Home Blog Pagina 4516

Nuovo Codice della Strada: sanzioni più dure. Cosa cambia?

0

Nuovo anno, nuove regole: è entrato in vigore il nuovo Codice della Strada. Sonno passate circa due settimane dallo scoccare della mezzanotte che ha inaugurato l’inizio del nuovo anno; ma, già in questo breve lasso di tempo, abbiamo potuto comprendere che il 2022 riserva grandi cambiamenti.

Con la pubblicazione della nuova Legge di Bilancio, siamo venuti a conoscenza delle novità che hanno investito diversi settori, in materia fiscale, del lavoro, delle pensioni, degli ammortizzarori sociali e così via.

Ma, al di là della Legge di Bilancio, i cambiamenti che sono entrati in scena sono davvero tanti. Come abbiamo appena detto, si dovrà seguire un nuovo Codice della Strada, arricchito e rinnovato con modifiche molto importanti e multe più salate: le infrazioni, infatti, saranno multate molto più duramente.

Le novità sono davvero tante e, in questo articolo, andremo ad analizzarle tutte, concentrandoci, particolarmente, su alcune di loro come, per esempio, le sanzioni previste per chi butta oggetti dal finestrino dell’auto in movimento, per chi parcheggia selvaggiamente, per chi utilizza smartphone alla guida e così via.

Nel frattempo, vi consiglio di visualizzare il video pubblicato da HDmotori, che ci fornisce una panoramica completa e molto chiara su tutte le novità inserite nel nuovo Codice della strada.

Nuovo codice della strada: quali sono le novità?

Un codice molto importante che tutti gli utenti della strada devono conoscere bene, se non imparare a memoria, è, ovviamente, il Codice della Strada. Il nuovo codice della strada è già in vigore ed è stato arricchito di molti più articoli, modifiche e cambiamenti rilevanti.

La circolazione dei mezzi di trasporto sta aumentando sempre di più. Non solo le automobili, i motocicli e tutti i mezzi pesanti circolanti sono numericamente aumentati, ma anche perché si stanno aggiungendo sempre più altri mezzi di trasporto. 

I nuovi arrivati, da qualche tempo, che si stanno diffondendo non solo nelle grandi e medie città, ma anche nei piccoli comuni, sono i monopattini elettrici.

Durante gli ultimi mesi, hanno causato qualche problema perché non sufficientemente regolamentati. 

Ma all’interno del nuovo Codice della Strada – Legge n. 156/2021 – sono presenti tutte le regole che devono seguire coloro che si mettono alla guida dei monopattini elettrici.

Probabilmente, la regolamentazione di questi mezzi leggeri e versatili, rappresenta la novità più in vista – e, forse, più attesa -, ma all’interno dei numerosi articoli, trovano posto altrettante novità degne di nota. Innanzitutto, sono state aggiunte sanzioni per chi utilizza telefonini alla guida, ma anche per chi butta oggetti dai finestrini delle auto.

Un’attenzione molto importante viene data anche ai pedoni, ovvero agli utenti definiti vulnerabili. Infatti, gli automobilisti dovranno dare la precedenza ai pedoni, anche se stanno attraversando o si stanno accingendo ad attraversare la strada, al di fuori delle strisce pedonali, ma comunque nella loro vicinanza.

Ovviamente, i conducenti che non rispettano la regola sopra indicata verranno sanzionati e, inoltre, gli verranno decurtati otto punti dalla patente.

Non sono stati “trascurati” neppure i parcheggiatori “selvaggi”. Ma la lunga rassegna della normativa, inizia proprio dall’elenco delle sanzioni e delle multe.

Codice della strada 2022: multe più dure. Quali sono?

Iniziamo a parlare proprio dell’inasprimento delle sanzioni previste, nei casi in cui i conducenti non rispettino determinate regole.

In molti casi, se non in tutti, dovrebbe sempre prendere la parola il buon senso e, quindi, evitare di assumere atteggiamenti che possono recare pericolo non solo a se stessi e ai propri passeggeri, ma anche agli altri utenti della strada. È il caso, per esempio, dell’utilizzo alla guida di smartphone, pc, tablet e di altri dispositivi elettronici. Come si legge sul sito alvolante.it:

“Si pensa, infatti che guardare questi schermi comporti di dover distogliere le mani dal volante e aumentare quindi il rischio di andare incontro a un incidente”.

Un altro terreno molto importante riguarda il rispetto non solo degli altri utenti della strada, ma anche dell’ambiente circostante: sono previste multe anche per chi lancia oggetti dal finestrino della propria automobile.

Non dobbiamo dimenticare i parcheggi selvaggi. Le sanzioni sono molto salate per i conducenti che parcheggiano la propria auto, indebitamente, nelle aree riversate alla sosta dei disabili.

In questo caso, sono previste multe che vanno da 168 euro a 672 euro e dalla patente vengono decurtati sei punti.

Un inasprimento non di poco conto; infatti, prima i punti tolti erano soltanto due.

In relazione ai parcheggi, il nuovo Codice della Strada ha introdotto la possibilità, per i veicoli che trasportano passeggeri disabili, di poter sostare la propria auto, gratuitamente, nei parcheggi a pagamento, nel caso in cui dovessero trovare i posti a loro riservati già occupati.

Ritornando alla questione delle multe a carico dei parcheggi selvaggi, sono previste sanzioni anche per i conducenti che lasciano in sosta la propria automobile nei parcheggi riservati a donne in dolce attesa e ai genitori con minori fino a due anni di età. Sul sito ilgiorno.it, si legge che:

“Ogni amministrazione Comunale avrà la possibilità di riservare aree ad hoc per queste categorie di persone. In questi casi la multa va da 25 a 100 euro per le due ruote, da 42 a 173 per tutti gli altri veicoli”.

Codice della strada: multe salate per chi lancia oggetti dal finestrino dell’auto!

Nell’elenco appena fatto, abbiamo menzionato una novità molto importante introdotta all’interno del nuovo Codice della Strada.

In questo caso, si dovrebbe parlare di civiltà e rispetto dell’ambiente circostante, oltre che delle altre persone. Ma, anche in questo, purtroppo, le buone maniere si lasciano a casa e, troppo spesso, gli utenti della strada buttano con nonchalance oggetti dal finestrino della propria automobile.

Pertanto, si è reso necessario inserire una norma ad hoc che vada a punire i trasgressori

A tutti coloro che gettano oggetti, sono applicate sanzioni che vanno da 216 euro fino a 866 euro. Una cifra abbastanza alta che, si spera, disincentivi gli utenti della strada non solo a sporcare l’ambiente stradale, ma a compromettere la sicurezza di tutti gli altri.

Invece, per chi getta oggetti dal finestrino di automobili in movimento, le sanzioni previste vanno da 52 euro fino a 204 euro.

Codice della strada e regole per auto e monopattini elettrici

Come abbiamo detto in precedenza, le nostre strade si sono affollate di nuovi utenti: i conducenti di monopattini elettrici. Può sembrare strano, ma anche i monopattini elettrici sono veri e propri mezzi di trasporto. Pertanto, devono imparare a “convivere” civilmente, con tutti gli altri.

Ultimamente, le polemiche sui monopattini elettrici si sono inasprite, in quanto molti di questi mezzi sono modificati e non rispettano i limiti di velocità. Inoltre, i conducenti, per la maggior parte, non rispettano le regole di circolazione. 

Pertanto, è stato oltremodo necessario stabilire delle regole anche se, come si legge sul sito autoscout24.it:

“[…] tutto sommato non ci sono grandissime penalizzazioni per l’utilizzo dei monopattini”.

Le aspettative, probabilmente, erano diverse e ci si aspettava una “stretta” maggiore. Ma quali sono le novità introdotte nel nuovo Codice della Strada?

Dunque, per cominciare, i monopattini elettrici, a partire dal mese di luglio 2022, devono essere obbligatoriamente dotati di frecce e gli indicatori di freno su tutte e due le ruote. Inoltre, il monopattino deve essere provvisto di un segnalatore acustico, oltre che di un regolatore di velocità

Rimanendo sulla velocità, il limite previsto scende a 20 Km/h, che diventano 6 Km/h se il monopattino circola nelle aree pedonali.

E sul casco e l’assicurazione? Per quanto riguarda l’utilizzo del caso, a dispetto delle aspettative, non è stato reso obbligatorio. Invece, l’assicurazione diventa obbligatoria, ma soltanto per i monopattini a noleggio.

Se si vuole circolare di notte, il conducente del monopattino elettrico deve indossare un giubbino catarifrangente e dovrà accendere le luci di posizione.

Per chi non rispetta le regole, naturalmente, sono previste sanzioni; mentre, è previsto il sequestro del mezzo, se dovesse risultare modificato.

Sempre per quanto riguarda i mezzi di trasporti elettrici, sono state introdotte regole anche per le automobili elettriche e, in particolare, sulla sosta nelle aree predisposte alla ricarica dei veicoli.

Si può sostare sulle aree dedicate alla ricarica delle automobili elettriche soltanto il tempo necessario al completamento della ricarica.

In autostrada, anche i sedicenni che guidano moto elettriche!

Una novità molto singolare riguarda la possibilità per i sedicenni di guidare in autostrada le moto elettriche. I mezzi devono avere una potenza di 11 Kw.

Si legge, infatti, sul sito moto.it:

“[…] i veicoli elettrici con potenza uguale o superiore a 11 kW e un rapporto potenza/peso fino a 0,1 kW/Kg possono circolare in autostrada”.

Pertanto, anche chi è in possesso della patente di guida A1 e che guida un veicolo elettrico con potenza di 11 Kw, può circolare in autostrada.

Sanzioni pesanti per chi usa smartphone, tablet e pc!

Ebbene, non possiamo concludere questo elenco se non parliamo anche dall’utilizzo di telefonini, smartphone, tablet e altri dispositivi mobili e pc durante la guida.

In realtà, dovrebbe essere naturale non utilizzare queste apparecchiature per la propria sicurezza, dei passeggeri e per gli altri utenti della strada. Si tratta, infatti, di oggetti che distraggono dalla guida e, quindi, sono ritenuti estremamente pericolosi – anche perché, per utilizzarli, il conducente deve allontanare le mani dallo sterzo.

Molto spesso, infatti, è proprio l’utilizzo del cellulare a causare incidenti molto gravi.

In ogni caso, per chi non lo capisse e si ostinasse ad utilizzare ancora questi dispositivi alla guida, il nuovo Codice della Strada ha previsto sanzioni molto pesanti che vanno da 165 euro fino a 660 euro.

Problemi a lavoro? 5 metodi per aumentare la produttività!

0

Al di là dei soliti argomenti, oggi vogliamo portarvi alla scoperta di una realtà nota a tutti: i problemi a lavoro. È vero, sono tanti e riguardano la maggior parte delle persone ma d’altro canto, chi non li ha? Si può ovviare a tutti i tipi di problemi perché c’è sempre una soluzione.

Ma se l’esigenza di fare una pausa fosse il vero problema? Beh, in questo caso dobbiamo dire che non si può proprio andare in vacanza sia se sei un dipendente e sia se sei un freelance perché i compiti da fare sono all’ordine del giorno e per continuare a lavorare non possiamo procrastinare o venire a meno.

Per questo motivo proponiamo 5 metodi affermati per aumentare la produttività sul lavoro per riuscire a lavorare in maniera tranquilla e serena. Aumentare la produttività a lavoro è il sogno di tutti i professionisti e di chi generalmente vuole raggiungere degli obiettivi.

Ecco perché ti svelo in questo articolo delle abitudini ufficiali per ottenere risultati in poco tempo. Anche tu come me ti senti soffocato dalle tante cose da fare? Ho trovato una soluzione, anzi, ben 5! Ti dirò di più: con questi modi potrai dare spazio anche a un tuo progetto nel cassetto. 

Il giorno è composto da 24 ore di cui 12 le utilizziamo per dormire, ma solo circa 8 ore al giorno riusciamo a lavorare. Come aumentare quelle ore preziose in assoluta produttività efficace? L’essere improduttivi è un rischio e quindi è bene creare delle condizioni necessarie affinché il tuo lavoro sia sempre più produttivo.

Hai bisogno di strategie a lungo termine? Tecniche a breve termine e tattiche giornaliere per aumentare la produttività sul lavoro? Sei nel posto giusto amico mio!  Che tu lavori in ufficio o da casa, questi consigli sono utili ad aiutarti a sfruttare al massimo delle energie e del tempo.

Quest’ultimo scarseggia sempre di più se il lavoro aumenta. Per metterci sulla strada giusta occorre prendere delle decisioni opportune e migliorare le nostre abitudini. Lo dice anche donnamoderna.it:

Una squadra lavora al meglio se si sente ripagata e soddisfatta dei propri sforzi. Spesso si pensa che mettere sotto pressione dipendenti e colleghi sia un buon modo per avere risultati migliori, niente di più sbagliato. Anzi, ridurre il sovraccarico del team e fare felice chi lavora con complimenti e gratificazioni è la via più semplice per raggiungere obiettivi senza creare malcontenti e turbamenti in ufficio.

In questo periodo come non mai lo smart working ci ha fatto lavorare di più e la pandemia ha innescato una mole di attività da svolgere più alta al ritorno per recuperare il lavoro perso. La mentalità diffusa ultimamente di avere meriti e promozioni per i dipendenti ha portato a fare più straordinari.

Cosa succede a lungo termine? Frustrazione, stanchezza, ansia, tutti stati d’animo dovuti al sovraccarico di lavoro. Il risultato è il calo del rendimento, ovvio!

Come massimizzare la produttività e i guadagni? L’obiettivo di questo articolo è dare 5 metodi altamente efficienti e personalmente testati per poter aumentare la produttività a lavoro. I suggerimenti sono autentici e sono applicabili in qualsiasi circostanza.

Durante la guida scoprirai come fare per risolvere i problemi a lavoro e 5 metodi efficaci per aumentare la produttività lavorativa. Ti auguro una buona lettura!

problemi lavoro aumentare produttività

Problemi a lavoro: come fare?

Quasi ogni giorno miliardi di lavoratori in tutto il mondo rivelano problemi di diversa natura: incomprensione tra colleghi o con il capo, insoddisfazione, stipendi non adeguati, scarsa motivazione, troppo lavoro e poco tempo. Ansia e stress sono all’ordine del giorno e negare che non ci siano problemi è impossibile.

Bensi, ci sono soluzioni, questo lo possiamo affermare ad alta voce. La frustrazione a lavoro è alta? Ci sono dei metodi funzionanti, i quali, aiutano molto a produrre di più sul lavoro. Come gestire i problemi sul lavoro?

Sicuramente alcuni ottimi modi sono: gestire al meglio gli impegni, delegare, prendersi spazio per sé stessi, parlare con il responsabile e trovare un punto d’incontro o farlo con il capo e trovare un compromesso.

Affrontare i colleghi con sincerità è un passo che va fatto prima o poi. Essere positivi, avere fiducia in sé stessi, guardare sempre l’obiettivo, raggiungerlo e porsi altri, sono le caratteristiche da tenere sempre a mente. Si dice che bisogna imparare dagli errori: è proprio così!

Se non state facendo niente per recuperare la situazione la prossima volta sapete esattamente cosa dovete fare. La vera risposta a come risolvere i problemi a lavoro è: aumentare la produttività. Si, ma come? Lo vediamo di seguito con 5 metodi!

Lavoro: primo metodo per crescere la produttività

Il primo metodo per crescere la produttività sul lavoro che consiglio è di prendersi delle pause per fare quello che più piace e liberare la mente. In questo modo sarai più produttivo poiché avrai effettivamente liberato i pensieri dai tuoi problemi lavorativi e allo stesso tempo potrai fare qualcosa che ti interessa o che ti aiuta a stare meglio.

Ovviamente, se le cose da fare sono tante e hai una consegna imminente non puoi permettetelo. Diversamente, alla fine della consegna potrai dedicarti del tempo per te così da sentirti meglio per il prossimo lavoro. Invece, se non hai tante cose da fare puoi dedicarti un’ora al giorno di pausa tra un lavoro e l’altro per te stesso.

Cura della persona, hobby, una passeggiata, andare al cinema, in un museo, leggere, sono alcune delle tantissime cose che potresti fare in quel momento.

Le preferenze sono personali, quindi, ognuno deve crearsi il suo mood leggero e sereno per poter affrontare meglio il lavoro e diciamo usare questo momento come una sorta di premio per sé stessi.

Così facendo ti verrà la voglia di finire il lavoro per poter avere il tuo premio. Io utilizzo il mio momento premio ogni giorno. Lo farai anche tu?

Secondo metodo per aumentare la produttività a lavoro

Il secondo metodo per aumentare la produttività a lavoro che propongo di usare una lista di gestione dei lavori che svolgi. Mi spiego meglio. Sul promemoria del cellulare, sul calendario, nelle note, su carta, o su qualsiasi dispositivo preferisci, puoi scriverti giornalmente il lavoro che devi svolgere catalogandolo in varie categorie.

Ad ogni nota dovrai impostare una data e un orario e potrai anche scrivere il tipo di priorità che ha: alta, medio, bassa. Con questo modo potrai avere sottomano e sotto‘occhio tutte le attività da svolgere prima di iniziare e ogni volta aver finito un lavoro potrai spuntarlo come completato.

La parte della spunta è la cosa più bella mai vista perché ti aiuta a toglierti un peso e ti libera completamente. Generalmente quando finisci un lavoro hai sempre il pallino fisso per tutta la giornata.

Invece, in questo modo potrai sollevarti subito di averlo completato e al contempo ogni volta che starai finendo un lavoro non vedrai l’ora di spuntarlo per poter rimanere sereni per un po’. Quando la lista rimane vuota? Si festeggia! Ed ecco il modo per festeggiare ogni giorno per tutto il lavoro che svolgi!

Aumentare la produttività a lavoro: terzo modo

Il terzo modo per aumentare la produttività sul lavoro è sicuramente dire di no ad amici e parenti mentre sei affannato di lavoro e soprattutto la cosa migliore quando sei affaticato e hai tanto lavoro da fare è delegare. Queste due cose ti permettono di concentrarti meglio sul lavoro che devi finire.

Dopo aver finito potrai dare uno sguardo ai problemi di qualcun altro. Delegare è fondamentale per poter portare a termine un lavoro nel minor tempo possibile.

Cosa delegare? Le piccole cose, le sciocchezze che ti rubano tanto tempo e che potresti fare a meno di fare ma che purtroppo per andare avanti ti servono per forza. Ricordati di dare una data di scadenza alla delega e soprattutto di dare il compito ad una persona autorevole.

Quando dici di no ad amici e parenti non hai proprio detto di no, ma per lo meno devi dire di no quando hai tanto da fare e dirgli di ripassare quando hai un po’ più di tempo. Purtroppo, amici e parenti sono importanti ma anche il lavoro lo è: capiranno.

Lavoro: ecco il quarto modo per fare crescere la produttività

Il quarto modo per far crescere al meglio la produttività sul lavoro che suggerisco è di utilizzare strumenti di semplificazione come iCloud o Classroom o comunque piattaforme simili. Non è detto che devono essere online, può riguardare anche le cartelle del tuo computer ma in quel caso devi gestirle a mano.

Con i programmi in rete è possibile gestire al meglio il lavoro grazie a degli strumenti di semplificazione in cui potrai godere di meno pensieri e più serenità. Li usi già? Allora conosci le potenzialità. Nel caso in cui vuoi iniziare ad usarli ti spiego il funzionamento.

Qualsiasi documento tu stia lavorando, lo puoi condividere con altre persone e addirittura passarlo per la modifica. Puoi visualizzare tutto in tempo reale e pianificare il lavoro che c’è da fare a lungo termine. Gli strumenti aiutano a semplificare il lavoro e a rendere di più sulla produttività.

Vuoi essere pieno di carte, appunti, cartelle sul desktop di cui non ne vieni a capo? Lascia perdere: utilizza gli strumenti per lavorare in maniera efficace e veloce. Quale userai?

Quinto metodo per aumentare la produttività sul lavoro

Il quinto metodo per aumentare la produttività sul lavoro è offerto direttamente da Google in modalità online e completamente gratuita. Si tratta del corso gratis di Google dove puoi imparare a gestire il tempo, come assegnare le priorità e come delegare il lavoro in modo più efficiente possibile. 

Essenzialmente, per assicurarti il massimo livello di produttività devi gestire in maniera efficace il tempo. Con questo corso puoi incrementare la produttività grazie a degli strumenti di collaborazione.

Ma anche saper assegnare le giuste priorità alle attività e allo stesso tempo saper perfettamente delegare dei compiti a qualcuno per aiutarti a massimizzare l’efficienza sul lavoro.

Il corso dura un’ora dove impari al massimo come aumentare la produttività sul lavoro, che tu sia freelance o dipendente non conta, i metodi sono gli stessi. Hai trovato la lettura utile?

Social media, ecco i 5 trend da seguire nel 2022!

Il protagonista di una celebre serie americana degli anni ’80 diceva sempre: “Adoro i piani ben riusciti“. Negli anni ’20 del XXI secolo potremmo aggiungere: anche nel digital marketing!

Le strategie dell’universo digitale, soprattutto per quanto concerne il campo dei social media, sono infatti mutevoli e di difficile interpretazione. Alcune campagne marketing possono essere eccezionalmente efficaci in un certo periodo, salvo poi diventare di scarsa utilità magari nel giro di poco tempo.

È quindi fondamentale essere sempre aggiornati e sul pezzo, senza mai perdere il treno di quelli che sono i trend in maggiore ascesa.

E, nel caso specifico, quali sono in effetti i principali trend dei social media, destinati a diventare i top di gamma nel corso dell’anno appena iniziato, e che dunque gli addetti ai lavori dovranno tenere ben presenti al fine di pianificare delle campagne marketing proficue e produttive?

Vediamo nel dettaglio tutte le principali novità (o conferme) del settore, a partire dalle tipologie di video più usate, fino allo sviluppo dello strumento del livestreaming ed alla continua crescita di nuove piattaforme come TikTok.

Per quanto riguarda quest’ultimo, è importante segnalarlo non solo come un social “divertente” destinato agli adolescenti o comunque ad un pubblico di utenti giovani, ma anche significativo lato business, come descritto in modo chiaro e preciso nel seguente video tratto dal canale YouTube di Raffaele Gaito.

Racconteremo poi lo sviluppo previsto per il ruolo degli influencers, e quindi l’ambito della responsabilità sociale destinato a diventare sempre più importante nel corso del 2022, così come la tematica ugualmente significativa della salute mentale corrrelata all’uso dei social.

Social media, prosegue il dominio dello short video content!

Per ciò che concerne l’uso dei contenuti video, diffusi in modo sempre più capillare nel settore dei social media, anche nel 2022 proseguirà il trend già in grande ascesa negli ultimi tempi, vale a dire quello legato agli short-form videos.

Si tratta naturalmente di tipi di video di breve durata, che possono andare dai 60 secondi di TikTok agli oltre due minuti di Twitter, ma il concetto è in ogni caso chiaro: l’attenzione degli utenti ed in modo particolare dei giovani esponenti della cosiddetta “Generazione Z” è sempre più limitata nel tempo.

In questo contesto è YouTube l’unica eccezione al nuovo orientamento video, come sottolineato anche da un addetto ai lavori (SEO strategist, ex digital marker per Hubspot Academy) come Brandon Sanders:

Con l’emergere di piattaforme come TikTok, Reels(su Instagram, n.d.r.) e Vine (ora Clash, n.d.r.), lo short-form video sta diventando ancora più breve e si sta stabilizzando in video tra i 60 secondi e i due minuti. Penso che il contenuto short-form su piattaforme come YouTube si aggiri attorno ai 10 minuti perché il contenuto su Youtube tende ad essere più lungo e completo.

Dunque YouTube viene vista come una piattaforma di approfondimento, ma anche in quel contesto, negli scorsi mesi, è cresciuto l’interesse per velocizzare la fruizione dei contenuti video tramite gli YouTube Shorts, uno strumento che permette di realizzare brevi clip della durata compresa tra i 15 e i 60 secondi, sulla falsa riga dei Reels di Instagram, per intendersi.

La crescita di TikTok e del livestreaming

Parlando di short video content non si può ovviamente non citare la grande crescita di TikTok, destinata a continuare anche nel corso del 2022.

In effetti, è stato proprio il successo globale del social della ByteDance a spronare Instagram e YouTube alla creazione, rispettivamente, dei Reels e degli Shorts. Ricordiamo infatti che TikTok viene utilizzato già oggi da 1 miliardo di utenti, e gli esperti prevedono che tale cifra possa aumentare del 50% già solo dopo i primi mesi del nuovo anno.

Nel 2022, infatti, ci si aspetta che TikTok migliori ulteriormente le proprie funzioni di acquisto in-app con i TikTok shops, sviluppati in collaborazione con Spotify e già disponibili sulla versione cinese Douyin.

Tramite questo nuovo strumento, i brand avranno la possibilità di taggare i propri prodotti e di progettare un vero e proprio store online, creandosi quindi maggiori opportunità di incrementare le proprie vendite.

Possiamo perciò intuire molto bene come un social nato quasi come una sorta di gioco per i più giovani stia pian piano migrando verso una funzione più di tipo business, trasformandosi in un punto di riferimento per il social media marketing aziendale. Il 2022, in questo senso, dovrebbe essere l’anno della definitiva consacrazione.

E ciò è vero a maggior ragione se si considera la crescente rilevanza del livestreaming: lo stesso TikTok incoraggia i propri utenti a farne uso come strategia di crescita, muovendosi nella direzione di un vero e proprio livestream commerce.

Quest’ultimo è un mezzo molto interessante che potrà aumentare la propria importanza nei prossimi mesi e che si basa su link cliccabili direttamente durante il video in diretta, cosicché durante lo streaming sia possibile vendere determinati prodotti già in tempo reale.

Social media 2022, lo sviluppo degli influencers

Anche il ruolo degli influencers troverà nuove strade durante il corso di quest’anno. La pandemia di Covid 19 gioca un ruolo anche in questo ambito: siamo stati abituati a vedere gli influencers tradizionali che trasmettono sui social media le proprie esperienze per orientare le scelte di consumo dei propri followers.

Ma con le restrizioni in vigore in vari paesi del Mondo nel corso degli scorsi due anni, le esperienze che questi influencers hanno potuto vivere e condividere sono calate drasticamente. Nascono così i cosiddetti Creative Influencers, i quali devono creare contenuti in modo più creativo e non potendo più basarsi esclusivamente sulla loro vita quotidiana.

Questo modifica anche il tipo di marketing che sta alla base della categoria stessa, in quanto gli addetti ad una campagna dovranno in futuro interfacciarsi con diverse tipologie di influencer, tenendo presente che questi Creators offrono un modo alternativo di mostrare i benefici di un determinato prodotto o servizio, aggiungendo quindi un’occasione per un ulteriore livello di micro-influencing.

Un altro probabile cambiamento che sta già avvenendo in questo senso, e che ancora di più dovrebbe risultare evidente nel corso del 2022, è una maggior attenzione da parte dei brand all’idea di puntare su Micro o addirittura Nano-Influencers piuttosto che sui Mega-Influencers.

Questi ultimi, i Mega, sono quelle persone che possiamo identificare come delle vere e proprie celebrità (ad esempio star di Hollywood), i quali sui propri canali social hanno milioni di followers. Ma, allo stesso tempo, chiedere ad essi di sponsorizzare un post costa decisamente caro, anche nell’ordine di un milione di dollari!

Ed oltre al costo, c’è un altro fattore da tenere presente: se è vero che la figura stessa dell’influencer dovrebbe permettere alle persone che la seguono di immedesimarsi in essa, non sarà facile che questo accada con persone così distaccate dalle logiche quotidiane della gente comune.

Certo, i messaggi convogliati dai Mega-Influencers possono raggiungere una marea di persone. Ma il livello di conversione del pubblico resta piuttosto basso, ragion per cui questa strategia può essere adatta più per prodotti destinati alla cima di un funnel di vendita, cioè rivolti alle masse e non dedicati ad un tipo di audience più specifica e targettizzata.

Per quest’ultimo segmento di pubblico, invece, può risultare paradossalmente più utile rivolgersi ad un Nano-Influencer, che pur non avendo un altissimo numero di followers può tuttavia garantire un elevato livello di engagement. Senza contare, naturalmente, che per sponsorizzare un brand sui propri social un Nano-Influencer non chiederà di sicuro un milione di dollari!

Nel 2022 uno sviluppo dei social sempre più responsabile

Negli scorsi mesi ha avuto molta rilevanza un episodio di whistleblowing verificatosi all’interno di Facebook (alcuni addetti ai lavori pensano sia anche per queste polemiche, giunte perfino davanti al Congresso degli Stati Uniti, che l’azienda di Zuckerberg ha optato per un rebranding, trasformandosi in Meta), con Frances Haugen, ex data scientist della compagnia, che tra le altre cose ha sollevato il tema dell’impatto dei social sui giovani utenti.

Una ricerca in particolare ha mostrato come oltre il 10% delle teenager britanniche sostenesse di avere avuto maggiori pensieri sul suicidio dopo avere iniziato ad utilizzare Instagram.

Un terzo di esse, infatti, ha dichiarato che quando non si sentivano bene con il proprio corpo, utilizzare Instagram non ha fatto altro che peggiorare i loro sentimenti. Si parla, del resto, di un’età particolare i cui soggetti possono avere notevoli fragilità mentali, e l’uso eccessivo di strumenti potenti ma complessi come i social, nel contesto sbagliato, può portare a danni psicologici enormi.

Ecco dunque che nei prossimi mesi questi argomenti potrebbero passare dall’essere considerati dei tabù, ad avere invece delle vere e proprie regolamentazioni per salvaguardare i soggetti più giovani.

Social media e salute mentale, una tematica in ascesa

Il tema della salute mentale legata ai social media, peraltro, non riguarda solo i teenager. Naturalmente questi ultimi possono essere più a rischio rispetto a persone adulte, ma la pandemia e l’uso spasmodico che dei social è stato fatto soprattutto durante i periodi di lockdown ha dimostrato che chiunque può soccombere di fronte all’uso in eccesso delle varie piattaforme.

A volte sono i social stessi a cercare delle soluzioni per migliorare il proprio ambiente digitale. Prendiamo ad esempio YouTube, che ha deciso di togliere il conteggio dei Dislike dalla visualizzazione pubblica, allo scopo di limitare i comportamenti negativi e abusivi dei cosiddetti troll

Anche Twitter ha cercato di rendersi utile sotto questo punto di vista introducendo la Safety Mode come filtro contro i tweet indesiderati.

Naturalmente questi sforzi andranno bilanciati anche con i diritti stessi degli utenti. Tradotto: non si potrà limitarsi a bannare questi ultimi o i loro contenuti solo perché possono avere espresso opinioni forti, ma magari legittime e non illegali. 

Sarà importante, invece, trovare il giusto punto di equilibrio. Ed anche i brand dovranno fare in questo senso la loro parte: Lush Cosmetics, ad esempio, ha fatto parlare di sé per la propria Anti-Social Media Policy, decidendo di chiudere i propri account proprio per contribuire a sollevare l’attenzione sulle problematiche legate alla tematica della salute mentale correlata all’uso dei social media.

Un esempio molto coraggioso, quest’ultimo. Chissà che non possa diventare anch’esso un trend significativo per contribuire ad un futuro migliore per l’ambiente digitale dei social, e, di riflesso, per tutto il social media marketing.

Investi? Devi conoscere la Blockchain! Qui spiegata in breve

Anche chi non è particolarmente efferato nel profondo mondo della tecnologia, non può non aver sentito parlare di blockchain. Negli ultimi anni questa particolare tecnologia è onnipresente e se anche se non si fosse mai sentita questa particolare parola, sicuramente si è sentito parlare di loro, le criptovalute.

Nel 2022 sembra imprescindibile che ognuno debba avere il proprio serbatoio di criptovalute e investire. Poche manciate di euro che sono diventate migliaia, se non milioni, nel giro di pochi anni sono un sogno che fa gola a tanti.

Però, prima di immergerci in questo mondo, tanto stimolante quanto complicato ed infido, non sarebbe forse meglio conoscerne almeno le basi?

In quest’articolo cerchiamo di partire dalle origini vere e proprie e, anziché parlare di bitcoin parliamo della tecnologia sui essi si basano, e lo faremo nel modo più semplice possibile.

Parleremo non soltanto di cosa sia ma anche delle origini e di perché sia oggi così importante. Sarà un viaggio a bordo di un treno dal quale nessuno vorrà scendere.

Partiamo dall’inizio: cos’è la blockchain?

Innanzitutto la parola stessa, blockchain. Significa letteralmente “catena a blocchi”.

Per definirla, Wikipedia scrive così:

È definita come un registro digitale le cui voci sono raggruppate in “blocchi”, concatenati in ordine cronologico, e la cui integrità è garantita dall’uso della crittografia.

Se questa “catena”, ovvero questa struttura di dati può ingigantirsi nel tempo, e dunque arricchirsi di nuovi dati, in realtà essa è definita come immutabile. Una volta scritta ed una volta identificate le norme, essa non può più essere modificata.

La cosa principale da capire è che ognuno dei “nodi” di questa catena è essenziale all’altro ma in realtà ognuno di essi è anche indipendente, per così dire, dall’altro. Anche se venisse aggiunto un nuovo nodo alla catena, non vi è pericolo che quest’ultimo modifichi i dati dei precedenti nodi in virtù di quell’insieme di norme immutabili di poc’anzi.

Ci sono diverse caratteristiche che accomunano tutto ciò che viene sviluppato grazie alla tecnologia blockchain, prima fra tutte la digitalizzazione. Poi la decentralizzazione in quanto, come detto, le informazioni sono distribuite tra i diversi nodi senza che i nodi debbano sapere gli uni degli altri.

A seguire, la tracciabilità di ogni trasferimento, la disintermediazione che consente le diverse transazioni senza il supporto di enti fidati esterni, la trasparenza e verificabilità. Infine, l’immutabilità del registro che, come anticipato, non può essere modificato senza il consenso di tutti i nodi della rete, e la possibilità di programmare i trasferimenti che possono essere effettuati in particolari condizioni.

In sintesi, la tecnologia blockchain può essere spiegata come una catena in cui i vari blocchi contengono le informazioni e il consenso, per un’eventuale modifica, è distribuita in modo uguale tra tutti i nodi facenti parte della rete.

Breve storia della blockchain

Come si è arrivati ad inventare la tecnologia blockchain?

Come sappiamo, la prima tecnologia fu inventata nel 2008 ad opera di un tale dallo pseudonimo di Satoshi Nakamoto (più probabilmente un gruppo di persone).

L’idea era quella di creare una moneta virtuale che non soggiacesse alle regole governative ma che fosse semplicemente al servizio degli algoritmi. Si trattò quasi di una dichiarazione di guerra al sistema delle banche, in quel periodo già fortemente in crisi.

Nel 2009 la tecnologia fu poi aggiornata in modo da diventare proprio la base per i nascenti bitcoin, la prima criptovaluta. Risale proprio al 2009 il primo acquisto tramite bitcoin: una pizza comprata proprio da Nakamoto.

Circa 10 anni fa, però, nonostante il grande successo, il bitcoin iniziò ad essere presto associato al mondo dell’illegalità e dunque, nonostante il forte potere innovativo, venne essenzialmente trascurato dai grandi player mondiali.

Nel 2014 si ebbe un primo momento di svolta ed è qui che inizia la storia vera e propria della blockchain: è infatti il momento in cui si sposta l’attenzione dai famigerati bitcoin alla più interessante tecnologia dietro di essi, ovvero la blockchain. Anche qui le strade si dividono tra chi pensa che la blockchain sia utile solo al mondo delle criptovalute e chi invece pensa che possano avere un legame più esteso con la realtà ed avere un più ampio settore di applicazione.

A metà degli Anni Dieci si transita da un dilagante entusiasmo verso questa tecnologia ad un atteggiamento più guardingo, scatenato soprattutto dall’estrema volatilità delle criptovalute che genera problemi ben più complessi (parliamo di speculazione). Insomma, nonostante le grandi promesse fatte sembrava che la tecnologia blockchain non fosse in grado di soddisfarle tutte.

In più si inizia a capire una cosa fondamentale. L’estrazione dei bitcoin (detta mining) richiede un dispendio enorme di energia che nessuno sul pianeta è in grado di soddisfare completamente.

Nonostante ciò, tuttora la tecnologia blockchain riscuote grande interesse non solo tra le aziende ma anche tra gli Stati e i privati cittadini.

Le applicazioni pratiche della blockchain

Quanto detto sinora sembra non avere molta attinenza con il mondo reale e concreto. Quali sono dunque le implicazioni pratiche della tecnologia blockchain?

Una di esse l’abbiamo già detta e sono le criptovalute, delle quali i bitocin sono soltanto il primo esempio, ma certamente non si tratta della sola.

Il mondo della blockchain è un mondo che si può definire quasi rivoluzionario.

Se si pensa alle caratteristiche fondamentali di questo sistema, quelle che abbiamo elencato all’inizio dell’articolo, si possono subire interiorizzare alcuni aspetti:

  • gli oggetti tecnologici interagiranno sempre di più tra di loro e con l’essere umano. Saranno sempre più complessi ed intelligenti;
  • questo mondo risolve anche un grosso problema di sicurezza. Se tutto è digitalizzato verrebbe da pensare che basti l’arrivo di un potente hacker per smantellare un mondo così faticosamente creato: e invece no, per quanto detto sopra. Tutti gli anelli della catena devono dare l’autorizzazione ad eventuali modifiche e c’è un sistema di controllo non indifferente.
  • l’assenza di intermediari che rende la catena praticamente autogestita fa in modo che si instauri una fiducia tra le parti ed elimina il rischio di corruzione. I sistemi di commissione risultano quindi obsoleti.
  • senza contare, infine, che ogni utente è realmente parte del sistema e, tramite un suo “avatar” potrà custodire e gestire dati. 

Blockchain, NFT e bitcoin

Di NFT e bitcoin parleremo sicuramente in modo più esteso nei prossimi articoli.

Queste parole, che per i più hanno un significato piuttosto sfuggente, dominano però TG e notiziari.

Come già anticipato, il miglior modo per definire i bitcoin è dire che sono un tipo di criptovaluta, ovvero “Moneta digitale”. Da quel lontano 2008 ne sono state create di vario tipo. Alcune sono addirittura divenute note come le “meme coin“, come gli Shiba inu Coin o i Doge Coin, non particolarmente apprezzate per il loro repentino ed incontrollabile fluttuare.

Ciò che possono fare i possessori di moneta digitale è lo scambio, dunque non la vendita. Ai bitcoin, e alle altre criptovalute, infatti, viene attribuito un certo valore. Ogni criptovaluta avrà il proprio valore e quando ci si apre allo scambio con le altre criptovalute ci sono delle differenze. Quindi chi possiede la criptovaluta che in quel momento ha il maggior valore potrà fare gli scambi più vantaggiosi. Ovviamente possono essere anche venduti e chi lo fa, abbiamo sentito tante storie in passato, ha ottenuto dei ricavi stellari.

L’essenziale da cogliere è che la moneta digitale è indefinitamente replicabile. Si tratta della base su cui si fonda la loro tecnologia.

Non così per i famosi NFT, i “Non fungible token”. Chi infatti riesce ad acquistare un NFT acquista con esso il diritto alla non replicabilità e possiede, a tutti gli effetti, un oggetto digitale unico.

Ciò che garantisce la non replicabilità di quest’oggetto digitale è un semplice codice a 256 bit che ne protegge le informazioni.

Gli NFT tra di loro, a differenza delle criptovalute di una stessa famiglia, dunque, non hanno assolutamente lo stesso valore.

Nel nostro ultimo paragrafo cerchiamo di capire se questa realtà, a tratti così lontana, sia invece arrivata anche alla soglia delle nostre case.

La diffusione della blockchain in Italia

Come detto in apertura, mentre il mondo delle criptovalute affascina un po’ tutti ma è visto come incontrollabile e quindi pericoloso, la blockchain invece è sotto gli occhi di tutti, governi ed aziende compresi.

Tutto ciò ha fatto in modo che molti fossero i progetti messi in campo pur di utilizzare nel modo migliore tale impressionante tecnologia.

A tal proposito citiamo osservatori.net:

Anche in Italia le aziende si stanno concentrando prevalentemente sull’avvio di progetti operativi. Tuttavia, nel 2020 gli investimenti in Blockchain e Distributed Ledger da parte delle aziende italiane hanno subìto un calo del 23%.

Naturalmente questo trend in discesa è partito dal periodo di difficoltà che stiamo attraversando a causa della pandemia, che ha sostanzialmente interrotto i progetti nascenti.

Ad ogni buon conto, stupirà sapere che l’Italia non si posiziona affatto male nella classifica degli Stati più interessati alla blockchain (dati basati sull’uso della tecnologia applicata a progetti reali): infatti, stando sempre ai dati forniti dal medesimo sito, l’Italia si trova tra i primi 10 Paesi al mondo ad avere in piedi dei progetti tra il 2016 ed il 2020.

Come anticipato nelle righe addietro, i progetti che prendono vita assumono essi stessi la forma della catena sopra descritta. Senza la necessità di alcun tipo di intermediario, ciò che prende vita nell’analisi di questa “catena a blocchi” è infatti un insieme di applicazioni che prende il nome di “Ecosistema blockchain”, dove tutti i partecipanti possono interagire secondo le regole proprie della blockchain.

Un nuovo modo di vedere le cose ed interagire di cui sicuramente continueremo a parlare nei prossimi anni.

Allora, vogliamo scendere da questo treno o continuare a correre?

I bonus finiscono nel Modello 730. Come gestirli bene!

L’Agenzia delle Entrate ha approvato il nuovo Modello 730, che introduce tutta una serie di nuovi bonus: da quello per la prima casa a quello per la musica. All’interno del Modello 770 trova spazio anche la sospensione dei versamenti a causa del Covid 19. Tutta la documentazione per effettuare la dichiarazione dei redditi è disponibile online e può essere scaricata dai contribuenti. Il 14 gennaio 2022 l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato i relativi provvedimenti e ha reso disponibili i seguenti modelli per il 2022:

Proviamo a scoprire tutte le novità e a capire come si dovranno muovere i contribuenti quest’anno per effettuare la dichiarazione dei redditi.

Modello 730: arrivano i bonus!

Nel Modello 730 disponibile quest’anno è stato introdotto il cosiddetto bonus musica, che viene erogato per le spese effettuate per le scuole di musica, conservatori e cori. Può essere richiesto dai genitori per bambini e ragazzi, che abbiano meno di 18 anni. È stato esteso anche il superbonus relativo all’abbattimento delle barriere architettoniche. Quello, per intenderci, che ha l’aliquota maggiorata al 110%, nel caso in cui le spese siano state effettuate unitamente agli interventi sismabonus ed ecobonus. All’interno del Modello 730 ha trovato spazio anche il credito d’imposta per l’acquisto della prima casa: in particolare, quello che prevede la transazione con l’Iva (quindi l’acquisto direttamente dal costruttore) rivolto alle giovani coppie con meno di 36 anni. Non manca nemmeno il bonus per l’installazione di sistemi di filtraggio e miglioramento qualitativo dell’acqua. Buone notizie anche per gli amanti degli animali, per i quali sono aumentate le detrazioni relative alle spese veterinarie. Focus particolare è stato destinato al bonus mobili

Gli uffici preposti dell’amministrazione finanziaria hanno anche provveduto ad approvare le modalità per presentare i vari Modello 730

  • il Modello 730-1 che è destinato alle scelte per l’otto, del cinque e del due per mille dell’Irpef;
  • il Modello 730-2 per il sostituto d’imposta ed il 730-2 per il Caf e per il professionista abilitato, concernenti la ricevuta dell’avvenuta consegna della dichiarazione da parte del contribuente;
  • il Modello 730-3 concernente il prospetto di liquidazione relativo all’assistenza fiscale prestata;
  • i Modelli 730-4 e 730-4 integrativo che sono relativi alla comunicazione del risultato contabile al sostituto d’imposta.

Modello 730: come consegnarlo!

Abbiamo, quindi visto, che all’interno del Modello 730 grande spazio trovano i bonus. Proviamo, adesso, a vedere come deve essere consegnato all’Agenzia delle Entrate. Nel caso in cui venga consegnato ad un soggetto incaricato della trasmissione telematica, quanti agiranno in veste di sostituto d’imposta dovranno utilizzare la bolla di consegna, dove dovranno essere inseriti tutti i codici fiscali dei soggetti ai quali è stata prestata assistenza fiscale.

Nel momento in cui si provvederà a consegnare il Modello 730-1, nel quale dovrà essere indicata la destinazione dell’otto, del cinque e del due per mille dell’Irpef, il soggetto incaricato della trasmissione telematica avrà l’obbligo e l’onore di utilizzare la bolla di consegna nella quale dovrà – anche in questo caso – indicare i codici fiscali di quanti abbiano effettuato la scelta della destinazione dell’otto, del cinque e del due per mille dell’Irpef.

Sarà possibile provvedere a stampare il Modello 730 e tutta l’altra documentazione, purché si provveda a rispettare le caratteristiche tecniche e grafiche che sono previste dal provvedimento. Sarà necessario prestare particolare attenzione al frontespizio dei modelli, dove dovranno essere indicati i dati identificativi del soggetto che cura la predisposizione delle immagini utilizzate per la riproduzione dei modelli stessi e gli estremi del presente provvedimento.

Modello 770, le novità in arrivo!

Nel Modello 770 arriva un nuovo campo: ID Arrangement. È, sostanzialmente, il meccanismo transfrontaliero che viene rilasciato da un’amministrazione centrale di un qualsiasi Stato che faccia parte dell’Unione europea. Il Modello 770 dovrà essere trasmesso entro e non oltre il 31 ottobre, introduce anche la possibilità di sospendere i versamenti, che rientra nelle misure atte a contrastare l’emergenza Covid 19. Il Modello 770 sarà messo a disposizione gratuitamente nel suo formato elettronico e potrà essere utilizzato e stampato. Per la sua presentazione telematica si è in attesa delle specifiche tecniche, che dovranno essere stabilite con un futuro provvedimento.

L’ultimo capitolo riguarda la certificazione unica. In questo caso è stata approvata la Cu 2022 relativa a:

  • redditi di lavoro dipendente equiparati ed assimilati;
  • redditi di lavoro autonomo, provvigioni e redditi diversi;
  • contributi previdenziali e assistenziali;
  • corrispettivi derivanti dai contratti di locazioni brevi.

La certificazione unica dovrà essere trasmessa entro il 16 marzo 2022 e prevede l’aumento della detassazione sui redditi degli appartenenti alle forze armate e di polizia e nuovi benefici in tema di TFR in caso di cooperative costituite da lavoratori provenienti da aziende in difficoltà. 

Il Green pass entra nei negozi: dove diventa obbligatorio?

0

In un apposito decreto in approvazione dal Consiglio dei Ministri è stata stilata la lista dei negozi nei quali è obbligatorio il Green pass – base o rafforzato – per effettuare l’accesso, e la contestuale lista delle attività commerciali, essenziali e di estrema urgenza, per le quali l’accesso resterà libero per tutti.

A partire dal 1° febbraio 2022, infatti, scatta l’obbligo di Green pass anche nei negozi e nei centri commerciali, fatta eccezione per i servizi essenziali a livello sanitario, alimentare o giudiziario. 

Nello stesso decreto è prevista anche l’estensione dell’obbligo di Green pass per il reddito di cittadinanza, o per lo meno per tutti i percettori occupabili del sussidio che andranno a frequentare corsi in presenza presso i centri per l’impiego.

Scatta dunque una nuova stretta contro i No Vax: il Governo ha come obiettivo l’estensione della vaccinazione alla fascia più ampia di popolazione possibile. Anche per questo motivo, è stato esteso l’obbligo vaccinale per gli over 50, pena l’applicazione di avvisi bonari e sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Ecco cosa cambia dal 1° febbraio 2022: quali sono i negozi dove servirà il Green pass e quali saranno le attività ad accesso libero? Cosa rischiano gli over 50 senza vaccinazione: multe, sanzioni, avvisi bonari e pignoramenti. Ecco quello che dovete sapere sul Green pass e sull’obbligo vaccinale.

Green pass: cosa cambia dal 1° febbraio 2022?

Dopo aver esteso l’obbligo di Green pass dal 10 gennaio 2022 per tutta una serie di attività e luoghi aperti al pubblico, il Governo ha definito anche quali sono i negozi e le attività commerciali per accedere alle quali si dovrà presentare il Green pass. 

Un apposito decreto elenca la lista dei negozi nei quali è obbligatorio presentare il Green pass e le attività commerciali considerate essenziali, per le quali l’accesso resterà libero.

Specifichiamo sin da ora che, il Green pass necessario per accedere ai negozi e ai centri commerciali è la certificazione di base, ovvero derivante anche da tampone rapido o molecolare. Certamente sarà accettato anche il Super Green pass, ovvero la certificazione derivante da vaccino o guarigione dal Covid-19.

La prima tappa dell’estensione del Green pass anche alle attività commerciali riguarda i servizi alla persona: a partire dal 20 gennaio 2022, infatti, per andare dal parrucchiere o dal barbiere, così come per accedere ai centri estetici o per recarsi presso le lavanderie sarà obbligatorio esibire il Green pass base.

Si passa poi alla data cruciale del 1° febbraio, a partire dalla quale il Green pass diventerà uno strumento essenziale per accedere agli uffici pubblici, Posta e banca, e non solo. Anche diversi negozi, centri commerciali e attività economiche richiederanno il Green pass ai propri clienti.

Green pass nei negozi: dove posso andare se non ce l’ho?

Il decreto del Governo elenca la lista dei negozi per i quali l’accesso sarà consentito solo con Green pass: l’identificazione delle attività ha seguito la logica dei Codici ATECO. Il premier Draghi ha dovuto mediare tra diverse posizioni politiche, più o meno aperturiste.

Inizialmente si pensava a un’estensione ampia che potesse lasciare libertà ai cittadini privi di Green pass: l’idea del Ministro per lo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, infatti, era quella di tenere valido l’elenco delle attività economiche considerate “essenziali” che sarebbero rimaste aperte anche in zona rossa. Tra queste, oltre a supermercati e farmacie, figurano anche edicole, librerie, negozi di giocattoli, negozi di abbigliamento per neonati, profumerie e fiorai. 

Il Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, invece, aveva stilato una lista ben più ristretta delle attività ad accesso libero, limitandosi ai soli bisogni essenziali del cittadino. 

Alla fine, il decreto terrà conto (probabilmente) di tre tipologie di esigenze: alimentari, sanitarie, di sicurezza e giustizia.

Rimangono ad accesso libero anche dopo il 1° febbraio 2022:

  • supermercati e negozi di generi alimentari della piccola e della grande distribuzione;
  • farmacie, cliniche, ospedali, ambulatori, veterinari considerate “esigenze sanitarie urgenti e indifferibili di prevenzione e cura”;
  • edicole e tabaccherie.

Si potrà andare dal dentista senza Green pass? Il criterio del Dpcm prevede libero accesso alle sole urgenze, dunque la deroga non si applica a esigenze estetiche, pulizie dei denti o sbiancamento.

Un’altra questione cruciale è quella della giustizia: l’obbligo di Green pass, anche derivante da tampone negativo, è esteso a magistrati, giudici, difensori, consulenti, periti e ausiliari; ma non si applica ai testimoni e alle parti del processo. Rimane fermo l’obbligo vaccinale per tutti i cittadini over 50.

Green pass obbligatorio: la lista dei negozi dove è richiesto

Dall’altro lato della medaglia, invece, la lista dei negozi e delle attività commerciali nelle quali sarà richiesto il Green pass per poter accedere si allunga sempre di più. 

A partire dal 10 gennaio 2022, infatti, il Green pass (base) verrà richiesto per salire sui mezzi di trasporto pubblico anche locale (quindi autobus, tram, metropolitana, treni, aerei, traghetti), dove sarà obbligatorio indossare anche la mascherina ffp2. Green pass necessario anche per recarsi negli alberghi, presso fiere, congressi, sagre, cerimonie, impianti sciistici e tutte le altre località di svago.

Necessario il Green pass rafforzato (derivante da vaccino o guarigione), invece, per le palestre, le piscine, i musei, i teatri, i cinema e gli eventi in generale. Obbligatorio il Super Green pass anche per sedere ai tavolini dei bar all’aperto e al chiuso, per le consumazioni al bancone, per pranzare o cenare al ristorante sia all’aperto sia al chiuso.

Dal 20 gennaio 2022, invece, il Green pass base servirà per prenotare appuntamenti dal parrucchiere, dal barbiere o presso i centri estetici.

Un’ulteriore stretta è in arrivo dal 1° febbraio, quando il Green pass base – almeno con tampone negativo – verrà esteso anche agli uffici pubblici, in Posta, in banca, per accedere ai servizi finanziari e alle attività commerciali. Di qui scatta l’obbligo anche per i negozi e i centri commerciali, purché non rientrino in attività urgenti o strettamente necessarie per il cittadino.

Green pass e obbligo vaccinale over 50: dal 1° febbraio scattano le multe

Sempre dal 1° febbraio 2021 scade il termine per mettersi in regole sull’obbligo vaccinale per gli over 50: tutti coloro che non avranno eseguito almeno la prima somministrazione del vaccino rischiano di ricevere una notifica dall’Agenzia delle Entrate.

Dal 15 febbraio 2022, invece, scatta l’obbligo di Super Green pass per tutti gli over 50 che si recano sul posto di lavoro: il tampone non sarà più sufficiente.

Sarà proprio il Fisco a spedire a casa le sanzioni relative alla mancata vaccinazione: solo per l’omissione della somministrazione è prevista una sanzione da 100 euro una tantum, alla quale si vanno ad aggiungere ulteriori provvedimenti.

Come avverrà la trasmissione dei dati? Il Ministero della Salute notificherà al Fisco la lista dei cittadini che non sono in regola con la vaccinazione, scrive il quotidiano Open:

anche acquisendo direttamente dal sistema della Tessera sanitaria le informazioni relative alla somministrazione dei vaccini acquisite giornalmente dall’anagrafe vaccinale nazionale.

Tutti i dati, comunque, verranno trattati nel rispetto della privacy dei cittadini e risulteranno unicamente “indispensabili all’espletamento dei compiti assegnati avviati dal ministero della Salute e con l’esclusione di ogni diritto di accesso”.

Multe Green pass: quali sono e come si pagano?

Quali sono, quindi, le multe previste per coloro che non rispettano le regole stabilite dal decreto governativo? Esistono diverse tipologie di sanzioni che si applicano agli over 50 privi di vaccinazione, agli over 50 che si recano sul luogo di lavoro senza vaccino, oppure ai datori di lavoro che non effettueranno i dovuti controlli.

Occorre distinguere due tipologie di sanzione: gli avvisi bonari dell’Agenzia delle Entrate e le sanzioni vere e proprie per chi non rispetta le regole sopra descritte.

Gli avvisi bonari verranno notificati in automatico a tutti gli over 50 non in regola con la vaccinazione a partire dal 1° febbraio 2022: la multa sarà pari a 100 euro e potrà essere comminata per una sola volta, senza alcuna conseguenza penale. 

Qualora, invece, un cittadino con più di 50 anni venisse scovato al ristorante o in qualsiasi altro luogo dove è obbligatorio il Green pass e risultasse privo di certificazione, verrebbe applicata una sanzione da 400 euro fino a 1.000 euro.

Diverse, invece, sono le sanzioni per coloro che verranno trovati sul posto di lavoro privi di certificazione vaccinale: a partire dal 15 febbraio tutti gli over 50 dovranno presentarsi al lavoro solo con Super Green pass. La sanzione prevista per chi non rispetta tale norma varia da 600 euro a 1.500 euro per il lavoratore, e raddoppia in caso di reiterazione del comportamento. Anche il datore di lavoro che non effettua i dovuti controlli rischia di incorrere in pesanti sanzioni.

Infine, il cittadino over 50 non vaccinato che si reca sul posto di lavoro non può essere ammesso dal datore e va incontro alla sospensione dal lavoro e dallo stipendio sino a quando non presenta il Super Green pass valido.

Multe Green pass: si possono contestare?

È possibile contestare la multa sul Green pass applicata dall’Agenzia delle Entrate?

Esiste una sola possibilità di contestazione della multa applicata dal Fisco in merito all’obbligo vaccinale, e quest’ultima si basa sulle uniche esenzioni previste dall’articolo 4 del decreto legge numero 44 del 2021. L’esonero vaccinale spetta unicamente 

in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale.

I cittadini che riceveranno l’avviso bonario o la sanzione indebitamente, dovranno trasmettere all’Asl o competente la documentazione relativa all’esenzione dall’obbligo vaccinale.

Infine, chi decide di non pagare la multa ricevuta dall’Agenzia delle Entrate va incontro al pignoramento, ovvero alla riscossione esattoriale della somma dovuta. Potrebbe verificarsi un blocco del conto corrente nei limiti della somma dovuta, oppure il quinto dello stipendio o della pensione.

5 bonus riconfermati per il 2022! Affrettati a richiederli!

Molti bonus, purtroppo, sono stati eliminati. Altri invece come ad esempio il bonus mamma domani e altri bonus famiglia sono stati inclusi nell’assegno unico universale

Tuttavia “molti” non significa “tutti”. Oggi infatti parleremo di cinque bonus che è possibile richiedere nel 2022. 

Stiamo parlando nello specifico del bonus docenti, bonus cultura, bonus TV, bonus asilo nido e bonus acqua potabile. 

Per alcuni di questi bonus, come ad esempio il bonus docenti e il bonus cultura, è necessario avere le credenziali SPID.

Se ancora non le avete e volete richiedere queste agevolazioni, sul sito spid.gov.it troverete tutte le informazioni necessarie per ottenere la vostra identità digitale. 

Per altri bonus come ad esempio il bonus asilo nido e il bonus TV è necessario avere l’ISEE poiché il bonus viene calcolato proprio tenendo conto di questo parametro. 

In quest’articolo spiegheremo che cosa sono questi cinque bonus, come richiederli e quali sono i requisiti necessari per poter presentare la domanda. 

Iniziamo spiegando che cos’è il bonus cultura e chi ne ha diritto. 

Bonus cultura: 500 euro per gli studenti!

Il bonus cultura è un bonus riservato a tutti i neo-diciottenni che desiderano ampliare la loro cultura personale. 

I beni che si possono acquistare sono:

  • Biglietti per cinema, musei, teatro, eventi culturali, concerti, monumenti e parchi
  • Libri
  • Cd e DVD
  • Corsi di musica, di lingua straniera e di teatro
  • Abbonamenti a quotidiani anche in formato digitale

Quest’anno è il turno dei ragazzi del 2003.

Come per il bonus docenti che vedremo tra poco, anche per il bonus cultura è necessario essere in possesso delle credenziali SPID. 

Per poter presentare la domanda per questo bonus è necessario registrarsi al portale dedicato al bonus 18app.

Per poter creare un buono, è necessario accedere alla propria area personale e consultare l’elenco degli esercenti che aderiscono all’iniziativa del bonus cultura. Una volta trovato l’esercente e scelto cosa acquistare e quanto spendere è necessario cliccare sulla voce “Crea nuovo buono”.

Successivamente bisogna scegliere dove effettuare un acquisto, se presso un punto vendita fisico oppure online e infine selezionare l’ambito e l’oggetto che si vuole acquistare. L’ultimo step consiste nell’inserire l’importo e poi cliccare sulla voce “Crea buono”. 

Se il processo è andato a buon fine, verrà inviata una e-mail di conferma. 

Sulla pagina personale è possibile tenere sotto controllo il proprio “portafoglio” con i soldi rimanenti e i buoni spesi. 

In caso di errore o ripensamenti è possibile annullare un buono. L’importo verrà riaccreditato nel portafoglio. In alcuni casi, la procedura di rimborso può richiedere qualche giorno. 

Si ricorda che il bonus cultura è utilizzabile solamente per le categorie di prodotti indicati sul sito.

Per cui, anche se un esercente aderisce al bonus 18app non significa che sono compatibili tutti i prodotti messi in vendita. Ad esempio, il bonus cultura è utilizzabile su Amazon ma solo per i beni indicati sul sito dedicato alla 18app. 

Il bonus cultura può essere richiesto da tutti gli studenti neo-diciottenni (in questo caso coloro che sono nati nel 2003) purché siano residenti in Italia o che abbiano un permesso di soggiorno valido. Non ci sono limiti di tipo economico. 

Infatti, come scrive un articolo di thewam.net, il bonus cultura è diventato strutturale e non vi sono limiti di ISEE.

Ultimamente infatti si era parlato di inserire una soglia di ISEE ma il ministro Dario Franceschini ha preferito non mettere restrizioni del genere essenzialmente per due motivi: primo, per evitare di creare disparità tra i giovani; secondo, perché si ritiene che i fondi siano sufficienti. 

In caso di dubbi o problemi, sul sito dedicato al bonus cultura è possibile trovare tutti i recapiti necessari.

Al momento non è ancora possibile fare richiesta per il bonus cultura: i ragazzi del 2002 che hanno richiesto il bonus entro il 31 agosto 2021 possono spendere il bonus fino al 28 febbraio 2022 quindi è necessario attendere un aggiornamento del sito. 

Dopo aver spiegato che cos’è il bonus cultura e come richiederlo, parliamo adesso del bonus docenti.

Bonus docenti: quali insegnanti possono richiederlo 

Per poter richiedere il bonus docenti, gli insegnanti devono presentare la domanda sul sito dedicato alla carta del docente

Si tratta di un bonus dal valore di 500 euro da spendere per le seguenti categorie:

  • Libri
  • Biglietti per accedere ai musei, al cinema, ad eventi culturali e a teatro 
  • Master, corsi universitari e corsi di aggiornamento convalidati dal Ministero dell’Istruzione

Gli insegnanti che desiderano richiedere il bonus docenti devono essere in possesso delle credenziali SPID. 

Quando si accede alla propria area personale è possibile vedere quanti soldi restano ancora da spendere, creare i buoni, vedere quanti buoni sono stati creati e quanti invece sono già stati spesi. 

Sul sito dedicato alla carta del docente è inoltre possibile trovare l’elenco di tutti gli esercenti che hanno deciso di aderire a quest’iniziativa. 

In caso di dubbi o problemi, il sito del bonus docenti mette a disposizione il numero di telefono dell’assistenza tecnica. 

Non tutti i docenti però possono richiedere questo bonus. Come scrive edscuola.eu , restano esclusi ancora una volta i supplenti. Questo significa dunque che solo i docenti che lavorano a tempo indeterminato possono richiedere questo bonus. 

Dopo aver spiegato che cos’è il bonus docenti e come richiederlo, parliamo adesso del bonus TV. 

Bonus TV: fino a 30 euro di sconto!

Un altro bonus attivo è il bonus TV, che consente di ottenere uno sconto fino a 30 euro sull’acquisto di una nuova TV e un nuovo decoder. 

È possibile fare richiesta del bonus TV fino al 31 dicembre 2022 e fino al termine delle risorse messe a disposizione.

Questo bonus facilita i cittadini nell’acquisto di una nuova TV e decoder che siano compatibili con i nuovi standard di trasmissione DVBT-2/HEVC. 

Il bonus viene erogato sotto forma di sconto da applicare al momento dell’acquisto dei dispositivi. 

Per poterlo ottenere è necessario prima compilare la domanda. 

Una cosa molto importante da sapere è che non tutti i televisori e decoder sono compatibili con il bonus TV ma solo i modelli indicati sul sito del Mise. 

Possono richiedere il bonus TV le famiglie con un ISEE fino a 20.000 euro. 

Questo bonus è cumulabile con il bonus rottamazione TV, che consente di ottenere uno sconto tramite lo smaltimento del vecchio televisore.

Anche in questo caso il limite di ISEE è 20.000 euro.

I requisiti sono:

  • abitare in Italia
  • smaltire una TV acquistata prima del giorno 22 dicembre 2018. Lo smaltimento deve essere effettuato in maniera corretta
  • essere in regola con il pagamento del canone 

Il bonus rottamazione TV consente di ottenere uno sconto del 20% sul prezzo di acquisto fino all’importo limite di 100 euro. 

Prima di procedere allo smaltimento è necessario compilare l’autodichiarazione che documenta il corretto smaltimento del televisore.

Ci sono due modi per sbarazzarsi della vecchia TV.

Si può lasciare in un’isola ecologica autorizzata dove un addetto che lavora alla RAEE si occuperà di convalidare il modulo. Solo successivamente sarà possibile acquistare un nuovo televisore. 

In alternativa è possibile lasciare la vecchia TV presso il punto vendita dove si acquista quella nuova. Sarà poi il rivenditore a provvedere alla rottamazione. 

Dopo aver spiegato che cos’è il bonus TV, parliamo adesso del bonus asilo nido!

Bonus asilo nido: fino a 3.000 euro per le famiglie!

Il bonus asilo nido è stato confermato per il 2022. Contrariamente a molti altri bonus famiglia che sono stati inglobati all’interno dell’assegno unico universale, il bonus asilo nido è stato riconfermato.

Per poter ottenere il bonus asilo nido è necessario effettuare la domanda sul sito dell’Inps. 

Gli importi spettanti sono calcolati secondo l’ISEE minorenni e sono:

  • 3.000 euro all’anno se l’ISEE minorenni è compreso tra gli 0 e i 25mila euro
  • 2.500 euro all’anno se l’ISEE minorenni è compreso tra i 25.001 e i 40mila euro
  • 1.500 euro all’anno se l’ISEE minorenni parte da 40.001 euro

Questi contributi vengono erogati mensilmente.

I requisiti sono:

  • essere cittadino italiano 
  • essere cittadino europeo 
  • coloro che soggiornano per un lungo periodo in Italia devono avere un permesso di soggiorno UE
  • i famigliari che non hanno la cittadinanza dell’UE devono però possedere la carta di soggiorno permanente
  • status di rifugiato politico o di protezione sussidiaria
  • essere residenti in Italia

Inoltre, il genitore che fa richiesta per questo bonus deve essere colui che si incaricherà di pagare la retta dell’asilo. 

Coloro che intendono presentare la domanda per il bonus asilo nido devono già essere in possesso dei requisiti sopra elencati al momento della richiesta. 

Come scrive un articolo di money.it, al momento non è ancora possibile presentare la domanda per il bonus asilo nido 2022.

L’Inps non ha ancora infatti pubblicato le indicazioni necessarie. Per quanto riguarda i requisiti e gli importi stabiliti, essi saranno gli stessi dell’anno 2021 per cui non ci sono cambiamenti. 

Dopo aver spiegato che cos’è il bonus asilo nido, parliamo adesso del bonus acqua potabile.

Bonus acqua potabile: scopri come richiederlo!

Per coloro che hanno dovuto acquistare e installare sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e/o aggiunta di anidride carbonica alimentare al fine di migliorare la qualità dell’acqua, c’è la possibilità di beneficiare del bonus acqua potabile

In pratica è stato stabilito un credito di imposta del 50% per le spese effettuate tra il giorno 1 gennaio dell’anno 2021 e il giorno 31 dicembre dell’anno 2022. 

Sono previsti due tipologie di importi massimi: 

  • 1.000 euro per ogni edificio, per le persone fisiche
  • 5.000 euro per per gli edifici usati per attività commerciali 

La domanda per ottenere questo bonus deve essere presentata sul sito di Enea, avendo cura di documentare tutte le attività di installazione e le spese. 

Il bonus acqua potabile è stato creato per ottimizzare il consumo di acqua e ridurre l’utilizzo dei contenitori realizzati in plastica. 

Bonus verde 2022: tutto quello che devi sapere!

All’alba del 2022, è nuovamente corsa ai bonus. Quello che però è noto è che molti dei bonus che erano in vigore per il 2021 sfortunatamente non lo saranno anche per il 2022, oppure lo saranno ma con sostanziali modifiche (come il bonus auto di cui abbiamo parlato nell’ultimo articolo). Il bonus verde invece è uno degli irriducibili ed è stato già prorogato anche per il 2022, fino a tutto il 2024.

Tra i bonus relativi alle abitazioni, ve ne sono in effetti vari che non sono stati ancora toccati dal passaggio dell’anno:

  • Il SuperBonus 110%, spesso criticato, resterà in vigore fino al 31 Dicembre 2022;
  • L’Ecobonus per la riqualificazione energetica resterà fino al 2024;
  • Anche il Sisma Bonus è previsto rimanere fino al 2024;
  • Il Bonus Mobili ed Elettrodomestici che, sempre in scadenza nel 2024, ha anche alcune novità per l’anno in corso;
  • Il Bonus Idrico (fino al 2023) ed il Bonus Acqua Potabile (fino alla fine del 2022);
  • Il Bonus Facciate prorogato per tutto il 2022;
  • Il Bonus Ristrutturazione esteso al 2024.

In quest’articolo, approfondiremo tutti gli aspetti del Bonus Verde, verificando in cosa consista, cosa sia necessario fare per ottenerlo e chi siano le persone che possono richiederlo.

Bonus verde 2022: come funziona

La Legge di Bilancio ha prorogato il Bonus Verde per tutto il 2024.

Sostanzialmente si tratta di un’agevolazione fiscale che va a restituire negli anni il 36% delle spese sostenute negli anni 2020, 2021 e 2022 (in altre parole ancora, è una detrazione sull’Irpef).

Esso permette di fare interventi straordinari che mirino a riqualificare giardini, terrazze ed aree verdi scoperte con la messa a dimora di alberi e piante.

Sarà interessante sapere che saranno interessati dal bonus anche i condomini.

In estrema sintesi, il bonus verde è una detrazione che può essere ottenuta in sede di dichiarazione dei redditi. Non si tratta dunque nè di uno sconto sulle fatture nè di una cessione del credito, come funziona per altri bonus.

La detrazione che si riesce ad ottenere grazie al bonus verde va poi suddivisa in 10 quote annuali di ugual misura. Il valore massimo richiedibile per singola unità immobiliare (a uso abitativo) è di 5 mila euro. La detrazione massima ottenibile, pertanto, è di 1.800 euro (36% di 5.000) per immobile.

Insomma si tratta di un’iniziativa volta a rendere l’Italia un luogo sicuramente più verde, anche in vista degli obiettivi di sostenibilità promossi dall’Agenda Europea 2030.

A chi spetta il bonus verde 2022?

Il bonus verde può essere richiesto da chiunque, senza limiti di reddito ed ISEE. Scrive così il sito dell’Agenzia delle Entrate:

Hanno diritto all’agevolazione i contribuenti che possiedono o detengono, sulla base di un titolo idoneo, l’immobile sul quale sono effettuati gli interventi e che hanno sostenuto le relative spese.

In altre parole, l’agevolazione non spetterà soltanto ai proprietari di un’abitazione, ma anche ai locatari (ovvero gli affittuari) ed ai comodatari.

Non solo: il bonus verde potrà essere richiesto anche dai detentori di nuda proprietà oppure dai titolari di un diritto reale (stiamo parlando di contratti di usufrutto, uso, abitazione oppure superficie).

Come anticipato in apertura, il bonus può essere richiesto anche per gli interventi da apportare alle aree esterne di un condominio fino ad un importo massimo raggiungibile di 5 mila euro per unità abitativa inclusa all’interno dello stabile.

Sono oggetto del bonus verde anche gli interventi a edifici che non sono utilizzati solo a scopo abitativo, purché almeno la metà sia destinata a tale uso. Si sappia, comunque che anche in quest’ultimo caso, il bonus andrà calcolato sempre in base alle unità abitative esistenti, e non a quelle immobiliari. La detrazione invece verrà distribuita in base ai millesimi, abitativi o meno.

Si sappia infine che in questo caso, ovvero di immobili utilizzati promiscuamente, la detrazione richiedibile sarà al massimo del 18% sulle spese sostenute (sempre con un tetto massimo di 5 mila euro).

Una volta appurati i possibili beneficiari, veniamo al dunque e scopriamo quali interventi siano ammessi alla detrazione.

Quali sono i lavori oggetto del bonus verde?

Come riporta il sito dell’Agenzia delle Entrate, la detrazione Irpef del 36% sarà concessa per i lavori che concernono:

  • non soltanto la sistemazione a verde di aree scoperte private che comprendono anche i lavori di restauro di giardini storici, i lavori di creazione degli impianti di irrigazione, la riqualificazione di aree erbose, e la realizzazione di pozzi;
  • ma anche per la realizzazione delle cosiddette “coperture a verde” (l’utilizzo di piante e terreno per coprire superfici inclinate) ed i tanto gettonati giardini pensili.

Non soltanto la realizzazione di questi interventi darà luogo alla detrazione, ma anche la manutenzione di quanto precedentemente esistente, purché connesso all’elenco succitato.

Via libera dunque alla riqualificazione di aree verdi e tappeti erbosi purché non siano usati con scopi di lucro, come nel caso dei campi ad uso sportivo. Via libera anche alla messa a dimora di piante ed arbusti d’ogni genere.

Infine, tra i lavori che possono essere considerati oggetto del bonus, anche quelli per la realizzazione di impianti finalizzati all’irrigazione e tutti i lavori satelliti.

Anche la collocazione di piante, arbusti e altri vegetali sarà possibile ed ammessa ai fini dell’ottenimento del bonus purché sia compresa all’interno di un intervento di riqualificazione più ampio.

Cosa invece non è portabile in detrazione?

Sempre dal sito dell’Agenzia delle Entrate, è evidente che due sono i casi che non sono ammissibili:

  • la manutenzione ordinaria periodica nel caso di giardini già esistenti e che non sia però connessa ad alcun intervento più esteso che sia innovativo o modificativo;
  • i lavori in economia (in altre parole, i lavori in totale autonomia, in prima persona o ricorrenti a lavoratori autonomi, ma non ad imprese);
  • l’acquisto di attrezzature per la manutenzione della propria area verde.

Insomma, deve trattarsi di interventi di natura squisitamente straordinaria.

In altre parole, il bonus ha effetto sugli interventi su di un giardino (o parte di esso) che siano ex novo oppure volti ad una miglioria. Non avranno effetto invece sugli interventi periodici.

Si segnala inoltre che non si potrà usufruire del bonus verde nemmeno nell’ambito dell’appalto: ovvero, non si potrà richiedere per la creazione di un nuovo giardino che sia inserito all’interno del progetto di un nuovo immobile previsto da una gara di appalto.

Ed ora veniamo alla questione pratica del bonus, ovvero come fare a richiederlo ed ottenerlo.

Come ottenere il bonus verde?

Innanzitutto, è necessario sottostare alle regole sopra descritte.

Come seconda cosa, però, è obbligatorio che tutte le fatture e ricevute relative al pagamento degli interventi sul proprio giardino o area verde siano effettuati in maniera tracciabile.

I mezzi di pagamento che sono accettati per la richiesta del bonus verde sono:

  • assegni bancari, postali o circolari non trasferibili;
  • carte di credito, bancomat oppure bonifici.

Naturalmente non sarà accettate qualsivoglia forma di pagamento che non sia tracciabile (come i contanti).

Il tutto andrà poi presentato in sede di dichiarazione dei redditi.

Si ricorda che l’importo massimo richiedibile per immobile è di 1.800 euro (ovvero il 36% di 5 mila euro). Tale importo verrà poi suddiviso nell’arco di 10 anni in 10 quote uguali (quindi del valore massimo di 180 euro ciascuna).

Oltre alla presentazione delle fatture e ricevute sarà necessario compilare un’autodichiarazione dove si specifica l’importo di tutti gli interventi eseguiti e si dichiara che essi sono tutti reali e a norma di legge (nonché ammissibili ai fini del bonus).

Le spese andranno poi dichiarante nel quadro E del modello 730 con il codice 12. A quel punto sarà l’Agenzia delle Entrate ad effettuare un controllo della correttezza della richiesta.

Come già detto, a differenza di altri bonus, il bonus verde non è per nulla convertibile in sconto in fattura oppure con cessione del credito.

Ovviamente tutto ciò è fattibile autonomamente, tramite commercialista oppure tramite Caaf o patronato autorizzato: sarà sufficiente presentare la succitata autodichiarazione, l’insieme delle fatture e ricevute nonché la comprova di tutti i pagamenti effettuati.

Se però si tratta di un condominio, sarà l’amministratore dello stesso a presentare una dichiarazione in cui si attesta di aver adempiuto a tutti gli obblighi di legge. Sarà sempre l’amministratore a verificare che le quote spettanti al condominio siano state versate dai condomini stessi. Se il condominio non dovesse avere il proprio amministratore, sarà allora compito dei condomini adempiere a queste pratiche.

Al termine di quest’articolo, vediamo i casi particolari.

Bonus verde e passaggio di proprietà

In quest’ultimo paragrafo vediamo le casistiche particolari che si possono presentare in tema di bonus verde.

Ad esempio, cosa succede al bonus in caso di passaggio di proprietà dell’immobile?

Nel caso di vendita, la detrazione, salvo diversi accordi, spetterà al nuovo acquirente che entra in possesso dell’area verde rinnovata dal precedente inquilino. Come detto, ci si può accordare senza problemi affinché ciò non avvenga e la detrazione segua il fautore dei lavori.

Si segnala infatti che il bonus verde non segue il proprietario ma segue l’immobile.

Ogni persona fisica può sommare le detrazioni per le spese sostenute su ciascun immobile di sua proprietà, scrive infatti FiscoMania.

In caso di decesso del fruitore del bonus, la detrazione spetterà di diritto ai suoi eredi o agli eredi che conservano materialmente la detenzione dell’immobile.

Nel caso in cui, come spesso accade, l’eredità non viene accettata dagli eredi stessi la detrazione verrà completamente persa. Viene parimenti persa laddove, pur essendo l’eredità accettata, l’immobile non sia materialmente di proprietà di nessuno (un indizio molto facile per verificare la proprietà è sicuramente la voltura delle utenze).

Infine si segnala che la proprietà dell’immobile non deve esserci solamente nell’anno di richiesta del bonus, ma anche per tutti gli anni in cui si percepisce la detrazione (dunque per tutti i 10 anni dal momento della richiesta).

Se invece si tratta di contratto di locazione oppure di comodato, nel caso in cui le spese siano state sostenute dall’affittuario (o comodatario), anche in caso di fine del contratto, la detrazione non verrà meno e continuerà ad essere percepita per tutta la durata prevista (quindi, di nuovo, per tutti i 10 anni).

Bonus idrico prorogato al 2022! Ecco come funziona ora

Il bonus idrico c’è anche nel 2022!

Con l’approvazione della Manovra di Bilancio 2022, anche questo bonus è stato prorogato per quest’anno, assieme ad altri bonus, come quelli per i rubinetti, il bonus mobili e quello per il restauro.

Anche il Luigi Melacarne nel suo video di approfondimento su Youtube ha voluto segnalare questa grande opportunità per tutti quanti.

Il motivo di questa proroga rinnovata al photofinish è dovuto all’interessamento ormai totale alle questioni relative all’efficientamento energetico e ambientale, riguardo al quale il bonus idrico dispone di un ruolo non marginale.

Anche in merito a ciò il Governo Draghi ha deciso di valutare una serie di modifiche per concentrare al meglio la platea di riferimento.

In questo articolo vedremo insieme come funziona questo bonus dal 2022, e cosa comporterà da quest’anno a livello di requisiti e importi.

Bonus idrico 2022: ma cos’è?

Per bonus idrico si intende un incentivo all’acquisto intelligente, ovvero a quel tipo di acquisto che guarda all’ecologia e alla riduzione del disperdio energetico e ambientale.

In questo caso il disperdio è di tipo idraulico, visto che si incentiva all’acquisto di sanitari o dispositivi idraulici di ultima generazione, che permettono la riduzione delle fonti idriche per il lavaggio o per l’utilizzo dell’acqua a livello domestico e culinario.

Generalmente si parla di strumenti che, con le nuove tecnologie, permettono un consumo al minuto massimo di sei litri d’acqua, se non nove solo per dispositivi sanitari.

Questo bonus ha il vantaggio di essere compatibile anche con altri buoni, come quelli relativi al restauro o alla ristrutturazione del proprio immobile, così come ai vari ecobonus relativi agli infissi di nuova fattura.

Però, con la proroga, sono cambiate alcune cose in merito all’accesso, e agli importi.

Bonus idrico 2022: ecco chi ne ha diritto

Il bonus idrico nel 2022 si riconferma in particolare per chi è possessore o affittuario di una casa in cui sono stati fatti lavori di sostituzione e installazione dei vari prodotti e dispositivi idraulici e igienici.

Purché questi prodotti siano garanti di una riduzione evidente della dispersione idrica, al massimo relativa a sei litri, se non nove litri al minuto nel caso delle colonne doccia.

Per il richiedente dovrà garantire di essere cittadino italiano, maggiorenne e residente in Italia, così come la sua residenza sia all’interno del suolo italiano. Nel caso in cui sia un proprietario, basterà fare la solita comunicazione prevista dal sito dell’Agenzia delle Entrate.

Mentre se affittuario o coabitante, dovrà premunirsi della comunicazione emessa nei confronti del proprietario e degli altri coaffittuari. Loro devono sapere che stai facendo questi lavori e che stai richiedendo questo bonus, sennò possono benissimo bloccare tutto e impedire anche i lavori stessi.

Bonus idrico 2022: ecco per quali lavori è previsto

Il bonus idrico è previsto per l’acquisto di prodotti e dispositivi igienico-sanitari che garantiscano la riduzione del carico idrico, passando a sei, massimo nove litri al minuto.

Questo è in generale la norma, ma andando più nel dettaglio, in realtà bisogna fare dei distinguo.

Quando si parla di carico idrico, si parla di tutto ciò che prevede l’erogazione di acqua, che sia a uso domestico, culinario o igienico-sanitario.

In questo caso ci si dovrà rivolgere esclusivamente a questi apparecchi:

  • rubinetti del bagno;
  • rubinetti della cucina;
  • colonnine della doccia;
  • soffioni.

Proprio le colonnine e i soffioni possono avere una portata di acqua diversa, dai precedenti. E’ possibile acquistare questi dispositivi solo se garantiscono un massimo di nove litri d’acqua al minuto. Altrimenti, nel caso di semplici rubinetti del bagno o della cucina, il limite è di sei litri al minuto.

Oltre all’acquisto dei prodotti, si potrà avere questo bonus anche in merito alla loro installazione, così come per altre opere murarie e idrauliche, anche se relative al semplice smontaggio.

E solo per questi lavori, altrimenti sarebbe una sottospecie di appendice del Superbonus 110%, il quale non prevede lavori prettamente di idraulica, ma al massimo il cambio dell’impianto di climatizzazione e di riscaldamento (ovvero una possibile nuova caldaia).

Anche se non pochi hanno voluto richiedere questo bonus per l’addolcitore.

Bonus idrico 2022 anche per gli addolcitori? Facciamo chiarezza!

Ci sarebbe una specie di bonus idrico 2022 anche per gli addolcitori, ma bisogna prima precisare alcuni punti.

Intanto partiamo dalla definizione stessa di addolcitori. Come lo definisce Wikipedia, un addolcitore:

[…] è uno strumento atto ad addolcire l’acqua, ovvero a diminuirne la durezza, [cioè quando] la concentrazione di sali di calcio e magnesio, precipitando, formano le incrostazioni di calcare sulle superfici.

In pratica un depuratore dell’acqua. Ora, il bonus idrico disposto dal Ministero della Transizione Ecologica è un incentivo che riguarda esclusivamente l’acquisto di prodotti che hanno come obiettivo la riduzione del consumo dell’acqua, limitandosi ad un getto più contenuto.

Un addolcitore, o depuratore che sia, non riduce il getto, semmai riduce il carico di sali che possono danneggiare filtri o tubi in particolare.

Fortuna vuole che c’è anche un bonus per loro, ma prevede uno sgravo fiscale di:

  • 50% della spesa sostenuta fino ad un massimo di 1.000 euro detraibili per i privati.
  • 50% della spesa sostenuta fino ad un massimo di 5.000 euro detraibili per le aziende.

Curiosamente questo buono è diventato uno sgravo fiscale nel 2022 come purtroppo è capitato anche a questo bonus.

Bonus idrico 2022: una detrazione da 1.000 euro! Ecco perché

Prima del 31 dicembre 2021 il bonus idrico era un’altra storia. Si parlava di un supporto economico che garantiva, una volta accertati lavori e spese tracciate e assicurate, un bonifico vero e proprio di 1.000 euro sul tuo IBAN.

Cioè un credito vero e proprio. Mentre ora il calcolo è differente. Non si parla più di soldi, ma di una detrazione fiscale.

E quando si parla di una detrazione fiscale ci si riferisce ad una riduzione del prelievo fiscale a fine anno, dato che tali spese diventano detraibili come quelle mediche e sanitarie.

Il motivo per cui il Governo Draghi ha deciso per questa trasformazione è probabilmente dettato dal fatto che non c’era altro modo per garantire la proroga.

Fino a metà dicembre questo bonus era praticamente destinato a scadere entro la fine dell’anno. Per il rotto della cuffia il Governo ha deciso di garantirlo nella Manovra di Bilancio 2022.

Ma solo a condizione di renderlo una detrazione fiscale, e non più un credito. Prova di questa tendenza è anche nel fondo abbastanza esiguo, di soli 1,5 milioni di euro per il 2022. Per la cronaca, quello per gli addolcitori è il doppio, cioè 3 milioni di euro, e si parla solo di depuratori.

Bonus idrico 2022: ma quando parte, e dove richiederlo?

A causa della proroga per quest’anno, dovrà aspettare dei tempi tecnici, visto che ancora non s’è aperto il sito ufficiale disposto dal Ministero della Transizione Ecologica, ovvero la Piattaforma Bonus Idrico.

Non dovrebbe mancare molto, visto che la scadenza dalla pubblicazione della Legge in Gazzetta Ufficiale è dopo i sessanta giorni.

Ricordati semmai di avere pronte le documentazioni varie, tipo:

  • dati anagrafici,
  • ruolo abitativo all’interno dell’immobile.

Quest’ultimo è particolare, visto che questo bonus è garantito sia per chi è affittuario sia per chi è proprietario.

Sempre ovviamente con la condizione che ci sia una comunicazione tra chi detiene il ruolo dell’affittuario e chi è il legittimo proprietario dell’immobile, oltre ai vari coaffittuari.

Servirebbero anche eventuali dati postali e bancari, così come l’IBAN, ma il problema di fondo è che, essendo una detrazione fiscale dal 1 gennaio 2022, potrebbe non servire più se non per motivi fiscali.

Dato che per avere accesso a questo bonus servirà comunque avere tutto tracciabile.

Bonus idrico 2022: occhio alle spese!

Nel caso in cui si voglia adempiere al bonus idrico 2022 e ai suoi requisiti, dovrai provvedere a far sì che tutte le spese per acquisti o lavori vari, ai fini di una riduzione del gettito idrico, siano state fatture attraverso metodi tracciabili, come:

  • fatture,
  • ricevute,
  • pagamenti con POS o Bancomat.

Perché sono assolutamente vietati qualsivoglia spesa fatta con i contanti. Anche perché, dal 1 gennaio 2022, sopra i 999,99 euro scatta l’accertamento fiscale per il consumatore che spende in cash, e per l’esercente che accetta volentieri una cifra simile.

Inoltre, dovrai denunciare anche l’eventualità di ulteriori bonus o agevolazioni fiscali che stai utilizzando per il tuo immobile. Perché non sempre c’è compatibilità tra i buoni Casa, come invece è possibile tra Superbonus 110% e bonus mobili, o col bonus ristrutturazioni.

Se non li denunci, non solo perdi il diritto alla detrazione fiscale, ma sei passibile di messa in stato d’accusa per comunicazione omessa, e potresti beccare una bella sorpresa da parte dell’Agenzia delle Entrate, in termini di sanzione amministrativa.

E’ meglio non giocare mai con le agevolazioni fiscali, perché a volte possono diventare delle trappole, se non si è con lo Stato e con l’ADE trasparenti e onesti.

E lo sanno bene chi s’è beccato l’ADE per via del Superbonus 110%: già un miliardo di euro è stato segnalato.

Tutto su Quota 102, al via le domande in pensione a 64 anni

Si parte con Quota 102, domande aperte, da oggi chi avrà maturato i requisiti potrà andare in pensione a 64 anni.

La domanda potrà essere inoltrata mediante la piattaforma telematica messa a disposizione dall’Inps.

I requisiti sono 64 anni di età anagrafica con almeno 38 anni di contributi maturati durante la propria vita lavorativa .

Quota 102 è stata approvata in via sperimentale come soluzione a Quota 100-definitivamente abolita-e resterà in vigore per il solo 2022.

La nuova misura è diciamo una soluzione temporanea in attesa della tanto agognata riforma delle pensioni.

Quota 102 una misura nuova, ma non di certo innovativa poche le differenze infatti con Quota 100 se non per l’aumento di due anni del requisito anagrafico passato da 62 a 64 anni.

E viste le scarse adesioni riportate nello scorso biennio da Quota 100 ci si aspetta ben poco anche da Quota 102 che visto il breve tempo in cui rimarrà in vigore darà modo ad un numero veramente esiguo di lavoratori di poter uscire anticipatamente dal lavoro.

Inoltre la nuova misura è decisamente molto vicina a quanto previsto dalla Legge Fornero-in pensione a 67-sicuri che non sia più conveniente aspettare qualche anno in più per di andare in pensione? 

Si Quota 102 non prevede penalizzazioni sull’assegno pensionistico.

Negli scorsi giorni l’Inps ha comunque pubblicato le indicazioni su come aderire a Quota 102 .

Per chi fosse interessato al tema pensioni un interessante video pubblicato dalla redazione di AppLavoro con tutte le novità in vigore per tutto il 2022, buona visione.

Quota 102. come fare domanda on-line, ma non solo

Di seguito tutte le indicazioni da seguire per coloro che decideranno di andare in pensione con Quota 102.

La domanda dovrà essere inoltrata nella modalità telematica direttamente sulla piattaforma Inps.

In che modo?

Il cittadino dovrà come prima cosa autenticarsi mediante Spid o Carta di identità digitale 3.0, dopodichè:

  • trova la sezione “Domanda Pensione, Ricostruzione, Ratei, Ape socile e Beneficio precoci”;
  • scegli l’opzione “Nuova prestazione pensionistica”
  • selezione spuntando le caselle le voci “Anzianità/Anticipata/Vecchiaia”- “Pensione di anzianità anticipata” e “Requisito quota 102”;
  • indicare la Gestione di liquidazione dell’assegno pensionistico.

In alternativa per chi fosse poso affine alla tecnologia potrà optare per soluzioni differenti, Quota 102 potrà essere richiesta anche tramite:

  • l’assistenza di un patronato di zona,
  • telefonando al contact center dell’INPS 803 164, gratuito da telefono fisso, 06 164 164 da cellulare, a pagamento in base alla tariffa applicata dai diversi gestori.

Quota 102:  tempi di decorrenza

La domanda telematica potrà essere inoltrata da tutti quei lavoratori che avranno maturato i requisiti previsti da Quota 102, iscritti alla Gestione Pubblica, alla Gestione spettacolo e sport,  alle Gestioni private.

Inoltrata la domanda i tempi di decorrenza dipenderanno molto dalla categoria di appartenenza del lavoratore, settore pubblico o privato.

Per i lavoratori del privato i tempi di decorrenza saranno più rapidi, 3 mesi da quando si saranno maturati i requisiti, tempi più lunghi per i lavoratori del settore pubblico che dovranno aspettare attendere fino a 6 mesi prima di poter inoltrare la domanda.

Ancora diversa invece il discorso per il personale scolastico e AFAM, che dovrà fare domanda entro e non oltre il 28 febbraio.

La decorrenza di Quota 102 è fissata dall’anno successivo alla domanda.

Le finestre di decorrenza sono le stesse di Quota 100 così come i limiti stabiliti per i redditi da lavoro, insomma Quota 102 sembra non essere nient’altro che una Quota 100 più vicina alla Legge Fornero.

Da Quota 100 a Quota 102 cosa cambia?

Quota 102, è stata la insoddisfacente soluzione alla scadenza di Quota 100.

I requisiti per potervi accedere è bene ribadirli sono 64 anni di età anagrafica con almeno 38 anni di contributi versati.

Nel 2022, i trattamenti in vigore che permetteranno al lavoratore un’uscita anticipata dal lavoro sono di fatto tre:

  • Quota 102;
  • Opzione donna;
  • Ape sociale.

Ci aspettava sicuramente di più, nessuna riforma delle pensioni, ma solo alcuni piccoli aggiustamenti per poter permettere di accedere alla pensione anticipata.

Anche le altre due misure e cioè l’Ape social ed Opzione sono state prorogate per un solo anno, segno che quindi il Governo sta lavorando per proporre forse per il 2023 un nuovo sistema previdenziale che continui a garantire flessibilità in uscita dal lavoro.

Per chi fosse interessato ad approfondire i contenuti delle misure pensionistiche anticipate in vigore nel 2022 può consultare un mio articolo scritto di recente e pubblicato su sito di Trend online cliccando qui.

I requisiti per poter accedere alle misure sopra elencate dovranno essere maturati entro il 31 dicembre 2022, ed una volta maturati il diritto sarà acquisito ovvero si potrà decidere di lasciare ail lavoro anche negli anni successivi.

Stessa regole che vale per Quota 100, tutti coloro che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2021 potranno esercitare il diritto alla pensione anticipata in qualsiasi momento nonostante Quota 100 sia stata cancellata.

Al via le domande INPS: con Quota 102 nessuna taglio e penalizzazione dell’assegno

L’aspetto interessante di una misura come Quota 102 è che non prevede alcun taglio o penalizzazione sull’assegno pensionistico, diversamente rispetto a quanto accade per altre misure come Opzione Donna.

Da cosa dipende?

Questo è da attribuirsi al differente sistema di calcolo tra Opzione Donna basato totalmente sul contributivo che può portare a tagli sull’importo dell’assegno fino al 30%, e Quota 102 che adotta lo stesso modello di calcolo usato per determinare l’importo della pensione di vecchiaia.

Tornando ad Opzione Donna per contributivo si intende che verranno presi in considerazione non gli importi delle ultime buste paga (sistema retributivo) ma solo il totale dei contributi versati.

Forti le penalità dunque rispetto a questa misura che non piace neanche all’Europa, che definisce trattamenti come Opzione Donna “misure che spingono la società verso l’impoverimento economico“, visto che si è vero si smette di lavorare diversi anni prima rispetto a quanto previsto dalla pensione di vecchiaia, ma accettando un assegno di importo ben più basso.

Non contenti di Quota 102 e di ciò che è stato fatto per il 2022 sul tema pensioni lo sono di sicuro i sindacati che vedono la misura come una vera e propria presa in giro.

Le parti sociali infatti chiedono provvedimenti che tutelino il lavoratore e che allo stesso tempo gli garantiscano maggiore flessibilità.

Una proposta avanza ma immediatamente rifiutata dal Governo è stata l’estensione di Quota 41 per tutti ritenuta onerosa per le casse dello Stato.

Quota 102: Non cumulabile almeno fino a 67 anni

La prestazione non è cumulabile con altri redditi  derivanti da lavoro dipendente o autonomo, tranne per quelli che provengono da attività autonome occasionali  nel limite massimo dei 5mila euro annui, così come previsto dalla legge.

Il principio di non cumulabilità decadrà nel momento in cui si arriveranno a maturare i requisiti previsti dalla pensione di vecchiaia che ad oggi restano fermi a 67 anni di età e 20 di contributi e sembra che rimarranno questi fino al termine del 2024.

Ribadisco nuovamente che l’adesione a Quota 102 per il personale scolastico è leggermente differente, infatti per aderire alla misura si dovrà inoltrare la domanda all’Inps non oltre il 28 febbraio prossimo.