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L’addio al cashback è definitivo! Pronto il bonus bancomat

Mario Draghi ha definitivamente cancellato il cashback. Con la Legge di Bilancio 2022 il Governo ha dato l’addio alla misura. A mettere nero su bianco la morte di questa iniziativa ci hanno pensato i commi da 637 a 644 dell’articolo unico della legge n. 234/2021, che contengono l’abrogazione di tutte le iniziative connesse con il cashback, ma anche tutte le disposizioni necessarie a riconoscere i rimborsi in denaro per quanti abbiano effettuato dei pagamenti attraverso bancomat, carte di credito e gli altri strumenti elettronici di pagamento.

Il Mef ha presentato una relazione tecnica nella quale viene precisato che sono stati decurtati 3 milioni di euro dallo stanziamento che originariamente era stato previsto per coprire questa norma. La somma sarà trattenuta sul fondo previsto dall’articolo 1, comma 290 della legge n. 160/2019, che dovrebbe essere utilizzato per coprire gli oneri e le spese di gestione, che saranno a carico di PagoPa e della Consap. Stando alla relazione, grazie a questa decisione si sarebbe determinato un risparmio di spesa pari 1.499,25 milioni di euro per l’anno in corso.

Cashback, i motivi di un addio!

Come molti ben ricorderanno, il cosiddetto progetto cashback aveva lo scopo di incentivare i pagamenti tramite il bancomat, la carta di credito e gli altri strumenti di pagamento digitale. In una relazione del 20 dicembre 2021, il Mef ha predisposto un’analisi completa e dettagliata dell’impatto del cashback sulla tax compliance. Lo scopo era quello di capire se quest’ultima fosse migliorata: l’analisi serviva, inoltre, ad orientare le mosse future del Governo nel tentativo di arginare l’evasione fiscale.

Il progetto cashback ha contribuito ad incentivare l’uso del bancomat, della carta di credito e degli altri strumenti di pagamento elettronici ed è riuscito a stimolare la digitalizzazione dell’Italia. Il problema, però, è che non sembra sia riuscito a conseguire dei risultati significativamente differenti in alcuni settori, che sono considerati a più alta propensione all’evasione fiscale. Proviamo a spiegare meglio: l’effetto del cashback si è sentito ed è stato positivo, perché ha fatto aumentare significativamente la digitalizzazione. Ma è anche vero che a seguito dello stop del cashback questa spinta ha continuato, nonostante il fatto che i consumatori non fossero più incentivati nell’uso del bancomat. Sostanzialmente gli interventi introdotti tramite il cashback sono sì, interamente orientati ad incoraggiare le transazioni tramite bancomat ed altri pagamenti elettronici, ma non hanno un’entità sufficiente a contrastare altri tipi di interessi, che potrebbero sorgere tra l’acquirente ed il venditore e quindi a ridurre l’evasione fiscale.

Cashback, un progetto troppo costoso!

Sostanzialmente incentivare i consumatori ad utilizzare il bancomat costa troppo. Il cashback ha avuto, senza dubbio, un impatto molto positivo, ma considerando i settori a maggiore intensità di evasione, il progetto risulta essere troppo costoso, ma soprattutto poco mirato alle transazioni nei settori dove maggiormente si rischia l’evasione fiscale. Volendo effettuare un’analisi approfondita dei costi e dei benefici, sembra possibile affermare che il progetto cashback non abbia fornito dei risultati che ne giustifichino la prosecuzione, nemmeno se lo si volesse considerare come strumento indiretto per ridurre l’evasione fiscale e stanare l’economia sommersa.

Sono due le ragioni che hanno portato a questa conclusione. La prima è che non è possibile stabilire una relazione chiara tra gli incentivi messi in campo per promuovere l’uso del bancomat e degli strumenti digitali di pagamento e la riduzione dell’evasione fiscale. La seconda è che il progetto cashback ha un costo pari a 4,75 miliardi di euro, che risulta essere superiore a quello che potenzialmente potrebbe essere recuperato con il gettito evaso. La conclusione, a questo punto, sembra abbastanza ovvia: il progetto cashback non costituisce lo strumento idoneo per riuscire a contrastare l’evasione fiscale da omessa fatturazione.

Già pronto il tappabuchi: il bonus bancomat!

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 30 giugno 2021 è quello che nel corso degli ultimi sei mesi è stato battezzato come bonus bancomat: la nuova strategia del Governo che punta a portare il pos in ogni punto vendita e a ridurne i costi di gestione. Questo decreto ha, infatti, introdotto un’importante novità: viene portata dal 30 al 100% il credito di imposta che viene riconosciuto agli esercenti per le commissioni che devono pagare nel caso in cui i clienti utilizzino bancomat, carta di credito è qualsiasi altro strumento digitale di pagamento.

Stiamo parlando di un vero e proprio bonus bancomat, ma questa volta rivolto a quanti siano titolari di una partita Iva e che effettuino la cessione di beni o servizi ai consumatori finali. Un bonus che arriva nel momento in cui si utilizzi un sistema di pagamento elettronico. Ma non basta: attraverso il decreto viene introdotto un ulteriore credito d’imposta per chi acquisti, noleggi od utilizzi degli strumenti che permettano di accettare il pagamento con il bancomat e tutti gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione. Il bonus per l’acquisto di Pos sarà disponibile purché tali strumenti si colleghino ai registratori di cassa. L’importo sarà parametrato in base ai ricavi e compensi del richiedente.

Pagamento reddito di cittadinanza, come cambia e cosa fare!

È in arrivo il pagamento del reddito di cittadinanza per il mese di gennaio 2022. 

Come di consueto, anche questo primo accredito dell’anno arriva in due diverse date a seconda della tipologia del beneficiario: chi, infatti, ha fatto da poco richiesta o abbia effettuato il rinnovo, riceverà i soldi a breve, mentre chi aspetta le ricariche ordinarie dovrà aspettare fine mese per l’accredito sulla carta RdC

Se per quanto riguarda i pagamenti RdC di gennaio non c’è da allarmarsi, è pur vero che entro il 31 di questo mese sarà necessario effettuare il rinnovo del modello ISEE. Il rischio? Perdere il beneficio e non poter ricevere le successive mensilità. 

Il problema riguarda, infatti, le mensilità a partire dal mese di febbraio, in quanto per gennaio 2022 l’ISEE di riferimento rimane quello del 2021. 

Vediamo, allora, le date degli accrediti del RdC per questo mese, ma anche cosa fare per continuare a percepire i pagamenti per tutto il corso dell’anno, come richiedere l’ISEE e come questo potrebbe cambiare il pagamento del RdC a partire dal prossimo mese. 

Pagamento reddito di cittadinanza gennaio 2022: due date da segnare 

Chi percepisce il reddito di cittadinanza da almeno due mesi, sa già bene che le date degli accrediti mensili del RdC da segnare sul calendario sono due. 

Una riguarda coloro che hanno fatto la prima domanda in assoluto di reddito di cittadinanza e l’altra coloro che sono in attesa delle cosiddette ricariche ordinarie. In particolare, il calendario INPS dei pagamenti del reddito di cittadinanza è così suddiviso: 

15 del mese per coloro che hanno fatto domanda e aspettano il primo pagamento, compresi coloro che hanno fatto richiesta di rinnovo dopo aver osservato il mese di sospensione alla scadenza dei 18 mesi di fruizione del beneficio; il 27 del mese per coloro che aspettano le rate ordinarie. 

Per il primo mese di questo 2022, però, la prima data di pagamento sembra essere più vicina. Considerando, infatti, che il 15 gennaio cade di sabato, è molto probabile che i beneficiari in attesa del primo accredito riceveranno i soldi sulla carta RdC già a partire da venerdì 14 gennaio 2022. 

Attenzione, perché non è detto che tutti i beneficiari riceveranno i soldi entro il 14. Alcuni potranno infatti dover attendere qualche giorno in più. 

Nulla, invece, cambia per coloro che usufruiscono del beneficio da almeno due mesi e sono, quindi, in attesa del pagamento ordinario (dalla seconda alla diciottesima rata). Per questi percettori, il RdC arriverà a partire dal 27 gennaio. 

Pagamento reddito di cittadinanza: chi non lo riceverà e perché

Beneficiari che riceveranno il pagamento in anticipo, percettori per i quali non cambierà nulla, ma anche nuclei familiari che non riceveranno la ricarica nel mese di gennaio 2022. 

Si tratta, infatti, di coloro che hanno terminato i 18 mesi di fruizione di RdC (come sappiamo, infatti, il reddito di cittadinanza viene erogato per 18 mesi, dopo i quali è necessario il rinnovo). Questi nuclei familiari, quindi, non riceveranno la ricarica di gennaio, anche se hanno già provveduto a chiedere il rinnovo della misura. 

Scaduti i 18 mesi, infatti, il reddito di cittadinanza subisce un mese di sospensione: il pagamento non viene accreditato e le erogazioni ripartono dal mese successivo al rinnovo. 

Le motivazioni per cui questi beneficiari non otterranno l’accredito, quindi, non dipendono dalla necessità di rinnovare il modello ISEE, come alcuni temono. C’è anche da dire, però, che non provvedere al rinnovo dell’ISEE può portare al rischio di non ricevere neppure i prossimi pagamenti. Vediamo quindi quali sono gli step da seguire per assicurarsi il pagamento da febbraio in poi. 

Pagamento reddito di cittadinanza di gennaio, ma non solo: come salvare l’accredito di febbraio

Le innumerevoli novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2022 e che hanno interessato il reddito di cittadinanza si aggiungono a un cambiamento che interessa molti beneficiari che percepiscono il sussidio a inizio anno. 

Stiamo parlando della necessità di rinnovo del modello ISEE. Questo documento, infatti, è fondamentale per l’erogazione delle somme spettanti di RdC, in quanto il diritto alla misura dipende proprio da requisiti di reddito e patrimonio certificati proprio dal modello ISEE. 

La certificazione ha validità fino al 31 dicembre di ogni anno. Ciò significa che il 31 dicembre 2021 l’ISEE è scaduto e necessita di essere rinnovato per non perdere agevolazioni e bonus legati a requisiti patrimoniali e reddituali, come il reddito di cittadinanza. 

I beneficiari di RdC, per non perdere i pagamenti successivi a quello di gennaio, dovranno quindi: 

raccogliere i documenti utili per la compilazione della DSU (dichiarazione sostitutiva unica); procedere con la compilazione dell’ISEE preocompilato online in autonomia oppure rivolgersi a CAF e patronati che si occupino di compilare la DSU e trasmetterla all’INPS; verificare che siano ancora in possesso dei requisiti che danno accesso al reddito di cittadinanza.

Come potrebbe cambiare il pagamento del reddito di cittadinanza dopo gennaio

Nuovo ISEE e, di conseguenza, nuovi scenari che potrebbero verificarsi. Si ricorda che l’ISEE 2022 tiene conto di redditi e patrimoni che fanno riferimento al 2020. Ed è proprio in base a questi ultimi che il valore dell’ISEE può scendere o salire, con conseguenze anche sull’entità dei pagamenti del reddito di cittadinanza. 

Dopo il “normale” importo spettante del RdC di gennaio 2022, dal prossimo mese alcuni beneficiari potrebbero veder accrescere o diminuire l’importo accreditato sulla carta RdC, benché vi siano anche casi in cui, essendo l’ISEE 2022 simile a quello del 2021, non si registri nessuna particolare variazione. 

In altri, gli importi potranno così cambiare: 

se il valore dell’ISEE è più alto di quello dell’ISEE 2021, il beneficiario potrebbe o ricevere una somma mensile inferiore rispetto al RdC del 2021 oppure, qualora l’indicatore dovesse essere maggiore della soglia di 9.360 euro, perdere del tutto il beneficio; il valore dell’Indicatore si abbassa, ipotesi concreta considerando che il 2020 ha visto lo scoppio della pandemia, e l’importo RdC subisce un aumento.

La possibilità di assistere a diminuzioni o aumenti dell’importo RdC dipende però molto dall’Indicatore della situazione reddituale (ISR). In questo senso, variazioni tra le giacenze medie del 2019 (per l’ISEE 2021) e quelle del 2020 (per l’ISEE 2022) sono fondamentali.

Cosa succede al pagamento del reddito di cittadinanza se non si rinnova l’ISEE in tempo

Al di là di quelle che sono le variazioni in termini di importo che possono verificarsi, il rinnovo dell’ISEE 2022 è obbligatorio per poter continuare a percepire il pagamento del reddito di cittadinanza a partire da febbraio 2022. 

I beneficiari che non hanno ancora provveduto alla raccolta dei documenti e, di conseguenza, alla compilazione della DSU hanno tempo fino al 31 gennaio 2022. 

Se entro questa data non si possiede un ISEE in corso di validità, il rischio è quello di vedere sospeso il pagamento di febbraio. 

Per il rinnovo dell’ISEE è fondamentale raccogliere tutta la documentazione necessaria. In primis, lo stato di famiglia con carta d’identità e codice fiscale del richiedente e codice fiscale di tutti i membri del nucleo familiare. 

Un’attenzione particolare va al saldo e alla giacenza media di conti correnti bancari o postali. Per ottenere queste informazioni, il cittadino può fare riferimento alla banca o alla posta, così come sfruttare i servizi online di questi ultimi. 

Infine, è possibile valutare di richiedere l’ISEE corrente qualora, tra il 2020 e il 2021, vi sia stata una variazione della situazione economica. In questo modo, l’ISEE non farà riferimento alla situazione economica di due anni prima, bensì dell’ultimo anno. 

Pensioni, come richiedere Quota 102 all’INPS: la guida

A partire da venerdì 7 gennaio è possibile richiedere la pensione anticipata con la nuova finestra di Quota 102, l’alternativa che il Governo ha trovato dopo Quota 100 – che consentiva il pensionamento anticipato con 62 anni di età e 38 di contributi, scaduta il 31 dicembre 2021. Con l’approvazione della Manovra 2022, quindi, è entrata in vigore Quota 102, valida per un solo anno. Rimangono ancora possibili le finestre di uscita anticipata dal lavoro offerte da Opzione Donna e Ape Sociale

Quota 102 – molto simile per certi versi alla precedene Quota 100 – consente di lasciare il lavoro con almeno 64 anni di età e 38 anni di anzianità contributiva. Resterà in vigore per tutto il 2022, ma sarà transitoria.

Come si può richiedere la pensione con Quota 102? INPS ha pubblicato le istruzioni operative per inoltrare le richieste, ma per vedere le prime uscite occorrerà attendere almeno il 1° maggio 2022 per il settore privato, e dal 1° agosto per i pubblici dipendenti. 

Che cosa accadrà al 31 dicembre 2022, non appena scadrà la possibilità di pensionamento tramite Quota 102, Opzione Donna e Ape Sociale? Cosa prevede la riforma delle pensioni 2022? Il Governo ha già in mente nuove alternative dal 2023: di che cosa si tratta e a chi conviene attendere prima di lasciare il lavoro?

Andiamo a scoprire, prima di tutto, quali sono i requisiti di accesso a Quota 102: a chi spetta, come funziona e come si può richiedere all’INPS. Analizzeremo poi le successive finestre di uscita al vaglio del Governo. Ecco una guida completa per tutti coloro che lasceranno il lavoro entro il 31 dicembre 2022 o successivamente.

Pensioni: Quota 102 confermata per un solo anno. E dopo?

La Legge di Bilancio 2022 ha dato il via libera alla nuova finestra di uscita dal mondo del lavoro: in sostituzione a Quota 100 (scaduta il 31 dicembre 2021 e non riconfermata), per tutto il 2022 si potrà richiedere l’alternativa Quota 102. 

L’INPS ha chiarito nel messaggio numero 97 del 10 gennaio 2022 le modalità di effettuazione delle richieste per Quota 102. Le richieste si possono presentare a partire dal 7 gennaio 2022.

Nel video seguente – disponibile anche su Youtube – sono riassunti tutti i punti salienti su Quota 102: pochi minuti per capire come presentare la domanda di pensione anticipata.

Prima di addentrarci nelle istruzioni operative dell’INPS, però, è bene chiarire cos’è e come funziona Quota 102 e soprattutto quali sono i requisiti di accesso a questa nuova opzione di pensionamento.

Come spiega INPS nel messaggio numero 97, Quota 102 riconosce:

il diritto alla pensione anticipata al raggiungimento, entro il 31 dicembre 2022, di un’età anagrafica di almeno 64 anni e di un’anzianità contributiva minima di 38 anni.

La principale differenza rispetto alla precedente opzione, quindi, è limitata all’età anagrafica, che viene spostata di due anni in avanti, mentre rimangono immutati gli anni di contributi necessari per il pensionamento. È importante sapere che questa opzione resterà valida solo per il 2022; al termine dell’anno – probabilmente – si tornerà alla riforma Fornero.

Pensioni, Quota 102: tutto quello che c’è da sapere

Quota 102 è un’opzione di uscita dal mondo del lavoro valida per tutti coloro che entro il 31 dicembre 2022 matureranno i requisiti necessari per accedere alla finestra, ovvero:

  • 64 anni di età;
  • 38 anni di contributi versati.

Per entrare in questi requisiti di accesso, il richiedente deve essere nato entro il 31 dicembre 1958, oltre a maturare i requisiti entro l’anno 2022 (o anche successivamente).

Il requisito contributivo – è bene specificarlo – può essere soddisfatto anche tramite cumulo, ovvero sommando i contributi versati presso casse previdenziali diverse, eccezion fatta per le gestioni separate dei liberi professionisti. Qualora vi fossero dei contributi versati in coincidenza, questi ultimi andranno conteggiati una sola volta ai fini del calcolo previdenziale INPS.

Tuttavia, tutti i lavoratori che entro il 31 dicembre 2021 avranno maturato i requisiti di accesso a Quota 100 (ovvero 62 anni di età e 38 anni di contributi) potranno richiedere la precedente alternativa, solo se nati entro il 31 dicembre 1959.

La finestra di uscita di Quota 102

Quota 102, per certi versi, è simile a Quota 100: entrambe, infatti, presentano una finestra di uscita di alcuni mesi. 

In particolare, prima di ottenere il primo assegno pensionistico con Quota 102 occorre attendere tre mesi dalla maturazione dei requisiti richiesti per quanto riguarda i lavoratori autonomi e subordinati del settore privato, oppure bisogna attendere fino a sei mesi dalla maturazione dei requisiti per i dipendenti della Pubblica Amministrazione.

L’unica eccezione prevista riguarda il personale Scuola ed AFAM, per il quale la finestra mobile slitta all’anno scolastico successivo rispetto a quello di presentazione della domanda di collocamento a riposo. Per tale motivo, i lavoratori della scuola potranno presentare la domanda di pensionamento fino al 28 febbraio 2022, ferma restando la maturazione dei requisiti richiesti.

Pensioni, Quota 102: chi può richiederla?

Possono richiedere Quota 102 tutti i lavoratori i autonomi e subordinati del settore pubblico e privato che soddisfano i requisiti sopra riportati entro il 31 dicembre 2022. 

In altre parole, per poter richiedere il pensionamento con questa opzione tutti i nati entro il 31 dicembre 1958 dovranno maturare congiuntamente il requisito anagrafico (64 anni di età) e quello contributivo (38 anni) tra il 1° gennaio 2022 e il 31 dicembre 2022.

Secondo le prime stime elaborate nella Relazione tecnica allegata alla Manovra di bilancio 2022, potranno accedere a Quota 102 nel 2022 almeno 16.800 lavoratori. Il costo totale di questa nuova finestra di uscita sarà pari a 175,7 milioni di euro, con un assegno medio pari a 26 mila euro. Secondo le stime della CGIL, invece, i beneficiari e le adesioni a Quota 102 potrebbero essere più bassi.

Come richiedere Quota 102 all’INPS: le istruzioni

Arriviamo al momento cruciale per i lavoratori: come si può richiedere Quota 102 all’INPS? Ecco spiegate, passo dopo passo, le istruzioni operative che permetteranno di lasciare il lavoro a 64 anni di età e con 38 anni di contribuzione versata.

Prima di tutto, sono due le modalità attraverso le quali è possibile richiedere Quota 102: direttamente sul sito web dell’INPS (seguendo la procedura che descriveremo a breve), oppure rivolgendosi ai Patronati o ai servizi istituzionali abilitati. È sempre attivo il Contact Center Multicanale dell’INPS.

Tramite il sito web dell’INPS, la procedura di richiesta è accessibile ai lavoratori “iscritti alle Gestioni private, alla Gestione pubblica e alla Gestione spettacolo e sport”, come chiarisce l’istituto. Per presentare la richiesta, è obbligatorio autenticarsi con le proprie credenziali SPID, CIE, CNS (ricordiamo che il PIN INPS è stato dismetto dal 1° ottobre 2021).

Una volta effettuato il login occorre scegliere l’opzione “Nuova prestazione pensionistica”, e scegliere successivamente le seguenti opzioni: “Anzianità/Anticipata/Vecchiaia”; “Pensione di anzianità/anticipata”; e in ultimo “Requisito quota 102”. 

Infine, occorre seleziona il Fondo e la Gestione di liquidazione.

Quota 102: come calcolare l’assegno. Quanto spetta?

Tutti coloro che andranno a richiedere il pensionamento con Quota 102 saranno sicuramente interessati alle modalità di calcolo dell’assegno, per conoscere in anticipo quanto andranno a percepire di pensione non appena conclusa la finestra di uscita.

Il calcolo dell’assegno per l’uscita dal lavoro con Quota 100 viene effettuato con il trattamento pensionistico dell’INPS. Il fattore determinante in tale senso è il numero di anni di contribuzione versati al 31 dicembre 1995.

Per i lavoratori che possiedono oltre 18 anni di contributi versati prima del 31 dicembre 1995, viene effettuato il calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011, e a seguire quello contributivo.

Per i lavoratori che possiedono, invece, meno di 18 anni di contributi versati allo scadere del termine sopra fissato, è previsto il calcolo retributivo fino al 31 dicembre 1995, e a seguire quello contributivo.

Infine, coloro che non hanno versato alcun contributo prima del 31 dicembre 1995, il calcolo dell’assegno viene eseguito interamente con il metodo contributivo.

Quota 102: incumulabilità e incompatibilità

Ricordiamo, in chiusura di questa guida che esistono dei casi di incumulabilità e incompatibilità di alcune misure con Quota 102.

In particolare, questa opzione pensionistica non è cumulabile – si legge sulla comunicazione INPS – con altri redditi da lavoro autonomo o subordinato. Fanno eccezione gli eventuali compensi relativi ad attività svolte fino alla maturazione dei requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia (cioè entro il 67esimo anno di età).

Il limite massimo reddituale consentito per il cumulo, in ogni caso, non può superare i 5 mila euro lordi annuali: sono ammesse, inoltre, sono forme di lavoro autonomo occasionale.

Per quanto riguarda, invece, le incompatibilità, Quota 102 non è cumulabile con altre misure di sostegno al reddito quali Naspi, DIS-COLL, Ape Sociale. È possibile continuare a percepire questi bonus e sostegni al reddito qualora non venga inoltrata la richiesta di pensionamento, anche al raggiungimento de requisiti richiesti.

Pensioni, cosa succede dopo Quota 102?

Abbiamo specificato – sin dalle prime righe di questo articolo – che Quota 102 è una finestra di uscita temporanea che resterà in vigore solo per il 2022. Confermate per un altro anno anche le alternative di uscita previste da Opzione Donna (58-59 anni con 35 anni di contributi versati) e Ape Sociale (62 anni solo per i lavori gravosi).

Molti si chiederanno, quindi, che cosa cambierà dopo Quota 102? Quali saranno le prossime mosse della riforma delle pensioni?

Al momento le intenzioni del Governo sembrano dirette verso il ritorno della Legge Fornero, con un doppio binario per lasciare il lavoro: da un lato si prevede fino al 2024 la possibilità di richiedere il pensionamento a 67 anni di età, mentre dall’altro lato si potrà lasciare il lavoro in anticipo con 41-42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età anagrafica fino al 2026.

Altre proposte che sono state avanzate sul tavolo del Governo, invece, riguardano l’estensione a tutti i lavoratori del metodo contributivo per il calcolo dell’assegno entro il 2035. Al tempo stesso si consentirebbe l’uscita dal lavoro a partire dai 62 anni di età, ma con un margine di penalizzazione.

Ecobonus moto e scooter 2022: come risparmiare fino a 4.000 euro

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A partire dal 13 gennaio 2022 si possono prenotare gli Ecobonus 2022, una conferma inaspettata nella Legge di Bilancio di quest’anno. Nonostante la beffa sugli incentivi auto (che non sono stati confermati per il 2022), il Mise ha confermato l’apertura delle prenotazioni per l’ecobonus moto e scooter 2022. Ma come funzionano?

I clienti non dovranno eseguire alcuna prenotazione, ma semplicemente recarsi presso una concessionaria di fiducia e scegliere il ciclomotore o il motociclo ad alimentazione elettrica o ibrido da acquistare. Saranno invece i rivenditori a dover prenotare gli incentivi a partire dalle ore 10 del 13 gennaio 2022.

Grazie agli ecobonus moto e scooter 2022 si possono risparmiare fino a 4.000 euro sul prezzo di vendita di un ciclomotore o di un motociclo, considerando che lo sconto aumenta per tutti coloro che sceglieranno di rottamare contestualmente il veicolo precedente.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire come funziona l’ecobonus moto e scooter 2022, a chi spetta, quali sono i requisiti per ottenerlo e quanto permette di risparmiare. Se non sei convinto, ecco alcuni esempi che ti faranno cambiare idea…

Ecobonus confermato per il 2022! Le novità

È proprio una comunicazione del Ministero per lo Sviluppo Economico dell’11 gennaio scorso a rendere nota l’apertura della piattaforma per le richieste dell’ecobonus moto e scooter 2022. Nulla da fare, invece per quanto riguarda gli incentivi sull’acquisto di auto elettriche: l’approvazione della Legge di Bilancio 2022 ha spento ogni speranza.

Come specificato nel messaggio del Mise dell’11 gennaio scorso, quindi:

A partire dalle ore 10 di giovedì 13 gennaio 2022 riapre per i concessionari la piattaforma ecobonus.mise.gov.it per prenotare gli incentivi destinati all’acquisto di ciclomotori e motocicli.

Se, dunque, nella Manovra 2022 è arrivata la beffa sugli Ecobonus auto, non possiamo dire lo stesso per quanto riguarda ciclomotori e motocicli. Sono in arrivo sconti fino a 4.000 euro per tutti coloro che sceglieranno di investire nel mercato dell’elettrico.

Ma come funzionano gli incentivi su moto e scooter 2022, chi può richiederli e quanto si risparmia? Scendiamo più nel dettaglio e cerchiamo di capire le novità…

Ecobonus moto e scooter 2022: come funziona?

La Legge di Bilancio del 2021 aveva previsto lo stanziamento di 150 milioni di euro per finanziare l’ecobonus moto e scooter per gli anni a venire. La suddivisione delle risorse, quindi, era e rimane la seguente: sono previsti 20 milioni di euro per gli anni compresi tra il 2021 e il 2023, mentre le risorse aumenteranno a 30 milioni di euro dal 2024 al 2026. 

I nuovi incentivi si limitano all’acquisto di nuovi veicoli di categorie L1e, L2e, L3e, L4e, L5e, L6e, L7e ad alimentazione elettrica o ibridi, ovvero ciclomotori e motocicli (di qualsiasi potenza) a basse emissioni – dunque ibridi o elettrici –, a due, tre o quattro ruote, acquistati nuovi di fabbrica. È possibile anche effettuare l’acquisto in leasing.

Una volta chiarite le specifiche tecniche che ti permetteranno di ottenere gli incentivi, passiamo ora ad elencare gli sconti effettivi ai quali potrai accedere grazie all’Ecobonus 2022. 

È possibile scegliere tra due opzioni: la prima prevede uno sconto del 30% sul prezzo di fabbrica senza la rottamazione del veicolo precedente, mentre la seconda prevede l’applicazione di uno sconto pari al 40% sul prezzo di vendita, ma solo con la rottamazione del mezzo precedente.

Ecobonus moto e scooter 2022: sconto fino a 4.000€! Ecco come…

Grazie ai nuovi incentivi Ecobonus 2022 per moto e scooter potrai risparmiare fino a 3.000 euro senza rottamazione, oppure fino 4.000 euro con rottamazione sul prezzo di vendita del nuovo mezzo.

Infatti, come spiegato chiaramente dal Ministero per lo Sviluppo Economico, gli incentivi più elevati saranno riservati a tutti i cittadini che decideranno di rottamare il mezzo precedente. Una strategia, quella della rottamazione, che persegue un altro obiettivo: quello di ridurre il numero di mezzi inquinanti presenti sulla strada, in modo da limitare le emissioni di CO2.

Acquistando una moto o uno scooter ad alimentazione elettrica, e rottamando il mezzo precedente (compreso tra Euro 0 ed Euro 3), potrai ottenere – lo ripetiamo – uno sconto del 40% sul prezzo di vendita, fino a un massimo di 4.000 euro.

Se, invece, non hai intenzione di rottamare il tuo vecchio mezzo, oppure se è la prima volta che acquisti una moto o uno scooter, puoi ottenere comunque uno sconto del 30% sul prezzo di vendita, ma fino ad un massimo di 3.000 euro.

Facciamo qualche esempio per chiarire il risparmio effettivo…

Volendo acquistare uno scooter elettrico da 4.000 euro totali senza rottamazione, si andranno a risparmiare 1.200 euro e il prezzo finale da versare sarebbe pari a 2.800 euro. Se, invece, per acquistare lo stesso scooter da 4.000 euro si decide di rottamare il mezzo precedente, lo sconto sale a 1.600 euro, con un prezzo finale da pagare di 2.400 euro.

Ecobonus moto e scooter 2022: i requisiti

Andiamo ora a riassumere brevemente tutti i requisiti da soddisfare per avere accesso all’Ecobonus moto e scooter 2022. Prima di acquistare un veicolo, fai attenzione alle specifiche tecniche richieste per accedere agli incentivi.

Anzitutto dovrai recarti presso un punto vendita di ciclomotori o motocicli ad alimentazione elettrica o ibridi, in modo da scegliere il modello che più si adatta alle tue esigenze. A questo punto dovrai prestare attenzione ad alcuni requisiti prima di effettuare l’acquisto.

L’Ecobonus 2022, come precisato, si applica ai mezzi:

  • a due, tre o quattro ruote;
  • di categorie L1e, L2e, L3e, L4e, L5e, L6e, L7e;
  • ibridi o elettrici (ovvero a basse emissioni);
  • di qualsiasi potenza;

anche in leasing. 

Per coloro che sceglieranno di effettuare la rottamazione del mezzo precedente, è bene prestare attenzione alle caratteristiche del veicolo che si intende rottamare: 

  • deve appartenere alla categoria L;
  • essere omologato alle classi Euro 0, Euro 1, Euro 2, Euro 3;
  • essere stato ritargato (Decreto del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti 2 febbraio 2011 n.76).

Leasing: che cosa significa?

L’Ecobonus 2022 si può ottenere anche in leasing, ma che cosa significa?

Come ci spiega chiaramente un articolo di Automobile.it:

Il leasing è un contratto mediante il quale un operatore finanziario (lessee) acquista una vettura per conto di un cliente (lessor), concedendogli l’utilizzo a fronte del pagamento di un canone mensile e di un anticipo (“maxirata”).

Una sorta di noleggio a lungo termine – così lo potremmo definire – attraverso il quale si può godere di un bene (nel nostro caso il ciclomotore o il motociclo) senza acquistarlo, ma corrispondendo una certa somma di denaro al proprietario per poterne godere. 

Il leasing è consigliato soprattutto a quelle persone che tendono a cambiare veicolo nel breve termine (ogni due, tre o quattro anni).

Ecobonus moto e scooter 2022: prenotazioni dal 13 gennaio

Le prenotazioni per gli Ecobonus moto e scooter 2022 aprono alle ore 10 del 13 gennaio 2022, ma bisogna prestare attenzione alla piattaforma sin dalle prime ore di apertura. Non è un caso che le risorse si esauriscano in poche ore.

Infatti, come accaduto con gli Ecobonus auto, anche per i ciclomotori e i motocicli potrebbe verificarsi una sorta di click day e i fondi potrebbero esaurirsi in pochissime ore. Come fare, quindi, per assicurarsi lo sconto sull’acquisto di uno scooter elettrico?

L’acquirente, ovvero colui che decide di acquistare il mezzo, non dovrà fare proprio nulla: le prenotazioni, infatti, si rivolgono ai rivenditori. Proprio le concessionarie interessate, sono i soggetti che andranno a prenotare gli incentivi direttamente sul sito di Ecobonus del Mise, a partire appunto dal 13 gennaio 2022.

Vediamo nel dettaglio qual è la procedura di prenotazione degli Ecobonus 2022.

Ecobonus moto e scooter 2022: come prenotare gli incentivi

Come già avvenuto per gli incentivi auto 2021, anche per prenotare l’Ecobonus 2022 è necessario essere registrati alla piattaforma del Mise ed effettuare l’accesso per cominciare ad accaparrarsi i fondi a disposizione.

Una volta effettuato l’accesso, quindi, si potranno prenotare – uno ad uno – gli incentivi relativi ad ogni singolo veicolo. Per ognuno di questi verrà rilasciata una ricevuta di registrazione. A questo punto scattano i 180 giorni limite entro i quali è necessario dare conferma dell’operazione.

Per confermare le prenotazioni e ottenere gli incentivi, però, occorre inserire la targa del veicolo acquistato e tutta la documentazione necessaria.

Mentre l’acquirente riceve lo sconto direttamente sul prezzo di acquisto del veicolo (dal quale viene detratta la somma relativa agli ecobonus), i rivenditori possono ottenere il rimborso sotto forma di credito di imposta.

Ecobonus auto 2022: la beffa in Manovra

Uno dei bonus grande assente in Manovra è proprio l’ecobonus auto 2022, ovvero tutti gli incentivi sull’acquisto di auto elettriche, ibride o plug in ai quali i cittadini sono stati abituati negli ultimi anni. Anche il mercato delle auto – d’altro canto – stava giovando di questi bonus, e aveva registrato una rapida ripresa delle vendite nonostante le chiusure e la crisi economica.

Tuttavia, nella Legge di Bilancio 2022 non è prevista alcuna proroga degli ecobonus auto 2022, che saranno quindi cancellati per i prossimi anni. 

Dobbiamo ricordare che nel corso del 2021 sono state approvate numerose norme per rifinanziare i fondi, che sono andati sempre esauriti nel brevissimo termine. Un segnale che avrebbe dovuto spingere il Governo a fare di più, ma che purtroppo non è stato colt per il verso giusto.

Ad oggi, l’unica speranza del ritorno degli ecobonus auto 2022 è relativa alla reintroduzione dell’ecotassa, anch’essa sospesa dalla Legge di Bilancio 2022. Alcuni esponenti politici, infatti, ritengono che l’applicazione della tassa sui veicoli più inquinanti potrebbe tornare utile per recuperare i fondi da destinare a un nuovo Ecobonus 2022.

Al momento, comunque, le uniche novità in arrivo riguarda l’ecobonus moto e scooter dal 13 gennaio 2022 ed eventuali scadenze relative al bollo auto 2022

Inps: nuove regole sulla quarantena. Addio indennità?

A poco più di un anno dall’arrivo della pandemia COVID-19, il nostro Paese continua a vacillare tra scelte politiche discutibili ed un’emergenza sanitaria in pieno regime mentre i cittadini vivono nella paura.

Sebbene le misure di prevenzione e i vaccini siano riusciti, almeno in parte, a limitare gli effetti del virus, ad oggi sono ancora molti i casi di contagio presenti nel nostro territorio.

Per questo motivo, con l’inizio del nuovo anno il governo ha pensato a nuove regole da applicare alle quarantene con conseguenti modifiche anche alla corresponsione di indennità e congedi parentali da parte dell’Inps.

Inps: a chi non spetta l’indennità Covid?

Il nuovo anno non è partito proprio alla grande come avevamo sperato.

La curva dei contagi risale giorno dopo giorno, anche ora che la maggior parte della popolazione italiana ha completato l’iter vaccinale.

Ed è forse proprio questo il fatto che lascia perplessi perché sebbene l’immunizzazione ci sia, la probabilità di venire contagiati (anche se in maniera lieve) e di contagiare rimane comunque molto alta.

In molti di quelli che hanno deciso di appoggiare la campagna vaccinale si chiedono quale sia il senso di tutto ciò: vaccinarsi più volte, per poi scoprire che l’efficacia di tale vaccino non è così elevata come dovrebbe essere.

A questo punto, se discutere su tale dubbio provoca soltanto altre agitazioni tra la folla, l’unico metodo per risolvere la questione è quello di applicare nuove regole per le quarantene.

Ed è proprio quello che il governo ha fatto in uno degli ultimi incontri tenutosi pochi giorni fa, anche se il risvolto delle decisioni prese ha cambiato totalmente il pacchetto che prevedeva il riconoscimento di un’indennità Inps in caso di assenza da lavoro.

Con il decreto Cura Italia, stanziato per ben 663,1 miliardi di euro per il 2020, si erano tutelati sia i lavoratori dipendenti del settore privato, sia i lavoratori fragili impossibilitati a svolgere la propria mansione lavorativa in seguito al riconoscimento di patologie certificate.

Grazie a questa disposizione si prevedeva il riconoscimento di un’indennità di malattia da parte dell’istituto, che di fatto, con il decreto fiscale 2022 è stata riattivata fino al 31 dicembre dell’anno scorso ma solo per una specifica categoria di lavoratori.

Sfortunatamente, ad oggi non è previsto alcun ulteriore fondo per chi si trova sprovvisto di una copertura economica in caso di quarantena, ovvero per i soggetti che:

  • non si sono ancora sottoposti a vaccinazione
  • non hanno ricevuto la seconda o terza dose

Per i lavoratori fragili invece, secondo quanto spiegato nell’articolo 17 del decreto legge 221/2021, riporta informazionefiscale.it:

“lo smart working rimane la modalità ordinaria di lavoro, fino al 28 febbraio 2022 [..] Potranno essere adibiti ad una mansione diversa se questo assicura loro la possibilità di svolgere la prestazione in modalità agile e anche la formazione professionale avverrà da remoto.”

In caso di assenza da lavoro però, tale misura non prevede il riconoscimento dell’indennità Inps perciò, rimangono privi di tutela economica.

Inps: come cambia la quarantena nel 2022?

Arrivati a questo punto vi chiederete quali siano le nuove modifiche apportate alle quarantene di quei soggetti che, disgraziatamente, sono venuti a contatto diretto con un positivo.

Dopo il decreto di fine anno e l’approvazione delle misure contro la variante Omicron, sono stati attivati 3 protocolli diversi per ogni tipologia di soggetto:

  • 1°- persone con terza dose/ vaccinazione completa da almeno 120 giorni (SENZA sintomi): nessuna quarantena, obbligo di indossare mascherina FFP2. Solo una forma di auto-sorveglianza, fino al decimo giorno successivo all’esposizione, al quinto giorno devono sottoporsi a tampone e l’esito dev’essere negativo. Per le persone in possesso di super green pass da oltre 4 mesi, la quarantena è di 5 giorni e se ne esce sempre con tampone negativo.
  • 2°- perone non vaccinate: quarantena di 10 giorni, al termine di questi si devono sottoporre a tampone per verificare la positività, mentre le persone vaccinate da oltre 4 mesi o non vaccinati dovranno rimanere in quarantena obbligatoria, senza alcuna indennità di malattia da parte dell’Inps.
  • 3°- persone con tampone positivo: rimangono temporaneamente incapaci di lavorare, con diritto ad accedere all’indennità dell’Inps comprensiva della perdita di guadagno, quindi in realtà non cambia niente rispetto a prima.

Se avete dei dubbi sulle nuove regole, vi lascio il video di Fanpage.it che sarà in grado di rispondere a tutte le vostre domande: 

Come avrete potuto notare, fra tutte le modifiche spicca quella relativa al diritto di ricevere la prestazione economica da parte dell’Istituto previdenziale.

Proprio da quest’anno la permanenza domiciliare dopo un contatto con positivo non verrà più considerata equiparabile alla malattia, quindi il periodo di assenza dal lavoro non verrà coperto dallo stanziamento dell’Inps.

Ciò  significa che il governo non è riuscito a rifinanziare la misura, facendo terminare la tutela economica già dal 1° gennaio.

Non è detto però che questo momento di “pausa” rimanga inalterato, poiché lo stato di emergenza rimarrà fino a fine marzo 2022 e tutto lascia presagire all’arrivo di un nuovo decreto.  

Inps: come richiedere il congedo parentale Covid?

Finora abbiamo parlato dei lavoratori, ma se a questi aggiungessimo anche i loro figli?

Sicuramente avrete sentito parlare del congedo parentale COVID, quel servizio che può essere richiesto da chi ha figli minori di 14 anni positivi al virus e, dunque, in quarantena da contatto o con attività didattica in presenza sospesa e centri diurni chiusi.

Grazie alla circolare operativa pubblicata la sera dell’8 gennaio, la proroga e l’avvio della domanda è stata ufficializzata permettendo a tutti i lavoratori (dipendenti e autonomi) di richiedere il servizio.

Possedendo le credenziali SPID, CIE o CNS possono inviare la richiesta in modalità telematica (portale web INPS) accedendo al servizio “Maternità e congedo parentale lavoratori dipendenti, autonomi, gestione separata”.

Una volta inseriti i dati anagrafici si dovrà scegliere tra due voci:

  • congedo parentale
  • congedo parentale su base oraria: specificare il numero di giornate da coprire con il congedo e il periodo specifico nel quale lo si utilizza

Successivamente si dovrà cliccare su “richiesta di congedo parentale SARS COV-2” e specificare i perché si richiede questo servizio inserendo anche tutte le informazioni relative alle certificazioni.

Dopodiché si potrà terminare il procedimento.

Precisa ilgazzettino.it:

“Nel caso di figli con disabilità il congedo può essere richiesto indipendentemente dall’età, quindi anche per i figli con più di 14 anni. Possono usufruire del congedo entrambi i genitori alternativamente tra loro, ovvero non negli stessi giorni.”

Qualora la modalità telematica si dimostrasse di non facile utilizzo, si possono sempre contattare il Contact center integrato o gli istituti di patronato. 

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Non dimenticate di condividere l’articolo, se ha chiarito i vostri dubbi, e continuate a seguirci sui principali social network!!!

A presto.

Bonus affitti: fino a 2000 euro subito! Ecco come!

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La manovra economica 2022 è ormai legge. La legge di bilancio per il 2022 ha avuto il via libera dalla Camera e le novità che prima venivano elencate con il condizionale, adesso sono diventate certezza.

Tra i vari cambiamenti, nella manovra economica per l’anno appena iniziato ci sono diverse iniziative per i più giovani segnati dall’instabilità del momento. Dal Bonus Affitto fino all’agevolazione sul mutuo per l’acquisto della prima casa: ci sarà un aiuto economico per tutti. 

Le richieste d’aiuto da parte dei giovani sono state tante durante il 2021: in molti a laurearsi senza prospettive concrete per il futuro.

Stipendi bassissimi e contratti instabili non permettono vedute su un futuro, neanche il più prossimo, e il Governo ha compreso di dover agire economicamente con una manovra che aiuti, almeno in parte, a credere ancora in qualcosa.

Se da una parte quindi si parla di saturazione del mondo del lavoro, dall’altra Draghi ha cercato di smuovere qualcosa con un incentivo sull’acquisto prima casa, sull’affitto per gli under 31 e attraverso una ristrutturazione della riforma pensioni.

Il problema italiano principale è il debito pubblico: la consapevolezza non permette mosse azzardate e anche per quanto riguarda le pensioni non si sono potute fare rivoluzioni che avrebbero gravato troppo sulle uscite. 

A parte i problemi di forma, però, vediamo nello specifico quali sono state le novità confermate e soprattutto quali saranno i cambiamenti in merito al Bonus Affitti per l’anno 2022. Chi potrà richiederlo? Come funziona? E cosa cambierà per il 2022 rispetto a ciò che si era pattuito per l’anno scorso? Cercheremo di rispondere a tutti questi quesiti.

Cos’è il Bonus affitti

Come è intuibile comprendere il Bonus affitti consisterebbe in un’agevolazione che si presenta come un aiuto da parte dello Stato volto a coprire parte del canone d’affitto a tutti quei ragazzi che vanno a vivere fuori casa, trasferendosi lontano dal nucleo familiare. 

Che sia per studio o per lavoro non importa, lo Stato prevedrà la detrazione pari al 20% dell’ammontare del canone di locazione pattuito con la firma del contratto.

Nell’agevolazione rientreranno anche tutti quei ragazzi che per studiare fuori casa scelgono l’affitto di una stanza condividendo l’intero immobile con altre persone: sia nel caso si trattasse di contratto unico, sia nel caso in cui, invece, si firmasse per l’affitto della singola stanza.

Il 20% dell’intera somma ha come limite massimo il raggiungimento di 2000 euro totali annui: se il calcolo del 20% dell’affitto annuo superasse la cifra, in quel caso il resto dovrà comunque essere pagato dall’affittuario. La misura, quindi, sarebbe pensata per agevolare in parte l’uscita dei giovani dal nucleo familiare senza gravare troppo sulle famiglie, soprattutto perché quest’anno, chi più chi meno, ci si ritroverà tutti in difficoltà con l’aumento vertiginoso dei prezzi delle materie prime annunciato ormai da mesi.

I primi seri problemi arriveranno con gli acconti in bolletta: gli aumenti sono già partiti e i risultati drastici sulle situazioni economiche familiari arriveranno a fine anno. Per permettere gli studi alla fascia d’età che va dai 20 ai 31 anni, così, sarà possibile richiedere almeno l’agevolazione sull’affitto. C’è da specificare che il Bonus si rivolge ad un pubblico ristretto: solo coloro che hanno un determinato Isee potranno richiederlo, vediamo allora nello specifico quali sono i limiti soggettivi da dover tenere in conto. 

Prima di andare avanti con i dettagli vi consiglio la visione del video “Bonus affitto 2022- Cos’è, come funziona e requisiti” pubblicato su Youtube dal canale Perlage Immobiliare Real Estate, con il quale l’azienda informa il pubblico consigli importanti legati al mondo immobiliare a 360 gradi.

In questo video il canale si ripropone di spiegare dettagliatamente e novità per il Bonus affitti giovani del 2022 dividendo le tematiche minuto per minuto in modo da rendere più fruibile l’informazione. 

 

Chi rientra nel bonus affitti 

L’incentivo rientra nel ‘pacchetto affitti’. Con la nuova manovra economica il Governo ha stanziato circa 30miliardi di euro: per quanto riguarda il Bonus affitti si tratta di un contributo a fondo perduto che verrà erogato per i più giovani direttamente dall’Agenzia delle Entrate.

Tra i limiti soggettivi richiesti per l’inoltro della domanda c’è prima di tutto la richiesta di una dichiarazione Isee che attesti di non avere entrate superiori ai 15.493 euro annui. A seguire viene richiesto un contratto di locazione: come abbiamo accennato nel paragrafo precedente potrà riferirsi all’intera unità abitativa oppure ad una sola parte di essa.

Per quanto riguarda il contratto, per far domanda per il Bonus, sarà inoltre necessario specificare di utilizzare l’abitazione come prima casa: l’agevolazione verrà concessa solamente nel caso in cui il ragazzo con un’età compresa tra i 20 e i 31 anni attesti di essere uscito dal nucleo familiare e di essere residente nell’appartamento in questione. 

In poche parole il contratto dovrà essere intestato al ragazzo stesso, quest’ultimo dovrà quindi richiedere il trasferimento di residenza per non risultare ancora in casa dei genitori ma possessore di un canone d’affitto come prima casa. Una volta svolti questi passaggi a quel punto sarà possibile inoltrare la domanda. 

Non c’è differenza tra chi andrà fuori a studiare o a lavorare: l’importante e che l’isee non superi la somma sopracitata, sia con stipendio che senza. 

Per quanto riguarda l’immobile non ci sono grosse limitazioni: non dovrà rientrare nelle categorie catastali A/1, A/8 E A79 e gli alloggi destinati a scoi turistici.

Come si può leggere sualla nuova manovra: “Ai giovani di età compresa fra i 20 e i 31 anni non compiuti […] spetta, per i primi quattro anni di durata contrattuale, una detrazione dall’imposta lorda pari a euro 991,60, ovvero, se superiore, pari al 20 per cento dell’ammontare del canone di locazione e comunque entro il limite massimo di euro 2.000”.

Ciò significa che l’agevolazione è riferibile ai soli primi 4 anni, dopodiché non sarà più possibile far richiesta della detrazione. In sostanza il tempo di sistemarsi stabilmente in una città, o di finire gli studi. 

Le novità 2022 per il bonus affitti, cosa cambia?

Per quanto riguarda il 2022, come abbiamo accennato nell’introduzione, il Bonus Affitti è stato confermato ancora una volta dalla manovra economica, motivo per cui sarà possibile farne domanda a breve. Ma cosa cambierà rispetto all’anno scorso? Ci sono delle lievi differenze nella stesura delle caratteristiche della detrazione, ma sostanzialmente funzionerà nello stesso modo. Vediamo allora quali saranno i cambiamenti più rilevanti. 

Come spiega anche Informazionefiscale.it il requisito anagrafico cambia: viene portato dai 30 ai 31 anni non compiuti. Inoltre si potrà fare riferimento ad un contratto per l’intera abitazione oppure stipulato sulla stanza singola (per agevolare tutti gli studenti fuori sede soliti affittare una porzione della casa per non gravare troppo sulle spese familiari).

Dai 3 anni come periodo di fruizione si è passati a 4 anni, aggiungendo un anno bonus e l’importo passa dai 300 euro ai 991 con la possibilità di arrivare ad un 20% sul totale fino ad una somma massima di 2000 euro annui (novità non tanto apprezzata dai cittadini viste le precedenti previsioni che parlavano di 2400 euro come somma totale annua).

Come richiedere il Bonus affitti

Al momento, come spiega anche Skytg24, non è possibile avere informazioni dettagliate su come ricevere il bonus affitto. Si ricorda che fino al 2021 era necessario compilare dei moduli direttamente attraverso il sito dell’Agenzia delle Entrate.

I moduli prevedevano l’aggiunta di dati personali e del contratto di locazione per il quale dover richiedere l’agevolazione. Non è stato ancora specificato se anche per il 2022 varrà la stessa metodologia: ulteriori chiarimenti arriveranno in queste settimane per permettere l’inoltro delle prime domande.

C’è da chiarire che a prescindere da quando si aprirà la possibilità di inoltro delle richieste, il Bonus affitti varrà già dal primo mese di gennaio (in base ai contratti di locazione): motivo per il quale chi ha già un contratto da gennaio potrà far richiesta della detrazione del 20% della somma annuale comprendendo anche i mesi del 2022 precedenti all’inoltro della domanda. 

Dal Bonus Affitti all’acquisto prima casa: le agevolazioni Under 36

Specifichiamo che oltre al Bonus affitti, per i giovani è ancora presente per il 2022 il mutuo 80% per i giovani che vorrebbero acquistare casa: in questo caso lo Stato farà da garante; sarà possibile farne richiesta anche per coloro che non hanno una famiglia alle spalle e che si trovano con contratti di lavoro instabili.

Lo Stato darà garanzia alla Banca che stipulerà il contratto per il mutuo, ma le offerte cambiano in base all’istituto bancario: il consiglio è quello di appellarsi a diverse realtà e valutare le proposte in modo da scegliere quella più adatta al proprio portafoglio.

Alcune banche propongono anche soluzioni di Mutuo al 100% Consap, ma in quel caso ci sono limitazioni più ristrette, tra le offerte più convenienti c’è Intesa Sanpaolo e Crédit Agricole. Bisogna rientrare nella fascia d’età Under 36 e poter attestare che la casa da voler acquistare si tratta di prima casa (non bisogna avere altre tipologie di immobili intestate, altrimenti la richiesta non potrà essere inoltrata).

L’Isee deve essere inferiore ai 40mila euro e la domanda di adesione andrà fatta alla stessa banca che concederà il mutuo: sarà l’istituto poi ad inoltrare la richiesta a Consap avendo i dati del richiedente già schedati.

Insomma, sia se si parli di affitto che di acquisto, per tutto il 2022 i giovani potranno avere un ingente aiuto da parte dello Stato: un’occasione da non perdere per coloro che vogliono fare un primo passo nel mondo degli investimenti ma soprattutto un modo per alleggerire il peso che grava sulle famiglie. Sarà l’occasione giusta per anticipare l’uscita dal nucleo familiare per tanti giovani italiani? 

Correlazione mercati, il Giappone va per la sua strada

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La diversificazione è un concetto che assume diverse forme. Oltre a investire in molteplici asset class, un altro piano su cui è necessario differenziare le proprie scelte è quello geografico. Non a caso, la ripartizione per paesi o per regioni è tra le informazioni principali quando si esamina un portafoglio finanziario.

In un mondo sempre più globalizzato è fondamentale avere un’idea di come i vari paesi a cui si è esposti si influenzino a vicenda, in modo da evitare di investire in regioni soggette a movimenti molto simili.

Le tabelle sottostanti, ad esempio, certificano come nel corso degli ultimi tre anni i tassi di correlazione tra i vari mercati azionari internazionali siano in generale diminuiti, soprattutto se guardiamo a quelli emergenti e asiatici in particolare.

Il caso più lampante è quello giapponese. La correlazione tra Stati Uniti e Giappone, ad esempio, è passata dallo 0,72 a tre anni al -0,21 nell’ultimo anno. A livello di performance, l’indice Morningstar Japan NR è salito dell’8,2% nel 2021, contro il 35% messo a segno dal Morningstar US Market Index NR.

Il mercato azionario del Sol levante, infatti, ha più o meno seguito l’andamento dei listi internazionali fino a metà marzo 2021. Da quel momento, come si può ben vedere dal grafico sottostante, la Borsa giapponese ha intrapreso un percorso decisamente scollegato da quella statunitense, in particolar modo durante gli ultimi quattro mesi dell’anno.

Evoluzione degli indici Morningstar Japan NR, Morningstar US Market NR e Morningstar Global Markets NR dal 15 marzo 2021 al 31 dicembre 2021

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Dati in euro al 31 dicembre 2021

Fonte: Morningstar Direct

Anche la Cina ha visto i suoi tassi di correlazioni con gli altri mercati diminuire, ma in maniera meno lampante. Il rapporto tra l’equity cinese e quello dell’Eurozona è passato ad esempio dallo 0,53 a cinque anni allo 0,15 dell’ultimo anno. Più marcata, invece, la decorrelazione recente del mercato indiano con il resto del mondo, compresa la stessa Cina (nel 2021 il rapporto tra i due giganti emergenti è stato sostanzialmente nullo).

Sempre molto interconnesse tra loro, invece, le aree sviluppate. I mercati internazionali e quello americano hanno avuto un tasso di correlazione dello 0,96 nell’ultimo anno (0,98 a cinque anni); in linea generale, Usa, Europa, zona euro e mercati internazionali hanno delle correlazioni superiori allo 0,80.

Le aree geografiche oggetto dell’analisi sono elencate di seguito. I numeri corrispondono a quelle che appaiono nelle tabelle (più la casella tende al verde, più la correlazione è elevata; al contrario, più la casella tende al rosso, più il coefficiente è negativo).

  1. Morningstar Global Markets
  2. Morningstar US Market
  3. Morningstar Eurozone
  4. Morningstar Europe
  5. Morningstar EM Europe
  6. Morningstar Italy
  7. Morningstar UK
  8. Morningstar Germany
  9. Morningstar Asia ex Japan             
  10. Morningstar Japan
  11. Morningstar China
  12. Morningstar EM Americas
  13. Morningstar EM
  14. Morningstar Global Real Estate
  15. Morningstar India

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04 Corr geo 5anni120122

Fonte: Morningstar Direct.

Il coefficiente di correlazione è un parametro che misura in che modo la performance di uno strumento influenza l’andamento di un altro. Varia tra -1 e +1. Un coefficiente pari a 0 indica che non vi è alcuna relazione tra le performance dei due settori. Un coefficiente pari a 1 significa che c’è una correlazione positiva perfetta, il che significa che i due indici si muovono assieme, se uno sale del 10%, lo fa anche l’altro, e viceversa. Ovviamente, in caso di perfetta correlazione negativa (uguale -1) il rapporto è inverso: se il primo sale del 10%, il secondo perde il 10%.

Di Valerio Baselli

Poste Italiane, anticipo Pensioni febbraio 2022! Le ultime

Lo scorso 24 dicembre 2021 il Governo Draghi ha pubblicato il decreto-legge n. 221 in cui viene prorogato lo Stato di Emergenza fino al 31 marzo 2022.

Pare, dunque, scontato che anche le pensioni febbraio 2022 relative al mondo Poste Italiane potranno essere ritirate in anticipo.

È, ormai, da due anni, a seguito dello scoppio della pandemia di Covid-19, che Inps e Poste Italiane collaborano per le erogazioni anticipate delle pensioni.

I beneficiari si recano presso gli uffici di Poste Italiane in giorni prestabiliti per ritirare il proprio trattamento pensionistico.  

Le erogazioni vengono suddivise secondo l’ordine alfabetico della lettera iniziale del cognome dell’intestatario della pensione. Insomma, Mario Rossi dovrà recarsi alle Poste solo quando sarà il turno della lettera R. 

La settimana di erogazione delle pensioni anticipate è stabilita sempre da un’Ordinanza della Protezione Civile, che viene pubblicata qualche giorno prima della partenza dei pagamenti.

Le pensioni del mese di gennaio sono state pagate, come aveva stabilito l’Ordinanza 816 della Protezione Civile, dal 27 dicembre al 31 dicembre 2021

Ancora non abbiamo una data precisa per le erogazioni delle pensioni febbraio 2022 ma possiamo azzardare qualche ipotesi. 

Poste Italiane, le pensioni febbraio 2022 in anticipo

Come dicevamo poco fa, siamo certi che anche le pensioni febbraio 2022 verranno pagate in anticipo, e secondo un preciso ordine alfabetico, da Poste Italiane. 

Tale certezza arriva a seguito della pubblicazione del decreto-legge 24 dicembre 2021 n. 221, che stabilisce:

“In considerazione del rischio sanitario connesso al protrarsi della diffusione degli agenti virali da COVID-19, lo stato di emergenza dichiarato con deliberazione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020 è ulteriormente prorogato fino al 31 marzo 2022.”

Insomma, possiamo tranquillamente affermare che sia le pensioni di febbraio 2022 che quelle di marzo 2022 verranno pagate in anticipo presso gli Uffici di Poste Italiane. 

I cittadini dovranno recarsi in Posta nella giornata corrispondente alla lettera iniziale del loro cognome, stabilita da un calendario pubblicato da Inps e da Poste Italiane. 

Di solito, le pensioni vengono distribuite l’ultima settimana del mese precedente a quello di competenza. Lo scorso anno gli accrediti delle pensioni del mese di febbraio sono partiti in data 25 gennaio 2021. 

Ricordiamo, però, che possono godere delle erogazioni anticipate unicamente i cittadini che devono recarsi di persona presso gli uffici di Poste Italiane per riscuotere il denaro

Coloro che, invece, riceveranno l’accredito delle pensioni febbraio 2022 sul conto corrente non dovranno recarsi alle poste, ma dovranno unicamente attendere il versamento che di consueto viene effettuato il primo giorno bancabile del mese di competenza.

Pertanto, gli accrediti dei trattamenti pensionistici del mese di febbraio, per chi li riceve sul proprio conto corrente, verranno effettuati in data martedì 1° febbraio 2022.

Andiamo, ora, a vedere le ipotesi di erogazione delle pensioni febbraio 2022.

Pensioni febbraio 2022, quando ritirarle presso Poste Italiane

Abbiamo già detto che la Protezione Civile non ha ancora pubblicato l’Ordinanza con il periodo di erogazione, presso Poste Italiane, delle pensioni febbraio 2022. 

Noi, però, sulla base anche dei pagamenti dei trattamenti pensionistici dello scorso anno possiamo azzardare delle ipotesi. 

È possibile, infatti, che le pensioni febbraio 2022 vengano erogate dal 25 al 31 gennaio secondo il seguente ordine:

  • dalla lettera A alla lettera B ritiro martedì 25 gennaio 2022;
  • dalla lettera C alla lettera D ritiro mercoledì 26 gennaio 2022;
  • dalla lettera E alla lettera K ritiro giovedì 27 gennaio 2022;
  • dalla lettera L alla lettera O ritiro venerdì 28 gennaio 2022;
  • dalla lettera P alla lettera R ritiro sabato, unicamente durante la mattinata, 29 gennaio 2022;
  • dalla lettera S alla lettera Z ritiro lunedì 31 gennaio 2022.

Mentre, come abbiamo detto prima, gli accrediti sui conti correnti bancari partiranno la giornata successiva, martedì 1° febbraio 2022.  

È bene ricordare, però, che qualsiasi calendario pubblicato, sia esso pubblicato dall’Istituto nazionale per la previdenza sociale, piuttosto che da Poste Italiane, può subire variazioni a seconda delle decisioni del comune o dell’ufficio postale della città.

Ci sono, infatti, comuni con più abitanti e comuni con meno abitanti, nel primo caso avremo calendari più lunghi, che potranno riguardare anche più giornate rispetto a quelle indicate, nel secondo caso, invece, avremo un calendario abbreviato, con qualche giornata di pagamento in meno.

Per questo motivo vi consigliamo sempre di informarvi, oltre che delle date ufficiali pubblicate sui siti di Inps e Poste Italiane, anche delle date di erogazione del vostro preciso Comune di residenza.

Infine, ci teniamo a ricordare che è scattato l’obbligo vaccinale per tutti i cittadini italiani e stranieri che risiedono nel territorio italiano che hanno più di cinquant’anni e che dal 1° febbraio 2022, per accedere in banche, uffici pubblici e centri commerciali, se non vaccinati, occorrerà presentare un tampone con esito negativo, sia antigienico che molecolare.

Pertanto, chi vorrà entrare presso gli uffici postali dal 1° febbraio 2022 e non sarà vaccinato, dovrà per forza esibire il Green pass di base. Tutte le altre regole in vigore relative all’utilizzo del Green pass le trovate in questo articolo.

Pensioni febbraio 2022, ancora attiva la collaborazione Poste Italiane e l’Arma

Anche per il mese di gennaio e l’erogazione delle pensioni febbraio 2022 anticipate rimarrà in vigore la collaborazione tra l’Arma dei Carabinieri e Poste Italiane.

Si tratta di un servizio totalmente gratuito che possono richiedere tutti i cittadini italiani o stranieri residenti in Italia con più di 75 anni dieta per ricevere il proprio trattamento pensionistico a domicilio.

L’anziano over settantacinquenne delegherà gli ufficiali dell’arma dei Carabinieri al ritiro della propria pensione. Dall’altro lato, i carabinieri si recheranno presso gli uffici postali nel giorno in cui l’anziano dovrebbe ritirare il trattamento pensionistico, mediante la delega lo preleveranno e lo consegneranno direttamente presso l’abitazione del settantacinquenne.

Il servizio è partito con lo scoppio della pandemia ed è stato utile a decine di migliaia di anziani, la fascia più debole della popolazione, che in questo modo sono rimasti presso la propria abitazione e non hanno rischiato di contrarre il virus negli uffici postali, dove potrebbero crearsi degli assembramenti.

Lo scopo di tale servizio è, infatti, duplice: da un lato si vuole proteggere l’anziano da un’eventuale esposizione al virus, dall’altra lo si vuole proteggere da eventuali truffe o borseggi.

Per chiunque volesse ricevere ulteriori informazioni potrà telefonare direttamente al numero verde che è stato messo a disposizione da Poste Italiane 800 55 66 70, oppure potrà telefonare alla stazione dei carabinieri più vicina alla propria abitazione.

“La collaborazione è frutto della consapevolezza di entrambi i sottoscrittori di ricoprire un ruolo strategico a sostegno del Paese e conferma la loro vocazione alla prossimità verso i territori e le categorie più fragili. L’Arma dei Carabinieri e Poste Italiane continueranno ad assicurare il servizio di erogazione e consegna al domicilio delle pensioni agli ultra settantacinquenni per l’intera durata dell’emergenza Covid-19.”

Non resta altro da fare che attendere l’Ordinanza della Protezione Civile per l’anticipo pensioni febbraio 2022.

Crisi dei chip frena la PlayStation 5 e Sony punta sulla Ps4

Il 2021 era partito bene per Sony Corporation. Il colosso giapponese dell’elettronica era stata una delle aziende che più avevano beneficiato di una calamità senza precedenti come la pandemia di coronavirus. E ne aveva beneficiato soprattutto in un settore come quello dei videogiochi che ha sopperito alla mancanza di attività “in presenza” per milioni di persone confinate tra le mura domestiche. Nonostante il debutto da record, però, la PlayStation 5 ha da subito sofferto della crisi dei chip. E i numeri registrati da Sony sarebbero potuti essere molto migliori senza la carenza di semiconduttori. Carenza che prosegue ancora oggi e cui Sony reagisce guardando al passato. Il gruppo giapponese punta infatti ancora sulla precedente Ps4, che continua a essere acquistata in massa e che, soprattutto, ha bisogno di processori meno moderni per essere prodotta.

La crisi dei chip frena la PlayStation 5. Sony punta ancora sulla Ps4

Anche se non era mai stato ufficialmente dichiarato, l’obiettivo di Sony, secondo quanto riporta Bloomberg, era chiudere con la produzione della Ps4 con la fine del 2021. I piani, però, sono fatti per essere cambiati e, a oggi, l’ipotesi più verosimile è che la consolle lanciata da Sony nel novembre 2013 (sette anni esatti prima della Ps5) continui a essere prodotta per tutto il 2022. Per avere un metro di paragone va considerato che la PlayStation 3 è stata prodotta dal 2006 al 2017 e ne sono stati venduti poco meno di 90 milioni di pezzi. Record surclassato dalla Ps4 che invece ha già superato i 116 milioni. Secondo le fonti citate da Bloomberg si parla di circa 1 milione di Ps4 prodotte nel 2022. Dal lancio nel novembre 2020 alla fine del settembre 2021 le Ps5 vendute sono state 13,4 milioni.

Crisi dei chip su PlayStation 5. Ps4 più economica per Sony e utenti

La produzione extra di Ps4 aiuterebbe a compensare parte della pressione sulla Ps5 e la cifra sarà adeguata in relazione alla domanda del mercato. La Ps4 è più semplice (ed economica) da realizzare. Anche per i consumatori è una scelta più a buon mercato: la crisi dei chip ha fatto saltare il banco ma si parla di un costo che può variare tra un terzo e la metà rispetto a quello di una Ps5. Non solo, la Ps4 garantirebbe anche a Sony più margine di manovra durante la negoziazione con i partner di produzione per strappare accordi più convenienti. Un portavoce di Sony ha confermato che la produzione della Ps4 continuerà nel 2022 ma ha smentito che ci sia mai stata l’intenzione di fermarla. “È una delle consolle più vendute di sempre e c’è sempre un crossover tra le generazioni”, ha spiegato Sony a Bloomberg.

Sony come Apple: ricavi dai servizi. PlayStation 5 o Ps4 cambia poco

Sony ha ormai imparato la lezione di Apple e pur investendo molto sulle sue consolle (come Cupertino fa per iPhone, Watch e così via) è consapevole di quanto non sia l’hardware il principale motore del suo business. Se Sony genera ancora la maggior parte dei suoi ricavi dai videogiochi lo deve al software (i singoli giochi) e ai servizi. La sua piattaforma PlayStation Network non si limita a vendere videogiochi, online e offline, ma vende servizi d’intrattenimento a tutto tondo, che le decine di milioni di utenti della Ps4 continuano ad acquistare. Se la crisi dei chip frena l’ampliamento del bacino di utenza della Ps5 non avrebbe senso eliminare una fonte di ricavi certa come continua a essere la Ps4. Il tutto mentre anche Sony, ovviamente, guarda al futuro, che passa dalla sua versione del metaverso di Facebook, alla sua avventura nelle vetture elettriche (e smart) e alle PlayStation del futuro. (Raffaele Rovati)

PayPal: le truffe più comuni e come evitarle

PayPal è una delle app di pagamento virtuale più diffusa al mondo: con i suoi 361 milioni di utenti, il popolare servizio incrementa giornalmente il numero di transazioni effettuate, complici anche le nuove funzionalità introdotte lo scorso anno.

Tuttavia, se siamo utilizzatori regolari, dobbiamo fare attenzione: pare che i criminali prediligano PayPal ed i suoi utenti quando si tratta di truffe online.

Questi schemi possono colpire le fasce più disparate di utenti, da chi compra online a chi scambia denaro con amici e parenti, fino addirittura alle aziende. In questo articolo, esploreremo quali sono le truffe più comuni che utilizzano PayPal, e vedremo come evitare di cascarci.

PayPal: cos’è una truffa online?

Le truffe online possono avvenire sottoforma di e-mail, siti di phishing, pubblicità ingannevoli, link sospetti e chi più ne ha più ne metta.

Queste truffe sono curate nei minimi dettagli, ed i metodi utilizzati fanno sembrare credibile e ufficiale un approccio che mira esclusivamente ad avere accesso a dati personali e credenziali per svuotare i conti in banca.

Esistono diversi tipi di truffa, ma le più utilizzate sono oggi riconoscibili facilmente, se si conoscono i metodi.

Tuttavia, i truffatori si stanno aggiornando, e può risultare facile cascare in un tranello vista l’apparente veridicità che presentano siti web falsi, mail fintamente ufficiali e link apparentemente innocui.

Se non si fa attenzione, è semplice finire preda di questi schemi deplorevoli, ed il risultato potrebbe essere la perdita di ingenti somme di denaro senza nessuna possibilità di recuperarle. Meglio fare troppa attenzione che troppo poca quindi.

Se riceviamo una mail che ci sembra sospetta, la cosa migliore è segnalarla direttamente e PayPal: farlo, aiuterà l’azienda a combattere i truffatori.

PayPal: “c’è un problema con il tuo account”

Una delle truffe PayPal più diffusa è quella del “problema con l’account”. Una mail che creerebbe un discreto panico per una persona che utilizza abitualmente il servizio, e che spingerebbe gli utenti meno esperti a cliccare sul link per capire di cosa si tratta.

L’intento qui è di portare l’utente ad aprire la mail, ed a cliccare sul link che ci porterà dritti a un sito di phishing, e che darà accesso al truffatore a tutti i dati sensibili che abbiamo sul nostro PC o cellulare.

Recentemente PayPal, con la collaborazione degli utenti più zelanti, sta tentando di contrastare questo tipo di truffe, individuando i siti a cui rimandano e chiudendoli in pochi minuti. Per questo motivo, segnalare queste mail truffaldine è più che mai utile nella lotta ai criminali digitali.

Per evitare di cascare il questo schema ed aiutare le autorità ad tracciare i criminali, basterà seguire dei semplici passaggi:  

  • Mai rispondere alla mail, cliccare link al suo interno o peggio ancora inviare i propri dati sensibili, e nel caso in cui dovessimo già averlo fatto, recarsi immediatamente alla Segnalazione Truffe di PayPal
  • Inoltrare la mail a [email protected] così che PayPal possa cominciare a lavorare da subito per chiudere il sito truffaldino

Questo tipo di truffa esiste da molto tempo ed ha molte facce: a volte, la mail ci chiederà anche di inserire le nostre credenziali in un sito web tale e quale alla pagina di accesso di PayPal. Da quel momento, possiamo dire addio al nostro saldo.

PayPal: se la mail arriva da un nome familiare

Un’altra truffa piuttosto comune è quella del “nome familiare”. E-mail ricevute da un certo Paolo Rossi, o Michela Prete, nomi che ci sembra di aver già sentito da qualche parte, e che quindi ci sembrano legittimi.

Alcune e-mail utilizzeranno addirittura nomi di persone o aziende con cui l’utente interagisce abitualmente, dopo aver tracciato segretamente la sua attività online attraverso malaware installati inconsapevolmente sul PC.

Una mail che contiene un nome familiare ha il vantaggio di poter facilmente qualsiasi filtro anti spam, ed il suo contenuto potrebbe sembrare più che legittimo: gli auguri di compleanno, una richiesta di contatto dopo diversi anni di lontananza…

Negli ultimi anni qualche truffatore ha addirittura utilizzato la tecnica del video hard: l’utente riceve una mail con un link che dovrebbe contenere un video piccante con protagonista il malcapitato, ed una frase provocatoria: “Sei tu? Non pensavo ti piacessero certe cose!

Qualcuno utilizza anche nomi famosi come Poste Italiane, Unicredit o Zalando, spacciandosi per il servizio clienti.

Ance qui l’iter è lo stesso: verrà richiesto di cliccare su un link, ed a quel punto saremo nei guai. Per i truffatori, sarà semplicissimo impossessarsi delle nostre informazioni, con cui potranno svuotarci il conto in banca e rubarci l’identità.

Difendersi da questo tipo di truffe è semplice, se si sa come farlo:

  • Aprire la mail sospetta senza cliccare nessun link
  • Verificare l’identità del mittente cliccando sull’indirizzo mail o sul nome
  • Se vediamo qualcosa di strano, chiudere subito e segnalare a PayPal ed alla Polizia Postale

PayPal: la truffa dell’ente di beneficienza

Questa è di gran lunga la truffa più riprovevole messa in atto dai criminali online. In questo caso, il truffatore fa leva sulle emozioni del malcapitato, e sul suo buon cuore. Utilizzando questa tecnica, sarà più facile convincere l’utente ad abbandonare ogni reticenza.

Di solito, i finti enti di beneficienza appaiono dopo una tragedia conosciuta: un esempio sono tutte le mail che chiedevano donazioni dopo il terremoto ad Amatrice, o per l’emergenza sanitaria in India durante la pandemia.

Una volta che avremo sottoscritto un abbonamento sottoforma di donazione, i criminali avranno accesso anche alle nostre informazioni personali.

È facile cadere in questo tipo di tranelli, perché i siti web a cui rimandano queste mail sembrano più che legittimi, ed il metodo di sottoscrizione preferito sarà sempre PayPal.

A volte farsi prendere dalla voglia di aiutare può essere deleterio ed è quindi bene adottare qualche accorgimento:

  • Verificare che l’ente che ci ha contattato sia presente sulla lista messa a disposizione dall’Agenzia delle Entrate
  • Verificare che l’indirizzo e-mail corrisponda a quello presente sul sito web ufficiale dell’ente di beneficienza
  • Se si tratta di una potenziale truffa, segnalare immediatamente a PayPal ed alla Polizia Postale

PayPal: la truffa del pagamento anticipato

Un delle truffe a cui gli utenti dovrebbero fare attenzione è conosciuta come la truffa del pagamento anticipato.

Questo tipo di truffa – celebre quella del Principe Nigeriano – è studiata per ingannare l’utente e convincerlo ad inviare una somma di denaro relativamente contenuta, con la prospettiva di sbloccare un pagamento di gran lunga più allettante.

Si tratta della truffa più comune ed efficace, perché una volta inviato il denaro volontariamente, PayPal non ha la possibilità di rimborsarlo in nessun modo.

Di solito, la truffa del pagamento anticipato inizia con una mail il cui oggetto è di solito in stampatello maiuscolo – per attirare maggiormente l’attenzione dell’utente – e che ci dice che abbiamo appena ricevuto una cospicua eredità da un lontano parente.

Il contenuto pare avere carattere ufficiale, di solito pare essere da parte di una banca o un importante politico internazionale che ci parlerà di una quantità di soldi spropositata ad attenderci, dovremo solo pagare una piccola somma per sbloccarli.

Per aggiungere ulteriore danno al malcapitato, verranno richieste anche informazioni strettamente personali, che il truffatore potrà utilizzare per rubargli l’identità.

Per fortuna, la maggior parte dei provider di posta elettronica filtrano la maggior parte di queste truffe. Controllando la casella spam probabilmente ne troveremmo almeno due o tre.

Ad ogni modo, se una di queste dovesse riuscire ad eludere il filtro spam, starà a noi prestare attenzione ai segnali d’allarme:

  • Vi sono diversi errori grammaticali e di sintassi
  • L’oggetto della mail è inusuale per un ente pubblico

In generale, la regola è comunque di non inviare acconti di nessun tipo, specialmente a persone mai incontrate e di cui non sappiamo niente. A meno che non si stia acquistando online da un negozio attendibile, mai fidarsi di chi ci chiede soldi online.

Se l’idea di una cospicua eredità da parte di un lontano parente dimenticato sembra troppo bella per essere vera, purtroppo, probabilmente lo è.

PayPal: cosa fare in caso di truffa

Se ci troviamo già nella situazione in cui la truffa è già avvenuta, PayPal mette a disposizione un centro assistenza dedicato rivolto alle vittime.

La prima cosa da fare è chiarire con precisione quale problema abbiamo riscontrato dopo essere cascati in uno dei tranelli:

  • Possiamo ancora accedere al conto, ma qualcun altro sta utilizzando l’account e i miei dati sono stati condivisi con un potenziale truffatore
  • Possiamo accedere al conto ed i miei dati di accesso sono al sicuro, ma alcune transazioni sono anormali e non sono state fatte da me
  • Non possiamo più accedere al conto, e qualcun altro potrebbe utilizzare l’account

Se possiamo ancora accedere al conto, la cosa migliore da fare è inviare una segnalazione a PayPal e modificare le nostre credenziali di accesso. Si consiglia anche di cambiare la password dell’e-mail associata al conto PayPal.

Nel caso in cui non avessimo più accesso al nostro conto, sarà necessario contattare tempestivamente PayPal spiegando il problema e chiedendo di reimpostare la nostra password, previa verifica dell’identità.

È bene non aspettare troppo per segnalare: dopo 10 giorni dall’avvenuta transazione, PayPal non potrà più risarcire gli importi sottratti. Inoltre, PayPal si riserva di negare il rimborso ad un utente che non ha adottato le dovute precauzioni in materia di sicurezza online.

Per questo motivo, è sempre bene tenersi aggiornati su quali sono le più comuni truffe e quali sono i passaggi che ci garantiscono di navigare in sicurezza.

In questo interessante video, Top Of The Tips spiega come avviare la procedura di rimborso: