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Regime Forfettario: come si determina il reddito imponibile

Il regime forfettario è uno dei regimi fiscali sostitutivi dell’IRPEF. Possono accedere al regime fiscale i titolari di Partita IVA che beneficiano di una tassazione agevolata del 15% o del 5% per le start up. Il limite massimo di ricavi o di compensi per accedere e permanere nel regime forfettario è pari a 65.000 euro. Per il corrente anno 2022 restano confermati i limiti relativi al lavoro dipendente e alle spese per compensi ai collaboratori. Il Regime forfettario è un regime agevolato, che presenta diversi vantaggi contabili e fiscali, al quale si può aderire se si rispettano determinati requisiti. Come si calcola il reddito imponibile se si ha Partita IVA Forfettaria? Scopriamolo in questa guida.

Regime Forfettario 2022: quali sono le agevolazioni?

Il Regime Forfettario è un Regime agevolato che presenta determinate caratteristiche, tra cui:

  • non applicazione dell’IVA in fattura
  • esonero dalla registrazione delle fatture
  • nessun obbligo di emissione della fattura elettronica (fattura che deve essere obbligatoriamente inviata all’Agenzia delle Entrate)
  • non essere soggetto ad Irpef (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche).

Regime Forfettario 2022: come si determina il reddito imponibile?

Il reddito imponibile (sul quale vengono calcolati imposta e contributi) è calcolato con un coefficiente di redditività, ovvero una percentuale specifica in base all’attività economica svolta. Pertanto, non devono essere sottratti dai ricavi i costi effettivamente sostenuti, ma gli stessi oneri vengono computati in base alla percentuale del coefficiente di redditività. Inoltre, dal reddito determinato forfettariamente si deducono i contributi previdenziali obbligatori. Per adottare il regime forfettario è necessario stabilire la base imponibile a cui applicare l’aliquota fissa. La determinazione del reddito si basa sull’utilizzo dei cosiddetti coefficienti di redditività. I coefficienti di redditività sono una percentuale che il lavoratore autonomo applica ai ricavi lordi complessivi al fine di ottenere il reddito imponibile. I coefficienti consentono di determinare ipoteticamente i costi aziendali sostenuti dal titolare di Partita IVA. Il sistema di tassazione agevolata non consente di scaricare direttamente i costi di esercizio dell’attività dal fatturato annuo prodotto. Per procedere al computo dell’imposta da versare è necessario calcolare il fatturato annuo lordo attraverso il criterio di cassa. È necessario prendere come riferimento tutte le fatture incassate e sommare i singoli importi. Poi, è necessario procedere con la scelta del coefficiente di redditività in base all’attività esercitata e relativo Codice ATECO. Per procedere al calcolo della base imponibile è necessario applicare al fatturato lordo il coefficiente di redditività. Dopo il calcolo, è necessario sottrarre i contributi previdenziali. Per il calcolo dell’imposta da versare è necessario applicare l’aliquota del 15% o del 5% al reddito imponibile.

Regime Forfettario 2022: esercizio pratico sulla determinazione del reddito imponibile

Supponiamo che un lavoratore autonomo abbia conseguito un fatturato annuo lordo di 20.000 euro svolgendo attività di intermediario del commercio. Il coefficiente di redditività è pari al 62% e i costi sostenuti durante lo svolgimento dell’attività sono pari a 9.000 euro. Per procedere al calcolo della base imponibile è necessario applicare il coefficiente di redditività del 62% al fatturato lordo:

  • 20.000 euro*62%= 12.400 euro.
  • 20.000 – 12.400 = 7.600 euro sono i costi d’esercizio. Il contribuente deve pagare le tasse sulla differenza di 1.400 euro.

Regime Forfettario: quale aliquota viene applicata?

Nel caso delle start-up il contribuente può pagare solo il 5% per i primi 5 anni di apertura della Partita IVA. Per tutti gli altri casi, l’aliquota d’imposta sostitutiva corrisponde al 15% del reddito imponibile.

Regime Forfettario: quali sono i criteri di esclusione?

Non possono aderire al regime forfettario coloro che:

  • non hanno la residenza in Italia, eccetto coloro che risiedono in uno stato membro dell’UE ma producono in Italia almeno il 75% del loro reddito;
  • hanno già regimi agevolati in essere;
  • fanno parte di associazioni a vario titolo, anche se controllano in modo indiretto una SRL;
  • operano nell’ambito di cessione fabbricati, terreni edificabili e mezzi di trasporto;
  • coloro che hanno percepito denaro da lavoratore dipendente per più di 30.000 euro nell’anno passato;
  • lavorano con ex datori di lavoro degli ultimi due periodi di imposta.

Regime Forfettario 2022: quali sono le agevolazioni contributive?

Beneficiari dell’agevolazione sono gli imprenditori individuali iscritti alla gestione IVS artigiani e commercianti. Il regime ordinario di versamento dei contributi per un soggetto imprenditore iscritto alla gestione IVS artigiani e commercianti prevede:

  • il pagamento di contributi a percentuale dovuti sul reddito che eccede il minimale, nel caso in cui il reddito effettivo fosse superiore al reddito minimale,
  • il pagamento di contributi dovuti sul reddito minimale da versare indipendentemente dal reddito prodotto.

 

Contributi a fondo perduto: in arrivo 2 miliardi di euro!

Inutile girarci intorno: sebbene si urli alla ripresa economica, che in Italia pare essere maggiore delle aspettative, la pandemia da Covid-19 ha messo in ginocchio le economie di tutto il mondo. Difficile ripartire senza aiuti statali come i contributi a fondo perduto perché le esportazioni si sono bloccate, la domanda interna è caduta a picco, il flusso regolare di merci e persone si è ridotto notevolmente.

Secondo il Rapporto di competitività stilato dall’Istat a giugno 2021:

La caduta della domanda interna ed estera ha inaridito le disponibilità liquide delle imprese e condizionato fortemente la loro capacità di finanziarsi. La pervasività e l’ampiezza della crisi ha portato alla introduzione di misure governative di sostegno ai margini di liquidità delle imprese, per fronteggiarne gli effetti sulla gestione finanziaria e creare le condizioni per rilanciare l’attività alla fine dell’emergenza. 

Dunque, ben vengano, tra gli aiuti, i contributi a fondo perduto, in particolare per quei settori che più di altri hanno sofferto delle continue chiusure e riaperture negli ultimi due anni, tra cui le aziende che operano nel settore degli eventi, del turismo, dell’intrattenimento e della cultura

Tanto più che, mentre si incominciava a tirare un sospiro di sollievo, è subentrata anche la nuova variante Omicron che, ancora una volta, ha instillato dubbi nelle speranze degli imprenditori. Le richieste della Confcommercio, espresse attraverso le parole del presidente Carlo Sangalli, sono chiare e inequivocabili:

La nuova ondata pandemica, insieme a inflazione e caro energia, sta raffreddando consumi e ripresa economica. Una ripresa che per migliaia di imprese – come quelle del turismo – non è mai arrivata pienamente. In un contesto ancora così grave e allarmante chiediamo al Governo di procedere subito con i sostegni ai settori più colpiti, a cominciare dal rinnovo della cassa Covid e delle moratorie fiscali e creditizie.

Ad oggi, oltre a una serie di contributi a fondo perduto ad hoc per i settori sopramenzionati, il governo ne ha aggiunti altri a favore dell’imprenditoria femminile e delle imprese conciarie, per un totale di centinaia di milioni di euro, ma si vorrebbe portarli a ben 2 miliardi.

Cosa sono i contributi a fondo perduto?

I contributi a fondo perduto sono un tipo di aiuto economico da parte di un ente, in questo caso lo Stato Italiano, a favore di un’azienda che ha sostenuto un certo investimento. L’azienda rendiconta la spesa all’ente pubblico, dimostrando così l’effettivo sostenimento del costo, e l’ente pubblico eroga un determinato importo del quale non richiede la restituzione.

I contributi a fondo perduto possono essere di cinque tipologie principali:

  • in conto capitale a favore del patrimonio aziendale per coprire, ad esempio, i costi gestionali
  • in conto esercizio per progetti specifici o per l’apertura di una start up
  • in conto impianti per l’acquisto o la riattivazione di immobilizzazioni materiali, come i beni tangibili acquistati o prodotti
  • in conto canone, cioè contributi a fondo perduto che seguono la stipula di un leasing finanziario
  • in conto interessi per ridurre il tasso di interesse in seguito alla firma di un contratto di finanziamento

Contributi a fondo perduto per turismo ed eventi

Sono già stati sbloccati circa 160 milioni di euro di contributi a fondo perduto per il settore turistico e degli eventi ma, dato il protrarsi dello stato di emergenza, il Governo sta lavorando alacremente sul Decreto Sostegni ter che potrebbe innalzare la soglia a 2 miliardi di euro di ristori.

Ecco i contributi a fondo perduto finora confermati:

1. Settore eventi, ristoranti, Ho.Re.Ca – 60 milioni di cui, 40 per il settore matrimoni; 10 milioni per l’industria dell’intrattenimento e dell’organizzazione di eventi diversi dai matrimoni; 10 milioni di euro per il settore Ho.Re.Ca.

Come al solito, esistono alcuni paletti alla richiesta dei contributi a fondo perduto, che in questo caso consistono nel fatturato 2020. Infatti, solo le aziende che nel primo anno di pandemia hanno subito un calo di fatturato di almeno il 30% rispetto al 2019 avranno diritto alle nuove agevolazioni statali, da richiedere tramite l’Agenzia delle Entrata.

2. Ristorazione collettiva – 100 milioni: rientrano in questa categoria mense e catering il cui fatturato 2020 risulta inferiore di almeno il 15% rispetto a quello del 2019.

Queste aziende potranno ricevere contributi a fondo perduto per un massimo di 10mila euro, ma devono presentare un «contratto con un committente, pubblico o privato per la ristorazione non occasionale di una comunità delimitata e definita, quale – a titolo esemplificativo – ristorazione per scuole, uffici, università, caserme, strutture ospedaliere, assistenziali, socio-sanitarie e detentive».

Contributi a fondo perduto anche per cinema e teatri

Cinema e teatri: si sa, l’industria dell’intrattenimento e della cultura è tra quelle più colpite dalle chiusure dovute al Covid-19 e, come se non bastasse, l’aumento delle bollette sta per abbattersi su queste strutture (+55% sulle bollette della luce e quasi + 42% su quelle del gas). 

Matteo Forte, direttore del Teatro Nazionale e del Teatro Lirico Giorgio Gaber, si esprime così sulle pagine di MilanoToday:

La stangata annunciata per le bollette, in particolare per quella dell’elettricità, sarà il colpo definitivo per il settore dello spettacolo. Tantissimi teatri e cinema saranno costretti a gettare la spugna e a chiudere per sempre. Dopo due anni di sofferenza, in cui gli effetti del covid hanno messo in ginocchio il nostro settore, questi nuovi e inattesi aumenti renderanno impossibile la sostenibilità economica di teatri e cinema.

Per evitare le chiusure definitive, cinema e teatri hanno bisogno di aiuti statali, come i contributi a fondo perduto che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha previsto per un ammontare totale di circa 390 milioni di euro.

1. Cinema e teatri

Come riporta Il Sole 24 Ore, i progetti che saranno ammessi ai contributi a fondo perduto riguarderanno per lo più «l’ecoefficienza e la riduzione dei consumi energetici», ossia l’efficientamento energetico che porti strutture private e pubbliche a muoversi nella direzione di forme di riscaldamento o condizionamento più green evitando gli sprechi nel nome dell’ecosostenibilità.

In particolare, tra gli interventi ammessi in questa tornata di contributi a fondo perduto si annoverano l’acquisizione di brevetti, software o apparecchiature specifiche, l’installazione di sistemi per migliorare la gestione dell’energia elettrica e del riscaldamento, gli interventi per cappotti termici che evitino la dispersione di calore etc.

Per questo settore, l’ammontare totale dei contributi a fondo perduto raggiunge i 200 milioni di euro così ripartiti: 60% per le regioni del Centro-Nord e 40% per il Sud (cioè, Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Molise e Abruzzo).

I contributi a fondo perduto che riceverà ogni gestore, che può inoltrare la domanda per più strutture, dipendono dalla capacità della struttura stessa. Per esempio, nel caso dei teatri, si va da un minimo di 0,25 milioni di euro per le sale fino a 499 posti a un massimo di 0,65 milioni di euro per quelle con oltre mille posti a sedere. Per quanto riguarda i cinema, invece, i contributi a fondo perduto per i monosala si aggirano intorno a 0,25 milioni di euro, 0,50 milioni per i multisala con 5 -7 schermi e 0,60 milioni per le strutture con più di otto schermi.

Quando fare domanda? Il termine ultimo entro il quale queste strutture possono richiedere i contributi a fondo perduto è il 18 marzo 2022, ore 16:00.

2. Parchi e giardini di interesse storico

In un’ottica di promozione del turismo attraverso la valorizzazione di città e borghi, il Ministero della Cultura ha indetto un bando per la riqualificazione di parchi e giardini sia pubblici sia privati che abbiano un forte interesse storico e culturale. 

I contributi a fondo perduto stanziati a tal proposito ammontano a 190 milioni di euro, il cui 20% è destinato in toto alle regioni del Sud Italia. Non tutti gli interventi sono ammessi ai contributi a fondo perduto ma, si legge sul sito del Ministero, solo quelli

altamente significativi, idonei a generare un tangibile miglioramento delle condizioni di conservazione del bene, nonché un positivo ed elevato impatto sulla promozione dello sviluppo culturale, scientifico, ambientale, educativo, economico e sociale.

Quando fare domanda? Il bando è già aperto e scadrà il 15 marzo 2022 alle ore 13:59

Per ogni dubbio o quesito riguardante i progetti ammessi o i contributi a fondo perduto che saranno erogati, il Ministero della Cultura ha inoltre messo a disposizione un apposito indirizzo email PEO: [email protected].

Le email dovranno necessariamente essere inviate dalla casella di posta di chi è intenzionato a chiedere l’agevolazione e avere il seguente oggetto: «Avviso pubblico Proposte di intervento per il restauro e la valorizzazione di parchi e giardini storici – QUESITO». Le risposte saranno pubblicate settimanalmente in nella sezione FAQ sul sito del Ministero.

L’imprenditoria femminile

Questo tipo di contributi a fondo perduto, che va sotto il nome di Fondo Impresa Femminile, è destinato ad aziende già attive oppure nascenti, i cui soci siano almeno al 60% donne, e si tratta di circa 400 milioni di euro che verranno erogati nel quinquennio 2021-2026.

I contributi a fondo perduto, eventualmente combinabili con il finanziamento agevolato, riguardano pressoché ogni settore d’impresa – industria, agricoltura, artigianato, commercio, turismo, servizi – e possono essere utilizzati, tra gli altri, per:

  • l’apertura di una start up
  • l’acquisto di attrezzature varie 
  • l’assunzione di personale
  • attività di marketing e comunicazione

Mentre il finanziamento agevolato a tasso zero dura al massimo otto anni, per i contributi a fondo perduto i tempi sono più ristretti. Infatti, le iniziative per le quali vengono richiesti devono essere completate entro due anni dalla domanda ed essere comprese tra 250mila e 400mila euro al netto d’Iva.

Nello specifico:

  • 250mila euro per l’apertura di una nuova azienda femminile
  • 400mila euro per sviluppare ulteriormente e rafforzare un’azienda già esistente.

Come specificato dall’avviso del MISE, la domanda per ricevere i contributi a fondo perduto destinati all’imprenditoria femminile va inviata solo via telematica tramite la piattaforma Invitalia, allegando il progetto imprenditoriale dettagliato, i dati e il profilo dell’azienda, i dettagli economici, finanziari, organizzativi e produttivi insieme a un’analisi del mercato a supporto delle strategie che verranno adottate. Un successivo provvedimento indicherà i termini di apertura e chiusura del bando.

Tutte le imprese riceveranno i contributi a fondo perduto? La risposta è no. I fondi saranno erogati sulla base di due criteri principali: l’ordine di inoltro delle domande e le potenzialità del progetto.

Il dott. Rino Leo, titolare di finanzafacile.net, in un video Youtube illustra come funzionano i bandi di Invitalia, sottolineando la differenza tra contributi a fondo perduto e i sopracitati finanziamenti agevolati e dispensando alcuni consigli fondamentali per non fare un salto totale nel buio:

I nuovi contributi a fondo perduto per l’industria conciaria

Il Made in Italy è senza dubbio una caratteristica del nostro paese che più fa sognare nel mondo, e proprio partendo da questo assunto, il Ministro Giancarlo Giorgetti ha dato il benestare a un nuovo decreto che prevede l’erogazione di ben 30 milioni di euro per le industrie conciarie italiane.

La motivazione che ne dà è la seguente:

L’industria conciaria italiana, con le sue imprese distribuite nei vari distretti produttivi, è un importante settore per le produzioni del made in Italy, dalle calzature all’arredamento ma anche nell’ambito dell’automotive. Il Mise sostiene con contributi a fondo perduto il settore per supportare la ripartenza di questa filiera […] che adesso deve fronteggiare anche il fenomeno dell’aumento dei prezzi delle materie prime.

Lo scopo generale è accrescere la competitività di queste aziende e favorirne l’innovazione e la sostenibilità attraverso una serie di contributi a fondo perduto, i quali andranno richiesti solo ed esclusivamente attraverso il sito ufficiale di Invitalia.

Le spese ammesse per le singole imprese conciarie devono essere comprese tra 50mila e 200mila euro e i contributi a fondo perduto andranno a coprirne il 50%. Nel caso di distretti che comprendono cinque imprese, il limite massimo di spesa si alza a 500mila euro.

Alcuni dei progetti previsti da questi contributi a fondo perduto comprendono:

  • l’ampliamento e l’innovazione della gamma dei prodotti e/o servizi erogati
  • la digitalizzazione dei processi e dei contenuti
  • ecosostenibilità ed economia circolare
  • progetti volti a sostenere l’internazionalizzazione delle aziende 

Congedo parentale Covid19: a chi spetta e come richiederlo!

Tanti genitori, con l’inizio delle attività scolastiche, temono per i loro figli a causa dell’onda di contagi che la variante Omicron sta portando con sé. Questi, nel caso in cui i loro figli dovessero assentarsi a causa del Covid dovrebbero necessariamente chiedere il congedo parentale.

Per venire incontro alle esigenze dei genitori, l’INPS ha deciso di comunicare con una circolare n. 189 del 2021 la proroga e tutte le indicazioni per richiedere il congedo parentale straordinario per Covid 19. Ma quali saranno i requisiti per accedervi?

Il congedo straordinario per Covid 19 è riservato a tutti quei genitori, lavoratori dipendenti iscritti alla Gestione separata e lavoratori autonomi iscritti alla Gestione INPS, con figli a carico minori di 14 anni, anche aventi delle disabilità riconosciute, ma senza limiti di età.

Proprio in un precedente articolo abbiamo descritto come l’INPS abbia deciso di non riconoscere l’indennità di malattia a tutti i lavoratori colpiti da Covid ed in quarantena obbligatoria. Questa decisione graverà anche sui lavoratori fragili: come mai l’INPS ha deciso di concedere il diritto al congedo parentale e, dall’altro lato, di togliere l’indennità di malattia?

Il Governo ha deciso di non rinnovare al momento le risorse per la copertura del Fondo di indennità di malattia e non è certo se nel corso del 2022 vengano approvate nuove risorse.

L’alternativa per riuscire ad assentarsi dal luogo di lavoro sarà quella di chiedere dei permessi, delle ferie o delle assenze ingiustificate, anche se in questo caso il lavoratore dovrebbe risultare perfettamente in salute e non dovrebbe aver rilasciato dal medico curante alcuna certificazione medica.

Nel frattempo, però, ai genitori viene acconsentito il diritto al congedo parentale straordinario comunicato attraverso la circolare n.189 del 17 dicembre 2021. Questo, chiamato “Congedo parentale Covid 19″, è stato introdotto con D.L. 146/2021 che avrebbe avuto avere validità fino al 31 dicembre 2021.

Il Governo, tuttavia, ha deciso di prorogare la misura fino al 31 marzo 2022 in concomitanza alla scadenza dello stato d’emergenza.

Vediamo insieme come aderire e come presentare domanda.

Congedo parentale straordinario Covid 19, a chi spetta?

Come abbiamo già detto in apertura, il Congedo parentale straordinario Covid 19 è rivolto a tutti quei genitori, lavoratori dipendenti privati e no iscritti alla Gestione separata e lavoratori autonomi iscritti alla Gestione INPS.

Questi, dovranno avere la cura dei figli conviventi minori di 14 anni. Per aver accesso al congedo parentale, il minore di 14 dovrà essere affetto da SARS CoV-2 e dovrà risultare in quarantena da contatto o in isolamento con didattica in presenza sospesa.

Come potrà essere utilizzato il Congedo parentale straordinario in caso di presenza di figli con disabilità accertata dalla Legge 104?

Secondo le direttive, il Congedo parentale potrà essere utilizzato senza limiti d’età e indipendentemente dalla convivenza e solo per la cura dei figli affetti per un certo periodo affetti da SARS CoV-2.

Per tutti coloro che avranno i requisiti per accedere al Congedo parentale, sarà riconosciuta una indennità pari al 50% della retribuzione o del reddito individuato. Ovviamente, questo dipenderà anche dall’attività lavorativa svolta, alla categoria di appartenenza e ai periodi di copertura contributiva.

Congedo Parentale per Covid 19: la normativa per i genitori lavoratori dipendenti privati

Come abbiamo già detto, il Congedo parentale straordinario è rivolto anche ai genitori lavoratori dipendenti del settore privato aventi la cura del figlio minore di quattordici anni che potranno assentarsi in modo alternato dal luogo di lavoro.

Il periodo di congedo dovrà corrispondere effettivamente al periodo di quarantena, in tutto in parte,

alla sospensione dell’attività didattica in presenza per il figlio; alla durata dell’infezione da SARS CoV-2; e alla quarantena disposta dallo stesso Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria locale, ovvero l’ASL competente.

Oltre all’importo dell’indennità, ai genitori verrà concesso un periodo di congedo che puù essere variabile: potrà essere strutturato in forma oraria o in forma giornaliera e potrà essere fruito da entrambi i genitori oppure da uno soltanto.

Nel caso in cui il congedo parentale verrà riconosciuto a entrambi i genitori, i giorni di congedo non potranno essere gli stessi, ma potranno essere fruiti in maniera alternata.

Congedo parentale per i genitori iscritti alla Gestione separata ed i lavoratori autonomi

Secondo il D.L. 146/2021 tutti i genitori lavoratori iscritti alla Gestione Separata in via esclusiva possiedono il diritto di beneficiare del congedo parentale per cui è prevista una indennità.

L’importo della suddetta indennità sarà stabilito, come dice lo stesso decreto, in base al reddito: sarà pari al 50% del reddito individuato dall’INPS.

Secondo https://www.ipsoa.it, infatti, l’importo dell’indennità sarà

“pari al 50 per cento di 1/365 del reddito individuato secondo la base di calcolo utilizzata ai fini della determinazione dell’indennità di maternità”

Questa indennità non spetterà solamente ai lavoratori dipendenti iscritti alle Gestione separata, ma anche ai lavoratori autonomi iscritti all’INPS. E come verrà calcolato l’importo della suddetta indennità?

Anche in questo caso l’importo dell’indennità sarà pari al 50% della retribuzione giornaliera concordata e stabilita annualmente dalla legge, ma dipenderà ovviamente dalla tipologia di lavoro svolto e dall’attività lavorativa.

Bisogna però puntualizzare che “la disposizione normativa non prevede la fruizione in modalità oraria, pertanto, per tali categorie lavorative, la fruizione del congedo in argomento è possibile nella sola modalità giornaliera.”

Congedo parentale: come potrà essere fruito il periodo di congedo?

Ricordiamo che il congedo parentale potrà essere fruito solamente se il figlio/a sarà affetto da Covid 19 e sarà costretto alla quarantena, per tutto il periodo in cui gli verrà sospesa l’attività scolastica in presenza. Il periodo di congedo potrà essere usufruito da entrambi i genitori e da uno soltanto, ma con qualche puntualizzazione.

Nel caso in cui il congedo parentale venga fruito in modalità oraria da entrambi i genitori, l’assenza dal lavoro potrà avvenire solamente in modo alternato. Quindi, di conseguenza, i genitori non potranno usufruire degli stessi giorni o delle stesse ore di congedo parentale.

Però, dobbiamo puntualizzare che questa possibilità può accadere solamente nel caso in cui il congedo parentale sia stato chiesto per la cura di più figli affetti da SARS CoV-2 di cui uno affetto da disabilità grave riconosciuta.

Altresì, la legge prevede la compatibilità di due richieste di Congedo parentale per Covid 19 fruibile nello stesso giorno, purché le ore in cui i genitori fruisco del congedo siano diverse le una dalle altre. Quindi, è necessario che le ore non si sovrappongano.

Questo è previsto per riuscire a garantire un’alternanza nella cura del minore affetto da SARS CoV-2. 

Congedo parentale: come presentare domanda

Per richiedere il Congedo parentale straordinario per Covid 19 è necessario inviare la domanda in modalità online, attraverso il portale dedicato, e solo se si è in possesso di identità SPID, CIE e CNS.

Inoltre, sarà possibile inoltrare la domanda attraverso il Contact Center chiamando al numero 803.164 da rete fissa e il numero 06.164.164 da rete mobile.

Per chi non ha dimestichezza con le procedure telematiche, potrà comunque rivolgersi ad un patronato e caf.

Bonus Renzi in busta paga anche nel 2022! A chi rimane!

La busta paga dal 1° gennaio di quest’anno subirà qualche importante cambiamento. Molti vedranno scomparire il bonus Renzi, altri lavoratori no. Nel 2022 debutteranno le nuove detrazioni, mentre il famoso credito Irpef verrà riconosciuto unicamente a quanti abbiano un reddito inferiore ai 15.000 euro e, ma solo se ci saranno particolari condizioni, ai contribuenti con un reddito inferiore a 28.000 euro. 

Queste importanti novità sono contenute all’interno della Legge di Bilancio 2022, che rivoluzionerà la busta paga di molti lavoratori. Ma soprattutto delinea dei cambiamenti netti dei beneficiari del cosiddetto bonus Renzi.

Bonus Renzi, sarà ancora in busta paga

Da inizio anno la busta paga dei lavoratori dipendenti cambia volto. A portare i maggiori cambiamenti è la riforma delle aliquote Irpef 2022, con annesse le nuove detrazioni fiscali. Continuerà ad essere accreditato anche il cosiddetto bonus Renzi, il credito Irpef di 100 euro, che arriverà a quanti abbiano un reddito annuo inferiore a 15.000 euro. Riusciranno a riceverlo anche i dipendenti, che siano titolari di un reddito inferiore a 28.000 euro, purché siano rispettate alcune condizioni. 

Ma proviamo ad entrare un po’ di più nel dettaglio e a spiegare cosa cambierà nel corso del 2022. Il cosiddetto bonus Renzi venne introdotto con la Legge di Stabilità del 2015 ed è immediatamente diventato il trattamento integrativo per il taglio al cuneo fiscale dalla metà del 2020. Nel corso di quest’anno il bonus Renzi verrà assorbito dalle detrazioni Irpef, che ruotano intorno ai redditi da lavoro.

Di questa modifica, sostanzialmente, si è parlato in più occasioni nel corso degli ultimi anni. La necessità di provvedere ad abolire il bonus Renzi dalla busta paga nasce dall’esigenza di intervenire in maniera più massiccia nell’intero sistema delle detrazioni. Una scelta ed una decisione che dovrebbero portare ad una maggiore semplificazione e ad una certa linearità del sistema fiscale nostrano. Le nuove regole e le nuove aliquote Irpef sono state fissate direttamente dalla Legge di Bilancio 2022.

Bonus Renzi, chi continuerà a riceverlo ancora!

Il bonus Renzi, sostanzialmente, consiste in un aumento che i lavoratori trovano direttamente in busta paga. Il suo valore è pari a 100 euro al mese ed arriva grazie ad uno sgravio dell’Irpef, che il lavoratore dovrebbe pagare. Lo percepiscono quanti abbiano un reddito inferiore a 15.000 euro e, a specifiche condizioni, quanti abbiano un reddito inferiore ai 28.000 euro.

Questo credito Irpef mensile sarà riconosciuto anche nel 2022, nel caso in cui dal mix delle nuove aliquote e detrazioni fiscali ne dovesse risultare una situazione particolarmente penalizzante per il dipendente. Entrando un po’ di più nello specifico, sarà necessario tenere in considerazioni le seguenti detrazioni Irpef:

  • familiari a carico;
  • redditi da lavoro dipendente, assimilati e da pensione;
  • mutui agrari e immobiliari per la prima casa (costruzione o acquisto) contratti fino al 31 dicembre 2021;
  • erogazioni liberali;
  • spese sanitarie, nei limiti previsti dall’articolo 15 del Tuir;
  • rate non fruite relative alle detrazioni per interventi di recupero del patrimonio edilizio e di riqualificazione energetica degli edifici e da altre disposizioni normative, per spese sostenute fino al 31 dicembre 2021.

Nel caso in cui l’importo delle detrazioni, che dovessero spettare direttamente in busta paga, arrivassero a superare il trattamento integrativo, il bonus Renzi continuerà ad essere riconosciuto, per un totale complessivo non superiore a 1.200 euro ogni anno. Quindi 100 euro al mese. Il calcolo sarà effettuato sulla base della differenza tra le detrazioni sopra elencate e l’Irpef lorda.

Bonus Renzi e limiti di reddito!

Il cosiddetto bonus Renzi non arriverà nello stesso modo, in busta paga, a tutti i lavoratori dipendenti. L’importo, che sarà erogato, è condizionato dal reddito percepito dai diretti interessati. Fino ad un reddito pari a 28.000 euro l’anno, gli aventi diritto riceveranno l’importo pieno, corrispondente a 100 euro. Nel caso in cui il reddito sia compreso nella fascia tra i 28.001 ed i 35.000 euro spetteranno solo e soltanto 80 euro, mentre saranno erogati in maniera decrescente fino ad azzerarsi a quanti abbiano un reddito compreso tra i 35.001 ed i 40.000 euro.

Fino allo scorso 31 dicembre 2021, il bonus Renzi si affiancava alle detrazioni Irpef riconosciute per i redditi da lavoro, che sono differenziate per i lavoratori autonomi e per quelli dipendenti. Per i primi la detrazione che spettava era pari a 1.104 euro e scende fino ad azzerarsi al raggiungimento della soglia di reddito pari a 55.000 euro. Per i dipendenti, invece, è pari a 1.880 euro e scende progressivamente per quanti abbiano un reddito più alto, fino ad arrivare ad un minimo di 690 euro.

Con il nuovo anno sono previste delle nuove detrazioni. I lavoratori dipendenti con redditi inferiori a 15.000 euro continueranno a trovarsi in busta paga sia il bonus Renzi che le detrazioni fiscali, senza trovare delle sostanziali modifiche rispetto all’anno scorso. Quanti, invece, superano la soglia dei 15.000 euro, ma rimangono sotto i 50.000 euro, avranno delle detrazioni fino ad un massimo di 3.100 euro ogni anno, che si ridurranno all’aumentare del reddito. Per i lavoratori autonomi invece, la detrazione base riconosciuta ai redditi fino a 5.500 euro sarà pari a 1.265 euro e, anche in tal caso, sarà progressivamente ridotta fino ad azzerarsi una volta superata la soglia dei 50.000 euro.

No Green Pass? Arriva la revoca del Reddito di Cittadinanza!

Il Governo guidato dall’ex Presidente della BCE, la Banca centrale Europea, sta facendo sempre più terra bruciata intorno ai No Green Pass, oltre che ai No-Vax.

Con il decreto-legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 7 gennaio 2022, l’Esecutivo ha stabilito l’obbligo vaccinale per gli over 50 e, a partire dal 15 febbraio 2022, l’obbligo di presentare all’ingresso del luogo di lavoro, il Super Green Pass.

Il Super Green Pass servirà in: ristoranti, bar, locali sia al chiuso che all’aperto, in piscine e palestre, sia al chiuso che all’aperto, a meno che non vi siano precise indicazioni mediche, in parchi tematici, musei, congressi, fiere e mezzi di trasporto come navi, aerei, treni, metropolitane, tram e bus.  

Il Green Pass di base, invece, sarà obbligatorio dal 20 gennaio 2022 per accedere nei luoghi che offrono servizi alla persona, come barbieri, parrucchieri o estetisti. Dal 1° febbraio, il Green Pass di base interesserà anche gli uffici pubblici, come i centri per l’impiego, l’Inps o le banche. 

Questa stretta mette a rischio numerosi percettori di Reddito di Cittadinanza che, con l’arrivo del mese di febbraio 2022, potranno perdere la prestazione. Scopriamo insieme tutte le novità.

Green Pass, Super Green Pass e Reddito di Cittadinanza

È possibile che dal 1° febbraio in molti perderanno il sussidio economico anti povertà targato Movimento Cinquestelle: il Reddito di Cittadinanza.

Il numero dei beneficiari che perderà la misura potrà poi aumentare dal 15 febbraio in poi, con l’introduzione del Super Green Pass in tutti i luoghi di lavoro.  

Con l’approvazione della Legge di Bilancio 2022, infatti, tutti coloro che percepiscono il Reddito di Cittadinanza sono obbligati a frequentare i Centri per l’impiego

Chi non dovesse recarsi nei centri periodicamente rischierà di perdere il beneficio economico mensile erogato dall’Inps. 

Dal 1° febbraio, inoltre, per accedere negli uffici pubblici, tra cui, appunto, i centri per l’impiego, occorrerà esibire il Green Pass di base, ovviamente per chi non è vaccinato o guarito e, dunque, non in possesso del Super Green Pass.

Tutti coloro che non si saranno sottoposti alla somministrazione del vaccino per scelta personale potranno, se non presenteranno il Green Pass all’entrata dei centri, perdere il sussidio

Ricordiamo che il Super Green Pass si può ottenere solamente con il vaccino e con la guarigione dal virus.

Il Green pass di Base, invece, si ottiene con i tamponi antigenici, validi 48 ore dall’esito, e molecolari, validi 72 ore dall’esito. 

Reddito di Cittadinanza e Green Pass di Base, i colloqui nei CPI

Con la Legge 30 dicembre 2022, n. 234, infatti, è stato completamente rivoluzionato il beneficio del Reddito di Cittadinanza, introdotto nel 2019 sotto il Governo Conte I. 

Dopo due anni, infatti, sono stati previsti, a fronte nei numerosi evasori, tra cui qualcuno con auto di lusso o barche a vela, controlli più rigidi, oltre che colloqui e attività obbligatori. 

Sia i colloqui presso i centri per l’impiego, che le attività, dovranno svolgersi rigorosamente in presenza. Possiamo tranquillamente affermare che i percettori di Reddito di Cittadinanza che non vogliono fare il vaccino anti Covid-19 dovranno effettuare un tampone ogni volta che si dovranno recare nei centri per l’impiego. 

Se il cittadino percettore di Reddito di Cittadinanza non vorrà sottoporsi al tampone e, dunque, non avrà con sé il Green Pass, rischierà di perdere il beneficio economico mensile erogato dall’Inps.

Ma dal 15 febbraio 2022, ci sarà un’altra novità, che riguarderà tutti i lavoratori che accetteranno proposte lavorative congrue e che potrebbero, senza il vaccino, perdere il Reddito di Cittadinanza. 

Andiamo a vedere più nel dettaglio che cosa potrebbe succedere dal 15 febbraio 2022, per i No-Vax che percepiscono il reddito

Reddito di Cittadinanza e Super Green Pass, occhio alla revoca

Come dicevamo pocanzi, il Reddito di Cittadinanza è stato completamente rivoluzionato con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge di Bilancio 2022

Il cambiamento più innovativo della prestazione RdC, però, non riguarda i controlli Inps, che verranno fatti anche all’estero per verificare che tutti i beneficiari siano in regola e che non percepiscano la misura senza averne diritto, ma riguarda il tema dei rifiuti delle proposte lavorative

Fino al 1° gennaio 2022, il percettore di Reddito di Cittadinanza aveva a disposizione tre rifiuti di offerte lavorative prima di perdere la misura. 

Dal 1° giorno dell’anno, invece, il beneficiario di RdC avrà a disposizione due soli rifiuti e, dopo il primo, partirà un décalage mensile di 5 euro, che però non porterà mai il beneficio sotto la soglia dei 300 euro. 

Il secondo rifiuto, invece, porterà alla revoca del beneficio economico anti povertà voluto dal Movimento Cinquestelle. 

Le condizioni per cui un’offerta viene ritenuta congrua sono: nel primo caso, dunque, alla prima proposta di lavoro, che il luogo di lavoro sia situato in un raggio di 80 km dalla residenza del percettore di RdC, o perlomeno a una distanza percorribile con massimo 100 minuti coi mezzi di trasporto.

La seconda offerta, quella che se rifiutata, farà scattare la revoca del sussidio economico distribuito dall’Inps, potrà essere collocata ovunque in Italia, senza alcun limite di distanza dalla propria abitazione

Dal 15 febbraio, però, scatterà l’obbligo del Super Green Pass per tutti gli over 50 sui luoghi di lavoro, pertanto, coloro che percepiscono il Reddito di Cittadinanza e che accetteranno un’offerta di lavoro, se avranno più di 50 anni dovranno essere obbligatoriamente vaccinati o guariti. 

Per coloro che avranno meno di 50 anni tale obbligo non è stato imposto dal Governo e, dunque, potranno lavorare anche con un tampone, antigenico o molecolare, negativo.

Insomma, facciamo un piccolo riassunto: i No Green Pass che percepiscono il Reddito di Cittadinanza, dal 1° febbraio 2022, non potendo entrare senza il certificato verde nei Centri per l’Impiego, perderanno il RdC

Dal 15 febbraio 2021 gli over 50 che percepiscono il Reddito di Cittadinanza, che sono senza il Super Green pass e che non vogliono sottoporsi al vaccino, è molto probabile che vadano in contro alla revoca del Reddito di Cittadinanza

Tali disposizioni rimangono in vigore, per ora, fino al 15 giugno 2022, come stabilito dal decreto-legge 7 gennaio 2022, n.1 all’articolo 1, comma 1 “Estensione dell’obbligo vaccinale per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2

“Dalla data di entrata in vigore della presente disposizione e fino al 15 giugno 2022, al fine di tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza, l’obbligo vaccinale per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2, si applica ai cittadini italiani e di altri Stati membri dell’Unione europea residenti nel territorio dello Stato, nonché ai cittadini stranieri che abbiano compiuto il cinquantesimo anno di età.”

Ecco, invece, l’art. 4-quinquies:

“A decorrere dal 15 febbraio 2022, i soggetti (over 50) ai quali si applica l’obbligo vaccinale di cui all’articolo 4 -quater, per l’accesso ai luoghi di lavoro nell’ambito del territorio nazionale, devono possedere e sono tenuti a esibire una delle certificazioni verdi COVID-19 di vaccinazione o di guarigione.”

Insomma, pare che i percettori di Reddito di Cittadinanza che sono contrari al Green Pass, dal 1° febbraio 2022 avranno due possibilità: fare ogni volta che si dovranno recare nei centri per l’impiego un tampone, oppure perdere il RdC.

I percettori con più di 50 anni occupabili, che sono No-Vax, dunque, contrari al vaccino, dal 15 febbraio 2022 avranno due possibilità: vaccinarsi ed entrare in possesso del Super Green Pass, oppure perdere il Reddito di Cittadinanza.

Bonus 2022: ecco tutte le agevolazioni da sfruttare!

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Ormai è qualche giorno che siamo arrivati nel 2022 e quindi abbiamo avuto tempo per andare a spulciare le novità introdotte dalla nuova Legge di Bilancio.

Ebbene, ci sono state delle proroghe, alcune inaspettate. Di contro, ci sono state delle misure nelle quali speravamo molto che non hanno visto alcun proseguimento nel 2022, come nel caso del Reddito di Emergenza

A proposito, ancora non possiamo dare questa misura totalmente per spacciata. Se vuoi saperne di più ti lascio il link all’articolo che se ne occupa: Reddito di Emergenza 2022: ritornerà? C’è una possibilità!

Torniamo a noi e andiamo a capire quali sono i bonus presenti nella Legge di Bilancio del 2022 presentata dal Governo Draghi

Pronti? Partiamo subito!

Tutti i bonus del 2022: ritorna il Bonus Facciate!

Quante volte abbiamo parlato del Bonus Facciate nel 2021? Rispondo io: tantissime! 

Come se non bastasse, con la pubblicazione del Documento Programmatico di Bilancio abbiamo anche pensato che non ci sarebbe stata nessuna proroga a questa misura. 

Fortunatamente non è stato così, ma non possiamo certo dire che si tratta dello stesso Bonus Facciate che abbiamo avuto nel corso del 2021.

Infatti, il nuovo Bonus Facciate si presenta come un’agevolazione un po’ diversa, dove non cambiano i requisiti, non cambiano i lavori ammessi, ma cambia la percentuale di detrazione. 

In poche parole, siamo sempre stati abituati a chiamarlo Bonus Facciate 90%, ma ora non sarà più così. Infatti, nel 2022 la percentuale della detrazione fiscale scende di ben 30 punti percentuali, andando a costituire il Bonus Facciate 60%. 

Un duro colpo per tutti coloro che pensavano di poter continuare a sfruttare l’agevolazione così com’è anche nel corso del 2022.

Tuttavia, se pensiamo che le prime intenzioni del premier Mario Draghi erano di eliminare questo bonus, possiamo comunque ritenerci soddisfatti anche della detrazione fiscale del 60%.

Tutti i bonus del 2022: abbiamo anche il Bonus Ristrutturazione

Altro bonus che abbiamo avuto già il piacere di apprezzare nel corso del 2021 e che tornerà nel 2022 è il Bonus Ristrutturazione

Esso rientra tra i bonus casa che sono stati fortemente voluti dall’ex Governo Conte e che il Governo Draghi ha comunque accolto di buon occhio. 

Ma in cosa consiste il Bonus Ristrutturazione che avremo anche nel 2022? Ebbene, si tratta di un bonus che prevede delle detrazioni per tutti quegli interventi che non rientrano nel Superbonus 110% (agevolazione che vedremo nel prossimo paragrafo). 

Diciamo che, in linea di massima, il Bonus Ristrutturazione presenta delle percentuali più basse di detrazione, solitamente intorno al 75%. 

Tuttavia questa percentuale data è da prendere con le pinze in quanto tutto dipende dal lavoro che dovrà essere realizzato. 

Tutti i bonus del 2022: resiste ovviamente il Superbonus 110%

Ecco quella misura che tuti sapevamo che sarebbe stata prorogata nel 2022 fin da subito. 

Stiamo parlando del Superbonus 110%, prorogato per tutto il 2022.

Anche questa misura ha comunque fatto rimanere con il fiato sospeso moltissime persone nel corso del 2021. Infatti, inizialmente non sembrava essere prevista una proroga del Superbonus 110% per gli edifici unifamiliari, successivamente sono stati imposti dei limiti ISEE e ora?

A quali condizioni è stato prorogato il Superbonus 110%?

Ebbene, diversamente da quello che avevamo pensato inizialmente, non sono previste limitazioni ISEE per le villette unifamiliari per tutto il 2022.

Assieme al Superbonus 110% è stato prorogato anche il Sismabonus, ossia un’agevolazione che viene indirizzata verso tutti coloro che acquistano degli immobili situati nelle zone a rischio sismico presenti in Italia. 

La misura riguardante il Sismabonus è stata inserita nel paragrafo del Superbonus 110% in quanto rientra in quelle che danno diritto a riceverlo. 

Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha indicato quali sono i requisiti da rispettare per poter accedere a questa agevolazione anche nel 2022:

  • L’acquisto dell’abitazione deve essere stato effettuato entro il 30 giugno 2022;
  • Il tetto massimo di spesa deve essere di 96.000 euro. 

Tutti i bonus del 2022: esce indenne il Bonus Mobili ed Elettrodomestici 

Si prospettavano enormi tagli per il Bonus Mobili ed Elettrodomestici dopo che il Governo aveva deciso di prorogare anche il Bonus Facciate. 

Invece, dobbiamo affermare che i tagli sono stati più bassi del previsto. 

Ma prima di capire cos’è cambiato, andiamo a scoprire in cosa consiste il Bonus Mobili ed Elettrodomestici. 

Si tratta di un’agevolazione che garantisce una detrazione fiscale IRPEF del 50% per le spese effettuate acquistando mobili ed elettrodomestici.

Ma quali sono quindi le differenze con il 2021? Ebbene, per il 2022 il tetto massimo di spesa è sceso a 10.000 euro, rispetto ai 16.000 dell’anno precedente. 

Tuttavia, visto che si prospettava un taglio ancora maggiore, possiamo vederla come una piccola vittoria. 

Tutti i bonus del 2022: altre agevolazioni per la casa

Come sappiamo, molte agevolazioni sono rimaste, mentre altre sono definitivamente sparite, soprattutto per quanto riguarda il comparto casa. 

All’interno del testo della Legge di Bilancio per il 2022 abbiamo il rinnovo del Bonus Idrico, del Bonus Ascensori, del Bonus Caldaia e del Bonus Verde

Ovviamente non abbiamo il tempo a disposizione per parlare approfonditamente di tutti questi bonus, quindi andiamo a spiegarli brevemente. 

Il Bonus Idrico fa riferimento ad un contributo pari a 1.000 euro che viene erogato nei confronti di coloro che hanno sostituito sanitari, rubinetti, colonne e soffioni per la doccia. 

Per maggiori informazioni su questo bonus ti consiglio la lettura di questo articolo: Bonus Idrico 2022: Attenzione alle truffe! Come riconoscerle

Secondo bonus che abbiamo citato tra quelli prorogati anche nel 2022 è il Bonus Ascensori. Esso consiste in una detrazione fiscale del 75% sulle spese effettuate con l’obiettivo di eliminare le barriere architettoniche delle abitazioni. 

Inoltre, tra i bonus prorogati non poteva mancare il Bonus Caldaia, che consiste in una detrazione per l’impianto di riscaldamento. 

Infine, come non parlare della proroga del Bonus Verde?

In questo caso, facciamo riferimento ad un’agevolazione fiscale del 36% per tutte quelle spese sostenute per sistemare le aree verdi delle abitazioni. 

Ricorda: tale bonus sarà disponibile fino al 2024 e presuppone un limite di spesa di 5.000 euro. 

Tutti i bonus del 2022: Bonus Affitto e Bonus Prima Casa under 36

Tra i numerosi bonus che andranno a caratterizzare il 2022 abbiamo anche due importanti agevolazioni per i giovani. 

La prima di esse è costituita dal bonus affitto, ossia un’agevolazione corrisposta ai giovani di età compresa tra 20 e 31 anni che hanno intenzione di andare a vivere da soli.

Tale agevolazione riguarda una detrazione del 20% delle spese annue, fino ad un tetto massimo di 2.000 euro.

Invece in cosa consiste il Bonus Prima Casa under 36? In questo caso parliamo di un’agevolazione prevista fino al 30 giugno 2022 che presuppone importanti vantaggi per tutti coloro che decidono di acquistare casa. 

Tutti i bonus del 2022: Bonus per i figli e per le famiglie

Concludiamo questo articolo con tutte le agevolazioni previste per le famiglie e i figli. 

Infatti, a partire dal 1° gennaio 2022 tutte le famiglie con un figlio di età inferiore a 21 anni possono richiedere all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale l’Assegno Unico

Tale sussidio verrà erogato a partire dal mese di marzo 2022 e andrà a sostituire il bonus bebè, il bonus mamma domani e gli assegni familiari che permarranno fino all’entrata in vigore dell’Assegno Unico. 

Partite Iva 2022: le novità su bonus e fattura elettronica

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Se sei titolare di una Partita Iva; hai intenzione di aprire un’attività di lavoro autonomo nel corso del 2022; oppure desideri semplicemente informarti sugli adempimenti e sui sostegni per questa categoria di lavoratori; sei nel posto giusto! Sei sicuro di conoscere tutte le novità, i bonus per le Partite Iva e i contributi ai quali potrai accedere nel corso del 2022? 

Se hai ancora qualche dubbio sulla fattura elettronica per i forfettari, sul bonus bancomat da 480 euro per le Partite Iva, sull’indennità ISCRO da 800 euro e su tutti i possibili contributi a fondo perduto in arrivo anche per te, questo articolo fa al caso tuo.

Il 2022 si apre con il botto per le Partite Iva, che andranno incontro a tantissime novità dal punto di vista fiscale, ma non solo. Svolta storica anche riguardo la malattia o l’infortunio per le Partite Iva. Qualcosa potrebbe ancora cambiare nel corso dell’anno, ma ti terremo aggiornato in qualunque momento. 

Nel frattempo, andiamo a scoprire quali sono le novità per i titolari di Partita Iva nel 2022: dai bonus per gli autonomi fino ai nuovi contributi a fondo perduto, fino alla fattura elettronica. Ecco tutto quello che c’è da sapere!

Partite Iva: tutte le novità del 2022

Il 2022 sarà l’anno dei cambiamenti e delle novità, soprattutto per tutti i titolari di Partita Iva: tra bonus, contributi, fattura elettronica e tassazione, orientarsi è difficile. 

Già a partire dallo scorso anno, il Governo aveva introdotto una serie di misure a sostegno dei lavoratori autonomi che, come sappiamo, sono da sempre i più penalizzati. E così, con il perdurare della pandemia, si sono susseguiti contributi a fondo perduto, bonus e agevolazioni alle quali attingere in presenza o meno di un calo di fatturato.

Mentre, per esempio, per accedere alla cassa integrazione ISCRO era – ed è tuttora – necessario aver registrato delle perdite nel corso dei tre anni precedenti alla richiesta, per accedere al bonus bancomat – che ha sostituito il cashback di Stato – è sufficiente dotarsi di un Pos per l’accettazione dei pagamenti elettronici.

E ancora: i contributi a fondo perduto sono stati una valanga, ma spesso i requisiti necessari per accedervi e le scadenze fin troppo ravvicinate hanno reso difficoltoso l’accesso ai nuovi aiuti. Sono in arrivo altrettanti ristori anche nel 2022, forse sotto forma di contributi a fondo perduto per i proprietari delle attività costrette a chiudere nel corso dei mesi a causa delle restrizioni via via introdotte dal Governo per contenere la diffusione del virus.

E ancora: dal 2022 la fattura elettronica potrebbe essere estesa anche ai titolari di Partita Iva in regime forfettario, ma al momento non è apparsa alcuna conferma a livello ministeriale. Se la Legge di bilancio 2022 e il Decreto Fiscale non riportano alcuna annotazione a tale riguardo, potrebbe arrivare un decreto ad hoc per mettere ordine in materia.

Nella Legge di Bilancio 2022, infine, è stata approvata una nuova normativa in merito agli adempimenti fiscali per le Partite Iva costrette a sospendere le proprie attività a causa di malattia o infortunio. Dopo il riconoscimento di una cassa integrazione “speciale” per gli autonomi, arrivano anche maggiori tutele per i professionisti e le Partite Iva sotto altri punti di vista.

Ecco quindi tutte le novità, i contributi e i bonus per le Partite Iva da richiedere e conoscere a partire dal 1° gennaio 2022. Facciamo chiarezza su cosa cambia e per chi.

Bonus Partite Iva 2022: nuovi contributi a fondo perduto in arrivo?

Il Ministero per lo Sviluppo Economico ha riservato un fondo da 190 milioni di euro per tutte le Partite Iva e per i titolari di attività economiche che, a causa delle restrizioni, sono stata costrette a chiudere e hanno subito delle perdite. Anche nel 2022, quindi, sono in arrivo nuovi contributi a fondo perduto: a chi spettano i nuovi aiuti?

Anzitutto, 100 milioni di euro di contributi a fondo perduto andranno assegnati a mense, servizi di ristorazione collettiva e catering. Ma non solo: nuovi aiuti spetteranno anche al settore della montagna, al turismo in generale (60 milioni solo per il settore HORECA), alle agenzie di viaggio, ai tour operator, alle guide turistiche, agli animatori dei villaggi turistici.

E ancora: nel nuovo decreto ristori (per un valore di 2 miliardi di euro di aiuti) dovrebbe arrivare anche nuovi sostegni per le discoteche e le sale da ballo, che il Governo ha deciso di chiudere dal 30 dicembre 2021 al 31 gennaio 2022.

Per ciascun settore sopra elencato sarà poi il Mise a delineare quali siano i requisiti necessari per poter inoltrare le domande. 

Bonus bancomat per Partite Iva: 480 euro per tutti!

Confermato anche per il 2022 è il bonus bancomat per le Partite Iva, che è andato a sostituire il cashback di Stato dopo la sua sospensione (decreto del 30 giugno 2021). Ma a chi spetta il bonus bancomat da 480 euro?

I beneficiari di questa nuova misura sono tutte le Partite Iva che si doteranno di un apparecchio per l’accettazione dei pagamenti elettronici. A fronte dell’acquisto, noleggio e utilizzo di questi strumenti, è prevista la corresponsione di un credito di imposta pari a 320 euro.

Se, invece, si procederà all’acquisto di uno strumento informatico avanzato, da collegare al registratore di cassa, in grado di inviare gli scontrini direttamente all’Agenzia delle Entrate, è possibile ottenere un bonus aggiuntivo fino a 160 euro.

Per richiedere questo bonus bancomat non occorre scaricare nessuna applicazione, in quanto il rimborso verrà accreditato sottoforma di credito di imposta nella dichiarazione dei redditi.

È stata prorogata al prossimo anno, infine, l’applicazione delle sanzioni per tutti i commercianti che non si doteranno del Pos per l’accettazione dei pagamenti elettronici. La multa corrisposta avrà un valore pari a 30 euro, al quale andrà poi sommato il 4% del valore della transazione. 

Tutto ciò nell’ottica di favorire i pagamenti digitali attraverso l’utilizzo di carte di credito o debito, bancomat o altre applicazioni. In tale direzione è stato introdotto anche un nuovo limite all’utilizzo del denaro contante: dal 1° gennaio 2022 si potranno pagare fino a 999,99 euro in contanti, mentre la parte restante andrà saldata con metodi tracciabili.

Bonus ISCRO per Partite Iva: 800 euro da richiedere subito!

Torna il bonus ISCRO per Partite Iva anche nel 2022, ma di cosa si tratta? 

ISCRO è l’acronimo di Indennità Straordinaria di Continuità Reddituali e Operativa e viene erogata in favore di tutti i lavoratori autonomi e la Partite Iva che hanno subito delle perdite di fatturato nel corso dei tre anni antecedenti a quello di presentazione della domanda.

Per ottenere l’indennità ISCRO – prevista per il triennio 2021- 2023, ma si può richiedere una sola volta in quest’orizzonte temporale – che si configura come una sorta di cassa integrazione da 250 euro fino a 800 euro per gli autonomi, è necessario soddisfare alcuni requisiti. 

Come ha chiarito INPS nella circolare numero 94 del 30 giugno 2021, le Partite Iva che intendono richiedere il bonus ISCRO devono aver prodotto reddito da lavoro autonomo inferiore del 50% alla media conseguita nei tre anni precedenti; oltre ad aver dichiarato un reddito complessivo non superiore a 8.145 euro.

Inoltre, non devono essere titolari di reddito o pensione di cittadinanza, né di qualsiasi altro sostegno al reddito. I richiedenti dovranno aver aperto la Partita Iva da almeno 4 anni ed essere in regola con il versamento dei contributi.

Le istanze vanno presentate direttamente sul sito dell’INPS entro ottobre 2022, ma seguirà un’apposita circolare per comunicare l’apertura ufficiale delle domande.

Partita Iva: cambia tutto su infortunio e malattia. Le novità!

La Legge di Bilancio 2022 ha apportato modifiche importanti anche in materia di malattia e infortunio limitatamente ai titolari di Partita Iva. Che cosa cambia da quest’anno?

In caso di malattia o infortunio del libero professionista, in caso di ricovero ospedaliero, intervento chirurgico o in qualunque situazione tale da comportare una temporanea inabilità all’esercizio della propria attività, come stabilisce la Manovra 2022:

nessuna responsabilità è imputata al libero professionista, o al suo cliente, a causa della scadenza di un termine tributario stabilito in favore della Pubblica amministrazione.

L’esonero della responsabilità per mancati adempimenti tributari a causa di malattia o infortunio si limita, però, a un periodo che va da 30 a 60 giorni massimi. Non è ancora stato chiarito, in realtà, quali saranno gli adempimenti sospesi a causa di malattia o infortunio, ma successive comunicazioni chiariranno la questione.

Partita Iva: abolizione IRAP per tutto il 2022

Un’altra misura inserita nella Legge di Bilancio 2022 per le Partite Iva riguarda l’abolizione dell’IRAP per le ditte individuali, i lavoratori autonomi e i professionisti.

Tale disposizione non si applica ai seguenti soggetti:

  • gli studi professionali associati;
  • le società di persone e di capitali;
  • gli enti commerciali;
  • gli enti del terzo settore.

che sono tenuti al versamento dell’IRAP anche nel 2022.

Fattura elettronica forfettario: cosa cambia nel 2022?

Novità anche sulla fattura elettronica per le Partite Iva in regime forfettario: da quando scatta l’obbligo nel 2022? In realtà, al momento, non è prevista alcuna data… 

O meglio: l’estensione dell’obbligo di fattura elettronica anche ai forfettari potrebbe essere una delle prossime misure che il Ministero dell’Economia e delle Finanze potrebbe mettere in campo proprio per frenare l’evasione fiscale, anche se ad oggi non abbiamo ancora una data a partire dalla quale tale adempimento potrebbe scattare. L’UE, nel frattempo, ha dato il suo parere positivo.

Per i titolari di Partita Iva in regime forfettario, dunque, almeno per il momento, non ci sono novità in merito alla fattura elettronica: rimane libera la scelta di adozione o non adozione di questa modalità. 

In attesa di indicazioni più dettagliate dal Mef, ricordiamo qualcosa potrebbe ancora cambiare nel corso del 2022, soprattutto per quanto riguarda la fatturazione.

Come pianificare degli obiettivi finanziari

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La pianificazione finanziaria basata sul raggiungimento di obiettivi concreti è un modus operandi efficace. Secondo una ricerca di David Blanchett, responsabile della ricerca sulle pensioni di Morningstar Investment Management, l’utilizzo di una struttura basata sugli obiettivi nella pianificazione finanziaria può portare a un aumento della ricchezza degli investitori di oltre il 15%. Oltre ai rendimenti, gli investitori ottengono un senso di motivazione e soddisfazione nei confronti dei loro piani finanziari quando i consulenti si concentrano sugli obiettivi personali di un cliente rispetto a parametri arbitrari.

Ma, affinché la pianificazione abbia successo, gli investitori hanno bisogno di obiettivi concreti e realizzabili. Chiedere agli investitori quali sono i loro obiettivi non è la soluzione. “Gli investitori potrebbero dare risposte apparentemente ragionevoli, ma l’evidenza indica che molte di queste dichiarazioni spontanee riflettono priorità che potrebbero non rappresentare gli obiettivi che sono veramente importanti per loro”, commenta Ray Sin, behavioural scientist (ricercatore comportamentale) di Morningstar.

Questi “angoli ciechi” del pensiero possono derivare da pregiudizi comportamentali che tutti condividiamo e che possono compromettere anche i migliori piani finanziari, o comunque portare a piani finanziari che non rappresentano accuratamente le loro preferenze e motivazioni.

Ciò rappresenta ovviamente un ostacolo enorme alla pianificazione di successo, quindi Morningstar ha condotto un esperimento (negli Stati Uniti) per verificare se una semplice spinta comportamentale – in questo caso una lista generale di obiettivi comuni – potesse aiutare gli investitori a identificare meglio ciò che è veramente importante per loro.

I risultati suggeriscono che esiste effettivamente un divario tra gli obiettivi che gli investitori inizialmente ritengono di volere e quelli che sono veramente rilevanti e importanti per loro. Questa spinta può aiutare gli investitori a trovare una visione più profonda delle loro aspirazioni globali a lungo termine e, così facendo, migliorare le loro possibilità di successo.

Al fine di identificare gli obiettivi più importanti, l’analisi suggerisce che partire da una lista generale di obiettivi comuni può essere efficace. Questo tipo di elenchi ha dimostrato di migliorare l’identificazione delle preferenze in una varietà di settori.

“Per simulare il tipico processo di identificazione degli obiettivi, abbiamo chiesto ai partecipanti alla ricerca di elencare e classificare i loro primi tre obiettivi finanziari. Abbiamo quindi aggiunto i loro obiettivi autodenunciati, in ordine casuale, a un elenco di obiettivi finanziari comuni, creandone uno combinato. Dopo aver visto questa lista combinata (master list in inglese, Ndr), i partecipanti sono stati quindi invitati a classificare tutti gli obiettivi finanziari in ordine di importanza”, spiega Ray Sin.

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In media, il 26% dei partecipanti ha cambiato il proprio obiettivo principale dopo aver visto la lista combinata. L’elenco principale è stato ancora più efficace in uno scenario a più obiettivi: circa il 73% dei partecipanti ha sostituito almeno uno dei primi tre traguardi con quelli dell’elenco combinato. Ciò significa che solo il 27% dei partecipanti ha mantenuto tutti i primi tre obiettivi finanziari iniziali e ciò evidenzia un difetto nell’approccio tradizionale di definizione degli obiettivi utilizzato dai consulenti finanziari.

Una volta capito che l’elenco principale ha avuto un impatto significativo sulle priorità degli obiettivi di investimento, gli analisti di Morningstar hanno chiesto quali cambiamenti avesse provocato la lista combinata. “Abbiamo scoperto che molte persone sembravano dare priorità a obiettivi più personalizzati ed emotivamente radicati dopo aver visto la lista principale”, commenta Ray Sin. “Inoltre, l’uso di una lista principale sembra spingere gli investitori verso obiettivi più specifici”.

Coerentemente con le ricerche precedenti, si è inoltre scoperto che il pensionamento è il principale obiettivo finanziario. È stato infatti classificato come l’obiettivo più importante due volte e mezzo più spesso di qualsiasi altro traguardo. Per molti investitori, la pensione resta quindi un perno centrale nella pianificazione finanziaria.

Insomma, la scienza comportamentale mostra che le persone a volte possono essere le prime nemiche di sé stesse. Aiutare gli investitori a fare buone scelte e sviluppare piani che rendono possibili gli obiettivi a lungo termine dovrebbe essere una delle missioni chiave di ogni consulente finanziario e la nostra ricerca ha scoperto che il confronto con la “master list” potrebbero aiutare a guidare gli investitori verso gli obiettivi che vogliono veramente.

Di Valerio Baselli

Reddito di Cittadinanza, a gennaio cambia data! Per chi

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Reddito di Cittadinanza: alcuni pagamenti rischiano di arrivare in ritardo a gennaio 2022.

Come ogni mese, con l’approssimarsi delle date previste per l’accredito del mensile RdC alle famiglie titolari, ci si interroga in merito alle effettive date di erogazione del beneficio.

Capita spesso, infatti, che le date di erogazione prestabile non vengano rispettate, e che l’agevolazione venga percepita in anticipo o in ritardo.

In questo articolo cercheremo di scoprire quali saranno le dare relative agli accrediti INPS sulla carta RdC, che per alcuni titolari rischiano di essere differenti rispetto a quelle previste.

E, purtroppo, non abbiamo buone notizie in merito.

C’è infatti un dettaglio non proprio positivo che potrebbe avere delle conseguenze nelle date di pagamento del Reddito di Cittadinanza.

Reddito di Cittadinanza: chi rischia di riceverlo in ritardo

I titolari di Reddito di Cittadinanza lo sapranno ormai bene: ogni mese, salvo ritardi e imprevisti, ci sono delle date prestabilite per la percezione del RdC.

Alcuni percettori ricevono l’accredito il quindicesimo giorno del mese, mentre altri lo ricevono alla fine del mese, precisamente il 27.

Ma da cosa dipende questa variazione?

Semplice: chi deve ricevere la prima rata del Reddito di Cittadinanza ha diritto al pagamento anticipato il 15.

Allo stesso modo, il pagamento anticipato al 15 del mese spetta a coloro che hanno richiesto per la seconda volta la misura, dopo diciotto rate ed un mese di stop.

In questo caso, ad esempio, chi ha presentato la seconda domanda per continuare a percepire il Reddito di Cittadinanza a novembre 2021, dovrebbe ricevere il proprio accredito RdC il 15 gennaio.

Tutti gli altri percettori di Reddito di Cittadinanza, dalla seconda rata in poi, ricevono invece l’accredito il 27 del mese.

Queste però sono purtroppo date teoriche.

Il 15 gennaio, infatti, sarà un sabato e, per questa ragione, molto probabilmente, gli accrediti avverranno in ritardo, secondo quanto possiamo leggere anche su un recente articolo pubblicato da contocorrenteonline.it.

L’ipotetica data di ricezione del pagamento del Reddito di Cittadinanza di gennaio slitta quindi al 17, che è un lunedì ed è dunque il primo giorno bancabile dopo il 15.

Buone notizie, invece, per chi dovrebbe ricevere il pagamento del Reddito di Cittadinanza al 27 gennaio: in questo caso, non sarà prevista alcuna modifica, essendo il 27 un giorno feriale.

Reddito di Cittadinanza: come verificare i pagamenti di gennaio?

In ogni caso, qualora vi siano dubbi o perplessità e si abbia la necessità di controllare gli eventuali pagamenti del Reddito di Cittadinanza, per verificare l’avvenuto accredito o il saldo, è possibile verificare l’importo della propria carta RdC in ogni momento.

Per l’esattezza, tre sono i metodi che i percettori di Reddito di Cittadinanza hanno a disposizione per verificare l’avvenuto accredito delle varie mensilità.

Innanzitutto, è possibile recarsi presso un Postamat, ossia lo sportello postale che, tramite l’inserimento della carta RdC, permette di conoscere l’effettivo importo.

Ricordiamo ai lettori interessati che la carta Reddito di Cittadinanza permette anche dei prelievi di denaro, a patto che siano limitati. Per nucleo familiare singolo, la cifra massima prelevabile è di 100 euro mensili, che salgono a 140 euro per le coppie e 210 euro per una famiglia molto numerosa.

Il secondo metodo per verificare l’accredito è quello che prevede di utilizzare il sito redditodicittadinanza.gov.it tramite identità digitale e verificare online il saldo.

Infine, è disponibile per gli utenti percettori di Reddito di Cittadinanza un numero verde, 800 666 888, che permette, tra le altre cose, la verifica del saldo e degli avvenuti accrediti.

Pagamenti Reddito di Cittadinanza: attenzione all’ISEE!

Abbiamo comunque una precisazione da fare per i percettori di Reddito di Cittadinanza che aspettano i propri pagamenti di gennaio 2022.

Per continuare a ricevere regolarmente gli accrediti RdC, è necessario infatti aggiornare l’ISEE: l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente è infatti scaduto per tutti a dicembre, essendo necessario aggiornarlo ogni anno.

Dunque, per essere sicuri di continuare a percepire il Reddito di Cittadinanza nei prossimi mesi senza problemi, bisognerà aggiornare il proprio ISEE relativamente alla situazione 2022.

L’ISEE 2022 potrà essere aggiornato entro il 31 gennaio 2022: in caso di mancato aggiornamento, il Reddito di Cittadinanza verrà sospeso.

L’aggiornamento dell’ISEE è necessario per conoscere la condizione economica attuale della famiglia titolare di Reddito di Cittadinanza. 

In caso di variazioni della condizione economica, infatti, l’importo RdC corrisposto ogni mese potrebbe essere modificato. Se la famiglia dovesse aver subito un miglioramento delle condizioni economiche, l’importo potrebbe essere ridotto.

In caso di peggioramento, invece, potrebbe arrivare un aumento ai prossimi pagamenti RdC.

Reddito di Cittadinanza: pagamenti più ricchi grazie ad un incentivo

Adesso che abbiamo analizzato le date dei pagamenti relativi al Reddito di Cittadinanza, è interessante passare in rassegna alcuni dei nuovi bonus ed incentivi che sono disponibili per titolari di RdC.

Una prima maggiorazione riguarda un particolare bonus Reddito di Cittadinanza, che permette di ottenere un’aggiunta davvero molto ricca, fino a sei mensilità da 780 euro l’una, che però vengono concessi in unica soluzione.

L’agevolazione, riservata proprio alle famiglie che percepiscono RdC, non è altro che un incentivo pensato per aumentare le iniziative imprenditoriali tra coloro che attualmente percepiscono il Reddito di Cittadinanza e vorrebbero trovare un nuovo impiego.

È per questo che il bonus da 780 euro mensili per sei mesi viene erogato soltanto in favore di coloro che hanno intenzione di iniziare la propria attività lavorativa da autonomi.

Chiaramente, non tutti riceveranno la cifra massima pari a 780 euro mensili, dato che la cifra dipende strettamente dall’importo dei pagamenti Reddito di Cittadinanza che la famiglia richiedente riceve ogni mese sulla propria carta RdC.

Si tiene inoltre conto della numerosità del nucleo familiare e, soprattutto, delle richieste già inviate da uno dei suoi componenti. Infatti, il bonus RdC da 780 euro può essere richiesto una sola volta per famiglia.

In altre parole, se anche più di un componente volesse tentare la fortuna avviando un’attività in proprio, varrà comunque una sola richiesta per famiglia, ossia la prima inviata. Richieste da altri componenti successive alla prima verranno scartate. 

L’INPS, che si occupa della gestione e dei pagamenti di questa agevolazione per i percettori di Reddito di Cittadinanza, ha stabilito chiaramente tutti i requisiti specifici di questa agevolazione, che possono essere consultati al sito ufficiale.

Per i lettori interessati ad approfondire questi requisiti, segnaliamo che abbiamo dedicato un intero articolo al bonus da 780 euro, che può essere consultato qui:

INPS, 780€ al mese in arrivo col bonus imprenditorialità!

Reddito di Cittadinanza: e i pagamenti dell’Assegno Unico?

Ci avviamo alla conclusione dell’articolo sui pagamenti relativi al Reddito di Cittadinanza occupandoci di una seconda maggiorazione, che permetterà ai titolari di ricevere un plus anche a gennaio.

Stiamo parlando dell’Assegno Unico Temporaneo, cui a breve subentrerà quello Universale.

Questo aumento, come il primo analizzato al paragrafo precedente, non riguarda tutti i percettori di Reddito di Cittadinanza, ma solamente i nuclei familiari che hanno a carico dei figli.

Per riceverlo, non occorre fare nulla: basta semplicemente attendere l’accredito.

Ricordiamo che il nuovo Assegno Unico Universale che verrà erogato a partire da marzo prevede l’invio dell’ISEE 2022 aggiornato.

Si consiglia dunque ai lettori di provvedere entro il 31 gennaio ad occuparsene, sia per non perdersi l’Assegno Unico sia, soprattutto, per non rischiare una sospensione del Reddito di Cittadinanza. 

Bonus Turismo: tutti i requisiti per richiederlo

È indubbio che il settore turistico sia stato uno di quelli maggiormente colpiti dal Covid.

I vari lockdown, le restrizioni ai viaggi imposte per controllare il diffondersi dei contagi, sono tutte soluzioni che se da un lato hanno permesso di affrontare la fase più acuta della crisi pandemica, ancora oggi però con una variante Omicron che registra migliaia di casi al giorno, stanno letteralmente mettendo in ginocchio il settore.

È evidente in questo senso la volontà del Governo di voler in tutti i modi procedere ad aiutare il settore nel suo complesso, non solo le strutture ricettive ma anche tutta la filiera ad esso connessa, prevedendo a tal fine degli interventi di natura finanziaria abbastanza consistenti.

In effetti una parte cospicua delle risorse del Pnrr sono state destinate a tale finalità, e tra queste senza dubbio, la misura più corposa, è il cosiddetto Superbonus 2022 per il turismo che prevede che verranno destinate a tale settore diverse tipologie di aiuti fruibili sia come contributo a fondo perduto, sia come credito d’imposta che come veri e propri finanziamenti.

Lo scopo di questo Superbonus è quello di consentire una riqualificazione delle strutture ricettive e pertanto, oggetto di questa agevolazione, saranno tutti gli interventi rivolti all’efficientamento energetico delle strutture, quelli che mirano alla ristrutturazione e all’eliminazione delle barriere architettoniche o ancora, tutti quelli che puntano alla trasformazione in chiave più digitale di tutta la struttura stessa.

Su questo argomento è intervenuto poi, proprio in questi ultimi giorni, il Ministero del turismo che ha definito con esattezza tutti i requisiti che le imprese devono avere per poter accedere a queste agevolazioni e tutte le procedure specifiche da seguire per accedere a questo Superbonus 2022.

Ma anche qui procediamo per gradi.

Bonus turismo 2022: considerazioni generali

Si è avuto nel corso degli ultimi giorni, l’intervento del Ministero del turismo che a seguito dell’art.1 del decreto di attuazione del Pnrr n. 152 del 2021, ha specificato tutti requisiti che i richiedenti devono avere per poter fruire dei contributi a fondo perduto, per poter beneficiare del credito d’imposta, e per ottenere dei finanziamenti in relazione a quello che il Pnrr stesso aveva definito il Superbonus turismo 2022.

Tutti questi interventi sono tutti sostegni che arrivano in diverse modalità a sostenere le imprese turistiche e i lavori da queste effettuate.

In dettaglio tutti queste informazioni sono state incluse in un bando pubblico emanato appositamente in cui si specificano in maniera puntuale, i requisiti di ammissione al bando e dunque, di ammissione alle agevolazioni.

Bonus turismo 2022: i tipi di interventi consentiti

Nello specifico in questo bando pubblico emanato appositamente dal Ministero del tesoro per dare seguito al decreto attuativo del Pnrr, si sono specificati in maniera molto dettagliata i requisiti di accesso ai vari benefici, anche perché diversa è la natura delle agevolazioni ammesse a sostegno del settore, potendo infatti i contribuenti beneficiare di contributi a fondo perduto, credito d’imposta e finanziamenti purché però queste agevolazioni siano destinate a lavori specifici.

Coperti dall’agevolazione infatti, saranno solo quegli interventi attraverso i quali si vuole procedere ad una ristrutturazione della struttura ricettiva, ovvero si voglia procedere se siamo in questa circostanza, ad un restauro che miri alla conservazione della struttura stessa.

Ugualmente coperti poi sono tutti i lavori attraverso i quali si vogliono abbattere tutte le barriere architettoniche eventualmente presenti e procedere ad una riqualificazione sia antisismica che energetica di tutta la struttura, allo scopo di migliorarne complessivamente l’efficienza.

Per chi fosse interessato un video tratto dal canale Studio Pucci Associati – YouTube, offre spunti interessanti sul tema.

Bonus turismo 2022: risorse e tempi della domanda

Bisogna dire che per tutto questo Superbonus, solo per l’anno in corso sono destinati 100 milioni di euro, anche se c’è da aggiungere, che per poter fare effettiva domanda di partecipazione a questo bando, bisognerà ancora attendere.

Considerando che il bando è stato pubblicato lo scorso 23 dicembre, tutto l’impianto prevede che ci sia un intervallo di 60 giorni entro i quali venga attivata la procedura per poter presentare la domanda che può essere fatta solo per via telematica.

Decorsi i 60 giorni, quando la procedura per la presentazione delle domande sia stata opportunamente predisposta, coloro che vogliono partecipare al bando devono presentarla entro e non oltre i 30 giorni successivi.

Bonus turismo 2022 e vari tipi di aiuto

Il Ministero del turismo quindi, in esecuzione del decreto attuativo previsto dal Pnrr, ha definito espressamente tutti i requisiti affinché le imprese del settore turistico possano essere ammesse a godere delle diverse agevolazioni.

Nello specifico esistono tre tipologie di aiuti ai quali i contribuenti possono accedere che sono contributi a fondo perduto, finanziamenti oppure aiuti ottenuti sottoforma di credito d’imposta.

Adesso vediamo più dettagliatamente come poso essere erogati questi tre diversi aiuti e con che differenti modalità ed importo.

Bonus turismo 2022 e contributi a fondo perduto

Una delle tipologie di aiuto che il superbonus turismo può erogare, è rappresentata dai contributi a fondo perduto.

Il contributo erogato copre una percentuale pari al 50% delle spesse ammissibili, con un limite massimo di spesa però di 40 mila euro a patto che tutti i lavori vengano effettivamente svolti tra il mese di novembre del 2021 e la fine di dicembre del 2024.

Questo contributo a fondo perduto può inoltre essere aumentato in particolari circostanze.

In dettaglio se gli interventi che si stanno facendo sono rivolti alla digitalizzazione e all’efficientamento tecnologico ed energetico della struttura, il contributo a fondo perduto può essere aumentato di altri 30 mila euro a patto che, le spese per i lavori suddetti, corrispondano almeno ad una percentuale del 15% dell’ammontare totale.

Questi contributi possono altresì essere aumentati quando chi li richiede è idoneo anche ad avere agevolazioni per l’imprenditoria femminile o anche giovanile. In queste due eventualità il contributo è aumentato di 20 mila euro.

Infine, il contributo può essere aumentato di ulteriori 10 mila euro, quando le strutture ricettive siano dislocate nelle regioni del sud Italia, isole comprese.

Bonus turismo 2022 e modalità erogazione contributi

I contributi suddetti possono essere erogati secondo due differenti modalità.

Il contribuente può riceverli in un’unica soluzione, oppure può per questi contributi, richiedere che gliene sia anticipata una percentuale al massimo pari al 30%.

In questa seconda eventualità però, è necessario che tale richiesta sia accompagnata da una garanzia che normalmente risulta essere una fideiussione.

Questa può essere concessa da una banca, o da un’assicurazione oppure, in alternativa, essere fornita dallo stesso contribuente che versa una cauzione in contanti, o con assegni, o bonifici o anche titoli di stato.

Bonus turismo 2022: cosa è il credito d’imposta

Altra forma di aiuto alla quale i contribuenti possono accedere, è rappresentata dal credito d’imposta.

Per comprendere meglio questa forma di sostegno, cerchiamo prima di comprendere in modo più preciso cosa si intende per credito di imposta e perché si differenzia dal finanziamento, con il quale spesso viene confuso.

Bisogna dire che sia il credito d’imposta che il finanziamento, sono due agevolazioni che lo Stato riconosce ai contribuenti ma che producono il capo allo stesso, effetti completamente differenti.

Il credito di imposta infatti, è una particolare agevolazione che lo Stato riconosce alle imprese ma è una misura che si riferisce direttamente alle tasse che l’impresa deve pagare.

Dire infatti che ad un’impresa viene riconosciuto un credito d’imposta, vuol dire che viene concessa un’agevolazione che consente di ottenere proprio uno sconto sull’ammontare delle tasse che la stessa dovrà pagare alla fine dell’anno.

Quindi il credito d’imposta è qualcosa di totalmente differente dal finanziamento che invece è uno strumento attraverso il quale l’azienda può reperire liquidità allo scopo di poter fare un investimento oppure sostenere una determinata spesa.

Il credito d’imposta dunque, altro non è che uno sconto sul totale delle tasse che l’impresa è chiamata a pagare, il finanziamento invece, è un canale attraverso il quale si riesce a far arrivare liquidità all’azienda.

Bonus turismo 2022: come si calcola il credito d’imposta

Nel corso degli ultimi anni il credito d’imposta è diventata una forma di agevolazione che lo Stato sta concedendo con sempre maggiore frequenza sia alle imprese che ai singoli contribuenti, esempio ne è il diffuso utilizzo di questo tipo di facilitazione all’interno dei differenti bonus attivi per l’anno 2022.

In effetti, alla sua diffusione senza dubbio ha contribuito proprio la sua natura, il fatto cioè che rappresenti per un’impresa o per un contribuente, un credito che questi hanno proprio nei confronti dello Stato.

A fronte di questo credito, lo Stato riconosce la possibilità di portarlo in compensazione di eventuali debiti che questi soggetti hanno nei confronti dell’erario, oppure può essere impiegato direttamente per il pagamento dei tributi o ancora se è concesso, ottenerne direttamente il rimborso all’interno della dichiarazione dei redditi.

Il credito di imposta si può avere non solo nei confronti dello Stato, ma anche di tutti gli altri enti pubblici quindi Regioni, Comuni, Inail, Inps etc.

Fondamentalmente il valore del credito d’imposta non è univoco ma varia di volta in volta, in relazione alla fattispecie per la quale viene riconosciuto, ma fondamentalmente il credito d’imposta, si sostanzia sempre in una percentuale riconosciuta sulle spese ammissibili con la possibilità di fissare anche un limite massimo di spese sulle quali andare effettivamente a calcolare questa percentuale.

Bonus turismo 2022 e credito d’imposta

In relazione al Superbonus turismo tra le agevolazioni concesse c’è anche la possibilità di ottenere un credito d’imposta, nella percentuale dell’80% del totale delle spese ammissibili.

Tuttavia i lavori per i quali tale credito può essere riconosciuto devono essere stati realizzati in due intervalli temporali chiaramente individuati. Il primo fa riferimento a tutti i lavori che si realizzano tra il mese di novembre del 2021 e il mese di dicembre del 2024.

Il secondo invece, prende in considerazione tutti i lavori che sono stati avviati a partire dal mese di febbraio del 2020 e che non sono stati ancora terminati, ma per i quali si siano iniziati a pagare spese a partire da mese di novembre del 2021.

Bonus turismo 2022 e finanziamenti

Infine, come ultima agevolazione che è connessa a questo Superbonus, rientrano anche i finanziamenti. Il bando per questo bonus prevede espressamente che si possa ottenere un finanziamento per il pagamento di tutte quelle che non siano state coperte dalle altre due agevolazioni.

Tale finanziamento è tipicamente un finanziamento ad un tasso agevolato e viene concesso a condizione che almeno il 50% delle spese che deve andare a coprire, siano rivolte a soluzioni che mirano all’efficientamento energetico della struttura.

Bonus turismo 2022 ed interventi ammessi e beneficiari

Abbiamo visto che il fine di questo bonus è quello di consentire una riqualificazione delle strutture ricettive e pertanto oggetto di questa agevolazione saranno tutti gli interventi rivolti all’efficientamento energetico delle strutture, quelli che mirano alla ristrutturazione e all’eliminazione delle barriere architettoniche o ancora tutti quelli che puntano alla trasformazione in chiave più digitale di tutta la struttura stessa.

Ma tra i lavori inclusi nell’agevolazione ci sono anche tutti quelli che mirano al restauro e al risanamento conservativo della struttura, così come tutti quelli che si sostengono per poter realizzare e eseguire piscine ed attività termali.

Vista poi l’ampia portata dei lavori coperti, altrettanta ampia sarà la platea dei beneficiari che possono andare dagli alberghi agli agriturismi, dalle terme agli stabilimenti balneari, dalle imprese recettive che svolgono attività all’aperto come ad esempio i campeggi, a tutte le altre imprese che svolgono attività relativamente a fiere, congressi o a tutti gli altri eventi ricreativi in generale.