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Bonus 2022: ecco tutte le agevolazioni da sfruttare!

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Ormai è qualche giorno che siamo arrivati nel 2022 e quindi abbiamo avuto tempo per andare a spulciare le novità introdotte dalla nuova Legge di Bilancio.

Ebbene, ci sono state delle proroghe, alcune inaspettate. Di contro, ci sono state delle misure nelle quali speravamo molto che non hanno visto alcun proseguimento nel 2022, come nel caso del Reddito di Emergenza

A proposito, ancora non possiamo dare questa misura totalmente per spacciata. Se vuoi saperne di più ti lascio il link all’articolo che se ne occupa: Reddito di Emergenza 2022: ritornerà? C’è una possibilità!

Torniamo a noi e andiamo a capire quali sono i bonus presenti nella Legge di Bilancio del 2022 presentata dal Governo Draghi

Pronti? Partiamo subito!

Tutti i bonus del 2022: ritorna il Bonus Facciate!

Quante volte abbiamo parlato del Bonus Facciate nel 2021? Rispondo io: tantissime! 

Come se non bastasse, con la pubblicazione del Documento Programmatico di Bilancio abbiamo anche pensato che non ci sarebbe stata nessuna proroga a questa misura. 

Fortunatamente non è stato così, ma non possiamo certo dire che si tratta dello stesso Bonus Facciate che abbiamo avuto nel corso del 2021.

Infatti, il nuovo Bonus Facciate si presenta come un’agevolazione un po’ diversa, dove non cambiano i requisiti, non cambiano i lavori ammessi, ma cambia la percentuale di detrazione. 

In poche parole, siamo sempre stati abituati a chiamarlo Bonus Facciate 90%, ma ora non sarà più così. Infatti, nel 2022 la percentuale della detrazione fiscale scende di ben 30 punti percentuali, andando a costituire il Bonus Facciate 60%. 

Un duro colpo per tutti coloro che pensavano di poter continuare a sfruttare l’agevolazione così com’è anche nel corso del 2022.

Tuttavia, se pensiamo che le prime intenzioni del premier Mario Draghi erano di eliminare questo bonus, possiamo comunque ritenerci soddisfatti anche della detrazione fiscale del 60%.

Tutti i bonus del 2022: abbiamo anche il Bonus Ristrutturazione

Altro bonus che abbiamo avuto già il piacere di apprezzare nel corso del 2021 e che tornerà nel 2022 è il Bonus Ristrutturazione

Esso rientra tra i bonus casa che sono stati fortemente voluti dall’ex Governo Conte e che il Governo Draghi ha comunque accolto di buon occhio. 

Ma in cosa consiste il Bonus Ristrutturazione che avremo anche nel 2022? Ebbene, si tratta di un bonus che prevede delle detrazioni per tutti quegli interventi che non rientrano nel Superbonus 110% (agevolazione che vedremo nel prossimo paragrafo). 

Diciamo che, in linea di massima, il Bonus Ristrutturazione presenta delle percentuali più basse di detrazione, solitamente intorno al 75%. 

Tuttavia questa percentuale data è da prendere con le pinze in quanto tutto dipende dal lavoro che dovrà essere realizzato. 

Tutti i bonus del 2022: resiste ovviamente il Superbonus 110%

Ecco quella misura che tuti sapevamo che sarebbe stata prorogata nel 2022 fin da subito. 

Stiamo parlando del Superbonus 110%, prorogato per tutto il 2022.

Anche questa misura ha comunque fatto rimanere con il fiato sospeso moltissime persone nel corso del 2021. Infatti, inizialmente non sembrava essere prevista una proroga del Superbonus 110% per gli edifici unifamiliari, successivamente sono stati imposti dei limiti ISEE e ora?

A quali condizioni è stato prorogato il Superbonus 110%?

Ebbene, diversamente da quello che avevamo pensato inizialmente, non sono previste limitazioni ISEE per le villette unifamiliari per tutto il 2022.

Assieme al Superbonus 110% è stato prorogato anche il Sismabonus, ossia un’agevolazione che viene indirizzata verso tutti coloro che acquistano degli immobili situati nelle zone a rischio sismico presenti in Italia. 

La misura riguardante il Sismabonus è stata inserita nel paragrafo del Superbonus 110% in quanto rientra in quelle che danno diritto a riceverlo. 

Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha indicato quali sono i requisiti da rispettare per poter accedere a questa agevolazione anche nel 2022:

  • L’acquisto dell’abitazione deve essere stato effettuato entro il 30 giugno 2022;
  • Il tetto massimo di spesa deve essere di 96.000 euro. 

Tutti i bonus del 2022: esce indenne il Bonus Mobili ed Elettrodomestici 

Si prospettavano enormi tagli per il Bonus Mobili ed Elettrodomestici dopo che il Governo aveva deciso di prorogare anche il Bonus Facciate. 

Invece, dobbiamo affermare che i tagli sono stati più bassi del previsto. 

Ma prima di capire cos’è cambiato, andiamo a scoprire in cosa consiste il Bonus Mobili ed Elettrodomestici. 

Si tratta di un’agevolazione che garantisce una detrazione fiscale IRPEF del 50% per le spese effettuate acquistando mobili ed elettrodomestici.

Ma quali sono quindi le differenze con il 2021? Ebbene, per il 2022 il tetto massimo di spesa è sceso a 10.000 euro, rispetto ai 16.000 dell’anno precedente. 

Tuttavia, visto che si prospettava un taglio ancora maggiore, possiamo vederla come una piccola vittoria. 

Tutti i bonus del 2022: altre agevolazioni per la casa

Come sappiamo, molte agevolazioni sono rimaste, mentre altre sono definitivamente sparite, soprattutto per quanto riguarda il comparto casa. 

All’interno del testo della Legge di Bilancio per il 2022 abbiamo il rinnovo del Bonus Idrico, del Bonus Ascensori, del Bonus Caldaia e del Bonus Verde

Ovviamente non abbiamo il tempo a disposizione per parlare approfonditamente di tutti questi bonus, quindi andiamo a spiegarli brevemente. 

Il Bonus Idrico fa riferimento ad un contributo pari a 1.000 euro che viene erogato nei confronti di coloro che hanno sostituito sanitari, rubinetti, colonne e soffioni per la doccia. 

Per maggiori informazioni su questo bonus ti consiglio la lettura di questo articolo: Bonus Idrico 2022: Attenzione alle truffe! Come riconoscerle

Secondo bonus che abbiamo citato tra quelli prorogati anche nel 2022 è il Bonus Ascensori. Esso consiste in una detrazione fiscale del 75% sulle spese effettuate con l’obiettivo di eliminare le barriere architettoniche delle abitazioni. 

Inoltre, tra i bonus prorogati non poteva mancare il Bonus Caldaia, che consiste in una detrazione per l’impianto di riscaldamento. 

Infine, come non parlare della proroga del Bonus Verde?

In questo caso, facciamo riferimento ad un’agevolazione fiscale del 36% per tutte quelle spese sostenute per sistemare le aree verdi delle abitazioni. 

Ricorda: tale bonus sarà disponibile fino al 2024 e presuppone un limite di spesa di 5.000 euro. 

Tutti i bonus del 2022: Bonus Affitto e Bonus Prima Casa under 36

Tra i numerosi bonus che andranno a caratterizzare il 2022 abbiamo anche due importanti agevolazioni per i giovani. 

La prima di esse è costituita dal bonus affitto, ossia un’agevolazione corrisposta ai giovani di età compresa tra 20 e 31 anni che hanno intenzione di andare a vivere da soli.

Tale agevolazione riguarda una detrazione del 20% delle spese annue, fino ad un tetto massimo di 2.000 euro.

Invece in cosa consiste il Bonus Prima Casa under 36? In questo caso parliamo di un’agevolazione prevista fino al 30 giugno 2022 che presuppone importanti vantaggi per tutti coloro che decidono di acquistare casa. 

Tutti i bonus del 2022: Bonus per i figli e per le famiglie

Concludiamo questo articolo con tutte le agevolazioni previste per le famiglie e i figli. 

Infatti, a partire dal 1° gennaio 2022 tutte le famiglie con un figlio di età inferiore a 21 anni possono richiedere all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale l’Assegno Unico

Tale sussidio verrà erogato a partire dal mese di marzo 2022 e andrà a sostituire il bonus bebè, il bonus mamma domani e gli assegni familiari che permarranno fino all’entrata in vigore dell’Assegno Unico. 

Partite Iva 2022: le novità su bonus e fattura elettronica

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Se sei titolare di una Partita Iva; hai intenzione di aprire un’attività di lavoro autonomo nel corso del 2022; oppure desideri semplicemente informarti sugli adempimenti e sui sostegni per questa categoria di lavoratori; sei nel posto giusto! Sei sicuro di conoscere tutte le novità, i bonus per le Partite Iva e i contributi ai quali potrai accedere nel corso del 2022? 

Se hai ancora qualche dubbio sulla fattura elettronica per i forfettari, sul bonus bancomat da 480 euro per le Partite Iva, sull’indennità ISCRO da 800 euro e su tutti i possibili contributi a fondo perduto in arrivo anche per te, questo articolo fa al caso tuo.

Il 2022 si apre con il botto per le Partite Iva, che andranno incontro a tantissime novità dal punto di vista fiscale, ma non solo. Svolta storica anche riguardo la malattia o l’infortunio per le Partite Iva. Qualcosa potrebbe ancora cambiare nel corso dell’anno, ma ti terremo aggiornato in qualunque momento. 

Nel frattempo, andiamo a scoprire quali sono le novità per i titolari di Partita Iva nel 2022: dai bonus per gli autonomi fino ai nuovi contributi a fondo perduto, fino alla fattura elettronica. Ecco tutto quello che c’è da sapere!

Partite Iva: tutte le novità del 2022

Il 2022 sarà l’anno dei cambiamenti e delle novità, soprattutto per tutti i titolari di Partita Iva: tra bonus, contributi, fattura elettronica e tassazione, orientarsi è difficile. 

Già a partire dallo scorso anno, il Governo aveva introdotto una serie di misure a sostegno dei lavoratori autonomi che, come sappiamo, sono da sempre i più penalizzati. E così, con il perdurare della pandemia, si sono susseguiti contributi a fondo perduto, bonus e agevolazioni alle quali attingere in presenza o meno di un calo di fatturato.

Mentre, per esempio, per accedere alla cassa integrazione ISCRO era – ed è tuttora – necessario aver registrato delle perdite nel corso dei tre anni precedenti alla richiesta, per accedere al bonus bancomat – che ha sostituito il cashback di Stato – è sufficiente dotarsi di un Pos per l’accettazione dei pagamenti elettronici.

E ancora: i contributi a fondo perduto sono stati una valanga, ma spesso i requisiti necessari per accedervi e le scadenze fin troppo ravvicinate hanno reso difficoltoso l’accesso ai nuovi aiuti. Sono in arrivo altrettanti ristori anche nel 2022, forse sotto forma di contributi a fondo perduto per i proprietari delle attività costrette a chiudere nel corso dei mesi a causa delle restrizioni via via introdotte dal Governo per contenere la diffusione del virus.

E ancora: dal 2022 la fattura elettronica potrebbe essere estesa anche ai titolari di Partita Iva in regime forfettario, ma al momento non è apparsa alcuna conferma a livello ministeriale. Se la Legge di bilancio 2022 e il Decreto Fiscale non riportano alcuna annotazione a tale riguardo, potrebbe arrivare un decreto ad hoc per mettere ordine in materia.

Nella Legge di Bilancio 2022, infine, è stata approvata una nuova normativa in merito agli adempimenti fiscali per le Partite Iva costrette a sospendere le proprie attività a causa di malattia o infortunio. Dopo il riconoscimento di una cassa integrazione “speciale” per gli autonomi, arrivano anche maggiori tutele per i professionisti e le Partite Iva sotto altri punti di vista.

Ecco quindi tutte le novità, i contributi e i bonus per le Partite Iva da richiedere e conoscere a partire dal 1° gennaio 2022. Facciamo chiarezza su cosa cambia e per chi.

Bonus Partite Iva 2022: nuovi contributi a fondo perduto in arrivo?

Il Ministero per lo Sviluppo Economico ha riservato un fondo da 190 milioni di euro per tutte le Partite Iva e per i titolari di attività economiche che, a causa delle restrizioni, sono stata costrette a chiudere e hanno subito delle perdite. Anche nel 2022, quindi, sono in arrivo nuovi contributi a fondo perduto: a chi spettano i nuovi aiuti?

Anzitutto, 100 milioni di euro di contributi a fondo perduto andranno assegnati a mense, servizi di ristorazione collettiva e catering. Ma non solo: nuovi aiuti spetteranno anche al settore della montagna, al turismo in generale (60 milioni solo per il settore HORECA), alle agenzie di viaggio, ai tour operator, alle guide turistiche, agli animatori dei villaggi turistici.

E ancora: nel nuovo decreto ristori (per un valore di 2 miliardi di euro di aiuti) dovrebbe arrivare anche nuovi sostegni per le discoteche e le sale da ballo, che il Governo ha deciso di chiudere dal 30 dicembre 2021 al 31 gennaio 2022.

Per ciascun settore sopra elencato sarà poi il Mise a delineare quali siano i requisiti necessari per poter inoltrare le domande. 

Bonus bancomat per Partite Iva: 480 euro per tutti!

Confermato anche per il 2022 è il bonus bancomat per le Partite Iva, che è andato a sostituire il cashback di Stato dopo la sua sospensione (decreto del 30 giugno 2021). Ma a chi spetta il bonus bancomat da 480 euro?

I beneficiari di questa nuova misura sono tutte le Partite Iva che si doteranno di un apparecchio per l’accettazione dei pagamenti elettronici. A fronte dell’acquisto, noleggio e utilizzo di questi strumenti, è prevista la corresponsione di un credito di imposta pari a 320 euro.

Se, invece, si procederà all’acquisto di uno strumento informatico avanzato, da collegare al registratore di cassa, in grado di inviare gli scontrini direttamente all’Agenzia delle Entrate, è possibile ottenere un bonus aggiuntivo fino a 160 euro.

Per richiedere questo bonus bancomat non occorre scaricare nessuna applicazione, in quanto il rimborso verrà accreditato sottoforma di credito di imposta nella dichiarazione dei redditi.

È stata prorogata al prossimo anno, infine, l’applicazione delle sanzioni per tutti i commercianti che non si doteranno del Pos per l’accettazione dei pagamenti elettronici. La multa corrisposta avrà un valore pari a 30 euro, al quale andrà poi sommato il 4% del valore della transazione. 

Tutto ciò nell’ottica di favorire i pagamenti digitali attraverso l’utilizzo di carte di credito o debito, bancomat o altre applicazioni. In tale direzione è stato introdotto anche un nuovo limite all’utilizzo del denaro contante: dal 1° gennaio 2022 si potranno pagare fino a 999,99 euro in contanti, mentre la parte restante andrà saldata con metodi tracciabili.

Bonus ISCRO per Partite Iva: 800 euro da richiedere subito!

Torna il bonus ISCRO per Partite Iva anche nel 2022, ma di cosa si tratta? 

ISCRO è l’acronimo di Indennità Straordinaria di Continuità Reddituali e Operativa e viene erogata in favore di tutti i lavoratori autonomi e la Partite Iva che hanno subito delle perdite di fatturato nel corso dei tre anni antecedenti a quello di presentazione della domanda.

Per ottenere l’indennità ISCRO – prevista per il triennio 2021- 2023, ma si può richiedere una sola volta in quest’orizzonte temporale – che si configura come una sorta di cassa integrazione da 250 euro fino a 800 euro per gli autonomi, è necessario soddisfare alcuni requisiti. 

Come ha chiarito INPS nella circolare numero 94 del 30 giugno 2021, le Partite Iva che intendono richiedere il bonus ISCRO devono aver prodotto reddito da lavoro autonomo inferiore del 50% alla media conseguita nei tre anni precedenti; oltre ad aver dichiarato un reddito complessivo non superiore a 8.145 euro.

Inoltre, non devono essere titolari di reddito o pensione di cittadinanza, né di qualsiasi altro sostegno al reddito. I richiedenti dovranno aver aperto la Partita Iva da almeno 4 anni ed essere in regola con il versamento dei contributi.

Le istanze vanno presentate direttamente sul sito dell’INPS entro ottobre 2022, ma seguirà un’apposita circolare per comunicare l’apertura ufficiale delle domande.

Partita Iva: cambia tutto su infortunio e malattia. Le novità!

La Legge di Bilancio 2022 ha apportato modifiche importanti anche in materia di malattia e infortunio limitatamente ai titolari di Partita Iva. Che cosa cambia da quest’anno?

In caso di malattia o infortunio del libero professionista, in caso di ricovero ospedaliero, intervento chirurgico o in qualunque situazione tale da comportare una temporanea inabilità all’esercizio della propria attività, come stabilisce la Manovra 2022:

nessuna responsabilità è imputata al libero professionista, o al suo cliente, a causa della scadenza di un termine tributario stabilito in favore della Pubblica amministrazione.

L’esonero della responsabilità per mancati adempimenti tributari a causa di malattia o infortunio si limita, però, a un periodo che va da 30 a 60 giorni massimi. Non è ancora stato chiarito, in realtà, quali saranno gli adempimenti sospesi a causa di malattia o infortunio, ma successive comunicazioni chiariranno la questione.

Partita Iva: abolizione IRAP per tutto il 2022

Un’altra misura inserita nella Legge di Bilancio 2022 per le Partite Iva riguarda l’abolizione dell’IRAP per le ditte individuali, i lavoratori autonomi e i professionisti.

Tale disposizione non si applica ai seguenti soggetti:

  • gli studi professionali associati;
  • le società di persone e di capitali;
  • gli enti commerciali;
  • gli enti del terzo settore.

che sono tenuti al versamento dell’IRAP anche nel 2022.

Fattura elettronica forfettario: cosa cambia nel 2022?

Novità anche sulla fattura elettronica per le Partite Iva in regime forfettario: da quando scatta l’obbligo nel 2022? In realtà, al momento, non è prevista alcuna data… 

O meglio: l’estensione dell’obbligo di fattura elettronica anche ai forfettari potrebbe essere una delle prossime misure che il Ministero dell’Economia e delle Finanze potrebbe mettere in campo proprio per frenare l’evasione fiscale, anche se ad oggi non abbiamo ancora una data a partire dalla quale tale adempimento potrebbe scattare. L’UE, nel frattempo, ha dato il suo parere positivo.

Per i titolari di Partita Iva in regime forfettario, dunque, almeno per il momento, non ci sono novità in merito alla fattura elettronica: rimane libera la scelta di adozione o non adozione di questa modalità. 

In attesa di indicazioni più dettagliate dal Mef, ricordiamo qualcosa potrebbe ancora cambiare nel corso del 2022, soprattutto per quanto riguarda la fatturazione.

Come pianificare degli obiettivi finanziari

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La pianificazione finanziaria basata sul raggiungimento di obiettivi concreti è un modus operandi efficace. Secondo una ricerca di David Blanchett, responsabile della ricerca sulle pensioni di Morningstar Investment Management, l’utilizzo di una struttura basata sugli obiettivi nella pianificazione finanziaria può portare a un aumento della ricchezza degli investitori di oltre il 15%. Oltre ai rendimenti, gli investitori ottengono un senso di motivazione e soddisfazione nei confronti dei loro piani finanziari quando i consulenti si concentrano sugli obiettivi personali di un cliente rispetto a parametri arbitrari.

Ma, affinché la pianificazione abbia successo, gli investitori hanno bisogno di obiettivi concreti e realizzabili. Chiedere agli investitori quali sono i loro obiettivi non è la soluzione. “Gli investitori potrebbero dare risposte apparentemente ragionevoli, ma l’evidenza indica che molte di queste dichiarazioni spontanee riflettono priorità che potrebbero non rappresentare gli obiettivi che sono veramente importanti per loro”, commenta Ray Sin, behavioural scientist (ricercatore comportamentale) di Morningstar.

Questi “angoli ciechi” del pensiero possono derivare da pregiudizi comportamentali che tutti condividiamo e che possono compromettere anche i migliori piani finanziari, o comunque portare a piani finanziari che non rappresentano accuratamente le loro preferenze e motivazioni.

Ciò rappresenta ovviamente un ostacolo enorme alla pianificazione di successo, quindi Morningstar ha condotto un esperimento (negli Stati Uniti) per verificare se una semplice spinta comportamentale – in questo caso una lista generale di obiettivi comuni – potesse aiutare gli investitori a identificare meglio ciò che è veramente importante per loro.

I risultati suggeriscono che esiste effettivamente un divario tra gli obiettivi che gli investitori inizialmente ritengono di volere e quelli che sono veramente rilevanti e importanti per loro. Questa spinta può aiutare gli investitori a trovare una visione più profonda delle loro aspirazioni globali a lungo termine e, così facendo, migliorare le loro possibilità di successo.

Al fine di identificare gli obiettivi più importanti, l’analisi suggerisce che partire da una lista generale di obiettivi comuni può essere efficace. Questo tipo di elenchi ha dimostrato di migliorare l’identificazione delle preferenze in una varietà di settori.

“Per simulare il tipico processo di identificazione degli obiettivi, abbiamo chiesto ai partecipanti alla ricerca di elencare e classificare i loro primi tre obiettivi finanziari. Abbiamo quindi aggiunto i loro obiettivi autodenunciati, in ordine casuale, a un elenco di obiettivi finanziari comuni, creandone uno combinato. Dopo aver visto questa lista combinata (master list in inglese, Ndr), i partecipanti sono stati quindi invitati a classificare tutti gli obiettivi finanziari in ordine di importanza”, spiega Ray Sin.

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In media, il 26% dei partecipanti ha cambiato il proprio obiettivo principale dopo aver visto la lista combinata. L’elenco principale è stato ancora più efficace in uno scenario a più obiettivi: circa il 73% dei partecipanti ha sostituito almeno uno dei primi tre traguardi con quelli dell’elenco combinato. Ciò significa che solo il 27% dei partecipanti ha mantenuto tutti i primi tre obiettivi finanziari iniziali e ciò evidenzia un difetto nell’approccio tradizionale di definizione degli obiettivi utilizzato dai consulenti finanziari.

Una volta capito che l’elenco principale ha avuto un impatto significativo sulle priorità degli obiettivi di investimento, gli analisti di Morningstar hanno chiesto quali cambiamenti avesse provocato la lista combinata. “Abbiamo scoperto che molte persone sembravano dare priorità a obiettivi più personalizzati ed emotivamente radicati dopo aver visto la lista principale”, commenta Ray Sin. “Inoltre, l’uso di una lista principale sembra spingere gli investitori verso obiettivi più specifici”.

Coerentemente con le ricerche precedenti, si è inoltre scoperto che il pensionamento è il principale obiettivo finanziario. È stato infatti classificato come l’obiettivo più importante due volte e mezzo più spesso di qualsiasi altro traguardo. Per molti investitori, la pensione resta quindi un perno centrale nella pianificazione finanziaria.

Insomma, la scienza comportamentale mostra che le persone a volte possono essere le prime nemiche di sé stesse. Aiutare gli investitori a fare buone scelte e sviluppare piani che rendono possibili gli obiettivi a lungo termine dovrebbe essere una delle missioni chiave di ogni consulente finanziario e la nostra ricerca ha scoperto che il confronto con la “master list” potrebbero aiutare a guidare gli investitori verso gli obiettivi che vogliono veramente.

Di Valerio Baselli

Reddito di Cittadinanza, a gennaio cambia data! Per chi

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Reddito di Cittadinanza: alcuni pagamenti rischiano di arrivare in ritardo a gennaio 2022.

Come ogni mese, con l’approssimarsi delle date previste per l’accredito del mensile RdC alle famiglie titolari, ci si interroga in merito alle effettive date di erogazione del beneficio.

Capita spesso, infatti, che le date di erogazione prestabile non vengano rispettate, e che l’agevolazione venga percepita in anticipo o in ritardo.

In questo articolo cercheremo di scoprire quali saranno le dare relative agli accrediti INPS sulla carta RdC, che per alcuni titolari rischiano di essere differenti rispetto a quelle previste.

E, purtroppo, non abbiamo buone notizie in merito.

C’è infatti un dettaglio non proprio positivo che potrebbe avere delle conseguenze nelle date di pagamento del Reddito di Cittadinanza.

Reddito di Cittadinanza: chi rischia di riceverlo in ritardo

I titolari di Reddito di Cittadinanza lo sapranno ormai bene: ogni mese, salvo ritardi e imprevisti, ci sono delle date prestabilite per la percezione del RdC.

Alcuni percettori ricevono l’accredito il quindicesimo giorno del mese, mentre altri lo ricevono alla fine del mese, precisamente il 27.

Ma da cosa dipende questa variazione?

Semplice: chi deve ricevere la prima rata del Reddito di Cittadinanza ha diritto al pagamento anticipato il 15.

Allo stesso modo, il pagamento anticipato al 15 del mese spetta a coloro che hanno richiesto per la seconda volta la misura, dopo diciotto rate ed un mese di stop.

In questo caso, ad esempio, chi ha presentato la seconda domanda per continuare a percepire il Reddito di Cittadinanza a novembre 2021, dovrebbe ricevere il proprio accredito RdC il 15 gennaio.

Tutti gli altri percettori di Reddito di Cittadinanza, dalla seconda rata in poi, ricevono invece l’accredito il 27 del mese.

Queste però sono purtroppo date teoriche.

Il 15 gennaio, infatti, sarà un sabato e, per questa ragione, molto probabilmente, gli accrediti avverranno in ritardo, secondo quanto possiamo leggere anche su un recente articolo pubblicato da contocorrenteonline.it.

L’ipotetica data di ricezione del pagamento del Reddito di Cittadinanza di gennaio slitta quindi al 17, che è un lunedì ed è dunque il primo giorno bancabile dopo il 15.

Buone notizie, invece, per chi dovrebbe ricevere il pagamento del Reddito di Cittadinanza al 27 gennaio: in questo caso, non sarà prevista alcuna modifica, essendo il 27 un giorno feriale.

Reddito di Cittadinanza: come verificare i pagamenti di gennaio?

In ogni caso, qualora vi siano dubbi o perplessità e si abbia la necessità di controllare gli eventuali pagamenti del Reddito di Cittadinanza, per verificare l’avvenuto accredito o il saldo, è possibile verificare l’importo della propria carta RdC in ogni momento.

Per l’esattezza, tre sono i metodi che i percettori di Reddito di Cittadinanza hanno a disposizione per verificare l’avvenuto accredito delle varie mensilità.

Innanzitutto, è possibile recarsi presso un Postamat, ossia lo sportello postale che, tramite l’inserimento della carta RdC, permette di conoscere l’effettivo importo.

Ricordiamo ai lettori interessati che la carta Reddito di Cittadinanza permette anche dei prelievi di denaro, a patto che siano limitati. Per nucleo familiare singolo, la cifra massima prelevabile è di 100 euro mensili, che salgono a 140 euro per le coppie e 210 euro per una famiglia molto numerosa.

Il secondo metodo per verificare l’accredito è quello che prevede di utilizzare il sito redditodicittadinanza.gov.it tramite identità digitale e verificare online il saldo.

Infine, è disponibile per gli utenti percettori di Reddito di Cittadinanza un numero verde, 800 666 888, che permette, tra le altre cose, la verifica del saldo e degli avvenuti accrediti.

Pagamenti Reddito di Cittadinanza: attenzione all’ISEE!

Abbiamo comunque una precisazione da fare per i percettori di Reddito di Cittadinanza che aspettano i propri pagamenti di gennaio 2022.

Per continuare a ricevere regolarmente gli accrediti RdC, è necessario infatti aggiornare l’ISEE: l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente è infatti scaduto per tutti a dicembre, essendo necessario aggiornarlo ogni anno.

Dunque, per essere sicuri di continuare a percepire il Reddito di Cittadinanza nei prossimi mesi senza problemi, bisognerà aggiornare il proprio ISEE relativamente alla situazione 2022.

L’ISEE 2022 potrà essere aggiornato entro il 31 gennaio 2022: in caso di mancato aggiornamento, il Reddito di Cittadinanza verrà sospeso.

L’aggiornamento dell’ISEE è necessario per conoscere la condizione economica attuale della famiglia titolare di Reddito di Cittadinanza. 

In caso di variazioni della condizione economica, infatti, l’importo RdC corrisposto ogni mese potrebbe essere modificato. Se la famiglia dovesse aver subito un miglioramento delle condizioni economiche, l’importo potrebbe essere ridotto.

In caso di peggioramento, invece, potrebbe arrivare un aumento ai prossimi pagamenti RdC.

Reddito di Cittadinanza: pagamenti più ricchi grazie ad un incentivo

Adesso che abbiamo analizzato le date dei pagamenti relativi al Reddito di Cittadinanza, è interessante passare in rassegna alcuni dei nuovi bonus ed incentivi che sono disponibili per titolari di RdC.

Una prima maggiorazione riguarda un particolare bonus Reddito di Cittadinanza, che permette di ottenere un’aggiunta davvero molto ricca, fino a sei mensilità da 780 euro l’una, che però vengono concessi in unica soluzione.

L’agevolazione, riservata proprio alle famiglie che percepiscono RdC, non è altro che un incentivo pensato per aumentare le iniziative imprenditoriali tra coloro che attualmente percepiscono il Reddito di Cittadinanza e vorrebbero trovare un nuovo impiego.

È per questo che il bonus da 780 euro mensili per sei mesi viene erogato soltanto in favore di coloro che hanno intenzione di iniziare la propria attività lavorativa da autonomi.

Chiaramente, non tutti riceveranno la cifra massima pari a 780 euro mensili, dato che la cifra dipende strettamente dall’importo dei pagamenti Reddito di Cittadinanza che la famiglia richiedente riceve ogni mese sulla propria carta RdC.

Si tiene inoltre conto della numerosità del nucleo familiare e, soprattutto, delle richieste già inviate da uno dei suoi componenti. Infatti, il bonus RdC da 780 euro può essere richiesto una sola volta per famiglia.

In altre parole, se anche più di un componente volesse tentare la fortuna avviando un’attività in proprio, varrà comunque una sola richiesta per famiglia, ossia la prima inviata. Richieste da altri componenti successive alla prima verranno scartate. 

L’INPS, che si occupa della gestione e dei pagamenti di questa agevolazione per i percettori di Reddito di Cittadinanza, ha stabilito chiaramente tutti i requisiti specifici di questa agevolazione, che possono essere consultati al sito ufficiale.

Per i lettori interessati ad approfondire questi requisiti, segnaliamo che abbiamo dedicato un intero articolo al bonus da 780 euro, che può essere consultato qui:

INPS, 780€ al mese in arrivo col bonus imprenditorialità!

Reddito di Cittadinanza: e i pagamenti dell’Assegno Unico?

Ci avviamo alla conclusione dell’articolo sui pagamenti relativi al Reddito di Cittadinanza occupandoci di una seconda maggiorazione, che permetterà ai titolari di ricevere un plus anche a gennaio.

Stiamo parlando dell’Assegno Unico Temporaneo, cui a breve subentrerà quello Universale.

Questo aumento, come il primo analizzato al paragrafo precedente, non riguarda tutti i percettori di Reddito di Cittadinanza, ma solamente i nuclei familiari che hanno a carico dei figli.

Per riceverlo, non occorre fare nulla: basta semplicemente attendere l’accredito.

Ricordiamo che il nuovo Assegno Unico Universale che verrà erogato a partire da marzo prevede l’invio dell’ISEE 2022 aggiornato.

Si consiglia dunque ai lettori di provvedere entro il 31 gennaio ad occuparsene, sia per non perdersi l’Assegno Unico sia, soprattutto, per non rischiare una sospensione del Reddito di Cittadinanza. 

Bonus Turismo: tutti i requisiti per richiederlo

È indubbio che il settore turistico sia stato uno di quelli maggiormente colpiti dal Covid.

I vari lockdown, le restrizioni ai viaggi imposte per controllare il diffondersi dei contagi, sono tutte soluzioni che se da un lato hanno permesso di affrontare la fase più acuta della crisi pandemica, ancora oggi però con una variante Omicron che registra migliaia di casi al giorno, stanno letteralmente mettendo in ginocchio il settore.

È evidente in questo senso la volontà del Governo di voler in tutti i modi procedere ad aiutare il settore nel suo complesso, non solo le strutture ricettive ma anche tutta la filiera ad esso connessa, prevedendo a tal fine degli interventi di natura finanziaria abbastanza consistenti.

In effetti una parte cospicua delle risorse del Pnrr sono state destinate a tale finalità, e tra queste senza dubbio, la misura più corposa, è il cosiddetto Superbonus 2022 per il turismo che prevede che verranno destinate a tale settore diverse tipologie di aiuti fruibili sia come contributo a fondo perduto, sia come credito d’imposta che come veri e propri finanziamenti.

Lo scopo di questo Superbonus è quello di consentire una riqualificazione delle strutture ricettive e pertanto, oggetto di questa agevolazione, saranno tutti gli interventi rivolti all’efficientamento energetico delle strutture, quelli che mirano alla ristrutturazione e all’eliminazione delle barriere architettoniche o ancora, tutti quelli che puntano alla trasformazione in chiave più digitale di tutta la struttura stessa.

Su questo argomento è intervenuto poi, proprio in questi ultimi giorni, il Ministero del turismo che ha definito con esattezza tutti i requisiti che le imprese devono avere per poter accedere a queste agevolazioni e tutte le procedure specifiche da seguire per accedere a questo Superbonus 2022.

Ma anche qui procediamo per gradi.

Bonus turismo 2022: considerazioni generali

Si è avuto nel corso degli ultimi giorni, l’intervento del Ministero del turismo che a seguito dell’art.1 del decreto di attuazione del Pnrr n. 152 del 2021, ha specificato tutti requisiti che i richiedenti devono avere per poter fruire dei contributi a fondo perduto, per poter beneficiare del credito d’imposta, e per ottenere dei finanziamenti in relazione a quello che il Pnrr stesso aveva definito il Superbonus turismo 2022.

Tutti questi interventi sono tutti sostegni che arrivano in diverse modalità a sostenere le imprese turistiche e i lavori da queste effettuate.

In dettaglio tutti queste informazioni sono state incluse in un bando pubblico emanato appositamente in cui si specificano in maniera puntuale, i requisiti di ammissione al bando e dunque, di ammissione alle agevolazioni.

Bonus turismo 2022: i tipi di interventi consentiti

Nello specifico in questo bando pubblico emanato appositamente dal Ministero del tesoro per dare seguito al decreto attuativo del Pnrr, si sono specificati in maniera molto dettagliata i requisiti di accesso ai vari benefici, anche perché diversa è la natura delle agevolazioni ammesse a sostegno del settore, potendo infatti i contribuenti beneficiare di contributi a fondo perduto, credito d’imposta e finanziamenti purché però queste agevolazioni siano destinate a lavori specifici.

Coperti dall’agevolazione infatti, saranno solo quegli interventi attraverso i quali si vuole procedere ad una ristrutturazione della struttura ricettiva, ovvero si voglia procedere se siamo in questa circostanza, ad un restauro che miri alla conservazione della struttura stessa.

Ugualmente coperti poi sono tutti i lavori attraverso i quali si vogliono abbattere tutte le barriere architettoniche eventualmente presenti e procedere ad una riqualificazione sia antisismica che energetica di tutta la struttura, allo scopo di migliorarne complessivamente l’efficienza.

Per chi fosse interessato un video tratto dal canale Studio Pucci Associati – YouTube, offre spunti interessanti sul tema.

Bonus turismo 2022: risorse e tempi della domanda

Bisogna dire che per tutto questo Superbonus, solo per l’anno in corso sono destinati 100 milioni di euro, anche se c’è da aggiungere, che per poter fare effettiva domanda di partecipazione a questo bando, bisognerà ancora attendere.

Considerando che il bando è stato pubblicato lo scorso 23 dicembre, tutto l’impianto prevede che ci sia un intervallo di 60 giorni entro i quali venga attivata la procedura per poter presentare la domanda che può essere fatta solo per via telematica.

Decorsi i 60 giorni, quando la procedura per la presentazione delle domande sia stata opportunamente predisposta, coloro che vogliono partecipare al bando devono presentarla entro e non oltre i 30 giorni successivi.

Bonus turismo 2022 e vari tipi di aiuto

Il Ministero del turismo quindi, in esecuzione del decreto attuativo previsto dal Pnrr, ha definito espressamente tutti i requisiti affinché le imprese del settore turistico possano essere ammesse a godere delle diverse agevolazioni.

Nello specifico esistono tre tipologie di aiuti ai quali i contribuenti possono accedere che sono contributi a fondo perduto, finanziamenti oppure aiuti ottenuti sottoforma di credito d’imposta.

Adesso vediamo più dettagliatamente come poso essere erogati questi tre diversi aiuti e con che differenti modalità ed importo.

Bonus turismo 2022 e contributi a fondo perduto

Una delle tipologie di aiuto che il superbonus turismo può erogare, è rappresentata dai contributi a fondo perduto.

Il contributo erogato copre una percentuale pari al 50% delle spesse ammissibili, con un limite massimo di spesa però di 40 mila euro a patto che tutti i lavori vengano effettivamente svolti tra il mese di novembre del 2021 e la fine di dicembre del 2024.

Questo contributo a fondo perduto può inoltre essere aumentato in particolari circostanze.

In dettaglio se gli interventi che si stanno facendo sono rivolti alla digitalizzazione e all’efficientamento tecnologico ed energetico della struttura, il contributo a fondo perduto può essere aumentato di altri 30 mila euro a patto che, le spese per i lavori suddetti, corrispondano almeno ad una percentuale del 15% dell’ammontare totale.

Questi contributi possono altresì essere aumentati quando chi li richiede è idoneo anche ad avere agevolazioni per l’imprenditoria femminile o anche giovanile. In queste due eventualità il contributo è aumentato di 20 mila euro.

Infine, il contributo può essere aumentato di ulteriori 10 mila euro, quando le strutture ricettive siano dislocate nelle regioni del sud Italia, isole comprese.

Bonus turismo 2022 e modalità erogazione contributi

I contributi suddetti possono essere erogati secondo due differenti modalità.

Il contribuente può riceverli in un’unica soluzione, oppure può per questi contributi, richiedere che gliene sia anticipata una percentuale al massimo pari al 30%.

In questa seconda eventualità però, è necessario che tale richiesta sia accompagnata da una garanzia che normalmente risulta essere una fideiussione.

Questa può essere concessa da una banca, o da un’assicurazione oppure, in alternativa, essere fornita dallo stesso contribuente che versa una cauzione in contanti, o con assegni, o bonifici o anche titoli di stato.

Bonus turismo 2022: cosa è il credito d’imposta

Altra forma di aiuto alla quale i contribuenti possono accedere, è rappresentata dal credito d’imposta.

Per comprendere meglio questa forma di sostegno, cerchiamo prima di comprendere in modo più preciso cosa si intende per credito di imposta e perché si differenzia dal finanziamento, con il quale spesso viene confuso.

Bisogna dire che sia il credito d’imposta che il finanziamento, sono due agevolazioni che lo Stato riconosce ai contribuenti ma che producono il capo allo stesso, effetti completamente differenti.

Il credito di imposta infatti, è una particolare agevolazione che lo Stato riconosce alle imprese ma è una misura che si riferisce direttamente alle tasse che l’impresa deve pagare.

Dire infatti che ad un’impresa viene riconosciuto un credito d’imposta, vuol dire che viene concessa un’agevolazione che consente di ottenere proprio uno sconto sull’ammontare delle tasse che la stessa dovrà pagare alla fine dell’anno.

Quindi il credito d’imposta è qualcosa di totalmente differente dal finanziamento che invece è uno strumento attraverso il quale l’azienda può reperire liquidità allo scopo di poter fare un investimento oppure sostenere una determinata spesa.

Il credito d’imposta dunque, altro non è che uno sconto sul totale delle tasse che l’impresa è chiamata a pagare, il finanziamento invece, è un canale attraverso il quale si riesce a far arrivare liquidità all’azienda.

Bonus turismo 2022: come si calcola il credito d’imposta

Nel corso degli ultimi anni il credito d’imposta è diventata una forma di agevolazione che lo Stato sta concedendo con sempre maggiore frequenza sia alle imprese che ai singoli contribuenti, esempio ne è il diffuso utilizzo di questo tipo di facilitazione all’interno dei differenti bonus attivi per l’anno 2022.

In effetti, alla sua diffusione senza dubbio ha contribuito proprio la sua natura, il fatto cioè che rappresenti per un’impresa o per un contribuente, un credito che questi hanno proprio nei confronti dello Stato.

A fronte di questo credito, lo Stato riconosce la possibilità di portarlo in compensazione di eventuali debiti che questi soggetti hanno nei confronti dell’erario, oppure può essere impiegato direttamente per il pagamento dei tributi o ancora se è concesso, ottenerne direttamente il rimborso all’interno della dichiarazione dei redditi.

Il credito di imposta si può avere non solo nei confronti dello Stato, ma anche di tutti gli altri enti pubblici quindi Regioni, Comuni, Inail, Inps etc.

Fondamentalmente il valore del credito d’imposta non è univoco ma varia di volta in volta, in relazione alla fattispecie per la quale viene riconosciuto, ma fondamentalmente il credito d’imposta, si sostanzia sempre in una percentuale riconosciuta sulle spese ammissibili con la possibilità di fissare anche un limite massimo di spese sulle quali andare effettivamente a calcolare questa percentuale.

Bonus turismo 2022 e credito d’imposta

In relazione al Superbonus turismo tra le agevolazioni concesse c’è anche la possibilità di ottenere un credito d’imposta, nella percentuale dell’80% del totale delle spese ammissibili.

Tuttavia i lavori per i quali tale credito può essere riconosciuto devono essere stati realizzati in due intervalli temporali chiaramente individuati. Il primo fa riferimento a tutti i lavori che si realizzano tra il mese di novembre del 2021 e il mese di dicembre del 2024.

Il secondo invece, prende in considerazione tutti i lavori che sono stati avviati a partire dal mese di febbraio del 2020 e che non sono stati ancora terminati, ma per i quali si siano iniziati a pagare spese a partire da mese di novembre del 2021.

Bonus turismo 2022 e finanziamenti

Infine, come ultima agevolazione che è connessa a questo Superbonus, rientrano anche i finanziamenti. Il bando per questo bonus prevede espressamente che si possa ottenere un finanziamento per il pagamento di tutte quelle che non siano state coperte dalle altre due agevolazioni.

Tale finanziamento è tipicamente un finanziamento ad un tasso agevolato e viene concesso a condizione che almeno il 50% delle spese che deve andare a coprire, siano rivolte a soluzioni che mirano all’efficientamento energetico della struttura.

Bonus turismo 2022 ed interventi ammessi e beneficiari

Abbiamo visto che il fine di questo bonus è quello di consentire una riqualificazione delle strutture ricettive e pertanto oggetto di questa agevolazione saranno tutti gli interventi rivolti all’efficientamento energetico delle strutture, quelli che mirano alla ristrutturazione e all’eliminazione delle barriere architettoniche o ancora tutti quelli che puntano alla trasformazione in chiave più digitale di tutta la struttura stessa.

Ma tra i lavori inclusi nell’agevolazione ci sono anche tutti quelli che mirano al restauro e al risanamento conservativo della struttura, così come tutti quelli che si sostengono per poter realizzare e eseguire piscine ed attività termali.

Vista poi l’ampia portata dei lavori coperti, altrettanta ampia sarà la platea dei beneficiari che possono andare dagli alberghi agli agriturismi, dalle terme agli stabilimenti balneari, dalle imprese recettive che svolgono attività all’aperto come ad esempio i campeggi, a tutte le altre imprese che svolgono attività relativamente a fiere, congressi o a tutti gli altri eventi ricreativi in generale.

Fatturazione elettronica forfettari: spunta la data!

Una delle novità che più hanno sconvolto le Partite IVA in Italia è stata l’introduzione dell’obbligo della fatturazione elettronica anche per coloro che rientrano nel regime forfettario. 

È vero, si sapeva già da tempo che questo giorno sarebbe arrivato prima o poi, eppure nessuno si aspettava che tale momento sarebbe stato adesso. 

Invece, il Governo Draghi ha richiesto all’Unione Europea un’estensione della fatturazione elettronica che comprendesse anche gli operatori economici in regime forfettario. 

Ma cosa significa tutto ciò?

Ebbene, l’obbligo di fatturazione elettronica verrà esteso anche a tutti coloro che operano in regime forfettario nel corso del 2022. 

Per quale motivo è stata una doccia fredda? Te lo spiego subito. 

Fino ad oggi tale obbligo è stato in vigore per coloro che rientrano tra le Partite IVA che operano in regime ordinario. Invece, coloro che possiedono il regime forfettario, quindi la tassazione agevolata al 15% non erano tenuti ad emettere fattura elettronica. 

Tuttavia, il Governo ha deciso di intervenire su questo punto in quanto vuole combattere il fenomeno dell’evasione fiscale che, come sappiamo, risulta essere una piaga importante del nostro Paese. 

Ma come funzionerà l’obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari? Quando cambierà tutto? Andiamo a scoprirlo insieme in questo articolo.

Fatturazione elettronica forfettari: spunta l’obbligo!

Come abbiamo affermato anche in precedenza, tutte le Partite IVA che rientrano nel regime ordinario sono tenute a emettere fattura elettronica fin dalla data del 1° gennaio 2019.

Tuttavia, inizialmente, coloro che rientravano nel regime forfettario sono stati esclusi da questo obbligo. 

Ma cosa intendiamo per regime forfettario? 

Per chiarezza iniziamo con il definire che cos’è il forfettario. Per farlo utilizziamo la definizione rilasciata dall’Agenzia delle Entrate

Un regime fiscale agevolato, destinato alle persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni.

Ma quindi non tutti possono accedere al regime forfettario? Esatto! Ci sono delle limitazioni importanti che andremo ad approfondire nel corso del prossimo paragrafo. 

Intanto è importante sottolineare che si tratta di un obbligo che era già atteso in passato, ma che sembrava venisse rimandato all’infinito. 

Infatti, fino ad oggi, tutti i contribuenti che operano in regime forfettario sono stati esonerati dall’obbligo di fatturazione elettronica. 

Diciamo che, tali soggetti economici, hanno avuto la possibilità di scegliere autonomamente se operare tramite fatturazione elettronica oppure no. Infatti, anche i forfettari hanno sempre avuto la possibilità di farlo, ma non erano obbligati. 

Anzi, per dirla tutta un obbligo c’era. Infatti, era obbligatorio emettere fattura elettronica anche per i forfettari per contabilizzare le fatture emesse nei confronti della Pubblica Amministrazione. 

Eppure, il premier Mario Draghi ha chiesto espressamente all’Europa di estendere l’obbligo di utilizzare la fatturazione elettronica anche per i forfettari fino al 2024. Ovviamente, come è facile intuire dal nostro articolo, l’Unione Europea ha risposto in maniera affermativa. 

Regime Forfettario: quali sono i limiti previsti?

Come abbiamo preannunciato nel corso del precedente paragrafo, è importante fare un passo indietro in modo da definire chiaramente chi sono coloro che possono beneficiare del regime forfettario, anche detto regime agevolato. 

Infatti, in base a quanto sancito dalla legge, un soggetto in Partita IVA in regime forfettario beneficia della tassazione agevolata al 15%. Inoltre, se si presentano particolari requisiti, la tassazione può scendere fino al 5% per i primi cinque anni di attività.

Ma quali sono le limitazioni previste per poter rientrare nel regime forfettario? andiamo a scoprirle nel dettaglio. 

Il limite fondamentale previsto da tale regime è che non si può fatturare una cifra superiore a 65.000 euro nell’anno in corso. Se si dovesse superare tale soglia, l’anno successivo il contribuente rientrerebbe automaticamente nel regime ordinario. 

Inoltre, è importante sottolineare che si può avere una Partita IVA in regime forfettario anche se si possiede un regolare contratto di lavoro subordinato. Tuttavia, il limite di compensi da lavoro dipendente o assimilati è fissato a 30.000 euro lordi annui. 

Regime Forfettario: le ragioni della scelta di Draghi!

Torniamo a noi e andiamo a comprendere più nel dettaglio perché assisteremo all’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica anche per coloro che operano in regime forfettario. 

Ebbene, è importante sottolineare che uno degli obiettivi fissati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza risulta essere il miglioramento dei controlli atti a combattere l’evasione fiscale. 

Infatti, in un documento rilasciato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze si legge chiaramente che, per contrastare l’evasione in materia di IVA, sarà necessario ridurre il numero di persone escluse dall’obbligo di fatturazione elettronica. 

Infatti, secondo quando afferma il MEF, escludere gli operatori economici che operano in regime forfettario, limiterebbe di molto il controllo dell’evasione fiscale. 

Ma per quale motivo si sta optando per l’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica?

Ebbene, è stato riscontrato che, dall’introduzione dell’obbligo per coloro he operano nel regime ordinario, il recupero del gettito IVA è in aumento. 

Di conseguenza, viso questo trend positivo si è pensato di estendere tale obbligo anche per i contribuenti in regime forfettario. 

Obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari: i vantaggi!

Ovviamente si tratta di una scelta che porterebbe ad importanti vantaggi da entrambe le parti. 

Infatti, si tratta di una metodologia tacciabile e trasparente che andrebbe a ridurre il più possibile il fenomeno dell’evasione fiscale che, come sappiamo, è una piaga caratteristica del nostro Paese. 

Tramite la fatturazione elettronica, infatti, gli operatori economici invieranno i documenti all’intestatario tramite un software che comunica direttamente con il Fisco. 

Questo significa che sarebbe presente un maggior controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate. 

Oltre ai vantaggi dal punto di vista fiscale ci saranno ovviamente dei vantaggi anche per i soggetti economici che operano utilizzando la fatturazione elettronica. Infatti, tutte le fatture andranno a confluire in un unico sistema e, di conseguenza, sarà più semplice consultarle avendole tutte sempre a disposizione. 

Obbligo di fatturazione elettronica per i forfettari: quando arriva?

Attenzione: è importante ricordare che attualmente non esiste ancora alcun obbligo di fatturazione elettronica per coloro che operano in regime forfettario. 

Ma cosa significa? Ebbene, coloro che possiedono una Partita IVA con la tassazione agevolata possono ancora emettere fatture cartacee. 

Infatti, per avere questa imposizione sarà necessario che venga predisposta una legge ad hoc che elimini l’esonero per loro previsto nell’articolo 1 del decreto legislativo numero 127 del 2015

Infatti, questa novità richiesta non è stata introdotta né dal Decreto Fiscale né dalla Legge di Bilancio per il 2022. Di conseguenza, siamo in attesa della messa a punto di questa nuova norma alla quale gli operatori economici operanti in regime forfettario dovranno adattarsi. 

Ma quando avverrà tutto questo? Spuntano le prime indiscrezioni sulle date che potrebbero segnare questo definitivo passaggio alla fatturazione elettronica. 

Inizialmente si parlava del mese di marzo, ma ad oggi si parla addirittura della metà del 2022, quindi a cavallo tra i mesi di maggio e giugno. 

Ovviamente, non abbiamo ancora nessuna certezza, ma non smetteremo certamente di tenervi aggiornati sugli sviluppi. 

STM schizza sul Ftse Mib. Grande affare con upside goloso

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A Piazza Affari la protagonista assoluta di oggi tra le blue chips è STM che conquista il primo posto nel paniere del Ftse Mib.

STM in rally sul Ftse Mib

Il titolo, dopo aver chiuso la sessione di ieri con un calo di oltre mezzo puto percentuale, oggi ha imboccato da subito la via dei guadagni, allungando progressivamente il passo.

Negli ultimi minuti STM si presenta a 44,075 euro, con un rally del 3,47% e oltre 2,3 milioni di azioni scambiate fino ad ora, contro la media degli ultimi 30 giorni pari a circa 2,85 milioni.

STM corre sull’onda delle novità da TSMC

Le azioni della società italo-francese già dalla fin della scorsa settimana sono finite sotto i riflettori dopo la presentazione dei risultati preliminari del quarto trimestre 2021.

Quest’oggi intanto STM core sulla scia delle indicazioni arrivate da TSMC, la maggiore foundry globale, che ha fornito una guidance per il primo trimestre dell’anno e per l’intero 2022 sopra le attese.

In dettaglio, il fatturato dei primi tre mesi di quest’anno è atteso fra 16,6 e 17,2 miliardi di dollari, con il mid-point il 7% sopra le attese, a 15,8 miliardi di dollari.

Il margine lordo è stimato fra il 53% e il 55% rispetto al 51,8% atteso, mentre per l’intero 2022 la società si attende una crescita dei ricavi fra il 25% ed il 28% contro il 21% atteso.

La maggiore crescita è legata principalmente a high performance computing ed automotive, mentre su internet delle cose e smartphone si stima una crescita leggermente inferiore a quella di gruppo.

La società investirà nel 2022 fra 40 e 44 miliardi di euro di capex rispetto ai 31 miliardi del 2021.

STM: Equita commenta le ultime notizie

La guidance sulle spese per investimenti, secondo gli analisti di Equita SIM è chiaramente positiva per i fornitori di macchinari, mentre quella sul fatturato, che include una componente importante di pricing, non quantificata, dovrebbe aiutare in relativo i margini dei produttori integrati e non fabless come STM.

Non cambia intanto la view sul titolo che per Equita SIM merita una raccomandazione “hold”, con un prezzo obiettivo a 46 euro.

STM: Credit Suisse alza il target price

Da segnalare che diversi sono i giudizi espressi dalle banche d’affari in questi giorni su STM, sulla scia dei dati preliminari diffusi la scorsa settimana.

Proprio oggi Credit Suisse ha confermato la raccomandazione “outperform”, con un prezzo obiettivo alzato da 49,5 a 60 euro.

La banca elvetica ha anche rivisto le stime sui ricavi 2021-2024 dell’1%-10% e quelle sull’Ebit del 3%-23%, con l’eps visto crescere a un tasso composto medio annuo 2021-2025 del 17%.

STM: la view di Kepler e Bank of America

Ieri invece è stato Kepler Cheuvreux a rivedere il fair value di STM da 50 a 54 euro, confermando la raccomandazione “buy”.

Anche questo broker ha messo mano alle stime, alzando quelle di eps adjusted del 5,9% per il 2021 e del 3,9% per il 2022, evidenziando che il gruppo beneficia di solidi driver di crescita e il titolo ha una valutazione ancora interessante.

Al coro degli ottimisti si aggiunge anche Bank of America che due giorni fa ha reiterato il rating “buy”, incrementando il prezzo obiettivo da 52 a 57 euro.

Diversi sono i fattori che sosterranno STM, quali l’aumento del PIL globale, la crescita secolare nel 5%, nell’elettrificazione, nelle rinnovabili, nell’automazione e nell’internet delle cose.

STM sotto la lente di Citi

Da segnalare infine la promozione arrivate da Citi che sul titolo ha modificato la sua strategia da “neutral” a “buy”, con un target price rivisto da 45 a 53 euro.

La banca americana definisce solidi i fondamentali di STM, evidenziando al contempo che il mercato sottovaluta la resilienza dei margini dei due gruppi.    

Reddito di Emergenza 2022, un aiuto per famiglie ed imprese

Il Reddito di Emergenza, un aiuto per famiglie ed imprese, a quasi un anno dalla sua approvazione continua a far parlare di se, e questo non è un buon segno.

Nato infatti come misura emergenziale, il REM è un contributo economico approvato durante il periodo di pandemia rivolto a tutti coloro in difficoltà economica, rimasti esclusi da tutti gli altri bonus ed aiuti approvati nei vari decreti durante lo stato di emergenza.

Molti i cittadini nel 2021 che hanno dovuto chiudere attività o che hanno subito la perdita del posto di lavoro o un calo del reddito dovuta alla riduzione dell’orario di lavoro.

Misure come il REM hanno contribuito parte della popolazione a rimanere al di fuori della soglia di povertà continuando a vivere una vita dignitosa.

La crisi non è finita, i contagi tornano ad aumentare, bar, ristoranti, discoteche, agenzie di viaggio si fermano ancora, non si lavora e quindi non si guadagna, la luce in fondo al tunnel sembra essere ancora lontana, ma il Governo ha deciso di non prorogare il Reddito di Emergenza nel 2022.

Dopo l’ultima rata di settembre 2021 pagata con notevole ritardo, nel mese di novembre, il Governo ha smesso di parlare del REM lasciandolo fuori dalle misure introdotte nella  Legge di Bilancio 2022 approvata il 31 dicembre scorso.

La decisione presa dal Governo sembra avere poco senso, la decisione di prorogare lo Stato di Emergenza fino al 31 marzo 2022 senza discutere un piano di nuovi ristori e sostegni tra i quali il REM sembra al quanto paradossale.  

Negli ultimi giorni sembra però che le cose stiano cambiando, l’aggravarsi della crisi sembra aumentare le chance di un ritorno del Reddito di Emergenza anche per l’anno in corso.

La speranza è alimentata anche dall’arrivo dei fondi previsti dal PNRR, legandolo al piano di ripresa nazionale il REM troverebbe la copertura necessaria per essere finanziato anche nel 2022.

E’ il sole 24 ore a far passare le prime indiscrezioni riguardo il ritorno di nuovi ristori che potrebbero arrivare tramite l’approvazione di un nuovo Decreto Sostegni che vista la situazione attuale di emergenza che stiamo vivendo non dovrebbe tardare ad arrivare, priorità a discoteche e settore dello spettacolo, ristori estesi anche ad altre categoria.

Scontata la decisione del rinnovo della Cassa Integrazione Covid-19.

Facciamo chiarezza ed analizziamo con ordine tutta la questione partendo dall’inizio e cioè analizzando i motivi che hanno portato il governo a non introdurre il Reddito di Emergenza nell’ultima manovra di Bilancio.

I motivi del no al Reddito di Emergenza 2022

Tra i motivi che hanno portato il Governo Draghi per optare ad una bocciatura del Reddito di Emergenza per il 2022 c’è sicuramente l’aspetto economico.

Rifinanziare la misura infatti sarebbe costato alle casse dello Stato circa 700 milioni di euro, questo è risultato essere il motivo principale per il quale il REM non è stato considerato per il pacchetto di aiuti previsti per il 2022.

Alla motivazione economica però dobbiamo affiancare anche un problema di tipo strutturale.

Se nel primo anno, il 2020, per il REM sono stati stanziati 971 milioni di euro raccolti in un fondo specifico, con un numero di domande effettuate dai cittadini decisamente inferiore ( del 50% ) rispetto a quanto stimato dal Governo, nel 2021 è accaduto l’esatto contrario.

A fronte infatti del 1.520,01 milioni di euro stanziati i fondi si sono ben presto esauriti, questo perchè nel 2021 è stata allargata la platea dei beneficiari, estendendo la misura anche a quei lavori con un ISEE in corso di validità inferiore a 30.000 euro e che avessero esaurito sostegni come NASPI e DIS-COLL.

Alla luce di quanto accaduto il Governo ha pensato di non inserire il Reddito di Emergenza nella Legge di Bilancio 2022, riorganizzare l’intero sistema di finanziamento e se necessario riproporlo nell’anno in corso.

Per chi fosse interessato al tema di seguito un video pubblicato dalla redazione di Speedy News Italia, un aggiornamento sul nuovo pacchetto di sostegni messo in campo dal Governo Draghi per qust’inizio 2022. 

Reddito di Emergenza 2022 possibile grazie al PNRR: come funziona?

Vista la crisi economica e sociale, oltre che sanitaria, che stiamo tornando a vivere nelle ultime settimane, le probabilità di un ritorno del Reddito di Emergenza sono alte.

Soprattutto ora che il Governo avrebbe trovato i fondi per rifinanziare la misura. 

Fuori dalla Manovra di Bilancio 2022 per mancanza di fondi destinati per la proroga di altri provvedimenti come, il Reddito di Emergenza, il Governo sembrerebbe voler attingere le risorse messe a disposizione dal del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Si sarebbe trovato il modo di far confluire parte delle risorse del PNRR proprio per rinnovare il Reddito di Emergenza anche per il 2022.

Per il momento resta solo una voce, ma le probabilità sono alte e concrete, inoltre visto il carattere emergenziale della misura la notizia sulla conferma o meno del REM non dovrebbe tardare ad arrivare, ma dovrebbe essere prevista per i prossimi giorni.

L’emergenza legata al crescere del numero dei contagi che obbliga il Governo ad attuare sempre maggiori restrizioni sta tornando a far impoverire i cittadini, questo dunque sarebbe il momento giusto per rendere nuovamente disponibile il REM.

Reddito di Emergenza 2022: la platea di beneficiari a chi spetta?

La proroga del Reddito di Emergenza potrebbe interessare una platea decisamente ampia di potenziali beneficiari, questo è quanto emerge da un report INPS relativo al numero di percettori di REM e RdC negli anni di crisi dal 2019 al 2021.

Concentrandoci sui numeri del Reddito di Emergenza nell’ottica di dare una dimensione al provvedimento vediamo come ai sensi del Decreto Sostegni i cittadini che hanno richiesto ed ottenuto al mento una mensilità del REM sono 594.300, mentre coloro che lo hanno ottenuto ai sensi del Decreto Sostegni-bis 555.300, questo nei mesi compresi tra giugno e settembre del 2021.

Dai dati INPS inoltre emerge come il REM come sia stato erogato principalmente nel Sud Italia e sulle Isole, seguite dal Nord Italia, ed infine dal Centro.

L’60% circa dei beneficiari inoltre risulta di nazionalità italiana ( 616.000 ) il 30% extracomunitari ( 460.000 ) ed il restante 10% cittadini comunitari.

L’importo medio mensile è stato di 540 euro per un totale di oltre 1 milione di persone, una platea decisamente ampia.

Reddito di Emergenza: i sindacati guidano la battaglia

Sono i sindacati a condurre la battaglia per il rinnovo del Reddito di Emergenza anche per il 2022 questo è quanto riporta il sito tuttolavoro 24, sembra inconcepibile non poter contare su una misura come REM in un periodo di piena emergenza come quello attuale.

E’ l’Unione Sindacale di Base (USB) che si sta rendendo protagonista nella gestione della situazione, USB rappresenta una delle sigle più importanti del sindacalismo di base e chiede all’esecutivo di rimediare alle carenze della Legge di Bilancio.

in un comunicato scrivono:

“si innalzano i contagi, si prolunga lo stato di emergenza ma non ci sono nuovi finanziamenti per fare fronte alla situazione drammatica che stanno vivendo molti lavoratori e molte famiglie anche in questo inizio di 2022”.

I sindacati chiedono dunque tempestività nell’attuare nuovi ristori e misure di sostegno come la Cassa Integrazione Covid-19 ( Cig ).

Ci si aspetta un atteggiamento di sostegno e risoluto da parte del Governo, il fatto che si sia evitato il lock down non significa che molte attività non abbiano bisogno di nuovi aiuti economici, molte infatti le attività aperte ma che non stanno fatturando come bar, ristoranti ecc.

Come vedere il saldo postepay e i movimenti della carta!

Non sai come visualizzare il saldo e monitorare i movimenti della tua carta PostePay?

Innanzitutto, ci sono due tipologie di carte che sono le più conosciute e che vengono offerte da Poste Italiane: queste carte sono la carta PostePay Standard e la carta PostePay Evolution.

Queste due tipologie di carte, offerte dalle Poste Italiane, forniscono ai propri clienti diversi servizi.

Il primo, e il più evidente, dato che puoi vederlo con i tuoi occhi sulla tua carta, è quello relativo al circuito di appartenenza delle suddette carte:

La carta PostePay Standard appartiene al circuito Visa, mentre la carta PostePay Evolution appartiene, invece, al circuito MasterCard.

L’altro servizio principale, che differenzia queste due tipologie di carte prepagate, è quello relativo al possesso del codice IBAN, per effettuare e per ricevere dei bonifici, presente solo nella carta PostePay Evolution.

Mentre entrambe, invece, servono per effettuare dei pagamenti sia online che presso dei negozi fisici.

Ma, sia che tu abbia deciso di possedere una carta PostePay Standard che una carta PostePay Evolution, le modalità con le quali puoi monitorare il relativo saldo e i movimenti della carta sono le medesime.

Le motivazioni per cui si abbia la necessità di vedere il saldo PostePay e monitorare i movimenti della carta possono essere:

  • Per sapere se si dispone della somma di denaro che si vuole spendere, poco tempo prima di effettuare un pagamento con la carta PostePay;
  • Per sapere se l’importo pagato è stato o meno addebitato in maniera corretta, subito dopo aver effettuato un pagamento;
  • Per questioni legate alla sicurezza, andando a monitorare con cuna certa frequenza il saldo PostePay per evitare che ci siano delle truffe o, comunque, dei prelievi altrui sulla propria carta, ed andare a bloccare immediatamente la carta PostePay, prima di vedersi completamente svuotato il proprio conto.

Come avrai ben capito, vedere il proprio saldo PostePay ed andare a monitorare i movimenti della carta è un’azioni estremamente utile e, per di più, Poste Italiane offre questo servizio in maniera del tutto gratuita.

Vedere il saldo PostePay è gratis con ogni tipo di modalità con cui questo venga effettuato. Perciò, non hai più nessuna motivazione per non farlo!

Continuando a leggere questo articolo potrai conoscere tutto ciò che riguarda il saldo PostePay.

Nello specifico, potrai scoprire, inizialmente, la differenza tra il saldo contabile ed il saldo disponibile.

Successivamente, andremo a parlare di come vedere il saldo PostePay e i movimenti della carta, andando a descrivere le singole modalità con le quali queste azioni possono essere effettuate dagli utenti.

Tra queste modalità, per verificare il saldo PostePay e i movimenti della carta, troviamo la possibilità di recarsi, fisicamente, con il proprio codice Pin tra le mani, in un ufficio postale oppure negli sportelli ATM Postamat.

Se, invece, intendi monitorare il saldo PostePay e i movimenti della carta senza il codice Pin, allora puoi farlo recandoti sui siti di Poste Italiane o sull’applicazione PostePay.

Saldo PostePay: differenza tra saldo contabile e saldo disponibile!

Il primo passo che andremo a fare in questa breve guida su come vedere il saldo PostePay e i movimenti della carta, è quello di andare a parlare della differenza che intercorre tra il saldo contabile ed il saldo disponibile.

Quando vuoi vedere il tuo saldo PostePay, Poste Italiane ti fornirà due diverse tipologie di saldo:

  • Il saldo contabile;
  • Il saldo disponibile.

Queste due tipologie di saldo PostePay sono differenti tra di loro, come già detto in precedenza, e, talvolta, possono, infatti, essere diverse anche di importo.

Andiamo insieme, brevemente, a vedere perché.

Il saldo contabile comprende tutte le operazioni effettuate dall’utente, che sono già state contabilizzate e, dunque, regolarmente registrate.

Il saldo disponibile, invece, è la somma di denaro che l’utente può utilizzare per effettuare i pagamenti e comprende anche le operazioni che sono già state effettuate dall’utente, ma che ancora non sono state contabilizzate.

Ecco spiegato il motivo sottostante alla possibile differenza di denaro tra il saldo contabile ed il saldo disponibile.

Un esempio dimostrativo potrebbe essere quello in cui poco prima di andare a vedere il saldo PostePay, l’utente effettui un pagamento o un bonifico, che, logicamente, non sarà ancora contabilizzato e registrato nel momento in cui egli va a vedere il saldo.

Tali operazioni saranno, comunque, contabilizzate dopo poco tempo, nei giorni successivi.

Come vedere il saldo PostePay e i movimenti della carta?

Dopo aver parlato della differenza tra il saldo contabile ed il saldo disponibile, andiamo adesso a parlare di come vedere il saldo PostePay e i movimenti della carta.

Diverse sono le motivazioni per cui si può avere la necessità di monitorare il proprio saldo PostePay e i movimenti della carta, come diverse sono le modalità con le quali queste operazioni si possono effettuare.

Un utente può decidere di vedere il saldo PostePay e i movimenti della carta prima di effettuare un pagamento, per sapere se ha abbastanza denaro a disposizione, o subito dopo aver effettuato un pagamento, per controllare che il denaro gli sia stato addebitato in maniera corretta.

Un’altra motivazione per cui un utente può aver bisogno di controllare il saldo PostePay è quella relativa alla sicurezza, in modo da bloccare immediatamente la propria carta nel caso in cui si verifichino delle transazioni o dei prelievi anomali e non riconosciuti.

Nei prossimi paragrafi, dunque, andremo a vedere tutte le modalità con cui l’utente può andare a vedere il saldo PostePay e i movimenti sulla propria carta.

Saldo PostePay: come vedere i movimenti della carta in ufficio postale?

La prima modalità, con cui l’utente può vedere il saldo PostePay e i movimenti della carta, è quella di recarsi fisicamente presso un ufficio postale.

Questa modalità è la più semplice, ma, probabilmente, anche quella che fa perdere più tempo.

Il motivo è semplice:

Per vedere il saldo PostePay e i movimenti della carta in ufficio postale, dovrai prima recartici personalmente, poi fare la fila aspettando il tuo turno e, solo dopo, potrai parlare con un operatore che provvederà a stampare il saldo e i movimenti effettuati sulla carta.

L’unica possibilità che l’utente ha a propria disposizione per velocizzare questa procedura, è quella di prenotare un ticket online presso l’ufficio postale più vicino, dove egli andrà a vedere il saldo PostePay.

I movimenti della carta che l’utente può richiedere all’ufficio postale sono le ultime 40 operazioni che sono state effettuate sulla propria carta PostePay.

Per vedere il saldo PostePay e i movimenti della carta in ufficio postale, l’utente deve portare necessariamente con sé:

  • Un documento d’identità;
  • Il codice fiscale;
  • La carta PostePay;
  • Il codice Pin della carta PostePay.

Saldo PostePay: come vedere i movimenti della carta agli sportelli ATM?

Un’altra modalità con cui l’utente può vedere il saldo PostePay e i movimenti della carta è quella di recarsi presso gli sportelli ATM Postamat.

Questa modalità risulta estremamente semplice, dal momento che lo sportello ATM prevede una procedura guidata da seguire che, in pochissimo tempo, porterà alla stampa del saldo e dei movimenti della carta PostePay.

La modalità di vedere il saldo PostePay presso uno sportello ATM è anche quella più ecologica, in quanto l’utente può decidere anche di non stampare il riepilogo informativo, ma, semplicemente, scegliere di visualizzarlo sull’ATM Postamat.

Andando a vedere il tuo saldo PostePay presso uno sportello ATM potrai evitare le lunghe code che dovresti, altrimenti, effettuare in ufficio postale e potrai usufruire dei migliaia di sportelli ATM, che sono dislocati su tutto il territorio nazionale.

Dopo aver scelto lo sportello ATM che risulta più vicino e congeniale, ti basterà inserire la carta PostePay, digitare il codice Pin quando ti viene richiesto e selezionare la voce “Saldo della Carta”, per visualizzare o stampare il saldo PostePay, o la voce “Lista Movimenti”, per visualizzare o stampare i movimenti sulla carta.

Per vedere il saldo PostePay e i movimenti della carta agli sportelli ATM, l’utente deve portare necessariamente con sé:

  • La carta PostePay;
  • Il codice Pin della carta PostePay.

Saldo PostePay: come vedere i movimenti della carta senza codice PIN?

Se non hai a disposizione il tuo codice Pin, perché lo hai perso o perché non te lo ricordi, Poste Italiane ti dà comunque la possibilità di vedere il saldo PostePay e i movimenti della carta.

Le modalità con cui l’utente può vedere il saldo e i movimenti della carta PostePay senza codice Pin sono recandosi presso:

  • I siti di Poste Italiane;

Queste due modalità sono sicuramente le più veloci tra quelle che sono messe a disposizione da Poste Italiane per vedere il saldo PostePay e i movimenti della carta.

Saldo PostePay: come vedere i movimenti della carta sui siti di Poste Italiane?

L’utente può scegliere di vedere il saldo PostePay e i movimenti della carta andando sui siti di poste.it o postepay.it, messi a disposizione da Poste Italiane.

L’unica volta in cui ci sarà bisogno di un po’ più di tempo per visualizzare il saldo è quella relativa alla registrazione dell’utente.

Ecco i passi che bisogna fare per vedere il saldo PostePay e i movimenti della carta sui siti di Poste Italiane:

Bisogna registrarsi al sito poste.it e accedere a MyPoste con le proprie credenziali. Dopodiché, bisognerà accedere alla sezione PostePay e selezionare la propria carta per visualizzare il saldo e i movimenti.

Saldo PostePay: come vedere i movimenti della carta su app PostePay?

L’altra modalità con cui l’utente può vedere il saldo PostePay e i movimenti della carta, senza il codice Pin, è recandosi sull’app PostePay dal proprio dispositivo mobile.

Tutto ciò che dovrai fare è scaricare l’app PostePay sul tuo smartphone, effettuare l’accesso, inserendo le tue credenziali PosteID e poi potrai visualizzare il saldo PostePay e i movimenti della carta.

La prima volta bisognerà autenticarsi con le proprie credenziali, mentre, dal secondo accesso, sarà tutto automatico e potrai vedere immediatamente il tuo saldo e i tuoi movimenti sulla carta PostePay.

Questo servizio è di sicuro il più comodo, in quanto è accessibile in maniera indistinta a tutti gli utenti, per 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.

Usa, cosa farà davvero la Fed nei prossimi mesi?

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E se la Federal Reserve non potesse alzare i tassi di interesse? Certo, il presidente della Banca centrale Usa, Jerome Powell, in audizione al Senato americano l’11 gennaio ha anticipato tre rialzi del costo del denaro nel 2022 per sostenere l’economia e fare fronte all’aumento dell’inflazione. Ma ha anche aggiunto che, probabilmente, “rimarremo in un’era di tassi d’interesse molto bassi”. La Fed dovrebbe chiudere l’asset purchase program entro marzo e poi iniziare le strette a partire da giugno. Maggiori informazioni, tuttavia, dovrebbero arrivare dopo il primo meeting della Banca centrale che si terrà il 25 e il 26 di gennaio.

L’inflazione sale

L’inflazione non sembra essere transitoria come tanti avevano pensato: ha cominciato il 2021 all’1,5% ma, ad aprile, il Consumer price index (Cpi) è salito al 5% per poi spostarsi, più recentemente, al 6%. L’ultimo dato reso noto dal Labor Department dice che il Cpi nel 2021 è cresciuto del 7%, il massimo progresso annuale dal 1982.  “La colpa dell’impennata del carovita è da attribuire allo sbilanciamento fra domanda e offerta causata dalle merci rimaste bloccate nei porti”, spiega Michael Wong, analista di Morningstar.

Andamento inflazione Usa

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Ci sono poi da considerare i numeri che arrivano dal mercato del lavoro (la Fed ha un doppio mandato: garantire il massimo di occupazione possibile e la stabilità dei prezzi). Gli ultimi dicono che, nel mese di dicembre, il tasso di disoccupazione degli Stati Uniti è sceso dal 4,2% del mese precedente al 3,9%. Il dato è stato migliore delle attese del consensus, che aveva previsto un calo al 4,1%.

L’andamento dell’inflazione e il tasso di disoccupazione, insomma, puntano verso una stretta della politica monetaria. “Ma le varianti del Covid, come Omicron, possono portare a una riduzione della domanda e a un calo del Pil”, dice l’analista. Gli Stati Uniti a inizio settimana hanno registrato 1,35 milioni di nuovi casi di Covid-19, un record. Il precedente primato era di 1,03 milioni il 3 gennaio. La media delle ultime due settimane mostra 700.000 nuove infezioni al giorno. Oltre 136.600 persone sono state ricoverate in ospedale, il numero più alto dal gennaio 2020.

“Se la domanda dovesse rallentare e si arrivasse a una situazione di stagflazione, la Fed potrebbe decidere di non procedere con un aumento dei tassi”, dice l’analista. Nella riunione di dicembre della Banca centrale Usa, la maggioranza dei membri del Fomc (il braccio operativo dell’istituto) ha dato come probabili almeno tre rialzi nel corso del 2022.

“Sebbene l’inflazione sia in aumento, prevediamo che comincerà a rallentare a metà del 2022 per arrivare una media del 3,6% l’anno prossimo”, spiega Dave Sekera, Chief U.S. Market Strategist di Morningstar. “Per quanto riguarda il Pil, prevediamo che l’economia rallenterà fino ad arrivare a un tasso di crescita del 3,9% nel 2022 e del 3,5% nel 2023. Questi valori sono comunque superiori alle recenti medie storiche”.

La Borsa rallenta

In Borsa, intanto, gli operatori, nonostante qualche fiammata di entusiasmo, preferiscono muoversi con cautela. Da inizio gennaio (fino all’11 del mese e in euro) l’indice Morningstar US Markets ha perso l’1,14% (+34,8% nel 2021). Nello stesso periodo il paniere Global Markets ha segnato -0,75% (+26,7% l’anno scorso).

Indici Morningstar US Markets e Global Markets a confronto dal 2021

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Dal punto di vista delle valutazioni, attualmente, secondo il Morningstar Global Market Barometer l’azionario Usa è sopravvalutato del 4% rispetto al rapporto Price/Fair value (relativamente alle stock coperte dall’analisi Morningstar. Dati in dollari aggiornati all’11 gennaio 2022).

La situazione, tuttavia, è più eterogenea di quello che potrebbe sembrare. “Guardando le valutazioni attraverso la Morningstar Style Box, ci accorgiamo che i titoli value e le small cap sono sottovalutati”, dice Sekera.

Morningstar Style Box

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Dal punto di vista operativo, secondo lo strategist per gli investitori c’è la possibilità di muoversi su società di qualità sottovalutate che hanno un vantaggio competitivo (economic moat) Ampio.

Nella tabella in basso sono elencate le società con un economic moat Ampio che Morningstar considera sottovalutate.

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Di Marco Caprotti