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Prove Invalsi 2024, tutte le prove si svolgeranno nel mese di maggio: dettagli e date

Le prove Invalsi 2024 (Sistema Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione) per ogni grado di istruzione saranno svolte tutte nella seconda settimana del mese di maggio ad eccezione delle classi II della scuola secondaria di secondo grado. Nonostante lo scetticismo e le polemiche relative a questo metodo di valutazione tutti gli istituti saranno tenuti ad eseguire tali prove. Scopriamo insieme tutti i dettagli relativi ai giorni e alle date in cui saranno tenute.

Prove Invalsi 2024: le date per ogni grado di istruzione

I test istituiti dal Sistema Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione (Invalsi) saranno organizzati in questo modo a partire dalla scuola primaria solo nelle classi II e V. Si parte lunedì 6 maggio con le V primaria che dovranno sostenere la prova di inglese in formato cartaceo.

In data martedì 7 maggio 2024 si terrà invece la prova di italiano in formato cartaceo per le classi II e V primaria. La II primaria non dovrà sostenere la prova di inglese.

Per la data giovedì 9 maggio 2024 termineranno le Invalsi per la scuola primaria. L’ultimo test da eseguire sarà quello di matematica sia per le classi II che per le classi V.

Per quanto riguarda invece le II primaria solo le cosiddette “Classi Campione”, ossia classi selezionate dal Ministero, dovranno sostenere la prova di lettura in data 7 maggio 2024. In queste classe la prova di lettura sarà sostenuta prima della prova di italiano.

Le classi II delle scuole secondarie di secondo grado sosterranno le prove di italiano e matematica in modalità digitale in date che possono variare dal 13 maggio al 31 maggio 2024 a discrezione dell’Istituto.

Le “Classi Campione” delle classi II delle scuole secondarie di secondo grado sosterranno le prove di italiano e matematica in questi giorni: lunedì 13, martedì 14, mercoledì 15 maggio 2024.

Cosa sono le prove Invalsi e come sono strutturate

Le prove Invalsi sono un sistema di valutazione del Ministero dell’Istruzione sul grado di preparazione degli alunni nelle scuole italiane. Sono anonime e il risultato non influisce sulla media del voto degli studenti. A partire dal mese di giugno 2023, tali prove, sono diventate un requisito fondamentale per accedere all’Esame di Stato.

I test presenti nelle prove Invalsi differiscono a seconda delle classi. Nelle classi II della scuola primaria la prova di italiano nelle classi non campione consiste nella lettura e comprensione di un brano con domande a risposta multipla. Ad essere si aggiungono domande a risposta multipla di grammatica e sintassi. La prova di matematica consiste in risposte multiple a quesiti di matematica e logica.

I due test di italiano e matematica nelle classi V della scuola primaria sono strutturati allo stesso modo delle classi II ma con programmi diversi. L’unica differenza si può rilevare nella presenza di un brano aggiuntivo nella prova di italiano per le classi V della scuola primaria.

Nelle classi II delle scuole secondarie di secondo grado le prove Invalsi si svolgeranno in formato digitale. I test consistono in domande che cambiano da alunno ad alunno di difficoltà equivalente. Anche per i questionari in formato digitale la modalità dei test sarà a risposte multiple.

Leggi anche: Maturità 2024, gli studenti dovranno presentare un “capolavoro”: ecco cos’è

Par Condicio elettorale, cos’è e come cambia in vista delle Europee

Il 12 aprile l’Agcom ha approvato il nuovo regolamento sulla par condicio per le tv private in vista delle Elezioni Europee di giugno, senza tener conto delle modifiche apportate dalla commissione di Vigilanza Rai volute dalla maggioranza.

L’autorità non ha infatti recepito le modifiche del testo introdotte da FdI, Lega e Noi Moderati, il quale prevede in particolar modo la possibilità per ministri e premier di aver più spazio nei talk show per parlare delle attività istituzionali e governative. 

Vediamo insieme come nasce la par condicio e cosa prevede quella Agcom per le elezioni dell’8-9 giugno 2024.

Par condicio: origine e significato del termine

Per par condicio s’intende un insieme di regole che garantisce alle forze politiche che si presentano alle elezioni parità di trattamento e rappresentanza all’interno delle trasmissioni radiofoniche e televisive.

La par condicio è frutto della Legge n.28 del 22 febbraio 2000. L’articolo 9 sancisce il divieto di attività di comunicazione da parte di tutte le amministrazioni pubbliche, salvo che non siano effettuate in forma impersonale o siano indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni. Tale periodo scatta a partire dalla convocazione dei comizi elettorali, e deve essere adottato non oltre il 45esimo giorno antecedente alla data delle votazioni.

La legge divide le emittenti in pubbliche e private. Sul rispetto della par condicio da parte delle prime si occupa l’Agcom, mentre per il servizio pubblico è responsabilità della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai.

La legge prevede, inoltre, due differenti tipologie di format che si occupano di informazione. Il primo gruppo è costituito dai programmi di “comunicazioni politiche”. Di solito sono programmi di approfondimento, come i talk show, che in questo periodo si trasformano in vere e proprie tribune elettorali, e possono ospitare confronti televisivi tra candidati politici, a patto che il tempo venga equamente ripartito tra i vari soggetti e sia dato spazio a tutte le forze in corsa per il Parlamento. Fanno parte del secondo gruppo, invece, i meri programmi di informazione come telegiornali, giornali radio, rassegne stampa.

Il caso Letta-Meloni

L’Agcom, dunque, è l’autorità competente che deve intervenire e pronunciarsi quando vengono segnalati possibili casi di violazione della par condicio. Di solito il provvedimento è un semplice richiamo, anche se vi sono stati in passato episodi in cui alcuni telegiornali sono stati multati. 

Nella scorsa tornata elettorale l’Agcom è finora intervenuta una volta sola, quando nella trasmissione di Porta a Porta, su Rai 1, sarebbe andato in onda il confronto tra Giorgia Meloni e il segretario del PD Enrico Letta. Il dibattito sarebbe, infatti, contrario al principio della par condicio, in quanto avrebbe escluso il resto dei candidati politici.

Il nuovo regolamento per le Elezioni Europee

Come detto in precedenza, ad aprile è stato approvato il nuovo testo Agcom il quale è “sostanzialmente invariato rispetto allo schema trasmesso alla Commissione di Vigilanza” e definisce “i criteri specifici ai quali debbono conformarsi le emittenti radiotelevisive private e definisce per la Rai e per le private il sistema di monitoraggio”. A spiegare meglio la questione è stato poi il commissario Agcom Antonello Giacomelli, il quale ha affermato che:

“Abbiamo approvato in via definitiva il nostro regolamento sulla par condicio, prendendo atto che il testo è perfettamente sovrapponibile con la delibera adottata dalla Commissione di Vigilanza formulata anch’essa, pur con diverse variazioni lessicali, nel pieno rispetto della regole fissate dalla legge 28 del 2000 e della legge 515 del 1993. I criteri e le valutazioni di Agcom saranno applicati in modo uniforme sia per le tv private che per il servizio pubblico”.

Il nuovo regolamento introduce nuovi criteri per garantire parità di trattamento nell’informazione televisiva. In particolare l’autorità non si limiterà a valutare la quantità di tempo fruita dai soggetti politici nella programmazione ma considererà le fasce orarie in cui l’esposizione dei soggetti avviene, sulla base degli ascolti registrati dall’Auditel.

Per quanto riguarda invece i programmi d’informazione si terrà conto della periodicità, con l’Autorità che interverrà tempestivamente in caso di squilibri.

L’Autorità inoltre applicherà in modo uniforme per la RAI e per le emittenti private le regole fissate dalla legge, garantendo, prima di adottare una decisione “un processo di contraddittorio per consentire alle emittenti di presentare le osservazioni e di fornire eventuali chiarimenti sui dati di monitoraggio, che riceveranno settimanalmente”.

Intanto sono finalmente ufficiali le liste dei candidati alle prossime Elezioni Europee, tra i quali spiccano, oltre ai leader di partito, anche altre figure come il generale Vannacci e Ilaria Salis.

Alberto Salerno, tra lavoro e vita privata: ecco chi è il marito di Mara Maionchi

Alberto Salerno è un paroliere e produttore discografico italiano. Noto per la sua produzione musicale e per essere sposato con la talent scout Mara Maionchi. Da appassionato di musica è riuscito a fare del suo hobby un vero e proprio lavoro, arrivando poi al successo. Ecco chi è Alberto Salerno, marito di Mara Maionchi, e cosa sappiamo sulla sua carriera e la sua vita privata.

La carriera di Alberto Salerno, dagli esordi al successo

Alberto Salerno è un paroliere italiano, pilastro della musica nel nostro Paese, nato il 30 dicembre 1949. 

Fin da piccolo era appassionato di musica, la stessa che anni dopo lo ha reso famoso. Comincia a interessarsi alla musica attorno ai 15 anni, scrivendo testi e frequentando studi di registrazione, passione probabilmente ereditata dal padre Nicola Salerno, un vero e proprio maestro della produzione musicale (suo il brano Tu vuò fa l’americano).

Il primo successo arriva ai 18 anni con la canzone Avevo un cuore, interpretata da Rino Gaetano. Negli anni Settanta arriva a un livello eccezionale, scrivendo canzoni quali Io Vagabondo e Tutto a posto dei Nomadi. Altri suoi successi sono Terra Promessa di Eros Ramazzotti e Donne di Zucchero. Tra le sue collaborazioni più importanti anche quelle con Marcella Bella e Mango.

Alberto Salerno ha portato più volte dei brani al Festival di Sanremo, vincendo 4 volte rispettivamente nel 1977 con Bella da morire, Homo Sapiens; nel 1984 con Terra Promessa, Ramazzotti; nel 1999 con Senza Pietà, Anna Oxa; nel 2003 con Per dire di no, Alexia.

Chi è il marito di Mara Maionchi

La svolta nella vita di Alberto Salerno arriva grazie all’incontro con quella che, successivamente, sarebbe diventata sua moglie: Mara Maionchi

alberto

Infatti, non solo i due si sono sposati, ma hanno anche fondato insieme una casa discografica chiamata Non ho l’età

Da quel momento in poi, nonostante alcuni alti e bassi, i due non si sono mai lasciati e stanno insieme da cinquant’anni. I due sono partner sia dal punto di vista personale sia professionale e si stimano moltissimo.

In un’intervista Mara Maionchi ha parlato anche del passato tradimento del marito, ma ha dichiarato anche che lo risposerebbe all’istante se dovesse tornare indietro. Nonostante tutto. Infatti, ha raccontato:

Ho scoperto che mio marito ha avuto una debolezza, ma quando hai dei figli e un progetto di vita insieme, si perdona e si supera. Cosa vuole che sia un corno? E un po’ è stata anche colpa mia, guardavo le bambine più di lui. Certo, se fosse stata una storia lunga magari due anni sarebbe stato diverso, ma così per fortuna non è stato. Ho perdonato naturalmente e non mi sono sognata di vendicarmi.

Il tradimento di Alberto e la produzione musicale dei due sono stati ripresi da Mara nell’intervista a Belve, condotto da Francesca Fagnani.

Alberto e Mara hanno due figlie: Giulia, a sua volta madre di Margherita e Niccolò, e Camilla, madre di Mirtilla.

La reunion de i Co’Sang è ufficiale: chi sono, il nuovo album e il concerto

Nel panorama del rap italiano, pochi nomi hanno inciso così profondamente come i Co’Sang. Composto da Luchè e ‘Nto, questo duo ha dominato le scene dal 1997 al 2012 con il loro stile gangster, lasciando un segno indelebile nel rap napoletano e influenzando generazioni successive di artisti, tra cui il rinomato Geolier.

Chi sono i Co’Sang

Originari del quartiere Marianella di Napoli, i Co’Sang hanno avviato il loro viaggio musicale con gli pseudonimi Tony Molla e Luca Malphi, facendo parte dell’album autoprodotto “Spaccanapoli” (1997) del collettivo napoletano Clan Vesuvio. Questo debutto li ha subito posizionati come figure di spicco, con la traccia “Paura che passa” che ha anticipato il loro futuro successo. La divisione tra ‘Nto e Luchè e gli altri membri ha ridefinito il gruppo, concentrando la loro energia su esibizioni dal vivo e uno stile deciso.

È stato solo nel biennio 2005-2006 che il duo ha iniziato a collaborare con importanti artisti del panorama nazionale, come Rischio e Inoki, contribuendo rispettivamente a dischi quali “Reloaded – Lo spettacolo è finito Pt. 2” e “The Newkingztape Vol. 1”. La compilation “Napolizm: a Fresh Collection of Neapolitan Rap” (2005) ha presentato due tracce dei Co’Sang, consolidando ulteriormente la loro reputazione.

Il debutto ufficiale degli Co’Sang è avvenuto nel 2005 con l’album “Chi more pe’ mme”, una raffigurazione cruda e autentica della Napoli contemporanea. Le produzioni, principalmente curate da Luchè, hanno attratto l’attenzione della Universal Music Group, che ha gestito la distribuzione dell’album a livello nazionale, portando il duo alla ribalta con copertine su riviste di settore e concerti in tutta Italia.

L’approccio realistico dei testi ha attirato l’attenzione anche al di fuori della scena musicale, con un’intervista su La Repubblica XL nel 2007. Successivamente, il singolo “Fin quanno vai ‘ncielo” ha ulteriormente consolidato la loro presenza nel panorama musicale italiano.

Nel corso degli anni, i Co’Sang hanno continuato a rilasciare singoli e album, mantenendo viva l’eredità del loro sound unico. Tuttavia, nel 2012 il gruppo ha annunciato lo scioglimento, con Luchè e ‘Nto che hanno intrapreso progetti solisti.

Luchè ha pubblicato il suo primo album da solista, “L1”, nel 2012, seguito da ulteriori progetti, mentre ‘Nto ha presentato “Il coraggio impossibile” nel 2013. Entrambi gli artisti hanno continuato a prosperare nel panorama musicale italiano, collaborando con una vasta gamma di talenti.

La reunion dei Co’Sang

Tuttavia, il 1 Maggio 2024, dopo 12 anni i Co’Sang annunciano una riunione del gruppo, aprendo le porte a un nuovo capitolo nella loro straordinaria carriera. Il 17 settembre saliranno sul palco di piazza Plebiscito per sancire il loro ritorno e cantare le loro canzoni più storiche e delle altre nuove, forse addirittura una con Liberato, a casa loro. Biglietti in vendita dal 3 maggio alle ore 14 sul sito ticketone.

Adrian Bernabé, ecco chi è il giovane centrocampista spagnolo e numero 10 del Parma

Grazie al pareggio contro il Bari, il Parma ha ufficialmente ottenuto la promozione al campionato 2024/2025 della Serie A, a cui non partecipava da tre stagioni. Parte del merito deve andare anche ad Adrian Bernabé, giovane centrocampista spagnolo che ha fatto le fortune della sua squadra nel corso del campionato di Serie B. Ecco chi è Adrian Bernabé, fantasista e numero 10 del club ducale.

Chi è Adrian Bernabé, giovane talento del Parma

Adrian Bernabé è nato Barcellona, il 26 maggio 2001. Gioca a centrocampo, in cui si destreggia in più ruoli, da mezzala a trequartista, ruolo in cui riesce a esprimersi al meglio grazie alle sue qualità tecniche, la sua visione di gioco e le sue capacità di dribbling.

A 13 anni inizia a giocare nelle giovanili dell’Espanyol e solo un anno dopo entra nella cantera del Barcellona. Fa parte de La Masia fino all’1 luglio 2018, quando lascia il Barcellona Under18 per trasferirsi a titolo gratuito al Manchester City Under23.

Nella stagione 2018/2019 segna 3 gol in 16 partite nel campionato inglese giovanile. Nel corso dell’anno successivo si riconferma totalizzando 8 gol e 7 assist tra tutte le competizioni, giocando in totale 21 match.

Nel 2020/2021, il Manchester City Under23 vince la Premier League giovanile e nel corso dall’anno gioca 14 partite. Tra i suoi compagni di squadra ci sono anche Cole Palmer e Romeo Lavia, ora al Chelsea. Viene convocato spesso con la prima squadra dei Citizens, con cui però gioca solo una partita in Coppa di Lega.

Il 7 luglio 2021, dopo il mancato rinnovo di contratto con la squadra inglese, firma con il Parma in Serie B. Il suo debutto con il club ducale avviene solo il 5 febbraio 2022, a causa di un intervento chirurgico a cui si è dovuto sottoporre per correggere un’anomalia cardiaca. Nonostante ciò, al suo prima anno in Italia segna 5 reti in 16 partite.

La stagione successiva è meno prolifica e segna solo un gol, ma Bernabé diventa un giocatore importante nella rosa, collezionando 29 presenze.

Il campionato 2023/2024 è quello della consacrazione. Segna 9 gol, sforna 5 assist in 33 partite e guida la squadra emiliana alla promozione in Serie A dopo tre anni di assenza.

Il 30 aprile 2024 Adrian Bernabé ha firmato il rinnovo del contratto con la società emiliana fino al 2027.

Bonus 100 euro nello stipendio: quali sono i requisiti per averlo e quando scatta l’aumento

Il 2025 potrebbe aprirsi con una novità interessante per i lavoratori: un bonus da 100 euro nello stipendio a partire da gennaio. La novità era stata anticipata dal Governo in fase di approvazione delle Legge di Bilancio e l’ipotesi sembra farsi sempre più concreta. Il bonus 100 euro nello stipendio è una misura agevolativa per far fronte al caro prezzi e aiutare le famiglie con redditi medio-bassi. Si tratterebbe tuttavia di un incentivo transitorio. Ecco i dettagli sulla misura in fase di approvazione: chi sono i beneficiari, quando scatta l’aumento tanto atteso e quali requisiti bisogna rispettare?

Bonus 100 euro, quali sono i requisiti per riceverlo

Il Consiglio dei ministri ha approvato un nuovo incentivo che – da gennaio 2025 – dovrebbe arrivare direttamente in busta paga, ma solo se si presentano specifiche condizioni.

Il Governo ha riconosciuto il bonus da 100 euro ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 28mila euro. Maurizio Leo, viceministro al Mef, ha commentato:

è il primo tassello cui seguirà, trovando le relative risorse, l’intervento per le tredicesime: non è che abbiamo una visione strabica, per imprese e lavoro autonomo, prestiamo altrettanta attenzione al lavoro dipendente, che ha numeri molto più rilevanti.

L’obiettivo è “trovare equilibrio per le coperture”, precisa Leo. Attenzione però: il bonus da 100 euro sarà soggetto a ritenute, quindi l’importo cambia a seconda dell’aliquota e delle detrazioni d’imposta. Come si legge nella bozza del decreto, per ricevere il bonus è necessario rispettare precise condizioni per l’anno 2024. In particolare:

  • il reddito complessivo non deve superare i 28mila euro
  • l’imposta lorda determinata sui redditi da lavoro dipendente (escluse pensioni e assegni) deve essere un importo maggiore a quello delle detrazioni spettanti al lavoratore
  • chi chiede il bonus deve avere coniuge e almeno un figlio, entrambi a carico
  • in caso di nuclei monogenitoriali, il lavoratore deve avere almeno un figlio a carico, con l’altro genitore che manca oppure che non abbia riconosciuto il figlio. Il contribuente, inoltre, non deve essere coniugato oppure successivamente separato

Si stima che l’indennità coinvolgerà 1,1 milioni di famiglie. Per ottenerlo, spetta al lavoratore dipendente chiedere il bonus al suo datore, attestando per iscritto di averne diritto e riportando il codice fiscale sia del coniuge sia del/i figlio/i.

I sostituti d’imposta possono recuperare il credito maturato in compensazione con le imposte e i contributi da versare. Sempre i sostituti d’imposta devono verificare in sede di conguaglio il diritto all’indennità. Se il bonus non dovesse spettare al dipendente, tocca ai datori di lavoro a recuperare l’importo già versato.

Bonus 100 euro nello stipendio: quando scatta l’aumento

La data prevista per l’erogazione del bonus è gennaio 2025. A partire dal prossimo anno la busta paga di alcuni lavoratori dipendenti sarà più ricca. Oltre al bonus, il Governo pensa ad una detassazione dei premi di produzione al 10% per tutto il 2025.

Il taglio del cuneo fiscale, inoltre, dovrebbe essere confermato anche per l’anno prossimo, cosa che assicura un aumento – anche se modesto – nell’importo netto in busta paga.

Invece sembrerebbe in bilico il bonus tredicesima, ovvero l’aumento della tredicesima mensilità che viene erogata a dicembre a tutti i lavoratori subordinati.

Questa misura rientra nel più ampio lavoro che il Governo ha portato avanti finora per difendere il potere d’acquisto delle famiglie e dei lavoratori, segnatamente quelli più esposti. In questi sedici mesi di governo, infatti, abbiamo scelto di concentrare le risorse che avevamo a disposizione per interventi di carattere redistributivo.

Queste le parole della premier Meloni in merito al bonus tredicesima.

Bonus 100 euro, per quante mensilità sarà erogato in busta paga?

Come anticipato, non si tratta di una misura duratura ma di un bonus una tantum. I 100 euro in più sullo stipendio saranno previsti per un periodo transitorio, ancora da confermare. Il governo inoltre fa sapere che “per ragioni di semplificazione normativa si mantiene l’ordinario regime di tassazione delle tredicesime e prevedendo, nel contempo, la restituzione, sotto forma di indennità, di un importo che non potrà essere superiore a 100 euro, importo corrispondente al maggior prelievo tributario che si verifica rispetto all’applicazione di un’imposta sostitutiva”.

Per ulteriori dettagli si dovrà attendere la pubblicazione del Decreto 1° maggio, che al suo interno prevede diverse novità fiscali in tema di Irpef e Superbonus.

I brogli nelle elezioni americane sono una possibilità? No, una certezza!

Terzo ed ultimo video di JP, ma per questa settimana, senza dubbio JP ci terrà informati con le notizie dagli Stati Uniti ancora molto presto. Al momento sentiamo le sue ultime.

Altro problemino per Joe a novembre, però ecco bisogna spiegare bene il fatto di questo voler far votare persone senza nessun documento di identificazione.

Non è una cosa recente. Ci si è arrivati un passetto alla volta.

Il primo passo, anno 1993 Bill Clinton firma una legge che permette ai singoli Stati che, se hanno dei cittadini iscritti al dipartimento dei motoveicoli possono automaticamente essere iscritti nelle liste elettorali.

Capite l’assurdità? Se arriva una persona negli Stati Uniti e prende la patente … allora può votare? Ma che stranezza è mai questa? Ma sentiamo ancora JP.

Questo veniva giustificato dal fatto che da noi, in tutti gli States, sia la patente che la carta di identità la si fa al dipartimento dei motoveicoli. La vostra motorizzazione per farla breve.

Come ebbi già modo di dirvi in un’altra occasione, nel 1994 alle elezioni di medio termine i democratici di Bill Clinton presero una stangata memorabile dato che persero il congresso dopo ben 40 anni di dominio.

Così furono costretti a fare molti passi indietro, e questo provvedimento fu ritirato.

Verrebbe da dire, scampato pericolo, sì, ma solo temporaneamente perché …

Come sapete, con l’arrivo del pifferaio magico quello del teatro con tanto di Barack e burattini, per i democratici silenziosamente ha riportato in vita ciò che nel 1994 avevano dovuto rinunciare  ossia il “diritto” ( messo tra virgolette) di votare senza documento di identificazione.

Negli Stati repubblicani bisogna avere documenti e provare di essere cittadini perché lì veramente si rischia di brutto.

Negli Stati democratici invece …

Questo aspetto non solo non è di poco conto, ma forse può essere determinante per l’esito delle elezioni, ed ecco perché.

Siamo ormai a 6 mesi dalle elezioni. Come spiegavo ad alcuni dei tuoi ascoltatori che mi scrivono spesso, in 44 stati si sa già dove andranno i voti.

Mancano ancora 6 stati quelli chiamati: “battle ground” ossia “campi di battaglia”, i famosi swing states.

Sono Stati con un massimo di 20 collegi elettorali, quindi pochi collegi elettorali, ma decisivi, ed è lì che, come al solito, si deciderà la partita.

Non certo nei due Stati con più collegi elettorali ovvero la California democratica con 55 ed il Texas repubblicano con 38.

Quindi non serve fare grandi brogli, è sufficiente fare brogli in pochi piccoli Stati per vincere le elezioni.

La paura di brogli è altissima  e siamo molto preoccupati.

Un’altra cosa importante tanto quanto la presidenza è quella di avere almeno una forte maggioranza al Senato.

Niky Haley, ricorderete l’ultima candidata repubblicana ad arrendersi allo strapotere di Trump nelle primarie, perlomeno una cosa l’ha detta giusta:

Se non hai almeno due terzi del Senato il presidente non va da nessuna parte.

Questo è il problema. Non basta che Trump vinca le elezioni, deve anche avere una maggioranza che approvi quello che lui vuole fare.

Essendo in clima elettorale secondo voi poteva mancare la polemica sull’aborto? Certo che no!

E’ l’argomento che i democratici amano, e nel quale ogni volta i repubblicani si insabbiano, finendo per fare una figura di … sì avete capito.

Quando in Arizona hanno tirato fuori una legge del 1864 che vietava l’aborto, da notare che la legge fu fatta prima che l’Arizona diventasse Stato, diventò Stato solo nel 1912. Insomma quando hanno tirato fuori quella legge … figuratevi … Apriti cielo.

I democratici subito a buttare benzina sul fuoco per creare un incendio per distogliere gli elettori dai problemi che loro stessi avevano creato.

E come al solito i repubblicani, che sono una armata brancaleone, ci sono cascati. Sempre ci cascano e va a finire che litigano tra di loro.

Eppure dovrebbero aver imparato la lezione osservando i loro oppositori i democratici.

Ed invece no, evidentemente non hanno ancora capito la lezione.

E arriviamo a Joe. Il mitico Joe che ha tirato fuori delle preformances degne di Oggi le comiche.

I giornalisti gli chiedono: Signor Presidente cosa dice della legge arcaica dell’Arizona del 1864 che vieta l’aborto?

Lui risponde: votate per me, votate per un Presidente di questa era, io sono il Presidente giusto, il Presidente del ventesimo secolo.

Uno dei suoi addetti gli si avvicina e gli suggerisce: Signor Presidente siamo nel ventunesimo secolo e lui: cosa? Ventun … a sì ventunesimo secolo.

Ma sì dai ventesimo o ventunesimo secolo cosa cambia.

Ma il nostro Joe lui vuole lasciare un ricordo della sua presidenza. Lui non si ferma, va oltre, lui quando parte … va via come Valentino Rossi ai tempi d’oro.

Sentite perché questa è veramente unica

Joe è arrivato a creare un piccolo incidente diplomatico, quando ha raccontato che durante la seconda guerra mondiale suo zio in Nuova Guinea era stato mangiato dai cannibali (anche qui Marcotti ha il testo originale) e questi cannibali si sono divorati pure le ossa, non hanno lasciato nulla del povero zio.

Ovviamente c’è stata una protesta formale del Primo Ministro  della Nuova Guinea che era molto arrabbiato per questo fantasioso racconto.

C’è stato infatti chi ha perso il suo tempo per cercare conferme al racconto di Joe e della fine che avrebbe fatto il suo povero zio.

Naturalmente non risulta affatto che lo zio sia stato mangiato dai cannibali, i quali non avrebbero lasciato nemmeno le ossa.

Joe è veramente un personaggio dello spettacolo, forse per questo è affine a Zelensky.

Poi guai a chi mette in dubbio il suo curriculum scolastico, sentite anche questa.

Nella campagna elettorale per il Senato, nel 1988, Joe raccontò di aver conseguito tre lauree e di esser stato il miglior studente dell’Università.

Ebbene risulta che abbia una sola laurea e nella classifica dei migliori studenti si piazzò al 76esimo posto su 85.

Ma Joe, non è certo l’unico Presidente che ne ha combinate di tutti i coloro, magari nei prossimi video vi parlerò anche di JFK.

Per il momento un caro saluto ed un abbraccio a tutti voi.

JP

La California? Un inferno! Secondo report di JP

Ma ora parliamo un po’ delle primarie. Come sono andate? Ecco i democratici anche nelle loro roccaforti hanno per la prima volta subito una battuta d’arresto. Direi una forte battuta d’arresto.

Ad esempio i democratici, nelle città dove loro comandano, hanno ridottO fortemente le forze di polizia licenziando molti agenti e cosi il crimine ha raggiunto livelli altissimi. La gente, intendo la gente che vota per i democratici, ha detto basta, vogliamo più forze di polizia. 

A Denver, Colorado,  il sindaco sapete cosa ha fatto  sindaco democratico? Ha licenziato un gran numero di poliziotti perché ha detto “abbiamo bisogno di soldi per aiutare i clandestini e tutti dobbiamo fare sacrifici per aiutarli”.

Se una cosa del genere fosse stata detta quando ero ragazzo il tipo sarebbe subito arrestato e condannato per atti contro la nazione. Oppure se avessero avuto un po’ di pietà lo avrebbero rinchiuso in un manicomio.

Oggi invece una cosa del genere non suscita nemmeno scalpore, siamo sempre nel mondo al contrario.

Ma parliamo dei fatti casalinghi ovvero quello che sta succedendo qui in California che, come sapete, è il banco di prova per il resto della nazione e per il resto del mondo occidentale.

Due settimane fa il nostro Governatore ha firmato la legge che impone una retribuzione minima per i lavoratori dei fast food di 20 dollari all’ora. Tutti contenti i lavoratori dei fast food?

Mica tanto, il lunedì mattina quando la legge è entrata in vigore moltissimi di questi lavoratori si sono trovati disoccupati.

Certo non potendo starci dentro i proprietari hanno chiuso i locali. Un mio cliente ha un figlio che gestisce in franchising 7 fast food. Ne ha dovuti chiudere quattro, per il momento è riuscito a tenerne aperti tre, quelli dove il traffico di clienti è intenso e quindi riesce ancora a starci dentro con i costi.

Quindi qual è stato l’esito di questa legge voluta dal Governatore del salario minimo per i lavoratori dei fast food? Il Governatore si è creato un grosso problema, un problema per le casse pubbliche della California. Sì perché deve dare la disoccupazione adesso a tutti quei lavoratori che ha messo sulla strada e non gli può dare il minimo gli deve dare quello che ha promesso.

Dove troverà i soldi ? Come sempre da noi. (qua JP intende il ceto medio che in California è perennemente tartassato).

Molti stanno lasciando la California, ed adesso a lasciare la California non è solo la classe media, ma anche quella medio alta, anche i ricchi non ne possono più. Pensate che anche a Beverly Hills sono preoccupati e molti hanno messo le loro ville in vendita.

Ed adesso si arriva al culmine, sentite cosa ci dice JP a proposito del suo Governatore che, ricordate cari ascoltatori potrebbe essere il candidato più papabile al posto di Biden.

Allora il Governatore Newsom ha reso la California uno Stato quasi invivibile per cui molti californiani se ne vanno in altri Stati. Questo è un problema per le sue casse pubbliche perché come detto ad andarsene sono anche persone benestanti che pagavano tasse. E lui allora cosa si inventa? 

Si e’ inventato una ” Exit tax ” ovvero una tassa di uscita! Se uno se ne va e vende le sue proprietà deve darne una parte allo Stato. Pazzesco.

Sempre qui, nel mitico Golden State,  ne inventano di tutti i colori. Non solo le persone stanno lasciando lo Stato ma anche i business.

Un settore particolarmente maltrattato è quello assicurativo.

Le assicurazioni stanno scappando perché qui in California hanno fatto leggi che o le assicurazioni fanno pagare polizze assurde oppure ci rimettono.

Inoltre i negozi sia quelli privati che le catene della grande distribuzione stanno chiudendo.

Ed eccoci amici al clou, io ho chiesto a JP se davvero ciò che mi aveva detto corrispondeva alla verità o se lui avesse esagerato. Ebbene mi ha risposto: Giancarlo, è proprio vero! Sentite.

Qui sempre perché hanno delle trovate incredibili sapete a che punto sono arrivati, cosa si sono inventati? Una legge che permette di rubare nei negozi fino a 940 dollari al giorno per 365 giorni all’anno senza alcuna conseguenza. Gli esercenti si vedono svuotare i loro negozi e devono chiudere.

Voi cari ascoltatori direte, qui si è raggiunto il massimo. No! Vi sbagliate, oltre al fatto che gli esercenti non possono intervenire se gli stanno rubando meno di 940 dollari di merce, possono solo guardare queste persone che escono tranquillamente con la merce senza pagare, se chiudono i negozi o le attività vanno loro incontro a sanzioni non solo monetarie ma anche penali.

Dato che, ripeto, è difficile da credere, vi lascio alle parole di JP

Come vedete questo è il mondo al contrario. Eppure questo è tutto vero. Lo so sembra incredibile ma qui da me è così, nel mio Stato accade tutto questo.

Come vi ho detto qui si fanno gli esperimenti che poi arrivano anche a voi. Mi sa che già ne sapete qualche cosa al riguardo.

Cambio argomento, ma rimanendo in California.

Vi ricordate quando vi scrissi che qui in California e in altri Stati a conduzione democratica non vogliono che quando si voti si dia prova non solo di cittadinanza ma anche di avere un documento di identificazione?

Lo so molti di voi siete restati perplessi, anzi non ci avete creduto, ed allora state a sentire.

Huntington Beach , cittadina al sud della California. Lì i cittadini hanno detto basta al WOKE e a grande maggioranza hanno deciso che per votare bisogna essere identificati. Che fa lo stato della California ? Cita la città di Huntigton Beach in tribunale dicendo che violano i diritti umani.

Un giornalista afro americano del luogo per cui al di fuori di ogni sospetto ha scritto un articolo che ho mandato a Marcotti perché come voi tutti sapete quello che mando a Marcotti è tutto documentato e non fantasie.

Questo giornalista afroamericano si è molto arrabbiato per questa denuncia contro la sua città e ha detto che tutti hanno sempre avuto o una carta di identità o la patente. Così facendo, lui dice, state offendendo noi afro americani. Pensate che non sappiamo né leggere né scrivere?

Quindi forse bisogna dire che anche la comunità afro americana si sta un po’ accorgendo che i democratici non sono così tanto loro amici come dicono esserlo.

Ma questo scandalo delle persone che potrebbero votare senza essere identificate va spiegato anche nei dettagli, e per questo vi rimando al prossimo video.

Trump e l’Europa, non tutto rose e fiori. Primo report di JP

Puntuale come un orologio svizzero JP, come promesso, mi invia il suo report. Un report chilometrico per cui lo dividerò in diversi video.

Farò così felici i tanti, tantissimi estimatori di JP che, come tutti voi sapete, ci riporta le notizie da Sacramento, California.

Una Sacramento che, mi ha detto proprio JP, vede un aumento decisamente anomalo di traffico, non però di automobili, bensì di veicoli bellici.

Ma non mi perdo in chiacchiere e lascio la parola subito a JP.

Caro Giancarlo e cari ascoltatori, un caro saluto da parte mia a tutti voi.

Novità? Tante, non tutte piacevoli purtroppo.

Ho detto a Giancarlo che per motivi di spazio metterò più notizie possibili così se Giancarlo dovesse saltare da un argomento all’altro voi capite il perché.

Cominciamo con i 95 miliardi dei quali più di 60 destinati alla Ukraina. (che JP scrive rigorosamente con la k naturalmente)

Vi dirò che questa decisione non ha fatto molto piacere ai miei connazionali anzi sarebbe più corretto dire che li ha fatti arrabbiare. Ci si chiede dove vadano questi soldi, anche perché hanno dovuto ammettere che in Ukraina la corruzione è alta. 

Ma va? Questo lo aggiungo io.

Come mai questo cambiamento di rotta da parte anche di molti repubblicani?

Si chiede JP. Ricorderete che in un mio recente video avevo avanzato tre possibili scenari per rispondere a questa domanda, ebbene JP non aggiunge un quarto scenario, ma ci riporta fedelmente quanto detto pubblicamente dallo speaker of the house, Mike Johnson. Ecco cosa ci dice JP.

Johnson, lo speaker of the house, che si era detto sempre contrario a dare gli aiuti alla Ukraina ha detto testualmente davanti alle telecamere che lo intervistavano “Ultimamente in me sono avvenuti grossi cambiamenti, ora vedo differentemente la situazione” Ma … sarà …

Forse, come parlavo con Giancarlo, e ripeto forse, non ha voluto che si facesse confusione con gli acronimi, lo slogan trumpiano è MAGA con la A, Make America Great Again  e non MEGA con la E ossia Make Europe Great Again.

Ed ora ecco che JP chiarisce un fatto che probabilmente a molti di voi risulterà un po’ indigesto, ma se JP è entrato nel cuore di tanti di voi è anche per la sua schiettezza.

Guardate, io posso dire di conoscerlo bene JP, è una persona che racconta i fatti, sarebbe stato un grande giornalista, ma il destino ha voluto che intraprendesse un altro lavoro.

Ok allora torniamo al report, e sentite cosa dice JP di Trump.

Sì perché  non è che l’Europa sia il pallino fisso di Donald. Lui vuole grandi noi, lui vuole far tornare grande l’America e gli americani,  tanto per essere chiari. Poi se alcune  o molte delle sue politiche possono essere vantaggiose anche per voi europei … allora tanto meglio. Ma non sperate di diventare partners alla pari.

Ma a questo punto non posso non intervenire.

Caro JP, apprezziamo la tua schiettezza anche se quest’ultima tua affermazione sono certo che sarà un po’ indigesta per molti ascoltatori, la ripeto, “Ma non sperate di diventare partners alla pari”.

Non hai usato la parola sudditi, ma sei stato chiarissimo “Non sperate di diventare partners alla pari”.

Allora JP, anche tu mi conosci ed apprezzi la mia schiettezza, quindi, dato che so che sei in grado di far pervenire il mio pensiero, non a Trump personalmente, ma al suo staff californiano certamente sì, ebbene dì a loro che noi europei e certamente noi italiani ormai da tempo non vediamo l’America come un esempio da seguire, anzi è l’esatto contrario, è l’esempio da evitare.

Dì a loro che da tanti anni non cantiamo più California dreaming, perché quel sogno è diventato un incubo, noi, ritengo infatti di esprimere un concetto condiviso con tanti ascoltatori di Finanza In Chiaro, ci auguriamo che Trump possa tornare alla Casa Bianca, però sappia Donald che noi italiani lotteremo per liberarci da questa opprimente Unione europea, ma qualora riuscissimo a riprenderci la sovranità nazionale non pensino gli Stati Uniti di continuare a spadroneggiare sul nostro territorio come hanno fatto dal dopoguerra.

Quando ci saremo liberati dai lacci dell’Unione europea dovremo sederci attorno ad un tavolo con gli Stati Uniti per discutere di tutte quelle basi americane che la Nato ha dislocato sul nostro territorio.

Che sia chiaro, non esistono diverse sovranità, la sovranità è una sola. E ora torniamo a JP

Cambiando discorso qui nei campus universitari sembra di essere ritornati ai tempi del Vietnam. Proteste degli studenti a favore dei palestinesi.

Sia ieri, sabato 27 aprile, che oggi, le forze dell’ordine, dopo che nei primi giorni delle proteste sono state a guardare hanno deciso, anzi sarebbe più corretto dire, gli è stato ordinato di intervenire pesantemente. Ovvero arresti e manganellate stile anni ‘60 e ‘70.

Ma gli studenti non sono gli unici a protestare.

Grandissime proteste anche da parte della comunità islamica. Che ha deciso, non solo di non votare per Biden, ma durante le proteste inneggiava canti tipo “morte agli USA”.

Ecco questi sono i nuovi nostri cittadini arrivati con l’inizio del nuovo millennio.

Purtroppo, come già Giancarlo ha detto, viviamo nel mondo al contrario. Prima qui facevano entrare gli assimilabili ora invece i non assimilabili e il problema si vede. Questo penso accada anche da voi. Chiaramente, soprattutto in California, se uno parla in questi termini viene subito incolpato di razzismo come minimo se non di reati razziali, ecco come siamo ridotti.

Ok per ora finisco il primo video, ma come vi ho anticipato ne seguiranno altri.

JP ci informerà naturalmente sulle novità della politica americana, e vi assicuro che ascolterete notizie al limite del credibile, ma, come sempre da parte di JP, sono notizie verificate.

Inoltre tratterà la situazione economica ed infine anche delle chicche che vi assicuro vi faranno letteralmente sbellicare dalle risa.

Ma andiamo con calma, a domani quindi.

Su Whatsapp arriva la lista degli utenti “recentemente online”: cosa significa e come si userà

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Già parliamo moltissimo su Whatsapp, ma a quanto pare gli sviluppatori vogliono promuoverne ancora di più l’utilizzo continuo. Per favorire le interazioni con gli utenti più attivi e prolifici, sta per essere implementata la lista interna degli utenti “recentemente online”. Scopriamo cosa significa davvero, in che modo si userà e come si confronterà con la privacy.

Utenti Whatsapp “recentemente online”: il vero significato e l’uso della lista

La novità è stata resa nota dal sito Wabetainfo, che scova spesso funzioni ancora inedite all’interno delle versioni Beta (cioè in fase di sviluppo e test) di Whatsapp. In questo caso, sembra che sia stata implementata sia su Android che su iOS, allo stesso modo.

L’argomento principale è il suggerimento di contatti con cui parlare vista la loro iperattività. Sappiamo già che, nel momento in cui si preme il pulsante per iniziare una nuova conversazione o effettuare una chiamata Whatsapp, normalmente compare l’elenco contatti del proprio telefono, da cui si può selezionarne uno.

Ebbene, con questa nuova funzione, in cima al normale elenco di contatti, comparirà prima una piccola lista extra: si chiama “Recentemente online” e comprende gli utenti che sono stati connessi di recente all’applicazione in modo pubblico.

Non è ancora noto quanto tempo si includa per rientrare in questo elenco. Fatto sta che coloro che usano l’app in modo frequente potrebbero essere in tal modo suggeriti dall’app. Una specie di lista dei contatti più abituali dell’app e più interessanti da contattare per iniziare le interazioni e ricevere risposte in tempi brevi.

Recentemente online su Whatsapp, ma con privacy: serve un consenso

Molti si sono già domandati se una funzione del genere non faccia contrasto con la privacy. Per fortuna gli utenti possono cambiare molte impostazioni per rendere più sicuro Whatsapp, e quelle stesse scelte si rifletteranno anche sul nuovo “Recentemente online”.

Nel caso in cui l’utente abbia impostato di non mostrare il suo stato online e l’orario dell’ultimo accesso, egli non sarà inserito in alcuna lista di chi è stato online di recente.

Questa contromisura serve a proteggere la sfera personale. In tal caso l’applicazione presuppone che se una persona non vuole mostrare quand’è stata online l’ultima volta o quando lo è attualmente, non vorrà nemmeno rendere noto che si è connessa “di recente”. Una cosa del genere non avrebbe infatti alcun senso.

L’importante è esserne consapevoli: se quando giungerà questa funzione non vorrete rendere nota l’informazione sulla connessione, seguite i consigli sulla privacy e disattivate la visualizzazione dello stato online e dell’ultima data di apertura dell’applicazione di messaggistica.

Quando arriva la funzione “Recentemente online” su Whatsapp

Resta solo da domandarsi quando verrà aggiunta la nuova funzione della lista utenti “Recentemente online” sull’app. Come per molti altri di questi casi, la risposta non è mai individuabile, e c’è un motivo.

Queste feature sono ancora in un (lungo) corso di sviluppo. Anche se sono state scoperte e addirittura provate da alcuni utenti, lo hanno fatto nelle versioni Beta di Whatsapp. Si tratta di versioni sperimentali dell’app, una specie di ambiente protetto in cui alcuni utenti volontari le possono testare per dare feedback sui funzionamenti e sui bug.

Non è mai noto quando una funzione presente in Beta arriverà nell’app completa. Di solito, in media, trascorrono alcuni mesi tra il “ritrovamento” e l’effettivo aggiornamento per tutti, ma non c’è una data neppure orientativa. Tra l’altro, in alcune occasioni, sopraggiungono dei problemi in fase di sviluppo e il lancio viene rimandato per risolverli.

Quel che è quasi sicuro è la disponibilità della funzione: è stata trovata nelle versioni Beta sia per Android che per iOS, quindi dovrebbe arrivare con sufficiente certezza agli utenti di entrambi i sistemi operativi.