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Bonus psicologo: il governo boccia emendamento

Sicuramente molta enfasi si è messa sull’impatto che la pandemia ha avuto nell’economia reale, che sicuramente è stato devastante e dal quale ad oggi, a due anni dalla prima ondata pandemica, non riusciamo ad intravedere uno spiraglio di luce.

Tutti i settori ne sono stati toccati, alcuni indubbiamente più di altri, ma sullo sfondo di questo, ci sono state le abitudini di una vita sociale completatamene sconvolta.

Il primo lockdown ci ha colto completamente impreparati, forse è anche quello che psicologicamente abbiamo cercato di superare al meglio nella speranza che presto tutto si sarebbe aggiustato.

Ma l’idea di una crisi senza fine, queste chiusure ad intermittenza che ancora ci riguardano, questa vita che ci stiamo abituando vivere sempre più distanziati e con un permesso per fare qualunque cosa, certo ha avuto un impatto psicologico che non può essere sottaciuto.

E se tutti provano a sanare ciò che è visibile, i danni silenziosi prodotti dal Covid ad oggi, non hanno trovato sollievo.

Il male di vivere è aumentato e con esso ansia e depressione e i “disturbi dell’adattamento”, di cui oggi soffrono circa due persone su dieci, e una persona su quattro. Inoltre, e questo è il dato che bisogna tenere a mente, è che tutti queste sofferenze di natura psicologia riguardano di più i giovani molto spesso non ancora maggiorenni.

Bonus psicologo: descrizione sommaria

Ecco perché anche in questo senso era stato previsto un apposito emendamento alla manovra di bilancio per il nuovo anno che istituiva il cosiddetto bonus psicologo, alla base del quale era previsto un Fondo salute mentale con uno stanziamento di circa 50 milioni di euro.

Lo stanziamento di questo Fondo sarebbe stato ripartito in due differenti tipologie di aiuti chiamati bonus avviamento di 15 milioni di euro e bonus sostegno di 35 milioni di euro, con la finalità di supportare tutti i cittadini in condizione di disagio psicologico.

Tuttavia, in sede di approvazione della legge di bilancio, questo emendamento è stato del tutto cancellato, scatenando non poche reazioni, anche in virtù del fatto che sono stati rinnovati bonus la cui rilevanza sociale non era così importante, tanto che ad oggi è partita una petizione che ha già raccolto circa 200 mila firme con la quale si richiede a gran voce la reintroduzione di questo bonus.

Bonus psicologo: le iniziative del decreto Sostegno bis

In effetti la storia di questo bonus non è stata semplice e più volta soggetta a modiche nel corso del tempo.

In effetti questo bonus psicologo, non nell’attuale connotazione bisogna dire, trova la sua origine nel decreto Sostegni bis che nel momento iniziale della sua previsione, vedeva come suoi destinatari soprattutto studenti e personale docente.

Nel corso del mese di luglio dello scorso anno il decreto Sostegni Bis è stato convertito in legge e questo bonus è stato ripensato in una destinazione più ampia nel senso che il governo ne ha allargato la platea dei beneficiari “a tutte le fasce più deboli della popolazione” in modo di consentire ad un numero più ampio di persone, la possibilità di ricevere un sostegno di natura psicologica.

A tale scopo lo stesso governo aveva stanziato un Fondo di 10 milioni di euro cui era data priorità di accesso ai bambini, agli adolescenti e a tutti i malati oncologici.

In realtà abbiamo detto che la sua originaria connotazione non era quella di un vero e proprio bonus perché, le risorse di questo Fondo, non vennero destinate direttamente ai cittadini ma vennero, sulla base di una decisione concorde sia del Ministero dell’economia che di quello della salute, destinate alle regioni le quali dovevano a loro volta, provvedere a mettere in atto tutta una serie di iniziative che potessero servire a raggiungere lo scopo per il quale tale fondo era stato istituito.

Quindi, con queste somme le regioni avrebbero dovuto creare centri di ascolto o a potenziare quelli già esistenti, oppure tutte queste risorse avrebbero dovuto essere convogliate a potenziare tutta la struttura di assistenza, procedendo anche alla formazione di personale adeguato.

Per chi fosse interessato un video tratto dal canale Paolo Piffer – YouTube, offre spunti interessanti sul tema.

Bonus psicologo: le iniziative nella legge di bilancio 2021

Tuttavia bisogna dire che iniziative volte a predisporre particolari aiuti per tutti i disagi psicologici, si erano fatti già due anni fa, ossia nel 2020, a seguito di alcuni emendamenti che si erano proposti in sede di approvazione della manovra di bilancio per l’anno 2021.

A tal fine bisogna ricordare che l’iniziativa, prevedeva durante la pandemia lo stanziamento di 30 milioni di euro annui per creare un fondo che, nel triennio 2021-2023, avrebbe dovuto “favorire l’accesso ai servizi psicologici”, utilizzando a tal fine i voucher.

Sempre nel corso di quell’anno si ha poi la messa a punto di un vero e proprio bonus volto al sostegno psicologico.

A tal fine si era predisposto uno stanziamento di 50 milioni di euro per un Fondo che doveva servire a finanziare proprio questo bonus il cui importo non poteva comunque superare i 200 euro annui.

Sempre del 2020 in tema di sostegno psicologico, si era avanzato un altro emendamento con il quale si voleva riconoscere un credito d’imposta da utilizzare per abbassare i costi relativi a tutti i servizi sanitari ivi compresi anche quelli relativi a tutte le malattie mentali. Questo credito d’imposta doveva essere modulato sulla base del reddito ISEE.

Bisogna dire che, seppur nobili nell’intento, all’atto pratico nessuno di questi tre emendamenti ha trovato collocazione nella versione finale della legge di bilancio non avendo ricevuto nessuno dei tre la relativa approvazione.

Bonus psicologo: cosa prevede oggi

Questo che abbiamo fino ad ora descritto, è il passato travagliato di questo bonus.

Tuttavia anche ai nostri giorni, possiamo dire che seppur nata nell’intento più condiviso e trasversale di tutte le forze politiche, poi all’atto pratico lo stesso bonus non ha riscontrato analoga fortuna.

Questo bonus psicologo nasce, nella connotazione alla quale ci riferiamo nel suddetto articolo, per iniziativa di due senatrici e un senatore del partito democratico, lo scorso 2 dicembre.

Nasce come un emendamento da apportare all’attuale legge di bilancio prima della sua definitiva approvazione da parte del Governo.

Possiamo dire che l’ipotesi di modifica, e quindi l’emendamento, è stato accolto in modo favorevole da tutti gli schieramenti politici per cui sembrava una misura che soddisfacesse in modo trasversale un po’ le istanze di tutte le correnti appartenenti alla maggioranza.

Bonus psicologo: come era strutturato

Il bonus psicologo, questo il nome più comune con il quale è conosciuto, prevedeva la costituzione di un apposito Fondo chiamato “Fondo salute Mentale”, per il quale ci sarebbe dovuto essere uno stanziamento di risorse pari a 50 milioni di euro annui.

Attraverso questo fondo si potevano finanziare altri due tipi di sussidi rappresentati dal bonus avviamento e dal bonus sostegno.

Il bonus avviamento assorbiva risorse per 15 milioni di euro ed era rivolto a fornire una prima misura di sostegno a tutti i cittadini maggiorenni che, pur in assenza di una specifica diagnosi di disturbo mentale, comunque avevano intrapreso un percorso di sostegno terapeutico.

Grazie a questo fondo queste persone avrebbero potuto avere un contributo forfettario di 150 euro ogni due anni erogabile a chiunque senza alcuna limitazione ISEE.

Il secondo bonus, quello sostegno, che assorbiva risorse per un totale di 35 milioni di euro invece, era vincolato alla redditualità ISEE e per questo prevedeva un aiuto sicuramente più consistente che poteva oscillare tra i 400 e i 1600 euro.

Nello specifico tale bonus raggiungeva il valore massimo di 1.600 euro per ISEE inferiore a 15 mila euro, aveva un valore di 800 euro per un limite ISEE ricadente nella fascia 15-50 mila euro, e infine un valore minimo di 400 euro per la fascia ISEE  50-90 mila euro.

Bonus psicologo: emendamento bocciato

Purtroppo bisogna dire che la proposta di modifica della legge di bilancio lanciata a seguito di questo emendamento, non è passata in sede di approvazione finale della manovra e questo, da più parti, ha provocato non poche reazioni rafforzate anche dal fatto che invece hanno trovato accoglimento altri bonus che sono stati considerati meno rilevanti per il welfare dell’intero paese.

Ecco perché si è levato un coro unanime di critiche.

È vero, che le risorse che si erano messe a disposizione, non sarebbero di certo servite a soddisfare il reale bisogno per il giusto sostegno al disagio psicologico che in questo particolare momento caratterizza diverse fasce della nostra popolazione, ma è pur vero che avrebbe comunque rappresentato un primo passo in tal senso.

Un passo per far uscire da quello spazio silente in cui vengono purtroppo ancora oggi relegate le malattie mentali, ad avallare la teoria che perché non chiaramente visibili, siano di fatto, meritevoli di minore attenzione.

Eppure, uno stato che voglia definirsi a tutti gli effetti sociale, non può sottovalutare il benessere dei propri cittadini nel senso più ampio del termine, considerato quindi non solo economico ma anche psicologico.

Ecco perché questo rifiuto ha scatenato comunque reazioni negative da parte dell’ordine degli psicologi che unanimemente sostengono che da troppo tempo:

“La salute psicologica è stata oggetto di attenzione ed investimenti quasi inesistenti, che somigliano più alla carità che si concede per dire di aver fatto qualcosa”

È ovvio che i fondi stanziati non sarebbero stati sufficienti, e purtuttavia all’indomani della bocciatura dell’emendamento è partita la raccolta di firme per una petizione nella quale si richiede a gran voce al Governo che tale bonus venga al più presto reintrodotto.

In effetti, i dati rivelano che purtroppo a causa di inadeguate risorse economiche quasi il 28% dei pazienti non ha potuto iniziare un percorso di sostegno psicologico nello scorso anno.

Intanto nei ragazzi al di sotto dei 18 anni la situazione diventa sempre più preoccupante.

Purtroppo la liquidazione così sommaria di questo bonus fa ancora più rabbia perché sembra che ogni volta che si sia vicino a raggiungere l’obiettivo di fatto, poi questo venga effettivamente stroncato nel suo raggiungimento da parte di chi i soldi deve effettivamente metterli a disposizione, con una certa superficialità tale quasi a voler tacciare il sostegno psicologico come una “roba per ricchi”.

E forse è anche questo il motivo per cui in poco tempo la petizione ha raccolto ben oltre 200 mila firme.

Non solo il 27,5% degli aventi bisogno nel corso di questo ultimo anno non è riuscito ad iniziare un percorso di sostegno per ragioni economiche, ma addirittura il 21% dei pazienti, ha dovuto interromperlo per lo stesso motivo.

Bonus psicologico: aumenta il fondo per gli studenti

A fronte della delusione generale per la bocciatura del bonus psicologo e con i cittadini convinti a non demordere sul punto attraverso la raccolta di firme con la petizione, comunque una piccola notizia positiva va rilevata.

Scomparso il bonus psicologo, la manovra di bilancio ha aumento il fondo rivolto al sostegno psicologico degli studenti per un totale di 20 milioni di euro.

È un fondo che a differenza del bonus che era rivolto verso tutti i potenziali pazienti, ha come destinatari esclusivamente gli studenti ed i loro familiari per fornire supporto ed aiuto per tutti i disagi psicologici che possano essere stati causati ai ragazzi sia dal covid ma anche da tutte le restrizioni ad esso connesse.

Bonus Isee basso 2022: più soldi con quello corrente! Novità

Quali sono i bonus Isee basso 2022 che è possibile ottenere? Numerosi e vantaggiosi. L’importante è assicurarsi di avere davvero l’Isee più basso possibile che ci spetta. L’Isee corrente è una novità del post lockdown 2020 e consente di avere un indicatore della situazione economica del nucleo familiare, più reale e vicina alle condizioni attuali.

Purtroppo tra il 2020 e il 2021, la vita di tante famiglie è stata stravolta dalla pandemia da Covid-19. E questo non solo dal punto di vista umano, psicologico e della salute, personale o dei propri cari, messa a repentaglio. Ma anche da un punto di vista economico, dal momento che in tanti hanno perso il posto di lavoro o hanno visto ridursi drasticamente il fatturato annuale.

Tutte queste persone ora attendono di poter richiedere i bonus 2022 confermati dal governo anche per questo nuovo anno. La grande novità risiede soprattutto nell’introduzione dell’assegno unico e universale ma non è l’unica agevolazione di cui si può beneficiare.

Senza Isee però non si ottiene alcun indennizzo economico. Ma come sappiamo, l’Isee attuale dichiara i redditi del 2020. E se nel frattempo le entrate si sono dimezzate? E se abbiamo venduto la casa o il negozio? 

Ebbene è possibile ottenere più soldi ricorrendo al cosiddetto Isee corrente, una novità rispetto a quello ordinario a cui eravamo abituati.

In questo articolo, il focus è proprio sui bonus Isee basso 2022, come ottenere l’attestazione Isee corrente e chi ne ha diritto.

Bonus Isee basso 2022, ultimissime

È comprensibile che la maggior parte delle persone si focalizzi sulla ricerca dei bonus 2022, in particolare quelli che offrono più vantaggi a chi ha il reddito basso.

In alcuni casi però, il problema sta proprio a monte. La domanda è: siamo davvero sicuri che l’Isee che presentiamo per poter ottenere i sussidi sia quello che realmente rispecchia la situazione economica in cui versiamo?

Come è noto, l’attestazione Isee dell’anno in corso si riferisce al reddito che abbiamo guadagnato due anni prima. In altre parole, l’Isee 2022 dichiara tutto ciò che noi abbiamo percepito nel 2020.

Va da sé che chi ha perso il lavoro nel 2021 si trova oggi molto penalizzato, avendo un Isee “sostanzioso” (ma non più veritiero) che quindi gli dà diritto a percepire un sussidio molto basso.

Per questo la novità sulla quale focalizzarsi in questo anno 2022 riguarda proprio l’Isee corrente, che invece fotografa la situazione dell’anno appena trascorso, nella fattispecie, per ciò che ci riguarda in questa sede, il 2021.

Quando fare nuovo Isee 2022

Tra i più vantaggiosi bonus Isee basso 2022 presenti nel panorama degli attuali sussidi alla famiglia, c’è l’assegno unico. Come previsto dall’Inps, a partire da questo mese di gennaio, anche i lavoratori dipendenti possono inoltrare le domande. 

Per poter avanzare le richieste è necessario presentare la dichiarazione Isee aggiornata.

Infatti, anche se alcuni l’hanno richiesta solo poche settimane fa, tutte le attestazioni Isee sono scadute in automatico alla fine del 2021.

Pertanto ora vanno rinnovate, pena altrimenti la perdita di tutti i sussidi e le agevolazioni a cui invece si ha diritto.

Meglio affrettarsi dunque. La nuova attestazione Isee in corso di validità va richiesta entro il mese di gennaio e in media occorrono una decina di giorni per riceverla. A partire da quel momento in poi, sarà possibile utilizzare la dichiarazione per ottenere i bonus 2022 spettanti e, in particolar modo, l’assegno unico per chi ha figli a carico.

Dove andare per richiederla?

Per ottenerla ci si può rivolgere presso gli uffici del proprio Comune, all’Inps oppure a un Caf ovvero i centri di assistenza fiscale. È disponibile anche una DSU precompilata online da parte dell’Inps, con dati che provengono anche dall’Agenzia delle Entrate.

In alternativa è possibile anche rivolgersi a un commercialista o a un consulente fiscale.

Bonus Isee basso 2022: l’attestazione corrente

Prima di presentare dunque tutti i bonus a cui si ha diritto con un Isee basso, è doverosa una precisazione. Come già accennato in apertura dell’articolo, a partire dal post lockdown del 2020 è disponibile una nuova versione dell’attestazione Isee ovvero la cosiddetta “corrente”.

Questa documentazione è l’unica in grado di riportare fedelmente la situazione economica di un nucleo familiare, in quanto fotografa i redditi e la componente patrimoniale relativa al 2021 appena trascorso.

In questo modo, il calcolo dell’assegno unico risulterà davvero proporzionato alle necessità della famiglia, basandosi su un bonus Isee basso 2022 attendibile ed equivalente.

Chi ha diritto a richiedere l’Isee corrente? Ovvero quali sono i requisiti necessari per poterla ottenere?

possono accedere al cosiddetto Isee corrente, ma soltanto se l’abbassamento degli introiti nell’anno 2021 è pari almeno al 25% rispetto a quelli del 2020. A partire dallo scorso settembre 2021, c’è un’altra novità che permette di richiedere l’Isee corrente, vale a dire una diminuzione del proprio patrimonio pari almeno al 20%. 

Quindi, l’Isee corrente si può ottenere sia a seguito di una riduzione del reddito da lavoro (o altri introiti) sia a causa del decremento del patrimonio, mobiliare oppure immobiliare.

L’Isee corrente è una novità introdotta nel 2020, a ridosso del periodo di lockdown imposto durante la primavera. Nel video che segue l’avvocato Diamante Capolongo ci illustra le modalità da seguire per ottenerlo.

Bonus Isee basso 2022, quali richiedere

Senza dubbio un’importante fetta delle agevolazioni e dei sussidi economici previsti dalla nuova Legge di Bilancio 2022 riguarda i bonus Isee basso 2022 per le famiglie.

L’ormai famoso assegno unico (che diventa ora universale, coinvolgendo anche i lavoratori dipendenti) ha rivoluzionato il sistema del welfare per chi ha figli a carico, prevedendo un contributo mensile fisso per la crescita dei figli.

L’assegno è detto “unico” però in virtù del fatto che va a sostituire gli altri in vigore ancora per poco, come ad esempio il bonus bebè o mamma domani.

Oltre a tale misura di sostegno economica, possiamo contare per quest’anno anche su un’altra serie di bonus 2022, non strettamente rivolti soltanto alle famiglie.

L’elenco aggiornato si trova nell’ultimo paragrafo di questo articolo. Nella fattispecie presentiamo il bonus per l’acquisto della prima casa, il contributo per chi invece vive in affitto, il bonus per le bollette e quello per comprare una nuova tv e decoder, il bonus idrico, la social card e infine il reddito di cittadinanza. 

Vale la pena specificare che l’elenco si riferisce a macro bonus distribuiti a livello nazionale. Però è utile e fondamentale anche controllare i vari bandi disponibili nella propria regione o emessi da parte del comune di residenza.

Elenco dei bonus Isee basso 2022

Nel momento in cui dunque si riceve la nuova attestazione Isee aggiornata e in corso di validità, ecco a quali bonus è consentito accedere, in base alle personali esigenze o necessità dell’intero nucleo familiare.

L’elenco aggiornato prevede:

  • il bonus prima casa, confermato anche per quest’anno, rivolto a giovani coppie o single con meno di 36 anni che hanno nelle loro intenzioni, il progetto di stipulare un mutuo per l’acquisto di un immobile da adibire ad abitazione. Per accedere alle numerose agevolazioni, è previsto un Isee non superiore a 40 mila euro
  • per tutti coloro che invece decidono di andare ad abitare in affitto, è possibile usufruire del bonus affitti, diretto in questo caso a giovani e giovanissimi, con un’età compresa tra 20 e 31 anni. In questo caso, il limite massimo dell’Isee previsto non deve superare poco più di 15 mila euro annui. In tal caso, il Governo ha concesso uno sconto del 20% sul canone (il proprietario dell’immobile, che procede con l’abbassare il canone di locazione, riceve poi il rimborso da parte dello Stato per l’appunto)
  • altro importante bonus Isee basso 2022, senza dubbio fondamentale per i nuclei familiari con maggiori disagi, è il cosiddetto bonus sociale. Permette di rateizzare gli importi delle utenze domestiche. Di fatto un vero e proprio bonus sulle bollette, dal momento che sarà possibile pagarle un po’ alla volta
  • ancora valido per tutto il 2022, è il bonus tv, che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi mesi del 2021, nel momento preciso in cui abbiamo assistito allo switch off dei canali televisivi tradizionali verso quelli digitali. Il governo ha previsto un contributo per l’acquisto di un nuovo televisore oppure, presentando il certificato Isee inferiore a 20 mila euro, di avere in regalo il decoder che consente la ricezione delle nuove frequenze del digitale terrestre
  • è ancora possibile richiedere il bonus idrico, per rimodernare la rubinetteria di casa e la doccia ed evitare sprechi di acqua

Isee alla mano, è anche possibile presentare domanda per ottenere una carta acquisti da spendere per i bambini al di sotto dei 3 anni di età oppure per coloro che ne hanno più di 65. È la social card.

Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, tra i più richiesti bonus Isee basso 2022, si tratta di un sussidio per aiutare i disoccupati o comunque chi ha un reddito da lavoro molto basso. Per ottenere il reddito di cittadinanza, è ben evidente che l’Isee corrente risulta di fondamentale importanza. Infatti, chi è disoccupato dallo scorso anno, non avrebbe modo di ottenere il sussidio, presentando ad esempio un Isee ordinario in cui figurano i redditi di lavoro che percepiva nel 2020.

Attenzione! Per ottenere l’Isee corrente è comunque sempre necessario procedere prima all’elaborazione dell’Isee ordinario.

Infine chiudiamo ricordando la possibilità aperta a tutti i genitori, di richiedere l’assegno unico e universale, ottenibile anche fino ai 21 anni di età dei figli. Per la prima volta infatti anche disoccupati e titolari di partita Iva possono ricevere dallo Stato un contributo per crescere bambini e ragazzi, essendo gli assegni familiari da sempre destinati soltanto ai lavoratori dipendenti.

Le domande per inoltrare la propria richiesta si presentano direttamente sul portale Inps, accedendo tramite Spid, e comunicando codice fiscale e proprio Iban. In alternativa, è il commercialista che può eseguire la pratica, utilizzando i canali dedicati di cui dispone.

Soltanto i percettori del reddito di cittadinanza non sono tenuti a presentare alcuna istanza, dal momento che ricevono in automatico l’integrazione alle quote già spettanti di assegni familiari, accreditati con la ricarica della carta.

Smart working al via procedura semplificata di comunicazione

A causa del protrarsi dello stato di emergenza fino alla fine del mese di marzo del 2022, anche per quel che riguarda lo Smart working sono state necessarie alcune specifiche in merito a quella che è l’attuazione dei nuovi protocolli sia nel settore privato che in quello pubblico.

In effetti ad oggi, lo Smart working ha assunto connotazioni estremamente differenti rispetto a quando la prima legge sull’argomento, la L. n 81 del 2017, interveniva a disciplinare il lavoro da remoto.

Ed in effetti questa nuova disciplina è stata senza dubbio frutto della necessità che ha visto durante la crisi pandemica crescere in modo esponenziale, il ricorso al lavoro agile.

Ecco perché quella che oggi è l’attuale disciplina dello smart working, è qualcosa di strutturalmente differente rispetto a quanto prevedeva l’originale impianto normativo, tanto per il settore privato che il settore pubblico.

È del ministro Brunetta la nuova disciplina dello Smart working, che prevedendo il 15 ottobre la ripresa in presenza delle attività dei lavoratori pubblici, ha di fatto stabilito la nascita di una nuova forma di lavoro ibrido per la pubblica amministrazione.

Una modalità di lavoro nella quale accanto alle ore lavorate in presenza, ci siano un certo numero di ore lavorate da remoto, in modo tale che lo smart working diventi una modalità di lavoro complementare e non sostitutiva, come è successo nella fase più acuta del periodo pandemico, alla modalità di lavoro standard.

Stessa cosa dicasi per il settore privato, dove la disciplina per lo Smart working, è stata definita sulla base di un protocollo predisposto dal ministro del lavoro Orlando, il quale ha definito espressamente la modalità di svolgimento del lavoro agile.

Nello specifico però, bisogna dire che tanto nel settore pubblico che nel settore privato è stato previsto che la definizione di tutti termini relativamente al rapporto di lavoro agile, debba essere sempre conseguente a quanto stabilito in sede di contrattazione collettiva per quel che attiene il pubblico impiego, in seguito a quanto stabilito dall’accordo scritto siglato tra datore di lavoro e lavoratore stesso, in ambito privato.

In quest’ultimo caso quindi, quella che rileva è sempre la volontarietà dell’individuo di aderire o meno a questa modalità di lavoro.

Smart working e stato emergenziale

Queste erano le linee guida che operavano prima che l’esplosione dei casi da variante Omicron rendesse necessarie l’adozione di nuove misure di contenimento dei contagi per le quali è stato necessaria la proroga dello stato di emergenza fino al prossimo 31 marzo 2022.

La proroga di questo stato di emergenza comunque, non ha tardato a far sentire gli effetti anche nell’ambito dello Smart working, proprio perché questa proroga che è stata definita con apposito decreto da parte del Consiglio dei ministri lo scorso 14 dicembre, comunque ha prodotto degli effetti in quelle che sono le abitudini di vita dei cittadini, che sembravano avviarsi ad una sorta di normalità.

Conseguentemente al protrarsi dello stato di emergenza, è stato di fatto stabilita la possibilità in ambito di Smart working di poter continuare a far ricorso a quella che viene definita la procedura semplificata di comunicazione.

Per chi fosse interessato un video tratto dal canale Michele Madonna – YouTube, offre spunti interessanti sul tema.

Smart working e procedura di comunicazione semplificata

Che cosa vuol dire questa procedura di comunicazione semplificata? Che in virtù proprio del suddetto decreto, si ha la possibilità di poter ricorrere allo Smart working sia per i dipendenti pubblici che privati, prorogando la cosiddetta procedura di comunicazione semplificata.

La procedura di comunicazione semplificata a seguito dello stato emergenziale, comporterà una disciplina diversa rispetto a quella ordinaria che abbiamo sopra descritto.

In effetti con la comunicazione emergenziale può succedere che:

– un ente pubblico può di fatto prevedere lo Smart working per alcuni lavoratori senza che questo sia espressamente previsto da determinati accordi di legge;

– un’azienda privata possa utilizzare tutta la procedura di comunicazione che ha espressamente stabilito il Ministero del Lavoro affinché restino individuati i lavoratori da assegnare allo smart working senza che per questo sia stato necessario un previo accordo scritto tra datore di lavoro e lavoratore stesso.

Smart working e protocollo integrativo per il settore privato

In aggiunta lo scorso mese di dicembre, per esattezza lo scorso 7 dicembre, c’è stata la firma di un nuovo protocollo d’intesa tra le parti sociali ed il governo per quel che riguarda lo Smart working nel settore privato.

Nello specifico questo protocollo rappresenta proprio il primo accordo interconfederale che attribuisce un ruolo centrale in tema di Smart working proprio all’accordo che intercorre azienda e dipendente che non era menzionato invece nella precedente disciplina del 2017.

In questo protocollo quindi, si sono delineate tutte le linee guida sulla base delle quali definire i contratti di Smart working nel settore privato sia a livello nazionale, che territoriale, che aziendale.

E in mancanza di uno specifico adeguamento della contrattazione collettiva sull’argomento nel settore privato, si è stabilito che è a questo protocollo che devono fare riferimento tutte le imprese che volessero comunque prolungare il ricorso allo Smart working anche oltre la fine dello stato di emergenza.

L’aspetto sicuramente più innovativo di tutto questo protocollo comunque, è il fatto che la definizione del rapporto di Smart working all’interno del settore privato, resta all’esclusiva volontà reciproca tanto del datore di lavoro che del lavoratore stesso non rilevando in alcun modo l’attività di qualunque associazione sindacale.

Smart working ed emergenza pandemica

Alla luce dell’impennata dei casi portati dalla variante Omicron, è evidente quindi che anche il ricorso allo smart working risulta aumentato.

E per tutto il protrarsi dello stato emergenziale, e cioè fino al 31 marzo del 2022, allo scopo di facilitarne l’attivazione, è stata prolungata la procedura di comunicazione semplificata.

Il segnale che sia il Ministro Brunetta, che il Ministro Orlando hanno voluto lanciare, è quello di un ricorso al lavoro agile che diventi sempre più flessibile.

Non solo, sempre con riferimento allo Smart working, si sono fatte alcune specifiche per quel che riguarda il green pass stabilendo che il lavoratore che esegue la propria attività da remoto, non deve necessariamente essere in possesso del green pass proprio perché manca il presupposto principale della condivisone di spazi comuni con altri lavoratori.

Smart working e settore pubblico

Il prolungamento dello stato di emergenza ha portato con sé nella pubblica amministrazione, oltre che il prolungamento della procedura di comunicazione semplificata, anche una parola chiave sulla base della quale riorganizzare tutta l’attività lavorativa del settore in queta fase di recrudescenza della crisi pandemica, ossia flessibilità.

Questo vuol dire che tutte le amministrazioni pubbliche in questo particolare periodo, sono lasciate libere di riorganizzare autonomamente la propria attività, ridefinendo i turni tra lavoratori in presenza e lavoratori agili senza che questo possa mai intaccare la qualità del servizio.

A tal fine deve essere previsto un apposito programma di rotazione del personale che va dalla settimana al mese, che però le varie amministrazioni pubbliche possono anche rimodulare in base all’andamento dei contagi, alle eventuali quarantene dei propri dipendenti e alle esigenze lavorative della struttura, fermo restando che il punto di riferimento deve essere il servizio reso all’utenza finale, che non deve mai perdere in efficienza.

Smart working e settore privato: regole

Anche nel settore privato il ricorso allo Smart working e il prolungamento dello stato di emergenza, è avvenuto sulla base della parola d’ordine flessibilità.

Con riferimento poi al settore privato, si sono dettate apposite linee guida da parte del Ministero del Lavoro sulle modalità con le quali tale procedura di comunicazione semplificata possa essere effettuata.

Abbiamo già visto che in condizioni di normalità, la decisione di aderire o meno allo Smart working, deriva da un accordo che deve essere siglato per iscritto esclusivamente tra datore di lavoro e lavoratore stesso.

In questo accordo ci sono inserite tutte le clausole che disciplinano le modalità di svolgimento del lavoro da remoto.

Va altresì detto che l’eventuale rifiuto da parte del lavoratore di siglare questo accordo, non può essere causa di licenziamento né per giusta causa, né per giustificato motivo, né può essere motivo di procedimenti disciplinari che portino al demansionamento o alla riduzione dello stipendio.

Smart working e settore privato: procedura di comunicazione semplificata

In virtù del decreto legge n.221 del 2021, insieme al prolungamento dello stato di emergenza è stata altresì prorogata la procedura di comunicazione semplificata per lo Smart working anche per i settore privato, sempre fino al 31 marzo del 2022.  

Nello specifico per il settore privato è stata altresì dettagliata la procedura con la quale possa essere effettuata la comunicazione dell’inizio dello Smart working da parte del datore di lavoro ai propri dipendenti, non essendo necessario in questo caso, il relativo assenso degli stessi affinché questo possa essere deciso.

La procedura semplificata si può effettuare direttamente per via telematica usando a tal fine il modello predisposto dallo stesso Ministro del Lavoro.

Sfruttando questa opportunità offerta dall’applicativo del Ministero, il datore di lavoro, anziché procedere ad una comunicazione individuale per singolo lavoratore, procede ad una “comunicazione massiva” che si rivolge direttamente a tutti i lavoratori per i quali intende attivare lo smart working.

Ovviamente non basta solo la compilazione dell’applicativo perché, nel momento in cui si attiva tutta questa procedura telematica, il datore deve sempre allegare un file Excel contenente tutte le informazioni di rilievo relative a tutti i lavoratori interessati.

Dati necessari che ovviamente riguardano tutte le specifiche anagrafiche, tutte le informazioni rilevanti relativamente al rapporto di lavoro in essere e tutte le informazioni relative al periodo di smart working che si vorrà iniziare per ciascun lavoratore.

Quindi in relazione a quest’ultimo, bisogna sempre specificare la data di inizio e di fine del lavoro agile, oppure l’indicazione puntuale dei soli giorni per i quali questo venga richiesto.

In questo file Excel, si deve indicare ovviamente anche la fine del periodo per il quale s’intende far ricorso allo Smart working, così come sarà lo stesso file che dovrà essere aggiornato, se il datore intenderà prorogare la durata del lavoro agile oltre la data inizialmente indicata.

Green pass e smart working

Nuovi chiarimenti sono arrivati anche in merito al binomio Smart working e green pass nel settore privato.

Si è stabilito espressamente che, il lavoratore che svolge attività da remoto, non è tenuto al possesso del green pass in quanto manca qualunque possibilità di condivisone di luoghi comuni con altri colleghi di lavoro.

Laddove però il datore dovesse richiamare in sede il lavoratore per qualunque motivo, ovviamente il lavoratore, nel rispetto delle normative anti covid vigenti, dovrà essere necessariamente in possesso della certificazione verde.

È stato altresì specificato che la mancanza di green pass non costituisce elemento ostativo alla stipula ex novo di un contratto di lavoro che debba esclusivamente svolgersi in modalità agile.

Completamente diversa è la situazione del settore pubblico dove, indipendentemente dalla modalità di svolgimento della prestazione lavorativa, il dipendente dovrà sempre obbligatoriamente essere in possesso del green pass.

Poste italiane: pagare i bollettini? Quello che devi sapere!

Bollettini da pagare? Precompilato, bianco o avviso PagoPa… ma come si pagano? E perché pagando on line sul sito di poste italiane qualcuno si riesce a pagare subito e qualcuno no? Certo, andando all’ufficio postale il problema è risolto. Tra l’altro ora, tantissime operazioni possono essere sbrigate in fretta, prenotando il proprio turno da casa e saltando la fila!

Ma le bollette, per chi vuole ottimizzare ancora di più i tempi, possono essere pagate tranquillamente on line dal sito delle poste, tramite computer o smartphone oppure usando le applicazioni apposite scaricate prima sul proprio telefonino. 

Quali problemi si possono riscontrare on line che non ci consentono di pagare? Come si pagano quelli con il logo Pagopa? Ecco cosa c’è da sapere, in che orari si può usare il servizio on line e le tipologie di bollettini pagabili online da app o tramite ATM Postamat. 

Poste italiane: come pagare un bollettino sul web 

Per pagare bollettini online sul sito di poste bisogna essere registrati al sito. Entrando infatti nella sezione Conti e Carte e poi cliccando su Servizi on line, paga bollettino si arriva alla schermata di accesso che prevede linserimento dei nostri dati per poter proseguire. 

Una volta effettuato l’accesso in uno dei 3 modi possibili (nel primo riquadro, con username e password create in fase di registrazione al sito, nel secondo riquadro con le app BP o PP per titolari di C/C in posta o carta postepay, nel terzo con lo spid) basta selezionare la tipologia di bollettino da pagare, compilare i vari campi richiesti, che ovviamente variano da bollettino a bollettino, controllare che tutto sia corretto, scegliere lo strumento di pagamento preferito e pagare. 

Ma vanno bene tutti i metodi di pagamento? E quali bollettini si possono pagare dal sito o dalle app? 

Poste italiane: come pagare un bollettino con app

Le app di poste italiane si possono scaricare gratuitamente sul proprio telefonino. Occorre solo un po di spazio per poterle installare e sono compatibili sia per chi ha uno smartphone con sistema operativo Android sia per chi ha iOS e dunque su iPhone, IPad o Mac. 

Le app PT e BP richiedono una versione iOS 11 o successiva e una versione Android 4.4 o superiore. 

L’app PP invece richiede una versione iOS 11 o successiva e una versione Android dalla 5 in su. 

Per chi non è titolare di un c/c bancoposta le app utilizzabili sono PT e PP (per chi usa postepay) Tutte consentono di pagare bollettini nello stesso identico modo e molto velocemente. 

Basta entrare nell’app, cliccare su “paga bollette e avvisi Pagopa” o “bollettini e pagamenti” e scegliere tra queste due soluzioni:

  • pagare cliccando sul pulsante giallo “inquadra codice”, una volta cliccato basta inquadrare col telefonino il codice qr presente sul bollettino. Qr sta per Quick Response ossia risposta rapida ed è quel quadrato bianco/nero che di fatto rappresenta un codice ottico contente una serie di informazioni, che vengono lette dallo smartphone 
  • compilare manualmente tutti i campi del bollettino 

Fatto questo e scelto lo strumento di pagamento da usare il gioco è fatto!

In entrambi i casi, tutte le ricevute di pagamento vengono archiviate e conservate digitalmente e saranno sempre consultabili nella sezione pagamenti di poste o nella propria area personale detta myposte. 

Si può anche pagare il bollettino per conto di qualcun altro, inserendo il suo nome nel campo “eseguito da”. 

Poste italiane: tipi di bollettini pagabili on line, con app o postamat 

Presso gli uffici postali è possibile pagare qualsiasi tipo di bollettino cosi’ come sul sito delle poste, prestando naturalmente attenzione agli orari in cui è attivo il servizio on line. 

Ma questi due non sono gli unici modi per pagare, poiché vi sono anche le applicazioni di poste, da scaricare preventivamente sul proprio smartphone, che possono essere usate per pagare più velocemente un bollettino. Tramite le app PP (Postepay), BP (Bancoposta) e PT(Ufficio Postale) però non si possono pagare proprio tutti i bollettini. Ecco quelli esclusi: 

  • bollettino Rav
  • multe polstrada/Multe carabinieri
  • bollettino Tasi 
  • Tosap
  • imposte sulla pubblicità
  • canone TV
  • Tares

Bollettini bianchi, precompilati, Pa, o bollo auto si possono pagare comodamente invece.

I pagamenti afferenti al Ministero dei Trasporti infine possono essere pagati con le app BP e PP ma non con app ufficio postale. 

Si possono pagare bollettini tramite Postamat o postino? Si, ma solo i precompilati e nel secondo caso, soltanto se il postino è dotato di palmare e abilitato quindi al pagamento bollettini. 

Ecco quindi cosa si può fare tramite app e cosa no. 

Possibili problemi riscontrabili on line sul sito di poste

E’ sempre possibile pagare delle bollette sul sito delle poste ma se non funziona? 

E’ utile sapere che: 

  • se si presenta un errore nella pagina e non si riesce a navigare, il browser del proprio computer potrebbe non essere aggiornato. Il browser è quello che consente infatti di vedere le pagine internet, per esempio Safari, Firefox, Chrome, Explorer… questi di tanto in tanti andrebbero aggiornati. Come minimo Explorer dovrebbe essere la versione 10 per poter funzionare correttamente
  • ci sono dei piccoli periodi di tempo in cui il servizio online non va e quindi prima di pagare basta ricordarsi che i bollettini e gli F24 si possono pagare sempre, tranne la mezzora che va dalle 23.45 alle 00.15 mentre il bollo auto e il pagamento Sky funziona dalle 6 alle 23
  • le operazioni fatte di notte, vengono prese in carico la mattina, dalla riapertura del servizio entro le ore 12
  • gli strumenti di pagamento validi sono Postepay, conto corrente bancoposta o una carta abilitata al pagamento online facente parte del circuito VISA, VISA ELECTRON, V-PAY, MASTERCARD o MAESTRO. Con Mastercard e Visa però non si possono pagare bollettini bianchi
  • il pagamento del bollettino PA è in tempo reale e se l’ente creditore comunica una variazione dell’importo da pagare, bisogna eliminare il vecchio bollettino dal carrello o dalla sezione “Pagamenti non effettuati” e ricompilarlo
  • potrebbe capitare di avere un avviso PagoPa da pagare dove non è presente il numero del conto corrente. Come fare quindi? Basta selezionare il giusto canale di pagamento una volta entrati nella parte dedicata alla compilazione del bollettino pagopa sul sito di poste. Infatti la parte dove si inserisce il numero del conto corrente sparisce una volta selezionato il canale di pagamento “Banche e altri canali” dal menu a tendina, ossia cliccando sulla freccia in giu sulla destra di questo campo. Al posto di c/c si può cosi’ inserire il codice ente creditore, in aggiunta al codice avviso

Poste, PagoPa e altri canali di pagamento

A Dicembre 2021 anche Enel Energia ha aderito al nuovo sistema di pagamento PagoPa. A Milano tantissimi bollettini sono stati inviati e pagati digitalmente, risparmiando i costi della stampa da un lato e le spese di notifica a carico dei cittadini dall’altro. 

Sono molte le banche che supportano il sistema pago Pa ma nel caso in cui la nostra banca non aderisce al sistema si può pagare tramite altri canali. 

Pago pa riguarda i pagamenti verso le pubbliche amministrazioni e gestori di servizi pubblici. 

Si può pagare presso

  • gli esercenti convenzionati come bar, edicole, farmacie, ricevitorie e supermercati 
  • punti di posta privata 
  • poste/banche
  • tramite servizi di home banking, cercando la scritta pagopa
  • sul sito dell’ente creditore
  • tramite app io, nella sezione portafoglio usando il Qr code

Poste italiane: risparmiare pagando oline

Pago Pa garantisce la trasparenza dei costi di commissione che variano a seconda degli istituti di pagamento. 

Con poste italiane la commissione per il pagamento alla sportello è di 2 Euro contro 1 Euro per quello effettuato sul sito delle poste o tramite le app e sui siti degli enti creditori che aderiscono a pagopa. 

Generalmente, i bollettini di conto corrente postale pagati allo sportello hanno una commissione di 1.80 ma vengono sempre 1 euro pagando online. 

In altri casi, ecco le spese.

Bollettini di conto corrente postale: 

  • tramite il servizio a domicilio del postino è di 1.50 Euro
  • allo sportello per persone con più di 70 anni o titolari di carta acquisti è di 1 Euro (tipo di carta richiedibile in posta, solo con determinati requisiti e ricaricata dallo Stato per aiutare le persone in difficoltà nei pagamenti delle bollette della luce, del gas e per la spesa)
  • online sul sito poste o con app Ufficio Postale e con carte di pagamento Visa, Visa Electron, V-Pay Mastercard e Maestro 1 Euro

Bollettini con codice F35: 

  • a sportello 1.93, scontato a 1.13 Euro per chi ha più di 70 anni o possiede una carta acquisti 

Bollettini intestati al Dipartimento Trasporti Terrestri o Banca d’Italia: 1.51

Multe: 

  • multe a sportello 2.29 scontato a 1.49 Euro per chi ha più di 70 anni o posside carta acquisti
  • multe online tramite sito poste 1.49 Euro

Nel caso dell’ENEL invece la commissione per operazione è di 1.30 nei negozi o punti Enel Xpay ma pagando sull’app Enel dedicata o sul sito non ci sono spese! 

Pagare online consente quindi di risparmiare tempo e soldi, basta essere informati su tutto ciò che c’è da sapere per fare una scelta più consapevole. 

Decreto sostegni 2022: è la fine del Reddito di emergenza?

Riguardo il Decreto sostegni 2022 aleggia una forte aura di incertezza, sopratutto a seguito delle dichiarazioni o meglio del non detto da parte del presidente del consiglio Mario Draghi che durante la conferenza stampa ha parlato di aiuti per i settori in crisi come quello del turismo, di proroga della cassa integrazione e degli interventi per ridurre l’aumento delle bollette attraverso lo strumento dei bonus sociali. 

Il premier invece è apparso laconico riguardo la domanda posta da un giornalista sul Reddito di emergenza durante la conferenza stampa. Quello che è emerso purtroppo non è stato nulla di particolarmente positivo.

Infatti Draghi ha detto che in manovra ci sono ancora dei fondi appena disposti per sostenere i settori più in crisi, anche se lo sappiamo tutti che sono in realtà pochi spiccioli e che di uno scostamento di bilancio se ne parlerà solo prossimamente, ma nessuna decisione ancora è stata presa.

Al contrario sono ufficiali alcuni bonus previsti dalla legge di bilancio, come il bonus affitti under 31, il bonus casa under 36, il bonus 1000 euro per i lavoratori fragili ed infine, i nuovi congedi parentali COVID – Sars COV prolungati fino al 31 Marzo. Ma vediamo in dettaglio cosa sta succedendo.

Decreto sostegni 2022: per ora niente Reddito di emergenza 

Si torna a parlare dell’ormai celebre decreto sostegni 2022 nome dato al nuovo decreto che dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri nella gioranta di oggi e dovrebbe portare un aiuto immediato e sanare i danni economici legati alle chiusure invernali per l’emergenza covid. 

Tutto è partito verso la fine dell’anno scorso, quando da più parti del Governo era stata sollevata la richiesta di uno scostamento di bilancio sulla falsariga di quanto successo l’anno ancora precedente al fine di portare i nuovi sostegni alle attività messe in difficoltà nelle chiusure dovute al covid a supporto dei lavoratori e ai cittadini esclusi dalle altre misure come il reddito di cittadinanza

Tra i tanti il senatore Presutto sosteneva che si sarebbe trattato di circa 15-20 miliardi di fondi da sostenere con un nuovo scostamento di bilancio per fornire nuovi contributi a fondo perduto per le attività colpite, e poi un ulteriore intervento sull’energia, la proroga della cassa integrazione covid, rifinanziamento della quarantena paragonata alla malattia e un ulteriore intervento per la finanza dei comuni.

Però a quanto si apprende dal MEF il nuovo decreto, che avrà come interesse principale, alberghi, discoteche e più ancora in generale il settore del turismo danneggiato dalle chiusure del periodo, festivo, non sarà legato ad un nuovo scostamento di bilancio ma si rifarà con quanto si ha a disposizione che però sono circa 2 miliardi non bruscolini, ma nemmeno abbastanza per rifinanziare misure come i bonus  onnicomprensivi o il reddito di emergenza che varie testate on-line e testate giornalistiche hanno già dato per ufficiali, come se fosse già possibile fare domanda, la sitauazione incee è ben diversa.

E lo stesso senatore a correggere il tiro e ridimensiona la portata delle sue affermazioni dicendo che il decreto sostegni 2022 avrà come base due miliardi a cui potrebbero aggiungersi altri fondi legati a risparmi di finanza pubblica e altre tasse.

Dunque un provvedimento quello del 2022 che terrà conto soprattutto delle esigenze del settore turistico. Infatti lo stesso premier ha dichiarato che in legge di bilancio è previsto un fondo per il turismo, in aggiunta alle cifre stanziate, un pacchetto paria 150 milioni di euro che vedono come destinatari il settore del turismo, dello spettacolo e automobilistico. 

Con un provvedimento risalente all’otto gennaio il Ministero dello Sviluppo Economico ha stabilito quanto segue:

  • trenta milioni euro per aziende conciarie da investire sulla sostenibilità ambientale;
  • dieci milioni per l’organizzazione di feste e cerimonie;
  • quaranta milioni per il wedding;
  • dieci milioni per il settore dell’hotellerie – restaurant – catering.

Ricordiamo che a fine dicembre 2021 c’è stato lo sblocco di cento milioni di euro per i servizi di mensa, catering e e ristorazione collettiva.

Insomma, la situazione è caotica come sempre. E difficilmente prevedibile, quindi per sapere se e soprattutto quali nuovi aiuti emergenziali potranno arrivare non ci resta che attendere quantomeno il Consiglio dei ministri di giovedì.

Decreto sostegni 2022: Bonus affitti under 31

Al contrario sono ufficiali alcuni bonus previsti dalla legge di bilancio, come ad esempio il bonus affitti under 31. Infatti è prevista una agevolazione per i giovani tra i 20 30 anni che si trovano a vivere in affitto con regolare contratto.

Questo contratto può riguardare sia tutto l’immobile oppure solo una parte di esso come ad esempio un stanza, con  la condizione che si tratti comunque dell’abitazione principale.

Per ottenere l’agevolazione sarà necessario che il reddito annuale non sia più alto di 15.493,71 euro. Attenzione parliamo di reddito complessivo non di ISEE, l’importo, invece, equivale al 20% del canone e va da a un minimo di 991,60 euro fino a un massimo di 2.000 euro da utilizzare in detrazione nella dichiarazione dei redditi.

Inoltre il numero di anni per cui si può beneficiare di questa agevolazione è di quattro a differenza della vecchia norma, che ne prevedeva solamente tre.

Il bonus affitto ha il duplice obiettivo di aiutare economicamente i giovani che vogliono o che devo andare a vivere da soli e dall’altra parte, rendendo meno pesante il canone e, nello stesso tempo di tutelare il proprietario di casa.

Consiste in una detrazione pari al 20% sul canone anno per la locazione dell’abitazione principale per gli under 31. Lo sconto è applicato su un massimo di 2.000 euro annui ed è valido per i primi 4 anni.

L’agevolazione si può tenere per l’affitto di intera abitazione, ma anche solo per una parte della stessa come ad esempio una stanza ovviamente che essere diversa dall’abitazione principale dei genitori. La detrazione sarà possibile per tutte le tipologie di immobili dall’appartamento, alla villetta a schiera alla casetta indipendente.

ATTENZIONE ci sono alcune eccezioni l’agevolazione. Infatti non sarà valida per quanto riguarda gli immobili vincolati perché magari interesse storico, archeologico ed etnografico.

Bisogna prestare attenzione  perché in questo caso anche un bilocale potrebbe essere soggetto a questo tipo di vincolo, normalmente sono immobili che si trovano comunque nei centri storici dei paesi e delle grandi città .

Anche gli immobili di lusso non rientrano in questa agevolazione sono quelli che sono normalmente accatastati, come A1, A8 e A9

La detrazione non potrà nemmeno essere utilizzata per gli alloggi in edilizia residenziale pubblica per i quali resta valida la legge attualmente in vigore sia a livello statale ce a livello regionale. E non rientrano in queste agevolazioni nemmeno le abitazioni a destinazione turistica 

Ovviamente per poter usufruire del bonus dovrà essere stipulato un regolare contratto d’affitto scritto e regolarmente registrato e l’immobile dovrà essere destinato all’abitazione principale, quindi sarà necessario portarvi una residenza all’interno. Allo stato attuale nel testo della legge di bilancio non sono ancora state individuate le modalità di richiesta di accesso al bonus affitto 2022.

Decreto sostegni 2022: Bonus prima casa under 36

Sempre per i giovani, ma questa volta under 36 la legge di bilancio proroga anche il bonus prima casa con nuova destinazione di Fondi a copertura del mutuo fino al 80% del massimale di duecentocinquantamimla euro per l’acquisto di una prima casa.

L’agevolazione è destinata ai giovani che non hanno ancora compiuto trentasei anni di età al momento della stipula del rogito e con ISEE massimo di quarantamila euro.

Decreto sostegni 2022: Bonus lavoratori fragili 

Restando in tema di legge di bilancio passiamo a trattare del bonus 1.000 euro lavoratori fragili si tratta di una indennità onnicomprensiva rivolta ai lavoratori che sono stati assenti dal servizio per almeno un mese nel corso del 2021 a condizione che non abbiano lavorato in Smart Working e abbiano superato il limite massimo di giorni indennizzabili come malattia.

Anche per questo bonus, come per gli altri, occorrerà attendere la solita circolare INPS che predisporrà anche la procedura per la presentazione della domanda 

In ultimo ma non per importanza torna il congedo parentale sars-cov 2 per i genitori con figli affetti dal virus in quarantena da contatto oppure in Dad,  prorogato fino al 31 marzo 2022 sempre con le solite modalità.

Decreto sostegni 2022: Bonus psicologi 

Riguardo al bonus psicologo purtroppo si sa che non è passato però in alcune regioni stanno provvedendo autonomamente.

Infatti iniziativa interessante da parte della regione Lazio riguardo il bonus psicologi che ha stanziato circa 2,5 milioni di euro che serviranno a garantire l’accesso alle cure per la salute mentale attraverso voucher da utilizzare presso strutture pubbliche della Regione.

I dettagli sulla misura, non sono stati ancora resi noti ma dovranno arrivare a giorni e possiamo sottolineare che si tratta di un problema effettivamente sentito visto che i dati al riguardo non sono affatto confortanti. Non a caso tra le bozze della legge di bilancio era previsto un bonus di simile natura che però è stato scartato.

Vale la pena sottolineare che la regione Lazio non è l’unica ad aver agito in questo senso, Infatti la regione Campania ha preso provvedimenti verso lo stesso problema con la figura dello psicologo di base. 

Decreto sostegni 2022: Bonus spesa 2022

Sono in molti a chiedere a gran voce il ritorno di questo aiuto, ovvero dei bonus spesa. Purtroppo nessun rifinanziamento, almeno per ora , è previsto per questo importante aiuto alimentare per le famiglie e per i più fragili da parte del governo.

Intanto i comuni, però hanno ancora dei fondi residui dal decreto 2021 e alcuni bandi si stanno aprendo o riaprendo proprio in questi giorni con scadenza per presentare domanda entro fine febbraio.

Trends That Will Shape Crypto Mining in 2022

The growth of Bitcoin  over the years and with Bitcoin becoming a trillion-dollar asset has attracted people to invest their money in the world of cryptocurrency . People have also become very interested in learning not just to purchase, but also to mine these cryptocurrencies. Although the process of mining is getting expensive day by day, people are still investing their money and buying computer hardware and software, and other such equipment that is needed for cryptocurrency mining.

But why are people so interested in crypto mining? Well, crypto mining provides people with the opportunity to earn a passive source of income on a daily basis .

It is through the process of crypto mining  that distributed nodes on a given blockchain confirm transactions sent through the network by various other users. These nodes also run a copy of the blockchain that is involved. After that, the software verifies whether the transactions sent through the blockchain networks are legit and valid according to the requirements of the blockchain.

How to Mine Cryptocurrency? 

The Crypto mining process is similar to the process of mining precious metals. Just like miners of precious metal unearth diamonds, gold, or silver, similarly, crypto miners will work in a way so that can trigger the release of new crypto coins and bring it into circulation. But how can miners get new coins?

Well, you might hear people saying that you need great computers, hardware, software, and other modern equipment for mining, but is that all you need? Well, no, miners also need to deploy machines that can solve complex mathematical puzzles and equations in the form of cryptographic hashes . So what is a hash?

A hash  is a truncated digital signature of a chunk of data . These hashes help in secure transactions in the public network. The miners have to keep competing against each other and the first miner who can solve the mathematical puzzles and equations or crack the code gets a chance to add the block to their ledger and also receive a reward. Also, each block that the miner adds uses a hash function to connect itself to the previous block which helps in the formation of a chain of blocks that will lead you black to the first block.

This process makes it easier for everyone on the cryptocurrency network to easily verify whether various blocks are valid and legit . It also helps them understand whether the miners who have validated each lock have actually solved the hash properly to receive the reward.

With time, miners will also keep improving their equipment and will deploy more advanced machines to solve PoW, as, with time, the difficulty of equations will also keep increasing. In the future, the competition between the miners will also increase greatly which will also increase the scarcity of cryptocurrencies.

So how can you start mining cryptocurrencies in 2022? Well, mining cryptocurrencies will require having computers with special software that are specifically made to solve various complicated cryptographic mathematical equations and puzzles.

In the earlier days, when people did not know much about cryptocurrencies, cryptocurrencies like Bitcoin could be mined in simple computers using CPU chips. People could use their home computers to mine Bitcoin. But, over the years, cryptocurrency has gained a lot of popularity, and thus, CPU chips have become impractical for mining cryptocurrencies due to their increasing level of complexities and difficulties .

But, in today’s world, cryptocurrency mining is not that simple. You will have to get yourself a specialized GPU or an application-specific integrated circuit (ASIC) miner . Other than that, you must also have the GPUs in the mining rig connected to a reliable internet connection all the time. Without a proper supply of internet , you could never carry out the mining process successfully. Lastly, as a miner, you must also be a member of an online crypto mining pool.

Also, there are various methods of mining cryptocurrencies as well. They are –

CPU mining This process was used in the earlier days and was a go-to option for many miners. But now, CPU mining can be really slow and impractical as well. It will take you months to acquire even a small amount of profit if you use CPU mining in 2022. Also, the profit will be of no use, because it will consume a lot of high electrical and cooling costs.

GPU mining Another very famous method of mining cryptocurrencies. It increases the computational power by bringing a set of GPUs and one mining rig together. But if you want to use the GPU mining method, you will also have to get a motherboard and cooling system for the rig.

ASIC mining Lastly, ASIC mining is another v ery efficient method of crypto mining . Unlike the GPU miners, the ASIC miners have been designed specifically for cryptocurrency mining. That is exactly why, only through this process you will be able to mine most cryptocurrencies, even more than GPU mining. But these do cost a lot and as mining gets difficult with time, they can quickly become obsolete.

Cloud mining As GPU mining and ASIC mining are becoming costlier day by day, the developers have also come up with cloud mining. Could mining be becoming increasingly popular? This allows individual miners to leverage the power of major corporations and is dedicated solely to cryptocurrency mining. A few individual crypto miners can also identify free and paid cloud mining hosts online and could also rent a mining rid for a specific amount of time. So, this method is one of the most hands-free methods of mining cryptocurrencies.

Which Cryptocurrency is the Best for Mining? 

If you want to mine cryptocurrencies in the year 2022, here is a list of alternate cryptos that you should think of mining –

Vertcoin – This crypto was made to be mineable with GPU and is not mineable with ASICs and CPU cards. You can also use VerthashMine software to mine this cryptocurrency. You can mine it individually as well as on GPU mining pools. Some pools that you could consider for this Crypto are – Coinotron , Zpool , miningpoolhub , and Bitpoolmining. Although, all these pools are going to cost you different rates and commissions. 

Grin – Also referred to as the privacy coin , this cryptocurrency facilitates the transaction between individuals. You can mine this cryptocurrency with Gminer , Cudo Miner , and lolMiner GPU mining software you can also mine this with solo mining ASICs as well. Grin is also lightweight and its scales are totally based on users and not several transactions.

Monero (XMR) – This is also great for mining as it can be mined with CPUs . It is one of the best privacy mined coins which enhances the non-traceability of any transactions. Unlike Bitcoin where every transaction can be seen, the transactions on Monero are not visible. This is a cryptocurrency that provides complete privacy. You can also use various crypto pools like MineXMR , SupportXMR , xmr.nanopool, etc for mining.

Zcash – This crypto is best for miners who prefer private transactions . It is also ASIC resistant and can be mined by GPUs using the EWBFZcashMiner Windows miner. It is also minable with CPUs which makes them so cost-effective for beginners.

Ravencoin (RVN) – It is best for miners who want to start mining with low investments . This cryptocurrency uses a peer-to-peer network and facilitates the transfer of assets from one person to another. This crypto cannot be mined with ASICs so you do not need to invest a lot of money initially. You can also use popular software like Bminer, NBMiner, DamoMiner to mine Ravencoin. In fact, MinerGate also allows you to mine this cryptocurrency on the phone.

What Affects Crypto Mining? 

There are a lot of factors that affect the mining business. They can be roughly divided into four parts –

Algorithms – The hash rate is the sum of all miner’s hash rates. There is a direct relationship between difficulty and hash rate. The difficulty is determined by hash rate so as the hash rate keeps increasing the difficulty of the mathematical equations also keeps increasing.

Also, you cannot calculate hash rate so there is a certain level of hysteresis. Features like difficulty adjustments, revenue per block, etc, also play a great role in determining how many cryptos you can mine. Although these factors will not affect external factors, they will still influence other factors as well.

Miners – Factors like hash speed, power consumption, costs, etc, will surely affect upstream chip manufacturers or miners assembly manufacturers. Although the hardware factors will not change so soon, so it is predictable with higher operability. All these factors can also be manually changed by the mining workers and farms to increase the revenue.

Farm Maintainance – Just like hardware factors, factors such as miner setting-up time, electricity fees, operation maintenance capability also play a huge role in determining upstream chip manufacture as well. Because they are highly predictable, they can be easily changed manually by the mining workers to increase the revenue.

Crypto market – Factors like hash rate growth rate, difficulty growth rate, etc also affect crypto mining. It is sure that the hash rate will keep increasing within the medium and long term, but big changes might also take place within the short term. Although the predictability of the cryptocurrency market is lower than other factors, it is still a factor that has a great impact on mining revenue.

Will Crypto Mining be Profitable in 2022? 

Well, whether you should mine crypto in the year 2022, is something that only you can decide for yourself. Not all cryptocurrencies will give you a lot of profit, but if you do your own research before undertaking the cumbersome tasks of mining crypto, it can give you a lot of profit .

With COVID-19 and the emergence of a new variant Omicron, the market is constantly changing from time to time. The dynamics of the market are in a constant state of change, so you must remember, that something that is profitable to mine today might not be profitable tomorrow.

So if you are someone, planning to get into the business of mining cryptos in 2022, make sure that you have a plan . Along with that, you must have a complete knowledge of which cryptocurrencies are the best and what equipment you will need in the process. Make sure you have enough money you can invest and only after considering such factors should you start mining.

Borse: nuova linfa per altri rialzi? Eur/Usd e Petrolio buy?

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Di seguito riportiamo l’intervista a Davide Biocchi, professional trader, al quale abbiamo rivolto alcune domande sulle valute, su alcune commodities e sugli scenari attesi per le Borse.

L’euro-dollaro si è risvegliato di colpo, salendo quasi di due figure nel giro di poche sedute. Come valuta questo movimento e cosa si aspetta?

In più occasioni parlando dell’euro-dollaro ho segnalato la presenza di un bel triangolo, la cui rottura avrebbe dato vita ad un bel movimento al rialzo o al ribasso.

Il target di questa figura è a quota 1,15 quindi il cross ha già fatto un bel pezzo di questo percorso.

A mio avviso a 1,15 l’euro-dollaro troverà pane duro e ormai direi che è tardi per comprare, visto che il movimento in atto potrebbe esaurirsi a quota 1,15/1,152.

Di solito movimenti impulsivi come questo magari hanno anche un pull-back, ma di sicuro l’ingresso long andava realizzato prima.

L’oro si è riportato nuovamente al di sopra di area 1.800 dollari. Si aspetta ulteriori allunghi nel breve?

I movimenti sulle valute hanno effetti sulle commodities quotate in dollari e di questa debolezza del biglietto verde ne hanno approfittato sia l’oro che il petrolio per mettere a segno dei rialzi.

Questi però non hanno portato nè il petrolio ad arrivare a 85 dollari, target del movimento, nè l’oro a superare quella soglia dei 1.835 dollari che secondo e è un’area chiave.

Se il gold non si spingerà oltre i 1.835 dollari non ci sarà nulla da fare e personalmente acquisterei solo oltre il livello appena indicato con target a 1.865 dollari.

Osservando il grafico dell’oro, se si tira una riga a 1.835 dollari, ci si accorge che quando le quotazioni arrivano lì e come se fossero allo svincolo dell’autostrada, ma poi per qualche motivo ti impantani nel traffico e non riesci a uscire.

L’unica volta in cui il gold ha preso l’autostrada è arrivato a 1.865 dollari in un attimo, ecco perchè questo è il target in caso di violazione dei 1.835 dollari.

Per il petrolio accennava prima ad una prossima fermata a 85 dollari. Non si andrà oltre quindi?

Confermo che il target per il petrolio ora è a 85 dollari e non vedo al momento temi per andare oltre questo livello.

Se però l’oro nero dovesse sfondare quota 85 dollari, dal grafico puro avremo un target intorno ai 95 dollari, ma in realtà sarebbe da mettere sulla calamita dei 100 dollari. Ho idea però che il trading range 75/76-85 dollari potrebbe tenerci compagnia ancora per un po’.

I mercati azionari stanno mostrando un po’ di volatilità in questa prima parte del 2022. Qual è la sua view?

La congiuntura globale dice che sarebbe logica una continuazione della rotazione da growth a value.

In effetti, se si pensa a come aveva caricato la mossa il Nasdaq per un rimbalzo dopo il calo accusato di recente, più repentino dei precedenti, si vede bene che la reazione non è stata così forte come accaduto in passato.

L’indice tecnologico sta recuperando ma senza strappi e già nella seduta di ieri si è visto che l’effetto del rimbalzo sembra già quasi con il fiato corto.

I mercati ora possono trovare nuova linfa e tornare a salire o anche assestarsi intorno a questi valori. Penso che la Fed questo mese dirà qualcosa di importante e potrebbe muoverli o assestarli.  

9 modi per migliorare il tuo coinvolgimento su Instagram

Il coinvolgimento di Instagram non è sempre naturale, ma ci sono molte cose che puoi fare per attirare più coinvolgimento dai tuoi follower e incoraggiarli a commentare e mettere mi piace alle tue foto. Ecco 9 suggerimenti e trucchi di Instagram per aiutarti a migliorare il tuo coinvolgimento.

1) Identifica il tuo obiettivo

Il primo passo per migliorare il tuo coinvolgimento è determinare ciò che desideri. Stai cercando di aumentare il tuo seguito? Il tuo feed ha bisogno di una revisione estetica? Vuoi che più persone interagiscano con i tuoi contenuti? Capire cosa sta guidando i tuoi sforzi li renderà più facili da valutare. 

Dopotutto, non ha senso modificare una foto se non sai perché non sembra del tutto a posto o che tipo di coinvolgimento speri di ottenere da essa. In altre parole, identifica il tuo obiettivo e scopri come ogni ritocco può aiutarti a raggiungerlo

Questo è un processo una tantum: man mano che gli obiettivi cambiano, così dovrebbe essere il tuo piano per raggiungerli. È anche importante ricordare che non tutti i post devono essere perfetti—è meglio lasciarli soli che modificati—ma continuare ad analizzare finché non trovi qualcosa che risuoni. 

2) Organizza concorsi

Il più delle volte, alle persone piacciono i concorsi. Sono solo un altro modo divertente per interagire con il tuo pubblico e suscitare il loro interesse per ciò che fai. 

Eseguire concorsi è relativamente facile, ma se vuoi che siano efficaci, ci sono alcune cose che devi prendere in considerazione. Ad esempio, quando crei un concorso, pensa a chi potrebbe beneficiarne maggiormente. 

È per clienti esistenti o potenziali? È orientato verso gli influencer? Vuoi che attiri gli ambasciatori del marchio? Una volta capito, crea un piccolo premio divertente per i vincitori (ad esempio buoni regalo, prodotti gratuiti o persino esperienze). 

Quindi spargi la voce sul tuo concorso attraverso i post sui social media. Concediti abbastanza tempo per preparare tutto (almeno una settimana), pubblicizzalo correttamente, scegli il tuo vincitore e assicurati che tutti ottengano ciò che hanno vinto! 

Più pianifichi, promuovi spesso e coinvolgi le persone durante tutto il processo, maggiore sarà il successo. Ci vuole lavoro ma ne vale la pena—e molto divertente! Il 47% delle piccole imprese che organizzano omaggi/concorsi afferma di aver avuto un grande impatto sulla propria strategia di marketing. Sembra promettente!

3) Non utilizzare hashtag a caso

È facile vedere gli hashtag come poco più di un modo per dire alle persone che sei al telefono alle 3 del mattino. Non perdere tempo ad aggiungere hashtag casuali e inutili solo perché tutti gli altri lo stanno facendo e non usare tre o quattro parole.

Invece, concentrati sulla scelta accurata di hashtag pertinenti ma non così specifici da non essere utilizzati da altri. Se il tuo pubblico di destinazione non utilizza già gli stessi termini, aggiungerli non ti aiuterà a trovare nuovi clienti; potrebbe anche danneggiare i tuoi sforzi facendoti sembrare irrilevante. 

Ad esempio, invece di #petsittinggoals e #backpackerchic; #gatti e #travelfashion – entrambi hanno decine di migliaia di utenti – non sono troppo specifici – mostrano un reale interesse per ciò che pubblichi – inoltre possono essere cercati da chiunque! 

Quando pubblichi, assicurati di hashtag ogni 10-20 parole, di solito solo 4-5 hashtag per post. Aiuta il tuo pubblico a trovare i propri argomenti preferiti e a seguire altre pagine simili. Inoltre, tieni d’occhio gli hashtag suggeriti da Instagram: questi si riempiranno automaticamente sotto i tag aggiuntivi. 

Quando possibile, prova a ripubblicare i vecchi contenuti con hashtag diversi, soprattutto dopo gli intervalli tra i post.

4) Considera i reels

Contenuti video brevi e facili sono un modo efficace per attirare l’attenzione delle persone sui social media. Quando hai un contenuto video coinvolgente, hai l’opportunità di distinguerti dalla concorrenza. 

Una delle cose che preferiamo dei social media è che ognuno ha il suo stile unico—ma se il tuo potesse farti notare? 

L’aggiunta di un’accattivante reel introduttivo può fare proprio questo. Assicurati di includere una sorta di invito all’azione in modo che i tuoi follower sappiano esattamente cosa devono fare dopo! 

5) Non dimenticare i tag di posizione 

Hai visto quei post con un tag di posizione che diceva qualcosa come Cancun, in Messico. Questi tag non vengono visualizzati per caso; ottenerli richiede un po’ di olio di gomito e attenzione ai dettagli. 

Prima di tutto, assicurati di taggare le posizioni pertinenti in tutte le tue foto (se applicabile). Pensa fuori dagli schemi qui; ci sono molte località rilevanti che potresti non considerare immediatamente. 

Dopo aver taggato un numero sufficiente di immagini georeferenziate, Instagram includerà automaticamente tag di posizione pertinenti per ciascuna di esse nel suo sistema di tag dei metadati (utilizzando il suggerimento automatico), il che aiuta a aumentare la ricerca tra piattaforme e all’interno dell’algoritmo del feed di notizie interno di Instagram.

6) Creare contenuti educativi e informativi

Per ottenere una maggiore interazione sui tuoi post, dovresti creare contenuti educativi e informativi. È più probabile che le persone interagiscano con il tuo post se ritengono che fornisca loro un qualche tipo di valore o li aiuti in qualche modo. 

Per farlo, devi pubblicare in modo coerente e creare contenuti con cui le persone possano relazionarsi facilmente. Puoi porre domande all’interno di un post per incoraggiare l’interazione anche dei tuoi follower. 

Assicurati di utilizzare gli hashtag anche quando pubblichi immagini o video – in particolare quelli che potrebbero attrarre un pubblico più ampio – perché poi appariranno su altri utenti’ feed, portando nuovi occhi sui tuoi contenuti. 

Inoltre, valuta la possibilità di controllare le foto di account simili – forse account gestiti da marchi più grandi che ispirano il coinvolgimento –e lasciano commenti premurosi.

7) Pubblica in orari interessanti

Quando pubblichi i tuoi contenuti sui social media, fallo a volte che riflettano ciò che è interessante per il tuo pubblico di destinazione. Queste possono essere considerate “ore d’oro” per la pubblicazione ed è una buona idea cercare quando queste devono ottenere la massima visibilità e coinvolgimento. 

Nessuno vuole svegliarsi e vedere il proprio feed social pieno di messaggi di marketing! Per metterti davanti ad altre attività sui social media, presta attenzione a quando è più probabile che i tuoi follower siano online in modo da poterli raggiungere. 

Come regola generale, evita di postare durante l’ora di cena o la mattina presto, poiché molti utenti sono impegnati nel lavoro o nella vita familiare. 

Al contrario, prendi in considerazione la possibilità di pubblicare tra mezzogiorno e l’1:00, che è il momento di coinvolgimento in prima serata, se stai cercando il numero massimo di impressioni per post.

8) Poni domande

Il modo migliore per creare un forte seguito sui social media è attraverso la comunicazione. Quando le persone si prendono del tempo della loro giornata per mettere mi piace, commentare e seguirti, è perché hanno la sensazione che tu le capisca. 

Tutto inizia con le domande. Porre domande sui tuoi follower dà loro voce e dimostra che tieni abbastanza a ciò che hanno da dire per il loro feedback e le loro opinioni. 

Inoltre, porre domande ti aiuta a chiarire cosa spera il tuo pubblico di destinazione e come vuole interagire con il tuo marchio. Vai a chiedere! Scommettiamo che rimarrai sorpreso da quanto amano rispondere. 

Ecco alcuni esempi: qual è stato il tuo regalo preferito in assoluto? Cosa possiamo migliorare nella nostra attività? Come abbini gli outfit estivi? Facci sapere in 2-3 frasi o meno. 

Allo stesso modo, non fare troppe domande di seguito. 

Ricorda, le persone vogliono avere la possibilità di essere ascoltate e apprezzate da te e si stancheranno anche di essere sempre al centro della scena se chiedi costantemente le loro opinioni. 

È possibile esagerare con le domande, soprattutto se riguardano principalmente la promozione del tuo marchio invece di mostrare interesse per ciò che i tuoi follower hanno da dire! 

Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui alcuni utenti bloccano gli account che seguono sui social media; troppa promozione mista a non abbastanza ascolto tende a far sentire le persone usate piuttosto che coinvolte.

9) Considera l’Influencer Marketing

Il termine influencer è diventato un po’ una parola d’ordine, ma in sostanza indica qualcuno con un pubblico che potrebbe essere interessato al tuo prodotto. Cerca influencer nel tuo settore che cercano opportunità per lavorare con marchi in linea con i loro interessi o valori. 

Puoi provare a metterti in contatto con te stesso, pubblicare offerte di lavoro su siti come LinkedIn o andare direttamente a su piattaforme in cui puoi reperire direttamente influencer.

Ci sono dozzine di piattaforme là fuori focalizzate specificamente sul collegamento di marchi e star dei social media—ma non preoccuparti di essere sopraffatto dalla scelta: hanno già svolto la maggior parte del duro lavoro. 

La chiave è trovarne uno che funzioni meglio per te e che ti faccia sentire a tuo agio in ogni fase del processo di sviluppo del tuo business. Poiché la pubblicità non è sempre fattibile per tutti, prendi in considerazione il marketing dei contenuti. 

Creando materiale prezioso che il tuo mercato di riferimento vorrà leggere, guardare, ascoltare o con cui interagire (pensa a blog, ebook, podcast), stai costruendo la consapevolezza del marchio senza svuotarti le tasche. Inoltre offre un altro modo per i potenziali clienti di trovarti tramite ricerche organiche anziché posizionamenti di annunci a pagamento.

Conclusione

Non importa quale sia la tua nicchia, ci sono buone probabilità che i social media ne facciano parte. Devi assicurarti di non perdere l’opportunità di far scoprire i tuoi contenuti da più persone online. Sebbene la SEO possa essere essenziale per il posizionamento nei motori di ricerca , i social media sono un modo semplice per condividere i tuoi contenuti tra i membri del tuo pubblico. Se desideri un maggiore coinvolgimento dei follower e nuovi potenziali clienti sui social media, segui questi suggerimenti!

Reddito di cittadinanza: scatta obbligo Green pass. Quando?

Stop al reddito di cittadinanza per tutti coloro che risulteranno privi di Green pass: scatta una nuova stretta sul sussidio grillino, ma non tutti i beneficiari ne saranno coinvolti. Infatti, solo per un terzo dei titolari del reddito scatterà l’obbligo di Green pass pena la decadenza dal beneficio. 

Ma da quando e per chi scatta l’obbligo di certificazione?

Una congiunzione tra le novità approvate dalla Legge di Bilancio 2022 e il decreto Covid del 7 gennaio scorso ha fatto in modo che tutti gli individui occupabili che dovranno recarsi periodicamente presso i centri per l’impiego per svolgere corsi di formazione a per verificare gli obiettivi, siano sottoposti all’obbligo di presentazione del Green pass almeno derivante da tampone negativo.

Una novità che vira contro i No Vax e che vuole limitare la diffusione del Covid-19, oltre che spingere il numero di vaccinazioni al rialzo. Ma attenzione: non si sta parlando dell’obbligo vaccinale per i percettori del reddito di cittadinanza, ma piuttosto dell’obbligo di Green pass (anche derivante da tampone negativo) per i soli individui occupabili.

Cerchiamo di fare chiarezza sul tema reddito di cittadinanza e Green pass: per chi scatta l’obbligo, da quando entra in vigore, cosa rischia chi non si adegua. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Reddito di cittadinanza: scatta l’obbligo di Green pass!

L’estensione del green pass ai percettori del reddito di cittadinanza era stata ipotizzata ancora alcuni mesi fa (da ottobre 2021), ma ad oggi ormai è diventata una certezza. 

I percettori occupabili del reddito di cittadinanza dovranno possedere obbligatoriamente il Green pass base (o rafforzato) per poter continuare a percepire il sussidio. 

Sebbene non sia stata introdotta una norma in via esclusiva su questo tema, possiamo desumere l’obbligo di Green pass anche per i percettori del reddito di cittadinanza combinando tra di loro alcune delle novità introdotte dalla Legge di Bilancio sul sussidio grillino, e l’ultimo decreto del Governo, approvato il 7 gennaio scorso.

Se ciò non bastasse, è in arrivo un nuovo decreto che dovrebbe contenere la lista dei negozi e delle attività commerciali per le quali sarà obbligatorio presentare il Green pass prima di accedere. Non mancherà la specificazione anche sul reddito di cittadinanza.

Ma che cosa cambia adesso per coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza ma non possiedono il Green pass? 

Reddito di cittadinanza e Green pass: facciamo chiarezza

Grazie a una combinazione di una norma contenuta in Manovra 2022 e di una disposizione del decreto del 7 gennaio scorso, i percettori occupabili del reddito di cittadinanza dovranno obbligatoriamente mostrare il proprio Green pass per non perdere l’assegno mensile.

Infatti, da un lato – ci spiega un articolo del Messaggerola Legge di Bilancio 2022 ha previsto l’obbligo di frequentazione (esclusivamente in presenza) dei centri per l’impiego per la formazione continua dei titolari RdC. Per questi ultimi, spiega il quotidiano:

la ricerca attiva del lavoro è verificata presso il centro per l’impiego in presenza con frequenza almeno mensile e in caso di mancata presentazione senza comprovato giustificato motivo si applica la decadenza dal beneficio.

Dall’altro lato, il decreto del 7 gennaio scorso ha esteso l’obbligo di Green pass base anche per entrare negli uffici pubblici.

Se ciò non bastasse, il Green pass servirà non soltanto per accedere ai centri per l’impiego, ma anche per recarsi in Posta e in banca. Dunque anche tutti i cittadini che ritirano l’assegno alla pensione in Posta dovranno presentare il Green pass per effettuare l’accesso.

Nel nuovo decreto al vaglio del Governo dovrebbero rientrare tutti i negozi e le attività commerciali per le quali servirà il Green pass, mentre dovrebbero rimanere ad accesso libero i servizi essenziali quali i supermercati, le farmacie, gli ambulatori e poche altre attività considerate “urgenti”.

Reddito di cittadinanza e Green pass obbligatorio: non è una novità dell’ultima ora…

In realtà, l’obbligo di green pass anche per i percettori del reddito di cittadinanza non è una novità dell’ultima ora. Ne avevamo già parlato in passato, nel momento in cui era stato esteso l’obbligo di Green pass a tutti i lavoratori del settore pubblico o privato, compresi gli autonomi.

In quell’occasione era stato proprio il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ad avanzare l’ipotesi di sospensione del reddito di cittadinanza a chi è privo di Green pass. Ma la proposta non era stata accolta ai livelli più alti.

Secondo Rienzi, come riporta una notizia del Codacons del 1° ottobre scorso, infatti:

La sanzione a chi non ha il Green pass è sul compenso del soggetto lavoratore, dunque con questo criterio può essere sanzionato anche il compenso di chi ha il reddito di cittadinanza e non è vaccinato. Ed il criterio va applicato a tutte le categorie. 

Una tale estensione provocherebbe l’applicazione di una multa da 600 a 1.500 euro non solo ai lavoratori scovati sul luogo di lavoro senza Green pass, ma anche ai percettori del reddito di cittadinanza privi di certificazione verde.

Secondo alcuni virologi ed epidemiologi, invece, tra le due attività (il lavoro e la percezione del reddito di cittadinanza) c’è un abisso. Mentre i lavoratori ogni giorno si spostano con i mezzi pubblici o propri, incontrano molte persone e stanno a contatto con colleghi e non solo; i percettori del reddito di cittadinanza sono limitati nei contatti sociali o comunque hanno meno occasioni di contagio.

Di qui la decisione di non estendere l’obbligo di Green pass a tutti i percettori del reddito di cittadinanza, ma solo agli individui occupabili che si recheranno presso i centri per l’impiego periodicamente.

Reddito di cittadinanza e Green pass obbligatorio: chi rischia di perderlo?

Come scrive in un articolo il quotidiano TgCom24, secondo le stime attuali:

i percettori del reddito di cittadinanza sprovvisti al momento del Super Green pass, perché non vaccinati o guariti dal Covid, sono inferiori al 10%. 

Si tratta di circa 100 mila cittadini, per una misura che abbraccia almeno 1,3 milioni di nuclei familiari per un totale di 3 milioni di persone coinvolte. Di queste, solo il 30% sono individui ritenuti occupabili, ovvero coloro che – secondo le disposizioni dell’ultima Legge di Bilancio 2022, saranno tenuti a presentarsi periodicamente nei centri per l’impiego per seguire corsi di formazione e per verificare gli obiettivi raggiunti.

E sono proprio queste persone, i titolari del reddito di cittadinanza considerati occupabili, che verranno investiti dall’obbligo di Green pass, almeno derivante da tampone negativo. 

Ciò non significa che tutti dovranno obbligatoriamente sottoporsi al vaccino, ma che per lo meno per entrare nei centri per l’impiego, tutti dovranno effettuare un tampone che abbia un risultato negativo. La stretta contro i No Vax continua…

Reddito di cittadinanza e Green pass obbligatorio: come salvare l’assegno?

Cosa si può fare per salvare l’assegno RdC e continuare a percepire il sussidio? Semplice, tutte le persone che attualmente non sono vaccinate né guarite dal Covid (che come abbiamo precisato sono meno del 10% del totale dei percettori del sussidio), se considerate occupabili dovranno recarsi obbligatoriamente presso i centri per l’impiego.

Per poter accedere agli uffici pubblici, però, avranno bisogno del Green pass di base, ovvero derivante anche da tampone negativo. 

Prima di accedere al centro per l’impiego, allora, sarà opportuno recarsi presso un punto tamponi per eseguire il test rapido (dalla durata di 48 ore), oppure il test molecolare (dalla durata di 72 ore).

Ottenuta la certificazione verde non ci sarà alcun problema nell’ingresso al centro per l’impiego e si potrà continuare serenamente la percezione del sussidio.

Ricordiamo, in ogni caso, che la Legge di Bilancio 2022 ha previsto anche la decurtazione dell’assegno per tutti gli individui occupabili che rifiuteranno anche una sola offerta di lavoro. Al primo rifiuto si vanno a perdere 5 euro al mese sul sussidio RdC (senza scendere al di sotto dei 300 euro mensili), mentre dalla seconda offerta di lavoro congrua rifiutata il sussidio viene sospeso.

Per conoscere tutte le novità sul reddito di cittadinanza 2022 puoi consultare il nostro articolo dedicato.

Reddito di cittadinanza e Green pass obbligatorio: da quando?

L’obbligo di Green pass anche per i percettori occupabili del reddito di cittadinanza ha una data di entrata in vigore ben precisa. Il Governo, nel decreto approvato il 7 gennaio scorso, ha specificato che per entrare negli uffici pubblici, in Posta e in banca, oltre che nei negozi e nei centri commerciali servirà il Green pass.

L’obbligo scatta dal 1° febbraio 2022 per quanto riguarda i negozi e gli uffici pubblici, mentre già dal 20 gennaio 2022 sarà necessario esibire il Green pass base o rafforzato anche per accedere ai servizi alla persona (parrucchiere, barbiere, centro estetico, lavanderia…).

Sempre dal 1° febbraio 2022, l’Agenzia delle Entrate inizierà a sanzionare tutti gli over 50 non in regola con l’obbligo vaccinale. Il Green pass derivante da vaccino è stato esteso a tutti i cittadini che hanno compito almeno 50 anni di età, sia disoccupati sia lavoratori, senza alcuna distinzione.

RdC, Green pass e sanzioni: come avverranno i controlli

Arrivati alla conclusione del nostro articolo, molti si staranno chiedendo come avverranno i controlli sul Green pass per i percettori del reddito di cittadinanza.

I centri per l’impiego sono preoccupati di dover controllare l’accesso di milioni di persone, in quanto si trovano già a corto di personale. Non solo: considerando che gli individui occupabili sono circa un terzo del totale dei percettori del reddito – ovvero circa 1 milione di persone – effettuare il controllo caso per caso potrebbe essere quasi impossibile.

Si potrebbe pensare allora a controlli a campione, come avviene sui mezzi pubblici per esempio, ma in questo modo si andrebbero a perdere molti trasgressori. Il nodo controlli, dunque, è ancora in fase di definizione.

Bonus Mobili 2022: l’Agenzia rivede importi e spese ammesse!

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La Legge 234/2022, meglio nota come lal manovra di bilancio 2022, traccia il percorso futuro del bonus mobili ed elettrodomestici, stabilendone una scadenza più lunga fino al 2024, ma anche in parte stravolgendone la normativa.

Alcuni dubbi che il testo di legge lasciava aperti sono finalmente chiariti, ora che è stata pubblicata dall’Agenzia delle Entrate la nuova guida all’incentivo, aggiornata a gennaio 2022.

Questo documento se pur non ha valenza legale è fondamentale, poiché esso getta luce su alcuni punti sempre oscuri dei testi di legge e definisce anche i singoli dettagli di competenza dell’organo di gestione, che di fatto cambiano il regolamento del bonus mobili 2022.

Purtroppo con questo documento non arriva la notizia sperata e cioè neanche quest’anno avremo la possibilità di usare l’agevolazione con sconto e cessione e continua la sola possibilità della detrazione fiscale (Irpef), ripartita in dieci anni.

In compenso però l’Agenzia conferma che il bonus mobili può essere richiesto anche senza ristrutturare casa, ma eseguendo operazioni di manutenzione straordinaria come sostituire la caldaia e perfino di manutenzione ordinaria se il bonus viene richiesto per le parti condominiali comuni.

Arriva invece una stretta non solo per quanto riguarda gli importi, che nei prossimi tre anni scendono radicalmente rispetto alle spese agevolabili sostenute nel 2021, per cui la detrazione del bonus mobili arrivava fino ad 8.000 euro. Ma, l’Agenzia chiarisce anche che da adesso in poi l’agevolazione ammetterà due sole possibilità di pagamento ovvero bonifico o carta, dove anche gli assegni sono esclusi.

Finalmente, arriva poi una spiegazione dettagliata ed esplicita dei singoli casi in cui il bonus mobili può essere usato per lavori effettuati con il bonus facciate e il Superbonus 110%.

Andiamo a vedere perciò cosa dice nel dettaglio la nuova guida e cerchiamo di capire in quali aspetti il bonus mobili ed elettrodomestici 2022 sarà diverso da quello dell’anno scorso.

Bonus mobili ed elettrodomestici rinnovato per il 2022, 2023 e 2024. Ma cosa cambia?

Come decretata dalla Legge di Bilancio 2022 i cittadini che effettuano lavori di ristrutturazione o manutenzione straordinaria sugli immobili hanno diritto ad una detrazione Irpef che copra il 50% dei costi di arredamento: il bonus mobili ed elettrodomestici.

Per quanti voglio consultare il testo di legge, l’agevolazione nello specifico viene prorogata con l’art. 1, comma 37 della Legge 234 del 30 dicembre 2022.

Il bonus mobili sarà attivo per altri tre anni, 2022, 2023 e 2024, coprirà cioè tutte le spese sostenute nell’arco di questo triennio.

Per poterlo utilizzare è necessario che gli interventi edilizi o di manutenzione siano realizzati prima della data di acquisto dei mobili ed elettrodomestici e anche che questi siano iniziati a partire dal 1 gennaio dell’anno precedente a quello in cui si usa la detrazione.

Il bonus mobili ha però importi diversi a seconda dell’anno in cui si effettuano i lavori.

Ovvero, quanti usano il bonus mobili per le spese sostenute nel 2022, prima di tutto devono aver iniziato le ristrutturazioni a partire dal 1/01/2021, nel rispetto di questa condizione si ottiene una detrazione Irpef, da scontare in 10 anni, pari al 50% dei costi relativi all’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici, applicabili alla spesa massima di 10.000 euro. Quindi il bonus mobili 2022 avrà una detrazione massima applicabile di 5.000 euro.

Nel biennio 2023-2024 i requisiti dell’agevolazione rimangono invariati ma scende a 5.000 euro la spesa massima e a 2.500 euro quindi la detrazione. 

Come molti ricorderanno invece per i costi sostenute l’anno scorso (2021) la detrazione era di ben 8.000 euro, calcolata sulla massimale di spesa di 16.000 euro.

Come calcolare la data di inizio lavori e quindi la detrazione del bonus mobili 2022-2024?

L’Agenzia delle Entrate nella guida 2022 specifica che laddove si usa il bonus mobili in seguito a lavori che non necessitano o di essere dichiarati alle autorità, per dimostrare la data di inizio basterà un atto di notorietà.

Con l’eccezione della provincia di Bolzano dove la comunicazione va effettuata all’Ispettorato del Lavoro.

Veniamo ad una casistica particolare e cioè se il beneficiario del bonus mobili ha iniziato ad esempio i lavori nel 2021 e ha acquistato, parte dei beni agevolabili nello stesso anno e parte nel 2022.

Poiché come abbiamo visto nel 2021 la detrazione del 50% si applicava ad un massimale di spesa di 16.000 euro e quest’anno di soli 10.000 euro.

L’Agenzia chiarisce che in questo caso le detrazioni non possono essere sommate. Più chiaramente, in questo specifico scenario se immaginiamo che nel 2021 non sia stato usato l’importo massimo spettante di bonus mobili, cioè si è ottenuto il 50% di detrazione su una spesa ad esempio di 6.000 euro.

Nel 2022 il bonus mobili sarà applicabile solo ad una spesa massima di 4.000 euro, cioè tenendo conto che la spesa massima ammessa per il 2022 è di 10.000 euro, a questa cifra devono  essere sottratti i 6.000 euro spesi nel 2021.

Sempre tenendo conto che spetta un bonus mobili per ogni unità abitativa ristrutturata e non un bonus mobili per cittadino o nucleo familiare, quindi intervenendo su più immobili spetta la detrazione per ciascuno di essi.

Quali ristrutturazioni e operazioni di manutenzione danno accesso al bonus mobili 2022?

Per quanto riguarda le ristrutturazioni che danno diritto al bonus mobili queste riguardano moltissimi tipi di interventi di conservazione, restauro e recupero del patrimonio edilizio e alcune operazioni di manutenzione straordinaria, che possono essere consultate tutte nell’elenco fornito alle pag. 3-4 della guida dell’Agenzia, aggiornata al 2022.

Perlage Immobiliare Real Estate Agency , nel nuovo video YouTube, specifica come avere diritto al bonus mobili ed elettrodomestici 2022 senza eseguire ristrutturazioni, ma con operazioni di manutenzione straordinaria, quali la sostituzione della caldaia:

  

Bonus mobili ed elettrodomestici 2022-2024. Quando spetta con il Superbonus 110% e il bonus facciate?

Quest’anno l’Agenzia specifica anche in maniera più chiara di prima in quali casi è ammessa la compatibilità del bonus mobili con le altre agevolazioni e con attenzione al Superbonus 110%.

Il bonus mobili infatti, oltre ad avere compatibilità piena con il bonus casa 50%, spetta anche se si usa il bonus facciate, per lavori classificati come di recupero del patrimonio edilizio.

Per quanto riguarda il Superbonus 110%, a pag. 3 della già citata guida si forniscono anche i riferimenti normativi per la compatibilità dei due incentivi.

La circolare 30/2022 decreta infatti che il Superbonus 110% dia diritto alla detrazione del bonus mobili, solo se questo viene usato con il Sismabonus, cioè se tra i lavori trainanti ammessi si esegue l’adeguamento sismico. Mentre, il bonus mobili non spetta per l’Ecobonus, cioè se il Superbonus 110% 110% viene richiesto per l’efficientamento energetico. Per il testo di legge che regola questo rapporto si rimanda al comma 4 dell’articolo 119 del decreto legge n. 34/2020.

Bonus mobili 2022-2024: spese ammesse e modalità di pagamento aggiornate

Per avere la detrazione spettante come bonus mobili il soggetto che paga gli interventi edilizi e chi paga la detrazione deve essere la stessa persona, anche nel caso di coniugi.

Inoltre le spese agevolabili con il bonus mobili 2022-2024 devono essere effettuate per forza con carta o bonifico, non sono ammesse altre tipologie di pagamento come contanti o assegni.

Per quanto riguarda gli acquisti con carta, l’Agenzia specifica che si terrà conto della data di pagamento e non di quella di addebito. La detrazione spetta anche in caso di acquisto con finanziamento a rate.

Ancora, una volta che si ha accesso al bonus mobili questo obbliga i beneficiari ad acquistare beni da collocare solo nell’abitazione per cui si ha avuto diritto all’agevolazione. Ma, in compenso, è possibile comprare oggetti da collocare in tutta la casa, anche per le zone non oggetto di intervento edilizio.

Trattandosi di un bonus fruibile solo con detrazione Irpef, per poter ottenere lo sconto sulle tasse, le spese dovranno essere documentate e inserire nel modello 730 o modello Redditi persone fisiche, cioè nella dichiarazione dei redditi.

Le spese agevolabili ammettono tutti i tipi di mobili (con l’eccezione dei complementi di arredo quali tendaggi, porte e pavimenti) e anche i grandi elettrodomestici che dovranno essere almeno di classe energetica A (forni); classe E (lavatrici, lavasciugatrici, lavastoviglie); classe F (frigoriferi e congelatori). Con riguardo al fatto che l’acquisto di forni, frigoriferi, lavastoviglie, piani cottura elettrici, lavasciuga e lavatrici deve essere comunicato all’Enea.