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Legge 104: smart working 2022! Ma diminuiscono i permessi

Il 2022 porta con sé un vento di novità che non risparmia la Legge 104/1992, cioè la normativa a sostegno di disabili e portatori di handicap, come di chi si prende cura di loro, cioè caregiver/accompagnatori.

Non si tratta di interventi che vanno ad incidere in maniera strutturale, ma degli effetti del Decreto di Natale (DL 221/2021) e della Legge di Bilancio 2022 (234/2021). Sono infatti la conseguenza della pandemia che continua senza arrestarsi e della curva dei contagi che, continuando a salire, ha portato il governo Draghi a scegliere per una proroga dello Stato di Emergenza.

Come buona notizia c’è da registrare che l’esecutivo, vista l’emergenza ancora attiva, ha prorogato la possibilità di scegliere, tra le agevolazioni concesse dalla Legge 104, quella di lavorare in smart working fino al 28 febbraio 2022.

Diversamente, non c’è nessuna proroga al numero dei permessi retribuiti mensili nell’ambito della Legge 104. Con il Decreto Cura Italia si era scelto di aumentarli dal massimo di 3 giorni al mese al massimo di 12 giorni al mese, la misura più volte prorogata non è però attiva nel 2022. Quest’anno cioè si torna alla normativa classica e ad un massimo di 3 giorni al mese di permessi retribuiti, frazionabili in ore.

In compenso però i lavoratori dipendenti, che è si sono assentati dal lavoro per un mese terminando così l’indennità per malattia a disposizione, hanno adesso un nuovo bonus INPS da 1.000 euro offerto dalla Legge di Bilancio.

Andiamo a fare il punto della situazione ed a tracciare tutte le novità che il 2022 riserva a quanti hanno accesso alla Legge 104 in fatto di smart working e permessi retribuiti.

Proroga allo smart working con la Legge 104, ma solo fino al 28 febbraio 2022

Il Consiglio dei Ministri il 14 dicembre 2021 ha formalmente e approvato il decreto che proroga lo Stato di Emergenza fino al 31 marzo 2022. Seguito da questi il Decreto di Natale (221/2021) stabilisce anche la possibilità per i soggetti fragili e che ricadono sotto le tutele della Legge 104 di lavorare in modalità agile, ove possibile.

Tuttavia almeno per ora la scadenza dello smart working con la Legge 104 non viene allineata a quella della situazione emergenziale e tale possibilità è attiva solo fino al 28 febbraio 2022.

Per permettere ai soggetti fragili di lavorare in smart working è prevista anche la possibilità di un cambio di mansione.

Il medesimo testo di Legge stabilisce anche che, qualora non sia possibile per chi ricade sotto le tutele della Legge 104 svolgere in modalità agile le stesse mansioni che si svolgono in presenza, l’assenza non sarà a più equiparata al ricovero ospedaliero, con il versamento della rispettiva indennità.

Arriva un bonus lavoratori INPS da 1.000€ con la Legge 104, ma senza smart working!

Per il lavoratori dipendenti del settore privato che ricadono sotto le tutele della Legge 104 e che si sono assentati dal lavoro per almeno un mese, finendo cioè i permessi per malattia a loro concessi, la Legge di Bilancio 2022 ha anche stabilito l’assegnazione di un bonus INPS di 1.000 euro una tantum.

Nello specifico, per ottenere questo contributo bisogna essere iscritti all’INPS e ricadere nei beneficiari delle misure introdotte dall’art. 26 del Decreto Cura Italia. Nel dettaglio tale decreto stabilisce che i beneficiari di questa misurata siano i disabili gravi riconosciuti dalla Legge 104 e i soggetti identificati come fragili perché: immunodepressi, affetti da patologia oncologica o sotto terapia salvavita.

Sono poi richiesti due requisiti aggiuntivi per utilizzare la prestazione: 

  • il lavoro non deve essere stato svolto in smart working;
  • devono essere terminati il numero di giorni di malattia indennizzabili a disposizione del lavoratore.

Il bonus consiste in un unico versamento da 1.000 euro e non contribuisce alla formazione del reddito. 

Il contributo è gestito dall’INPS a cui bisogna fare richiesta, come sempre in modalità telematica.

Nessuna proroga ai 12 giorni al mese di permessi retribuiti con la Legge 104

Se quindi, fino al 28 febbraio 2022, chi ricade sotto l’ala protettrice della Legge 104 potrà svolgere, ove possibile, il lavoro in modalità agile. Né la Legge di Bilancio né altro testo ufficiale hanno previsto per il 2022 un’estensione dei permessi retribuiti, che rimarranno nel limite massimo di 3 giorni al mese.

La scelta di estenderli al numero di 12 era stata fatta con il già citato Decreto Cura Italia, ma al momento tale possibilità non è più attiva. Probabilmente l’esecutivo in carica potrebbe scegliere di estendere la possibilità di avere permessi extra, qualora il livello di restrizioni per il contenimento della pandemia si facesse più alto e ci fosse la necessità di attuare maggiori misure per favorire il distanziamento sociale.

Il 2022 riserva comunque sorprese ai beneficiari della Legge 104 anche in fatto di Reddito di Cittadinanza, con tutte le novità spiegate nel video YouTube a cura di Risarcimenti & Rimborsi:

Quanti sono nel 2022 i giorni e le ore mensili di permesso retribuito con la Legge 104?

Dunque, i 12 giorni di permessi retribuiti extra con la Legge 104 sono ufficialmente finiti nel 2022, vediamo quindi quanti giorni spettano e come si calcolano quest’anno.

I disabili gravi che hanno accesso alla Legge 104 hanno il diritto di avere un massimo di 2 ore di permesso giornaliero retribuito o 3 giorni al mese di permesso giornaliero retribuito.

Le due ore giornaliere sono applicabili solo ad una giornata lavorativa minima di sei ore, in caso contrario si scende ad 1 sola ora.

Tale possibilità si estende agli accompagnatori solo nel caso di genitori di figli disabili con meno di tre anni di età. Se il bambino invece ha meno di 12 anni, allora spettano solo 3 giorni al mese di permesso giornaliero retribuito, frazionabili a ore, oltre all’estensione del congedo parentale.

Anche ai caregiver che si occupano di un maggiorenne, se coniugi o parenti, spettano i 3 giorni al mese di permessi retribuiti, ma senza congedo parentale.

Si faccia però attenzione perché, nel caso di genitori caregiver, solo uno può avere i permessi per lo stesso soggetto disabile assistito.

Per quanto riguarda i requisiti legati alla disabilità riconosciuta con la Legge 104, che sblocca la possibilità dei permessi retribuiti, questa deve essere certificata dall’ASL come di tipo grave. Inoltre tale possibilità spetta ai lavoratori dipendenti e non include autonomi e Partite Iva, anche iscritte alla gestione separata INPS.

Come si calcolano i 3 giorni al mese di permessi retribuiti con la Legge 104, se frazionati a ore?

Per i riferimenti normativi del caso, la spiegazione del calcolo del frazionamento delle ore di permesso retribuito con la Legge 104, basate sui 3 giorni di assenza, è fornita dall’INPS con il messaggio 16866/2007. Essa si basa su un semplice calcolo, cioè prima di tutto dividere il numero di ore lavorative settimanali per il numero di giorni lavorativi a settimana e poi moltiplicare il totale per 3.

Facciamo un esempio pratico di come si calcolano i permessi retribuiti spettanti con la Legge 104, sulla base del numero delle ore e dei giorni di lavoro. Immaginiamo una classica settimana lavorativa, cioè fatta di 40 ore di lavoro per 5 giorni settimanali.

Il calcolo da effettuare sarà il seguente: 40 (le ore a settimana)/5 (i giorni a settimana) = 8. Adesso moltiplichiamo questo numero per 3, che sono i giorni di permesso retribuito concesso, e otteniamo 24 (8×3). Quindi al nostro lavoratore spettano 24 ore mensili di permesso retribuito frazionato in ore.

Stellantis brilla sul Ftse Mib. Ottimo buy, target da favola

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Tra le blue chips che oggi riescono a fare meglio del Ftse Mib troviamo anche Stellantis che occupa la seconda posizione nel paniere di riferimento.

Stellantis in bella mostra sul Ftse Mib. Terzo rialzo di fila

Il titolo, dopo aver guadagnato ieri quasi due punti percentuali, si regala il bis oggi, guadagnando terreno per la terza seduta di fila.

Negli ultimi minuti Stellantis si presenta a 18,736 euro, con un vantaggio dell’1,94% e oltre 5,5 milioni di azioni trattate, contro la media degli ultimi 30 giorni pari a circa 10,8 milioni.

Stellantis: Maserati correrà nella Formula E

Il titolo è finito sotto la lente sulla scia delle ultime notizie relative a Maserati che dal prossimo anno correrà in Formula E.

Sarà il primo brand italiano a partecipare al campionato dedicato alle supercar elettriche, al quale prendono parte già nomi com Porsche, Jaguar, Nissan e Nio.

Stellantis sotto la lente di Intesa Sanpaolo

Secondo gli analisti di Intesa Sanpaolo, la notizia è coerente con il percorso di elettrificazione di Maserati.

Il focus è ora rivolto all’appuntamento in agenda a marzo, quando Stellantis presenterà il nuovo piano industriale, in occasione del quale gli analisti si aspettano ulteriori indicazioni sulla strategia di Maserati.

In attesa di novità, gli esperti di Intesa Sanpaolo mantengono una view bullish su Stellantis, con una raccomandazione “buy” e un prezzo obiettivo a 24,1 euro.

Stellantis: Jefferies conferma il buy e alza il target price

Intanto, a dare una spinta oggi al titolo è l’indicazione di Jefferies, i cui analisti da una parte hanno ribadito la raccomandazione “buy” su Stellantis e dall’altra hanno incrementato il target price da 26 a 29 euro, valore che implica un potenziale di upside di quasi il 55% rispetto alle quotazioni correnti a Piazza Affari. 

Secondo il broker Stellantis è rimasto indietro rispetto al comparto, perchè se da una parte ha seguito l’andamento di quest’ultimo, dall’altra i suoi multipli si collocano il 50%-60% più in basso di quelli di grandi competitors com Ford  General Motors.

Gli analisti credono che Stellantis abbia l’occasione di correggere questo gap durante il 2022, mettendo in atto la sua strategia e offrendo ulteriori indicazioni sui progetto del gruppo fino al 2030.

Un’appuntamento importante in tal senso sarà quello di fine febbraio, quando Stellantis alzerà il velo sui conti del 2021.

Gli analisti di Stellantis si aspettano ricavi pari a 151,4 miliardi di euro e un Ebit pro-forma adjusted di 15,9 miliardi, con un margine del 10,5%.  

Ecobonus 2022: dal 13/01 si può richiedere la moto gratis!

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Sono finalmente cominciate le prenotazioni, proprio a partire dalla giornata di giovedì 13 gennaio, per poter accedere all’ecobonus 2022 per l’acquisto di moto o scooter, in seguito all’approvazione alla precedente Legge di Bilancio 2021, la legge numero 178 del 30 dicembre 2020.

A questo proposito, non si tratta di una nuova introduzione del bonus, bensì del rifinanziamento che era stato proposto e predisposto da parte del Mise, dunque del Ministero dello Sviluppo Economico al fine di provvedere all’erogazione di nuovi bonus destinati all’acquisto di automobili, moto e scooter che potessero andare a salvaguardare al meglio l’ambiente, dunque per tutti quei veicoli a basse emissioni ambientali.

In questo senso, a partire dalle ore 10 del 13 gennaio sono cominciate le procedure per poter accedere alle nuove prenotazioni volte all’acquisto di moto elettriche e ibride, attraverso cui i concessionari potranno effettivamente riservare gli incentivi previsti dal Governo italiano attraverso l’apposita piattaforma telematica dedicata agli acquirenti.

Tuttavia, come accade per qualsiasi altra tipologia di bonus e di incentivo previsto da parte dello Stato, in particolare tutti quei bonus e quelle agevolazioni a cui sta lavorando la squadra dell’esecutivo italiano guidata attualmente dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, diventa fondamentale accertarsi al meglio di essere in possesso di tutte le condizioni ed i requisiti che sono stati previsti per poter avere un veicolo nuovo (quasi) gratis!

Proprio per tale motivazione, all’interno del seguente articolo, sarà riportata una vera e propria guida dedicata all’ecobonus 2022, che consentirà così a tutti gli utenti ed i lettori di poter comprendere al meglio quali sono le caratteristiche e le peculiarità del nuovo bonus moto e scooter che può essere prenotato già dal 13 gennaio. 

In tal senso, nei prossimi paragrafi, inoltre, saranno chiarite anche le disposizioni che sono state fornite da parte del precedente Governo guidato dall’ex premier Giuseppe Conte, in relazione all’ecobonus e quali sono i nuovi fondi volti al rifinanziamento di questo incentivo.

Ecobonus 2022: le ultime notizie sul bonus moto e scooter da avere dal 13/01

Attraverso una comunicazione avvenuta da parte del Ministero dello Sviluppo Economico sullo stesso portale governativo, nella giornata di martedì 11 gennaio 2022, è stato fatto sapere a tutti i contribuenti italiani nonché gli stessi rivenditori e concessionari della riapertura della piattaforma dedicata alle prenotazioni.

Si tratta, a questo proposito, di una sezione telematica presente all’interno del sito web predisposto per la gestione delle pratiche dell’Ecobonus 2022, disponibile al seguente link ecobonus.mise.gov.it, volta ad accogliere tutte le prenotazioni degli incentivi che sono stati destinati effettivamente all’acquisto di eventuali motocicli oppure ciclomotori.

Effettivamente, a partire dalle ore 10 della giornata di giovedì 13 gennaio 2022 sono cominciate le prenotazioni per tutti quei concessionari che intendono ottenere l’incentivo per i propri clienti al fine di incentivare la vendita di veicoli elettrici e ibridi.

È chiaro quindi che l’obiettivo del Governo intrapreso attraverso l’ideazione e la realizzazione del cosiddetto Ecobonus 2022 è duplice. Da un lato, un primo scopo è quello di riuscire ad incentivare il più possibile l’acquisto di dispositivi, autovetture, ciclomotori e motocicli, che possano essere meno dannose per l’ambiente, dunque, con una ridotta emissione.

Tuttavia, al tempo stesso, il secondo scopo dell’esecutivo è quello di poter sostenere maggiormente le spese che vengono effettuate da parte dei cittadini italiani, sopratutto coloro che sono stati maggiormente colpiti dalle tragiche e disastrose conseguenze che si sono susseguite a causa dell’impatto del Coronavirus nel territorio nazionale, sia a livello sociale e sanitario che dal punto di vista economico.

Per maggiori informazioni in merito all’ecobonus moto e scooter 2022, a quanto ammonta e come averlo, sarà possibile consultare il video informativo di Moto.it:

 

Ecobonus 2022: le disposizioni e il contesto normativo 

Occorre precisare, tuttavia, che quello dell’ecobonus 2022 non rappresenta affatto una novità per tutti i cittadini italiani che erano infatti in attesa di scoprire quello che sarebbe accaduto proprio durante l’inizio dell’anno in corso.

A questo proposito, è necessario infatti sottolineare che l’incentivo era stato di fatto introdotto a partire dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge numero 178 avvenuta nella data del 30 dicembre 2020, a seguito dell’importante lavoro intrapreso da parte della squadra del Governo italiano precedente, alla cui guida vi era l’attuale leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte.

In questo senso, infatti, la squadra dell’esecutivo di Conte aveva ideato una serie di indennizzi e di agevolazioni che non sono state utilizzate soltanto durante lo scorso anno, ovvero per tutto il periodo compreso tra il primo gennaio ed il 31 dicembre 2021. Effettivamente, all’interno della Manovra finanziaria 2021, il Governo Draghi aveva approvato anche il rifinanziamento di una serie di incentivi anche per gli anni successivi.

Tra questi, vi è appunto l’Ecobonus 2022, il quale ha ottenuto, sulla base delle disposizioni contenute nella Legge di Bilancio entrata in vigore a partire dal primo gennaio 2021, uno stanziamento di ben 150 milioni di euro.

Tuttavia, in questo contesto è necessario anche precisare che lo stanziamento complessivo delle risorse, fissato per la cifra di ben 150 milioni di euro, dovrà essere redistribuito in differenti quote, che corrispondono a 20 milioni di euro dall’anno 2021 all’anno 2023 e di 30 milioni di euro per ognuno degli anni compresi nel periodo dal 2024 al 2026. 

Bonus moto 2022: quali scooter si potranno acquistare quasi gratis?

Come avviene per tantissimi altri bonus e agevolazioni predisposte da parte del Governo italiano con l’obiettivo di sostenere i cittadini e le famiglie italiane, anche per quanto riguarda l’Ecobonus 2022 sono state previste alcune condizioni e requisiti fondamentali per poter effettivamente accedere al bonus.

A questo proposito, è necessario infatti evidenziare che il contributo economico in questione non potrà essere considerato accessibile a qualsiasi cittadino che decide di acquistare una moto oppure uno scooter nuovo, bensì esclusivamente nei confronti di coloro i quali procederanno all’acquisto di determinate categorie specifiche di motoveicoli.

Nello specifico, rientrano nell’oggetto dell’agevolazione economica resa possibile attraverso l’Ecobonus 2022, le cui prenotazioni hanno preso avvio a partire dal 13 gennaio 2022, le seguenti categorie di veicoli: veicoli a due ruoto che non superano i 50 cc di cilindrata e con velocità massima di costruzione non supera i 45km/h (categorie L1e, L2e) o che supera i 45 km/h (categoria L3e); veicoli a tre ruote asimmetriche rispetto all’asse mediano longitudinale con velocità massima di costruzione superiore a 45 km/h e con più di 50 cc di cilindrata (categoria L4e e L5e).

Inoltre, rientrano anche i quadricicli leggeri, o quadricicli con specifiche condizioni obbligatorie, che corrispondono alle categorie di veicolo di L6e e L7e. È necessario anche precisare che dovrà trattarsi necessariamente di veicoli elettrici oppure con tecnologia ibrida che sono nuovi di fabbrica. 

Come precisato anche all’interno di un recente articolo pubblicato da InformazioneFiscale.it, non rientrano quindi soltanto motocicli e ciclomotori, bensì anche eventualmente tricicli e quadricicli.

Come funziona il bonus moto 2022 dal 13/01

Al fine di poter effettivamente accedere ai vantaggi e agli incentivi concessi dal nuovo ecobonus 2022 destinato all’acquisto di motocicli e di ciclomotori da parte di tutti quei cittadini che decidono di preferire veicoli con tecnologia ibrida oppure elettrica, è necessario sapere che la procedura per poter ottenere tale bonus non avviene in maniera completamente diretta, come accade nella maggior parte dei casi.

Effettivamente, la procedura telematica che potrà essere messa in atto e rispettata proprio a partire dalla giornata di giovedì 13 gennaio, dalle ore 10, dovrà essere rispettata non dai singoli cittadini, bensì dagli stessi concessionari, i quali assumono un ruolo fondamentale per poter garantire ai propri clienti l’accesso a tali agevolazioni.

Inoltre, per quanto riguarda le peculiarità e le caratteristiche che contraddistinguono il meccanismo di funzionamento tipico dell’Ecobonus 2022, ed in particolare del bonus moto e scooter, è necessario precisare che l’importo complessivo di cui si potrà avere diritto cambia sulla base del costo di acquisto ma anche dall’eventuale rottamazione.

Dunque, dopo che il rivenditore si è registrato nell’area del portale ecobonus.mise.gov.it  e ha provveduto alla prenotazione degli incentivi, si hanno a disposizione ben 180 per poi confermare l’operazione, attraverso la comunicazione della targa del veicolo nuovo a cui sarà effettivamente applicato il beneficio, unitamente all’apposita documentazione.

Come cambiano gli importi del bonus moto 2022?

In tal senso, è chiaro che il bonus volto ai cittadini che intendono acquistare motocicli e ciclomotori con tecnologia ibrida oppure elettrica nuovi di fabbrica, non andrà a coprire in maniera intera l’ammontare complessivo della spesa. Tuttavia, l’incentivo statale messo a disposizione con la Legge di Bilancio 2021, potrà essere calcolato in base al prezzo di acquisto del veicolo.

In questo modo, il bonus moto sarà pari al 30 per cento rispetto alla spesa totale, nei casi in cui a fare la richiesta dell’Ecobonus 2022 sono quei cittadini che hanno esclusivamente effettuato il nuovo acquisto, senza procedere ad alcuna rottamazione del vecchio scooter. 

Invece, nella situazione in cui il cittadino oltre ad acquistare un nuovo veicolo con tecnologia ibrida o elettrica provvedere anche alla rottamazione del vecchio scooter, l’incentivo dell’Ecobonus 2022 sarà pari al 40 per cento rispetto al costo totale. 

Reddito di Cittadinanza: chi rischia di perderlo a febbraio!

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Come sappiamo, con la nuova Legge di Bilancio per il 2022 sono state introdotte numerose novità. 

Alcune tra le più importanti riguardano una misura sempre molto chiacchierata: il Reddito di Cittadinanza

Infatti, come in molti già sapranno, questa misura è stata fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle per sostenere coloro che si trovano senza lavoro. L’obiettivo finale del Reddito di Cittadinanza è quello di reinserire tali persone nell’universo lavorativo. 

Tuttavia, in base a quanto si evince dai report relativi al Reddito di Cittadinanza, tale obiettivo è stato raggiunto solo in minima parte. 

Proprio per questa ragione sono piovute numerosissime critiche da molti partiti, i quali hanno ritenuto che il Reddito di Cittadinanza fosse una vera e propria scusa che consentisse alle persone di non lavorare. 

Per ovviare a questo problema è intervenuto il premier Mario Draghi che ha cambiato le carte in tavola e ora perdere il Reddito di Cittadinanza è diventato molto più facile. 

A questo fatto si aggiunge l’obbligatorietà del Green pass che partirà a febbraio anche per le persone che si trovano senza lavoro. 

Ebbene, non essere in possesso del Green pass potrebbe far perdere il Reddito di Cittadinanza?

In questo articolo andiamo a capire quali sono i modi attraverso i quali i cittadini beneficiari del sussidio potrebbero perdere il diritto a ricevere il Reddito di Cittadinanza. 

Reddito di Cittadinanza: quali sono le novità introdotte da Draghi?

In base a quanto abbiamo affermato in precedenza, il Reddito di Cittadinanza è stata una misura che ha ricevuto moltissime critiche, soprattutto provenienti dai partiti di centrodestra e da Italia Viva

Tuttavia, il premier Mario Draghi ritiene che il RdC sia una misura indispensabile per sostenere i cittadini che si trovano in una situazione di difficoltà economica causata dall’assenza di lavoro ed ha quindi deciso di mantenere in auge il sussidio. 

Questo non significa che il nuovo Governo non ha cambiato le carte in tavola. 

Infatti, a partire dal 1° gennaio 2022 assistiamo ad un Reddito di Cittadinanza completamente rivoluzionato. 

L’obiettivo è semplice, ossia si mira a raggiungere il reale “aim” del Reddito di Cittadinanza, quindi il reinserimento nell’universo lavorativo dei percettori del sussidio. 

Ma procediamo con ordine e capiamo quali sono le novità introdotte dal Governo Draghi per il 2022.

Innanzitutto è bene sottolineare fin da subito che verranno intensificati i controlli verso i patrimoni esteri dei percettori del sussidio. 

Inoltre, coloro che ricevono il Reddito di Cittadinanza dovranno presentarsi ad incontri periodici presso il centro dell’impiego. 

Ma queste sono solo le novità considerate più “light”. Infatti, i percettori potrebbero addirittura perdere il sussidio di cittadinanza se compiono determinate azioni. 

Andiamo a scoprirle più nel dettaglio nel corso del prossimo paragrafo. 

Reddito di Cittadinanza: chi rischia di perderlo ora?

Ebbene, la novità di maggior rilievo riguarda proprio il mondo del lavoro. 

Infatti, i percettori del Reddito di Cittadinanza sanno che, per accedere al sussidio, devono firmare un documento che attesti l’immediata disponibilità a lavorare. 

Eppure, come abbiamo affermato anche in precedenza, il Reddito di Cittadinanza non ha raggiunto ancora a pieno il suo principale obiettivo, ossia il reinserimento dei percettori del sussidio nel mondo del lavoro. 

Ma ora c’è un’importante novità. Infatti, coloro che decidono di rifiutare la prima offerta di lavoro congrua che viene proposta, perderanno cinque euro ogni mese sul loro sussidio di cittadinanza

Ma questo non è nulla. Infatti, coloro che decideranno di rifiutare anche la seconda offerta di lavoro perderanno l’accesso al Reddito di Cittadinanza. 

Hai capito bene! Rifiutando due offerte di lavoro ritenute congrue si perderà il diritto a ricevere il Reddito di Cittadinanza. 

Lo stop al sussidio può avvenire anche se il beneficiario del sussidio di cittadinanza decide di non presentarsi al suo appuntamento mensile presso il centro dell’impiego per due volte senza alcuna motivazione. 

Risulta evidente che adesso perdere l’accesso al Reddito di Cittadinanza sarà molto più semplice rispetto a quanto avveniva in passato. 

Reddito di Cittadinanza: si perde se si rifiutano due offerte congrue!

Ebbene abbiamo capito che il Reddito di Cittadinanza si perde definitivamente dopo aver rifiutato due offerte di lavoro congrue. 

Ma cosa intendiamo con il termine “congrue”?

Ovviamente, prima di generare un inutile panico è importante sottolineare che prima del blocco definitivo del sussidio l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale si informerà al meglio sulle ragioni del rifiuto. 

Ma torniamo a noi e capiamo come possiamo capire se un’offerta di lavoro è congrua oppure no.

Ebbene, per considerare un’offerta come congrua è indispensabile che essa arrivi da un luogo di lavoro che si trova al massimo ad 80km dalla residenza del percettore del RdC. 

In poche parole, il luogo di lavoro deve poter essere raggiunto entro 100 minuti con il trasporto pubblico. 

Attenzione: quanto detto vale solo per la prima offerta di lavoro inviata al soggetto. Infatti, l’offerta di lavoro numero due può arrivare da tutta Italia. 

Quindi, facciamo un breve recap: coloro che decidono di rifiutare la prima offerta di lavoro proposta si troveranno a dover affrontare un decalage dell’assegno di cinque euro mensili. Rifiutando anche la seconda offerta si perderà il diritto a ricevere il Reddito di Cittadinanza. 

Inoltre, è necessario ricordare ancora una volta che si perde il Reddito di Cittadinanza anche non presentandosi agli appuntamenti mensili presso il centro dell’impiego senza alcuna motivazione valida. 

Ma, come abbiamo compreso anche nell’introduzione del nostro articolo, c’è ancora un modo per perdere il diritto di usufruire del Reddito di Cittadinanza: l’assenza del Green pass. 

Andiamo ad approfondire meglio questa tematica nel corso del prossimo paragrafo. 

Reddito di Cittadinanza: rischi di perderlo anche senza Green pass!

Come sappiamo, il Green pass sta diventando obbligatorio per compiere qualsiasi attività della vita quotidiana. 

Ebbene, è importante sapere che, in base alle nuove regole, il Green pass diventa obbligatorio per non rischiare di perdere il Reddito di Cittadinanza. 

Infatti, come abbiamo visto in precedenza, chi percepisce il sussidio deve obbligatoriamente recarsi presso i centri per l’impiego con cadenza mensile. 

Ed ecco l’inghippo: per accedere al centro per l’impiego è necessario presentare il Green pass.

Si tratta di un vero e proprio “invito” a vaccinarsi per non rischiare di perdere il sussidio mensile di cittadinanza. 

In poche parole, come abbiamo capito, chi non si presenta senza dovuta motivazione al centro per l’impiego perderà il diritto a ricevere il Reddito di Cittadinanza e, coloro che non possiedono il Green pass non potranno presentarsi. 

Ovviamente, il mancato possesso del Green pass non costituisce motivazione valida per giustificare l’assenza. 

in base a quanto si evince dal report presentato da TGCOM24, ci sono ben 100mila persone che percepiscono il Reddito di Cittadinanza a rischio di perderlo. 

Infatti, in base al numero di vaccinazioni effettuate, si evince che un numero molto elevato ha deciso attualmente di non fare il vaccino. 

Inizialmente si era pensato ad un unico obbligo sul mondo del lavoro. Dunque, solo i lavoratori avrebbero avuto l’obbligo di presentare il Green pass. 

Tuttavia, per risolvere tale controversia è intervenuto il Codacons, decidendo che può essere sanzionato anche colui che percepisce il Reddito di Cittadinanza e non è in possesso della certificazione verde. 

Bollo auto 2022: ecco come richiedere le esenzioni online!

Il bollo auto prevede delle nuove esenzioni.

Ma per accedervi dovrai fare richiesta, anche online, così eviti la trafila burocratica agli sportelli, col rischio di contrarre il Covid e ritrovarti in quarantena.

Per avere un riassunto sul bollo auto, anche in relazione alle esenzioni, ti suggerisco il video Youtube di Automobile.it.

La possibilità di accedere a queste esenzioni è stabilita dalle regioni, a seconda della categoria sociale e automobilistica, altrimenti si dovrà provvedere al pagamento del bollo come previsto dall’Automobile Club Italia.

Anche sulle esenzioni bisogna stare attenti, perché non sempre è possibile richiederle, anche perché oggi si dà molto risalto al green, al lato ecologico dei nuovi motori.

In questo articolo vedremo insieme come funziona il bollo auto, e come procedere per la richiesta online, sia per esenzioni, sia per il pagamento.

Bollo auto 2022: ecco come funziona

Il bollo auto è una tassa automobilistica regionale disposta per tutti i proprietari di macchine.

A seconda della potenza del tuo motore, dovrai pagare una tariffa annua, che va versata all’Automobile Club Italia, come se fosse una cartella esattoriale.

E come una cartella esattoriale, se non la paghi, comincia a lievitare il prezzo, fino a esploderti in una radiazione dal Pubblico Registro Automobilistico.

E in quel caso, se guidi una macchina non più immatricolata, rischi la confisca del mezzo e il pagamento di una sanzione salatissima.

Questo vale anche per il superbollo auto, anche se c’era la notizia della sua abolizione per il 2022, per via della sua natura di micro-tassa.

Bollo auto 2022: ecco quanto si paga da quest’anno

Il bollo auto prevede come calcolo due scaglioni relativi alla potenza del motore, in KW, più l’appartenenza a delle classi ambientali.

Però non va confuso con le solite classi energetiche, cioè quelle relative agli immobili, bensì quelle relative all’emissione di anidride carbonica (C02).

In questo caso si parla di sei classi ambientali, e prevedono, in media, i seguenti costi:

  • 3,00 euro se Euro 0, se sotto 100 KW,
  • 2,90 euro se Euro 1, se sotto 100 KW, 
  • 2,80 euro se Euro 2, se sotto 100 KW, 
  • 2,70 euro se Euro 3, se sotto 100 KW, 
  • 2,58 euro se Euro 4,5,6 se sotto 100 KW. 

E questo se a macchina non raggiunge la potenza di 100 KW. Altrimenti, per le macchine sopra 100 KW:

  • 4,50 euro se Euro 0, se sopra 100 KW,
  • 4,35 euro se Euro 1, se sopra 100 KW, 
  • 4,20 euro se Euro 2, se sopra 100 KW, 
  • 4,05 euro se Euro 3, se sopra 100 KW, 
  • 3,87 euro se Euro 4,5,6 se sopra 100 KW.

Ricordiamo che sono cifre approssimative, dato che la tassa automobilistica è di tipo regionale, pertanto i costi possono cambiare da regione a regione. Visto che ognuna fa per conto proprio il calcolo, e lo pubblica sulla propria pagina ufficiale.

Bollo auto 2022: ecco cosa cambia dopo il 2021!

Il bollo auto nel 2022 è stato confermato, ma con lo sviluppo delle attività online, in particolare l’uso sempre più decisivo di strumenti di identificazione digitale, sarà sempre più inevitabile passare dai classici bollettini postali presso gli sportelli delle Poste Italiane, a direttamente il sito online dell’ACI.

Perché ci sono diversi modi per pagarlo, oltre al pagamento cash o direttamente il bollettino postale, in uso da evitare la domiciliazione bancaria (a torto; e vedremo dopo il perché).

Il pagamento del bollo si può fare direttamente sul sito dell’ACI, il quale può anche provvedere immediatamente al calcolo di esso, tramite una simulazione che purtroppo non ricorda affatto quella in uso per quel che riguarda l’ISEE 2022 sul sito ufficiale dell’INPS.

Se vuoi provvedere al pagamento online, o anche solo alla simulazione del pagamento, basta andare sul sito dell’ACI e immettere i seguenti dati:

  • il tipo di pagamento,
  • il tipo di veicolo,
  • la regione residenza dell’intestatario,
  • la targa del tuo veicolo immatricolato.

Ovviamente il tuo veicolo deve essere iscritto presso il Pubblico Registro Automobilistico.

Altrimenti, da una parte, avresti il piacere di non pagare la tassa, ma dall’altro, qualora tu viaggiassi con un veicolo non immatricolato, ti beccheresti la confisca del veicolo e una sanzione amministrativa che arriva a 712 euro.

Se non altre beghe legali, se non provvedere a immatricolarla entro 180 giorni.

E non solo. Via online puoi richiedere anche delle esenzioni!

Bollo auto 2022: ecco come richiedere le esenzioni online

Per richiedere le esenzioni in merito alla propria appartenenza ad una categoria lavorativa, sociale, o al possesso di un mezzo con particolari caratteristiche, è sempre competente il sito dell’ACI.

Ovviamente, ricordiamo, il bollo auto è una tassa automobilistica regionale, pertanto costi ed esenzioni sono decisi da parte dell’amministrazione regionale.

Pertanto la tua macchina, per ottenere un certo pagamento del bollo auto, o la sua esenzione, dovrà essere registrata presso il PRA regionale, che è a tutti gli effetti il corrispettivo dell’anagrafe per i residenti.

Altro modo per vedere quali sono le esenzioni disponibili presso la propria regione di residenza, c’è il sito ufficiale dell’amministrazione, e la sua sezione relativa ai Servizi ACI.

Va detto però che anche l’Agenzia delle Entrate, ente fiscale nazionale, riporta delle informazioni in merito a esenzioni o pagamenti vari.

Anche se consiglierei la visione del sito dell’Agenzia per farsi qualche aggiornamento in merito al superbollo auto, che è una tassa automobilistica nazionale, da denunciare nel Modulo F24 della propria Dichiarazione dei Redditi.

Bollo auto 2022: ecco quali sono le esenzioni!

Principalmente, le esenzioni che potresti ricevere come possessore di un automezzo immatricolato presso la tua regione di residenza vertono su questi punti:

  • possesso di un veicolo di categoria Euro 4,5,6;
  • possesso di un veicolo avente motore ibrido;
  • possesso di un veicolo avente motore elettrico;
  • possesso di un veicolo avente motore GPL/metano;
  • possesso di un veicolo predisposto per il servizio a persone diversamente abili.

Per quest’ultimo ci si rifà alle esenzioni previste dalla Legge 104/1992, quelle previste per le persone con patologie disabilitanti e per coloro che ne hanno la responsabilità sanitaria.

Nel caso invece delle macchine con motore elettrico e ibrido, si parla addirittura di esenzione permanente per alcune regioni, come la Lombardia e il Piemonte.

O anche solo la riduzione del 15% in caso di domiciliazione bancaria, sempre in Lombardia. Ecco perché prima dicevo “a torto”, visto che anche la regione Campania garantisce una riduzione al 10% con la domiciliazione.

Altrimenti si può avere addiritture il taglio del 75% del bollo auto in alcune regioni, come Friuli, Liguria e Veneti, oltre all’esenzione standard per cinque anni.

Ma in generale potresti ritrovarti con una riduzione del 75% se si possiedono macchine elettriche o GPL, come in Centro Italia. Altrimenti una semplice riduzione del 25% sul prezzo del bollo.

Bollo auto 2022: quando bisogna pagarlo?

Se non hai questa fortuna, e ti ritrovi con una macchina né neo-immatricolata, né a GPL, metano o elettrica che sia, e né tantomeno una che rasenti l’Euro 4, dovrai pagarla entro lo scatto delle seguenti scadenze.

Generalmente la scadenza riguarda il mese dopo la fine del valore della precedente, così per dare tempo al contribuente a pagare la tassa.

In caso di scadenza dell’imposta al 31 dicembre, i contribuenti hanno tempo per pagare entro il 31 gennaio, così da evitare eventuali sanzioni o interessi di mora.

E questo vale sempre, che tu abbia la fine a febbraio, ti tocca pagare a marzo, o a marzo ti tocca pagare entro aprile.

Ovviamente, se salti questo appuntamento, il prezzo finale che ti calcoli anche col simulatore non sarà più lo stesso.

Bollo auto 2022: ecco quanto si paga con le sanzioni!

In caso in cui il bollo auto non venga pagato entro la scadenza prevista, scatta in automatico il ravvedimento operoso, che consiste nell’aumento dell’importo con una sanzione e degli interessi di mora.

Fino a qualche anno fa scattava anche una multa salatissima, pari al 30% in più sull’importo del bollo.

In pratica, se ti ritrovavi a pagare 300 euro di bollo auto, con la sanzione ne pagavi 390 euro!

Mentre ora i termini del ravvedimento scattano solo dopo 12 mesi dal mancato pagamento, tramite accertamento della Regione o dell’Agenzia Entrate Riscossione.

E nemmeno più del 30%, visto che con la legge 157/2019 il ravvedimento si limita solo al 4,29% in caso di pagamento oltre il primo anno dalla scadenza, e il 5% in caso di pagamento oltre il secondo anno.

Ovviamente, in caso di superamento del terzo anno, scatta la radiazione dal Pubblico Registro Automobilistico.

E lì purtroppo non c’è una legge a tuo favore. Lì c’è il Codice.

Bollo auto 2022: ecco come pagarlo via online

Se vuoi procedere al pagamento del bollo auto, puoi procedere attraverso il pagamento tradizionale con:

  • tutti i tabaccai aderenti al circuito Lottomatica.
  • Sportelli bancari o quelli delle Poste Italiane.
  • tutti i ricevitori che possono provvedere al PagoPA.

Ma non è consigliato, visto che puoi ritornare a casa con un bel tampone positivo, visto l’andamento della curva epidemiologica. Consiglio caldamente di provvedere al pagamento via online, anche attraverso:

  • servizi relativi all’ACI come TeleBollo o BolloNet ACI.
  • i servizi di Home banking della tua banca.

E’ più comodo, e anche più veloce: niente fila, niente ritardi e puoi fare tutto con un click. Ovviamente, se hai la domiciliazione bancaria.

DL Sostegni: Reddito Emergenza, caro bollette, Bonus: ultime

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Lavoro e sostegni alle categorie di lavoratori, Reddito di Emergenza, Bonus per le attività chiuse, Sostegni alle famiglie sulle Bollette. Sono tanti i temi prioritari che sono all’ordine del giorno nell’agenda del Governo presieduto da Mario Draghi.

Tante cose avrebbero urgenza, alcune arriveranno prima altre arriveranno dopo. Ma dopo di che cosa? Ovviamente dell’elezione del Presidente della Repubblica.

Che è tema che non appassiona larga parte dell’opinione pubblica che ha priorità ben più stringenti di vita quotidiana, ma che monopolizzerà il dibattito dal 24 gennaio in avanti. Ma torniamo a bomba sulle misure economiche che sono in fase di studio da parte del Governo.

Vediamo le ultime novità su Reddito di Emergenza, sui Bonus per le attività penalizzate e su un possibile Bonus Bollette visti i rincari che ogni famiglia e persona sta toccando con mano in questi giorni.

DL Sostegni 2022: le prime misure in atto

Le intenzioni del Governo sarebbero le seguenti: la prossima settimana dovrebbe arrivare un primo DL Sostegni che dovrebbe essere rivolto a dare un sostegno alle attività economiche che anche a questo giro sono state fermate. O che hanno pesanti limitazioni legate alla diffusione della variante Omicron che ha portato ad un aumento dei contagi.

L’intenzione dell’esecutivo sarebbe, prima dell’elezione del Presidente della Repubblica, varare un intervento al fine di aiutare questi settori in difficoltà.

Ovvero le discoteche e le sale da ballo che sono del tutto chiuse ma anche attività economiche e commerciali legate ai settori del turismo e dello sport.

C’era chi pensava che anche questa potesse essere la settimana buona per il varo di questo provvedimento che è già stato momentaneamente ribattezzato DL Sostegni Tre ma con ogni probabilità l’intervento verrà programmato la prossima settimana.

Lo si attende da lunedì 17 gennaio, ci sono certe attività che proprio non possono più attendere. Si parla della possibilità di un intervento per la cifra di circa 2 miliardi. 

DL Sostegni: al momento non ci sarà un nuovo scostamento di bilancio

Questo intervento per forza di cose in questa fase è ridotto. Verranno fatte economie di spesa da parte del Governo ma non ci saranno altri scostamenti di bilancio per i quali servirebbe anche il via libera del Parlamento.

E il motivo per il quale non si accede allo scostamento di bilancio è legato al fatto che a breve scatterà proprio la partita dell’elezione del Presidente della Repubblica.

Per lo scostamento di bilancio occorrerebbe modificare l’agenda dei lavori del Parlamento e si vogliono evitare a Palazzo Chigi fibrillazioni legate alle misure da varare alla vigilia di una situazione già potenzialmente di conflitto per via dell’Elezione del nuovo inquilino del Colle.

Una volta superata questa situazione e in base a quel che succederà si vedrà. Iin altre parole se sarà eletto Draghi cambierà tutto il quadro, se sarà eletta un’altra figura allora Draghi potrà anche portare avanti un discorso di un intervento molto più ampio con anche uno scostamento di bilancio che allora diverrebbe possibile. A febbraio.

DL Sostegni: ci sarà il Reddito d’Emergenza nel 2022?

Capitolo Reddito di Emergenza. E’ un’altra misura molto attesa e auspicata. Per chi non ne fosse al corrente il Reddito di Emergenza è una misura che è nata nel nostro paese nel maggio 2020 con il Decreto Legge numero 34. Obiettivo della misura dare sostegno alle famiglie in situazioni di forte difficoltà.

Una difficoltà legata alla pandemia. Situazione dalla quale il paese non ne è ancora uscito e le cronache di questi giorni non fanno altro che raccontare come larga parte del paese sia ancora in sofferenza da questo punto di vista.

Il Reddito di Emergenza è un sollievo particolare. Ma non è stato messo nella Legge di Bilancio approvata sul finire del 2021 dal Parlamento.

Perchè? Ufficiosamente si ritiene che sia stato un rinvio e ci sarà sotto qualche forma una riproposizione del Reddito di Emegenza anche nel 2022. Ci sono con ogni probabilità due strade da seguire con grande attenzione su questo tema.

DL Sostegni: le due strade per arrivare al Reddito di Emergenza

Il Governo non ha messo risorse nel reddito di emergenza nella Legge di Bilancio 2022. Quasi impossibile pensare che la misura possa essere presente la prossima settimana nel Decreto che va ad aiutare le imprese chiuse per via delle limitazioni.

Ci sono due strade importanti che guarda chi percepisce il Reddito di Emergenza. La prima è lo scostamento di bilancio previsto per febbraio. Lì il Governo potrebbe inserire la misura per cercare di alleviare le difficoltà di tante famiglie. E poi c’è anche la possibilità legata al PNRR.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede un pacchetto di misure a livello europeo e concordate con gli Stati per fronteggiare le crisi causate dalla pandemia da Covid-19.

Una parte di quelle risorse potrebbe andare a finanziare un nuovo intervento del Reddito di Emergenza. Ma anche qui c’è di mezzo prima l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e il nuovo quadro politico che uscirà.

DL Sostegni: un intervento per calmierare i costi delle bollette?

Sul tema delle Bollette l’intenzione dell’esecutivo sembra essere quella al momento di non intervenire. Nel decreto DL Sostegni Tre che sarà approvato la prossima settimana non dovrebbero esserci risorse destinate a calmierare i prezzi delle bollette.

Se poi ci sarà lo scostamento di bilancio a febbraio dopo l’elezione del nuovo presidente della Repubblica potrebbe essere quello il momento nel caso di mettere mano, nelle intenzioni del premier, a questa situazione.

Si guarda con allarme agli incrementi delle spese delle bollette da parte degli italiani, alcune forze politiche hanno già bussato alla porta del premier.

Hanno iniziato a richiamare la sua attenzione su questo tema ma al momento Draghi non sembra ritenere di inserire qualche cosa in questo primo provvedimento.

Lega e Movimento 5 Stelle in primis sono in pressing sull’esecutivo.

L’ex premier Giuseppe Conte ha sottolineato che è tempo di misure immediate per le famiglie sulle bollette anche con un contributo di solidarietà da parte degli operatori. Il Movimento è pronto a sostenere scostamenti di bilancio per finanziare queste misure. 

DL Sostegni: i settori coinvolti dal primo intervento, c’è anche lo sport

Quel che sembra certo è che tema energia e bollette a parte, arriverà subito la prossima settimana una nuova serie di sostegni per le aziende in difficoltà. Il Decreto della prossima settimana dovrebbe vedere al centro dell’attenzione locali, sale da ballo e discoteche

Non dovrebbe mancare poi anche un nuovo intervento per il mondo dello Sport. Altra categoria fortemente penalizzata dalla situazione che porta a non consentire una frequentazione regolare e normale di palestre e piscine. Per via delle disposizioni anti-contagio.

Molti ricorderanno il famoso Bonus Collaboratori Sportivi che ha dato qualche boccata di ossigeno a tanti lavoratori. Una misura che ha avuto tantissime difficoltà, tantissimi ritardi e con alcune situazioni che non sono ancora state definite e concluse nemmeno oggi.

Ma l’esecutivo ora sta pensando a una nuova forma di Bonus per i Collaboratori sportivi. Per quei lavoratori che ruotano attorno allo sport che sono stati colpiti dalle misure. Presumibile che il canale di erogazione delle risorse rimarrà quello solito ovvero attraverso la società “Sport e Salute”. 

Allo studio infine ulteriori misure per i lavoratori dello spettacolo, anche qui da capire se subito o dopo le elezioni alla Presidenza della Repubblica. 

Bollettino BCE: nel 2022 Pil Eurozona +4,2%, ecco il quadro

In questi primi tre mesi del 2022 il Prodotto interno lordo dell’Eurozona dovrebbe riuscire a superare il livello precedente la pandemia. Ma siamo ancora di fronte a una ripresa strozzata. Dalla pandemia soprattutto, ma anche dai colli di bottiglia sul fronte dell’offerta che penalizzano la manifattura globale mentre il comparto dei servizi cerca di riaprirsi fra le recrudescenze dei contagi. Sono queste alcune delle indicazioni dell’ultimo Bollettino economico della BCE, che offrono l’occasione di riflettere sulle attuali prospettive dell’economia.

Il quadro è in chiaroscuro. Il 2022 dovrebbe ancora segnare un forte recupero, ma dopo il +5,1% del Pil dell’Eurozona stimato per il 2021, si calcola un +4,2% quest’anno (rivisto al ribasso) e un +2,9% nel 2023 (rivisto invece al rialzo). A settembre gli esperti della Bce ritenevano insomma un ritorno al livello pre-crisi già nell’ultima parte dell’anno appena trascorso, ora ritengono che avverrà in questi primi tre mesi del 2022.

Il combinato di una riesplosione dei casi di Covid (con relative restrizioni) e dell’intensificarsi recente delle strozzature mondiali sul fronte dell’offerta ha quindi complicato il quadro. Bisogna quindi tirare ancora il fiato, anche se verso la fine dell’anno ci dovrebbe essere una forte ripresa con il venire meno delle strozzature nelle forniture.

Visto che si parla soprattutto (ma non solo) di energia e prezzi, viene naturale sbirciare le previsioni dell’inflazione che stimano una crescita annua del 2,6% nel 2021 e quindi una crescita al 3,2% nel 2022 e una moderazione all’1,8% nel 2023 e nel 2024. Ancora una volta livelli rivisti al rialzo rispetto alle proiezioni di settembre e pure per l’inflazione sottostante, quella senza energia e alimentari, stimata all’1,4%, all’1,9%, all’1,7% e all’1,8% fra il 2021 e il 2024.

Il Bollettino della BCE: strozzature

La parola strozzature, che traduce i bottleneck che tarpano le ali della ripresa globale insieme alla pandemia, ricorre 78 volte in Bollettino di 180 pagine, quasi una volta ogni due pagine. Sono dunque una criticità importante e sorvegliata, ma che si ritiene possa allentarsi a partire dal secondo trimestre di quest’anno per riassorbirsi del tutto entro il 2023.

Si tratta di difficoltà dell’offerta a star dietro a una domanda vigorosa che includono, per esempio, i volumi di produzione e di trasporto dei semiconduttori. C’è già però qualche segnale di ripresa, per esempio di recente negli Stati Uniti e in Cina si sono ridotti i tempi di attesa e i costi del trasporto marittimo.

Resta comunque una forte criticità su più fronti. Il problema delle interruzioni nelle catene di approvvigionamento è sfaccettato e il Bollettino gli dedica un apposito riquadro. Si compone di difficoltà nel settore logistica e trasporti, di carenza di semiconduttori, di restrizioni legale alla pandemia, di carenza di manodopera. Per esempio il trasporto marittimo delle merci ha subito un forte impatto da ritardi e disguidi nella movimentazione dei container dovuti alla difficoltà di inseguire una rapida ripresa della domanda, ma anche alla chiusura dei porti collegata a focolai di Covid localizzati e asincroni. I tempi di consegna si sono allungati negli ultimi mesi per un periodo più prolungato che durante il primo shock del Covid e questo sta colpendo molto di più Stati Uniti, Europa e Regno Unito rispetto alle economie emergenti.

Il prodotto del settore manufatturiero ne ha subito un duro impatto nel quarto trimestre del 2021. Le carenze di materiali, attrezzature e spazio – di gran lunga il fattore più limitante dell’attività manufatturiera nell’Eurozona nel secondo, terzo e quarto trimestre – sono aumentate dal secondo trimestre dell’anno scorso fino a livelli senza precedenti. L’ultimo quarto del 2021 ha visto la crescita del settore industriale limitata fino ad appena lo 0,1% sui tre mesi precedenti (al netto delle costruzioni, in calo collegato anch’esse dello 0,6% nel terzo trimestre).

Il rischio è che queste strozzature persistano per gran parte del 2022.

Il futuro corso della pandemia rimane ancora il rischio principale e, affiancando quello dei tempi di risoluzione delle strozzature, rappresenta una minaccia alla ripresa e alle prospettive dell’economia, ma va ricordato che complessivamente il Consiglio direttivo della Bce ritiene ancora che i rischi per le prospettive economiche siano bilanciati e ha ribadito che quest’anno si prevede una solida ripresa dell’economia (al 4,2% come detto), anche se un po’ inferiore rispetto alle attese.

(Giovanni Digiacomo)

Bonus psicologo: il governo boccia emendamento

Sicuramente molta enfasi si è messa sull’impatto che la pandemia ha avuto nell’economia reale, che sicuramente è stato devastante e dal quale ad oggi, a due anni dalla prima ondata pandemica, non riusciamo ad intravedere uno spiraglio di luce.

Tutti i settori ne sono stati toccati, alcuni indubbiamente più di altri, ma sullo sfondo di questo, ci sono state le abitudini di una vita sociale completatamene sconvolta.

Il primo lockdown ci ha colto completamente impreparati, forse è anche quello che psicologicamente abbiamo cercato di superare al meglio nella speranza che presto tutto si sarebbe aggiustato.

Ma l’idea di una crisi senza fine, queste chiusure ad intermittenza che ancora ci riguardano, questa vita che ci stiamo abituando vivere sempre più distanziati e con un permesso per fare qualunque cosa, certo ha avuto un impatto psicologico che non può essere sottaciuto.

E se tutti provano a sanare ciò che è visibile, i danni silenziosi prodotti dal Covid ad oggi, non hanno trovato sollievo.

Il male di vivere è aumentato e con esso ansia e depressione e i “disturbi dell’adattamento”, di cui oggi soffrono circa due persone su dieci, e una persona su quattro. Inoltre, e questo è il dato che bisogna tenere a mente, è che tutti queste sofferenze di natura psicologia riguardano di più i giovani molto spesso non ancora maggiorenni.

Bonus psicologo: descrizione sommaria

Ecco perché anche in questo senso era stato previsto un apposito emendamento alla manovra di bilancio per il nuovo anno che istituiva il cosiddetto bonus psicologo, alla base del quale era previsto un Fondo salute mentale con uno stanziamento di circa 50 milioni di euro.

Lo stanziamento di questo Fondo sarebbe stato ripartito in due differenti tipologie di aiuti chiamati bonus avviamento di 15 milioni di euro e bonus sostegno di 35 milioni di euro, con la finalità di supportare tutti i cittadini in condizione di disagio psicologico.

Tuttavia, in sede di approvazione della legge di bilancio, questo emendamento è stato del tutto cancellato, scatenando non poche reazioni, anche in virtù del fatto che sono stati rinnovati bonus la cui rilevanza sociale non era così importante, tanto che ad oggi è partita una petizione che ha già raccolto circa 200 mila firme con la quale si richiede a gran voce la reintroduzione di questo bonus.

Bonus psicologo: le iniziative del decreto Sostegno bis

In effetti la storia di questo bonus non è stata semplice e più volta soggetta a modiche nel corso del tempo.

In effetti questo bonus psicologo, non nell’attuale connotazione bisogna dire, trova la sua origine nel decreto Sostegni bis che nel momento iniziale della sua previsione, vedeva come suoi destinatari soprattutto studenti e personale docente.

Nel corso del mese di luglio dello scorso anno il decreto Sostegni Bis è stato convertito in legge e questo bonus è stato ripensato in una destinazione più ampia nel senso che il governo ne ha allargato la platea dei beneficiari “a tutte le fasce più deboli della popolazione” in modo di consentire ad un numero più ampio di persone, la possibilità di ricevere un sostegno di natura psicologica.

A tale scopo lo stesso governo aveva stanziato un Fondo di 10 milioni di euro cui era data priorità di accesso ai bambini, agli adolescenti e a tutti i malati oncologici.

In realtà abbiamo detto che la sua originaria connotazione non era quella di un vero e proprio bonus perché, le risorse di questo Fondo, non vennero destinate direttamente ai cittadini ma vennero, sulla base di una decisione concorde sia del Ministero dell’economia che di quello della salute, destinate alle regioni le quali dovevano a loro volta, provvedere a mettere in atto tutta una serie di iniziative che potessero servire a raggiungere lo scopo per il quale tale fondo era stato istituito.

Quindi, con queste somme le regioni avrebbero dovuto creare centri di ascolto o a potenziare quelli già esistenti, oppure tutte queste risorse avrebbero dovuto essere convogliate a potenziare tutta la struttura di assistenza, procedendo anche alla formazione di personale adeguato.

Per chi fosse interessato un video tratto dal canale Paolo Piffer – YouTube, offre spunti interessanti sul tema.

Bonus psicologo: le iniziative nella legge di bilancio 2021

Tuttavia bisogna dire che iniziative volte a predisporre particolari aiuti per tutti i disagi psicologici, si erano fatti già due anni fa, ossia nel 2020, a seguito di alcuni emendamenti che si erano proposti in sede di approvazione della manovra di bilancio per l’anno 2021.

A tal fine bisogna ricordare che l’iniziativa, prevedeva durante la pandemia lo stanziamento di 30 milioni di euro annui per creare un fondo che, nel triennio 2021-2023, avrebbe dovuto “favorire l’accesso ai servizi psicologici”, utilizzando a tal fine i voucher.

Sempre nel corso di quell’anno si ha poi la messa a punto di un vero e proprio bonus volto al sostegno psicologico.

A tal fine si era predisposto uno stanziamento di 50 milioni di euro per un Fondo che doveva servire a finanziare proprio questo bonus il cui importo non poteva comunque superare i 200 euro annui.

Sempre del 2020 in tema di sostegno psicologico, si era avanzato un altro emendamento con il quale si voleva riconoscere un credito d’imposta da utilizzare per abbassare i costi relativi a tutti i servizi sanitari ivi compresi anche quelli relativi a tutte le malattie mentali. Questo credito d’imposta doveva essere modulato sulla base del reddito ISEE.

Bisogna dire che, seppur nobili nell’intento, all’atto pratico nessuno di questi tre emendamenti ha trovato collocazione nella versione finale della legge di bilancio non avendo ricevuto nessuno dei tre la relativa approvazione.

Bonus psicologo: cosa prevede oggi

Questo che abbiamo fino ad ora descritto, è il passato travagliato di questo bonus.

Tuttavia anche ai nostri giorni, possiamo dire che seppur nata nell’intento più condiviso e trasversale di tutte le forze politiche, poi all’atto pratico lo stesso bonus non ha riscontrato analoga fortuna.

Questo bonus psicologo nasce, nella connotazione alla quale ci riferiamo nel suddetto articolo, per iniziativa di due senatrici e un senatore del partito democratico, lo scorso 2 dicembre.

Nasce come un emendamento da apportare all’attuale legge di bilancio prima della sua definitiva approvazione da parte del Governo.

Possiamo dire che l’ipotesi di modifica, e quindi l’emendamento, è stato accolto in modo favorevole da tutti gli schieramenti politici per cui sembrava una misura che soddisfacesse in modo trasversale un po’ le istanze di tutte le correnti appartenenti alla maggioranza.

Bonus psicologo: come era strutturato

Il bonus psicologo, questo il nome più comune con il quale è conosciuto, prevedeva la costituzione di un apposito Fondo chiamato “Fondo salute Mentale”, per il quale ci sarebbe dovuto essere uno stanziamento di risorse pari a 50 milioni di euro annui.

Attraverso questo fondo si potevano finanziare altri due tipi di sussidi rappresentati dal bonus avviamento e dal bonus sostegno.

Il bonus avviamento assorbiva risorse per 15 milioni di euro ed era rivolto a fornire una prima misura di sostegno a tutti i cittadini maggiorenni che, pur in assenza di una specifica diagnosi di disturbo mentale, comunque avevano intrapreso un percorso di sostegno terapeutico.

Grazie a questo fondo queste persone avrebbero potuto avere un contributo forfettario di 150 euro ogni due anni erogabile a chiunque senza alcuna limitazione ISEE.

Il secondo bonus, quello sostegno, che assorbiva risorse per un totale di 35 milioni di euro invece, era vincolato alla redditualità ISEE e per questo prevedeva un aiuto sicuramente più consistente che poteva oscillare tra i 400 e i 1600 euro.

Nello specifico tale bonus raggiungeva il valore massimo di 1.600 euro per ISEE inferiore a 15 mila euro, aveva un valore di 800 euro per un limite ISEE ricadente nella fascia 15-50 mila euro, e infine un valore minimo di 400 euro per la fascia ISEE  50-90 mila euro.

Bonus psicologo: emendamento bocciato

Purtroppo bisogna dire che la proposta di modifica della legge di bilancio lanciata a seguito di questo emendamento, non è passata in sede di approvazione finale della manovra e questo, da più parti, ha provocato non poche reazioni rafforzate anche dal fatto che invece hanno trovato accoglimento altri bonus che sono stati considerati meno rilevanti per il welfare dell’intero paese.

Ecco perché si è levato un coro unanime di critiche.

È vero, che le risorse che si erano messe a disposizione, non sarebbero di certo servite a soddisfare il reale bisogno per il giusto sostegno al disagio psicologico che in questo particolare momento caratterizza diverse fasce della nostra popolazione, ma è pur vero che avrebbe comunque rappresentato un primo passo in tal senso.

Un passo per far uscire da quello spazio silente in cui vengono purtroppo ancora oggi relegate le malattie mentali, ad avallare la teoria che perché non chiaramente visibili, siano di fatto, meritevoli di minore attenzione.

Eppure, uno stato che voglia definirsi a tutti gli effetti sociale, non può sottovalutare il benessere dei propri cittadini nel senso più ampio del termine, considerato quindi non solo economico ma anche psicologico.

Ecco perché questo rifiuto ha scatenato comunque reazioni negative da parte dell’ordine degli psicologi che unanimemente sostengono che da troppo tempo:

“La salute psicologica è stata oggetto di attenzione ed investimenti quasi inesistenti, che somigliano più alla carità che si concede per dire di aver fatto qualcosa”

È ovvio che i fondi stanziati non sarebbero stati sufficienti, e purtuttavia all’indomani della bocciatura dell’emendamento è partita la raccolta di firme per una petizione nella quale si richiede a gran voce al Governo che tale bonus venga al più presto reintrodotto.

In effetti, i dati rivelano che purtroppo a causa di inadeguate risorse economiche quasi il 28% dei pazienti non ha potuto iniziare un percorso di sostegno psicologico nello scorso anno.

Intanto nei ragazzi al di sotto dei 18 anni la situazione diventa sempre più preoccupante.

Purtroppo la liquidazione così sommaria di questo bonus fa ancora più rabbia perché sembra che ogni volta che si sia vicino a raggiungere l’obiettivo di fatto, poi questo venga effettivamente stroncato nel suo raggiungimento da parte di chi i soldi deve effettivamente metterli a disposizione, con una certa superficialità tale quasi a voler tacciare il sostegno psicologico come una “roba per ricchi”.

E forse è anche questo il motivo per cui in poco tempo la petizione ha raccolto ben oltre 200 mila firme.

Non solo il 27,5% degli aventi bisogno nel corso di questo ultimo anno non è riuscito ad iniziare un percorso di sostegno per ragioni economiche, ma addirittura il 21% dei pazienti, ha dovuto interromperlo per lo stesso motivo.

Bonus psicologico: aumenta il fondo per gli studenti

A fronte della delusione generale per la bocciatura del bonus psicologo e con i cittadini convinti a non demordere sul punto attraverso la raccolta di firme con la petizione, comunque una piccola notizia positiva va rilevata.

Scomparso il bonus psicologo, la manovra di bilancio ha aumento il fondo rivolto al sostegno psicologico degli studenti per un totale di 20 milioni di euro.

È un fondo che a differenza del bonus che era rivolto verso tutti i potenziali pazienti, ha come destinatari esclusivamente gli studenti ed i loro familiari per fornire supporto ed aiuto per tutti i disagi psicologici che possano essere stati causati ai ragazzi sia dal covid ma anche da tutte le restrizioni ad esso connesse.

Bonus Isee basso 2022: più soldi con quello corrente! Novità

Quali sono i bonus Isee basso 2022 che è possibile ottenere? Numerosi e vantaggiosi. L’importante è assicurarsi di avere davvero l’Isee più basso possibile che ci spetta. L’Isee corrente è una novità del post lockdown 2020 e consente di avere un indicatore della situazione economica del nucleo familiare, più reale e vicina alle condizioni attuali.

Purtroppo tra il 2020 e il 2021, la vita di tante famiglie è stata stravolta dalla pandemia da Covid-19. E questo non solo dal punto di vista umano, psicologico e della salute, personale o dei propri cari, messa a repentaglio. Ma anche da un punto di vista economico, dal momento che in tanti hanno perso il posto di lavoro o hanno visto ridursi drasticamente il fatturato annuale.

Tutte queste persone ora attendono di poter richiedere i bonus 2022 confermati dal governo anche per questo nuovo anno. La grande novità risiede soprattutto nell’introduzione dell’assegno unico e universale ma non è l’unica agevolazione di cui si può beneficiare.

Senza Isee però non si ottiene alcun indennizzo economico. Ma come sappiamo, l’Isee attuale dichiara i redditi del 2020. E se nel frattempo le entrate si sono dimezzate? E se abbiamo venduto la casa o il negozio? 

Ebbene è possibile ottenere più soldi ricorrendo al cosiddetto Isee corrente, una novità rispetto a quello ordinario a cui eravamo abituati.

In questo articolo, il focus è proprio sui bonus Isee basso 2022, come ottenere l’attestazione Isee corrente e chi ne ha diritto.

Bonus Isee basso 2022, ultimissime

È comprensibile che la maggior parte delle persone si focalizzi sulla ricerca dei bonus 2022, in particolare quelli che offrono più vantaggi a chi ha il reddito basso.

In alcuni casi però, il problema sta proprio a monte. La domanda è: siamo davvero sicuri che l’Isee che presentiamo per poter ottenere i sussidi sia quello che realmente rispecchia la situazione economica in cui versiamo?

Come è noto, l’attestazione Isee dell’anno in corso si riferisce al reddito che abbiamo guadagnato due anni prima. In altre parole, l’Isee 2022 dichiara tutto ciò che noi abbiamo percepito nel 2020.

Va da sé che chi ha perso il lavoro nel 2021 si trova oggi molto penalizzato, avendo un Isee “sostanzioso” (ma non più veritiero) che quindi gli dà diritto a percepire un sussidio molto basso.

Per questo la novità sulla quale focalizzarsi in questo anno 2022 riguarda proprio l’Isee corrente, che invece fotografa la situazione dell’anno appena trascorso, nella fattispecie, per ciò che ci riguarda in questa sede, il 2021.

Quando fare nuovo Isee 2022

Tra i più vantaggiosi bonus Isee basso 2022 presenti nel panorama degli attuali sussidi alla famiglia, c’è l’assegno unico. Come previsto dall’Inps, a partire da questo mese di gennaio, anche i lavoratori dipendenti possono inoltrare le domande. 

Per poter avanzare le richieste è necessario presentare la dichiarazione Isee aggiornata.

Infatti, anche se alcuni l’hanno richiesta solo poche settimane fa, tutte le attestazioni Isee sono scadute in automatico alla fine del 2021.

Pertanto ora vanno rinnovate, pena altrimenti la perdita di tutti i sussidi e le agevolazioni a cui invece si ha diritto.

Meglio affrettarsi dunque. La nuova attestazione Isee in corso di validità va richiesta entro il mese di gennaio e in media occorrono una decina di giorni per riceverla. A partire da quel momento in poi, sarà possibile utilizzare la dichiarazione per ottenere i bonus 2022 spettanti e, in particolar modo, l’assegno unico per chi ha figli a carico.

Dove andare per richiederla?

Per ottenerla ci si può rivolgere presso gli uffici del proprio Comune, all’Inps oppure a un Caf ovvero i centri di assistenza fiscale. È disponibile anche una DSU precompilata online da parte dell’Inps, con dati che provengono anche dall’Agenzia delle Entrate.

In alternativa è possibile anche rivolgersi a un commercialista o a un consulente fiscale.

Bonus Isee basso 2022: l’attestazione corrente

Prima di presentare dunque tutti i bonus a cui si ha diritto con un Isee basso, è doverosa una precisazione. Come già accennato in apertura dell’articolo, a partire dal post lockdown del 2020 è disponibile una nuova versione dell’attestazione Isee ovvero la cosiddetta “corrente”.

Questa documentazione è l’unica in grado di riportare fedelmente la situazione economica di un nucleo familiare, in quanto fotografa i redditi e la componente patrimoniale relativa al 2021 appena trascorso.

In questo modo, il calcolo dell’assegno unico risulterà davvero proporzionato alle necessità della famiglia, basandosi su un bonus Isee basso 2022 attendibile ed equivalente.

Chi ha diritto a richiedere l’Isee corrente? Ovvero quali sono i requisiti necessari per poterla ottenere?

possono accedere al cosiddetto Isee corrente, ma soltanto se l’abbassamento degli introiti nell’anno 2021 è pari almeno al 25% rispetto a quelli del 2020. A partire dallo scorso settembre 2021, c’è un’altra novità che permette di richiedere l’Isee corrente, vale a dire una diminuzione del proprio patrimonio pari almeno al 20%. 

Quindi, l’Isee corrente si può ottenere sia a seguito di una riduzione del reddito da lavoro (o altri introiti) sia a causa del decremento del patrimonio, mobiliare oppure immobiliare.

L’Isee corrente è una novità introdotta nel 2020, a ridosso del periodo di lockdown imposto durante la primavera. Nel video che segue l’avvocato Diamante Capolongo ci illustra le modalità da seguire per ottenerlo.

Bonus Isee basso 2022, quali richiedere

Senza dubbio un’importante fetta delle agevolazioni e dei sussidi economici previsti dalla nuova Legge di Bilancio 2022 riguarda i bonus Isee basso 2022 per le famiglie.

L’ormai famoso assegno unico (che diventa ora universale, coinvolgendo anche i lavoratori dipendenti) ha rivoluzionato il sistema del welfare per chi ha figli a carico, prevedendo un contributo mensile fisso per la crescita dei figli.

L’assegno è detto “unico” però in virtù del fatto che va a sostituire gli altri in vigore ancora per poco, come ad esempio il bonus bebè o mamma domani.

Oltre a tale misura di sostegno economica, possiamo contare per quest’anno anche su un’altra serie di bonus 2022, non strettamente rivolti soltanto alle famiglie.

L’elenco aggiornato si trova nell’ultimo paragrafo di questo articolo. Nella fattispecie presentiamo il bonus per l’acquisto della prima casa, il contributo per chi invece vive in affitto, il bonus per le bollette e quello per comprare una nuova tv e decoder, il bonus idrico, la social card e infine il reddito di cittadinanza. 

Vale la pena specificare che l’elenco si riferisce a macro bonus distribuiti a livello nazionale. Però è utile e fondamentale anche controllare i vari bandi disponibili nella propria regione o emessi da parte del comune di residenza.

Elenco dei bonus Isee basso 2022

Nel momento in cui dunque si riceve la nuova attestazione Isee aggiornata e in corso di validità, ecco a quali bonus è consentito accedere, in base alle personali esigenze o necessità dell’intero nucleo familiare.

L’elenco aggiornato prevede:

  • il bonus prima casa, confermato anche per quest’anno, rivolto a giovani coppie o single con meno di 36 anni che hanno nelle loro intenzioni, il progetto di stipulare un mutuo per l’acquisto di un immobile da adibire ad abitazione. Per accedere alle numerose agevolazioni, è previsto un Isee non superiore a 40 mila euro
  • per tutti coloro che invece decidono di andare ad abitare in affitto, è possibile usufruire del bonus affitti, diretto in questo caso a giovani e giovanissimi, con un’età compresa tra 20 e 31 anni. In questo caso, il limite massimo dell’Isee previsto non deve superare poco più di 15 mila euro annui. In tal caso, il Governo ha concesso uno sconto del 20% sul canone (il proprietario dell’immobile, che procede con l’abbassare il canone di locazione, riceve poi il rimborso da parte dello Stato per l’appunto)
  • altro importante bonus Isee basso 2022, senza dubbio fondamentale per i nuclei familiari con maggiori disagi, è il cosiddetto bonus sociale. Permette di rateizzare gli importi delle utenze domestiche. Di fatto un vero e proprio bonus sulle bollette, dal momento che sarà possibile pagarle un po’ alla volta
  • ancora valido per tutto il 2022, è il bonus tv, che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi mesi del 2021, nel momento preciso in cui abbiamo assistito allo switch off dei canali televisivi tradizionali verso quelli digitali. Il governo ha previsto un contributo per l’acquisto di un nuovo televisore oppure, presentando il certificato Isee inferiore a 20 mila euro, di avere in regalo il decoder che consente la ricezione delle nuove frequenze del digitale terrestre
  • è ancora possibile richiedere il bonus idrico, per rimodernare la rubinetteria di casa e la doccia ed evitare sprechi di acqua

Isee alla mano, è anche possibile presentare domanda per ottenere una carta acquisti da spendere per i bambini al di sotto dei 3 anni di età oppure per coloro che ne hanno più di 65. È la social card.

Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, tra i più richiesti bonus Isee basso 2022, si tratta di un sussidio per aiutare i disoccupati o comunque chi ha un reddito da lavoro molto basso. Per ottenere il reddito di cittadinanza, è ben evidente che l’Isee corrente risulta di fondamentale importanza. Infatti, chi è disoccupato dallo scorso anno, non avrebbe modo di ottenere il sussidio, presentando ad esempio un Isee ordinario in cui figurano i redditi di lavoro che percepiva nel 2020.

Attenzione! Per ottenere l’Isee corrente è comunque sempre necessario procedere prima all’elaborazione dell’Isee ordinario.

Infine chiudiamo ricordando la possibilità aperta a tutti i genitori, di richiedere l’assegno unico e universale, ottenibile anche fino ai 21 anni di età dei figli. Per la prima volta infatti anche disoccupati e titolari di partita Iva possono ricevere dallo Stato un contributo per crescere bambini e ragazzi, essendo gli assegni familiari da sempre destinati soltanto ai lavoratori dipendenti.

Le domande per inoltrare la propria richiesta si presentano direttamente sul portale Inps, accedendo tramite Spid, e comunicando codice fiscale e proprio Iban. In alternativa, è il commercialista che può eseguire la pratica, utilizzando i canali dedicati di cui dispone.

Soltanto i percettori del reddito di cittadinanza non sono tenuti a presentare alcuna istanza, dal momento che ricevono in automatico l’integrazione alle quote già spettanti di assegni familiari, accreditati con la ricarica della carta.

Smart working al via procedura semplificata di comunicazione

A causa del protrarsi dello stato di emergenza fino alla fine del mese di marzo del 2022, anche per quel che riguarda lo Smart working sono state necessarie alcune specifiche in merito a quella che è l’attuazione dei nuovi protocolli sia nel settore privato che in quello pubblico.

In effetti ad oggi, lo Smart working ha assunto connotazioni estremamente differenti rispetto a quando la prima legge sull’argomento, la L. n 81 del 2017, interveniva a disciplinare il lavoro da remoto.

Ed in effetti questa nuova disciplina è stata senza dubbio frutto della necessità che ha visto durante la crisi pandemica crescere in modo esponenziale, il ricorso al lavoro agile.

Ecco perché quella che oggi è l’attuale disciplina dello smart working, è qualcosa di strutturalmente differente rispetto a quanto prevedeva l’originale impianto normativo, tanto per il settore privato che il settore pubblico.

È del ministro Brunetta la nuova disciplina dello Smart working, che prevedendo il 15 ottobre la ripresa in presenza delle attività dei lavoratori pubblici, ha di fatto stabilito la nascita di una nuova forma di lavoro ibrido per la pubblica amministrazione.

Una modalità di lavoro nella quale accanto alle ore lavorate in presenza, ci siano un certo numero di ore lavorate da remoto, in modo tale che lo smart working diventi una modalità di lavoro complementare e non sostitutiva, come è successo nella fase più acuta del periodo pandemico, alla modalità di lavoro standard.

Stessa cosa dicasi per il settore privato, dove la disciplina per lo Smart working, è stata definita sulla base di un protocollo predisposto dal ministro del lavoro Orlando, il quale ha definito espressamente la modalità di svolgimento del lavoro agile.

Nello specifico però, bisogna dire che tanto nel settore pubblico che nel settore privato è stato previsto che la definizione di tutti termini relativamente al rapporto di lavoro agile, debba essere sempre conseguente a quanto stabilito in sede di contrattazione collettiva per quel che attiene il pubblico impiego, in seguito a quanto stabilito dall’accordo scritto siglato tra datore di lavoro e lavoratore stesso, in ambito privato.

In quest’ultimo caso quindi, quella che rileva è sempre la volontarietà dell’individuo di aderire o meno a questa modalità di lavoro.

Smart working e stato emergenziale

Queste erano le linee guida che operavano prima che l’esplosione dei casi da variante Omicron rendesse necessarie l’adozione di nuove misure di contenimento dei contagi per le quali è stato necessaria la proroga dello stato di emergenza fino al prossimo 31 marzo 2022.

La proroga di questo stato di emergenza comunque, non ha tardato a far sentire gli effetti anche nell’ambito dello Smart working, proprio perché questa proroga che è stata definita con apposito decreto da parte del Consiglio dei ministri lo scorso 14 dicembre, comunque ha prodotto degli effetti in quelle che sono le abitudini di vita dei cittadini, che sembravano avviarsi ad una sorta di normalità.

Conseguentemente al protrarsi dello stato di emergenza, è stato di fatto stabilita la possibilità in ambito di Smart working di poter continuare a far ricorso a quella che viene definita la procedura semplificata di comunicazione.

Per chi fosse interessato un video tratto dal canale Michele Madonna – YouTube, offre spunti interessanti sul tema.

Smart working e procedura di comunicazione semplificata

Che cosa vuol dire questa procedura di comunicazione semplificata? Che in virtù proprio del suddetto decreto, si ha la possibilità di poter ricorrere allo Smart working sia per i dipendenti pubblici che privati, prorogando la cosiddetta procedura di comunicazione semplificata.

La procedura di comunicazione semplificata a seguito dello stato emergenziale, comporterà una disciplina diversa rispetto a quella ordinaria che abbiamo sopra descritto.

In effetti con la comunicazione emergenziale può succedere che:

– un ente pubblico può di fatto prevedere lo Smart working per alcuni lavoratori senza che questo sia espressamente previsto da determinati accordi di legge;

– un’azienda privata possa utilizzare tutta la procedura di comunicazione che ha espressamente stabilito il Ministero del Lavoro affinché restino individuati i lavoratori da assegnare allo smart working senza che per questo sia stato necessario un previo accordo scritto tra datore di lavoro e lavoratore stesso.

Smart working e protocollo integrativo per il settore privato

In aggiunta lo scorso mese di dicembre, per esattezza lo scorso 7 dicembre, c’è stata la firma di un nuovo protocollo d’intesa tra le parti sociali ed il governo per quel che riguarda lo Smart working nel settore privato.

Nello specifico questo protocollo rappresenta proprio il primo accordo interconfederale che attribuisce un ruolo centrale in tema di Smart working proprio all’accordo che intercorre azienda e dipendente che non era menzionato invece nella precedente disciplina del 2017.

In questo protocollo quindi, si sono delineate tutte le linee guida sulla base delle quali definire i contratti di Smart working nel settore privato sia a livello nazionale, che territoriale, che aziendale.

E in mancanza di uno specifico adeguamento della contrattazione collettiva sull’argomento nel settore privato, si è stabilito che è a questo protocollo che devono fare riferimento tutte le imprese che volessero comunque prolungare il ricorso allo Smart working anche oltre la fine dello stato di emergenza.

L’aspetto sicuramente più innovativo di tutto questo protocollo comunque, è il fatto che la definizione del rapporto di Smart working all’interno del settore privato, resta all’esclusiva volontà reciproca tanto del datore di lavoro che del lavoratore stesso non rilevando in alcun modo l’attività di qualunque associazione sindacale.

Smart working ed emergenza pandemica

Alla luce dell’impennata dei casi portati dalla variante Omicron, è evidente quindi che anche il ricorso allo smart working risulta aumentato.

E per tutto il protrarsi dello stato emergenziale, e cioè fino al 31 marzo del 2022, allo scopo di facilitarne l’attivazione, è stata prolungata la procedura di comunicazione semplificata.

Il segnale che sia il Ministro Brunetta, che il Ministro Orlando hanno voluto lanciare, è quello di un ricorso al lavoro agile che diventi sempre più flessibile.

Non solo, sempre con riferimento allo Smart working, si sono fatte alcune specifiche per quel che riguarda il green pass stabilendo che il lavoratore che esegue la propria attività da remoto, non deve necessariamente essere in possesso del green pass proprio perché manca il presupposto principale della condivisone di spazi comuni con altri lavoratori.

Smart working e settore pubblico

Il prolungamento dello stato di emergenza ha portato con sé nella pubblica amministrazione, oltre che il prolungamento della procedura di comunicazione semplificata, anche una parola chiave sulla base della quale riorganizzare tutta l’attività lavorativa del settore in queta fase di recrudescenza della crisi pandemica, ossia flessibilità.

Questo vuol dire che tutte le amministrazioni pubbliche in questo particolare periodo, sono lasciate libere di riorganizzare autonomamente la propria attività, ridefinendo i turni tra lavoratori in presenza e lavoratori agili senza che questo possa mai intaccare la qualità del servizio.

A tal fine deve essere previsto un apposito programma di rotazione del personale che va dalla settimana al mese, che però le varie amministrazioni pubbliche possono anche rimodulare in base all’andamento dei contagi, alle eventuali quarantene dei propri dipendenti e alle esigenze lavorative della struttura, fermo restando che il punto di riferimento deve essere il servizio reso all’utenza finale, che non deve mai perdere in efficienza.

Smart working e settore privato: regole

Anche nel settore privato il ricorso allo Smart working e il prolungamento dello stato di emergenza, è avvenuto sulla base della parola d’ordine flessibilità.

Con riferimento poi al settore privato, si sono dettate apposite linee guida da parte del Ministero del Lavoro sulle modalità con le quali tale procedura di comunicazione semplificata possa essere effettuata.

Abbiamo già visto che in condizioni di normalità, la decisione di aderire o meno allo Smart working, deriva da un accordo che deve essere siglato per iscritto esclusivamente tra datore di lavoro e lavoratore stesso.

In questo accordo ci sono inserite tutte le clausole che disciplinano le modalità di svolgimento del lavoro da remoto.

Va altresì detto che l’eventuale rifiuto da parte del lavoratore di siglare questo accordo, non può essere causa di licenziamento né per giusta causa, né per giustificato motivo, né può essere motivo di procedimenti disciplinari che portino al demansionamento o alla riduzione dello stipendio.

Smart working e settore privato: procedura di comunicazione semplificata

In virtù del decreto legge n.221 del 2021, insieme al prolungamento dello stato di emergenza è stata altresì prorogata la procedura di comunicazione semplificata per lo Smart working anche per i settore privato, sempre fino al 31 marzo del 2022.  

Nello specifico per il settore privato è stata altresì dettagliata la procedura con la quale possa essere effettuata la comunicazione dell’inizio dello Smart working da parte del datore di lavoro ai propri dipendenti, non essendo necessario in questo caso, il relativo assenso degli stessi affinché questo possa essere deciso.

La procedura semplificata si può effettuare direttamente per via telematica usando a tal fine il modello predisposto dallo stesso Ministro del Lavoro.

Sfruttando questa opportunità offerta dall’applicativo del Ministero, il datore di lavoro, anziché procedere ad una comunicazione individuale per singolo lavoratore, procede ad una “comunicazione massiva” che si rivolge direttamente a tutti i lavoratori per i quali intende attivare lo smart working.

Ovviamente non basta solo la compilazione dell’applicativo perché, nel momento in cui si attiva tutta questa procedura telematica, il datore deve sempre allegare un file Excel contenente tutte le informazioni di rilievo relative a tutti i lavoratori interessati.

Dati necessari che ovviamente riguardano tutte le specifiche anagrafiche, tutte le informazioni rilevanti relativamente al rapporto di lavoro in essere e tutte le informazioni relative al periodo di smart working che si vorrà iniziare per ciascun lavoratore.

Quindi in relazione a quest’ultimo, bisogna sempre specificare la data di inizio e di fine del lavoro agile, oppure l’indicazione puntuale dei soli giorni per i quali questo venga richiesto.

In questo file Excel, si deve indicare ovviamente anche la fine del periodo per il quale s’intende far ricorso allo Smart working, così come sarà lo stesso file che dovrà essere aggiornato, se il datore intenderà prorogare la durata del lavoro agile oltre la data inizialmente indicata.

Green pass e smart working

Nuovi chiarimenti sono arrivati anche in merito al binomio Smart working e green pass nel settore privato.

Si è stabilito espressamente che, il lavoratore che svolge attività da remoto, non è tenuto al possesso del green pass in quanto manca qualunque possibilità di condivisone di luoghi comuni con altri colleghi di lavoro.

Laddove però il datore dovesse richiamare in sede il lavoratore per qualunque motivo, ovviamente il lavoratore, nel rispetto delle normative anti covid vigenti, dovrà essere necessariamente in possesso della certificazione verde.

È stato altresì specificato che la mancanza di green pass non costituisce elemento ostativo alla stipula ex novo di un contratto di lavoro che debba esclusivamente svolgersi in modalità agile.

Completamente diversa è la situazione del settore pubblico dove, indipendentemente dalla modalità di svolgimento della prestazione lavorativa, il dipendente dovrà sempre obbligatoriamente essere in possesso del green pass.