Reddito di base europeo 2022: cos’è e come funziona?

Che cos'è il reddito di base europeo 2022? Ecco il nuovo sussidio per tutti senza ISEE: come funziona e da quando si potrà richiedere? I dettagli e le novità!

Il reddito di base europeo 2022 torna alla ribalta in un momento storico particolarmente difficile per tutto il mondo, per l’Europa e anche per il nostro Paese. 

La pandemia di Covid-19, la crisi economica, il caro bollette, sono solo alcune delle cause che spingono la proposta di introduzione di un reddito di base destinato a tutti i cittadini e senza la necessità di presentare l’ISEE. Senza contare la digitalizzazione e l’automazione, che potrebbero cancellare definitivamente moltissime professioni lavorative.

Che cos’è e come funziona il reddito di base europeo? Per quale motivo se ne parla così tanto nell’ultimo periodo? In realtà, di reddito di base si è iniziato a parlare a partire dal 1700, ma ancora nulla è stato fatto in tale direzione. Bill Gates sostiene che l’orizzonte temporale utile per la nascita di questo nuovo sostegno potrebbe essere ventennale.

Nel frattempo, la prima spinta viene dall’Europa: in Commissione è tornata in auge la proposta di introdurre questo reddito di base universale, che si rivolga tutti i cittadini indistintamente dall’età, dal genere, dalla nazionalità, ma per il solo fatto di essere umani.

Ecco tutto quello che c’è da sapere sul reddito di base universale, perché se ne parla così tanto, come funziona e da quando potrebbe entrare in vigore anche in Italia.

Reddito di base europeo 2022: cos’è?

Il reddito di base europeo 2022 è un sussidio che viene erogato incondizionatamente a tutti i cittadini, su base individuale, senza alcun limite di reddito, senza alcuna distinzione a livello anagrafico, sessuale o lavorativo. Il reddito di base universale, infatti, è una specie di sostegno che spetta a tutti gli esseri umani in quanto tali e che permette agli individui di vivere una vita dignitosa.

I quattro pilastri fondamentali del reddito di base sono:

  • Universalità, in quanto si rivolge a tutti gli individui indistintamente;
  • Individualità, in quanto spetta a ciascun singolo individui (uomo e donna, adulto e bambino, ecc);
  • Incondizionalità, ovvero non è soggetto a nessuna limitazione a livello reddituale, patrimoniale, lavorativo, ecc;
  • Sufficienza, cioè deve poter garantire una vita dignitosa a tutte le persone. 

Da quasi trent’anni a questa parte se ne parla, ma ad oggi l’argomento è balzato su tutti i siti web. Nel corso degli anni sono nati convegni europei e mondiali sul tema, ma in pochi sanno realmente di che cosa si sta parlando.

In questo video di Mr LUL, che potete trovare anche su Youtube, viene spiegato chiaramente e in pochi minuti che cos’è il reddito di base, come funziona, da dove nasce e come potrebbe svilupparsi nei prossimi anni. 

Nel proseguo dell’articolo, invece, scendiamo nel dettaglio e andiamo a scoprire come funziona il reddito di base universale, come è nato, quali sono gli obiettivi e da quando potrebbe diventare realtà, anche in Italia.

Reddito di base europeo 2022 senza ISEE: come funziona?

L’idea di partenza è l’erogazione di un reddito che vada a sostegno di tutti gli esseri umani incondizionatamente, a prescindere da qualsiasi condizione in cui si trovino: giovani, adulti, anziani, bambini, lavoratori o disoccupati, ricchi o poveri. Tutti, davvero tutti, possono ottenere il reddito di base, senza ISEE e senza limitazioni.

Le sue radici si trovano nell’area liberale, ovvero quella nicchia che punta a combattere le disuguaglianze sociali e a ridurre il divario che si trova tra i ricchi e i poveri. Di qui l’idea di elargire a tutti gli individui un reddito minimo con il quale garantire una dignità personale.

Le motivazioni che si trovano alla base di questa proposta sono diverse e varie: in primis, la necessità di garantire a tutti uno standard di vita dignitoso, ma in seconda battura anche la paura del futuro, degli effetti che l’automazione e la digitalizzazione potrebbero avere sul mondo del lavoro.

Purtroppo, nel corso degli anni l’iter e le discussioni sul tema hanno sempre trovato degli ostacoli, soprattutto a livello economico: elargire un sussidio a tutti i cittadini risulterebbe estremamente oneroso per i singoli Stati, ma al tempo stesso potrebbe aiutare a superare le crisi e le disparità economiche che ad oggi sono ancora più marcate.

Reddito di base europeo 2022: perché è necessario?

Il reddito di base nasce come sostegno economico destinato a tutti indistintamente, ma per quale motivo è così importante parlarne?

Dietro al reddito di base si nascondono tante paure, insicurezze e fragilità di ogni sistema economico: a partire dalla pandemia di Covid-19, che ha impattato negativamente sulle maggiori economie mondiali, ma anche il caro bollette e l’aumento dell’inflazione non solo in Italia ma in tutta l’Europa, fino alla digitalizzazione e all’automazione.

La prossima rivoluzione industriale – se così la possiamo definire – sarà quella portata dall’avanzamento tecnologico: la robotica sostituirà gradualmente il lavoro umano e porterà alla scomparsa del 30-50% delle professioni ad oggi svolte da esseri umani.

Ma alla base del reddito minimo europeo ci sono anche motivazioni economiche e sociali: almeno un terzo dei cittadini europei vive in condizioni di precarietà economica. Ciò significa che il problema non è solo a livello nazionale. 

Ridurre le disuguaglianze e garantire uno standard minimo di sopravvivenza, sono altre motivazioni per le quali sarebbe necessaria l’introduzione del reddito di base europeo.

Reddito di base e Reddito di cittadinanza non sono la stessa cosa!

Il reddito di base e il reddito di cittadinanza sono equivalenti? No! 

Molto spesso sentiamo parlare delle due misure come fossero sinonimi, ma in realtà la differenza tra i due sostegni è netta. Scopriamo il motivo.

Il reddito di cittadinanza è un sussidio economico introdotto nel 2019, su proposta del Movimento 5 stelle: inizialmente l’idea era quella di elargire un reddito di base a tutti i cittadini che si trovavano in difficoltà economica, ma in seguito la fissazione di requisiti reddituali, patrimoniali e non solo ha perso di vista l’obiettivo primario.

Il reddito di cittadinanza, infatti, prevede una serie di condizioni reddituali, ISEE, patrimoniali e finanziarie, che non permettono di definire la misura come reddito di base. Come abbiamo visto, il reddito di base non prevede limitazioni, ma viene elargito a tutti gli individui in quanto esseri umani.

Non solo: il reddito di cittadinanza, oltre ad essere un sussidio economico per le famiglie in difficoltà, è anche una misura che intende favorire e incentivare la ricerca di un lavoro. L’idea di base, dunque, poteva assomigliare all’introduzione di un reddito di base, ma gli sviluppi futuri hanno allontanamento nettamente le due misure.

Il reddito di cittadinanza, comunque, rimane un sussidio importante per i suoi beneficiari e per i cittadini italiani che si trovano in difficoltà economica e sono alla ricerca di un lavoro. L’importante è non confondere l sussidio grillino con la proposta europea.

Reddito di base e Reddito di emergenza hanno qualcosa in comune?

Parlando invece del reddito di emergenza – ovvero quella misura che il Governo ha deciso di introdurre per un periodo limitato nel corso dell’emergenza sanitaria – è possibile trovare delle similitudini con il reddito di base?

Il reddito di emergenza, lo ricordiamo, era un sussidio economico che veniva elargito a tutti i nuclei familiari che si trovavano in condizioni di difficoltà economica, ma che non possedevano i requisiti per ottenere il reddito di cittadinanza. Un sussidio che veniva erogato su base mensile per un massimo di 840 euro.

Per il solo fatto di parlare di “requisiti di accesso”, si capisce come anche il reddito di emergenza non si possa paragonare al reddito di base, che invece viene elargito a tutti senza condizionalità.

Tuttavia, anche il reddito di emergenza ha costituito un aiuto fondamentale per le famiglie nel corso della pandemia di Covid-19. Sulla possibile proroga del Rem si è parlato e discusso a lungo, ma ormai l’ipotesi è definitivamente tramontata: si guarda alla fine dello stato di emergenza al 31 marzo 2022, e alla graduale uscita dagli aiuti e sostegni economici statali.

In compenso, è ancora aperta la discussione sul reddito di base europeo, ma quando potrebbe diventare realtà? Ecco alcuni dettagli…

Reddito di base europeo: quando arriva?

Ad oggi il reddito di base è rimasto una proposta lanciata a livello europeo e sostenuta soprattutto dall’ala liberale, per combattere le disuguaglianze e garantire una vita dignitosa a tutti gli esseri umani. Se ne è parlato per anni, ma da quando si potrà finalmente ottenere questo importante sostegno?

Finalmente c’è una data che potrebbe segnare la svolta sul reddito di base incondizionato, almeno per quanto riguarda i Paesi dell’Unione Europea.

Il prossimo giugno l’Unione Europea – e in particolare la Commissione – potrebbe portare all’approvazione in Parlamento il progetto del reddito di base, ma solo qualora si raggiunga il numero minimo di firme necessarie per indire un referendum.

L’occasione è unica, ma per non perderla è necessario raggiungere il quorum necessario per poter indire il referendum: a tal fine, direttamente dall’Unione Europea è stata aperta la raccolta firme online. Vediamo dove si può firmare e come fare.

Reddito di base europeo: dove firmare per poterlo avere

Sono tantissime le petizioni e i siti web che stanno raccogliendo le firme per poter introdurre finalmente il reddito di base. Anche l’Unione Europea ha lanciato una raccolta firme per presentare la proposta di referendum sul reddito minimo universale: dove e fino a quando si può firmare?

Collegandosi al sito web eci.ec.europa.eu, si raggiunge la pagina iniziale della raccolta firme. Qui vengono presentati gli obiettivi fondamentali del reddito di base:

Chiediamo alla Commissione europea di presentare una proposta relativa a redditi di base incondizionati in tutta l’Unione che riducano le disparità regionali al fine di rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale nell’UE.

Tutti i cittadini possono firmare la petizione, che al momento ha raggiunto oltre 170 mila firme: per dare il proprio contributo occorre seguire pochi semplici passaggi.

Per prima cosa occorre selezionare il Paese presso il quale si ha la cittadinanza. A questo punto è necessario dichiarare di aver letto la dichiarazione di riservatezza e il contenuto dell’iniziativa; oltre a confermare di non aver già dato il proprio contributo in passato. Successivamente si può scegliere se compilare il modulo, oppure utilizzare l’eID del proprio Paese.

Si sbloccherà a questo punto una nuova sezione, dove andranno inseriti i propri dati personali: nome e cognome, numero del documento di riconoscimento (carta di identità o passaporto). Infine, si può procedere al sostegno dell’iniziativa.

Laura Pellegrini
Laura Pellegrini
Redattore, classe 1998.Sono veronese di nascita e milanese d'adozione. Mi sono Laureata in Comunicazione e Società presso l'Università degli Studi di Milano e sono da sempre appassionata di giornalismo e attualità. Entrata nel mondo dell'informazione grazie a uno stage curricolare, ho svolto per due anni l'attività di redattore e social media manager. Attualmente collaboro da remoto con Trend-online, la testata grazie alla quale ho lanciato il mio primo e-book, e con altre testate per la sezione di attualità. La mia ambizione principale è quella di costruire una carriera internazionale.
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