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Inflazione: ma l’abbiamo davvero debellata?

Innanzitutto un’informazione, lunedì pubblicherò il report di JP su quello che sta accadendo, a livello politico, negli Stati Uniti, so che molti di voi lo attendevano, quindi ho voluto subito dare questa notizia.

Oggi invece torno a parlare di una altro argomento che tuttavia vede sempre gli Stati Uniti protagonisti, ossia la situazione economica mondiale, in particolare un focus sulle prossime decisioni per quanto riguarda i tassi da parte delle principali Banche Centrali.

Ma senza dimenticare anche i conti pubblici visto che siamo in un anno molto particolare.

In questo 2024 infatti ben 72 Paesi al mondo vanno al voto. Alcune elezioni si sono già svolte, cito ad esempio quelle russe, sappiamo poi che quasi tutti gli Stati europei andranno al voto a giugno.

E poi ovviamente tutti gli occhi puntati sugli Stati Uniti.

Torniamo a noi. Negli Stati Uniti, dopo la fiammata inflazionistica del 2022 quando, nel 2023, i prezzi, certo han continuato a salire, ma in maniera molto più contenuta, questo aveva alimentato speranze che la Banca Centrale avrebbe abbassato i tassi ed in maniera anche abbastanza consistente.

Ricordiamo che una politica monetaria restrittiva, ossia tassi di interessi alti, rallenta se non addirittura frena l’economia, ovviamente, per converso, una politica monetaria espansiva, ossia tassi bassi invece stimola la crescita economica.

L’ottima performance che hanno avuto i mercati finanziari nel corso dello scorso anno rifletteva proprio queste attese, ossia la fine della politica monetaria restrittiva.

Anche perché negli anni più bui, a sostenere l’economia, è stata una politica fiscale espansiva, insomma l’Amministrazione Biden aveva enormemente allargato i cordoni della borsa, facendo arrivare il debito pubblico a livelli che definire stratosferici non è esagerato.

Quindi non si poteva continuare in quel modo, le attese per un ribasso dei tassi, tuttavia, giorno dopo giorno scemavano, perché?

Ufficialmente si è cominciato a parlare di un limite, il 3/3,5% sotto il quale l’inflazione non scendeva, personalmente ritenevo questo timore, ossia il timore dell’inflazione anche esagerato, attenzione, mi sbagliavo.

Ed ora cerco di spiegarmi.

Sì sappiamo tutti che l’obiettivo della Banca Centrale è per un tasso di inflazione intorno al 2%, meglio qualcosa in meno, ma insomma il 3/3,5% certo è un po’ più alto, ma non al punto di mantenere il tasso di riferimento al 5,5%.

Ricordiamo infatti che negli Stati Uniti il tasso di riferimento è di un punto superiore rispetto a quello dell’eurozona, il 5,5% rispetto al 4,5%, quindi attendersi perlomeno una riduzione del tasso di riferimento da parte della Fed di un punto percentuale, oltretutto in tempi ragionevoli, insomma avete capito, non ne vedevo i pericoli.

Eppure ricordate cosa aveva dichiarato più volte Jerome Powell, ossia il Presidente della Banca Centrale statunitense.

Aveva detto che occorreva scongiurare una nuova fiammata inflazionistica.

E ripeto, anch’io ho ritenuto che questa posizione assunta dalla Fed fosse eccessivamente prudenziale, finché …

Finché l’altro giorno mi sono fermato a riflettere, ed allora statemi bene ad ascoltare.

Forse perché la fiammata inflazionistica del 2022 è stata subito fermata dal più repentino rialzo dei tassi che sia mai avvenuto.

Ricordiamo che i tassi, negli Stati Uniti, sono passati da 0 al 5,50% dal marzo del 2022 al luglio del 2023, ossia in soli sedici mesi, si è passati dal minimo assoluto, non dico al massimo, tuttavia il 5,50% è un livello storicamente molto elevato.

Insomma forse perché abbiamo visto scendere l’inflazione in maniera abbastanza repentina, abbiamo un po’ tutti ritenuto che l’obiettivo era stato praticamente raggiunto, ma …

Abbiamo così sottovalutato che per vedere aumenti del prezzi, che in un certo momento sono arrivati a toccare la doppia cifra, dovevamo tornare alla grande inflazione degli anni ‘70 e’80 e quella inflazione, per chi c’era in quegli anni, insomma se la ricorda ancora.

Ed invece no, probabilmente molti di noi non la ricordano perché sapete cosa è successo in quegli anni?

Mi riferisco agli Stati Uniti.

Allora, dal ’71 al ’73 c’è stata una fiammata inflazionistica che ha portato i prezzi a salire fino al 12%, successivamente però, l’inflazione si è decisamente ridotta fino al ’75 quando tornò all’incirca al 5%.

Ed ecco che quando tutti pensavano che questo trend ribassiste dell’indice del prezzi al consumo continuasse la sua discesa, ecco invece che sorprendentemente tornò a salire, e partì una nuova fiammata inflazionistica ancor peggiore della prima.

Una fiammati inflazionistica che portò i prezzi a salire del 15%!!!

E solo da quel momento la corsa dei prezzi cominciò a diminuire ed in tre o quattro anni l’inflazione tornò su livelli normali.

Ecco allora che nessuno ricorda questo fatto ovvero la doppia ondata inflattiva con la seconda ancor peggiore della prima registratasi negli anni ’70 e ’80.

Ovviamente alla Fed lo ricordavano bene questo fatto che intendono scongiurare, ma se non riuscissero nell’intento?

Insomma Powell ha una fifa boia che riducendo i tassi la situazione possa ripetersi e se partisse una fiammata inflattiva ancor peggiore rispetto a quella che abbiamo subito recentemente cosa accadrebbe?

Semplice, non solo tassi non in discesa, ma addirittura in salita ed a quel punto, tassi a livelli elevatissimi e debiti pubblici fuori controllo … risultato … una recessione da paura.

Insomma non voglio essere pessimista, ma effettivamente il rischio c’è, ed è un rischio che riscontra anche la Fed che infatti per scongiurarlo continua a mantenere i tassi a questo livello, al 5,5%, che ripeto, è un livello storicamente molto elevato.

Un’ultima cosa, obiettivamente la situazione in Europa è migliore, ma anche noi non possiamo dichiararci immuni da un simile rischio.

Magari sarà meno probabile rispetto agli Stati Uniti, ma tuttavia non impossibile.

Immaginate cosa accadrebbe se l’inflazione dovesse tornare ben oltre la doppia cifra?

Meglio non pensarci.

Fedez, la poltrona peluche ha un prezzo folle: ecco quanto costa

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La vita da single di Fedez è partita da una casa nuova di zecca, 400 metri quadrati che finalmente potrà arredare come vuole, senza dover passare l’esame ‘Chiara Ferragni’. La dimora sta prendendo forma e vanta anche una poltrona peluche assai particolare. Vediamo quanto costa il complemento d’arredo e chi lo ha firmato.

Fedez acquista la poltrona peluche: quanto costa?

Da settimane, ormai, Fedez ha lasciato il mega attico di City Life che divideva con Chiara Ferragni per trasferirsi in Piazza Castello, dove ha acquistato un appartamento di 400 metri quadrati. E’ qui che il rapper ha deciso di ricostruire la sua vita, che lo vedrà papà single dei piccoli Leone e Vittoria. Tra lui e la moglie, almeno per il momento, il sereno sembra lontano anni luce. I due hanno perfino smesso di seguirsi sui social e i beninformati sostengono che sono pronti a farsi la guerra anche in tribunale. Tralasciando ciò, Fedez appare sereno e libero nella sua nuova dimora, dove ha perfino piazzato una poltrona peluche.

Di certo, la Ferragni non gli avrebbe mai permesso di mettere nell’attico di City Life un complemento d’arredo di questo tipo. Si tratta, ovviamente, di un oggetto di design, particolarmente costoso e quasi introvabile. Per il momento, Fedez ha posizionato la poltrona peluche in sala, alle spalle del grande divano grigio. Progettata da KAWS e Studio Campana (dei designer Fernando e Humberto Campana), la sedia è nera ed è formata da tanti peluche dello stesso colore messi a mo’ di collage. Spiccano solo gli occhi bianchi con l’immancabile XX e il naso rosa.

Il prezzo della poltrona peluche è quasi impossibile da stabilire. Pensate che, il 23 novembre del 2019, Christie’s ha chiuso una vendita per 1.750.000 dollari di Hong Kong, pari a 208 mila euro. Fedez, che vanta un patrimonio ingente e ama vivere nel lusso, potrebbe anche aver speso una cifra del genere.

Fedez: una casa a sua immagine e somiglianza

KAWS è un brand di cui Fedez è un grande appassionato. E’ lo stesso che ha firmato i tanti pupazzi che ha sia in casa che in ufficio. Questi giocattoli di Brian Donnelly sono facilmente riconoscibili grazie alla XX sugli occhi. La poltrona peluche, in acciaio inossidabile e legno, è composta da un numero impressionante di peluche: da 75 a 120.

La sedia, è bene sottolinearlo, non è l’unico complemento di design che spicca nella nuova casa di Federico Lucia. Il divano, ad esempio, è stato progettato da Francesco Binfarè per Edra, mentre la lampada a forma di mitra è disegnata per Flos da Philippe Starck. Perfino per i bambini Leone e Vittoria il rapper ha pensato a qualcosa di speciale. Nella loro cameretta, oltre alla lampada di Pikachu, c’è una parete interamente realizzata con i Lego che Fedez ha acquistato per loro a Miami. Non manca neanche una sala giochi, dove ha piazzato un flipper e alcuni videogiochi di un tempo.

Teddy muore in Grey’s Anatomy 20? Arriva la risposta che sconvolge i fan

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Il medical drama più famoso di sempre torna con una nuova entusiasmante stagione ricca di colpi di scena e destinata a lasciare i fan col fiato sospeso. Il finale della passata stagione ha infatti sconvolto gli spettatori, pronti alla visione di Grey’s Anatomy 20 e curiosi di rispondere alla fatidica domanda: Teddy muore? Ecco la verità.

Grey’s Anatomy 20: il ritorno del medical drama

Tante sono le serie tv più attese nel 2024 e, tra queste, vi è Grey’s Anatomy, il medical drama che ha scalato negli anni tutte le classifiche nel mondo dell’intrattenimento.

Milioni i fan che si sono appassionati alle avventure di Meredith Grey nel corso delle stagioni, dovendo fare i conti con i numerosi addii degli attori che hanno deciso di abbandonare il progetto dopo anni all’interno della serie tv.

Le avventure di Grey’s Anatomy continuano però ugualmente ad appassionare i fan della serie, sempre più curiosi di scoprire tutte le anticipazioni riguardo la nuova stagione ricca di colpi di scena.

Dove eravamo rimasti: il finale di Grey’s Anatomy 19

Prima di capire cosa hanno in serbo i nuovi appuntamenti di Grey’s Anatomy, è utile ripercorrere il finale della stagione precedente.

Tanti sono i dubbi lasciati in sospeso che troveranno una risposta nel corso delle nuove puntate, a partire dalla fuga all’altare di Simone per correre nelle braccia di Lucas.

L’amore è sempre protagonista per Meredith, la quale ha deciso di dare una seconda possibilità a Nick, mentre sembra interrompersi il legame tra Maggie e Winston.

I fan però hanno un dubbio enorme che necessita di una risposta nel corso della nuova stagione: qual è il destino di Teddy?

Teddy muore in Grey’s Anatomy 20? Ecco la risposta

Tra le serie tv ambientate in ospedale, è impossibile non citare Grey’s Anatomy che, dopo 20 stagioni, continua a intrattenere i suoi fan.

Sono proprio loro a chiedere informazioni riguardo un personaggio il cui futuro sembra destinato a cambiare per sempre, come dimostra il finale della precedente stagione.

Nell’ultima puntata di Grey’s Anatomy 19, infatti, Teddy Altman crolla in sala operatoria, dopo aver passato tutta la giornata a lamentare un forte dolore ai denti.

I fan della serie si sono così allarmati, credendo di dover dire addio a uno dei personaggi più longevi all’interno di Grey’s Anatomy. A risolvere ogfni dubbio ci pensa la showrunner Meg Marinis, dando una risposta che renderà felici gli spettatori.

Tra i tanti addii della serie non vi sarebbe quello di Kim Raver, l’attrice interprete di Teddy, la quale sarà presente nella nuova stagione, anche se l’incidente avvenuto è destinato a cambiarle per sempre la vita.

Una conseguenza importante, infatti, è legata al rapporto con Owen e con gli altri colleghi chirurghi, dovendo così affrontare alcune difficoltà dopo l’ostacolo presentatosi al termine della passata stagione.

Per scoprire tutti i dettagli sul futuro di Teddy, non resta che prendere visione di Grey’s Anatomy 20.

Grey’s Anatomy 20, quando esce e dove vederla

I fan americani di Grey’s Anatomy hanno avuto modo di assistere alla visione dei primi episodi della nuova stagione, con la messa in onda avvenuta già il 14 marzo 2024.

Ci è voluto un po’ di più, ma l’attesa è finita anche in Italia con l’approdo di Grey’s Anatomy 20 su Disney+ a partire dal 25 aprile: la prima puntata è già visibile sulla piattaforma, a cui si aggiungono settimanalmente gli altri episodi.

Leggi anche: The Office, annunciato lo spin off: nel cast c’è anche una famosa attrice italiana

Voto al congresso americano pro Ucraina. Perché? I tre scenari

Lo dico subito ad inizio video, io non so di preciso cosa sia accaduto, naturalmente attendiamo sull’argomento il competente parere di JP, ma nel frattempo provo ad avanzare tre scenari possibili, naturalmente mi sto riferendo allo sbocco da parte del Congresso degli Stati Uniti dei miliardi a favore dell’Ucraina.

Certo innanzitutto ricordiamo che il pacchetto prevede aiuti non solo all’Ucraina alla quale comunque andrà la maggior parte del malloppo, si parla di più di 60 miliardi di dollari.

Ma andranno ad Israele 26 miliardi ed a Taiwan 8 miliardi, per un totale di 95 miliardi di dollari.

Dove andranno a prenderli tutti questi soldi gli Stati Uniti? Aumenteranno le tasse? Se sì, non certamente per i ricchi che in questo momento sono i maggiori finanziatori della campagna elettorale di Biden, quindi non saranno toccati dall’attuale Amministrazione.

Insomma certamente tutti questi soldi andranno ad ingigantire il già mostruoso debito pubblico americano, tanto nessuno sa a che livello sia arrivato, le stime più accreditate parlano di 35.000 miliardi di dollari, quindi cento miliardi in più o cento miliardi in meno cosa volete che cambi.

Tuttavia non voglio naturalmente parlare dell’importo degli aiuti, né del mostruoso debito pubblico americano, bensì della questione politica che ha portato allo sblocco ed all’erogazione di questi fondi.

Come noto infatti questi fondi, soprattutto all’Ucraina, Biden li voleva erogare già dallo scorso ottobre, ma i repubblicani di fatto li hanno sempre congelati con il loro voto contrario alla Camera dei rappresentanti dove loro hanno la maggioranza.

Ricorderete tutti che i Repubblicani avevano sfiduciato l’allora Speaker of the House, ossia il Presidente della Camera, Kevin McCarthy, considerato troppo morbido nelle varie contrattazioni che il ruolo richiede, ed al suo posto hanno eletto Mike Johnson considerato un intransigente.

Nell’occasione della sua elezione, il sempre moderati media mainstream avevano definito Mike Johnson un cristiano evangelico, e fin qui nulla di male, ma attenzione “con idee radicalmente contrarie ad aborto e diritti delle persone LGBT+” idee che personalmente ritengo siano enormi pregi, ma per il mainstream sono idee semplicemente mostruose, se non criminali.

Ah, ma poi c’è l’accusa ancora più infamante, sempre per quanto riguarda i media mainstream, provate ad indovinare, qualcosa che per il mainstream possa essere ritenuta un’accusa ancora più infamante dell’essere contrari all’aborto ed ai cosiddetti diritti delle persone LGBT+, ma sì dai era semplice, Johnson è stato anche accusato di essere … vicino a Donald Trump.

Comunque, insomma avete capito, da ottobre scorso, un giorno sì e l’altro pure Biden chiedeva di inviare aiuti all’Ucraina per 60 miliardi di dollari, ed un giorno sì e l’altro pure i Repubblicani, con naturalmente Mike Johnson in testa, votavano in maniera contraria bloccando i fondi.

Tutto questi fino a … sabato scorso, quando improvvisamente più della metà dei Repubblicani che siedono al Congresso hanno votato a favore.

Verrebbe da esclamare “clamoroso al Cibali”. Cosa è successo? Perché questo repentino ed inaspettato mutamento, alcuni lo hanno definito … tradimento?

Ripeto, dare una risposta a questa domanda non è per nulla semplice, ma certamente occorre specificare un fatto rilevante, ed è, come ho già detto, che il voltafaccia non è avvenuto per il tradimento di qualche parlamentare, diciamo infedele, in questo caso i numeri sono importanti.

Hanno votato a favore oltre a tutti i democratici, anche più della metà dei parlamentari repubblicani. Risultato 311 sì e 112 no.

Ed allora cerchiamo di capire perché. Personalmente ipotizzo tre scenari diversi.

Partiamo dalla giustificazione più semplice. I Repubblicani in precedenza avevano chiesto che insieme agli aiuti all’Ucraina dovevano essere stanziati fondi per impedire il continuo arrivo di clandestini che hanno riempito le principali città statunitensi molte delle quali sono diventate letteralmente invivibili.

Ma questo non è accaduto, ossia l’invasione dei clandestini continua senza sosta, quindi al di là di qualche sporadica dichiarazione d’intenti, su questo fronte non ci sono stati passi in avanti.

E per questo motivo non ritengo questo uno scenario plausibile.

Per capire cosa è accaduto, ossia perché improvvisamente più della metà dei rappresentanti repubblicani al Congresso abbia votato a favore a mio avviso dobbiamo riferirci alla pacata e composta reazione di Trump.

In altre parole, sempre a mio avviso, lo sottolineo, la decisione se non è stata una iniziativa personale da parte di Trump, è comunque stata una decisione da lui avallata.

Quindi, primo scenario che ipotizzo.

Sapete che al momento non abbiamo ancora la certezza di avere Donald Trump fra i due candidati alle prossime elezioni che si sfideranno per la Casa Bianca. Ovviamente mi riferisco al fatto che la Magistratura può arrivare a tanto.

Lo so che si tratterebbe di un vero e proprio golpe, però negli Stati Uniti ormai le normali regole democratiche non esistono più.

Quindi il primo scenario che avanzo è quello che con questo voto si sia arrivati ad un patto, ossia che la Magistratura non impedirà a Trump di poter essere eletto Presidente.

E passiamo al secondo scenario.

I ventisei miliardi a favore di Israele, non dimentichiamo che 26 miliardi di dollari sono tanti soldi, e nei mesi scorsi si parlava solo dei 60 miliardi all’Ucraina, quindi Trump avrebbe avallato il voto favorevole dei Repubblicani in cambio dei 26 miliardi ad Israele.

Ricordiamo la figlia prediletta Ivanka ed il marito di lei Jared Kushner.

Infine il terzo scenario.

Questi aiuti all’Ucraina certamente servono per procrastinare il conflitto, in questo momento l’Ucraina stava capitolando. Certo non cambieranno l’esito del conflitto, ma ne allungano i tempi per arrivare alle elezioni presidenziali americane di novembre.

Ebbene si potrebbe ipotizzare che Trump, per quanto riguarda il conflitto in Ucraina, abbia più da guadagnare, politicamente, non tanto per quanto riguarda la propria campagna elettorale, ma in quanto, qualora fosse rieletto potrebbe essere lui a farsi garante di una soluzione negoziata del conflitto.

Quindi riuscirebbe ad essere il Presidente che non solo non ha fomentato nuove guerre, ma che avrebbe avuto il merito di trovare una soluzione negoziale riuscendo nell’intento di giungere alla fine del conflitto in Ucraina.

E Trump potrebbe per questo passare alla storia.

Ebbene ora mi fermo ed attendiamo tutti, io per primo, un video da parte di JP, un video che potrebbe magari avallare uno dei tre scenari che ho ipotizzato, oppure, perché no? Ne possa avanzare un quarto scenario.

Non ci resta che attendere.

Ancora guai per Chiara Ferragni, ecco quanti soldi deve dare al manager Fabio Damato

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Le polemiche attorno a Chiara Ferragni non si fermano qui, come rivelano alcune curiosità che vedono l’influencer sempre più lontana da Fabio Damato.

A essere al centro non vi è però solo il legame d’amicizia, ma anche quello lavorativo: ecco quanti soldi deve Chiara Ferragni al manager Damato.

Nuovi guai per Chiara Ferragni: il legame con il manager Damato

Il declino di Chiara Ferragni, rivelato anche da un sondaggio, dimostra come il periodo vissuto dall’influencer non sia dei migliori, data anche la lontananza assunta nei confronti di Fedez.

Il marito non è però l’unica persona assente dai profili della Ferragni: anche il suo manager, Fabio Maria Damato, sembra essersi allontanato dalla cerchia dell’influencer, dimostrando così come il loro legame possa essersi spezzato.

Tra di loro però non vi è solo un rapporto di amicizia, come dimostra la sua presenza nelle vesti di manager dell’influecer: scopriamo tutti i dettagli.

Chiara Ferragni e Damato: quanti soldi deve l’influencer al manager

L’indagine per truffa aggravata non ha coinvolto solo Chiara Ferragni ma anche Fabio Maria Damato, di cui molti si chiedono che fine abbia fatto, data l’assenza sui profili social dell’influencer.

La motivazione sembra essere indubbiamente legata all’accusa ricevuta, a cui si aggiunge anche quella di Fedez durante la sua intervista a Belve, in cui ha rivelato la sua mancata simpatia nei confronti del braccio destro della moglie.

Le voci di una possibile separazione tra i due si fanno sempre più numerose, rivelando anche la cifra richiesta dal manager dopo le accuse ricevute.

La cifra da urlo che Chiara Ferragni deve versare a Damato

L’assenza sui social di Fabio Mario Damato dopo le polemiche scatenate a causa del pandoro griffato, non fa altro che confermare la separazione lavorativa tra il manager e l’influencer.

La separazione, però, non sembra filare liscio, come dimostra la cifra richiesta da Damato a seguito delle sue dimissioni: si parla infatti di un assegno a 6 cifre, dati i 4 milioni con cui i manager vorrebbe allontanarsi dai contratti firmati con Chiara Ferragni.

Non ci sono però delle dichiarazioni provenienti dai diretti interessati, preferendo mantenere una riservatezza anche sul lato social, certo però che la loro separazione lavorativa possa ammontare a una cifra da urlo.

Leggi anche: Chiara Ferragni, buco finanziario da 4 milioni: alla ricerca di nuovi soci e liquidità

Facebook raddoppia gli utili e crolla in borsa (-15%)

Per chi segue i mercati borsistici da decenni può non essere una sorpresa in assoluto, tuttavia a Wall Street, anzi per la verità a Time Square è accaduto qualcosa che perlomeno merita una riflessione.

Avete presente Meta Platforms, la galassia Zuckerberg, la società alla quale fanno capo Facebook, Whatsapp ed Instagram, ebbene ieri ha diramato la trimestrale, ossia i conti dei primi tre mesi dell’anno.

Prima di arrivare ai conti ricordiamo però come si è comportato il titolo in Borsa negli ultimi due anni.

Dopo un problematico 2022, anzi direi un pessimo 2022, anno comunque orribile per le Borse in generale, il titolo Meta ha messo a segno una splendida performance nel 2023 risultando uno dei migliori titoli fra quelli a maggior capitalizzazione.

Nel 2023 infatti il titolo è aumentato, pensate, del 163%, una performance stellare.

Ed anche il 2024 era iniziato nel migliore dei modi, dall’inizio dell’anno in corso, infatti, il titolo aveva guadagnato un ulteriore 45% arrivando a toccare il proprio massimo storico a 485 dollari per azione, una quotazione siderale.

E quindi il mercato attendeva con un certo interesse la prima trimestrale dell’anno.

Vediamo come è andata.

Ricavi a 36,46 miliardi di dollari in aumento del 27% rispetto allo scorso anno.

Utile netto a 12,37 miliardi di dollari addirittura +117% rispetto allo scorso anno.

Mamma mia! Chissà quanto avrà guadagnato il titolo dopo questo annuncio.

Ah no! Certo avete ragione, il titolo guadagna o perde non tanto in relazione ai miglioramenti del bilancio rispetto all’anno precedente, ma in relazione alle attese del mercato.

In altre parole non basta aver più che raddoppiato gli utili, se il mercato ad esempio si aspettava che gli utili triplicassero, il fatto di averli solo raddoppiati non è una buona notizia.

Ed allora non ci resta che andare a confrontare i dati di bilancio in relazione alle previsioni degli analisti.

Dunque gli analisti si aspettavano un fatturato a 36,16 miliardi di dollari, come vi ho detto è risultato di 36,46 miliardi quindi sono state battute le attese.

E meglio ancora per quanto riguarda gli utili che hanno raggiunto la straordinaria cifra di 12,37 miliardi mentre le attese erano per 11,34 miliardi.

Ed allora dati stratosferici, battute tutte le previsioni, chissà a che livello sarà balzato il titolo, avrà certamente superato i 500 dollari per azione, ed invece …

Incredibile ma vero, il titolo, oggi, crolla perdendo … state a sentire il 15%.

Una persona normale dovrebbe rispondere “non può esser vero” si saranno sbagliati, non si può giustificare una simile reazione del mercato.

Eppure è proprio così.

Allora c’è qualcuno che per cercare di giustificare questa reazione del mercato cita la guidance, ossia le attese della società per quanto riguarda il prossimo trimestre.

La società si attende ricavi medi per 37,75 miliardi di dollari mentre gli analisti prevedevano mediamente ricavi per 38,3 miliardi di dollari. Sì, è un po’ di più, ma insomma … più o meno … ci siamo.

Non è che la guidance annunciata da Meta sia decisamente inferiore alle attese.

Insomma giustificare un -15% per un fatto del genere mi sembra davvero pretestuoso, ossia non si sa a cosa imputare un simile crollo e si va a vedere un dato che tutto sommato poi è in linea con le attese.

Ebbene non voglio dire che io possa spiegare un simile comportamento del mercato, tuttavia provo a fare delle considerazioni.

La performance stellare del titolo, con una crescita continua delle azioni in Borsa, crescita ininterrotta cominciata alla fine del 2022 è stata dovuta principalmente al fatto che Zuckerberg aveva annunciato che avrebbe tagliato i business non profittevoli.

Ed in effetti, ha tagliato diciamo alcuni progetti non profittevoli, ma solo in parte, ha invece tagliato drasticamente soprattutto i posti di lavoro.

Nel primo semestre del 2023 infatti sono stati licenziati 21.000 lavoratori.

Ma questo non è stato ritenuto sufficiente dall’impresa che nel primo trimestre di quest’anno ha ridotto la forza lavoro di un ulteriore 10%, si tratta di altri 7.000 dipendenti lasciati a casa.

Ma non basta, Facebook ha anche ridotto drasticamente la monetizzazione delle inserzioni e questo potrebbe portare ad una riduzione delle visualizzazioni e degli utenti, un aspetto che gli investitori temono molto.

Infine non si può non evidenziare come il Metaverso al momento continui a pesare negativamente.

La controllata Reality Labs, magari, come dice sulla propria home page  “riunisce le menti più brillanti specializzate in diverse discipline per sviluppare strumenti che aiutino le persone a sentirsi connesse” tuttavia, al momento, continua a fare perdite considerevoli, nel trimestre il rosso è stato di 3,85 miliardi di dollari e dall’inizio le perdite sono arrivate alla considerevole cifra di 45 miliardi di dollari.

Non ci si poteva attendere utili in tempi brevi, ma neppure perdite così consistenti.

Insomma il mercato ha reagito così, dopo la trimestrale il titolo doveva sfondare i 500 dollari ed invece è tornato sotto i 400 dollari, vediamo come reagirà nei prossimi giorni.

Intesa Sanpaolo debole dopo accordo con Coima

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Tra le blue chip che non riescono a seguire lo spunto timidamente positivo offerto dal Ftse Mib troviamo anche Intesa Sanpaolo.

Intesa Sanpaolo debole

Il titolo, dopo aver chiuso la sessione di venerdì scorso con un progresso di quasi un punto e mezzo percentuale, oggi ha tentato timidamente di spingersi in avanti per poi tornare indietro.

Negli ultimi minuti Intesa Sanpaolo passa di mano a 3,539 euro, con un calo dello 0,31% e oltre 64 milioni di azioni scambiate fino a ora, contro la media degli ultimi 30 giorni pari a circa 96 milioni.

Intesa Sanpaolo: accordo con Coima. Su cosa?

Il titolo si mostra debole senza beneficiare delle ultime novità dal fronte societario. Intesa Sanpaolo ha stipulato un accordo con Coima finalizzato alla valorizzazione del patrimonio immobiliare del gruppo.

In particolare l’accordo prevede il conferimento da parte di Intesa Sanpaolo di un portafoglio immobiliare pari a oltre 500 milioni di euro a veicoli di investimento gestiti da Coima SGR.

Previsto che Intesa Sanpaolo riceverà, in cambio del conferimento degli immobili, quote dei veicoli di investimento COIMA e l’accordo contempla anche l’analisi di potenziali future collaborazioni in ambito Real Estate.

Al 2023 Intesa Sanpaolo deteneva attività di proprietà ad uso funzionale per 6,3 miliardi di euro e a scopo di investimento per 887 milioni di euro. L’accordo va quindi a coinvolgere circa il 7% delle attività di proprietà del gruppo.

Intesa Sanpaolo: il commento e la strategia di Equita SIM

L’operazione rientra nell’ambito della strategia di Intesa Sanpaolo volta alla modernizzazione degli immobili strumentali e a una piena valorizzazione (in via diretta attraverso cessioni o indiretta attraverso gestioni attive) degli asset non strumentali.

Non cambia la view positiva di Intesa Sanpaolo che conferma la sua strategia bullish, con una raccomandazione “buy” e un prezzo obiettivo a 3,8 euro.

Un caffè e una scritta che lascia poco spazio ai dubbi: Barbara D’Urso torna in tv?

Davvero Barbara D’Urso torna in tv? Si tratta solo di voci e non c’è alcuna certezza, ma un messaggio comparso sui social fa sperare i fan: ecco di cosa si tratta.

Barbara D’Urso torna in tv? Ecco l’indizio che alimenta i pettegolezzi

Una sua foto mentre sorseggia il suo consueto “caffeuccio” e la scritta “coming soon”: poco è bastato per alimentare le curiosità dei fan. In molti non hanno dubbi: dopo l’addio a Mediaset, e le polemiche per quel contratto rescisso così inaspettatamente (senza alcuna comunicazione o preavviso), la D’Urso sarebbe pronta a tornare sul piccolo schermo. Le sarà affidato il timone di un nuovo programma, magari in Rai? Oppure, dopo La dottoressa Giò, sarà protagonista di qualche nuova serie tv?

barbara durso sorseggia un caffe e con la scritta coming soon lascia supporre un suo ritorno in tv

Non ci sono conferme, ma si tratta solo di indiscrezioni che si susseguono senza sosta. Dopo la morte di Silvio Berlusconi, Piersilvio avrebbe deciso di stravolgere il palinsesto Mediaset. Il suo celebre programma, Pomeriggio 5, è stato così assegnato a una new entry dell’azienda, Myrta Merlino, e per Barbara D’Urso nessuna conferma. Dopo anni al servizio delle reti Mediaset, l’annuncio – tanto inaspettato quanto improvviso – ha suscitato una certa amarezza nella famosa conduttrice napoletana. Così, prima sui social poi nel salotto di Domenica In, ha raccontato le difficoltà affrontate in quei primi giorni dell’estate 2023. Sui social la D’Urso si è comunque sempre mostrata attiva, aggiornando i fan sui suoi viaggi e i suoi numerosi progetti.

I commenti e le indiscrezioni

Insomma, quel messaggio lanciato sul suo profilo Instagram potrebbe essere un indizio non di poco conto. Tra i fan c’è chi le dice “dove vai, noi ti seguiamo”, altri che non trattengono l’entusiasmo e lasciano commenti come “non vedo l’ora” e “siamo prontissimi”.

La fine della collaborazione con Mediaset “è ancora un dolore vivo”, stando a quanto dichiarato dalla stessa conduttrice, ma dopo un anno di pausa trascorso lontano dai riflettori sarebbe pronta a fare ritorno. Quel “coming soon” lascia intendere che presto tornerà a fare compagnia a milioni di italiani, ma la conferma per ora non è arrivata. Potrebbe essere solo un fraintendimento? I fan sperano arrivi presto una bella notizia.

Chi è Alejandra Rodriguez, tutto sulla finalista 60enne di Miss Universo

La recente abolizione del limite di età a Miss Universo ha dimostrato la sua efficacia, portando alla ribalta figure come Alejandra Rodriguez, una giornalista e avvocato di 60 anni che ha conquistato la finale del concorso. Questo cambiamento ha aperto le porte a una diversità di età e ha sottolineato il concetto che i sogni non conoscono limiti temporali. Rodriguez, rappresentante dell’Argentina, si prepara ora per la competizione internazionale, pronta a sfidare i canoni preconcetti di bellezza e a scrivere una nuova pagina nella storia di Miss Universo.

Chi è Alejandra Rodriguez

Alejandra Rodriguez, originaria di Brandsen nella provincia di Buenos Aires, è nota per il suo stile di vita sano e attivo, che include una dieta equilibrata, l’esercizio fisico regolare e il digiuno intermittente. Questi fattori, uniti a una predisposizione genetica favorevole, contribuiscono alla sua freschezza e bellezza durature. La sua partecipazione alla competizione di Buenos Aires il 25 maggio potrebbe significare non solo la sua incoronazione come Miss Universo Argentina, ma anche la possibilità di portare a casa il titolo internazionale.

L’Argentina ha una storia limitata di successo in concorsi di bellezza internazionali, ma con Rodriguez, una donna di 60 anni, rappresentante del Paese, c’è un’opportunità unica per cambiare il corso della storia. Questa nuova apertura nel mondo dei concorsi di bellezza rappresenta una sfida al tradizionale canone di bellezza giovane e un segnale di cambiamento in un settore che stava diventando obsoleto.

Questo cambiamento è particolarmente evidente anche nel contesto dei concorsi di bellezza nazionali, come nel caso di Miss Italia, il cui interesse è gradualmente diminuito nel tempo. L’evoluzione dei gusti del pubblico ha reso necessaria un’adattamento, e l’abolizione dei limiti di età potrebbe essere il primo passo per mantenere viva l’attenzione sulle competizioni di bellezza.

L’abolizione del limite di età a Miss Universo ha aperto nuove opportunità e ha dato voce a una varietà di partecipanti, inclusa Alejandra Rodriguez, che sfida i preconcetti di bellezza e dimostra che la bellezza e l’ambizione non hanno età. Queste le parole della Rodriguez dopo la vittoria:

Sono molto felice di rappresentare questo nuovo paradigma nei concorsi di bellezza, perché stiamo inaugurando una nuova fase in cui le donne non sono solo bellezza fisica, ma un altro insieme di valori. Sono la prima di questa generazione a iniziare con questo

Tenaris: il ribasso continua. Raffica di tagli dai broker

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Anche la seduta odierna è vissuta con il segno meno da Tenaris, che perde terreno per l’ottava giornata di fila.

Il titolo, dopo aver chiuso la sessione di venerdì scorso con un affondo di quasi otto punti percentuali, oggi ha provato a risalire la china, salvo poi tornare indietro.

Tenaris in rosso per l’ottava seduta di fila

Mentre scriviamo, Tenaris passa di mano a 15,94 euro, con un calo dello 0,25% e volumi di scambio vivaci, visto che fino a ora sono transitate sul mercato oltre 3,5 milioni di azioni, contro la media degli ultimi 30 giorni pari a circa 2,7 milioni.

Il titolo resta sotto la lente dopo la presentazione dei risultati del primo trimestre, cui ha fatto seguito un crollo delle quotazioni.

Tenaris: spunti dalla call

Gli analisti di Equita SIM oggi hanno raccolto in una nota gli spunti chiave emersi dalla conference call di venerdì scorso.

Per il secondo trimestre, Tenaris si aspetta un fatturato e margini inferiori rispetto al primo, riflettendo il continuo calo dei prezzi OCTG nelle Americhe.

Nel terzo trimestre, il gruppo avrà delle interruzioni in molti dei suoi impianti, compreso quello siderurgico di Siderca dove verrà installato un nuovo forno, e questo porterà ad un ulteriore calo di fatturato e margini nel trimestre.

Tenaris si aspetta un EBITDA margin nel secondo trimestre leggermente sotto il 25%, mentre nel secondo semestre di quest’anno tra il 20% e il 25%, con il terzo trimestre leggermente sopra il 20%.

Il progetto in Messico della neoacquisita TenarisShawcor ha contribuito per circa 80 milioni di dollari di fatturato nel primo trimestre.

Al netto di questo progetto, i ricavi annuali di Shawcor dovrebbero oscillare tra i 250 e i 300 milioni di dolllari all’anno.

La società ha acquisito un progetto da 100 milioni di dollari in Guyana da Exxon che impatterà il fatturato nel 2025.

Quanto ai prezzi dei tubi in USA, ci si aspetta che si stabilizzeranno entro la metà del 2024 in caso di una leggera riduzione delle importazioni e una lieve diminuzione delle rimanenze.

La società sta implementando azioni specifiche per contenere sia i costi variabili che quelli indiretti, e ciò aiuterà a mitigare la riduzione del PipeLogix e a difendere i margini, soprattutto nel secondo semestre di quest’anno.

Tenaris: Equita SIM rivede le stime

Gli analisti di Equita SIM hanno aggiornato le loro stime, principalmente per catturare una dinamica più cauta sui margini.

In particolare, le previsioni sull’EBITDA 2024 sono state tagliate dell’8% a 3,1 miliardi di dollari, e anche quelle sull’eps sono state ridotte dell’8%.

Le stime sul 2025 sono state abbassate dell’11% per l’Ebitda a 2,93 miliardi di dollari e quelle di eps del 14%, mentre le aspettative sul 2026 hanno subito una sforbiciata del 12% a 2,96 miliardi di dollari e del 15% per l’eps.

Equita SIM mantiene una view cauta su Tenaris, con una raccomandazione “hold” e un prezzo obiettivo tagliato del 4% a 17,4 euro.

La riduzione di stime a livello di P&L è parzialmente compensata dal rafforzamento del dollaro e da una dinamica più favorevole del capitale circolante netto.

La SIM milanese evidenzia che il titolo tratta su valutazioni non particolarmente elevate, con una solida struttura finanziaria e il buyback che può sostenere le quotazioni.

Tenaris: anche Mediobanca predica cautela

Non si sbilanciano neanche i colleghi di Mediobanca Research che su Tenaris mantengono invariato il rating “neutral”, con un target price ritoccato da 17,5 a 17 euro.

Sulla scia dei margini pi deboli attesi nel secondo semestre 2024, gli analisti hanno tagliato le loro stime di Ebitda del 4% sul 2024, del 7% sul 2025 e del 4% sul 2026.

Tenaris: Intesa Sanpaolo e Banca Akros tagliano target

A scommettere sul titolo è invece Intesa Sanpaolo che invita ad acquistare, con un fair value rivisto da 21,8 a 19,6 euro.

Per gli analisti la trimestrale di Tenaris è stata buona e superiore alle stime, a fronte però di un peggioramento dell’outlook per l’intero 2024.

Infine, anche Banca Akros ha tagliato il prezzo obiettivo di Tenaris da 22 a 21 euro, con un rating “buy” invariato.

Gli analisti si aspettano pressione sui margini nel breve termine e hanno deciso di rivedere al ribasso le stime di eps dell’8,5% per quest’anno, del 4,9% per il prossimo e del 2,7% per il 2026.