Episodio di violenza della polizia, vittima un uomo di nomne Frank Tyson. Negli Stati Uniti, le comunità afroamericane continuano a essere teatro di incidenti tragici e mortali, segnati da un eccesso di violenza da parte delle forze di polizia. Nonostante le mobilitazioni e gli appelli del movimento “Black Lives Matter”, nato in seguito agli omicidi di George Floyd ed Eric Garner, che morirono pronunciando le parole “Non respiro”, i casi di violenza non sembrano diminuire.
L’ultimo tragico evento: la morte di Frank Tyson
L’ultimo episodio si è verificato a Canton, Ohio, dove Frank Tyson, un uomo di 53 anni, è morto in circostanze tragiche e sospette. Il 18 aprile, dopo un incidente stradale, Tyson è stato fermato dalla polizia. Un video di 36 minuti documenta gli ultimi momenti della sua vita, mostrando un agente che lo immobilizza a terra, premendo un ginocchio sulla sua schiena per oltre 30 secondi, nonostante le sue suppliche di essere lasciato respirare. Queste scene riecheggiano dolorosamente i casi di Floyd e Garner, sollevando nuove preoccupazioni sulle pratiche di arresto e l’uso della forza.
Cinque minuti dopo averlo immobilizzato, gli agenti hanno constatato l’assenza di battito cardiaco in Tyson, ma hanno tardato a iniziare la rianimazione cardiopolmonare. Un’ambulanza è arrivata solo successivamente, e l’uomo è stato dichiarato morto in ospedale.
Le conseguenze e le indagini in Corso
In risposta all’incidente, gli agenti coinvolti vengono sospesi in attesa dei risultati delle indagini. La morte di Tyson, che è stato scarcerato il 6 aprile dopo aver scontato 24 anni per sequestro di persona e furto, e che ha violato i termini della sua libertà condizionata, solleva interrogativi critici sulla responsabilità delle forze dell’ordine e sulle procedure adottate durante gli arresti.
Questo evento tragico non solo riaccende il dibattito sulla giustizia e l’equità delle pratiche di polizia, ma mette anche in luce la necessità di esaminare e potenzialmente riformare le metodologie adottate nel trattamento degli individui in condizione di libertà condizionata, specialmente quelli con un passato criminale significativo. Si pongono questioni sulla proporzionalità della forza utilizzata e sull’adeguatezza dei protocolli di intervento, in un contesto di crescente sensibilità pubblica verso le questioni di giustizia sociale e diritti civili.
L’indagine sull’incidente è cruciale per determinare se gli agenti coinvolti hanno agito all’interno delle linee guida operative standard e quali potrebbero essere le implicazioni per il futuro delle politiche di sicurezza pubblica. La comunità e i gruppi per i diritti civili seguono da vicino il corso delle indagini, sperando che il caso porti a una maggiore trasparenza e possibilmente a riforme significative nel modo in cui le forze dell’ordine gestiscono le interazioni con coloro che sono già stati penalizzati dal sistema giudiziario.
Un problema sistematico
Questo evento è solo l’ultimo di una serie di incidenti violenti che coinvolgono la polizia e la comunità afroamericana. Solo pochi giorni prima, il 10 aprile, Dezter Reed, un giovane afroamericano di 26 anni, è stato ucciso a Chicago da agenti in borghese che hanno sparato 96 colpi in 42 secondi. Inoltre, un mese prima, un ragazzo autistico di 15 anni è stato ucciso alle porte di Los Angeles per aver brandito una zappa.
I dati delle organizzazioni per i diritti civili indicano che il 10% delle uccisioni di afroamericani da parte della polizia inizia con fermi per incidenti o infrazioni stradali, e che gli afroamericani hanno una probabilità due volte e mezzo maggiore rispetto ai bianchi di essere uccisi dalla polizia.
Questi continui episodi di violenza sottolineano la necessità urgente di riforme profonde nelle politiche di polizia e nei sistemi di giustizia penale degli Stati Uniti. La ripetizione di queste tragedie solleva domande dolorose sulla disparità razziale e sull’efficacia delle misure prese per proteggere tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro razza.
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