In Italia, circa il 15% della popolazione, ovvero oltre 8 milioni e mezzo di persone, vive in una condizione di forte disagio sociale, trovandosi a rischio povertà. Nonostante gli ultimi dati sul mercato del lavoro mostrino un lieve miglioramento, la situazione di molti italiani rimane precaria, con quasi 2 milioni di disoccupati e 6,6 milioni di “working poor”, ovvero lavoratori che pur essendo occupati vivono al limite della soglia di povertà.
Analisi del disagio sociale
Il recente rapporto del Centro studi di Unimpresa ha portato alla luce alcuni dati importanti riguardo la situazione della povertà in Italia. Sebbene vi sia stata una lieve diminuzione del numero di persone a rischio povertà, passando da 8 milioni e 440 mila a 8 milioni e 412 mila nell’ultimo anno, una riduzione di circa 28mila unità rispetto al 2022, la cifra rimane allarmante. Infatti, il totale degli italiani che vivono in condizioni di difficoltà, sia parziale che estrema, è stimato vicino ai 14 milioni, il che include oltre 5 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta.
Questo scenario sottolinea la persistenza di gravi problemi socio-economici nel paese, nonostante i lievi miglioramenti. La povertà assoluta, in particolare, che riguarda coloro che non riescono a coprire nemmeno le necessità base per una vita dignitosa, rappresenta una sfida critica per l’agenda politica e sociale italiana. Le statistiche indicano che una significativa porzione della popolazione italiana lotta quotidianamente per accedere a beni e servizi essenziali come alimentazione adeguata, alloggio, istruzione e assistenza sanitaria.
La riduzione del numero di persone a rischio di povertà è un segnale positivo, ma resta evidente che molto deve ancora essere fatto. Questi dati dovrebbero spingere a una riflessione approfondita e a un’azione decisa da parte del governo, delle organizzazioni non governative e della società civile, per affrontare e mitigare le cause radicate della povertà e dell’esclusione sociale in Italia. È essenziale che le politiche pubbliche siano orientate a promuovere l’inclusione sociale e economica, investendo in programmi efficaci di supporto ai più vulnerabili e migliorando l’accesso a opportunità di lavoro dignitoso e formazione professionale.
La risposta del Governo
Paolo Longobardi, presidente onorario di Unimpresa, ha sottolineato l’importanza di un cambio di passo nelle politiche governative per ridurre il numero di persone in difficoltà. “La vera sfida del governo sta nell’arrivare a fine anno con questo numero più contenuto”, ha affermato Longobardi. Le proposte di Unimpresa includono la riduzione della burocrazia e delle tasse, oltre all’introduzione di incentivi per le imprese che creano occupazione stabile.
La situazione economica attuale e la condizione di povertà
Il fenomeno dei “working poor” è particolarmente preoccupante. Questa categoria, che comprende lavoratori precari o sottopagati, è aumentata negli ultimi anni, alimentando il numero di persone in povertà assoluta. Da un “saldo” negativo di 2,2 milioni, emerge che molti lavoratori a rischio stanno scivolando nella povertà assoluta.
Gli interventi necessari
Il governo, in risposta alla persistente sfida della povertà e dell’esclusione sociale, sta lavorando assiduamente per sviluppare e implementare nuovi strumenti normativi e fiscali, in stretta collaborazione con le istituzioni europee. L’obiettivo principale di queste iniziative è sostenere le imprese, sia grandi che piccole, per stimolare la creazione di posti di lavoro duraturi e di qualità. Ciò rappresenta un cambiamento significativo rispetto all’approccio tradizionale basato prevalentemente su sussidi temporanei, spostando il focus verso una strategia più olistica che incentivi l’occupazione sostenibile.
Questa nuova direzione mira a intervenire in modo strutturale sui problemi di fondo che alimentano la povertà, come la disoccupazione o l’impiego precario. Attraverso misure come agevolazioni fiscali per le aziende che assumono a tempo indeterminato, incentivi per l’assunzione di giovani, donne e lungo-termine disoccupati, e sostegni per la formazione e la riqualificazione professionale, il governo intende creare un ambiente più favorevole alla crescita economica e all’inclusione sociale.
Inoltre, l’accento posto sull’innovazione e sulla digitalizzazione nelle politiche di sostegno alle imprese mira a rendere l’economia italiana più competitiva su scala globale, rafforzando settori chiave e incentivando l’adozione di nuove tecnologie. Questo approccio non solo potrebbe migliorare la produttività delle imprese italiane, ma anche aumentare la qualità dei posti di lavoro offerti, contribuendo così a ridurre il numero di persone che vivono in condizioni di povertà.
In sintesi, il governo sta cercando di affrontare la povertà non solo attraverso interventi immediati, ma anche tramite una strategia a lungo termine che punta al rafforzamento della struttura economica del paese e all’incremento delle opportunità lavorative. Questo approccio richiede una visione complessiva e coordinata, che tenga conto delle diverse realtà territoriali e settoriali del paese, per assicurare che i benefici delle politiche adottate siano distribuiti equamente tra tutte le componenti della società.
La voce del rerritorio
Longobardi, riflettendo sull’impatto sociale della situazione economica, ha evidenziato l’importanza di ascoltare le difficoltà quotidiane delle persone. “Chi, come me, trascorre del tempo tra le persone, nei negozi e nei mercati si rende conto delle difficoltà delle persone”, ha osservato, aggiungendo che la perdita di lavoro o una retribuzione insufficiente rappresentano una fonte di vergogna per molti, che spesso hanno timore di chiedere aiuto.
L’Italia si trova di fronte a una sfida significativa per ridurre il numero di persone a rischio povertà. Le politiche attuate finora hanno mostrato alcuni segnali positivi, ma è essenziale un ulteriore impegno per garantire che le misure di sostegno e le iniziative per l’occupazione possano avere un impatto concreto e duraturo sul benessere economico e sociale della popolazione.