivelato che gli armamenti russi comprendono cannoni semoventi, carri armati e veicoli da combattimento della fanteria e che si trovano su un campo di addestramento a circa 300 km dal confine con l’Ucraina. Ma poche altre informazioni sono state rese pubbliche, e questa segretezza non fa che aumentare le preoccupazioni occidentali. 

Secondo il Ministro della Difesa russo, queste non sono altro che semplici esercitazioni militari.

Nel frattempo, le regioni ucraine orientali di Donetsk e Luhansk al confine con la Russia, l’area che prima abbiamo chiamato Donbas, sono sotto il controllo dei separatisti sostenuti dalla Russia dal 2014. Questi territori, secondo l’Ucraina, sono “occupati” illegalmente dalla Russia, la quale però lo nega.

Ad ottobre scorso, per la prima volta, l’Ucraina si è mossa utilizzando un drone di fabbricazione turca per colpire proprio una posizione dei separatisti filo-russi. Questo per la Russia è stato inaccettabile, è stata considerata a tutti gli effetti una provocazione.

La Russia ha anche decine di migliaia di forze nella sua massiccia base navale in Crimea, il territorio ucraino che ha annesso nel 2014. La penisola di Crimea, che si trova a sud del resto dell’Ucraina, è ora collegata da un ponte stradale alla terraferma Russia.

Quando sono nate le tensioni tra Ucraina e Russia?

Le tensioni tra Ucraina e Russia, entrambi ex stati sovietici, sono iniziate ad aumentare alla fine del 2013 a causa di un importante accordo politico e commerciale con l’Unione Europea che si sperava l’Ucraina portasse a termine. Il presidente di allora, però, il filorusso Viktor Yanukovich decise di sospendere i colloqui con l’Europa, e questa sua decisione sfociò in violente proteste, soprattutto a Kiev. 

Poi, come se non bastasse, nel 2014, precisamente a marzo, la Russia ha deciso di annettere la Crimea, una penisola filo-russa autonoma e che si trova nell’Ucraina meridionale. La giustificazione della Russia? Difendere i propri interessi e quelli dei cittadini di lingua russa che vivono in Crimea

In pochi giorni, migliaia di soldati russi si riversarono in Crimea. In pochi giorni, la Russia completò la sua annessione con un referendum popolare, considerato illegittimo sia dall’Ucraina che dalla maggior parte dei paesi del mondo. 

Poco dopo, i separatisti filo-russi nelle regioni ucraine di Donetsk e Luhansk dichiararono la loro indipendenza da Kiev, provocando mesi di pesanti combattimenti. Nonostante Kiev e Mosca abbiano firmato un accordo di pace a Minsk nel 2015, mediato da Francia e Germania, ci sono state ripetute violazioni del cessate il fuoco.

Secondo i dati delle Nazioni Unite, da marzo 2014 si sono verificati più di 3.000 morti civili legati al conflitto nell’Ucraina orientale.

L’Unione europea e gli Stati Uniti hanno imposto una serie di misure in risposta alle azioni della Russia in Crimea, comprese sanzioni economiche nei confronti di individui, entità e settori specifici dell’economia russa.

Il Cremlino, invece, accusa l’Ucraina di fomentare le tensioni nell’est del Paese e di aver violato l’accordo di Minsk per il cessate il fuoco.

Il Cremlino ha ripetutamente negato che la Russia abbia intenzione di invadere l’Ucraina, insistendo che la Russia non rappresenta una minaccia per nessuno e che il paese che sposta truppe attraverso il proprio territorio non dovrebbe essere motivo di allarme per nessuno. Anche se, inevitabilmente, Mosca vede il crescente sostegno all’Ucraina da parte della NATO – in termini di armi, addestramento e personale – come una minaccia alla propria sicurezza. 

Il presidente russo Vladimir Putin ha chiesto accordi legali specifici che escluderebbero qualsiasi ulteriore espansione della NATO verso est verso i confini della Russia, affermando che l’Occidente non è stato all’altezza delle sue precedenti rassicurazioni verbali.

Come andrà a finire? Solo il tempo potrà dirlo.

Covid: il Governo fa una “leggera” marcia indietro, dettagli

Il Governo, visti anche i sintomi più leggeri che la variante Omicron sta avendo su chi si contagia, nonostante la mole enorme di infetti sia tra i vaccinati che tra i non vaccinati, e viste anche le tante richieste che arrivano da più regioni e da più governatori, sta pensando di fare una “leggera” marcia indietro sulle regole imposte ai cittadini italiani, regole rigide, liberticide e, spesso, anti-costituzionali. Scendiamo nei dettagli e vediamo quali sono le intenzioni del governo Draghi.

Gli altri stati europei, vedi la Spagna, la Svezia, ma anche la Gran Bretagna, ormai hanno preso la decisione di considerare il Covid come un’influenza e, soprattutto, hanno preso la decisione di convivere con il virus, non potendo onestamente rincorrerlo con vaccini e booster ogni tre o quattro mesi.

E così, incredibilmente e inaspettatamente, anche il governo italiano, pressato da alcuni governatori di regione, sta pensando a nuove regole “più leggere” per seguire la strada degli altri paesi, ovvero: convivere con il virus, sempre mostrando la dovuta cautela

Ma sarà davvero così? Vediamo.

Covid: molte regioni italiane chiedono al governo Draghi di rivedere le misure restrittive

Molte regioni stanno pressando il governo affinché faccia una marcia indietro e semplifichi le misure anti-covid, troppo confusionarie e, soprattutto, restrittive. Il Ministro della Salute ha aperto a questa proposta e infatti, come ci racconta Fanpage, ha annunciato che a breve sarà organizzato un tavolo di confronto tra il Governo Draghi e i presidenti di regioni.  

Speranza ha affermato, infatti, che la nuova fase che l’Italia sta vivendo non è uguale alle precedenti, nonostante sia ancora delicata, ci sono delle evidenti differenze che rendono la situazione più tranquilla.

Tra gli argomenti sui quali governo e regioni discuteranno, c’è la fine della quarantena per i positivi vaccinati con terza dose o con seconda da meno di 4 mesi, la fine dei colori delle regioni e l‘introduzione di alcune eccezioni nell’esibizione del green pass in negozi e attività.

Covid: novità riguardanti fine quarantena e isolamento

La Quarantena potrebbe vedere presto nuove regole: chi è positivo ma è terzo dosato oppure ha fatto la seconda dose da non più di quattro mesi.

Si parla di una riduzione della quarantena a cinque giorni o l’eliminazione totale dell’isolamento per i positivi asintomatici che hanno fatto la terza dose o la seconda da meno di 4 mesi.

Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa ha sottolineato, però, che convivere con il virus non significa abbandonare le cautele; per esempio dovrebbe restare l’obbligo delle mascherine che impediscono notevolmente la trasmissione del Covid.  

I principali governatori che stanno insistendo con il Governo sono i presidenti di Lombardia ed Emilia Romagna. Quando ci sarà la Conferenza Stato-Regioni ci sarà anche una proposta sul tavolo, ovvero non sospendere il Green Pass a coloro che risultano positivi al Covid, ma sono asintomatici e hanno fatto la terza dose ed eliminare l’obbligo di test alla fine dei cinque giorni di quarantena per i vaccinati che hanno avuto un contatto con un positivo. 

Covid: le regioni chiedono lo stop ai colori

Un’altra richiesta che arriva dalle regioni è l’eliminazione del sistema dei colori per le regioni. Niente più zona bianca, gialla, arancione e rossa, nessuna restrizione dunque in base al colore e alla gravità dei contagi

I presidenti di regione vogliono assicurare ai cittadini un libero spostamento tra le regioni italiane ed evitare nuove chiusure e in particolare il temuto ritorno alla Dad per gli studenti.

Anche Locatelli del Cts ha affermato che adesso non c’è più bisogno del sistema delle colorazioni.

Covid: nuove regole sul Green Pass

Probabilmente, ma al momento sono solo rumors e non sono notizie confermate, ci potrebbe essere qualche eccezione alla presentazione del green pass in alcune attività che assicurano il soddisfacimento di esigenze personali ed essenziali.

Come sappiamo bene l’ultimo decreti degli innumerevoli e ormai incalcolabili decreti emanati dal Governo Draghi, aveva esteso il Green Pass anche a parrucchieri, estetisti, banche, poste, centri commerciali. Da Palazzo Chigi, a parte escludere che la lista possa essere allungata (e menomale, ci manca solo che i non green passati non possano nemmeno più fare la spesa) si sta pensando di inserire qualche altra eccezione alla presentazione del lasciapassare. Quale? Di che tipo? Al momento non ci è dato sapere. Appena ci saranno novità, ovviamente scriveremo un nuovo articolo di aggiornamento.

Nel frattempo si parla anche di quarta dose, ma solo per i fragili. Staremo a vedere se poi, piano piano, non verrà estesa a tutti com’è stato fatto sinora con “finti” obblighi vaccinali. 

Intanto Omicron in Italia dovrebbe aver raggiunto il picco e starebbe scendendo. Grazie ad Omicron, invece, starebbero aumentando gli immuni naturali, ovvero i guariti.

Covid: nelle prossime settimane ci sarà una Conferenza Stato-Regioni

Nelle prossime settimane ci sarà una Conferenza Stato-Regioni nella quale si affronteranno tutte le richieste e le proposte fatte dai governatori di regione. Ci vorrà, naturalmente, un po’ di tempo. 

Nel breve periodo, però, i cambiamenti che si avranno non saranno affatto piacevoli e non avranno nulla a che fare con una eventuale “marcia indietro” da parte del Governo. Da febbraio, infatti, secondo l’ultimo decreto legge, il green pass servirà per entrare in ogni luogo, eccetto supermercati, alimentari, ospedali e farmacie. Sono in forse negozi di intimo, edicole e tabaccai. 

Lo vogliamo ricordare ancora una volta, l’Italia è il paese “democratico” con maggiori restrizioni in Europa e al mondo. Ma questo non ha affatto fermato la curva dei contagi. 

Si spera che, come abbiamo detto in precedenza, il Governo ceda a qualche altra eccezione e che lasci fuori altre attività dalla presentazione obbligatoria del lasciapassare. Probabilmente tale lista definitiva, comprensiva di eccezioni, sarà pronta già la prossima settimana

Il provvedimento stavolta sarà un semplice Dpcm, atto amministrativo senza alcuna valenza di legge, che servirà solo a spiegare (forse) il marasma di regole contenuto nell’ultimo decreto legge anti-Covid, il più restrittivo e anti-costituzionale d’Europa.

Covid: ci sono dei punti oscuri su tutta la normativa, un’accozzaglia di regole senza senso

Restano dei punti oscuri su tutta la normativa: si potrà andare dal dottore? Si potrà andare dal veterinario? Si potrà andare in caserma o in questura per denunciare una violenza o un reato? Si potrà accedere a tutte le attività riguardanti i minori? A queste domande non si ha al momento alcuna risposta.  

Il governo starebbe pensando ad una serie di eccezioni riguardanti la presentazione del green pass, decise in base ad un criterio dell’urgenza, sempre se si riesca a fermare il Ministero dello Sviluppo Economico che, al contrario, spinge per allungare addirittura la lista dei luoghi dove presentare il green pass

Covid: dal 20 gennaio green pass anche dal parrucchiere

Dal 20 gennaio barbieri, parrucchieri ed estetisti dovranno già chiedere il green pass base ai clienti. Nei prossimi mesi, invece, si starebbe già pensando alla quarta dose per i fragili e ad un booster ogni 4 mesi.

Secondo Ansa, ormai l’Italia ha raggiunto il 90% di “immunizzati”, chiamati erroneamente così anche i vaccinati, nonostante il vaccino, come ormai sanno tutti, non renda immuni.

Nonostante questa enorme percentuale, ben oltre ogni speranza e immunità di gregge, si continua la caccia al non vaccinato.

È davvero mai possibile che “quattro gatti”, che un dieci per cento di persone, uno zoccolo duro, come viene chiamato, possa combinare tutti questi danni, intasare le terapie intensive ed essere il colpevole per eccellenza di tutte le misure anti costituzionali e liberticide prese dal Governo Draghi? Davvero si crede ancora a questa enorme bufala? Evidentemente, visto l’odio e gli attacchi feroci che chi non si vaccina è costretto a sopportare quotidianamente, la maggior parte degli italiani, nonostante la matematica non sia un’opinione, ha scelto di credere a questo racconto fantasioso.

Per concludere: il Vice Ministro Sileri ha anche detto che Omicron, entro fine anno, l’avranno presa praticamente tutti, vaccinati e non. Solo che chi è vaccinato, dice il dottor Sileri: “PROBABILMENTE, sarà più protetto e potrà avere una forma più leggera”.

Modelli 2022: novità per 730, CU e Iva 2022. Cosa cambia?

L’Agenzia delle Entrate ha deciso di rendere note tutte le novità relative ai nuovi modelli e dichiarazioni che saranno richiesti ed applicati per l’intero anno 2022, quali ad esempio la Certificazione Unica, la dichiarazione 730, la dichiarazione 770 e il modello Iva. 

Si tratta di quei modelli che consentiranno a tutti i cittadini e i contribuenti non soltanto di provvedere alla comunicazione e alla trasmissione dei propri dati e redditi, ma anche di poter accedere a nuove detrazioni o agevolazioni.

In questo senso, a seguito di un apposito comunicato stampa pubblicato all’interno del sito ufficiale dell’Agenzia delle entrate nella data del 14 gennaio 2022, l’ente ha deciso di rendere noti a tutti i modelli 2022 che dovranno essere compilati e trasmessi seguendo le tradizionali procedure e modalità consuete.

A questo proposito, all’interno del seguente articolo, andremo ad approfondire ciascuno di questi modelli e dichiarazioni, così da comprendere quali sono i principali cambiamenti che sono stati messi in atto dall’Agenzia delle Entrate e quali sono le conseguenze per ciascun cittadino o utente che intende accedere alle agevolazioni, ai bonus e alle detrazioni concesse attraverso l’invio e la compilazione di tali modelli.

In questo senso, nei prossimi paragrafi, saranno offerti ulteriori approfondimenti in merito alle caratteristiche e alle peculiarità dei nuovi modelli 2022 pubblicati dall’Agenzia delle Entrate, ma anche le modalità e le tempistiche di presentazione per ciascuna di queste dichiarazioni.

In questo modo, infatti, sarà possibile anche capire al meglio chi sono i soggetti e i contribuenti che sono tenuti all’obbligo di compilazione nonché di invio di tale dichiarazione, al fine di non incorrere in eventuali sanzioni o provvedimenti.

Novità modelli 2022: l’Agenzia delle Entrate cambia il modello 730

Tra le prime e più importanti novità relative ai modelli e alle dichiarazioni presentate da parte dell’Agenzia delle Entrate, una delle più rilevanti riguarda sicuramente quella del modello 730/2022.

A questo proposito, attraverso il recente provvedimento del 14 gennaio 2022, l’Agenzia delle Entrate ha provveduto all’approvazione non soltanto del modello 730, ma anche del modello 730-1, modello 730-2 per il sostituto d’imposta nonché modello 730-2 per il CAF e e per i professionisti abilitati.

Inoltre, sono stati resi noti anche i nuovi modelli 730-3, 730-4, 730-4 integrativo, unitamente alle apposite istruzioni di compilazione e di invio.

Infine, all’interno del portale dell’Agenzia delle Entrate, l’ente ha provveduto anche a pubblicare una serie di allegati, relativi alla bolla per quanto riguarda la consegna dei modelli 730 che saranno valide per l’intero anno 2022, in riferimento alla dichiarazione semplificata da presentare da parte di quei soggetti che decidono di fare riferimento all’assistenza fiscale. 

Chi deve presentare il nuovo modello 730/2022?

A partire dalla data del 30 aprile 2022, l’Agenzia delle Entrate ha fatto sapere che metterà a disposizione dei lavoratori con un contratto di lavoro dipendente e dei cittadini che sono titolari di una pensione, il cosiddetto modello 730/2022 precompilato. 

Si ricorda, in tal senso, che sarà possibile accedere consultando il link www.agenziaentrate.gov.it e accedendo attraverso una tra le seguenti credenziali di accesso: un’identità SPID – Sistema pubblico d’identità digitale; CIE, ovvero la Carta di identità elettronica; oppure, in alternativa una Carta Nazionale dei Servizi.

Come chiarito anche all’interno della guida e delle istruzioni per la compilazione pubblicati sul sito ufficiale dell’ente delle Entrate, il modello 730 rappresenta una dichiarazione particolarmente vantaggiosa per il contribuente, in particolare per i lavoratori dipendenti ed i pensionati italiani, che sono in possesso di specifiche condizioni.

Effettivamente, attraverso il modello 730/2022 i cittadini potranno ottenere eventualmente i rimborsi legati all’imposta che saranno riconosciuti direttamente all’interno della busta paga oppure sulla rata dell’assegno previdenziale, a partire dal mese di luglio per i lavoratori e di agosto per i pensionati. 

Inoltre, grazie al nuovo modello 730/2022, nei casi in cui il contribuente debba versare determinate somme di denaro, queste potranno essere direttamente trattenute in busta paga oppure sulla pensione, senza dover eseguire ulteriori calcoli.

Infine, è necessario anche sottolineare che il modello 730/2022 precompilato dovrà essere necessariamente presentato da parte dei lavoratori dipendenti oppure dei pensionati, rispettando la scadenza prevista il 30 settembre 2022, direttamente presso l’Agenzia delle entrate, oppure in alternativa anche ai CAF, ai professionisti oppure ai sostituti di imposta.

Nuova Certificazione Unica CU 2022: quali sono le novità?

Come anticipato, l’Agenzia delle Entrate ha deciso di provvedere all’elaborazione anche del nuovo provvedimento per quanto riguarda la nuova Certificazione Unica CU 2022, che fa riferimento all’anno 2021. 

A questo proposito, è possibile ritrovare all’interno dell’apposita sezione dedicata alla CU 2022, non soltanto le istruzioni per la compilazione ma anche le indicazioni in merito al frontespizio necessarie per la trasmissione telematica della certificazione unica. 

In questo contesto, effettivamente, occorre sottolineare che sono obbligati a procedere alla compilazione e all’invio della cosiddetta Certificazione Unica 2022 tutti quei soggetti che durante l’anno scorso hanno provveduto a corrispondere delle somme o dei valori che sono soggetti a ritenuta alla fonte.

Inoltre, dovranno inviare la dichiarazione anche quei cittadini o quei contribuenti che nel 2021 hanno provveduto a versare dei contributi, sia di tipo previdenziale che di tipo assistenziale, oppure premi assicurati che sono dovuti all’Inail. Allo stesso tempo, l’obbligo di invio della CU 2022 si estende anche per quei soggetti in cui le somme corrisposte sono assoggettate alla contribuzione dovuta all’Istituto INPS.

Infine, dovranno procedere con la trasmissione della Certificazione Unica 2022 anche tutte le amministrazioni sostituti d’imposta che risultano essere iscritte alle gestioni che confluiscono nella Gestione Dipendenti Pubblici dell’INPS.

Come e quando presentare la nuova certificazione unica 2022

Secondo quanto specificato all’interno del secondo paragrafo della guida legata alle istruzioni per la compilazione della Certificazione Unica 2022 curata dall’Agenzia delle Entrate, è possibile riprendere anche alcuni aspetti relativi sia ai termini che alle modalità di presentazione della CU 2022.

A questo proposito, è stato previsto come termine ultimo per poter procedere all’invio e alla trasmissione telematica di tutti i dati, il giorno 16 marzo 2022.

Mentre, se si tratta delle certificazioni che contengono soltanto dei redditi non dichiarabili attraverso la dichiarazione dei redditi oppure esenti, la data ultima è quella del 31 ottobre.

Infine, è possibile anche precisare che la certificazione unica 2022 potrà essere presentata da parte direttamente dei soggetti che sono tenuti ad effettuare l’invio telematico del documento; oppure, in alternativa, attraverso un ente intermediario abilitato.

Il nuovo modello 770/2022 dell’Agenzia delle Entrate

Il provvedimento del 14 gennaio avvenuto da parte dell’Agenzia delle Entrate ha generato inoltre anche delle importanti novità per quanto riguarda il modello 770/2022, unitamente alle istruzioni per la compilazione in riferimento ai dati e alle informazioni dei versamenti, delle compensazioni e dei crediti. 

Il modello 770/2022 dovrà essere adoperato da parte dei sostituti d’imposta, quindi comprese anche le Amministrazioni statali, con l’obiettivo di trasmettere telematicamente all’Agenzia delle Entrate tutte le informazioni fiscali che si riferiscono alle ritenute che sono state effettuate nell’arco dell’anno 2021.

Inoltre, il modello 770/2022 dovrà anche essere adoperato da parte dei soggetti o degli intermediari che sono intervenute in operazioni che sono intese come rilevanti a livello fiscale; ma anche da parte di quei soggetti che svolgono un’attività di lavoro legata all’intermediazione immobiliare oppure che gestiscono dei portali che applicano la ritenuta sui canoni di locazione.

Quando si deve presentare la dichiarazione del 770/2022?

Per poter presentare la dichiarazione dei sostituti d’imposta attraverso il modello 770 del 2022 bisogna tenere a mente che la data di scadenza che costituisce il termine ultimi per la presentazione in via telematica del documento è stata fissata al 31 ottobre 2022.

A questo proposito, i cittadini potranno provvedere alla trasmissione della dichiarazione del 770/2022 attraverso diverse figure: il sostituto d’imposta stesso, soggetti incaricati nei casi in cui si tratti delle Amministrazioni statali; società appartenenti al gruppo oppure intermediari abilitati e riconosciuti a livello nazionale.

Nei casi in cui sia lo stesso dichiarante a provvedere alla presentazione diretta del documento, i soggetti dovranno utilizzare i servizi telematici messi a disposizione Entratel oppure Fisconline, sulla base delle condizioni possedute.

Come cambia il modello di dichiarazione annuale IVA/2022 

A seguito del nuovo provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, l’ente ha deciso di provvedere all’elaborazione del nuovo modello di dichiarazione annuale IVA/2022. Si tratta di un modello che dovrà essere utilizzato da parte di alcuni soggetti e contribuenti al fine di presentare la dichiarazione IVA con riferimento all’anno di imposta 2021.

A questo proposito, l’ente sottolinea anche la possibilità per i cittadini di scegliere tra due modelli alternativi: il modello IVA/2022 oppure il modello IVA BASE/2022, sulla base dei requisiti e delle condizioni di cui sono in possesso.

Per quanto riguarda i termini ultimi, è opportuno chiarire che la dichiarazione IVA riferita all’anno 2021, dovrà essere necessariamente trasmessa durante il periodo temporale compreso tra il primo febbraio 2022 ed il 2 maggio 2022. 

Bonus Casalinghe 2022: nuovi requisiti in arrivo! Ecco quali

Il bonus casalinghe 2022 è stato rinnovato.

Ma sono cambiati i requisiti, per cui bisognerà stare attenti se si vuole richiedere questo supporto economico per tutti coloro che svolgono lavori domestici o altre attività.

Col 2022 si apre una nuova stagione di bonus, come s’è visto anche con i vari bonus Casa come il superbonus 110%. Ma questo è particolare, perché riguarda proprio il mondo del lavoro e dell’inserimento nel settore del digitale, come voluto dal Dipartimento delle Pari Opportunità.

Anche Radio UCI nel suo video Youtube di approfondimento ha voluto precisare questa particolarità.

A seguito delle modifiche nella Legge di Bilancio 2022, la platea di molti altri bonus e ammortizzatori sociali è stata volutamente ridotta per concentrare al meglio le risorse.

E questo è accaduto anche per il bonus casalinghe, come vedremo adesso in questo articolo, assieme alle ultime novità in fatto di requisiti.

Bonus casalinghe 2022: ecco come funziona

Il bonus casalinghe è un supporto economico per sostenere l’autonomia personale di tutti i coloro che svolgono lavori domestici.

Anche se chiamato al femminile, in realtà questo bonus non ha distinzioni di genere, ed è aperto a tutti quanti.

Perché l’obiettivo che s’è posto il Governo Draghi col Decreto Agosto è quello di istituire un fondo che vada ad aiutare la formazione di tutti coloro che vogliono ottenere l’autonomia, che siano donne o uomini.

Si parla di supporti economici per accedere a corsi di formazione, oppure veri e propri corsi di formazione gratuiti, così da aiutarli per ottenere un’offerta lavorativa più consona.

Anche perché, causa Covid e prime avvisaglie di un ritorno ad una crisi economica, causa caro bollette e aumento spropositato dell’inflazione, un reddito in più a casa può fare la differenza.

Per ottenere accesso al bonus si dovrà fare alla svelta, perché la pubblicazione è ormai passata, e la scadenza è sempre più vicina.

Bonus per le casalinghe: quali sono i requisiti?

A seguito della pubblicazione da parte del Dipartimento delle Pari Opportunità, amministrato da Elena Bonetti, i requisiti per accedere al bonus casalinghe 2022 non riguardano i soggetti a cui è indirizzato il bonus, cioè le casalinghe o i casalinghi, bensì gli enti.

Si tratta in effetti di un bonus interno agli enti e alle imprese che vogliono rendere disponibili dei corsi gratuiti relativi alla formazione professionale e all’empowerment, cioè al potenziamento delle proprie capacità a livello lavorativo e professionale.

Questi enti o imprese dovranno fare richiesta presso il Ministero, e presentare le tipologie di corsi di formazione per cui richiedere i fondi. Si parla però di un fondo abbastanza stretto, dato che si parla di 3 milioni di euro, e ogni bando di corso avrà un limite minimo di 100.000 euro, e di massimo 300.000 euro.

Mentre per la casalinga/casalingo basterà fare richiesta a questi corsi di formazione, una volta promossi dal fondo, in particolare presso gli Enti beneficiari per partecipare ai corsi gratis finanziati dal Dipartimento delle Pari Opportunità.

Bonus casalinghe 2022: ecco chi ne ha diritto

Non farti ingannare dal termine al femminile. Il bonus casalinghe 2022 è indirizzato sia alle donne sia agli uomini che in questo momento svolgono attività domestiche non retribuite.

Anche se va detto che il Ministero sta prediligendo per questa tranche del bonus più attività formative nei confronti delle casalinghe, mettendo in “secondo piano” i casalinghi. E’ dovuto al decreto Agosto, che ha indirizzato le risorse economiche da utilizzare per rafforzare le competenze delle donne, finanziando percorsi formativi e promuovendo l’accesso ad opportunità culturali e lavorative.

Il punto è che queste attività domestiche, che stanno svolgendo sia uomini sia donne, devono essere:

  • volontarie,
  • non retribuite, 
  • senza contratto di alcun tipo,
  • senza alcun rapporto di tipo subordinato.

Cioè il classico lavoro da casalinga/o. E’ un lavoro che in Italia viene svolto dal ben 7 milioni e 338 mila donne e da ben centomila uomini, secondo i dati ISTAT relativi al 2017.

Per la cronaca, i lavoratori (di qualsiasi tipo, pubblico o privato che sia) di genere femminile in Italia sono il 42% della forza lavoro, mentre quelli di genere maschile sono il restante 58%, secondo Informazione Fiscale.

Non sarebbe male ridurre uno dei due indicatori a favore dell’altro.

Bonus casalinghe 2022: è anche per chi è disoccupato?

Nel caso in cui si abbia dei dubbi sul bonus casalinghe, è giusto precisare alcuni punti che potrebbero essere fuorvianti.

Come detto, il bonus in questione si rivolge non solo alle donne che detengono delle attività domestiche, purché volontarie e non retribuite, ma anche agli uomini.

Anche se in effetti ci sarebbe una distinzione effettiva, visto che il Dipartimento delle Pari Opportunità, nella fattispecie la ministra Elena Bonetti, ha voluto più orientare questo bonus nei confronti delle donne, e non degli uomini, i quali saranno messi in subordine rispetto alle casalinghe.

Inoltre tali casalinghe dovranno garantire di non star svolgendo alcuna altra attività al di fuori di quelle domestiche, ovvero dovranno essere disoccupate.

Perché questo fondo da tre milioni di euro si rivolge  solo a coloro che vogliono avere una formazione gratuita e professionalizzante in modo da avere maggiori possibilità nell’immissione del circuito lavorativo.

Bonus casalinghe 2022: come si fa a richiederlo online?

Per ottenere questo bonus si dovrà aspettare. Perché prima di tutto dovranno essere gli enti sociali a presentare i propri progetti e bandi per la formazione.

Se vincenti, otterranno il finanziamento tramite questo fondo da tre milioni di euro. Solo dopo questo potranno essere disponibili al pubblico. E in quel caso si potrà fare richiesta ma presso gli enti stessi della formazione. 

Ovviamente questi enti avranno tempo per la trasmissione delle domande per il bando formazione casalinghe entro le ore 12:00 del 31 marzo 2022, a pena d’inammissibilità. 

Sarà tutto via online, anche se attualmente non ci sono altre novità sul modo in cui si potrà accedere.

Bonus casalinghe 2022: chi avrà diritto a questi corsi?

Non essendoci ancora una disposizione ufficiale sul bonus casalinghe in caso di iscrizione, si può solo ipotizzare.

Si può per esempio supporre, essendo l’iscrizione ad un corso via online, che i posti saranno limitati, e che si dovrà rilasciare le proprie generalità in modo da rientrare in una graduatoria molto ristretta.

E’ inevitabile che tale graduatoria sarà molto ambita visto che i corsi sono:

  • gratuiti,
  • ad alta formazione professionale,
  • digitalizzati,
  • con un fondo abbastanza ristretto.

Pertanto ci sarà in futuro anche una disposizione che porterà tra i primi iscritti (o proprio i soli che potranno frequentare il corso gratuitamente) chi ha una situazione economica gravosa, o chi rientra in eventuali requisiti d’età o anagrafici.

Forse in futuro faranno valere un’eventuale selezione tramite attestazione ISEE, se la persona ha provveduto a formularlo, così come la propria posizione familiare, se madre o meno di tot figli.

Questo potrebbe essere il metro di giudizio qualora tale bonus venisse considerato alla stregua di un ammortizzatore sociale come quello dell’Assegno Unico Universale.

Indubbio è comunque la necessità di avere a disposizione un supporto di identità digitale, come:

  • SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale),
  • CIE (Carta Identità Elettronica),
  • CNS (Carta Nazionale dei Servizi).

Altrimenti come si potrebbe assegnare il posto, col rischio di un’eventuale truffa ai danni dell’ente?

Bonus casalinghe 2022: come funzionano questi corsi?

I corsi previsti col bonus casalinghe 2022 riguardano in primis la formazione, di tipo professionalizzante, e relativa al potenziamento delle proprie conoscenze e abilità nel digitale.

E’ un settore che, causa e grazie al Covid, ha avuto una nuova spinta nello sviluppo e nella ricerca, e in parte ha fatto la differenza per molti, specie per chi s’è ritrovato, a causa della pandemia, chiuso in casa e impossibilitato a lavorare se non in modalità smart working.

Ovviamente non tutti i lavori potranno ritradursi nel digitale, o in quello che già si prospetta nel futuro, il metaverso, cioè un ambiente in cui si potrà devolvere e virtualizzare parte delle proprie esperienze o attività nella realtà fisica.

Però già molti di essi lo permettono, e su questo aspetto i corsi verteranno, anche se buona parte, come disposto dal decreto legge, si indirizzerà anche in ulteriori percorsi formativi per la promozione ad opportunità culturale e lavorative.

Così da poter ampliare le possibilità lavorative di chi, anche a causa del Covid o del’avanzamento dei servizi a nuovi livelli tecnologici, è rimasto indietro e rischia una specie di “obsolescenza” umana.

Oltre a ciò sarà possibile anche accedere a corsi funzionali all’inserimento lavorativo e alla valorizzazione delle attività di cura. 

Una nota particolare di questi corsi è che dureranno fino ad un massimo di 12 mesi, e che saranno disponibili solo in via telematica.

Questo è un bene, così si potrà già avere maggior confidenza col mezzo tecnologico, e si potrà evitare il Covid quanto più possibile. Anche perché le scuole tradizionali non se la stanno passando bene, grazie al Covid.

Assegno unico, ecco come ricevere i soldi sul conto corrente

Il nuovo Assegno unico e universale per figli a carico è finalmente realtà. L’INPS ha iniziato la raccolta delle richieste dal 1° gennaio 2022.

Non verrà erogato fino a marzo 2022, tuttavia per i primi due mesi dell’anno l’INPS continuerà a liquidare l’Assegno temporaneo sui conti correnti delle famiglie che ne hanno fatto richiesta nei mesi scorsi.

Non c’è particolare urgenza per presentare domanda. Ci sarà tempo di inoltrare le richieste fino al 30 giugno 2022 per avere garantita la liquidazione di tutte le mensilità arretrate con decorrenza da marzo. Per chi fa domanda di Assegno da luglio 2022 non ci saranno più arretrati, ma esclusivamente i pagamenti della mensilità successiva a quella in cui si è effettuata la richiesta.

L’INPS, dal suo canale ufficiale Twitter, aggiorna regolarmente la situazione delle richieste. A oggi sono state presentate quasi 480 mila domande di assegno per un totale di oltre 770 mila figli. Ricordiamo che per finanziare fino al 2022 il nuovo Assegno universale, il Governo ha fissato un limite di spesa pari a 440 milioni di Euro.

Vediamo tutti i dettagli su come richiedere e ricevere sul proprio conto corrente questa nuova forma di sostegno alle famiglie con figli a carico fino ai 21 anni di età.

Cos’è l’Assegno unico e universale INPS?

Il messaggio INPS di riferimento, che illustra requisiti e indicazioni del sostegno è il n. 4748 del 31 dicembre 2021.

L’Assegno unico e universale è un aiuto economico in favore delle famiglie, riconosciuto dall’INPS per ciascun figlio a carico fino ai 18 anni di età. Il sostegno può essere esteso fino al raggiungimento dei 21 anni di età qualora i figli a carico rispondano a determinati requisiti.

L’Assegno unico e universale non prevede limiti di età per i figli a carico con disabilità.

Viene definito ‘Unicoperché ha l’obiettivo di semplificare e potenziare le misure a favore della natalità, della genitorialità e dell’occupazione femminile.

È invece ‘Universaleperché viene garantito a ciascuna famiglia residente e domiciliata sul territorio nazionale con figli a carico. Una quota base minima è infatti garantita a tutte le famiglie, indipendentemente dai requisiti reddituali e dalla fascia Isee di appartenenza.

Quali prestazioni sono assorbite dall’Assegno unico universale?

Con l’ingresso dell’Assegno unico andranno a esaurirsi buona parte delle prestazioni economiche di cui fino a ora fruivano le famiglie con figli a carico, sia biologici che adottati o in affido pre adottivo.

Da marzo 2022, mese di partenza dell’Assegno unico e universale, saranno abrogate le seguenti misure, per le quali non sarà più possibile fare richiesta all’INPS: l’assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori, gli assegni familiari ai nuclei con figli e orfani, l’assegno di natalità (conosciuto anche come Bonus Bebè), il premio alla nascita o all’adozione (noto anche come Bonus mamma domani) e le detrazioni fiscali per figli fino a 21 anni.

Il Bonus asilo nido sarà invece conservato senza subire variazioni di importi o nelle modalità di domanda, risultando pienamente compatibile per gli aventi diritto con l’Assegno unico.

L’Assegno unico è inoltre compatibile con la fruizione del Reddito di Cittadinanza e con eventuali altre misure economiche erogate dalle regioni a favore delle famiglie con figli a carico.

A chi spetta l’Assegno unico universale?

La nuova misura in partenza dal 1° marzo 2022 viene attribuita, a domanda, a tutti i nuclei familiari residenti e domiciliati sul territorio nazionale con figli a carico dal settimo mese di gravidanza fino al raggiungimento della maggiore età..

L’Assegno coinvolge tutte le categorie di cittadini: dipendenti privati e pubblici, lavoratori autonomi, pensionati, disoccupati e inoccupati.

I figli maggiorenni in carico, fino al compimento dei 21 anni di età, possono beneficiare dell’Assegno se al momento di presentazione della domanda sono in possesso di almeno uno dei seguenti requisiti:

  • Essere tirocinanti o svolgere un’attività lavorativa con reddito annuo complessivo non superiore a 8 mila Euro,
  • Essere iscritti a un corso di laurea, oppure a un corso di formazione scolastica o professionale,
  • Svolgere il servizio civile universale,
  • Risultare iscritti nei registri dei centri pubblici per l’impiego come disoccupati in cerca di lavoro.

Ai figli a carico con disabilità, l’INPS riconosce l’Assegno unico e universale senza limiti di età.

Quanto spetta di assegno unico e universale INPS?

L’INPS ha attivato sul proprio sito web un simulatore dell’Assegno unico che consente, anche senza accesso tramite credenziali, di calcolare esattamente il valore dell’importo mensile sulla base del numero di figli a carico e di altri requisiti familiari.

L’importo viene calcolato sulla base della fascia Isee di appartenenza, anche se la presenza della certificazione non è essenziale per il riconoscimento della misura. La sua assenza determina infatti il riconoscimento della quota mensile base pari a 50 Euro per ciascun figlio. La stessa viene riconosciuta ai nuclei familiari con valore Isee superiore a 40 mila Euro.

L’importo pieno mensile di 175 Euro per ciascun figlio viene attribuito con Isee non superiore a 15 mila Euro. Gli importi mensili decrescono fino al raggiungimento della fascia Isee 40 mila Euro, dove la quota si stabilizzerà all’imprto base di 50 Euro.

Sono previsti incrementi degli importi mensili dell’Assegno per i nuclei familiari numerosi, con figli successivi al secondo e con più di quattro figli, per le madri di età non superiore ai 21 anni, per i figli disabili, e nel caso in cui i genitori dei figli portatori di disabilità siano entrambi lavoratori.

L’Assegno unico non determina reddito imponibile, e pertanto non influisce sulla dichiarazione IRPEF.

Va fatta un’importante precisazione riguardo la presentazione dell’Isee, che pur non essendo obbligatorio per il riconoscimento della misura, qualora sia di valore inferiore a 40 mila Euro, determina sicuramente importi mensili più alti. Come specifica la pagina INPS dedicata:

La mancata presentazione della certificazione Isee comporta l’attribuzione della quota mensile base dell’Assegno (50 Euro). Con Isee non superiore a 40 mila Euro, è comunque possibile integrare la domanda di Assegno in un momento successivo e ottenere gli importi commisurati spettanti.

Come presentare domanda all’INPS dell’Assegno unico e universale?

Richiedere la misura di sostegno alle famiglie è molto semplice. Può essere richiesto tramite un qualunque patronato o centro CAF, oppure si può inoltrare domanda direttamente dal portale INPS accedendo da questa pagina con le proprie credenziali SPID, o CIE, o CNS. Per la presentazione, l’Istituto mette a disposizione anche un Contact center (06 164 164 da mobile, 803 164 da fisso).

La procedura di richiesta e di invio dal sito INPS, è uguale a quella già attivata per la richiesta dell’Assegno temporaneo.

Sul canale YouTube ufficiale dell’INPS è presente il seguente video tutorial che spiega in modo chiaro e nei dettagli come presentare domanda online dell’Assegno unico e universale.

Quando viene accreditato sul conto corrente l’Assegno unico e universale?

L’INPS ha iniziato ad accogliere le domande a partire dal 1° gennaio 2022. Per tutte le domande presentate entro il 30 giugno saranno riconosciuti gli arretrati dal mese di marzo.

Per le richieste di Assegno inoltrate fra il 1° gennaio e il 28 febbraio 2022, l’INPS provvederà alla liquidazione entro marzo 2022. Le domande inoltrate oltre questa data comporteranno pagamenti sui conti correnti, indicati in fase di richiesta, nel mese successivo a quello di presentazione delle stesse.

L’Assegno unico, come specifica l’INPS nel suo messaggio, ha decorrenza dal settimo mese di gestazione per tutti i nuovi nati.

I nuclei familiari percettori del Reddito di Cittadinanza con figli a carico, non devono presentare richiesta di Assegno unico. L’INPS provvederà automaticamente a integrare la quota spettante per ciascun figlio a carico attraverso la ricarica mensile sulla Carta RdC.

La prima integrazione, secondo quanto comunicato dall’INPS, dovrebbe venire effettuata due mesi dopo l’introduzione della misura, dunque in maggio 2022.

I percettori di Reddito di Cittadinanza devono tenere presente che la mensilità di RdC è già comprensiva di una quota figli. L’importo ricaricato relativo all’Assegno terrà conto della quota figli già assegnata nel RdC, che verrà pertanto decurtata dall’importo teorico dell’Assegno unico e universale calcolato sul valore Isee.

Lavoratori autonomi occasionali: scattano i nuovi obblighi!

Oggi, probabilmente anche a causa delle conseguenze a livello occupazionale ed economico relative al Coronavirus, si sente sempre più spesso parlare di lavoratori autonomi occasionali rappresentano una categoria di soggetti che svolgono un’attività di lavoro particolare, che viene spesso confusa con altre tipologie e generi di rapporto lavorativo.

Tuttavia, l’aumento esponenziale del numero di cittadini residenti nel territorio nazionale che rientrano in questa categoria di lavoratori, ha spinto inevitabilmente l’attuale Governo italiano, capitanato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, alla formulazione di una serie di disposizioni e di obblighi, al fine di accertare il corretto adempimento della legge.

Per questo motivo, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha deciso di chiarire, attraverso la recente nota numero 29 pubblicata in data 11 gennaio 2022, alcune indicazioni ed approfondimenti legati alla necessità da parte dei lavoratori autonomi occasionali di rispettare una serie di obblighi e di disposizioni operative.

Tra questi, rientra innanzitutto l’obbligo di comunicazione legato all’avvio dell’attività di un lavoratore autonomo occasionale, il quale interessa esclusivamente quei soggetti committenti che effettivamente svolgono l’attività in qualità di imprenditori. 

Tuttavia, ai fini di chiarire effettivamente tutti i doveri ed i nuovi obblighi che sono stati comunicati nelle giornate scorse da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, all’interno del seguente articolo saranno approfonditi tutti gli aspetti consultabili all’interno della nota dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

In questo modo, nei prossimi paragrafi, saranno anche ulteriormente chiariti quali sono i cittadini che dovranno obbligatoriamente rispettare tali obblighi, al fine di non incorrere in eventuali sanzioni amministrative che potrebbero raggiungere anche fino a 2.500 euro.

Lavoratori autonomi occasionali: le ultime novità sugli obblighi 

A partire dalla data del 21 dicembre 2021 è entrata in vigore a tutti gli effetti una nuova disposizione governativa che è stata formulata con l’obiettivo di rendere obbligatoria la comunicazione legata agli eventuali casi in cui prende avvio un’attività di un lavoratore autonomo occasionale, sulla base dell’ex articolo 2222 del codice civile.

Nello specifico, si tratta della necessità di comunicare l’inizio di un’attività lavorativa da parte di quei soggetti che sono tenuti a svolgere un servizio, una prestazione oppure un’opera con un lavoro proprio e senza alcun vincolo contrattuale di subordinazione nei confronti di un committente. 

In questo senso, la nuova norma legata all’obbligo di comunicazione dell’avvio di rapporti di lavoro di natura eccezionale e non abituale è stata effettivamente inserita all’interno dell’articolo 13, della legge di conversione numero 215/2021, del famoso decreto Fisco-Lavoro.

Nello specifico, infatti il precedente decreto-legge numero 146 del 21 ottobre 2021, è andato a riscrivere completamente le disposizioni che erano state fornite all’interno dell’articolo 14 del decreto legislativo numero 81 del 9 aprile dell’anno 2008, dunque il TU sulla Salute e Sicurezza.

Gli obiettivi dei nuovi obblighi 2022 per i lavoratori autonomi occasionali 

È chiaro che si tratta di un’importante novità che è stata effettivamente introdotta da parte dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, sulla base delle disposizioni e delle indicazioni precedentemente fornite dall’ufficio legislativo relativo al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

In effetti, la necessità di approvare e di mettere in atto dei nuovi obblighi comunicativi legati ai lavoratori autonomi occasionali viene giustificata dal tentativo da parte del legislatore di incentivare e incrementare nel migliore dei modi le attività legate al monitoraggio degli adempimenti burocratici anche da parte delle altre categorie di lavoratori.

Per questo motivo, i nuovi obblighi approvati per l’anno 2022 per quanto riguarda i cittadini che svolgono un’attività di lavoro autonomo con periodicità occasionale, sono mirati a contrastare il più possibile le eventuali forme elusive che si avvalgono erroneamente di questa tipologia contrattuale.

Quando si devono rispettare gli obblighi per i lavoratori autonomi occasionali

Come è possibile leggere direttamente all’interno della nota recentemente pubblicata da parte dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, l’obbligo di comunicazione dell’avvio di rapporti di lavoro di tipo autonomo occasionale, riguarda esclusivamente quelle attività che risultano essere state avviate in specifiche condizioni e tempistiche.

Nello specifico, andranno obbligatoriamente comunicati tutti quei rapporti intrapresi da parte di lavoratori autonomi occasionali a partire dalla data in cui è entrata in vigore la disposizione governativa, ovvero dal 21 dicembre 2021. Oppure, nei casi in cui si tratta di rapporti avviati prima di tale data, dovranno essere comunicate anche quelle attività che risultano essere ancora in corso alla data dell’11 gennaio 2022, ovvero la data in cui è avvenuta la pubblicazione della nota INL.

Per quanto riguarda, invece, gli altri rapporti di lavoro in essere alla data dell’11 gennaio di questo anno e per tutti quei rapporti che sono cominciati a partire dalla data del 21 dicembre ma che attualmente risultano essere già cessati, è necessario chiarire che la comunicazione da parte dei lavoratori autonomi occasionali dovrà avvenire entro la data del 18 gennaio 2022.

Mentre, per tutti gli altri lavoratori che cominceranno dei rapporti di lavoro dopo la data dell’11 gennaio 2022, sarà necessario che il soggetto provveda a rispettare la comunicazione prima dell’avvio effettivo della sua prestazione oppure opera nei confronti del committente.

Come rispettare i nuovi obblighi dei lavoratori autonomi occasionali nel 2022

La comunicazione legata ai nuovi obblighi che dovranno essere rispettati a partire dal mese di gennaio del nuovo anno 2022, dovrà essere necessariamente effettuata da parte dei soggetti che avviano una prestazione di lavoro autonomo occasionale, procedendo al rispetto di specifiche condizioni.

A questo proposito, all’interno della nota fornita da parte dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, è stato specificato che tale comunicazione di avvio attività dovrà essere trasmessa dal soggetto all’Ispettorato del lavoro di competenza territoriale, sulla base del luogo in cui egli svolgerà a tutti gli effetti tale prestazione. 

In questo senso, generalmente, la procedura legata all’obbligo di comunicazione di avvio dell’attività da parte del lavoratore occasionale presuppone il metodo telematico, facendo riferimento alle varie modalità operative che sono state già predisposte nei casi in cui si tratti delle comunicazioni effettuate solitamente dai datori di lavoro quando viene effettuata l’adozione di lavoratori intermittenti.

Tuttavia, come precisato anche all’interno dell’articolo ipsoa.it, occorre ancora attendere l’aggiornamento della piattaforma telematica a cui potranno riferirsi effettivamente i lavoratori autonomi occasionali, che dovrebbe essere messa a disposizione al più presto da parte del Ministero del Lavoro. Dunque, in attesa di tali aggiornamenti, i soggetti che avvieranno l’attività saranno tenuti a procedere con la comunicazione mediante un’apposita e-mail destinata all’Ispettorato del lavoro di competenza.

Cosa deve essere comunicato dai lavoratori autonomi occasionali?

All’interno della nota predisposta nei giorni scorsi da parte dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, sulla base della collaborazione avvenuta con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sono state fornite anche una serie di particolari indicazioni specifiche in relazione al contenuto che dovrà essere necessariamente comunicato da parte del lavoratore autonomo che avvia una prestazione di lavoro occasionale.

In questo contesto, all’interno del corpo dell’email dovranno essere necessariamente essere presenti una serie di documenti e di informazioni essenziali. Tra queste, chiaramente, i dati legati al lavoratori autonomo occasionale che svolgerà la prestazione, ovvero il nome, il cognome, la residenza, il codice fiscale e la data e il luogo di nascita.

Inoltre, sarà necessario poi fornire le indicazioni relative ai dati del cittadino che ha commissionato il lavoro occasionale, specificandone la ragione sociale, la sede legale ma anche il codice fiscale o l’eventuale numero di partita IVA.

Inoltre, dovrà poi essere descritta la natura e gli obbiettivi dell’attività o della prestazione che sarà svolta da parte del lavoratore autonomo occasionale, la sede in cui sarà prestata la prestazione lavorativa, la data di avvio e la durata di tale prestazione. Nei casi in cui sia stato anche già stabilito l’importo del compenso, sarà necessario che il lavoratore indicati anche tale informazione all’interno della email.

Occorre poi sottolineare che, nonostante vi sia obbligo espresso legato alla presentazione di una lettera di incarico da parte del committente della prestazione, potrebbe essere particolarmente utile, al fine di assicurarsi l’accoglimento della comunicazione da parte dell’Ispettorato del lavoro di competenza. 

Cosa succede ai lavoratori autonomi occasionali che non rispettano l’obbligo

Nei casi in cui i cittadini che svolgono una prestazione autonoma di tipo occasionale, non provvederanno al rispetto della procedura telematica predisposta nei casi in cui si verifica l’avvio di una nuova prestazione o attività a partire dal 21 dicembre dello scorso anno, sono state purtroppo previste una serie di sanzioni amministrative.

Più precisamente, nelle situazioni di ritardata comunicazione oppure, addirittura, di assenza di comunicazione, è stata disposta una sanzione amministrativa per il lavoratore autonomo occasionale che non rispetta tale obbligo. 

In questo senso, l’ammontare dell’importo della sanzione potrebbe aggirarsi dai 500 euro fino ad arrivare a 2.500 euro, nei casi più gravi.

Infine, è necessario anche evidenziare che tale sanzione potrebbe essere riproposta nei casi in cui l’obbligo di comunicazione riguarda più di un lavoratore, e potrà quindi essere applicata anche nei casi in cui l’attività si protrae oltre la durata che era stata fissata inizialmente, se il lavoratore non ha provveduto a cominciare la modifica.

Bonus Internet 2022: in arrivo 2.500 euro per le partite Iva

Il bonus Internet 2022 prevede un contributo in forma di voucher di minimo 300 euro e fino a un massimo di 2 mila euro. Se si verificano alcune specifiche condizioni, come riportiamo nel corso dell’articolo, il sostegno economico raggiunge la cifra di 2.500 euro.

Le risorse che il Ministero dello Sviluppo Economico mette a disposizione per l’erogazione di un voucher digitalizzazione, il cui importo potrà arrivare fino a 2.500, ammontano a 609 milioni di euro.

Il bonus Internet 2022 previsto dal governo si rivolge alle imprese, quindi titolari di partita Iva iscritti al registro delle imprese, che hanno la necessità di rinnovarsi dal punto di vista digitale.

La digitalizzazione delle imprese prevede l’installazione massiva delle connessioni a banda ultra larga fino a 1 Gbit/s e a oggi sono numerosi gli operatori di telefonia che hanno aderito all’iniziativa.

Formalmente si hanno a disposizione 24 mesi per procedere con la richiesta del bonus Internet 2022 e ottenere i fondi. In realtà, è bene attivarsi quanto prima, dal momento che le risorse sono disponibili fino ad esaurimento di quelle disponibili.

Ecco nel dettaglio, le informazioni relative al nuovo bonus 2022 per la digitalizzazione delle imprese, i requisiti per accedere e le modalità per inoltrare subito la propria domanda.

Bonus Internet per le imprese, novità

Gli ultimi aggiornamenti riguardanti il bonus Internet 2022 destinato alle imprese e ai titolari di partita Iva riportano che ancora la fase di avvio per le domande è in stand by.

Il Mise a ogni modo, ha già firmato il contratto con Infratel Italia, (società in-house del Ministero dello Sviluppo Economico e parte del Gruppo Invitalia), che si occuperà dell’operatività dell’emissione dei voucher.

Al momento la piattaforma non dispone ancora della schermata per poter presentare le domande. La pubblicazione avverrà in tempi brevi e, solo nel momento in cui ciò si verificherà, allora sarà possibile anche calcolare la data di scadenza per l’invio delle domande (comunque già fissata a monte ovvero da protarsi per una durata di 24 mesi).

L’altra novità è che, ai 609 milioni di euro stanziati per far fronte alle necessità di digitalizzazione delle imprese, grazie al bonus Internet 2022, si aggiungono 93 milioni di euro non assegnati con il precedente Bonus Pc e Internet 2021.

Quest’ultimo, scaduto a fine anno, si rivolgeva in esclusiva ai privati e alle famiglie, per l’installazione di linee Internet ad alta velocità ma destinate ad un uso domestico.

Al momento, il bonus Pc e Internet 2022 per privati non è disponibile ma solo i titolari di Partita Iva iscritti al registro delle Imprese possono accedere al beneficio.

Bonus Internet come funziona

È il Ministero per lo sviluppo economico che ha attivato il bonus Internet 2022, tramite decreto attuativo. 

Il decreto attuativo sopra citato è datato 23 dicembre 2021: il Ministero dello Sviluppo Economico ha inteso con esso mettere in atto la Strategia italiana per la banda ultralarga, come indicato dal CITD – Comitato Interministeriale per la transizione digitale il 20 maggio scorso.

Si tratta di un voucher di minimo 300 euro e massimo 2 mila, che però, al verificarsi di determinate condizioni, può raggiungere anche i 2.500 euro, come vedremo.

Il bonus Internet 2022 fa seguito al bonus Pc 2021, che abbiamo avuto modo di presentare in alcuni dei nostri articoli. Nella fattispecie, il bonus Pc si rivolgeva alle famiglie e ai privati in genere, per favorire l’installazione di una linea internet ad alta velocità nella propria abitazione.

Il lockdown e la DAD (la didattica a distanza per bambini e ragazzi frequentanti la scuola) hanno seriamente messo in difficoltà moltissime famiglie, anche dal punto di vista della connessione. Motivo per cui il governo ha stanziato dei fondi per favorire l’innovazione, da questo punto di vista, riservando il bonus Pc ai nuclei familiari con meno di 20 mila euro di Isee.

Il bonus pc 2021 prevedeva un contributo economico una tantum del valore di 500 euro, distinti in 300 euro per l’acquisto di un dispositivo come un tablet ad esempio e 200 euro da destinare invece alla stipula di un contratto di connettività con un operatore di telefonia mobile.

Abbiamo trattato nel dettaglio l’argomento, approfondendolo nell’articolo dedicato ai fondi disponibili per il bonus internet e Pc 2021, poi in realtà rimasti in parte inutilizzati alla scadenza e oggi rimessi a disposizione dei voucher Internet per le imprese.

Tale bonus è scaduto a dicembre scorso ma sono rimasti dei fondi non assegnati. Questi ultimi ora sono disponibili per il nuovo bonus Internet 2022, la cui grossa novità però che li riguarda è che si rivolge ai titolari di partita Iva iscritti al registro delle imprese.

Quindi, se nel corso dello scorso anno, la priorità, nel senso della digitalizzazione, è andata alle famiglie, oggi si pensa alle imprese, per innovarle e mantenerle competitive sul mercato.

I fondi stanziati per questo bonus sono 609 milioni di euro, ai quali vanno sommati i fondi avanzati dalla precedente fase di digitalizzazione per un importo di 93 milioni di euro. 

Chi aderisce ai bonus Internet

Nel momento in cui il governo ha stanziato i fondi per il bonus Pc 2021 sono numerosi gli operatori di telefonia che hanno deciso di aderire all’iniziativa.

In particolar modo ricordiamo:

  • BBBELL S.P.A.
  • GLOBAL COM BASILICATA S.R.L
  • MEDIATELCO SRL
  • FIDOKA SRL
  • INTERFIBRA SRL
  • MYNET S.R.L.
  • SINERGIA TELECOMUNICATION SRL
  • VODAFONE
  • FASTWEB
  • TELECOM ITALIA SPA
  • TISCALI ITALIA S.P.A
  • WIND TRE S.P.A.

A oggi, si tratta degli stessi operatori che offrono la possibilità alle imprese di usufruire del bonus Internet 2022.

Il bonus Internet 2022 spetta alle aziende italiane che rispettano determinati requisiti e condizioni.

Il Bonus Internet disponibile per le Partita IVA, fino a 2.500 €, può essere richiesto, previa verifica della disponibilità residua, da Piccole e Medie Imprese fino a 250 dipendenti iscritte al REA (Registro delle imprese), a fronte di un impegno contrattuale minimo di 18 mesi.

Si tratta dunque di piccole e medie imprese che, tramite uno degli operatori di telefonia abilitati, decidono di stipulare un contratto di connettività che abbia una durata di almeno 18 mesi.

L’obiettivo è lavorare nel breve-medio periodo per ridurre il cosiddetto digital divide ovvero il divario, per quanto riguarda la digitalizzazione ormai universale, che ancora però separa molte delle aziende del territorio da quella che è la realtà.

Comprendere il meccanismo del bonus Internet 2022 per le imprese significa realmente favorire la crescita della propria azienda. Senza gli strumenti digitali, ogni attività produttiva oggi può dirsi tagliata fuori dalla stragrande maggioranza delle opportunità lavorative nonché poco competitiva e, in maniera inevitabile, destinata a finire ai margini.

Il contributo governativo previsto dal bonus Internet per le imprese non riguarda solo l’erogazione del voucher. Infatti, a seguito dell’avvenuta implementazione dei nuovi sistemi tecnologici e digitali, è prevista anche una fase di formazione, con iniziative di comunicazione volte a insegnare agli addetti ai lavori il corretto utilizzo delle nuove risorse a disposizione.

Connessione Internet ad alta velocità e digitalizzazione del sistema produttivo in tutto il Paese sono dunque i pilastri sui quali si fonda la ratio del nuovo bonus Internet 2022 destinato alle imprese italiane e a risollevare le sorti del tessuto imprenditoriale della penisola.

Come richiedere bonus Internet

Le imprese che rispondono ai requisiti e alle condizioni che abbiamo già avuto modo di riportare, possono procedere con la richiesta del voucher a loro spettante.

Per ottenere il massimo previsto dal benefit, ovvero la somma di 2.500 euro, il contratto da stipulare deve prevedere in maniera obbligata il passaggio a connessioni a 1 Gbit/s.

Per accedere invece al bonus tout court è sufficiente invece un incremento della velocità di connessione, da 30 Mbit/s (il bonus allora oscilla tra 300 euro e un massimo di 2 mila).

È Infratel Italia (società in-house del Ministero dello Sviluppo Economico e parte del Gruppo Invitalia) che si occupa di rendere operativo il bonus Internet e di erogare i vari voucher agli aventi diritto.

Come già evidenziato in fase di apertura, formalmente ci sono 24 mesi a disposizione per richiedere il bonus ma è pur vero che il budget delle risorse è fissato a monte, quindi si procederà all’assegnazione degli incentivi in base alla disponibilità dei fondi.

Dove richiedere bonus Internet e pc

Per quanto concerne il bonus Pc 2021, trattandosi di privati, era possibile rivolgersi direttamente al provider preferito, presente nella lista degli operatori aderenti all’iniziativa, che si occupa di espletare la pratica.

Per quanto concerne invece il bonus Internet 2022, sono le imprese a poter beneficiare dell’agevolazione, pertanto a loro spetta inoltrare la domanda direttamente.

Attenzione! Al momento in cui si scrive non è ancora possibile presentare le domande per ottenere i voucher Internet 2022. Per avere aggiornamenti, è possibile continuare a seguire la sezione notizie della testata giornalistica oppure uno dei canali social di proprio gradimento.

Si attendono dunque le disposizioni da parte del Mise, per quanto concerne le modalità e i termini di inoltro delle domande nonché le tempistiche per l’erogazione dei contributi.

Quando scade bonus Internet

Il bonus Internet ha una durata di 24 mesi, a partire dal giorno in cui ci sarà ufficialmente la comunicazione relativa alla possibilità di poter inoltrare le domande.

In realtà, i fondi a disposizione, per quanto piuttosto sostanziosi (702 milioni di euro) sono comunque limitati. Si stima che

La platea delle imprese potrà variare da un minimo di 850 mila a un massimo di 1.400.000 beneficiari.

Per ogni domanda inviata dunque si procederà innanzitutto alla verifica dei fondi disponibili, per poi passare al vaglio, nello specifico, dei requisiti richiesti alle imprese e delle condizioni contrattuali da rispettare, per poter usufruire del voucher.

Novità Bonus 2022: ecco quali sono senza o con ISEE basso!

Ecco i nuovi bonus 2022!

Tutti questi sono buoni che lo Stato garantisce tramite detrazione fiscale o credito d’imposta, ma solo se si rientra entro alcuni requisiti, in particolare reddituali.

Per avere una veloce panoramica dei principali bonus, ti consiglio il video a cura del Geometra Danilo Torresi.

Sono tutti incentivi o sconti per l’acquisto di servizi o prodotti che a causa del Covid, o proprio “grazie” alla pandemia, sono diventati strumento per alcune riforme o strategie governative, tipo il superbonus 110% per il miglioramento e l’efficientamento energetico.

Oppure il bonus Rottamazione TV per garantire la rottamazione “a spese” del contribuente, con una garanzia di 100 euro di sconto per l’acquisto di un televisore.

Ma vediamo insieme quali sono i principali bonus di quest’anno.

Ecco quali sono i principali bonus 2022!

I bonus 2022 si dividono in tre categorie, e tutte e tre riguardano la famosa attestazione ISEE dell’INPS:

  • ci sono quelli che lo prevedono, e richiedono per l‘accesso un ISEE basso;
  • ci sono quelli che lo prevedono, ma richiedono un ISEE alto, quindi più alla portata di tutti;
  • ci sono quelli che non lo prevedono, i cosiddetti “bonus senza ISEE“.

Questi ultimi sono per lo più sconti e crediti relativi ad alcuni settori, quali il bonus Terme o il bonus Ristrutturazione TV. 

Di contro ci sono altri bonus che, a causa della cifra abbastanza sensibile, lo richiedono, anche se l’ISEE massimo è alto, come il caso del Bonus Vacanze, che prevede un ISEE di almeno 40.000 euro.

E altri che sarebbe stato meglio averlo, perché come requisiti d’accesso sono abbastanza stringenti, come il bonus mobili.

Bonus 2022: ecco come richiedere il bonus mobili

Il bonus mobili è uno dei diversi supporti economici che sono stati rinnovati anche per il 2022, e senza perderci troppo.

Perché fino a qualche mese fa era sicuro che:

  • o veniva abolito una volta giunto a scadenza il 31 dicembre 2021;
  • o veniva ridotto il limite di spesa da 10.000 euro a 5.000 euro.

Non è accaduto nulla del genere, anzi, è stato riconfermato il limite di spesa a 10.000 euro e la proroga è stata protratta fino a dicembre 2023.

Semmai il problema di questo bonus è l’essere solo una detrazione fiscale, come il bonus idrico. Non prevede un rimborso creditizio, o un bonifico come era disposto per il bonus rubinetti fino al 31 dicembre 2021.

Avrai la possibilità di acquistare mobili o elettrodomestici di ultima generazione e di classe energetica A, E, F, e di poter scalare queste spese come detrazione IRPEF della tua Denuncia dei Redditi.

Ma solo il 50% sarà detraibile, quindi avresti una riduzione della pressione fiscale solo di 5.000 euro su una spesa massima di 10.000 euro.

Avevamo spiegato nell’articolo del bonus idrico i motivi per cui tutti i buoni stanno puntando alla detrazione IRPEF. A parte alcuni bonus come quello delle Vacanze.

Bonus Vacanze 2022: ecco come richiederlo (in caso di proroga)

Il Bonus Vacanze 2022 è un buono che solo in parte si presenta come detrazione fiscale, perché l’80% del voucher potrà essere speso direttamente sul totale delle spese vacanziere.

Si tratta di un incentivo per accedere alle strutture balneari e di ristoro, e attualmente sembra sia in fase di proroga, anche se con molti se e molti ma, visto che tra il 2020 e il 2021, quando venne rinnovato solo a chi non avava ancora fatto richiesta, ha avuto un calo delle richieste.

Forse è dettato dal fatto che richiede l’attestazione ISEE, e che si possa provvedere a ottenere il bonus solo se si ha meno di 40.000 euro di reddito annuo, con tanto di famiglia allargata.

Perché si passa da 150 euro per un solo soggetto fino a 500 euro una tantum per tre o più persone nello stesso nucleo familiare.

Inoltre non prevede cessioni e non si può utilizzare per servizi extra quali la ristorazione o l’utilizzo di attrezzature varie, ombrelloni e sdrai però esclusi.

Nonostante la platea più ben disposta, il vero successo dell’annata passata è stato decretato dal bonus Terme. Motivo di questo successo? Probabilmente l’essere un bonus senza ISEE.

Bonus Terme 2022: ecco come richiederlo (in caso di proroga)

Nel caso in cui il bonus terme dovesse tornare operativo dal 2022, si potrà richiederlo presso il sito di Invitalia, a patto però di non averlo già richiesto nella precedente erogazione.

Ci sono state due date nel 2021 in merito a questo buono:

  • il 28 ottobre era la data in cui il servizio di registrazione per le aziende era diventato disponibile per tutti coloro che volevano aderire all’iniziativa;
  • l’8 novembre era la data in cui il cittadino poteva richiedere, alle aziende che avevano aderito il 28 ottobre, la disponibilità del bonus.

Se hai già provveduto a richiederlo l’8 novembre, e l’hai consumato in quei 60 giorni di disponibilità previsti, difficilmente potrai richiederlo in caso di proroga.

Questo però è ancora da decidersi, anche se in un precedente articolo avevamo trattato dell’assenza di un vero e proprio piano da parte della autorità, secondo quanto denunciato dal presidente di Federterme, Massimo Caputi.

Quest’ultimo ha voluto segnalare che, in assenza di un rifinanziamento, lo Stato perderà ben 20 milioni di euro, dato che oltre 100.000 voucher sono stati erogati, ma non ancora consumati.

Già qui si può presumere che, a meno di non chiudere definitivamente questo benefit, dovrà provvedere in tempi brevi a rinnovarlo. Anche se questo significherebbe sfidare la curva epidemica del Covid.

Se non altro il problema non sussiste nel caso del bonus nido.

Bonus nido 2022: ecco come richiederlo

Il bonus nido 2022 è un supporto economico per tutti coloro che devono provvedere al pagamento delle spese relative all’asilo nido, quindi alle tasse per l’iscrizione e alla retta mensile, cioè alle undici rate annuali. 

Sebbene dovesse rientrare tra i vari buoni che dovevano essere cancellati in favore dell’Assegno Unico Universale, a causa della sua natura di ammortizzatore non sarebbe teoricamente un incentivo alla natalità come il bonus mamma domani o il bonus bebè.

Pertanto per il 2022 è stato rinnovato, sempre come copertura che riguarderebbe però sole undici mensilità, anche se con un importo finale non indifferente.

Perché si parla di un supporto economico che va da 1.500 euro annui fino a 3.000 euro, ovvero a rate mensili di 136-283 euro al mese, e solo per le spese relative all’asilo nido.

A sua volta il buono riguarda anche coloro che hanno a carico figli diversamente abili, perché, previa segnalazione del pediatra dell’USL, si potrà beneficiare anche dell’assistenza domiciliare e medica.

Anche perché difficilmente potranno seguire le attività dell’asilo nido, qualora siano impossibilitati a livello di mobilità.

Purtroppo, per l’accesso a questo bonus, è richiesta l’attestazione ISEE, che prevede i seguenti scaglioni.

  • 283 euro al mese se si ha un reddito inferiore a 25.000 euro;
  • 225 euro al mese se si ha un reddito superiore a 25.000 euro ma inferiore a 40.000 euro;
  • 136 euro al mese se si ha un reddito superiore a 40.000 euro.

Inoltre, il bonus in questione riguarda solo i bambini con età massima di tre anni, senza distinzioni se adottati, in affidamento o naturali.

Bonus matrimonio 2022: ecco come funziona

Altro bonus 2022 particolare è quello per chi, nonostante il Covid, vuole avere una sua cerimonia nuziale a tutti i costi.

Per questo c’è il bonus matrimonio, che consiste in una detrazione fiscale fino al 25% per le spese cerimoniali.

Ma attenzione, questa detrazione non va agli sposi o a chi si prende il carico economico di organizzare la festa, bensì alle imprese che erogano questo servizio.

Secondo la Legge 106/2021, questo bonus spetta solo a tutte le imprese relative al settore del wedding planning, quali organizzatori di cerimonie, intrattenimento, e in generale il settore HoReCa (Hotellerie, Restaurant, Caterig).

La ripartizione di questo fondo, di ben 60 milioni di euro, riguarda infatti:

  • 10 milioni di euro per le imprese del settore Horeca;
  • 10 milioni di euro alle imprese del settore di intrattenimento, di feste, di cerimonie e di quelli diversi del wedding;
  • 40 milioni di euro a valere sul settore wedding.

C’era anche la possibilità di avere, come sposo o pagante della cerimonia per gli sposi, uno sconto fiscale del 25%, fino ad un massimo di spesa di 25.000 euro. Ma le risorse sono mancate, e l’emendamento, che prevedeva anche un finanziamento di 80 milioni di euro per catering, addobbi, trucco, fotografie e altro, non è passato.

Bonus casalinghe 2022: ecco le ultime novità

In compenso, come bonus 2022, è stato finanziato anche quest’anno un bonus per tutti coloro che attualmente ricoprono degli incarichi domestici senza retribuzione e in maniera del tutto volontaria.

Cioè per chi fa il casalingo o la casalinga. Per questi ci sono dei bonus e dei corsi gratuiti per un possibile sbocco lavorativo. Uno tra questi è il bonus casalinghe 2022, che riguarda tutti, uomini o donne purché attualmente occupati nelle faccende domestiche.

Questo bonus però non è un’erogazione in contanti o un voucher digitale, ma un’opportunità. Cioè l’occasione per poter accedere ad un corso telematico, tutto a spese del Dipartimento per le Pari Opportunità, e implementare le proprie capacità informatiche o digitali.

Così da ridurre quanto più possibile il gap tecnologico tra le attuali generazioni e quelle precedenti, anche per dare una garanzia in più, a chi ha perso il lavoro causa Covid, di poterlo riavere.

Nuovo bonus 1.000 euro per tutti, senza ISEE. Ecco come averlo

Anche il 2022 si apre con una serie di bonus che possono essere richiesti dai cittadini residenti in Italia. Ma c’è un nuovo bonus aperto a tutti, di ben 1.000 euro che il governo Draghi ha inserito nella legge di bilancio 2022 e che ha reso stabile fino al 2023.

In realtà questo bonus era già presente nel 2021, ma si attendeva il decreto attuativo del ministero della transizione ecologica che è arrivato molto tardi, quasi a ridosso della fine dell’anno, con provvedimento del 27 settembre.

Si tratta del bonus rubinetti o idrico.

Chi aveva sostenuto spese per la sostituzione di sanitari e rubinetti nel 2021, potrà ottenere il rimborso della spesa fino a 1.000 euro.

Lo stesso bonus, che si ricorda non richiede l’ISEE, per il 2022 e 2023 non sarà più sotto forma di rimborso a mezzo bonifico ma sarà un credito d’imposta da portare in dichiarazione dei redditi.

Per l’ISEE si consiglia la lettura dell’articolo ISEE 2022: Inps cambia le regole. Ecco le novità!

Come credito fiscale, il beneficiario quindi potrà scontare l’importo massimo di 1.000 euro sulle imposte che si dovranno pagare tra luglio e settembre, dopo la dichiarazione dei redditi 2023 sui redditi 2022. 

La domanda tuttavia, potrebbe essere lecita e non scontata. Qual è il vantaggio di sostenere una spesa se poi non ci sarà un rimborso del costo sostenuto, fino alla somma massima di 1.000 euro, ma un credito d’imposta che potrà essere fatto valere dopo un anno?

Non ci si deve soffermare sull’importo del credito d’imposta, ma anche sul risparmio che si otterrà sulla bolletta sia energetica che idrica. 

Infatti, il bonus rubinetti, come è stato battezzato, serve proprio a risparmiare il consumo di acqua e quindi a poter alleggerire le bollette, quella dell’energia termica necessaria a far partire ad esempio la caldaia per far scorrere l’acqua calda, che la bolletta idrica stessa.

Bonus rubinetti: 1.000 euro fino al 2023

La legge di bilancio 2022 ha prorogato di due anni il bonus rubinetti per il risparmio del consumo di acqua. Questo bonus non va confuso con il bonus acqua potabile che può ancora essere richiesto fino al 31 dicembre 2022 e che concede invece un credito d’imposta del 50% su una spesa massima di 1.000 euro.

Ma torniamo al bonus rubinetti per il 2022 e 2023.

Tutti coloro che decideranno di fare i lavori nelle proprie abitazioni, esistenti, di efficientamento dei sistemi di erogazione dell’acqua, potranno contare su un credito d’imposta di 1.000 euro, come cifra massima, da sfruttare nella prima dichiarazione fiscale utile. 

La misura voluta dal ministero per la transizione ecologica è stata già utilizzata nel 2021. Per chi ha speso nel passato anno somme per sostituire rubinetti e sanitari a minor consumo e spreco d’acqua, potranno invece ricevere il rimborso di quanto speso fino ad un massimo di 1.000 euro.

La vera differenza tra il nuovo bonus 1.000 euro fino al 2023 e quello esistente nel 2021, è proprio nella modalità di utilizzo.

Il governo Draghi ha introdotto la novità di utilizzare il bonus come credito e non come rimborso. Una differenza notevole perchè il bonus, sotto forma di credito d’imposta, non sarà percepito come misura intera, ma come abbattimento dell’irpef lorda. Una netta differenza rispetto ad un rimborso della spesa effettuata, nel limite di 1.000 euro.

Utile il video di Mondo Pensioni sul bonus idrico che illustra le modalità per poterne beneficiare.

Bonus 1.000 euro: chi può averlo

Il bonus rubinetti o risparmio idrico è stato introdotto con la legge di bilancio 2021, ma è entrato in vigore effettivamente con il decreto di attuazione del ministero della transizione ecologica solo negli ultimi mesi del 2021. 

A poter fruire dell’agevolazione, che nel 2021, è stata sotto forma di rimborso della somma spesa per gli acquisti ed interventi necessari al risparmio idrico, sono stati tutti i titolari di un diritto reale sull’immobile in cui avevano la residenza. 

Questo stesso requisito è stato confermato anche nella proroga del bonus rubinetti per il 2022 e 2023.

Chiunque abbia a vario titolo un diritto reale sull’abitazione già esistente potrà far valere il bonus risparmio idrico. Quindi il bonus è per singola unità abitativa su cui la persona ad esempio abbia la proprietà, oppure sia un inquilino o gode di un diritto di uso. Nel caso in cui sia l’affittuario a richiedere il bonus rubinetti 2022, però, dovranno sussistere due condizioni: innanzitutto, c’è bisogno del permesso da parte del proprietario di casa.In secondo luogo, poi, se è l’affittuario che otterrà il beneficio, dovrà essere questo a farsi carico delle spese di sostituzione dei rubinetti.

Non può richiedere il bonus ad esempio il figlio maggiorenne a meno che non abbia una quota di proprietà sull’immobile. 

Per poter avere accesso al bonus rubinetti di 1.000 euro il soggetto che effettua gli interventi deve essere residente in Italia. Quindi non è necessaria la cittadinanza ma solo la residenza.

Altro aspetto utile da ricordare è che il bonus è utilizzabile solo dalle persone fisiche. Dunque imprese individuali, cooperative o imprese in genere non possono godere di questo bonus se ad esempio decidono di sostituire sanitari e rubinetti negli edifici in cui si svolge attività lavorativa.

Bonus rubinetti: 1.000 euro senza ISEE

Tra i requisiti richiesti per poter accedere al bonus idrico non è contemplato l’ISEE. L’indicatore della situazione economica equivalente, usata per la maggior parte degli aiuti, incentivi e bonus degli ultimi due anni, non si applica invece al bonus rubinetti da 1.000 euro.

Questo permette quindi a tutti i cittadini che risiedono sul territorio italiano di poter procedere con i lavori di sostituzione di rubinetti e sanitari indipendentemente dal reddito prodotto e dall’ISEE. Unico vincolo è l’importo della misura che non potrà superare i 1.000 euro. 

Ancora una volta si ricorda che per le spese 2021, gli aventi diritto potranno contare sul rimborso della spesa sostenuta, ma riceveranno al massimo 1.000 euro. Per chi invece farà i lavori nel 2022 o nel 2023, i 1.000 euro saranno invece da portare nella prima dichiarazione dei redditi dell’anno successivo a quello di sostenimento delle spese. 

Bonus 1.000 euro: quali sono i lavori ammessi

Il bonus rubinetti è concesso per alcuni lavori da effettuare sul sistema di erogazione dell’acqua con la finalità di ridurre il consumo di acqua. Così per esempio non si potranno sostituire lavabi o piatti doccia, così come una vasca da bagno. Ma i relativi miscelatori montati su lavandini, sanitari, docce o vasche potranno essere oggetto di intervento ammesso al bonus. Ma anche la sostituzione dei sanitari laddove il consumo di acqua sia notevolmente ridotto. 

Le specifiche dei lavori ammessi sono riportati nella legge di bilancio 2021 all‘articolo al comma 63. Esso riporta:

fornitura e la posa in opera di vasi sanitari in ceramica con volume massimo di scarico uguale o inferiore a 6 litri e relativi sistemi di scarico, compresi le opere idrauliche e murarie collegate e lo smontaggio e la dismissione dei sistemi preesistenti; 

la fornitura e l’installazione di rubinetti e miscelatori per bagno e cucina, compresi i dispositivi per il controllo di flusso di acqua con portata uguale o inferiore a 6 litri al minuto, e di soffioni doccia e colonne doccia con valori di portata di acqua uguale o inferiore a 9 litri al minuto, compresi le  eventuali opere idrauliche e murarie collegate e lo smontaggio e la dismissione dei sistemi preesistenti.  

Bonus rubinetti 1.00 euro: come richiederlo

Il bonus rubinetti di 1.000 euro, per le spese del 2021, potrà essere richiesto grazie ad una piattaforma, chiamata “Piattaforma bonus idrico”, che metterà a disposizione il ministero per la transizione ecologia. L’accesso a questa piattaforma sarà consentita solo mediante l’identità digitale, quindi è utile essere già in possesso dello Spid.

Ma solo per coloro che hanno sostenuto la spesa nel 2021 e che quindi potranno richiedere il rimborso. La documentazione necessaria da allegare alla richiesta di rimborso è il modulo esercente che deve essere compilato dal venditore per certificare la tipologia di articoli acquistati e la spesa, la ricevuta o fattura di acquisto. 

Nella richiesta del rimborso si dovranno indicare i dati dell’immobile in cui sono stati eseguiti gli interventi, la descrizione dei beni sostituiti indicando le specifiche tecniche dei nuovi beni installati, il titolo giuridico che si possiede sull’immobile ed infine gli estremi del conto corrente

Con queste informazioni, Consap provvederà al rimborso sull’Iban indicato in piattaforma. 

Per coloro che invece effettueranno i lavori ammessi negli anni 2022 e 2023 dovranno conservare i documenti di spesa e l’evidenza dei pagamenti, meglio se tracciati, al fine di portare in detrazione l’importo di 1.000 euro nella dichiarazione dei redditi. 

Per approfondire invece l’altro bonus “idrico” quello sull’acqua potabile, consiglio la lettura dell’articolo Bonus da 2.000 euro per tutti senza ISEE. Come averlo!