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I bonus finiscono nel Modello 730. Come gestirli bene!

L’Agenzia delle Entrate ha approvato il nuovo Modello 730, che introduce tutta una serie di nuovi bonus: da quello per la prima casa a quello per la musica. All’interno del Modello 770 trova spazio anche la sospensione dei versamenti a causa del Covid 19. Tutta la documentazione per effettuare la dichiarazione dei redditi è disponibile online e può essere scaricata dai contribuenti. Il 14 gennaio 2022 l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato i relativi provvedimenti e ha reso disponibili i seguenti modelli per il 2022:

Proviamo a scoprire tutte le novità e a capire come si dovranno muovere i contribuenti quest’anno per effettuare la dichiarazione dei redditi.

Modello 730: arrivano i bonus!

Nel Modello 730 disponibile quest’anno è stato introdotto il cosiddetto bonus musica, che viene erogato per le spese effettuate per le scuole di musica, conservatori e cori. Può essere richiesto dai genitori per bambini e ragazzi, che abbiano meno di 18 anni. È stato esteso anche il superbonus relativo all’abbattimento delle barriere architettoniche. Quello, per intenderci, che ha l’aliquota maggiorata al 110%, nel caso in cui le spese siano state effettuate unitamente agli interventi sismabonus ed ecobonus. All’interno del Modello 730 ha trovato spazio anche il credito d’imposta per l’acquisto della prima casa: in particolare, quello che prevede la transazione con l’Iva (quindi l’acquisto direttamente dal costruttore) rivolto alle giovani coppie con meno di 36 anni. Non manca nemmeno il bonus per l’installazione di sistemi di filtraggio e miglioramento qualitativo dell’acqua. Buone notizie anche per gli amanti degli animali, per i quali sono aumentate le detrazioni relative alle spese veterinarie. Focus particolare è stato destinato al bonus mobili

Gli uffici preposti dell’amministrazione finanziaria hanno anche provveduto ad approvare le modalità per presentare i vari Modello 730

  • il Modello 730-1 che è destinato alle scelte per l’otto, del cinque e del due per mille dell’Irpef;
  • il Modello 730-2 per il sostituto d’imposta ed il 730-2 per il Caf e per il professionista abilitato, concernenti la ricevuta dell’avvenuta consegna della dichiarazione da parte del contribuente;
  • il Modello 730-3 concernente il prospetto di liquidazione relativo all’assistenza fiscale prestata;
  • i Modelli 730-4 e 730-4 integrativo che sono relativi alla comunicazione del risultato contabile al sostituto d’imposta.

Modello 730: come consegnarlo!

Abbiamo, quindi visto, che all’interno del Modello 730 grande spazio trovano i bonus. Proviamo, adesso, a vedere come deve essere consegnato all’Agenzia delle Entrate. Nel caso in cui venga consegnato ad un soggetto incaricato della trasmissione telematica, quanti agiranno in veste di sostituto d’imposta dovranno utilizzare la bolla di consegna, dove dovranno essere inseriti tutti i codici fiscali dei soggetti ai quali è stata prestata assistenza fiscale.

Nel momento in cui si provvederà a consegnare il Modello 730-1, nel quale dovrà essere indicata la destinazione dell’otto, del cinque e del due per mille dell’Irpef, il soggetto incaricato della trasmissione telematica avrà l’obbligo e l’onore di utilizzare la bolla di consegna nella quale dovrà – anche in questo caso – indicare i codici fiscali di quanti abbiano effettuato la scelta della destinazione dell’otto, del cinque e del due per mille dell’Irpef.

Sarà possibile provvedere a stampare il Modello 730 e tutta l’altra documentazione, purché si provveda a rispettare le caratteristiche tecniche e grafiche che sono previste dal provvedimento. Sarà necessario prestare particolare attenzione al frontespizio dei modelli, dove dovranno essere indicati i dati identificativi del soggetto che cura la predisposizione delle immagini utilizzate per la riproduzione dei modelli stessi e gli estremi del presente provvedimento.

Modello 770, le novità in arrivo!

Nel Modello 770 arriva un nuovo campo: ID Arrangement. È, sostanzialmente, il meccanismo transfrontaliero che viene rilasciato da un’amministrazione centrale di un qualsiasi Stato che faccia parte dell’Unione europea. Il Modello 770 dovrà essere trasmesso entro e non oltre il 31 ottobre, introduce anche la possibilità di sospendere i versamenti, che rientra nelle misure atte a contrastare l’emergenza Covid 19. Il Modello 770 sarà messo a disposizione gratuitamente nel suo formato elettronico e potrà essere utilizzato e stampato. Per la sua presentazione telematica si è in attesa delle specifiche tecniche, che dovranno essere stabilite con un futuro provvedimento.

L’ultimo capitolo riguarda la certificazione unica. In questo caso è stata approvata la Cu 2022 relativa a:

  • redditi di lavoro dipendente equiparati ed assimilati;
  • redditi di lavoro autonomo, provvigioni e redditi diversi;
  • contributi previdenziali e assistenziali;
  • corrispettivi derivanti dai contratti di locazioni brevi.

La certificazione unica dovrà essere trasmessa entro il 16 marzo 2022 e prevede l’aumento della detassazione sui redditi degli appartenenti alle forze armate e di polizia e nuovi benefici in tema di TFR in caso di cooperative costituite da lavoratori provenienti da aziende in difficoltà. 

Il Green pass entra nei negozi: dove diventa obbligatorio?

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In un apposito decreto in approvazione dal Consiglio dei Ministri è stata stilata la lista dei negozi nei quali è obbligatorio il Green pass – base o rafforzato – per effettuare l’accesso, e la contestuale lista delle attività commerciali, essenziali e di estrema urgenza, per le quali l’accesso resterà libero per tutti.

A partire dal 1° febbraio 2022, infatti, scatta l’obbligo di Green pass anche nei negozi e nei centri commerciali, fatta eccezione per i servizi essenziali a livello sanitario, alimentare o giudiziario. 

Nello stesso decreto è prevista anche l’estensione dell’obbligo di Green pass per il reddito di cittadinanza, o per lo meno per tutti i percettori occupabili del sussidio che andranno a frequentare corsi in presenza presso i centri per l’impiego.

Scatta dunque una nuova stretta contro i No Vax: il Governo ha come obiettivo l’estensione della vaccinazione alla fascia più ampia di popolazione possibile. Anche per questo motivo, è stato esteso l’obbligo vaccinale per gli over 50, pena l’applicazione di avvisi bonari e sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Ecco cosa cambia dal 1° febbraio 2022: quali sono i negozi dove servirà il Green pass e quali saranno le attività ad accesso libero? Cosa rischiano gli over 50 senza vaccinazione: multe, sanzioni, avvisi bonari e pignoramenti. Ecco quello che dovete sapere sul Green pass e sull’obbligo vaccinale.

Green pass: cosa cambia dal 1° febbraio 2022?

Dopo aver esteso l’obbligo di Green pass dal 10 gennaio 2022 per tutta una serie di attività e luoghi aperti al pubblico, il Governo ha definito anche quali sono i negozi e le attività commerciali per accedere alle quali si dovrà presentare il Green pass. 

Un apposito decreto elenca la lista dei negozi nei quali è obbligatorio presentare il Green pass e le attività commerciali considerate essenziali, per le quali l’accesso resterà libero.

Specifichiamo sin da ora che, il Green pass necessario per accedere ai negozi e ai centri commerciali è la certificazione di base, ovvero derivante anche da tampone rapido o molecolare. Certamente sarà accettato anche il Super Green pass, ovvero la certificazione derivante da vaccino o guarigione dal Covid-19.

La prima tappa dell’estensione del Green pass anche alle attività commerciali riguarda i servizi alla persona: a partire dal 20 gennaio 2022, infatti, per andare dal parrucchiere o dal barbiere, così come per accedere ai centri estetici o per recarsi presso le lavanderie sarà obbligatorio esibire il Green pass base.

Si passa poi alla data cruciale del 1° febbraio, a partire dalla quale il Green pass diventerà uno strumento essenziale per accedere agli uffici pubblici, Posta e banca, e non solo. Anche diversi negozi, centri commerciali e attività economiche richiederanno il Green pass ai propri clienti.

Green pass nei negozi: dove posso andare se non ce l’ho?

Il decreto del Governo elenca la lista dei negozi per i quali l’accesso sarà consentito solo con Green pass: l’identificazione delle attività ha seguito la logica dei Codici ATECO. Il premier Draghi ha dovuto mediare tra diverse posizioni politiche, più o meno aperturiste.

Inizialmente si pensava a un’estensione ampia che potesse lasciare libertà ai cittadini privi di Green pass: l’idea del Ministro per lo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, infatti, era quella di tenere valido l’elenco delle attività economiche considerate “essenziali” che sarebbero rimaste aperte anche in zona rossa. Tra queste, oltre a supermercati e farmacie, figurano anche edicole, librerie, negozi di giocattoli, negozi di abbigliamento per neonati, profumerie e fiorai. 

Il Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, invece, aveva stilato una lista ben più ristretta delle attività ad accesso libero, limitandosi ai soli bisogni essenziali del cittadino. 

Alla fine, il decreto terrà conto (probabilmente) di tre tipologie di esigenze: alimentari, sanitarie, di sicurezza e giustizia.

Rimangono ad accesso libero anche dopo il 1° febbraio 2022:

  • supermercati e negozi di generi alimentari della piccola e della grande distribuzione;
  • farmacie, cliniche, ospedali, ambulatori, veterinari considerate “esigenze sanitarie urgenti e indifferibili di prevenzione e cura”;
  • edicole e tabaccherie.

Si potrà andare dal dentista senza Green pass? Il criterio del Dpcm prevede libero accesso alle sole urgenze, dunque la deroga non si applica a esigenze estetiche, pulizie dei denti o sbiancamento.

Un’altra questione cruciale è quella della giustizia: l’obbligo di Green pass, anche derivante da tampone negativo, è esteso a magistrati, giudici, difensori, consulenti, periti e ausiliari; ma non si applica ai testimoni e alle parti del processo. Rimane fermo l’obbligo vaccinale per tutti i cittadini over 50.

Green pass obbligatorio: la lista dei negozi dove è richiesto

Dall’altro lato della medaglia, invece, la lista dei negozi e delle attività commerciali nelle quali sarà richiesto il Green pass per poter accedere si allunga sempre di più. 

A partire dal 10 gennaio 2022, infatti, il Green pass (base) verrà richiesto per salire sui mezzi di trasporto pubblico anche locale (quindi autobus, tram, metropolitana, treni, aerei, traghetti), dove sarà obbligatorio indossare anche la mascherina ffp2. Green pass necessario anche per recarsi negli alberghi, presso fiere, congressi, sagre, cerimonie, impianti sciistici e tutte le altre località di svago.

Necessario il Green pass rafforzato (derivante da vaccino o guarigione), invece, per le palestre, le piscine, i musei, i teatri, i cinema e gli eventi in generale. Obbligatorio il Super Green pass anche per sedere ai tavolini dei bar all’aperto e al chiuso, per le consumazioni al bancone, per pranzare o cenare al ristorante sia all’aperto sia al chiuso.

Dal 20 gennaio 2022, invece, il Green pass base servirà per prenotare appuntamenti dal parrucchiere, dal barbiere o presso i centri estetici.

Un’ulteriore stretta è in arrivo dal 1° febbraio, quando il Green pass base – almeno con tampone negativo – verrà esteso anche agli uffici pubblici, in Posta, in banca, per accedere ai servizi finanziari e alle attività commerciali. Di qui scatta l’obbligo anche per i negozi e i centri commerciali, purché non rientrino in attività urgenti o strettamente necessarie per il cittadino.

Green pass e obbligo vaccinale over 50: dal 1° febbraio scattano le multe

Sempre dal 1° febbraio 2021 scade il termine per mettersi in regole sull’obbligo vaccinale per gli over 50: tutti coloro che non avranno eseguito almeno la prima somministrazione del vaccino rischiano di ricevere una notifica dall’Agenzia delle Entrate.

Dal 15 febbraio 2022, invece, scatta l’obbligo di Super Green pass per tutti gli over 50 che si recano sul posto di lavoro: il tampone non sarà più sufficiente.

Sarà proprio il Fisco a spedire a casa le sanzioni relative alla mancata vaccinazione: solo per l’omissione della somministrazione è prevista una sanzione da 100 euro una tantum, alla quale si vanno ad aggiungere ulteriori provvedimenti.

Come avverrà la trasmissione dei dati? Il Ministero della Salute notificherà al Fisco la lista dei cittadini che non sono in regola con la vaccinazione, scrive il quotidiano Open:

anche acquisendo direttamente dal sistema della Tessera sanitaria le informazioni relative alla somministrazione dei vaccini acquisite giornalmente dall’anagrafe vaccinale nazionale.

Tutti i dati, comunque, verranno trattati nel rispetto della privacy dei cittadini e risulteranno unicamente “indispensabili all’espletamento dei compiti assegnati avviati dal ministero della Salute e con l’esclusione di ogni diritto di accesso”.

Multe Green pass: quali sono e come si pagano?

Quali sono, quindi, le multe previste per coloro che non rispettano le regole stabilite dal decreto governativo? Esistono diverse tipologie di sanzioni che si applicano agli over 50 privi di vaccinazione, agli over 50 che si recano sul luogo di lavoro senza vaccino, oppure ai datori di lavoro che non effettueranno i dovuti controlli.

Occorre distinguere due tipologie di sanzione: gli avvisi bonari dell’Agenzia delle Entrate e le sanzioni vere e proprie per chi non rispetta le regole sopra descritte.

Gli avvisi bonari verranno notificati in automatico a tutti gli over 50 non in regola con la vaccinazione a partire dal 1° febbraio 2022: la multa sarà pari a 100 euro e potrà essere comminata per una sola volta, senza alcuna conseguenza penale. 

Qualora, invece, un cittadino con più di 50 anni venisse scovato al ristorante o in qualsiasi altro luogo dove è obbligatorio il Green pass e risultasse privo di certificazione, verrebbe applicata una sanzione da 400 euro fino a 1.000 euro.

Diverse, invece, sono le sanzioni per coloro che verranno trovati sul posto di lavoro privi di certificazione vaccinale: a partire dal 15 febbraio tutti gli over 50 dovranno presentarsi al lavoro solo con Super Green pass. La sanzione prevista per chi non rispetta tale norma varia da 600 euro a 1.500 euro per il lavoratore, e raddoppia in caso di reiterazione del comportamento. Anche il datore di lavoro che non effettua i dovuti controlli rischia di incorrere in pesanti sanzioni.

Infine, il cittadino over 50 non vaccinato che si reca sul posto di lavoro non può essere ammesso dal datore e va incontro alla sospensione dal lavoro e dallo stipendio sino a quando non presenta il Super Green pass valido.

Multe Green pass: si possono contestare?

È possibile contestare la multa sul Green pass applicata dall’Agenzia delle Entrate?

Esiste una sola possibilità di contestazione della multa applicata dal Fisco in merito all’obbligo vaccinale, e quest’ultima si basa sulle uniche esenzioni previste dall’articolo 4 del decreto legge numero 44 del 2021. L’esonero vaccinale spetta unicamente 

in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale.

I cittadini che riceveranno l’avviso bonario o la sanzione indebitamente, dovranno trasmettere all’Asl o competente la documentazione relativa all’esenzione dall’obbligo vaccinale.

Infine, chi decide di non pagare la multa ricevuta dall’Agenzia delle Entrate va incontro al pignoramento, ovvero alla riscossione esattoriale della somma dovuta. Potrebbe verificarsi un blocco del conto corrente nei limiti della somma dovuta, oppure il quinto dello stipendio o della pensione.

5 bonus riconfermati per il 2022! Affrettati a richiederli!

Molti bonus, purtroppo, sono stati eliminati. Altri invece come ad esempio il bonus mamma domani e altri bonus famiglia sono stati inclusi nell’assegno unico universale

Tuttavia “molti” non significa “tutti”. Oggi infatti parleremo di cinque bonus che è possibile richiedere nel 2022. 

Stiamo parlando nello specifico del bonus docenti, bonus cultura, bonus TV, bonus asilo nido e bonus acqua potabile. 

Per alcuni di questi bonus, come ad esempio il bonus docenti e il bonus cultura, è necessario avere le credenziali SPID.

Se ancora non le avete e volete richiedere queste agevolazioni, sul sito spid.gov.it troverete tutte le informazioni necessarie per ottenere la vostra identità digitale. 

Per altri bonus come ad esempio il bonus asilo nido e il bonus TV è necessario avere l’ISEE poiché il bonus viene calcolato proprio tenendo conto di questo parametro. 

In quest’articolo spiegheremo che cosa sono questi cinque bonus, come richiederli e quali sono i requisiti necessari per poter presentare la domanda. 

Iniziamo spiegando che cos’è il bonus cultura e chi ne ha diritto. 

Bonus cultura: 500 euro per gli studenti!

Il bonus cultura è un bonus riservato a tutti i neo-diciottenni che desiderano ampliare la loro cultura personale. 

I beni che si possono acquistare sono:

  • Biglietti per cinema, musei, teatro, eventi culturali, concerti, monumenti e parchi
  • Libri
  • Cd e DVD
  • Corsi di musica, di lingua straniera e di teatro
  • Abbonamenti a quotidiani anche in formato digitale

Quest’anno è il turno dei ragazzi del 2003.

Come per il bonus docenti che vedremo tra poco, anche per il bonus cultura è necessario essere in possesso delle credenziali SPID. 

Per poter presentare la domanda per questo bonus è necessario registrarsi al portale dedicato al bonus 18app.

Per poter creare un buono, è necessario accedere alla propria area personale e consultare l’elenco degli esercenti che aderiscono all’iniziativa del bonus cultura. Una volta trovato l’esercente e scelto cosa acquistare e quanto spendere è necessario cliccare sulla voce “Crea nuovo buono”.

Successivamente bisogna scegliere dove effettuare un acquisto, se presso un punto vendita fisico oppure online e infine selezionare l’ambito e l’oggetto che si vuole acquistare. L’ultimo step consiste nell’inserire l’importo e poi cliccare sulla voce “Crea buono”. 

Se il processo è andato a buon fine, verrà inviata una e-mail di conferma. 

Sulla pagina personale è possibile tenere sotto controllo il proprio “portafoglio” con i soldi rimanenti e i buoni spesi. 

In caso di errore o ripensamenti è possibile annullare un buono. L’importo verrà riaccreditato nel portafoglio. In alcuni casi, la procedura di rimborso può richiedere qualche giorno. 

Si ricorda che il bonus cultura è utilizzabile solamente per le categorie di prodotti indicati sul sito.

Per cui, anche se un esercente aderisce al bonus 18app non significa che sono compatibili tutti i prodotti messi in vendita. Ad esempio, il bonus cultura è utilizzabile su Amazon ma solo per i beni indicati sul sito dedicato alla 18app. 

Il bonus cultura può essere richiesto da tutti gli studenti neo-diciottenni (in questo caso coloro che sono nati nel 2003) purché siano residenti in Italia o che abbiano un permesso di soggiorno valido. Non ci sono limiti di tipo economico. 

Infatti, come scrive un articolo di thewam.net, il bonus cultura è diventato strutturale e non vi sono limiti di ISEE.

Ultimamente infatti si era parlato di inserire una soglia di ISEE ma il ministro Dario Franceschini ha preferito non mettere restrizioni del genere essenzialmente per due motivi: primo, per evitare di creare disparità tra i giovani; secondo, perché si ritiene che i fondi siano sufficienti. 

In caso di dubbi o problemi, sul sito dedicato al bonus cultura è possibile trovare tutti i recapiti necessari.

Al momento non è ancora possibile fare richiesta per il bonus cultura: i ragazzi del 2002 che hanno richiesto il bonus entro il 31 agosto 2021 possono spendere il bonus fino al 28 febbraio 2022 quindi è necessario attendere un aggiornamento del sito. 

Dopo aver spiegato che cos’è il bonus cultura e come richiederlo, parliamo adesso del bonus docenti.

Bonus docenti: quali insegnanti possono richiederlo 

Per poter richiedere il bonus docenti, gli insegnanti devono presentare la domanda sul sito dedicato alla carta del docente

Si tratta di un bonus dal valore di 500 euro da spendere per le seguenti categorie:

  • Libri
  • Biglietti per accedere ai musei, al cinema, ad eventi culturali e a teatro 
  • Master, corsi universitari e corsi di aggiornamento convalidati dal Ministero dell’Istruzione

Gli insegnanti che desiderano richiedere il bonus docenti devono essere in possesso delle credenziali SPID. 

Quando si accede alla propria area personale è possibile vedere quanti soldi restano ancora da spendere, creare i buoni, vedere quanti buoni sono stati creati e quanti invece sono già stati spesi. 

Sul sito dedicato alla carta del docente è inoltre possibile trovare l’elenco di tutti gli esercenti che hanno deciso di aderire a quest’iniziativa. 

In caso di dubbi o problemi, il sito del bonus docenti mette a disposizione il numero di telefono dell’assistenza tecnica. 

Non tutti i docenti però possono richiedere questo bonus. Come scrive edscuola.eu , restano esclusi ancora una volta i supplenti. Questo significa dunque che solo i docenti che lavorano a tempo indeterminato possono richiedere questo bonus. 

Dopo aver spiegato che cos’è il bonus docenti e come richiederlo, parliamo adesso del bonus TV. 

Bonus TV: fino a 30 euro di sconto!

Un altro bonus attivo è il bonus TV, che consente di ottenere uno sconto fino a 30 euro sull’acquisto di una nuova TV e un nuovo decoder. 

È possibile fare richiesta del bonus TV fino al 31 dicembre 2022 e fino al termine delle risorse messe a disposizione.

Questo bonus facilita i cittadini nell’acquisto di una nuova TV e decoder che siano compatibili con i nuovi standard di trasmissione DVBT-2/HEVC. 

Il bonus viene erogato sotto forma di sconto da applicare al momento dell’acquisto dei dispositivi. 

Per poterlo ottenere è necessario prima compilare la domanda. 

Una cosa molto importante da sapere è che non tutti i televisori e decoder sono compatibili con il bonus TV ma solo i modelli indicati sul sito del Mise. 

Possono richiedere il bonus TV le famiglie con un ISEE fino a 20.000 euro. 

Questo bonus è cumulabile con il bonus rottamazione TV, che consente di ottenere uno sconto tramite lo smaltimento del vecchio televisore.

Anche in questo caso il limite di ISEE è 20.000 euro.

I requisiti sono:

  • abitare in Italia
  • smaltire una TV acquistata prima del giorno 22 dicembre 2018. Lo smaltimento deve essere effettuato in maniera corretta
  • essere in regola con il pagamento del canone 

Il bonus rottamazione TV consente di ottenere uno sconto del 20% sul prezzo di acquisto fino all’importo limite di 100 euro. 

Prima di procedere allo smaltimento è necessario compilare l’autodichiarazione che documenta il corretto smaltimento del televisore.

Ci sono due modi per sbarazzarsi della vecchia TV.

Si può lasciare in un’isola ecologica autorizzata dove un addetto che lavora alla RAEE si occuperà di convalidare il modulo. Solo successivamente sarà possibile acquistare un nuovo televisore. 

In alternativa è possibile lasciare la vecchia TV presso il punto vendita dove si acquista quella nuova. Sarà poi il rivenditore a provvedere alla rottamazione. 

Dopo aver spiegato che cos’è il bonus TV, parliamo adesso del bonus asilo nido!

Bonus asilo nido: fino a 3.000 euro per le famiglie!

Il bonus asilo nido è stato confermato per il 2022. Contrariamente a molti altri bonus famiglia che sono stati inglobati all’interno dell’assegno unico universale, il bonus asilo nido è stato riconfermato.

Per poter ottenere il bonus asilo nido è necessario effettuare la domanda sul sito dell’Inps. 

Gli importi spettanti sono calcolati secondo l’ISEE minorenni e sono:

  • 3.000 euro all’anno se l’ISEE minorenni è compreso tra gli 0 e i 25mila euro
  • 2.500 euro all’anno se l’ISEE minorenni è compreso tra i 25.001 e i 40mila euro
  • 1.500 euro all’anno se l’ISEE minorenni parte da 40.001 euro

Questi contributi vengono erogati mensilmente.

I requisiti sono:

  • essere cittadino italiano 
  • essere cittadino europeo 
  • coloro che soggiornano per un lungo periodo in Italia devono avere un permesso di soggiorno UE
  • i famigliari che non hanno la cittadinanza dell’UE devono però possedere la carta di soggiorno permanente
  • status di rifugiato politico o di protezione sussidiaria
  • essere residenti in Italia

Inoltre, il genitore che fa richiesta per questo bonus deve essere colui che si incaricherà di pagare la retta dell’asilo. 

Coloro che intendono presentare la domanda per il bonus asilo nido devono già essere in possesso dei requisiti sopra elencati al momento della richiesta. 

Come scrive un articolo di money.it, al momento non è ancora possibile presentare la domanda per il bonus asilo nido 2022.

L’Inps non ha ancora infatti pubblicato le indicazioni necessarie. Per quanto riguarda i requisiti e gli importi stabiliti, essi saranno gli stessi dell’anno 2021 per cui non ci sono cambiamenti. 

Dopo aver spiegato che cos’è il bonus asilo nido, parliamo adesso del bonus acqua potabile.

Bonus acqua potabile: scopri come richiederlo!

Per coloro che hanno dovuto acquistare e installare sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e/o aggiunta di anidride carbonica alimentare al fine di migliorare la qualità dell’acqua, c’è la possibilità di beneficiare del bonus acqua potabile

In pratica è stato stabilito un credito di imposta del 50% per le spese effettuate tra il giorno 1 gennaio dell’anno 2021 e il giorno 31 dicembre dell’anno 2022. 

Sono previsti due tipologie di importi massimi: 

  • 1.000 euro per ogni edificio, per le persone fisiche
  • 5.000 euro per per gli edifici usati per attività commerciali 

La domanda per ottenere questo bonus deve essere presentata sul sito di Enea, avendo cura di documentare tutte le attività di installazione e le spese. 

Il bonus acqua potabile è stato creato per ottimizzare il consumo di acqua e ridurre l’utilizzo dei contenitori realizzati in plastica. 

Bonus verde 2022: tutto quello che devi sapere!

All’alba del 2022, è nuovamente corsa ai bonus. Quello che però è noto è che molti dei bonus che erano in vigore per il 2021 sfortunatamente non lo saranno anche per il 2022, oppure lo saranno ma con sostanziali modifiche (come il bonus auto di cui abbiamo parlato nell’ultimo articolo). Il bonus verde invece è uno degli irriducibili ed è stato già prorogato anche per il 2022, fino a tutto il 2024.

Tra i bonus relativi alle abitazioni, ve ne sono in effetti vari che non sono stati ancora toccati dal passaggio dell’anno:

  • Il SuperBonus 110%, spesso criticato, resterà in vigore fino al 31 Dicembre 2022;
  • L’Ecobonus per la riqualificazione energetica resterà fino al 2024;
  • Anche il Sisma Bonus è previsto rimanere fino al 2024;
  • Il Bonus Mobili ed Elettrodomestici che, sempre in scadenza nel 2024, ha anche alcune novità per l’anno in corso;
  • Il Bonus Idrico (fino al 2023) ed il Bonus Acqua Potabile (fino alla fine del 2022);
  • Il Bonus Facciate prorogato per tutto il 2022;
  • Il Bonus Ristrutturazione esteso al 2024.

In quest’articolo, approfondiremo tutti gli aspetti del Bonus Verde, verificando in cosa consista, cosa sia necessario fare per ottenerlo e chi siano le persone che possono richiederlo.

Bonus verde 2022: come funziona

La Legge di Bilancio ha prorogato il Bonus Verde per tutto il 2024.

Sostanzialmente si tratta di un’agevolazione fiscale che va a restituire negli anni il 36% delle spese sostenute negli anni 2020, 2021 e 2022 (in altre parole ancora, è una detrazione sull’Irpef).

Esso permette di fare interventi straordinari che mirino a riqualificare giardini, terrazze ed aree verdi scoperte con la messa a dimora di alberi e piante.

Sarà interessante sapere che saranno interessati dal bonus anche i condomini.

In estrema sintesi, il bonus verde è una detrazione che può essere ottenuta in sede di dichiarazione dei redditi. Non si tratta dunque nè di uno sconto sulle fatture nè di una cessione del credito, come funziona per altri bonus.

La detrazione che si riesce ad ottenere grazie al bonus verde va poi suddivisa in 10 quote annuali di ugual misura. Il valore massimo richiedibile per singola unità immobiliare (a uso abitativo) è di 5 mila euro. La detrazione massima ottenibile, pertanto, è di 1.800 euro (36% di 5.000) per immobile.

Insomma si tratta di un’iniziativa volta a rendere l’Italia un luogo sicuramente più verde, anche in vista degli obiettivi di sostenibilità promossi dall’Agenda Europea 2030.

A chi spetta il bonus verde 2022?

Il bonus verde può essere richiesto da chiunque, senza limiti di reddito ed ISEE. Scrive così il sito dell’Agenzia delle Entrate:

Hanno diritto all’agevolazione i contribuenti che possiedono o detengono, sulla base di un titolo idoneo, l’immobile sul quale sono effettuati gli interventi e che hanno sostenuto le relative spese.

In altre parole, l’agevolazione non spetterà soltanto ai proprietari di un’abitazione, ma anche ai locatari (ovvero gli affittuari) ed ai comodatari.

Non solo: il bonus verde potrà essere richiesto anche dai detentori di nuda proprietà oppure dai titolari di un diritto reale (stiamo parlando di contratti di usufrutto, uso, abitazione oppure superficie).

Come anticipato in apertura, il bonus può essere richiesto anche per gli interventi da apportare alle aree esterne di un condominio fino ad un importo massimo raggiungibile di 5 mila euro per unità abitativa inclusa all’interno dello stabile.

Sono oggetto del bonus verde anche gli interventi a edifici che non sono utilizzati solo a scopo abitativo, purché almeno la metà sia destinata a tale uso. Si sappia, comunque che anche in quest’ultimo caso, il bonus andrà calcolato sempre in base alle unità abitative esistenti, e non a quelle immobiliari. La detrazione invece verrà distribuita in base ai millesimi, abitativi o meno.

Si sappia infine che in questo caso, ovvero di immobili utilizzati promiscuamente, la detrazione richiedibile sarà al massimo del 18% sulle spese sostenute (sempre con un tetto massimo di 5 mila euro).

Una volta appurati i possibili beneficiari, veniamo al dunque e scopriamo quali interventi siano ammessi alla detrazione.

Quali sono i lavori oggetto del bonus verde?

Come riporta il sito dell’Agenzia delle Entrate, la detrazione Irpef del 36% sarà concessa per i lavori che concernono:

  • non soltanto la sistemazione a verde di aree scoperte private che comprendono anche i lavori di restauro di giardini storici, i lavori di creazione degli impianti di irrigazione, la riqualificazione di aree erbose, e la realizzazione di pozzi;
  • ma anche per la realizzazione delle cosiddette “coperture a verde” (l’utilizzo di piante e terreno per coprire superfici inclinate) ed i tanto gettonati giardini pensili.

Non soltanto la realizzazione di questi interventi darà luogo alla detrazione, ma anche la manutenzione di quanto precedentemente esistente, purché connesso all’elenco succitato.

Via libera dunque alla riqualificazione di aree verdi e tappeti erbosi purché non siano usati con scopi di lucro, come nel caso dei campi ad uso sportivo. Via libera anche alla messa a dimora di piante ed arbusti d’ogni genere.

Infine, tra i lavori che possono essere considerati oggetto del bonus, anche quelli per la realizzazione di impianti finalizzati all’irrigazione e tutti i lavori satelliti.

Anche la collocazione di piante, arbusti e altri vegetali sarà possibile ed ammessa ai fini dell’ottenimento del bonus purché sia compresa all’interno di un intervento di riqualificazione più ampio.

Cosa invece non è portabile in detrazione?

Sempre dal sito dell’Agenzia delle Entrate, è evidente che due sono i casi che non sono ammissibili:

  • la manutenzione ordinaria periodica nel caso di giardini già esistenti e che non sia però connessa ad alcun intervento più esteso che sia innovativo o modificativo;
  • i lavori in economia (in altre parole, i lavori in totale autonomia, in prima persona o ricorrenti a lavoratori autonomi, ma non ad imprese);
  • l’acquisto di attrezzature per la manutenzione della propria area verde.

Insomma, deve trattarsi di interventi di natura squisitamente straordinaria.

In altre parole, il bonus ha effetto sugli interventi su di un giardino (o parte di esso) che siano ex novo oppure volti ad una miglioria. Non avranno effetto invece sugli interventi periodici.

Si segnala inoltre che non si potrà usufruire del bonus verde nemmeno nell’ambito dell’appalto: ovvero, non si potrà richiedere per la creazione di un nuovo giardino che sia inserito all’interno del progetto di un nuovo immobile previsto da una gara di appalto.

Ed ora veniamo alla questione pratica del bonus, ovvero come fare a richiederlo ed ottenerlo.

Come ottenere il bonus verde?

Innanzitutto, è necessario sottostare alle regole sopra descritte.

Come seconda cosa, però, è obbligatorio che tutte le fatture e ricevute relative al pagamento degli interventi sul proprio giardino o area verde siano effettuati in maniera tracciabile.

I mezzi di pagamento che sono accettati per la richiesta del bonus verde sono:

  • assegni bancari, postali o circolari non trasferibili;
  • carte di credito, bancomat oppure bonifici.

Naturalmente non sarà accettate qualsivoglia forma di pagamento che non sia tracciabile (come i contanti).

Il tutto andrà poi presentato in sede di dichiarazione dei redditi.

Si ricorda che l’importo massimo richiedibile per immobile è di 1.800 euro (ovvero il 36% di 5 mila euro). Tale importo verrà poi suddiviso nell’arco di 10 anni in 10 quote uguali (quindi del valore massimo di 180 euro ciascuna).

Oltre alla presentazione delle fatture e ricevute sarà necessario compilare un’autodichiarazione dove si specifica l’importo di tutti gli interventi eseguiti e si dichiara che essi sono tutti reali e a norma di legge (nonché ammissibili ai fini del bonus).

Le spese andranno poi dichiarante nel quadro E del modello 730 con il codice 12. A quel punto sarà l’Agenzia delle Entrate ad effettuare un controllo della correttezza della richiesta.

Come già detto, a differenza di altri bonus, il bonus verde non è per nulla convertibile in sconto in fattura oppure con cessione del credito.

Ovviamente tutto ciò è fattibile autonomamente, tramite commercialista oppure tramite Caaf o patronato autorizzato: sarà sufficiente presentare la succitata autodichiarazione, l’insieme delle fatture e ricevute nonché la comprova di tutti i pagamenti effettuati.

Se però si tratta di un condominio, sarà l’amministratore dello stesso a presentare una dichiarazione in cui si attesta di aver adempiuto a tutti gli obblighi di legge. Sarà sempre l’amministratore a verificare che le quote spettanti al condominio siano state versate dai condomini stessi. Se il condominio non dovesse avere il proprio amministratore, sarà allora compito dei condomini adempiere a queste pratiche.

Al termine di quest’articolo, vediamo i casi particolari.

Bonus verde e passaggio di proprietà

In quest’ultimo paragrafo vediamo le casistiche particolari che si possono presentare in tema di bonus verde.

Ad esempio, cosa succede al bonus in caso di passaggio di proprietà dell’immobile?

Nel caso di vendita, la detrazione, salvo diversi accordi, spetterà al nuovo acquirente che entra in possesso dell’area verde rinnovata dal precedente inquilino. Come detto, ci si può accordare senza problemi affinché ciò non avvenga e la detrazione segua il fautore dei lavori.

Si segnala infatti che il bonus verde non segue il proprietario ma segue l’immobile.

Ogni persona fisica può sommare le detrazioni per le spese sostenute su ciascun immobile di sua proprietà, scrive infatti FiscoMania.

In caso di decesso del fruitore del bonus, la detrazione spetterà di diritto ai suoi eredi o agli eredi che conservano materialmente la detenzione dell’immobile.

Nel caso in cui, come spesso accade, l’eredità non viene accettata dagli eredi stessi la detrazione verrà completamente persa. Viene parimenti persa laddove, pur essendo l’eredità accettata, l’immobile non sia materialmente di proprietà di nessuno (un indizio molto facile per verificare la proprietà è sicuramente la voltura delle utenze).

Infine si segnala che la proprietà dell’immobile non deve esserci solamente nell’anno di richiesta del bonus, ma anche per tutti gli anni in cui si percepisce la detrazione (dunque per tutti i 10 anni dal momento della richiesta).

Se invece si tratta di contratto di locazione oppure di comodato, nel caso in cui le spese siano state sostenute dall’affittuario (o comodatario), anche in caso di fine del contratto, la detrazione non verrà meno e continuerà ad essere percepita per tutta la durata prevista (quindi, di nuovo, per tutti i 10 anni).

Bonus idrico prorogato al 2022! Ecco come funziona ora

Il bonus idrico c’è anche nel 2022!

Con l’approvazione della Manovra di Bilancio 2022, anche questo bonus è stato prorogato per quest’anno, assieme ad altri bonus, come quelli per i rubinetti, il bonus mobili e quello per il restauro.

Anche il Luigi Melacarne nel suo video di approfondimento su Youtube ha voluto segnalare questa grande opportunità per tutti quanti.

Il motivo di questa proroga rinnovata al photofinish è dovuto all’interessamento ormai totale alle questioni relative all’efficientamento energetico e ambientale, riguardo al quale il bonus idrico dispone di un ruolo non marginale.

Anche in merito a ciò il Governo Draghi ha deciso di valutare una serie di modifiche per concentrare al meglio la platea di riferimento.

In questo articolo vedremo insieme come funziona questo bonus dal 2022, e cosa comporterà da quest’anno a livello di requisiti e importi.

Bonus idrico 2022: ma cos’è?

Per bonus idrico si intende un incentivo all’acquisto intelligente, ovvero a quel tipo di acquisto che guarda all’ecologia e alla riduzione del disperdio energetico e ambientale.

In questo caso il disperdio è di tipo idraulico, visto che si incentiva all’acquisto di sanitari o dispositivi idraulici di ultima generazione, che permettono la riduzione delle fonti idriche per il lavaggio o per l’utilizzo dell’acqua a livello domestico e culinario.

Generalmente si parla di strumenti che, con le nuove tecnologie, permettono un consumo al minuto massimo di sei litri d’acqua, se non nove solo per dispositivi sanitari.

Questo bonus ha il vantaggio di essere compatibile anche con altri buoni, come quelli relativi al restauro o alla ristrutturazione del proprio immobile, così come ai vari ecobonus relativi agli infissi di nuova fattura.

Però, con la proroga, sono cambiate alcune cose in merito all’accesso, e agli importi.

Bonus idrico 2022: ecco chi ne ha diritto

Il bonus idrico nel 2022 si riconferma in particolare per chi è possessore o affittuario di una casa in cui sono stati fatti lavori di sostituzione e installazione dei vari prodotti e dispositivi idraulici e igienici.

Purché questi prodotti siano garanti di una riduzione evidente della dispersione idrica, al massimo relativa a sei litri, se non nove litri al minuto nel caso delle colonne doccia.

Per il richiedente dovrà garantire di essere cittadino italiano, maggiorenne e residente in Italia, così come la sua residenza sia all’interno del suolo italiano. Nel caso in cui sia un proprietario, basterà fare la solita comunicazione prevista dal sito dell’Agenzia delle Entrate.

Mentre se affittuario o coabitante, dovrà premunirsi della comunicazione emessa nei confronti del proprietario e degli altri coaffittuari. Loro devono sapere che stai facendo questi lavori e che stai richiedendo questo bonus, sennò possono benissimo bloccare tutto e impedire anche i lavori stessi.

Bonus idrico 2022: ecco per quali lavori è previsto

Il bonus idrico è previsto per l’acquisto di prodotti e dispositivi igienico-sanitari che garantiscano la riduzione del carico idrico, passando a sei, massimo nove litri al minuto.

Questo è in generale la norma, ma andando più nel dettaglio, in realtà bisogna fare dei distinguo.

Quando si parla di carico idrico, si parla di tutto ciò che prevede l’erogazione di acqua, che sia a uso domestico, culinario o igienico-sanitario.

In questo caso ci si dovrà rivolgere esclusivamente a questi apparecchi:

  • rubinetti del bagno;
  • rubinetti della cucina;
  • colonnine della doccia;
  • soffioni.

Proprio le colonnine e i soffioni possono avere una portata di acqua diversa, dai precedenti. E’ possibile acquistare questi dispositivi solo se garantiscono un massimo di nove litri d’acqua al minuto. Altrimenti, nel caso di semplici rubinetti del bagno o della cucina, il limite è di sei litri al minuto.

Oltre all’acquisto dei prodotti, si potrà avere questo bonus anche in merito alla loro installazione, così come per altre opere murarie e idrauliche, anche se relative al semplice smontaggio.

E solo per questi lavori, altrimenti sarebbe una sottospecie di appendice del Superbonus 110%, il quale non prevede lavori prettamente di idraulica, ma al massimo il cambio dell’impianto di climatizzazione e di riscaldamento (ovvero una possibile nuova caldaia).

Anche se non pochi hanno voluto richiedere questo bonus per l’addolcitore.

Bonus idrico 2022 anche per gli addolcitori? Facciamo chiarezza!

Ci sarebbe una specie di bonus idrico 2022 anche per gli addolcitori, ma bisogna prima precisare alcuni punti.

Intanto partiamo dalla definizione stessa di addolcitori. Come lo definisce Wikipedia, un addolcitore:

[…] è uno strumento atto ad addolcire l’acqua, ovvero a diminuirne la durezza, [cioè quando] la concentrazione di sali di calcio e magnesio, precipitando, formano le incrostazioni di calcare sulle superfici.

In pratica un depuratore dell’acqua. Ora, il bonus idrico disposto dal Ministero della Transizione Ecologica è un incentivo che riguarda esclusivamente l’acquisto di prodotti che hanno come obiettivo la riduzione del consumo dell’acqua, limitandosi ad un getto più contenuto.

Un addolcitore, o depuratore che sia, non riduce il getto, semmai riduce il carico di sali che possono danneggiare filtri o tubi in particolare.

Fortuna vuole che c’è anche un bonus per loro, ma prevede uno sgravo fiscale di:

  • 50% della spesa sostenuta fino ad un massimo di 1.000 euro detraibili per i privati.
  • 50% della spesa sostenuta fino ad un massimo di 5.000 euro detraibili per le aziende.

Curiosamente questo buono è diventato uno sgravo fiscale nel 2022 come purtroppo è capitato anche a questo bonus.

Bonus idrico 2022: una detrazione da 1.000 euro! Ecco perché

Prima del 31 dicembre 2021 il bonus idrico era un’altra storia. Si parlava di un supporto economico che garantiva, una volta accertati lavori e spese tracciate e assicurate, un bonifico vero e proprio di 1.000 euro sul tuo IBAN.

Cioè un credito vero e proprio. Mentre ora il calcolo è differente. Non si parla più di soldi, ma di una detrazione fiscale.

E quando si parla di una detrazione fiscale ci si riferisce ad una riduzione del prelievo fiscale a fine anno, dato che tali spese diventano detraibili come quelle mediche e sanitarie.

Il motivo per cui il Governo Draghi ha deciso per questa trasformazione è probabilmente dettato dal fatto che non c’era altro modo per garantire la proroga.

Fino a metà dicembre questo bonus era praticamente destinato a scadere entro la fine dell’anno. Per il rotto della cuffia il Governo ha deciso di garantirlo nella Manovra di Bilancio 2022.

Ma solo a condizione di renderlo una detrazione fiscale, e non più un credito. Prova di questa tendenza è anche nel fondo abbastanza esiguo, di soli 1,5 milioni di euro per il 2022. Per la cronaca, quello per gli addolcitori è il doppio, cioè 3 milioni di euro, e si parla solo di depuratori.

Bonus idrico 2022: ma quando parte, e dove richiederlo?

A causa della proroga per quest’anno, dovrà aspettare dei tempi tecnici, visto che ancora non s’è aperto il sito ufficiale disposto dal Ministero della Transizione Ecologica, ovvero la Piattaforma Bonus Idrico.

Non dovrebbe mancare molto, visto che la scadenza dalla pubblicazione della Legge in Gazzetta Ufficiale è dopo i sessanta giorni.

Ricordati semmai di avere pronte le documentazioni varie, tipo:

  • dati anagrafici,
  • ruolo abitativo all’interno dell’immobile.

Quest’ultimo è particolare, visto che questo bonus è garantito sia per chi è affittuario sia per chi è proprietario.

Sempre ovviamente con la condizione che ci sia una comunicazione tra chi detiene il ruolo dell’affittuario e chi è il legittimo proprietario dell’immobile, oltre ai vari coaffittuari.

Servirebbero anche eventuali dati postali e bancari, così come l’IBAN, ma il problema di fondo è che, essendo una detrazione fiscale dal 1 gennaio 2022, potrebbe non servire più se non per motivi fiscali.

Dato che per avere accesso a questo bonus servirà comunque avere tutto tracciabile.

Bonus idrico 2022: occhio alle spese!

Nel caso in cui si voglia adempiere al bonus idrico 2022 e ai suoi requisiti, dovrai provvedere a far sì che tutte le spese per acquisti o lavori vari, ai fini di una riduzione del gettito idrico, siano state fatture attraverso metodi tracciabili, come:

  • fatture,
  • ricevute,
  • pagamenti con POS o Bancomat.

Perché sono assolutamente vietati qualsivoglia spesa fatta con i contanti. Anche perché, dal 1 gennaio 2022, sopra i 999,99 euro scatta l’accertamento fiscale per il consumatore che spende in cash, e per l’esercente che accetta volentieri una cifra simile.

Inoltre, dovrai denunciare anche l’eventualità di ulteriori bonus o agevolazioni fiscali che stai utilizzando per il tuo immobile. Perché non sempre c’è compatibilità tra i buoni Casa, come invece è possibile tra Superbonus 110% e bonus mobili, o col bonus ristrutturazioni.

Se non li denunci, non solo perdi il diritto alla detrazione fiscale, ma sei passibile di messa in stato d’accusa per comunicazione omessa, e potresti beccare una bella sorpresa da parte dell’Agenzia delle Entrate, in termini di sanzione amministrativa.

E’ meglio non giocare mai con le agevolazioni fiscali, perché a volte possono diventare delle trappole, se non si è con lo Stato e con l’ADE trasparenti e onesti.

E lo sanno bene chi s’è beccato l’ADE per via del Superbonus 110%: già un miliardo di euro è stato segnalato.

Tutto su Quota 102, al via le domande in pensione a 64 anni

Si parte con Quota 102, domande aperte, da oggi chi avrà maturato i requisiti potrà andare in pensione a 64 anni.

La domanda potrà essere inoltrata mediante la piattaforma telematica messa a disposizione dall’Inps.

I requisiti sono 64 anni di età anagrafica con almeno 38 anni di contributi maturati durante la propria vita lavorativa .

Quota 102 è stata approvata in via sperimentale come soluzione a Quota 100-definitivamente abolita-e resterà in vigore per il solo 2022.

La nuova misura è diciamo una soluzione temporanea in attesa della tanto agognata riforma delle pensioni.

Quota 102 una misura nuova, ma non di certo innovativa poche le differenze infatti con Quota 100 se non per l’aumento di due anni del requisito anagrafico passato da 62 a 64 anni.

E viste le scarse adesioni riportate nello scorso biennio da Quota 100 ci si aspetta ben poco anche da Quota 102 che visto il breve tempo in cui rimarrà in vigore darà modo ad un numero veramente esiguo di lavoratori di poter uscire anticipatamente dal lavoro.

Inoltre la nuova misura è decisamente molto vicina a quanto previsto dalla Legge Fornero-in pensione a 67-sicuri che non sia più conveniente aspettare qualche anno in più per di andare in pensione? 

Si Quota 102 non prevede penalizzazioni sull’assegno pensionistico.

Negli scorsi giorni l’Inps ha comunque pubblicato le indicazioni su come aderire a Quota 102 .

Per chi fosse interessato al tema pensioni un interessante video pubblicato dalla redazione di AppLavoro con tutte le novità in vigore per tutto il 2022, buona visione.

Quota 102. come fare domanda on-line, ma non solo

Di seguito tutte le indicazioni da seguire per coloro che decideranno di andare in pensione con Quota 102.

La domanda dovrà essere inoltrata nella modalità telematica direttamente sulla piattaforma Inps.

In che modo?

Il cittadino dovrà come prima cosa autenticarsi mediante Spid o Carta di identità digitale 3.0, dopodichè:

  • trova la sezione “Domanda Pensione, Ricostruzione, Ratei, Ape socile e Beneficio precoci”;
  • scegli l’opzione “Nuova prestazione pensionistica”
  • selezione spuntando le caselle le voci “Anzianità/Anticipata/Vecchiaia”- “Pensione di anzianità anticipata” e “Requisito quota 102”;
  • indicare la Gestione di liquidazione dell’assegno pensionistico.

In alternativa per chi fosse poso affine alla tecnologia potrà optare per soluzioni differenti, Quota 102 potrà essere richiesta anche tramite:

  • l’assistenza di un patronato di zona,
  • telefonando al contact center dell’INPS 803 164, gratuito da telefono fisso, 06 164 164 da cellulare, a pagamento in base alla tariffa applicata dai diversi gestori.

Quota 102:  tempi di decorrenza

La domanda telematica potrà essere inoltrata da tutti quei lavoratori che avranno maturato i requisiti previsti da Quota 102, iscritti alla Gestione Pubblica, alla Gestione spettacolo e sport,  alle Gestioni private.

Inoltrata la domanda i tempi di decorrenza dipenderanno molto dalla categoria di appartenenza del lavoratore, settore pubblico o privato.

Per i lavoratori del privato i tempi di decorrenza saranno più rapidi, 3 mesi da quando si saranno maturati i requisiti, tempi più lunghi per i lavoratori del settore pubblico che dovranno aspettare attendere fino a 6 mesi prima di poter inoltrare la domanda.

Ancora diversa invece il discorso per il personale scolastico e AFAM, che dovrà fare domanda entro e non oltre il 28 febbraio.

La decorrenza di Quota 102 è fissata dall’anno successivo alla domanda.

Le finestre di decorrenza sono le stesse di Quota 100 così come i limiti stabiliti per i redditi da lavoro, insomma Quota 102 sembra non essere nient’altro che una Quota 100 più vicina alla Legge Fornero.

Da Quota 100 a Quota 102 cosa cambia?

Quota 102, è stata la insoddisfacente soluzione alla scadenza di Quota 100.

I requisiti per potervi accedere è bene ribadirli sono 64 anni di età anagrafica con almeno 38 anni di contributi versati.

Nel 2022, i trattamenti in vigore che permetteranno al lavoratore un’uscita anticipata dal lavoro sono di fatto tre:

  • Quota 102;
  • Opzione donna;
  • Ape sociale.

Ci aspettava sicuramente di più, nessuna riforma delle pensioni, ma solo alcuni piccoli aggiustamenti per poter permettere di accedere alla pensione anticipata.

Anche le altre due misure e cioè l’Ape social ed Opzione sono state prorogate per un solo anno, segno che quindi il Governo sta lavorando per proporre forse per il 2023 un nuovo sistema previdenziale che continui a garantire flessibilità in uscita dal lavoro.

Per chi fosse interessato ad approfondire i contenuti delle misure pensionistiche anticipate in vigore nel 2022 può consultare un mio articolo scritto di recente e pubblicato su sito di Trend online cliccando qui.

I requisiti per poter accedere alle misure sopra elencate dovranno essere maturati entro il 31 dicembre 2022, ed una volta maturati il diritto sarà acquisito ovvero si potrà decidere di lasciare ail lavoro anche negli anni successivi.

Stessa regole che vale per Quota 100, tutti coloro che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2021 potranno esercitare il diritto alla pensione anticipata in qualsiasi momento nonostante Quota 100 sia stata cancellata.

Al via le domande INPS: con Quota 102 nessuna taglio e penalizzazione dell’assegno

L’aspetto interessante di una misura come Quota 102 è che non prevede alcun taglio o penalizzazione sull’assegno pensionistico, diversamente rispetto a quanto accade per altre misure come Opzione Donna.

Da cosa dipende?

Questo è da attribuirsi al differente sistema di calcolo tra Opzione Donna basato totalmente sul contributivo che può portare a tagli sull’importo dell’assegno fino al 30%, e Quota 102 che adotta lo stesso modello di calcolo usato per determinare l’importo della pensione di vecchiaia.

Tornando ad Opzione Donna per contributivo si intende che verranno presi in considerazione non gli importi delle ultime buste paga (sistema retributivo) ma solo il totale dei contributi versati.

Forti le penalità dunque rispetto a questa misura che non piace neanche all’Europa, che definisce trattamenti come Opzione Donna “misure che spingono la società verso l’impoverimento economico“, visto che si è vero si smette di lavorare diversi anni prima rispetto a quanto previsto dalla pensione di vecchiaia, ma accettando un assegno di importo ben più basso.

Non contenti di Quota 102 e di ciò che è stato fatto per il 2022 sul tema pensioni lo sono di sicuro i sindacati che vedono la misura come una vera e propria presa in giro.

Le parti sociali infatti chiedono provvedimenti che tutelino il lavoratore e che allo stesso tempo gli garantiscano maggiore flessibilità.

Una proposta avanza ma immediatamente rifiutata dal Governo è stata l’estensione di Quota 41 per tutti ritenuta onerosa per le casse dello Stato.

Quota 102: Non cumulabile almeno fino a 67 anni

La prestazione non è cumulabile con altri redditi  derivanti da lavoro dipendente o autonomo, tranne per quelli che provengono da attività autonome occasionali  nel limite massimo dei 5mila euro annui, così come previsto dalla legge.

Il principio di non cumulabilità decadrà nel momento in cui si arriveranno a maturare i requisiti previsti dalla pensione di vecchiaia che ad oggi restano fermi a 67 anni di età e 20 di contributi e sembra che rimarranno questi fino al termine del 2024.

Ribadisco nuovamente che l’adesione a Quota 102 per il personale scolastico è leggermente differente, infatti per aderire alla misura si dovrà inoltrare la domanda all’Inps non oltre il 28 febbraio prossimo.

Banca Generali: raccolta dicembre è da record. Broker cauti

Anche la seduta di ieri si è conclusa con il segno meno per Banca Generali che ha perso terreno per la seconda giornata di fila.

Banca Generali in calo anche ieri

Dopo aver ceduto oltre un punto percentuale giovedì, il titolo ieri si è fermato a 37,78 euro, con una flessione dello 0,53% e quasi 300mila azioni scambiate, contro la media degli ultimi 30 giorni pari a circa 560mila.

Banca Generali: a dicembre raccolta mensile e annuale di sempre

Banca Generali si è difeso meglio del Ftse Mib all’indomani della diffusione dei dati sulla raccolta di dicembre, chiuso con il miglior dato mensile e annuale di sempre.

Nell’ultimo mese del 2021 i flussi totali sono stati pari a 849 milioni di euro: 739 milioni nel risparmio gestito e 110 milioni di euro in quello amministrato.

La raccolta netta totale del 2021 ha raggiunto circa i 7,69 miliardi di euro, con un rialzo del 31% anno su anno, facendo segnare il miglior anno di sempre, di cui 4,8 miliardi di euro nel gestito.

Il dato si confronta con la stima di Equita SIM pari per il 2021 a 7 miliardi di euro, di cui 4,15 miliardi nel gestito.

Gli AUA, ossia le masse sotto consulenza evoluta, si sono attestate a circa 7,3 miliardi di euro, con un rialzo del 21% anno su anno, con una variazione positiva di 155 milioni di euro nel mese.

Banca Generali: la view di Equita SIM

Equita SIM evidenzia che Banca Generali tratta ad un multiplo prezzo-utili adjusted 2022 pari a 16 volte, o 19 volte valutando 7 volte le performance fees o 21,3 volte ex-performance fees.

Non cambia intanto la view di Equita SIM che su Banca Generali mantiene una strategia improntata alla cautela, con una raccomandazione “hold” e un prezzo obiettivo a 38 euro.

Banca Generali al vaglio di Kepler e di Mediobanca

Lo stesso rating è stato reiterato ieri da Kepler Cheuvreux, con un target price a 37 euro, dopo che i dati sulla raccolta netta realizzata nel 2021 sono stati superiori alla guidance.

Cauti anche i colleghi di Mediobanca Securities che su Banca Generali hanno una raccomandazione “neutral”, con un fair value a 37 euro.

Commentando i dati di dicembre, gli analisti evidenziano che il gruppo ha messo a segno il suo miglior mese dell’anno e il miglior anno della sua storia.

Banca Generali: anche Banca Akros resta cauta

Infine, ad abbracciare la cautela delle banche d’affari citate fino a ora è anche Banca Akros che, sempre ieri ha ribadito la raccomandazione “neutral”, con un prezzo obiettivo a 40 euro.

Anche in questo caso gli analisti parlano di una raccolta migliore delle attese, con numeri forti e superiore alle loro aspettative.

Banca Akros ha evidenziato che il prossimo catalizzatore per Banca Generali è il nuovo piano industriale ch sarà presentato a febbraio.    

Bonus Terme 2022: proroga per Invitalia? Ecco cosa succede

Il Bonus terme 2022 si farà.

O meglio si spera si faccia, visto che si parla di un buono per l’accesso alle strutture termali o di acque minerali terapeutiche che, in soli due giorni, ha fatto il botto sia in numero di vendite, sia in termini di server, dato che ha fatto saltare i servizi online di Invitalia, come segnala Il Corriere.

Per avere una migliore panoramica, ti suggerisco questo video approfondimento a cura di Luca Dicio.

Il bonus Terme però non è chiaro se avrà questa proroga per il 2022. Anche per questo buono, come accaduto per quello Vacanze, è richiesta una proroga governativa, anche in fatto di rifinanziamento, visto che il precedente fondo è stato completamente svuotato.

Ma non sarà facile, visto che, sia l’aggravarsi dei casi Covid, sia la situazione alquanto instabile da un punto di vista economico (causa caro bollette e inflazione galoppante) e istituzionale (l’imminente elezione del Presidente della Repubblica), potrebbero mettere in secondo piano questo bonus.

Intanto facciamo il punto della situazione sul bonus Terme, e cosa potrebbe succedere in caso di proroga.

Bonus Terme 2022: ecco come funzionava nel 2021

Fino al 2021, o meglio fino all’8 novembre 2021, data di uscita del voucher digitale per tutti i richiedenti residenti in Italia, il bonus Terme si basava su un voucher digitale di 200 euro per l’accesso e l’uso delle strutture termali o dei centri benessere.

Il successo di questo bonus è stato determinato dalla sua assenza di requisiti fondamentali, in particolare quello dell’attestazione ISEE, che lo rende estremamente competitivo rispetto al Bonus Vacanze.

E anche un po’ la sua “rovina”, visto che in meno di due giorni il fondo da 52 milioni di euro è stato completamente svuotato.

Questo lo renderebbe non più disponibile, anche perché, a seguito dell’approvazione della Manovra di Bilancio il 30 dicembre 2021, e la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale poco dopo, non c’è traccia di ulteriori rifinanziamenti per il 2022.

Però va detto che c’è una possibilità ancora per poterlo accaparrare, ma non sarà a beneficio di tutti. Anzi sarà a danno di chi lo possiede.

Bonus Terme 2022: ecco a chi potrebbe spettare

Attualmente i 262mila voucher disposti dal fondo di 52 milioni di euro del Ministero dello Sviluppo Economico, ed erogati tramite il sito Invitalia, sono ormai andati a tutti coloro che avevano la residenza in Italia e la cittadinanza italiana.

Nonché la fortuna di:

  • avere le terme preferite all’interno della lista di stabilimenti aderenti all’iniziativa;
  • avere la velocità per ottenere la prenotazione tra l’8 e il 9 novembre 2021, in pieno click-day.

Perché in ventiquattr’ore tutti i 262 mila voucher sono stati scaricati, anche a costo di far saltare i server dell’azienda per diverse ore.

Un classico esempio di click-day, con tanto di black-out dei servizi.

in compenso, è stato altamente fruttuoso, dato che, con una modica spesa di 52 milioni di euro, l’indotto del settore turistico e termale ha ricavato ben 300 milioni di euro, stando ad alcune analisi.

Praticamente un investimento statale che ha portato al 600% di ricavo. Non male, per certi versi, anche se a beneficiare non è stata tutta gente bisognosa.

Bonus Terme 2022: ecco a chi sono toccati i 200 euro!

Una delle principali critiche rivolte al bonus Terme è il fatto che come bonus fosse alquanto gratuito, anzi “troppo” gratuito, visto che non ha requisiti importanti se non il fatto di essere cittadino italiano e residente in Italia.

Non è richiesta alcuna attestazione ISEE, per esempio, che attesti un reddito familiare gravoso e quindi avente diritto di supporti economici e agevolazioni.

Infatti il Codacons ha battuto il dito proprio su questo aspetto: la mancanza di una disposizione a favore delle famiglie o dei richiedenti con difficoltà economiche.

Teoricamente potrebbe andare anche a chi spende in media più di 200 euro alle terme, e senza chiedere soldi allo Stato. Cosa che non è successa, visto che qui chi l’ha ottenuto è chi ha avuto fortuna a ottenerlo durante il click-day.

Pertanto, un eventuale rinnovo del bonus Terme probabilmente dovrà avere in conto anche l’introduzione dell’attestazione ISEE

Già lo ha il Bonus Vacanze, con un limite massimo a 40.000 euro, più tre scaglioni di importo a seconda della composizione familiare.

Bonus Terme o Bonus Vacanze? Chi potrà avere la proroga nel 2022

Va detto però che il Bonus Vacanze nasce dalla necessità del Governo Conte II di aiutare un settore estremamente esteso, perché riguarda complessi balneari e servizi di ristoro vacanzieri, cioè servizi che riguardano decine di milioni di turisti all’anno.

Il Bonus Terme riguarda solo centri termali e relativi alle acque minerali curative, dunque un settore che, con tutto il dovuto rispetto, riguarda ben 2.700.000 turisti all’anno.

Pertanto è stato preferito, per una platea più contenuta e meno dispersiva, provvedere ad un voucher veloce, senza attestazioni o altro, così da garantire una miglior efficacia nell’investimento.

A conti fatti entrambi hanno pregi e “difetti”, ed entrambi potrebbero avere delle chance di venire prorogati per quest’anno.

Già l’abbiamo visto col Bonus Vacanze, che addirittura la deputata del Movimento Cinque Stelle, Valentina Palmisano, in sede parlamentare, aveva proposto come ordine del giorno la discussione del rinnovo del bonus per venire incontro al settore turistico, minato in pochi giorni (e con le prime punte di super-contagi da Omicron) di migliaia di disdette e annullamenti.

Per il bonus Terme invece la richiesta viene per motivi diversi.

Bonus Terme 2022: proroga da Invitalia? Vediamo cosa succede

Il sito di Invitalia ha ottenuto ad agosto 2021 la responsabilità di gestire l’erogazione dei certificati relativi all’acquisizione del bonus Terme.

La stessa Invitalia che, a fronte del successo mastodontico del bonus, ha subìto un assalto al server provocandogli un blackout. In meno di 48 ore tutti i voucher sono stati erogati, la bellezza di 256.000 voucher, per un valore di 52 milioni di euro.

La stessa Invitalia garantisce l’utilità di quei voucher entro i 60 giorni successivi dall’assegnazione, in modo di evitare eventuali distinte o ritardi.

Teoricamente, in caso di annullamento del voucher passati questi sessanta giorni, dovrebbero tornare all’azienda, e quindi ridisporre dei voucher avanzati per un eventuale tornata.

Teoricamente. In realtà la situazione non è così, purtroppo.

Bonus Terme 2022: l’allarme di Federterme! Serve una proroga!

A seguito dell’aumento dei contagi le misure anti Covid hanno cominciato a farsi sentire anche per il settore turistico, visto che di recente il presidente di Federterme, Massimo Caputi, ha segnalato delle irregolarità per l’erogazione dei bonus termali.

Queste irregolarità riguardano il fatto che, sebbene Toscana, Emilia Romagna e Lombardia siano le regioni che hanno avuto più fortuna con l’acquisizione dei bonus, non è stato concesso ulteriore tempo per la fruizione dei bonus.

Che ricordiamo, una volta erogati l’8 novembre 2021, hanno una durata di 60 giorni, entro i quali dovranno essere utilizzati e vidimati alla fine del servizio termale.

Questo comporterà, alla fine delle scadenze, all’eliminazione di ben 100.000 voucher ancora inutilizzati, e si parla di 20 milioni di euro, visto che il voucher è di 200 euro l’uno.

Lo stesso Caputi è abbastanza contrariato per la situazione:

“La gente non capirebbe perché è stata attirata dallo sconto e poi non ha potuto beneficiarne, perché il Governo sembra sordo agli appelli delle aziende e delle città termali”.

Purtroppo era difficile prevedere il trionfo della variante Omicron, segnalata a fine novembre 2021, dato che in meno di pochi giorni ha praticamente fatto arrivare il numero di positivi a vette milionarie.

Purtroppo la prospettiva non è rosea, se non c’è un freno ai contagi e il Governo Draghi arriva, nonostante l’ottima copertura vaccinale, a disporre un nuovo lockdown generale come extrema ratio.

E quindi a richiedere tutti in casa, e così facendo a bloccare tutte le attività aperte al pubblico.

Bonus Terme 2022: eventuali modifiche con la proroga

Si possono fare delle congetture in merito a quel che potrebbe succedere in caso di proroga per il Bonus Terme 2022.

Se la richiesta del presidente di Federterme viene accolta dal Governo Draghi, e in particolare dal Ministro Roberto Cingolani, ai quali era indirizzata la sua comunicazione, si dovrà però venire incontro anche a quella della Codacons.

Ovvero all’introduzione dell’attestazione ISEE. In effetti è già successo col Bonus Cultura, che, stando alle ultime novità, dovrebbe prevedere un ISEE di almeno 25.000 euro come limite massimo d’accesso.

Ricordiamo che questo bonus, fino al 2021, era totalmente privo di attestazione ISEE.

Questo ridurrebbe ovviamente la platea di riferimento, se viene adottato un limite ISEE di 25.000 euro, come quello disposto dal Bonus Cultura. Forse aumenterebbe se fosse attorno ai 40.000 euro, come quello del Bonus Vacanze, ma questo dipenderà dalle disposizioni.

Più ovviamente tutte le limitazioni Covid relative agli assembramenti e al contatto con superfici o personale, ma quello è già previsto da mesi. Sarà disposto inevitabilmente il Super Green Pass per l’accesso ai servizi, quindi i soli tamponati non potranno accedervi.

Però, fino a ulteriori novità, il Governo Draghi non ha rilasciato alcuna comunicazione per eventuali rinnovi in merito al bonus. Purtroppo la situazione non sarà molto favorevole per i vacanzieri.

Quali sono le 5 più grandi società di ferro quotate in Borsa

I prezzi del ferro hanno sofferto negli ultimi anni, ma alcuni investitori rimangono ottimisti sul metallo industriale. Gran parte del settore dei metalli ha sofferto sotto il peso della pandemia di COVID-19, invece il ferro è stato in grado di superare la pressione al ribasso. Negli ultimi anni, l’eccesso di offerta, abbinato a una domanda inferiore, ha esercitato una forte pressione sul trend del prezzo del minerale di ferro. Ecco quali sono le 5 più grandi società di ferro quotate in Borsa.

Investire in ferro: storia e usi

Il ferro è un elemento chimico con simbolo Fe e numero atomico 26. È un metallo della prima serie di transizione. È l’elemento più comune sulla Terra, formando gran parte del nucleo esterno e interno della Terra. È il quarto elemento più comune nella crosta terrestre. Oggetti di ferro sono stati trovati in Egitto intorno al 3.500 a.C. Contengono circa il 7,5% di nichel. Gli antichi Ittiti dell’Asia Minore furono i primi a fondere il ferro dai suoi minerali intorno al 1.500 a.C. e questo metallo diede loro potere economico e politico. Ferro, cobalto e nichel hanno una serie di proprietà simili e una volta erano raggruppati insieme come gruppo 8B. L’uso più comune del ferro è nella produzione di acciaio, che ha varie proprietà e usi interessanti. Il ferro è ampiamente usato per realizzare elettrodomestici come piatti, padelle, cucchiai, lavastoviglie e fornelli. Molti edifici in tutto il mondo sono costruiti con l’aiuto di barre di ferro metalliche. Inoltre, il ferro viene utilizzato per realizzare strumenti e materiali di costruzione. Il ferro è un elemento importante nella produzione di ammoniaca. Il ferro può essere utilizzato per realizzare tralicci elettrici che trasmettono elettricità. È difficile usare il ferro da solo nella sua forma pura perché è molto malleabile. Questo è il motivo principale per cui viene combinato con diverse leghe per formare l’acciaio. Molti ponti famosi in tutto il mondo come Brooklyn sono costruiti in grande misura in ferro. La resistenza duttile e la durezza del ferro danno loro la forza di sopportare il peso massimo.

Investire in ferro: azioni delle società quotate

Ecco i cinque maggiori players nel mercato del ferro, classificati in base alla loro capitalizzazione di mercato. I migliori produttori di ferro:

  • ·     Gruppo BHP (NYSE: BHP): si tratta di una società di risorse che produce rame, minerale di ferro, nichel, zinco, petrolio e gas naturale. La capitalizzazione di mercato è pari a $120.2 miliardi.
  • ·     Rio Tinto (NYSE: RIO): si tratta di una società mineraria diversificata che produce minerale di ferro, alluminio, rame e diamanti. La capitalizzazione di mercato è pari a $85.9 miliardi.
  • ·     Vale (NYSE: VALE) è il più grande produttore di minerale di ferro al mondo. Produce anche nichel, carbone e rame. La capitalizzazione di mercato è pari a $57.2 miliardi.
  • ·     Angloamerica (LSE:AAL) è una società mineraria diversificata che produce minerale di ferro, rame, diamanti e carbone. La capitalizzazione di mercato è pari a $34.2 miliardi.
  • ·     ArcelorMittal (NYSE: MT) è un produttore di acciaio integrato e minatore di minerale di ferro e carbone per la produzione di acciaio. La capitalizzazione di mercato è pari a $14.8 miliardi.

Investire nel minerale di ferro: domanda e offerta

L’Australia è di gran lunga il più grande produttore di minerale di ferro. La produzione di ferro è arrivata a 930 milioni di tonnellate. Altri importanti produttori nell’industria mineraria del ferro includono Brasile, Cina e India. Negli ultimi anni, l’eccesso di offerta, abbinato a una domanda inferiore al previsto, ha esercitato una forte pressione sul prezzo del minerale di ferro. La produzione cinese è il fattore chiave dei prezzi globali del ferro.

Investire in ferro: trend del prezzo

“Sarà interessante vedere se la Cina allenterà la sua politica di riduzione dell’acciaio dopo le Olimpiadi invernali”,

secondo un report di CreditSights. Anche se ciò sembra improbabile dati gli obiettivi di decarbonizzazione a lungo termine del paese, resta da vedere quanto i produttori di acciaio locali seguiranno la politica.

“I produttori affrontano una minore produzione di acciaio in Cina tra controlli ambientali, indebolimento del mercato delle costruzioni immobiliari e pressioni energetiche nel settore manifatturiero”,

ha riferito Moody’s in una nota.

Chi deve presentare subito l’ISEE per non perdere il Rdc?

Ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti i titolari del reddito di cittadinanza la decisone del governo di Mario Draghi di confermare questo tipo di sostegno anche per il 2022. Anche il parlamento, poi nonostante varie voci contrarie a questo sussidio ha, alla fine dato il via libera alla legge di bilancio confermando, pur con alcune modifiche l’impianto presente dal 2019 e voluto dai cinque stelle.

Non è però il caso di stare troppo tranquilli, perché per quelli che potranno godere del beneficio anche quest’anno c’è già in vista un primo ostacolo, che se non superato potrebbe se non cancellare, quantomeno sospendere per qualche mese l’erogazione del contributo. 

Attenzione quindi a non lasciare trascorrere troppo tempo perché la data fatidica si avvicina. Entro il 31 gennaio infatti tutti i titolari di questo tipo di sussidio dovranno rinnovare il proprio ISEE. In sostanza dovranno presentare la Dichiarazione Sostitutiva Unica all’INPS che provvederà alle opportune verifiche e se ne ricorrono le condizioni continuerà a versare gli importi mensili sulla card.

Non presentarla, equivale a una violazione dei propri obblighi nei confronti dello stato, e porta alla sospensione immediata delle erogazioni. Presentarne una più favorevole di quella su cui è stato calcolato l’importo corrisposto, significa che l’assegno sarà ricalcolato e ridotto di conseguenza.

ISEE che cosa è

L’indicatore della situazione economica equivalente noto come ISEE  secondo quanto si legge sul dito dedicato del ministero del lavoro

è il mezzo utilizzato per valutare l’effettiva situazione economica di una famiglia. Viene richiesto ogni volta che si vuole accedere a una prestazione sociale agevolata.

In sostanza si tratta di un calcolo che viene fatto dall’INPS, che basandosi su una serie di dati patrimoniali, finanziari e di reddito e sul numero e su alcune qualità dei componenti della famiglia, assegna al richiedente una classe di reddito.

Questa somma non corrisponde al reddito effettivo che entra nelle tasche di quella famiglia, perché è influenzato per esempio anche dalle proprietà e dal numero di persone che attingono a quel reddito. 

A chi chiedere l’ISEE

La domanda per ottenere l’ISEE deve essere inoltrata all’INPS che si occuperò di fare i calcoli necessari. All’utente viene chiesto di fornire una serie di dati compilando la DSU.

In quella, oltre ai propri dati personali e a quelli che identificano i componenti del nucleo familiare dovranno essere fornite informazioni quali i redditi da lavoro, la giacenza media sul conto corrente per l’anno precedente, il valore di eventuali immobili e il possesso di autoveicoli.

Questo modello potrà essere inviato all’INPS per via telematica dal richiedente utilizzando l’apposito servizio messo a disposizione dall’ente. In alternativa ci si potrà rivolgere a un Caf che a seguito di una convenzione stipulata con INPS trasmettono le DSU in modo gratuito.

Ultima possibilità è quella di avvalersi anche dell’ISEE precompilato. In questo caso

è reperibile sul sito INPS un modello di dichiarazione già contenente i dati in possesso dell’istituto di previdenza e quelli forniti da agenzia delle entrate al quale dovranno essere aggiunte solo alcune informazioni autocertificate.

Il servizio può essere usufruito anche fornendo una delega al proprio Caf di fiducia.

Perché serve l’ISEE per avere il reddito di cittadinanza

Il redito di cittadinanza come previsto dalla legge numero 4 del 2019

è un sostegno offerto a chi si trovi in difficoltà, che ha lo scopo di aiutarli a superare un periodo di difficoltà fornendo una somma minima fino al momento in cui sarà possibile rientrare nel mondo del lavoro.

Pur non essendo un sussidio in senso stretto, rientra comunque tra i provvedimenti che prevedono una elargizione di denaro da parte dello stato a chi si trovi in particolari condizioni economiche.

Condizioni che vengono appunto certificate tra l’altro con l’ISSE. La legge che regolamenta questo tipo di beneficio infatti oltre a prevedere requisiti di tipo patrimoniale e reddituale prevede anche un valore massimo per l’ISEE.

Questo limite è fissato in 9.360 euro, che come detto si ottengono mettendo in relazione patrimonio e reddito con il numero dei componenti del nucleo familiare. Si ricorda che i dati forniti non sono solo quelli del richiedente, ma quelli di tutti i componenti del nucleo familiare.

Oltre a quel requisito sono poi fissati dei limiti verso l’alto anche per le singole voci che compongono la DSU. Il patrimonio immobiliare, ad esclusione della casa di abitazione principale, sia posseduto in Italia che all’estero non potrà avere un valore superiore ai 30.000 euro. Il patrimonio di tipo mobiliare non potrà superare i 6.000 euro per chi vive da solo, aumentate fino al massimo di 10.000 euro per famiglie numerose.

Il reddito massimo potrà essere di 6.000 euro annui, innalzato in proporzione ai componenti della famiglia. Ci sono poi beni che escludono il diritto al rdc anche se oltre a quello il richiedete non possiede nulla.

Si tratta di auto immatricolate per la prima volta nei sei mesi precedenti a quello dell’inoltro della domanda, oppure di auto con cilindrata superiore a 1.600 cc o moto più potenti di 250 cc che circolano da meno di due anni. Divieto anche di possedere imbarcazioni da diporto.

Cosa succede al mio reddito di cittadinanza se non presento l’ISEE

Chi non presenta l’ISEE ha fornito una domanda incompleta che viene rigettata. Mancherebbe in questo caso sia la base per calcolare l’ammontare dell’assegno sia la possibilità di verificare che il richiedente sia in possesso di una parte dei requisiti per accedere al sussidio. Nulla impedisce che la domanda venga ripresentata, ma dovrà essere completa.

Diverso è invece il caso di chi essendo già titolare di reddito di cittadinanza non presenti la propria situazione patrimoniale nei tempi previsti. In questa ipotesi il beneficio non decade in automatico, ma viene sospeso. I versamenti riprenderanno in modo regolare e automatico, quindi senza le necessità di fare una richiesta formale, quando l’INPS avrà ricevuto e verificato l’ISEE.

Entro quando devo presentare l’ISEE per non perdere il rdc

La Dichiarazione Sostitutiva Unica presentata nel corso del 2021 è scaduta il 31 dicembre di quell’anno, indipendentemente dalla data in cui è stata redatta e consegnata. Non conta a questi fini che non ci siano stati dei cambiamenti. Essendo scaduta la DSU, è scaduto anche l’ISEE.

Nonostante in questo momento il documento sia già scaduto i titolari riceveranno per il mese di gennaio il loro accredito sulla card. La ragione è che si tratta di una somma riferibile allo scorso anno, quando tutti i dati erano ancora aggiornati. Non sarà così invece per il mese di febbraio.

Chi presentasse oltre il 31 gennaio il proprio documento non perderà in automatico il sussidio, ma se lo vedrà congelare fino al momento in cui si sarà rimesso in regola. Dal mese successivo a quello in avrà consegnato la DSU l’ente previdenziale verserà due assegni mensili, fino a quando saranno stati pagati tutti gli arretrati.

Per mantenere il mio Rdc devo presentare l’ISEE corrente?

L’ISEE cosiddetto ordinario in realtà non fotografa in tempo reale la situazione finanziaria di una famiglia, ma vista la difficoltà a reperire tutti i dati richiesti si riferisce a un periodo precedente. I dati della dichiarazione dei redditi per esempio sono quelli dell’anno precedente, ma anche la giacenza media del conto sul conto corrente, trattandosi di una media può non riflettere la situazione effettiva.

Per questa ragione a fianco di quello ordinario è stato pensato anche l’ISEE corrente che secondo il decreto del ministero del lavoro del 5 luglio 2021

potrà essere presentato a partire del primo aprile di ogni anno e tutte le volte in cui la situazione patrimoniale attuale si discosti più del 20% da quella ottenuta presentando il modello ordinario. Inoltre nei casi in cui il reddito da lavoro sia diminuito di al meno il 25%.

Questo modello tiene conto dei redditi che sono stati ottenuti negli ultimi dodici mesi, ma nel caso di perdita del lavoro anche solo nel due mesi precedenti. Un modo quindi per non penalizzare chi abbia visto all’improvviso peggiorare le proprie condizioni.

Per quanto riguarda nello specifico i titolari di reddito di cittadinanza dovrà essere presentato entro il 31 gennaio 2022 il modello ordinario, quindi il riferimento sia al reddito che alle giacenze medie dei conti correnti sono quelle del 2020. Dovrà essere invece presentato il modello corrente nel caso la situazione familiare sia cambiata rispetto a quella di due anni fa.

Va poi ricordato che avere un reddito da lavoro pur non essendo qualcosa di incompatibile con questo sussidio è un dato di cui deve essere data immediata notizia. Chi al 31 gennaio avesse un rapporto di lavoro in corso dovrà inviare all’INPS anche un modulo con il quale si comunica il reddito presunto per il 2022. Sulla base di quello sarà eventualmente ricalcolato il valore dell’assegno.

ISEE falso cosa si rischia

La DSU presentata ai fini ISEE viene in parte provata da documenti da allegare, ma costituisce in parte anche un atto di fiducia, visto che alcuni dati sono autocertificati e che la tentazione di omettere informazioni è sempre dietro l’angolo. La fiducia che viene concessa dal governo, però alla luce dei numerosi furbetti che sono stati pizzicati si è notevolmente assottigliata. 

Di pari passo sono aumentati i controlli fatti sia prima della concessione del reddito di cittadinanza, sia sui documenti presentati in seguito.

Spetta ai comuni verificare le informazioni relative alla composizione della famiglia. L’INPS invece, con un’accelerazione prevista a partire da marzo quando dovrà presentare un piano di controlli fatti soprattutto su immobili, mobili e conti correnti con particolare attenzione a quelli che si trovano all’estero.

La scoperta di notizie false comporterà la revoca immediata dl beneficio, l’obbligo di restituire quanto ricevuto, oltre alla trasmissione della pratica agli organi giudiziari che verificheranno la presenza anche di comportamenti che integrino reati.