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Chiara Ferragni fuori da Pantene e sostituita da una sosia: ecco chi è la modella

Lo scandalo del Pandoro-gate ha fatto danni e sembra che la famosa influencer, Chiara Ferragni, non riesce ad avere un momento di riposo: il disastroso video di scuse non ha ricevuto gli effetti sperati, il recente divorzio con Fedez e adesso si aggiunge alle tante collaborazioni che sono giunte al termine, la partnership con la Pantene.

Il fatto che la Ferragni sia stata abbandonata anche dall’azienda di shampoo e prodotti per capelli si era capito già da qualche settimana. Non si è visto tratta dell’influencer nella nuova campagna pubblicitaria e al suo posto si è visto un volto nuovo ma che stranamente assomiglia molto alla Ferragni. Chi è la sosia con cui Pantene ha sostituito Chiara Ferragni?

La sosia di Chiara Ferragni: chi è Havi Mond

Ad ufficializzare la fine di Ferragni by Pantene è stato il cambio testimonial per la nuova campagna; al suo posto Pantene ha chiamato… una specie di sosia? Silhouette snella, tratti angelici del visto e altrettanto biondissima.

Il nuovo volto testimonial della linea di prodotti per la cura di capelli è Havi Mond, una modella di origini israeliane con alle spalle una carriera solida nel mondo della moda: Calvin Klein, Yves Saint Laurent e Chanel; tanto per nominare alcune delle sue collaborazioni.

La Ferragni è nei guai e sembra non riuscire ad uscirne

Sembra che tutto il supporto e l’amore che Chiara ha ricevuto in questi ultimi anni (soprattutto grazie al suo contributo durante la pandemia) siano stati dimenticati. Lo scandalo del pandoro Balocco è stato un duro colpo per la credibilità dell’influencer cremonese che sembra stia vivendo dei tempi particolarmente difficili.

Mentre le sue collaborazioni chiudono una dopo l’altra, da parte di Chiara tutto tace ma le difficoltà non finiscono qui. Infatti, continuano le indagini della procura che la vedono indagata per truffa aggravata e tra poco si saprà se verrà rinviata in giudizio.

Come se non bastasse l’Antitrust, dopo averla multata per il pandoro, potrebbe aggiungere un’altra salata sanzione per la sponsorizzazione dell’uovo di Pasqua di Dolci Preziosi e della bambola Trudi.

Top Spin 2K25, il ritorno dello storico videogioco di tennis: la data di uscita

Gli appassionati di tennis e contemporaneamente di videogiochi sapranno bene che un certo titolo, molto glorioso, mancava nel panorama delle console da un mucchio di tempo. Ebbene, finalmente è tornato, carico di novità: ecco Top Spin 2K25, quando esce e come sarà.

Top Spin 2K25, un ritorno dopo una lunghissima attesa

Nel campo videoludico il tennis non è mai stato uno sport eccessivamente alla ribalta. Come sappiamo, tra i videogame primeggia il calcio, ma anche altri sport hanno avuto titoli di grande rilievo: motori, basket, football, golf, wrestling.

Racchetta alla mano hanno saputo proliferare alcuni arcade più giocosi, come quelli di Mario o il celebre tennis di Wii Sports. Come impostazioni di gioco serie e realistiche si sono distinte solo due saghe: Virtua Tennis, durato dal 1999 al 2011, e appunto Top Spin, forse il più apprezzato ma anch’esso fermo al 2011.

Ora l’attesa è finita: la casa produttrice 2K si è decisa a sganciare un nuovo capitolo a più di un decennio di distanza. Si chiama Top Spin 2K25 e promette un’esperienza di gioco estremamente aggiornata (il che è anche normale visto il tempo intercorso dall’ultima volta). Ma riuscirà a soddisfare i fan della racchetta?

Le caratteristiche principali di Top Spin 2K25

Nel gioco è innanzitutto possibile creare il proprio tennista personalizzato, per intraprendere una modalità carriera in giro per il mondo e affrontare gli atleti più vincenti del momento e del passato. Ci sono poi partite d’esibizione semplici e una modalità online cross-platform, quindi possibilità di giocare con possessori del titolo su console diverse, il che è un bene. Si sente però la mancanza di modalità di gioco diverse, soprattutto in locale.

Il gameplay è tradizionale ma ricalibrato in meglio, diventa familiare dopo solo pochi momenti di difficoltà, mostrandosi preciso e sfidante, basato su movimenti e tempismo della pressione. Il movimento degli atleti è molto fluido; meno bene si deve invece dire sul loro aspetto, che non è realistico e fedele come in altri titoli sportivi.

A inizio gioco si parte con un roster di 25 campioni, che non è un cattivo numero, ma pesano delle assenze abbastanza gravi: purtroppo non c’è Sinner, stesso discorso per Nadal e Djokovic. In compenso il leggendario McEnroe vi farà da guida nei tutorial, e va molto meglio sul fronte di campi e tornei, perché ci sono praticamente tutte le competizioni e i terreni di gioco necessari a vivere la storia del tennis.

La mancanza di campioni importanti e di modalità di gioco più varie e creative frenerà qualcuno, ma ci auguriamo che in futuro Top Spin 2K25 li metta a disposizione in qualche modo. Non si è parlato ancora di DLC a pagamento, mentre c’è una componente di microtransazioni, seppur non troppo aggressiva: nella carriera si possono acquistare boost di esperienza oppure abbigliamento delle migliori marche sportive.

Top Spin 2K25 è disponibile: data di uscita, prezzi e piattaforme

Nonostante qualche difetto di troppo, siamo sicuri che alcuni fan del tennis non riusciranno a resistere al richiamo della racchetta. Per loro non ci sarà da attendere oltre: il videogioco è già disponibile, poiché è uscito lo scorso 23 aprile 2024.

Il titolo è stato rilasciato per PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X e S, e infine anche per PC. Certo, anche il prezzo di lancio fa da muro perché è abbastanza alto: la versione base costa 60 euro su Steam e 75 euro sugli store di PlayStation e Xbox.

2K è già attiva nel mondo dei titoli sportivi, come nel caso del wrestling di WWE 2K24, tra i migliori videogiochi di recente uscita a marzo 2024. Vedremo se le scelte in fatto di tennis pagheranno nell’immediato o se dovranno cambiare qualcosa tra roster, offerta di modalità ludiche e prezzi.

La spiegazione del finale di Challengers: chi è il vero vincitore?

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Destinato a diventare uno dei film più amati e visti di Luca Guadagnino, Challengers è ricco di sfumature che possono essere colte visione dopo visione. La pellicola che vede protagonisti Zendaya, Josh O’Connor e Mike Faist nasconde misteriosi dettagli che potrebbero non essere subito notati dagli spettatori: ecco la spiegazione del finale di Challengers.

Challengers: l’amore è un match?

Il pubblico appassionato di cinema è corso in sala per la visione di uno dei film più attesi dell’anno, Challengers, il quale vede Luca Guadagnino dirigere tre dei talenti del cinema contemporaneo.

Zendaya, Josh O’Connor e Mike Faist sono i protagonisti di un triangolo sentimentale, ponendosi ai vertici nel corso dello svolgimento della pellicola, suddivisa in set come un vero match di tennis.

Lo sport è però solo una metafora funzionale alla resa di questo intricato rapporto in cui la tensione è dominante e il desiderio di conquistare il match point nasconde in realtà una volontà più intima dei tre protagonisti.

Il tennis come metafora relazionale: il significato di Challengers

I messaggi subliminali presenti all’interno di Challengers, tra cui quello presente sulla maglietta I Told Ya indossata più volte dai protagonisti, si uniscono ai sotterfugi messi in atto da Luca Guadagnino per presentare le dinamiche sentimentali tra Tashi, Art e Patrick.

Servendosi dei flashback, il regista racconta allo spettatore il rapporto tra due aspiranti tennisti compagni di gioco, i cui occhi sono rivolti verso la stella nascente del tennis, Tashi Duncan.

Il desiderio è palpabile, i loro occhi si posano in continuazione sui poster che la raffigurano e sul suo corpo durante i match di tennis, divenendo realtà quando Art e Patrick si ritrovano assieme a Tashi nella claustrofobica camera d’hotel.

È proprio all’interno di queste mura che il loro rapporto diviene carnale e visibile agli occhi dello spettatore, il quale intuisce con lo scorrere dei minuti come possa evolversi il rapporto tra i tre protagonisti.

Come un match di tennis, il film è diviso in atti che vede in primo luogo la conquista di Tashi da parte di Patrick, costruendo una relazione che, come un castello di carte, verrà smontata da Art, vittima del fascino emanato da Tashi.

Il triangolo sentimentale perde così costantemente uno dei suoi lati, mostrando le dinamiche che vedono la caduta della stella nascente del tennis femminile a causa di un infortunio, cambiando per sempre la traiettoria del suo futuro.

La vicinanza ad Art porterà così Tashi a diventare sua allenatrice e successivamente moglie, mentre Patrick vivrà la sua vita a debita distanza, rincorrendo vittorie che non riuscirà ad agganciare.

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Come una pallina di tennis, la loro relazione rimbalza da un campo all’altro e le loro strade sono destinate a incrociarsi nuovamente, ponendoli questa volta ai lati opposti della rete e vedendo Tashi posizionarsi al centro e che, come un ago della bilancia, deciderà le sorti del match finale.

Challengers, la spiegazione del finale

Nel finale del film diretto da Luca Guadagnino, il pubblico assiste così al set finale del match tra Art e Patrick, sul campo e nella vita.

Alternando le scene della partita a quelle precedenti l’inizio del match, il regista mostra gli incontri avvenuti tra i tre protagonisti, in cui il passato sembra essere non del tutto cancellato.

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La passione tra Patrick e Tashi è stata solo accantonata e riaffiora durante ogni singolo incontro, che sia nell’androne di un hotel o in parcheggio avvolto nella tempesta. Viene a galla anche la simbiosi tra Art e Patrick, in cui il calore di una sauna sprigiona dei sentimenti non apertamente dichiarati.

Art però ha un solo obiettivo: vincere la partita finale per tenere a sé Tashi, il cui desiderio è continuare a restare al suo fianco per poter raggiungere assieme a lui gli obiettivi di una carriera di cui è stata privata.

Una minaccia è però presente dall’altro lato del campo e l’impresa sembra più difficile del previsto.

La spiegazione del gesto di Patrick

Gli ultimi minuti di Challengers mettono a dura prova lo spettatore, il quale assiste a uno dei momenti di maggior tensione di un match di tennis, il tie break.

In questi attimi decisivi, lo spettatore viene però a conoscenza di quello che, la sera prima, è accaduto fuori dal campo: per poter conquistare la vittoria, Tashi rivolge a Patrick una richiesta d’aiuto.

Per far sì che Art possa vincere la partita e accedere alle qualificazioni degli US Open, Patrick deve concedere gli ultimi punti all’avversario, obbedendo così al gioco di Tashi.

In uno dei primi punti del tie break, Patrick è pronto alla battuta e, con dei giochi di rallenty, aumenta la tensione sugli spalti e in sala, fin quando sul campo avviene l’imprevedibile.

Con un particolare servizio alla battuta, Patrick rivela ad Art della notte precedente trascorsa in compagnia della moglie dell’avversario, lasciandolo inerme sul campo: non si tratta però di un gesto vendicativo, quanto più di un modo per spronare il suo amico di vecchia data.

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Sarà proprio questo ad animare le dinamiche di gioco, portando Art a ritornare in partita durante il tie break e, con uno scambio al cardiopalma, si assiste alla riconciliazione tra Art e Patrick, lasciando agli spettatori il dubbio su chi possa aver vinto successivamente il match.

Quello di cui si è però certi riguarda la realizzazione del sogno di Tashi che, sugli spalti, ha potuto assistere al suo sogno, in cui il tennis ha finalmente ceduto il posto a una relazione. Insomma, oltre a scoprire le splendide location in cui è stato girato Changellers, è evidente che il fil merita di essere scoperto comodamente seduti al cinema.

Leggi anche: Enea, significato nascosto e spiegazione del film di Pietro Castellitto

Chi è Joshua Zirkzee, tutto sull’attaccante del Bologna

Joshua Zirkzee è forse la più grande sorpresa di questo campionato di Serie A, con l’attaccante olandese vero trascinatore del Bologna dei miracoli di Thiago Motta.

Sulle sue tracce, in vista dell’estate, ci sono molte big italiane, dalla Juventus passando per Napoli e Inter fino al Milan, forse quello più interessato al classe 2001 anche in vista del sempre più probabile addio di Giroud a fine stagione, con il francese vicino al passaggio al Los Angeles FC.

Ma chi è Joshua Zirkzee? Dagli esordi con il Bayern Monaco fino all’approdo a Bologna, senza dimenticare la parentesi al Parma.

Chi è Joshua Zirkzee

Joshua Orobosa Zirkzee nasce il 22 maggio 2001 a Schiedam, nei Paesi Bassi, da padre olandese e madre nigeriana, con il suo secondo nome che in nigeriano significa “nelle mani di Dio”. Nato in una piccola cittadina vicino a Rotterdam si trasferisce poi con la famiglia a Spijkenisse, nel Waterland.

Ad appena cinque anni entra nel settore giovanile dell’Hekelingen, mentre nel 2013 passa a quello dell’ADO Den Haag per poi giungere nel 2016 al Feyenoord. Nel 2017 arriva il grande balzo, con il Bayern Monaco che decidere di credere in lui portandolo a 15 anni in baviera e crescendolo nel Bayern Campus. Nel dicembre 2019 arriva il debutto con la maglia dei tedeschi nella gara di Champions contro il Tottenham, vinta poi dalla formazione di Monaco per 3-1. La settimana dopo trova anche l’esordio in Bundesliga, subentrando al 90esimo e segnando il suo primo gol dopo appena due minuti.

Nella stagione 20/21, complice l’arrivo in squadra di Choupo-Moting, il suo spazio si riduce, con i bavaresi che nel mercato invernale lo cedono in prestito al Parma in Serie A, con il quale colleziona però solo quattro presenze a causa di una lesione al legamento collaterale. In estate viene poi ceduto all’Anderlecht, con cui colleziona 47 presenze condite da 18 gol e 13 assist in tutte le competizioni.

La svolta a Bologna

La stagione 22/23 la comincia invece nelle fila del Bayern Monaco, con il quale vince la Supercoppa tedesca prima di venir ceduto al Bologna il 30 agosto per 8,5 milioni di euro più il 40% sulla futura plusvalenza e una clausola di acquisto da 40 milioni valida per il solo Bayern, esordendo il 4 settembre contro lo Spezia e trovando il primo gol il 16 ottobre contro il Napoli.

Il vero cambiamento lo segna però l’annata 23/24, quando con la cessione di Arnautovic il giovane olandese diviene titolare, venendo trasformato da Motta in un pivot bravo a scendere e a far salire la squadra, riuscendo lo stesso a mettere a referto 11 gol e 4 assist in 32 partite stagionali.

In estate potrebbe arrivare finalmente il salto in una big, con il Bayern che sarebbe tentato nell’esercitare la clausola rescissoria, anche in virtù della percentuale sulla rivendita che rientrerebbe nelle tasche dei bavaresi, o con il Milan che potrebbe tentare l’assalto per il classe 2001, anche in virtù del probabile addio di Giroud.

Il puppy yoga è illegale: lo ha stabilito il Ministero della Salute

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Gli animalisti hanno ottenuto una piccola vittoria: il Ministero della Salute ha stabilito che il puppy yoga è illegale. I cuccioli di cane non possono essere utilizzati nelle palestre o nei centri sportivi, ne va del loro benessere psico-fisico.

Il puppy yoga è illegale: lo ha stabilito il Ministero della Salute

Negli ultimi tempi è diventato di gran moda il puppy yoga, tanto che sui social sono diventati virali video di adulti intenti a fare ginnastica in compagnia di cuccioli. Le immagini sono immediatamente diventati virali, provocando l’ira degli animalisti. Grazie a Striscia la Notizia sono saltati fuori retroscena che avrebbero dovuto far accapponare la pelle anche a coloro che non amano troppo gli animali. I cagnolini in questione vengono sballottati dagli allevatori da un centro sportivo all’altro, spesso trasportati in pessime condizioni. Tutto questo per il benessere degli umani che pagano fior fior di euro per la loro seduta di puppy yoga.

Gli animalisti, fortunatamente, non sono stati con le mani in mano. L’associazione Lndc Animal Protection ha presentato una denuncia per possibile maltrattamento alla procura di Milano. Nel frattempo, però, si è pronunciato il Ministero della Salute. Con una nota del 29 aprile 2024, si è stabilito che il puppy yoga è illegale perché “gli interventi assistiti con animali non possono essere fatti con cuccioli ma solo con soggetti adulti, condizione necessaria per tutelare la loro salute e il loro benessere“.

A partire dal 29 aprile 2024, quindi, il puppy yoga è illegale e non si può svolgere in nessun centro sportivo d’Italia. In attesa di una risposta dalla procura di Milano per la denuncia di possibile maltrattamento, la Lndc Animal Protection si dice soddisfatta della vittoria ottenuta con il Ministero della Salute. Piera Rosati, presidente dell’associazione, ha dichiarato:

Vittoria, le nostre azioni hanno fatto centro. Continueremo a rimanere vigili su questo fronte e a combattere verso ogni forma di maltrattamento e sfruttamento degli animali. Chiediamo ad Asl e cittadini di segnalare tempestivamente queste attività in tutta Italia ad autorità e polizia.

Puppy yoga illegale: cosa succede adesso?

Grazie alla nota del Ministero della Salute del 29 aprile 2024, il puppy yoga è illegale. Considerando che, specialmente nel Belpaese, il detto fatta la legge trovato l’inganno non è solo un modo di dire, la vigilanza deve essere massima. Questo significa che le associazioni animaliste continueranno a tenere sotto controllo la situazione e chiunque venga a conoscenza di situazioni dubbie è chiamato a denunciare i responsabili alle forze dell’ordine. Enrico Moriconi, veterinario etologo consulente della Lndc, ha dichiarato:

Questo è un risultato molto significativo. Viene confermato dal Ministero della Salute ciò che abbiamo sostenuto sin dall’inizio. L’illegalità dell’utilizzo dei cuccioli in queste pratiche. Desidero sottolineare la motivazione alla base della nostra denuncia: la tutela degli animali e del loro benessere. L’utilizzo degli animali rientra perfettamente negli interventi assistiti con animali (Iaa). Non è vero che esiste un vuoto normativo. E’ invece evidente che, rientrando di legge in quell’ambito, possono essere impiegati solo animali adulti non inferiori a un anno, previa formazione. (…) Impedire la sofferenza degli animali è il nostro principale obiettivo. Il fatto che il fenomeno del Puppy yoga sia balzato alla cronaca ha accelerato il processo di denuncia e segnalazione. Sarà compito degli organi deputati al controllo e alla vigilanza fare in modo che queste iniziative a danno degli animali non proseguano. Saranno i colleghi stessi e gli organi di polizia a monitorare i territori.

Ricordiamo che, grazie alle indagini, si è scoperto che molti cuccioli utilizzati per il puppy yoga avevano soltanto 42 giorni di vita. Questo significa che i cagnolini non avevano neanche terminato la profilassi vaccinale.

Chi è Simona Branchetti, tra i papabili nomi per condurre Pomeriggio 5

Simona Branchetti, giornalista e conduttrice molto apprezzata, potrebbe presto succedere a Myrta Merlino alla conduzione del celebre programma Pomeriggio 5.

Ecco chi è, dalla vita privata al fidanzato segretissimo della giornalista. 

Chi è Simona Branchetti: tutto sulla conduttrice e giornalista

Classe 1976, Simona Branchetti è nata il 15 agosto a Meldola, in provincia di Forlì-Cesena, sotto il segno zodiacale del Leone. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha preferito buttarsi nel mondo del giornalismo, diventando professionista nel 2005. Ha iniziato a muovere i primi passi nella carta stampata, come La voce di Forlì, poi è passata alla televisione, prima in emittenti locali poi, nel 2003, ha fatto il grande salto approdando a SkyTg24. Qui ha condotto anche Bel tempo si spera.

Nel 2007, Simona è passata a Mediaset e, ad oggi, è ancora uno dei volti di punta dell’informazione del Biscione. Ha presentato il Tg5, prima insieme a Giuseppe Brindisi poi sola, e in seguito ha ottenuto il programma Morning News, da lei stessa ideato. Per un breve periodo ha portato sullo schermo Pomeriggio Cinque News. La Branchetti ha anche scritto un libro, intitolato Donne è arrivato lo smart working, e nel 2019 ha ricevuto il premio Magna Grecia Award per il suo impegno nella causa femminile.

La vita privata di Simona Branchetti: chi è il fidanzato?

Da sempre molto riservata, Simona Branchetti è stata sposata con il conduttore radiofonico Federico Quaranta. Si sono conosciuti nel 2007 durante una vacanza a Formentera, quando lui era fidanzato. Tornati in Italia, lo speaker ha rotto con la compagna e ha iniziato a corteggiare la giornalista. Dopo 8 mesi dal primo incontro, precisamente nel 2008, i due si sono giurati amore eterno. L’unione, purtroppo, è arrivata al capolinea nel 2012. Quaranta, intervistato dal settimanale DiPiù, ha dichiarato:

I primi tre anni sono stati fantastici: eravamo innamoratissimi, abbiamo anche cercato un figlio, ma purtroppo non è arrivato. Poi sono cominciati i problemi.

La separazione, stando a quanto dichiarato da Federico, è arrivata soprattutto a causa dei rispettivi impegni professionali. Ad oggi, comunque, hanno un ottimo rapporto. Nel 2016 Simona ha iniziato una relazione con Carlo Longari, ex compagno di Elisabetta Ferracini, figlia di Mara Venier. Si sono sposati nel 2017, ma nel 2021 è arrivata la rottura. Per la Branchetti è stata molto dolorosa:

Ero convinta di aver trovato l’uomo con cui avrei vissuto per sempre, lo avrei voluto, e invece non è andata così. Perderlo è stata una ferita mortale

Attualmente, la conduttrice e giornalista dovrebbe essere single. Con gli ex mariti non ha mai avuto figli.

Simona Branchetti a Pomeriggio 5?

Ora per la Branchetti potrebbero spalancarsi le porte di Pomeriggio 5, programma già noto alla giornalista che come detto sopra ha condotto la versione News dello show.

Secondo le ultime notizie infatti Myrta Merlino non avrebbe convinto la dirigenza Mediaset a riconfermarla, con l’ex conduttrice di La7 che potrebbe trovare spazio su Rete 4.

Le location di Challengers: dove è stato girato il film diretto da Luca Guadagnino

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Luca Guadagnino torna alla regia con il film che ha conquistato gli spettatori in sala, Challengers, raggiungendo risultati mai visti prima. A contribuire al suo successo non vi è solo il talento degli attori protagonisti, ma anche la scelta dei luoghi in cui è stata girata la pellicola: ecco quali sono le location di Challengers.

Challengers, il film da record di Luca Guadagnino

Il film in sala di Luca Guadagnino raggiunge vette mai ottenute dal regista, superando in pochi giorni i risultati ottenuti da una delle sue pellicole più amate dal pubblico, Call me by your name.

Dopo Bones and All, film che vede protagonista Taylor Russell e Timothée Chalamet, il regista ritorna in sala con uno dei film più attesi dell’anno che, a seguito dello sciopero degli attori di Hollywood, ha visto slittare la sua uscita da settembre 2023 ad aprile 2024.

L’attesa è però valsa la pena, grazie anche alla promozione che gli attori hanno potuto effettuare in giro per il mondo, rilasciando interviste e svelando alcune curiosità legate al film, tra cui dettagli legati alle location dove è stata girata la pellicola: scopriamo insieme tutti i luoghi dove sono avvenute le riprese.

Le location di Challengers: dai campi di tennis alla camere d’hotel

Tante le curiosità legate al film di Luca Guadagnino e, dopo aver scoperto quanto costa la maglia I Told Ya, indossata da due delle star Zendaya e Josh O’Connor, non resta che scoprire alcuni dettagli sulle location dove sono state girate le scene.

Protagonista della storia è la relazione che vede ai vertici di un triangolo Tashi, Art e Patrick, tre amici in età adolescenziale le cui strade si intrecciano nel corso degli anni e che li vedrà coinvolti in un match finale di tennis che ha tenuto gli spettatori col fiato sospeso.

Girato dal 3 maggio al 26 giugno 2022, Challengers ha visto come location principale Boston, ma anche altre località nel Massachusetts, come Beverly, Canton, Braintree e Bedford.

La scelta di Boston come location principale non è stata casuale, date le sue caratteristiche che rientrano perfettamente nello stile estetico di Luca Guadagnino, come lo skyline della città e i contesti urbani in cui gli attori hanno messo in scena molte delle parti del film.

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Gli attori hanno inoltre alloggiato nella città, prendendo parte anche a eventi tipici organizzati nel cuore dell’America: Josh O’Connor e Mike Faist, infatti, ha dichiarato di aver assistito alla maratona di Boston per prendere ispirazione dai corridori.

Le location lontano dai riflettori per volere di Zendaya

Mentre Josh O’Connor e Mike Faist hanno avuto l’opportunità di girare ampiamente nelle città americane in cui sono avvenute le riprese, diversa è stata l’esperienza per Zendaya.

L’attrice, infatti, ha dichiarato in alcune interviste di aver dovuto rifiutare diversi inviti da parte degli attori per timore di essere fermata dai numerosi fan provenienti da tutto il mondo, privandola così di una semplice e tranquilla uscita in compagnia dei suoi colleghi sul set.

Anche per questo motivo, l’attrice e produttrice di Challengers ha preferito non rivelare le esatte posizioni in cui sono avvenute le riprese.

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Molte delle scene di tennis che la vedono protagonista agli US Open non sono state girate nel Queens, ma in quartieri più piccoli del Massachusetts, in modo tale da tenere lontani dal set i più curiosi.

Con questa scelta, si sono così evitati occhi indiscreti sul set, lasciando la massima sorpresa agli spettatori che hanno successivamente accolto con affetto e stupore la pellicola, destinata a superare tutti i record mai ottenuti dal regista italiano Luca Guadagnino.

Leggi anche: Dune 2: tutte le location del film con Timothée Chalamet e Zendaya

Leonardo non trova linfa nell’ottima trimestrale di DRS

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Tra le blue chip che oggi si muovono in controtendenza rispetto al Ftse Mib troviamo anche Leonardo.

Leonardo in calo

Il titolo, dopo aver ceduto oltre due punti percentuali martedì scorso, viaggia anche oggi sotto la parità, ma a un ritmo decisamente più moderato.

Mentre scriviamo, infatti, Leonardo viene fotografato a 21,55 euro, con un ribasso dello 0,37% e oltre 1,2 milioni di azioni passate di mano fino a ora, contro la media degli ultimi 30 giorni pari a circa 4 milioni.

Leonardo: focus sui conti della controllata DRS

Leonardo si conferma debole malgrado le buone notizie arrivate dalla controllata statunitense.

DRS ha diffuso i risultati del primo trimestre che hanno evidenziato un fatturato in rialzo del 21% a 688 milioni di dollari, trainato da maggiori volumi, contro l’attesa del consensus di Factset pari a 643 milioni.

L’utile netto è balzato del 142% a 29 milioni di dollari, beneficiando anche di minori oneri finanziari e tasse, contro la previsione di un dato pari a 26 milioni.

L’Ebitda adjusted è salito del 43% a 70 milioin di dollari, mentre il risultato operativo è cresciuto del 72% a 43 milioni di euro.

Gli ordini sono saliti del 9% a 815 milioni di dollari, con un backlog a 7,8 miliardi di dollari.

Leonardo: Equita SIM commenta i dati di DRS

Gli analisti di Equita SIM evidenziano che il trend del primo trimestre di DRS è superiore a quello atteso dal consensus per l’intero gruppo Leonardo, per il quale è previsto un fatturato in rialzo del 7%, EBITA in aumento del 43% e utile netto del 92% su base annua.

La SIM milanese ricorda comunque che il primo trimestre tipicamente è il più debole dell’anno.

Quanto alla guidance per il 2024, DRS l’ha confermata col consensus già posizionato nella parte alta degli intervalli.

Nel dettaglio è previsto un fatturato di 2,925-3,025 miliardi di dollari, un eps diluito di 0,74-0,82 dollari e un Ebitda adjusted di 365-390 milioni di dollari.

Equita SIM evidenzia che ai prezzi di mercato DRS vale il 27% della sua somma delle parti di Leonardo.

Non cambia intanto la view degli analisti che su Leonardo ribadiscono la loro strategia bullish, con una raccomandazione “buy” e un prezzo obiettivo a 23 euro.

Il botta e risposta durissimo tra Amadeus e l’ex manager Lucio Presta: ecco cos’è successo

Sembrano lontani i tempi in cui i due apparivano sorridenti ed entusiasti, l’uno accanto all’altro. Ora tra Lucio Presta e Amadeus non scorre più buon sangue, con tanto di battibecco e botta e risposta. I due si sono scambiati accuse e messaggi piuttosto risentiti, o almeno così sembrerebbe: ecco cos’è successo.

Le accuse di Lucio Presta ad Amadeus

Uno è l’agente tra i più influenti nel mondo dello spettacolo, l’altro uno dei conduttori più apprezzati della tv. Poco prima della settantaquattresima edizione del Festival di Sanremo i rapporti tra i due pare si siano incrinati ed evidentemente non c’è stato margine di miglioramento.

Su X Lucio Presta aveva già espresso la sua intenzione di fare chiarezza in merito a quanto successo con il suo ex amico e collaboratore. In un tweet annunciava:

Mi sa che è giunto il tempo di dire chi e come sono le persone e come si sono svolti i fatti. Ho visto tante facce piene di maschere. È tempo di svelare fatti e circostanze.

E così ha fatto. Intervistato dal Giornale, il manager racconta la sua versione dei fatti, spiegando cosa sarebbe successo tra lui e Amadeus:

Naturalmente ho tutte le prove documentabili e testimoni di quanto dichiarato. Ho voluto chiarirlo perché Amadeus in conferenza stampa ha detto: ‘Presta sa quello che ha fatto’, lasciando intendere chissà cosa. Altrimenti, come mia abitudine ben conosciuta, non avrei mai parlato della fine del nostro rapporto.

Presta ha raccontato del successo sanremese, sottolineando che il primo Festival è stato “un capolavoro di complicità” tra lui e Amadeus. Il conduttore, ricorda il manager, si sarebbe attribuito tutti i meriti della creazione del regolamento, ma lui non se l’è presa. Eppure, nel corso dell’intervista, non mancano le accuse:

Amadeus non sapeva neanche da dove si potesse iniziare a formulare un regolamento e ciò che ne consegue, quali fossero i diritti e i doveri del Direttore Artistico del Festival. Potrei chiamare a testimoniare Claudio Fasulo che ha vissuto con me quei giorni.

Tra i due pare che qualcosa sia cambiato dopo la terza edizione di Arena Suzuki ’60-2000. Lo spiega lo stesso Presta:

Incontrai Amadeus durante la presentazione del calendario dei Carabinieri. Ci sentimmo per gestire le varie richieste degli artisti che volevano essere ospiti al Festival e a quel punto mi accorsi che qualcosa non andava: Ama diceva sempre no e declinava ogni proposta.

Da quel momento pare che il manager non sia più riuscito a organizzare incontri privati con Amadeus. Infatti, precisa:

Mi accorsi che due miei stretti collaboratori, accolti da anni non solo nell’azienda ma anche nella mia vita, iniziarono un rapporto diretto e segreto con Amadeus, parlando male del sottoscritto e indicandogli delle strade professionali che avrebbe potuto sfruttare, violando i segreti dell’azienda per cui lavoravano.

Il caso John Travolta

I dettagli sulla rottura della loro collaborazione proseguono e, tra le dichiarazioni che non potevano passare inosservate, c’è persino il caso John Travolta.

Lucio Presta dice di aver sconsigliato ad Amadeus di invitarlo. A ottobre 2023 Oscar Generale, manager di Travolta, gli avrebbe chiesto se fossero interessati alla presenza dell’artista per una cifra molto bassa “perché lo sponsor delle scarpe era disposto a pagare la differenza del suo cachet”. Tuttavia, ha poi precisato:

A novembre, un mese dopo, il manager di Travolta ha rilanciato l’offerta. Io non ho risposto ma ho condiviso con Alessio De Stefani, mio collaboratore e autore del Festival, che si erano offerti di nuovo. Sono certo che una volta arrivati a Sanremo il manager abbia contattato De Stefani riproponendo il tutto. Sta di fatto che al Festival, quanto dal manager proposto si è poi avverato e le uniche persone che sapevano della proposta erano Amadeus e De Stefani. Nel frattempo con De Stefani e Dal Bello il rapporto di collaborazione con Arcobaleno tre e anche con me si era interrotto per comportamento scorretto e violazione di segreti industriali. Tutt’ora la Dal Bello collabora con Amadeus in qualità di assistente, di De Stefani non ho riscontri, terminato The Voice.

Le sue parole sul finire dell’intervista lasciano trapelare una certa amarezza:

Il triste finale è che Giulio Andreotti aveva ragione. La gratitudine è il sentimento della vigilia e la sindrome rancorosa del beneficiato è una sindrome ascrivibile ai nostri giorni e anche ai grandi personaggi.

La replica di Amadeus

Amadeus ha prontamente replicato alle accuse di Presta, ma lo ha fatto senza troppe polemiche. Cita Fedor Dostoevskij e, in una storia pubblicata sul suo profilo Instagram, scrive:

Chi mente a se stesso e presta ascolto alle proprie menzogne, arriva al punto che più nulla di vero riesce a distinguere né in sé né intorno a sé, e quindi finisce a non stimare né se stesso né gli altri.

In sottofondo una canzone intitolata “Pinocchio”. Lucio Presta, ancora una volta, ha deciso di controbattere e lo ha fatto, di nuovo, con un post su X: “Nella vita bisogna fare i fatti, non le parole”, ha scritto.

Star Wars Day: ecco perché si festeggia il 4 maggio

Come ogni anno il 4 maggio si festeggia lo Star Wars Day, data che celebra la famosa saga nata nel 1977 dalla mente di George Lucas con il film Una nuova speranza e che ancora appassiona milioni di fan in tutto il mondo.

Ma perché è stata scelta proprio questa data? Il motivo nasconde una simpatica coincidenza linguistica che vi spieghiamo in questo articolo.

Perché è stato scelto il 4 maggio per lo Star Wars Day

Il perché sia stato scelto proprio il 4 maggio trova la sia spiegazione nella lingua originale della saga, ovvero l’inglese. Tutto nasce dal celebre augurio che spesso si rivolgono i protagonisti, pronunciato per la prima volta da Han Solo nei primi film.

Con questa frase in sostanza si intende augurare buona fortuna a chi la si rivolge. Con il termine “Forza” nell’universo di quello che è conosciuto in Italia anche come “Guerre Stellari”, ci si riferisce al campo di energia generato dagli esseri viventi, che dona a chi è in grado di gestirla dei poteri straordinari

Pronti per una veloce lezione di inglese? “La forza sia con te” si traduce con “May the force be with you”, dove per “may” si intende il verbo che si utilizza per esprimere una possibilità, ma la stessa parola è usata anche per riferirsi al mese di maggio

“Force” invece viene cambiato in “fourth” per una certa assonanza nella pronuncia. Ecco quindi che “May the force” diventa “May the fourth”, che sarebbe appunto May the 4th, il 4 maggio. 

Come conseguenza del grande successo della saga, questa frase è diventata di uso comune ovviamente nella sua versione originale ma anche in quelle tradotte. Non è raro infatti sentirla nelle serie tv che fanno, di tanto in tanto, dei riferimenti alla cultura pop.

La nuova sorpresa della Disney per i fan

Come dicevamo, tutto ha avuto inizio ormai più di 40 anni fa, nel 1977, con la trilogia originale, realizzata da George Lucas. Successivamente sono nate altre trilogie, legate sempre alle vicende di Guerre Stellari, realizzate da altri registi, tra cui proprio J.J. Abrams.

Dal 2012, con l’acquisizione della Lucasfilm, la Disney ha acquistato anche i diritti sull’intera saga, dando vita ad un vero e proprio franchising di grande successo che comprende diversi film, serie come The Mandalorian in cui si ricorda un “Baby Yoda” che ha fatto letteralmente impazzire tutti, una serie animata dal titolo Bad Batch e prodotti vari tra action figures, tazze, vestiti, giocattoli e oggetti da collezione.

La Dinsey insomma, non accenna a fermarsi e a maggio 2022 i fan hanno avuto un motivo in più per festeggiare. Essendo questo infatti l’anno dell’uscita della serie su Obi Wan Kenobi, uno dei personaggi sicuramente più apprezzati di Star Wars.

Per le celebrazioni del 2024 invece Disney è pronta a lanciare una nuova serie animata antologica dal titolo Star Wars: Tales of the Empire. Come riportato dal sito ufficiale la serie racconta:

“il temibile Impero Galattico attraverso gli occhi di due guerriere: la Sorella della Notte Morgan Elsbeth e l’ex Jedi Barriss Offee. Tales of the Empire si concentra su eventi mai raccontati nelle loro vite. Scopriremo come una giovane Morgan Elsbeth naviga nel mondo imperiale in espansione verso un percorso di vendetta, mentre l’ex Jedi Barriss Offee fa quello che deve per sopravvivere in una galassia in rapido cambiamento. Le scelte che faranno definiranno i loro destini”.

La serie è prevista per il 4 maggio 2024 e sarà composta da 6 episodi che verranno rilasciati in blocco.

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